Esperienza reale Racconto di fantasia UNA STORIA DI SESSO, BONDAGE E DOMINAZIONE

Z

Zafir45

Guest
Il racconto che stai per leggere nasce dalla pura immaginazione. I nomi, i personaggi e i luoghi sono prodotti della fantasia. Ora, caro lettore, ti invito a immaginare la storia, a vivere le emozioni che risvegliano in te. Perché, alla fine, la storia appartiene a te tanto quanto a loro. E tu sei libero di interpretarla come vuoi. Buona lettura.

*****

Sono Emma, preside di un liceo milanese. Ho 42 anni, con capelli castani che arrivano alle spalle e uno sguardo penetrante. Alta 1,65 m, ho una figura snella ma ben proporzionata, che ricorda una silhouette a pera. Il mio modo di camminare riflette la mia determinazione e autorità professionale.

Un giorno, navigando online, un titolo ha catturato la mia attenzione: "Il mondo della dominazione e della sottomissione". Non avevo mai pensato a questi temi, o almeno non consciamente. La curiosità ha prevalso e ho iniziato a leggere. Le parole, le descrizioni, le esperienze narrate, ogni dettaglio mi ha coinvolto in un modo che non avrei mai potuto immaginare. Mi sono ritrovata ad avvertire una profonda eccitazione, una sensazione che non avevo mai sperimentato prima. Era contro ogni mia logica. Dopo tutto, ero una donna forte, al comando a scuola.

Eppure, quelle notti, i sogni sono diventati intensi. Immagini di me in situazioni di sottomissione hanno popolato la mia mente, risvegliandomi in uno stato di eccitazione. Mi ritrovavo a desiderare qualcosa che non avevo mai saputo di volere.

Il bisogno di esplorare quel lato nascosto di me stessa è diventato insopprimibile. Dopo aver raccolto il coraggio, ho deciso di contattare l'autore del blog, "Il mondo della dominazione e della sottomissione", sperando di trovare risposte.

Il suo nome era Andrea. Dalla nostra conversazione è emerso che lui con la sua compagna Lidia avevano una vasta esperienza nel mondo del BDSM e orgie. Quando gli ho raccontato di me, ha risposto con sicurezza, dicendo che vedeva in me un potenziale che pochi avevano. Ha anche aggiunto che non sarebbe stato un percorso facile. Se avessi deciso di percorrerlo, avrei dovuto affidarmi completamente a loro.

Andrea mi consigliò di ponderare attentamente i miei desideri e le decisioni che avrei potuto prendere. Se avessi deciso di andare avanti, avrei dovuto seguire una formazione introduttiva basata su materiali e documenti online. Solo dopo ciò, avrei ricevuto un invito formale per un evento esclusivo, e mi esortò a seguire con cura le istruzioni in esso contenute.

Dopo una profonda riflessione, ho deciso di intraprendere questo percorso. Andrea era diventato il mio mentore, guidandomi attraverso un viaggio di autoscoperta. Le sessioni erano intense e sfidanti, le immaggini erano forti e sconvolgenti, ma ogni volta emergeva una parte di me che non conoscevo con un forte desiderio di provare.

Un giorno, scavando tra il mucchio di materiale pubblicitario che aveva invaso la mia cassetta postale, trovai una lettera. Riuscii a prenderla appena in tempo, prima che potesse finire accidentalmente tra i rifiuti. La osservai per un istante, sembrava una lettera come tante altre, ma qualcosa dentro di me mi diceva che fosse diversa, unica. Le mie dita tremavano mentre la aprivo e vidi un invito. L'inchiostro rosso intenso, con una scrittura morbida e leggermente inclinata verso destra, emanava un'aura di mistero che mi metteva leggermente in ansia. Mentre cominciavo a leggere la lettera un fremito mi attraversò la schiena, era stata scritta a mano da Andrea e Lidia.

L’invito era molto breve, conciso, ed esplicito: ero stata invitata, come ospite speciale ad un party presso un villa nelle colline parmensi, a Parma, ma non per una normale festa di compleanno o matrimonio, ma per un’orgia: le lettere risaltavano in grassetto dorato al centro del cartoncino. Ma quello che attirò maggiormente la mia attenzione e che mi provocò una scarica di eccitazione concentrata sulla figa fu la frase di chiusura dell’invito; dovetti leggere più volte per essere sicura di aver compreso correttamente: se accettava l’invito, in quella sera avrei dovuto obbedire a chiunque, facendo tutto quello che mi sarebbe stato ordinato.

Mi affondai nel divano, la mente vagando come in un sogno. Un turbinio di emozioni - curiosità, eccitazione, paura e inquietudine - mi avvolse. Il tempo per decidere se partecipare o meno all'evento era limitato; la "festa" sarebbe stata tra pochi giorni. Mentre maneggiavo il cartoncino dell'invito tra le dita, un'ondata di turbamento mi colpì leggendo i dettagli su come si sarebbe svolto l'evento. Giravo e rigiravo tra le dita quel cartoncino, delicato ma pesante di significato. Il mio cuore batteva forte mentre decifravo le parole stampate su di esso. Parlava di un evento esclusivo, riservato a uomini benestanti con una particolare inclinazione per la dominazione femminile. Mi immaginavo in quel contesto, circondata da questi uomini, e l'emozione di essere una parte di esso, di sfidare i miei limiti, mi faceva brividi lungo la schiena. Non avevo mai pensato di poter essere attratta da qualcosa del genere, eppure, in quel momento, l'idea di partecipare mi elettrizzava totalmente.

Decisi così di accettare, e prima di cambiare idea presi il telefono per inviare un messaggio di conferma ad Lidia e mentre lo scrivevo mi resi conto che con una mano mi stava masturbando furiosamente, preda della curiosità, paura ed eccitazione.

Quel sabato pomeriggio volò via in un attimo. Salii sul treno per Parma, quello che Andrea e Lidia mi avevano suggerito. Lungo il tragitto in treno, la mia mente vagava tra pensieri, immagini e sogni. Sentivo un'ansia crescente per ciò che mi attendeva; il mio corpo tremava, e quei brividi mi inondavano di forti emozioni e l’accumulo di umori che bagnarono il mio intimo. Non resistendo andai nel bagno del treno e infilai due dita tra lo slip e il clitoride. Mi provocò piacere stringendolo tra due dita, ma senza arrivare all’orgasmo.

Mentre il treno rallentava, annunciando il suo arrivo alla stazione, il mio cellulare vibrò con un nuovo messaggio. Era da Andrea ed Lidia. Mi informavano che mi stavano aspettando proprio fuori dalla stazione di Parma. Il tono del messaggio era chiaro e teso; mi esortavano ad ascoltare e seguire le loro indicazioni senza fare domande. Accennavano a qualcosa di inaspettato per quella sera, qualcosa che avrebbe potuto sorprendermi e che si sarebbe discostato da ciò che ero abituata a vivere. Mentre leggevo, l'adrenalina cominciò a fluire nel mio corpo, mescolandosi al mio crescente nervosismo. E mentre mettevo piede fuori dal treno, vidi Lidia che mi faceva grandi cenni con le braccia, quasi a voler sottolineare l'importanza dell'imminente incontro.

Ci abbracciammo “Sei proprio una meraviglia” mi sussurrò Lidia mentre premeva il suo corpo contro il mio. “Allora sei pronta per questo?” Continuò. “Sì, penso di sì,” replicai con voce leggermente tremante. Un imponente SUV, un Range Rover, era parcheggiato davanti a me. " Sali in macchina" esclamò Lidia con un tono deciso. Senza esitare, obbedìi e, aprendo la porta, notai Andrea seduto al volante che mi disse solo “Ciao schiava” con voce dolce ma ferma.

Lidia mi sedeva di fianco e mi stava fissando intensamente: quello sguardo particolare causò un riflesso umido e incondizionato sulla mia figa. La macchina partì. “Svestiti,” disse Lidia: io non osavo fare altro che obbedire e mi spogliai rapidamente, ritrovandomi nuda sul sedile posteriore della macchina con le gambe e le chiappe appiccicate alla pelle del sedile.

Lidia tirò fuori una sciarpa di seta nera molto spessa da una borsa. “Dovrai indossarla per tutto il tempo”, disse e con dita veloci mi bendò e iniziai di nuovo a tremare, non capendo bene se per l’eccitazione o la paura o entrambe.

“Devi obbedire a tutti i partecipanti alla festa, qualunque cosa chiedano. Sei pronta per questo?” “Sì,” sussurrai, la voce era ancora un po’ tremolante. “Non ho sentito. allora che ne dici, schiava?” Disse Andrea dal sedile del conducente. “Sì” risposi ad alta voce. “Bene. Indossa questo vestito”, continuò Lidia, porgendomi un vestito nero. Mi infilai in quell’abito di latex attillato aiutata da Lidia, avvertendolo subito troppo stretto attorno al corpo.

Una mano si infilò sotto il vestito. Le dita mi scorrevano lentamente sulle cosce fino alla figa. “La piccola schiava è già bella bagnata”, disse Lidia a voce alta. Mi sentii due dita scivolare dentro di me ed emisi un piccolo gemito. “Probabilmente dovresti guidare tu stasera, visto quanto sei eccitata” mi sussurrò Lidia all’orecchio, leccandomi e sorridendo.

Dopo alcuni minuti, l'auto si fermò bruscamente, creando un'atmosfera di attesa. "Resta qui," mi disse Lidia. Mi ritrovai da sola nell'abitacolo, avvertendo il dolore sul corpo a causa del vestito troppo stretto. Ero terrorizzata e non osavo muovermi. Poi, senza preavviso, la portiera si aprì. Due mani robuste mi afferrarono e mi trascinarono fuori. Mentre mi portavano via, sentivo diverse voci attorno a me. Mi spinsero su una scalinata. Inciampai, rischiando di cadere, ma riuscii a mantenere l'equilibrio. Sentii il rumore di una porta che si apriva e il mormorio delle persone attorno a me.

Tutti i miei sensi, tranne la vista, erano in piena tensione, per sopperire all’impossibilità di vedere cosa accadeva intorno: potevo distintamente udire che le persone intorno a me erano eccitate, ne udivo le voci eccitate e avvertivo la frenesia del loro desiderio.

Ero terrorizzata. Sento delle mani che mi sollevano e trascinano le braccia sopra la testa, fissandole con un oggetto freddo e metallico. Non riesco a capire di cosa si tratti. Improvvisamente, altre mani afferrano le mie gambe, allargandole e ancorandole al suolo in modo così sAndrea che non posso muovermi. Avverto una sensazione sul mio vestito e poco dopo realizzo che stanno aprendo la cerniera sul retro. Rimasi lì nuda, sentendo gli occhi di tutte le persone intorno a me indugiare sulla mia pelle. La figa mi si inumidì al pensiero. “Ammirate e giudicate la nuova schiava offertaci dai nostri ospiti” una voce grave, acuta che fu sovrastata da voci compiacenti e battiti di mani. Stavo ancora elaborando quelle sensazioni che una frusta mi colpì sui glutei facendomi sussultare.

“Preparala” intimò la voce, facendo schioccare ancora la frusta: sentì il rumore del colpo sulla carne ma non ne avvertì il dolore. Capì di non essere l’unica schiava della serata. “Quanto sei adorabile” mi sussurrò una voce femminile nell’orecchio, doveva essere molto giovane, perché era fresca e solare. Sentii le sue piccole dita calde e morbide scivolare sul mio ventre. La frusta oscillò di nuovo senza colpire nessuna delle due, provocandomi comunque dei brividi e facendo aumentare i miei umori tra le grandi labbra; avvertì qualcosa che scivolava tra le mie cosce, erano le dita della ragazza che si diressero velocemente e senza indugi verso la mia figa.

“Mi chiamo Elena” disse la ragazza. Le sue dita mi scivolarono dentro e istintivamente mi irrigidii. Prima che riuscissi a rilassarmi, avvertii il calore di un altro corpo alle mie spalle: due grossi seni sodi con i capezzoli turgidi mi premevano sulla mia schiena. Elena mi baciò, un bacio profondo e lungo sulla bocca, con le lingue che si intrecciavano. Un’altra bocca mi morse sul collo, mentre Elena mi leccava il collo e scendeva tra i seni, e ancora più giù oltrepassando il ventre e il monte di Venere. Io riuscivo a malapena a muovermi, ma ascoltavo come il mio corpo reagiva a ciò che mi veniva fatto e agevolavo i movimenti di quelle mani e bocche. La lingua di Elena scivolò dentro di me, tra le grandi labbra completamente bagnate. Qualcuno da dietro mi allargò i glutei e con la lingua scivolò nell’insenatura fino all’ano, spingendosi dentro lo sfintere.

Gemetti sommessamente e subito un altro colpo di frusta si schiantò sulle mie gambe e la voce sussurrò “Resta ferma e zitta!”. Il calcio della frusta mi scivolò sulla schiena. Brividi violenti scuotevano il mio corpo che assaporava il piacere che le due ragazze mi stavano provocando penetrandomi con lingua e dita nelle mie cavità più intime. La figa e il culo venivano riempite e svuotate all’unisono. Ora altre mani e altre bocche si unirono al banchetto sfiorandomi tutto il corpo: il viso, i seni, i fianchi, le gambe. Mi lasciai così travolgere ascoltando i brividi sul mio corpo e trattenendo ogni gemito che mi si formava in gola.

Mentre le due schiave iniziarono a penetrarmi velocemente con le dita in figa e culo, una bocca vorace mi afferrò un seno, mentre l’altro veniva stretto tra le forti dita che mi provocarono dolore. Intorno diverse voci commentavano ciò che stava avvenendo al centro della sala, sul mio corpo: “Guarda come freme il corpo della piccola schiava.” “Non vedo l’ora di scoparla con il mio cazzo.” “È la nostra fighetta bagnata e se la sta godendo davvero.”

Quelle voci e quei commenti mi eccitarono fino a sentire i brividi dell’orgasmo farsi sempre più pressanti: oltre alle dita nella figa e nel culo io sentii Elena succhiare forte il mio clitoride. Io tremavo mentre l’orgasmo infuriava dentro al mio corpo e stavo per esplodere quando ecco ancora quella voce e lo schioccare della frusta “BASTA!”

Le due ragazze si allontanarono e le mani e le bocche lasciarono il mio corpo: mani e caviglie vennero liberate e caddi a terra. Immediatamente, delle mani robuste mi sollevarono, piazzandomi su una superficie fredda e dura. In quel momento, capii che era un tavolo.

“Ora sei pronta per l’iniziazione schiava”: sentii delle mani di donna che mi allargavano le gambe, e dalla mia cavità vaginale un rivolo di liquido scivolò lungo il perineo attraversando l’ano e cadendo sul freddo tavolo. Io avvertivo decine di sguardi su di sé: ero eccita e bisognosa di raggiungere l’orgasmo che fino a quel momento mi era stato solo promesso.

Sentii una grossa cappella sfiorarmi il clitoride e vagina, dovetti mordermi le labbra per non gemere. “Sei pronta per il cazzo schiava?” era una voce maschile molto elegante e bassa: Io annuii e dentro di me imploravo che quel cazzo mi prendesse il prima possibile. Una grossa verga scivolò dentro di me, e mi riempii tutta. Le mani iniziarono a toccarmi pizzicando i capezzoli e il clitoride. La grossa verga mi prese violentemente spingendosi fino al fondo dell’utero spostandomi ad ogni colpo.

Una mano mi costrinse a girare la testa e stringendomi le guance a spalancare la bocca per spingere un altro cazzo fino alla gola. “Succhiami, succhia il mio cazzo duro” sentì una nuova voce maschile accogliendo completamente l’arnese che mi riempì la bocca che gli si strinse intorno: iniziai a gustare succhiando avidamente fino a sentire la cappella schizzare dritto nella mia gola costringendomi a bere tutto provocandomi quasi dei conati di vomito. Quando ricominciai a respirare sentì il cazzo dentro la figa fremere e pulsare pronto a schizzare, ma prima di esplodere uscì da me inondandomi il seno: due mani mi sparsero il liquido sui capezzoli “Pulisci!” una lingua femminile leccò ogni goccia dalla mia pelle e poi premette le sue labbra su quelle mie, riconobbi il sapore dello sperma. Diversi cazzi si susseguirono riempendomi figa e bocca ancora e ancora, senza lasciarmi il tempo di riprendermi tra una sborrata e l’altra un orgasmo e quello successivo.

“Ora si cambia pietanza” ancora quella voce grave, acuta che aveva guidato l’intera serata concedendo e vietando. Avvertii lo schioccare della frusta e subito dopo la coscia destra andare in fiamme e un rivolo di umori scivolare dalla sua figa. “Tira fuori la lingua schiava!” Lo fece ed ecco ancora la frusta sulla gamba sinistra e un rivolo scivolò ma questa volta non da lei ma nella mia bocca. Una figa bagnata e calda si era seduta sul suo viso e mi spalmava gli umori su bocca e naso. “Mangiala!” tirai fuori la lingua e iniziai a leccare quel nuovo sapore, era dolce e profumata “Succhia bene il clitoride e falla godere ora!” Obbedii avvolgendo quel piccolo monte fremente con le labbra usando la mia punta della lingua per solleticarne la vetta. Succhiavo forte come se ne andasse della mia vita. Mentre la mia bocca era piena di quel clitoride altri cazzi continuarono a usare la mia figa scuotendomi profondamente.

Una dopo l’altra le fighe padrone si presentarono alla mia bocca. Succhiavo e leccavo provocandomi gemiti fremiti e orgasmi. Ero tanto concentrata che non mi resi conto che mi stavano sollevando il bacino e mettendo un sostegno sotto la mia schiena per tenere il mio bacino in alto e aperto. Due dita iniziarono a giocare col mio unico buco ancora stretto.

Quando le dita mi presero il clitoride che stavo succhiando le schizzò un fiotto in gola. Sapevo che poteva succedere ma la cosa mi eccitò provocandomi quasi un orgasmo per il potere che sentiva di avere e solo in quel momento mi rese conto di cosa succedeva al mio culo.

“Fallo ancora e ora senza respirare fino a quando non la fai godere” un’altra figa mi riempì la faccia e un cazzo duro sostituì le dita nel mio culo. Urlai ma la voce fu soffocata dal clitoride che mi riempiva la bocca. Ogni affondo un urlo che diventava una poppata di quel piccolo cazzo femminile pronto ad esplodermi in bocca mentre uno ben più grosso rischiava di sfondarmi il culo. Sentivo le pareti del mio buco rilassarsi e lasciare scivolare più agevolmente quel grosso cazzo e iniziai a percepire il piacere provenire da ogni angolo del corpo con scosse dirette a quell’unico punto.

Succhiavo più forte sperando che anche il cazzo si muovesse più veloce. Il clitoride esplose con un gemito femminile che mi riempì le orecchie mentre il mio corpo veniva attraversato da scosse incontrollabile e il mio culo veniva inondato da una sborrata calda e intensa. Stavo godendo ancora, avevo perso ormai il conto degli orgasmi avuti e provocati.

Un altro monte di Venere sul mio viso “Solo la figa, leccami solo quella” obbedii. Il cazzo era sempre dentro il mio culo. Fermo. Ancora duro. La mia lingua correva veloce tra le grandi labbra. Stetti ben attenta a non sfiorare il clitoride della padrona di turno e iniziai a penetrarla con la lingua più in fondo possibile facendo roteare la lingua sulle pareti di quella figa calda ma ancora poco bagnata. Mi impegnai ma fu solo quando il mio culo fu liberato che sentii che quella figa rispondeva al mio agire. Colpi più secchi e decisi e gli umori della donna mi invasero la bocca, la sentivo tremare sopra il mio viso, ansimava e mi rese conto che lei stava sditalinandosi da sé mentre io la scopavo con la lingua... non servì tanto perché urlasse dal piacere. Fu sostituita da altre, mentre il mio corpo veniva baciato e accarezzato da altre mani femminili e maschili.

“Sei brava schiava!” L’uomo dalla voce acuta era vicino ne potevo sentire l’odore e il respiro. “Sai che tornerai da noi ogni volta che ne avremo voglia. Lo farai perché ci appartieni!” In quel momento capii che quella voce era di Andrea. Una scossa giusto poco prima di sentire che il mio culo veniva preso ancora una volta. Ma non fu quello a farmi scuotere. Anche la figa venne riempita in un solo colpo fino in fondo. E i due membri si muovevano all’unisono sempre più a fondo quasi volessero toccarsi dentro di me. Due mani mi tolsero la benda e allora vide che Andrea mi stava inculando, mentre Lidia mi scopava con un cazzo finto...mentre mi possedevano si baciavano tra loro. Sentii montare un nuovo orgasmo più forte degli altri perché consapevole di cosa stesse succedendo. Ansimavo e gemevo e stavo per urlare quando la mia bocca fu ancora tappata da un clitoride gonfio e appuntito. Riconobbi che era il primo che avevo gustato nella serata e presi a succhiarlo forte. Una violenta scossa e gli schizzi arrivarono contemporaneamente nella mia bocca e nel culo e la figa si riempì dei suoi umori ancora una volta. “Mettimi un dito nel culo” gemette la donna, la riconobbi era Elena.

Il cazzo di Andrea e quello portato da Lidia mi sbattevano ancora. Io accarezzai il culo morbido e lasciai scivolare un dito verso l’apertura dell’ano. Lo lasciai scivolare lentamente dentro, mentre la ragazza si lasciava scappare un gemito di piacere. Sentivo che il cazzo di Andrea pulsava intensamente e stava per esplodere: lo tirò fuori lasciando che Lidia lo segasse in modo che lo schizzo colpisse i miei seni e il mio ventre, proprio mentre Elena godeva con un forte getto per la seconda volta inondandomi la gola. Lidia si sdraiò su di me e iniziò a baciarmi. Spinse di nuovo con forza il cazzo legato al suo ventre nella mia figa mentre Andrea entrava nel culo di Lidia che oltre che scoparla mi sditalinava con ritmo furioso. Questa volta io non resistetti piu’ e urlai “vengo, godo!”

In un attimo l’orgasmo contrasse tutti i miei muscoli e mentre godevo sentii i suoi liquidi che scorrevano lungo l’interno cosce. Sentii i gemiti di Andrea ed Lidia e capii che stavano godendo anche loro. Le dita gentili di Elena mi accarezzavano mentre la sua lingua mi invadeva di nuovo la gola. Sollevai leggermente la testa e vidi Andrea e Lidia in piedi, che mi guardavano sorridenti. Girai intorno lo sguardo e scorsi altre coppie, immerse in un profondo silenzio, che avevano fissato con attenzione l'intero spettacolo. “Piccole schiave ora potete coccolarvi e riprendervi con calma” la voce di Andrea ora era dolce. “Sei così bella,” disse teneramente Elena.

A questo punto Andrea, si girò verso tutti i presenti e, con un tono invitante, propose: "Dirigiamoci tutti quanti verso la sala buffet, lì troveremo un rinfresco e cosi potremo goderci un momento di relax e approfondire le nostre conoscenze."

Nel mentre, sfruttando quella breve pausa, mi sono rapidamente rimessa con l'abito in latex aderente.

Quando Andrea ci accolse nella sua spaziosa sala, i miei occhi si persero nel ricco buffet e i brillanti drinks illuminati dalle luci soffuse. Ovunque guardassi, c'era lusso. Mentre gli ospiti si mescolavano e chiacchieravano, l'euforia riempiva l'aria. Ma dopo essermi deliziata con le prelibatezze, sentii il peso dell'ambiente. In cerca di quiete, mi allontanai nella sala adiacente, sedendomi su un divano grigio. Una donna mora, con occhi profondi e castani, si trovava accanto a me. La sua timidezza contrastava con il suo magnetismo. Era una bellezza silenziosa che non avevo mai incontrato prima. Ero irresistibilmente attratta verso di lei.

Toccava a me scioglierla. Incomincai a parlare un po’ di me sfiorandole le mani. Poi le chiedo di lei con l’intento di rompere il ghiaccio. Mentre parla, ascolto con attenzione e le sfioro le spalle ed il collo. Appare rassicurata. Mi avvicino e incomincio a baciarle il collo, le spalle. Alterno baci e leccate a piccoli mordicchiamenti. Poi salgo sulle guance e le bacio tutto il contorno del volto. La sento che languisce. Mi soffermo sul mento. Faccio passare la mia lingua su e giù. Lo mordo. Lei ha un fremito ed ansima un poco. Sta andando là dove intendo portarla. Tra un poco la bacerò, penso, ma prima mi farò desiderare.

Esploro con la lingua le gote tracciando percorsi sulla sua pelle. Lecco le orecchie mordicchiando il lobo. Poi vado all’angolo della bocca e lo esploro con la lingua con dolce ostinazione ma senza baciarla. La lascio in attesa delle mie labbra e ritorno su spalle e nuca. Compio ancora questi giri oziosi tra collo e guance per accrescere l’attesa di me.

La avvicino tenendola per il fianco con una presa salda e le sussurro all’orecchio “Ti piace?” Annuisce. “Allora me lo devi dire… Mi vuoi? Dimmelo” “Si” “Non cosi, dimmi che mi vuoi baciare!” “Sì, baciami”

Ci baciamo. Il bacio è intenso, prolungato, magnifico, sembra non finire mai. Ci fermiamo per riprendere fiato e le accarezzo amorosamente la schiena. Le ordino di togliersi la camicetta. Ubbidisce senza dire una parola.

Voglio vederle il seno. Dalle coppe del balconcino emergono due curve deliziose che mi commuovono. Lo sfioro e lo palpo per prenderne possesso. Noto una stanza vicino alla nostra con la porta aperta e vuota. In un attimo, penso che possa essere il luogo ideale per un momento di intimità. Avvicinandomi, le sussurro: "Ti piaccio?" Lei risponde con un semplice "Sì". "Entriamo in quella stanza?" Mi risponde con un cenno del capo. La prendo per mano e mi segue. Timida certo, in camera però si spoglia per prima e lancia i vestiti da una parte, si adagia sul letto e mi aspetta, lasciando solo le autoreggenti nere e gli slip. In preda alla frenesia, mi tolgo velocemente l'abito di latex aderente.

La sua figura di una bianchezza abbagliante si staglia contro il lenzuolo rosso pompeiano che esalta il suo candore come in un quadro di Tiziano. Appare quasi virginale, così riservata, ma intuisco che trepida nell’attesa delle mie mani. La sfioro ancora e mi soffermo sui fianchi. Come una bambina si abbandona alle mie carezze, fiduciosa e remissiva. La giro prona per farle un massaggio e le tolgo gli slip. La massaggio sui polpacci, culetto e schiena e sotto le mie mani frenetiche che smuovono i suoi muscoli si abbandona totalmente rilassata.

Il massaggio termina e la adagio su un fianco. Lascia fare con una dolcezza disarmante. Incomincio a passare la lingua su tutto il profilo del fianco e mi soffermo in corrispondenza dell’osso. Altri piccoli morsi. Sospira. La giro ancora. Ora è davanti a me e la sua posizione abbandonata mi incanta. Il suo seno piccolo e sodo con i capezzoli sporgenti mi fa impazzire. La bacio lungamente tirando i capezzoli e massaggiando il seno. Niente deve essere trascurato in questo corpo perfetto che si è affidato a me.

Le divarico leggermente le gambe. Lo aspettava. Sempre accarezzandole le mani mi chino su di lei ed infilo la lingua nella sua fica, così piccola e rosea, davanti a me. Siamo qui sole, io china su di lei in ammirazione dell'origine del mondo….

Anche io non sono così esperta come mi è piaciuto farle credere ma cerco di non darlo a vedere e mi dedico con tutta la cura possibile, attenta alle sue reazioni. Le chiedo come va. Sospira sussurrando che sto andando bene. Mi sono insinuata con la lingua e simulo un movimento ritmato per diversi minuti, poi continuo con le dita: tutto che darle il massimo.

La porta si socchiude e appare il marito. Chiede premuroso come sta andando ed immagino che stia letteralmente bruciando. Lei risponde a mezza bocca rassicurandolo. Poi in un impeto quasi affettivo si tira sù e mi abbraccia. “Sì, per ora vogliamo stare sole”

Sì cara, per ora noi due. Ancora solo noi. Si avvicina e ora mi bacia lei. Ha abbandonato ogni timidezza. La ritrosia lascia il posto ad un sentito slancio amoroso. E’ un misto di gratitudine, passione, vicinanza emotiva. Si accosta alla mia intimità e mi bacia. I nostri corpi stanno emanando una gioia che ci esalta. La sento tutta mia ed è una sensazione stupenda.

La accarezzo lungamente. Non mi stancherei mai di passare le mie mani sul suo corpo bianco e liscio.

Ancora, ancora, ancora. Sono le parole magiche degli amanti che si desiderano. Oggi sono le nostre parole.

Il marito aveva lasciato uno strapon sul comodino. Cosa si prova ad essere uomo ed a possedere la propria donna? Mi gira la testa al pensiero che sto per scoprirlo, che mi avvicinerò a questa sensazione. Sì, sarò un amante che possiede la propria donna. Questa posticcia mascolinità mi permetterà di entrare in lei e di adoperarmi per lei.

Mi guarda con occhi socchiusi e languidi. La sua fichetta è bagnata e schiusa davanti a me. La penetro e mi muovo con delicatezza, poi più di fretta. Sento in me la responsabilità di farla stare bene e questo pensiero mi accomuna ai milioni di amanti che hanno amato nel corso dei secoli.

Lei sussulta e mugola e il suo viso si distende in una espressione bellissima. Indago il suo volto, quasi la spio per capire quanto stia godendo. E sono io l'artefice. Scopro che è bello, dLidiatamente bello essere uomo.

Si affaccia il marito, che vistosamente freme. Quasi a malincuore acconsentiamo che venga tra noi a rompere il nostro incantesimo.

Lo avevo avvertito che non avrei giocato con lui. Ma la visione dei nostri corpi ammaliati uno dall’altro è irresistibile. Si china a baciarmi mentre lei mi sfiora la mano con complicità. Poi lo sospingo verso di lei e lascio che trovino tutta la loro intimità coniugale, come è giusto che sia.

Ora siamo tutti e tre abbandonati sul letto. Lui è avido di particolari. Le fa domande ma lei risponde con ritrosia. “E’ andata bene” “Sì, tanto” “Davvero? dimmi qualcosa….” Lei tace e mi guarda. Tra noi un’occhiata d’intesa: la magia la vogliamo tenere solo per noi. Lui intuisce rassegnato e aggiunge con tono rammaricato “La prossima volta voglio vedervi dall’inizio.....”

No caro, non siamo uno spettacolo per nessuno! E’ stato il nostro momento e basta. Lei mi lancia uno sguardo dolcissimo ed è questa la conquista più bella.
 

Top Bottom