Anni fa, lavorando come venditore per una nota marca di piccoli elettrodomestici, mi trovavo nella periferia di Mondovì, in un bar ristorante dove regolarmente, durante la pausa lavoro mi fermavo a pranzo, quando notai entrare una ragazza sui 23 o 24 anni, alta, ben formata, capelli a caschetto, in jeans e maglietta molto aderenti che evidenziavano le sue forme.
Rivolsi uno sguardo al cameriere, con un cenno di apprezzamento e visto che la ragazza mi girava le spalle ne cercai un suo parere, lui di rimando mi sorrise e mi fece un occhiolino d’approvazione.
Subito ordinai un caffè e apertamente chiesi alla ragazza se anche lei lo gradisse. Lei si voltò verso di me e con un sorriso che mi incantò all’istante, accettò. Allora mi alzai e le feci cenno di accomodarsi al mio tavolo. Lei acconsentì di buon grado e si sedette davanti a me.
Nel frattempo che il cameriere preparasse i caffè e il conto, cominciai a parlare con la ragazza e oltre al suo aspetto fisico fui piacevolmente dal suo intercalare tipicamente francese.
Discorrendo con lei, Il tempo passò veloce e solo guardando l’ora mi accorsi che la mia pausa era quasi terminata, quindi a malincuore dissi alla ragazza, di nome Michelle, che dovevo andare via a causa di un imprescindibile impegno di lavoro e promettendogli, per farmi scusare della mia villania, che ci saremmo rivisti presto in quel locale per degustare altri caffè.
Effettivamente ci incontrammo di seguito per altri giorni e da lei appresi che era laureanda in medicina, che era di Limone Piemonte, che la madre era francese sposata con un italiano, che al momento abitava al primo piano sopra il bar dove ci eravamo conosciuti e altre piccole notiziole.
Dopo alcuni giorni che ci si frequentava al solito posto, non incontrandola per il solito caffè mogiamente stavo per andar via dal ristorante, quando sentii una mano che mi toccò la spalla, mi girai e vidi Michelle che, ansiosa e titubante, mi chiese se potessi dargli un passaggio fino all’ospedale. Felicissimo di averla rivista dissi subito di si.
Giunti all’ospedale, mi ringraziò della mia gentilezza e mi manifestò il suo gradimento ad approfondire la nostra conoscenza poiché, trovandosi da poco a Mondovì, oltre i colleghi dell’ospedale e me non conosceva nessun’altro nè la città . Aggiunse inoltre che per sdebitarsi, sarebbe stata felice di invitarmi a pranzo su da lei.
Un po’ spiazzato dall’invito, gli allungai un biglietto da visita della ditta per cui lavoravo, con i tutti i miei contatti. Ci salutammo e io ripartii verso il centro.
Non incontrai più, la mia bella Michelle e pensai che probabilmente non ci saremmo più sentiti, invece dopo giusto una settimana, verso le sette e trenta di mattina mi squillò il telefono. Risposi in tono formale pensando ad una chiamata di lavoro ma subito riconobbi la voce.
“Sei Michelle?” Chiesi.
“Oui, c’est moi, Michelle ti ricordi ancora di me? Come sono contenta! Sai ho avuto dei problemi a lavoro con dei cambi di orari che mi hanno stressata e adesso mi sento sola e annoiata. Tu che fai?”.
Gli dissi che in giornata avevo una sola visita di cortesia e se gli faceva piacere poteva venire con me. Con un urlo di gioia accettò subito e mi chiese a che ora potevo passare a prenderla davanti il ristorante dove ci eravamo conosciuti.
Prendemmo appuntamento per l’ora successiva e quando arrivai la trovai già ad attendermi. Non appena mi vide mi fece il suo solito meraviglioso sorriso e si accomodò in auto. Era veramente bellissima, con gambe mozzafiato, vestita molto sobria con un vestitino a maniche corte, delle scarpette con un tacco non troppo alto, sulla spalla una borsetta a tono e sul braccio un giacchetto in maglia di cotone. Passammo così tutta la mattinata tra la visita al mio cliente e puntatine in diversi luoghi della città , mostrandogli i posti principali da dove potersi muovere in autonomia.
Giunta l’ora di pranzare, Michelle mi propose di andare a casa sua. Gli risposi, per cortesia che non volevo dargli fastidio ma lo desideravo e cedetti con piacere, quasi subito alle sue insistenze.
Anche se mi sono molto dilungato, volete che continui?
Rivolsi uno sguardo al cameriere, con un cenno di apprezzamento e visto che la ragazza mi girava le spalle ne cercai un suo parere, lui di rimando mi sorrise e mi fece un occhiolino d’approvazione.
Subito ordinai un caffè e apertamente chiesi alla ragazza se anche lei lo gradisse. Lei si voltò verso di me e con un sorriso che mi incantò all’istante, accettò. Allora mi alzai e le feci cenno di accomodarsi al mio tavolo. Lei acconsentì di buon grado e si sedette davanti a me.
Nel frattempo che il cameriere preparasse i caffè e il conto, cominciai a parlare con la ragazza e oltre al suo aspetto fisico fui piacevolmente dal suo intercalare tipicamente francese.
Discorrendo con lei, Il tempo passò veloce e solo guardando l’ora mi accorsi che la mia pausa era quasi terminata, quindi a malincuore dissi alla ragazza, di nome Michelle, che dovevo andare via a causa di un imprescindibile impegno di lavoro e promettendogli, per farmi scusare della mia villania, che ci saremmo rivisti presto in quel locale per degustare altri caffè.
Effettivamente ci incontrammo di seguito per altri giorni e da lei appresi che era laureanda in medicina, che era di Limone Piemonte, che la madre era francese sposata con un italiano, che al momento abitava al primo piano sopra il bar dove ci eravamo conosciuti e altre piccole notiziole.
Dopo alcuni giorni che ci si frequentava al solito posto, non incontrandola per il solito caffè mogiamente stavo per andar via dal ristorante, quando sentii una mano che mi toccò la spalla, mi girai e vidi Michelle che, ansiosa e titubante, mi chiese se potessi dargli un passaggio fino all’ospedale. Felicissimo di averla rivista dissi subito di si.
Giunti all’ospedale, mi ringraziò della mia gentilezza e mi manifestò il suo gradimento ad approfondire la nostra conoscenza poiché, trovandosi da poco a Mondovì, oltre i colleghi dell’ospedale e me non conosceva nessun’altro nè la città . Aggiunse inoltre che per sdebitarsi, sarebbe stata felice di invitarmi a pranzo su da lei.
Un po’ spiazzato dall’invito, gli allungai un biglietto da visita della ditta per cui lavoravo, con i tutti i miei contatti. Ci salutammo e io ripartii verso il centro.
Non incontrai più, la mia bella Michelle e pensai che probabilmente non ci saremmo più sentiti, invece dopo giusto una settimana, verso le sette e trenta di mattina mi squillò il telefono. Risposi in tono formale pensando ad una chiamata di lavoro ma subito riconobbi la voce.
“Sei Michelle?” Chiesi.
“Oui, c’est moi, Michelle ti ricordi ancora di me? Come sono contenta! Sai ho avuto dei problemi a lavoro con dei cambi di orari che mi hanno stressata e adesso mi sento sola e annoiata. Tu che fai?”.
Gli dissi che in giornata avevo una sola visita di cortesia e se gli faceva piacere poteva venire con me. Con un urlo di gioia accettò subito e mi chiese a che ora potevo passare a prenderla davanti il ristorante dove ci eravamo conosciuti.
Prendemmo appuntamento per l’ora successiva e quando arrivai la trovai già ad attendermi. Non appena mi vide mi fece il suo solito meraviglioso sorriso e si accomodò in auto. Era veramente bellissima, con gambe mozzafiato, vestita molto sobria con un vestitino a maniche corte, delle scarpette con un tacco non troppo alto, sulla spalla una borsetta a tono e sul braccio un giacchetto in maglia di cotone. Passammo così tutta la mattinata tra la visita al mio cliente e puntatine in diversi luoghi della città , mostrandogli i posti principali da dove potersi muovere in autonomia.
Giunta l’ora di pranzare, Michelle mi propose di andare a casa sua. Gli risposi, per cortesia che non volevo dargli fastidio ma lo desideravo e cedetti con piacere, quasi subito alle sue insistenze.
Anche se mi sono molto dilungato, volete che continui?