Esperienza reale L'estate che cambiò la mia vita

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Andy1976

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GIORNO 8 (2° parte): LYON

Ormai era metà pomeriggio, uscimmo nuovamente verso il centro cittadino. L’aria profumava di post-temporale e il cielo era terso. Camminando verso le vie pedonali, avvicinai Ricky e chiesi come fosse andata in camera con Marty. Mi disse: “Beh dai, bene, peccato che abbia il ciclo! Alla fine è per questo che l’altroieri non ci ha seguito nella spiaggia nudista”. “Nooo, che sfiga!”, risposi.

Poi, con aria sornione, mi disse: “Va beh, se là sotto è inagibile, in bocca c’è via libera” e mi fece un sorrisino più che eloquente. Indagai chiedendogli: “E’ brava?”. Ricky rispose: “Non male, ma ha margini di miglioramento”. Gli diedi una bella pacca sulla spalla, ed entrambi pensammo immediatamente al terzo della truppa, che sembrava in alto mare.

Ci avvicinammo a Marco, mentre le ragazze iniziavano già ad entrare nel loop dei negozi: “E tu come sei messo?”. Sembrava che non aspettasse altro per spalancare i rubinetti e ci raccontò che c’era stato qualche passo in avanti con Sara, ma che ancora non si vedevano spiragli per passare all’azione. Aggiunse che lei era ancora scottata dalla fine recente della storia con Simone (uno dei quattro che contemporaneamente era in Puglia, ricordate?) e che voleva andarci coi piedi di piombo.

Gli consigliammo di avere pazienza, perché se ci teneva valeva la pena darle un po’ di tempo. Marco ci fece capire che gli spiaceva vedere noi due praticamente sistemati, mentre lui non batteva chiodo. Non era gelosia o invidia nei nostri confronti, ovviamente, era solo deluso con sé stesso. Noi lo confortammo nuovamente, cercando di infondergli un po’ di ottimismo.

La giornata volgeva al termine, la luce del tramonto faceva brillare le facciate dei palazzi esposti ad ovest e camminando ci ritrovammo nella zona di Lyon dove cenammo la sera precedente. Lucia si fermò come folgorata e disse: “Escargot!”. Entrammo quindi nello stesso ristorante del giorno prima, e mangiammo di gusto. Lucia si sparò una doppia razione di lumache alla bourguignonne, aveva sul volto un’espressione davvero soddisfatta. Le dissi per scherzare: “Devo trovarmi una che mi guardi come tu guardi le tue escargot”. Lei uscì dalla trance del cibo e mi rispose, indicandosi con le posate in mano: “Eccola qui!”. E rituffò la testa nel piatto.

A fine cena prendemmo la via dell’hotel, questa volta dal lato opposto, costeggiando il Rodano. Devo ammettere che Lyon fu una sorpresa positiva. Decisi di fare tappa lì perché un amico me ne aveva parlato bene, era appena tornato da sei mesi di Erasmus e se n’era innamorato. La zona universitaria era proprio sulla sponda opposta del Rodano e lo attraversammo per raggiungerla. Speravamo di trovare qualche baretto per studenti dove chiudere l’ultima serata lyonnaise. Nonostante fosse una domenica di agosto, c’era un po’ di movimento e trovammo un localino per bere l’ultimo paio di birre. Poi rientrammo in hotel, sempre con gli occhi bene aperti a causa dei brutti ceffi che in quella zona purtroppo abbondavano.

Ricky ed io stavamo considerando se passare la notte con le nostre ragazze (ora, non so se Marty potesse essere definita “la ragazza di Ricky” in quel momento, ma qualcosa c’era fra loro). Però avremmo dovuto far sloggiare Patty e Sara in camera con Marco. Decidemmo di giocare a carte scoperte e chiesi a tutti: “Ragazzi, come facciamo con le camere?”. Marco replicò subito: “Temo che per me cambi poco…”. Sara gli rispose in modo inaspettato: “Marco, cosa fai? Mi ospiti?”. Un enorme sorriso si aprì sul suo volto, e lui annuì immediatamente.

Restava Patty, che rischiava di diventare la reggimoccolo del gruppo. Lei, da persona intelligente qual è, capì al volo la situazione e disse: “Marco, io non ho sonno. Se dici mi metto qui sotto con un libro un paio d’ore, poi però un letto mi servirà”. Sara rispose: “Patty, tranquilla, vengo giù a chiamarti io fra un’ora circa. Sei un angelo!”. Ci accordammo infine per scendere a far colazione intorno alle 9:30, anche perché poi avremmo dovuto lasciare l’hotel.

Salimmo tutti verso le camere, anche Patty, per prendere il suo libro. Lucia ed io entrammo in camera e lei mi chiese: “Dammi un attimo, mi lavo i denti perché le escargot erano abbastanza cariche di aglio”. Io risposi che sarei andato al volo a fare lo stesso in camera mia: “Vado anch’io, spero di non beccare Marco col birillo già di fuori!”. Lucia ribatté: “Non ti preoccupare, poco fa Sara mi ha detto che vuole solo parlargli. Poi se scatterà il limone, o altro, non lo so”. Uscii e in pochi secondi bussai alla tripla. “Sono Andrea, devo solo lavarmi i denti”. Mi aprì Patty col suo libro in mano, mi sorrise, mi fece entrare e a sua volta uscì per andare a leggere nella hall.

Una volta sistemata la questione igiene dentale, tornai in camera di Lucia. Mi aprì la porta, completamente nuda. “Wow, che spettacolo, non ho parole!”, dissi. Rimasi qualche secondo a contemplare la bellezza davanti a me, il mio sguardo partì dal basso passando in rassegna i piedi delicati con le unghie coperte da uno smalto rosso chiaro molto curato, le due gambe, tanto dritte quanto magre e tornite, la sua albicocca, adornata da una stretta striscia di pelo castano chiaro, con le grandi labbra ben delineate e molto invitanti. Poi la pancia, con un ombelico piccolo ma perfetto, ed appena sopra i due seni, bellissimi, marmorei e incuranti della forza di gravità, coronati da due capezzoloni già eretti e svettanti. Infine il collo e il volto, dominato da due occhi molto espressivi, che mi apparvero vogliosi, e la sua bocca, con due labbra non troppo carnose, ma adorabili quando si aprivano in un sorriso. A cingere il viso i suoi capelli castani chiari, quasi biondi, di media lunghezza.

Lei mi guardò con lo sguardo da furbetta e mi chiese: “Tu cosa fai? Non avrai mica freddo!”. Mi spogliai in velocità e lei lanciò uno sguardo verso le parti basse: “Cos’è quella cosa molle? Lo preferivo com’era oggi pomeriggio, sai?”. Si inginocchiò davanti a me e me lo prese in bocca, senza usare le mani. Iniziò a succhiarmelo con molta dedizione: fu una sensazione mai provata prima sentirmelo venir duro nella sua bocca.

Lucia, soddisfatta dalla durezza del mio cazzo, si staccò e mi guardò negli occhi, dicendomi: “Meglio, molto meglio”. Si alzò da terra, e prendendomelo con la mano mi condusse tirandomi per l’uccello fino al letto. Ci sdraiammo uno a fianco dell’altra ed iniziammo a baciarci con una voglia mai provata prima. Le nostre mani si cercavano sfiorando le nostre epidermidi. Lucia si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò: “Lo voglio, Andrea. Ti voglio”. Io sorrisi e le risposi: “Anch’io, Lucia. Non sai quanto”.
 

Michele_80

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Eh sì, forse qualunque periodo collegato ai propri 20 anni è bellissimo, ma secondo me gli ‘80 e i ‘90, che ovviamente ricordo molto meglio, sono stati indimenticabili.
Non so se siano stati i migliori o meno, ma è sicuramente corretto e mi trovi d'accordo nella "premessa", cioè che ogni periodo legato ai propri 20 anni rimarrà indelebile e bellissimo per chiunque
 
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Andy1976

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GIORNO 8 (3° parte): LYON

Nelle mie relazioni precedenti non mi era mai capitato di fare l’amore dopo così poco tempo. Con Chiara ci volle un anno scarso, ma lei era vergine. In precedenza ebbi tre brevi storie da qualche mese di durata, una delle quali con una ragazza due anni più vecchia di me che aveva già avuto esperienze. Ma ciononostante ricordo che finimmo a letto dopo un mese scarso. Qui la forza dell’amore e dell’attrazione fu impossibile da fermare. C’eravamo baciati il venerdì e dopo 48 ore stavamo per fare l’amore per la prima volta.

Da discorsi di qualche mese prima, so che Lucia non era più vergine. Non sapevo quasi nulla del suo passato sentimentale. Lei aveva fatto le superiori in un’altra scuola, e l’avevo conosciuta un anno prima tramite Elena (la ricordate? Un’altra che in quel momento si trovava in Puglia, probabilmente con le zinne di fuori per impressionare Simone). In quel momento entrambi eravamo single da poco. Io ero appena uscito con le ossa rotte dalla storia con Chiara, lei invece aveva mollato da poco il suo ex, che io non conoscevo, perciò stava vivendo il suo status di single molto più serenamente di me.

Ma torniamo sul letto dell’Ibis di Lyon… i nostri corpi erano avvinghiati e la voglia di sesso era davvero irrefrenabile. Scesi con la bocca lungo il suo corpo, mi fermai per un tempo interminabile a baciarle le tette e a mordicchiare quei capezzoloni incredibili. Lei ansimava, a confermare che gradiva molto le attenzioni su quella parte del corpo. Poi scesi più giù. Lucia sembrò capire le mie intenzioni ed aprì le gambe. Baciai delicatamente il suo Monte di Venere, adornato dalla sottile striscia di pelo curato. Dal clitoride in giù e sulle grandi labbra, invece, era tutto liscio, l’ideale per un mangiatore di figa compulsivo come me.

Dilatai con indici e pollici le grandi labbra e mi tuffai in quel lago di umori. Come avevo imparato poche ore prima, Lucia amava la stimolazione clitoridea, e non mi sottrassi al compito. La mia lingua alternava i passaggi tra le labbra alle suzioni del clitoride. L’ansimare di Lucia era eloquente: il ritmo aumentava ogni volta che suggevo il grilletto. Dopo qualche minuto mi accorsi che i suoi pugni stavano stringendo le lenzuola. Le sue gambe iniziarono a tremare e le dita dei piedi si arricciarono. Lanciò un urlo strozzato: “Siiiii… siiii!!” e venne contraendo ogni muscolo del corpo.

Dovetti fermarmi per darle tregua, si era portata il polso alla bocca e lo stava quasi per mordere. Poi il suo corpo si rilassò. Riaprì gli occhi e mi disse: “Quella lingua te la stacco e me la porto a casa, non so come farò senza, quando torneremo”. Io la guardai e non seppi dire nulla, sorrisi e basta. Era stato, ancora una volta, un momento oltre ad ogni esperienza passata.

Lucia guardò verso il basso, e mi chiese: “Ce l’hai ancora duro, vero?”. Io dissi di sì: “Certo, è tutto tuo”. Mi fece sdraiare a schiena in giù e si mise a cavalcioni su di me. Iniziò a strofinare le sue grandi labbra sul mio cazzo duro, muovendo il bacino in modo davvero sublime. Poi si fermò, mi guardo negli occhi e mi chiese: “Sei pronto?”. Io annuii: “Sì, amore, andiamo avanti”.

Lei sorrise e, aiutandosi con la mano, mi fece entrare dentro di lei. Fu una sensazione indescrivibile. La sua figa era stretta, sentivo calore, brividi, l’umidità delle sue secrezioni, dolcezza, qualche stilla di sudore, mi sembrava di essere in paradiso. Prima di iniziare a muoversi mi disse a bassa voce: “Non ti preoccupare, prendo la pillola. Avevo il ciclo molto irregolare”.

Io annuii, ed iniziai a mia volta a muovere il bacino ritmicamente. Vedevo le sue bocce ballonzolarmi davanti al volto, era uno spettacolo nello spettacolo. Poi lei si piegò in avanti per baciarmi, con le tette che mi sfregavano sulla pelle. Con una mano iniziai a giocare col seno sinistro, mentre con l’altra le strizzavo la chiappa destra accompagnando il ritmo del suo su e giù. In quel momento mi sentivo invincibile, eravamo completamente immersi nel nostro amore, così giovane ma così intenso. Anche Lucia aveva aumentato il ritmo. Non volevo venire troppo velocemente, perciò rallentai un pochino.

Lucia iniziò ad ansimare sempre più forte, e capii che anche lei era prossima all’orgasmo, di nuovo. Aumentai nuovamente il ritmo, e con un colpo di reni mi alzai per poggiarmi con la schiena sulla testiera del letto. Ricominciammo il movimento baciandoci, le nostre lingue non sembravano essere mai sazie. Poi Lucia buttò la testa all’indietro, cosicché le sue tette arrivarono all’altezza della mia bocca. Mi ci lanciai con foga, ed iniziai a rallentare il ritmo dei miei colpi, ma al contempo aumentai la profondità, quasi sollevando il bacino dal letto.

Lucia emise un rantolo inequivocabile ed iniziò a tremare, così io capii che avrei potuto lasciarmi andare. Sentii le contrazioni del mio uccello mentre sborravo dentro di lei, eravamo in estasi totale. Venimmo contemporaneamente, furono attimi indescrivibili. Lucia era ancora scossa per l’orgasmo ed infine cedette quasi cadendo all’indietro sul letto. Poi si riprese e mi abbracciò quasi stritolandomi, coprendo il mio collo di baci.

Ci volle parecchio tempo per tornare in noi. Lucia allentò la presa dell’abbraccio, mentre io le accarezzavo la schiena dolcemente. Ero ancora dentro di lei, e ricominciai a pompare, ero certo che mi sarebbe tornato duro. Avevo 22 anni ed ero arrapatissimo, una combinazione vincente! Lucia mi sussurrò: “Sì, così… piano, continua…”. I nostri corpi erano una sola entità.

Nonostante il condizionatore, eravamo coperti da un sottile strato di sudore. Proseguii il mio movimento e come prevedibile riacquistai un’erezione più che soddisfacente. Lei se ne accorse e fece una risatina nervosa. Mi disse in un orecchio: “Voglio che veniamo ancora insieme, amore”. Questa frase mi diede una spinta pazzesca, ed alzai il ritmo dei miei colpi. Lucia aumentò il volume del suo ansimare, e decisi che era ora di cambiare posizione.

Senza uscire da lei, la sollevai dietro la schiena e la feci sdraiare sul letto, mettendomi sopra di lei. Lucia si lasciò andare alle sue sensazioni e io iniziai a pompare con un ritmo sempre più veloce. La sua figa era un lago, se non fosse stato per il nostro ansimare, credo si sarebbe potuto sentire il “ciak-ciak” ritmico della penetrazione. Mentre pompavo, guardavo il movimento delle sue tette, che seppur belle sode ballavano sotto i miei colpi, in modo ipnotico. Stavo per venire di nuovo, ma volevo che anche lei godesse con me. Sul suo volto sconvolto si era disegnato un sorriso estatico che sconfinava in una risata. Con la voce rotta mi disse: “Vee-ngo-ooo” e capii che c’eravamo di nuovo. Sborrai nuovamente e lei, ancora una volta, iniziò a tremare ridendo.

Mi fermai dentro di lei, sentivo i muscoli della sua vagina contrarsi. Riaprì gli occhi, la risata si era sfumata in un sorrisone soddisfatto. Io mi spostai al suo lato, feci un sospiro profondo e dissi: “Grazie Lucia, non lo dimenticherò mai. Ti amo”. Lei mi guardò negli occhi, mi diede un bacino sulla bocca e mi rispose: “Ti amo anch’io, grazie Andrea”. Dopo una breve pausa il ritmo del nostro respiro si rilassò e Lucia propose: “Ci starebbe un’altra doccia, siamo un po’ scivolosi… che dici?”. Annuii con la testa e mi alzai per andare ad aprire l’acqua. Lucia mi disse: “Vado io, ti dispiace?”. Io le risposi: “Perché dobbiamo sprecare acqua?”. Lei mi fece cenno con la mano di seguirla.

Ero affaticato dalla doppietta, l’idea di un hat trick non era esattamente una priorità, però… sarà stata l’acqua, saranno stati gli sfregamenti tra i nostri corpi, a fine doccia uscimmo e Lucia, guardando in basso, fece una faccia incredula: “Ma ce l’hai ancora duro?”. Io allargai le braccia, come per scusarmi: “Colpa tua, cara!”.

La tentazione della tripletta si insinuò per un momento tra noi, ma poi guardammo l’orologio, erano ormai le 2. Eravamo stanchi, sia fisicamente che mentalmente. L’intensità di quanto appena successo fu indescrivibile. Una volta asciutti, ci infilammo sotto le lenzuola, nudi. Lucia mi diede le spalle e io mi misi sul fianco dietro di lei, cingendola col braccio. L’uccello, che premeva tra le sue chiappe, mi era tornato allo status barzotto e la stanchezza ebbe il sopravvento su entrambi. Piombammo in un sonno profondo e ristoratore.
 
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Andy1976

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GIORNO 9: LYON-GRENOBLE

La luce che filtrava attraverso la finestra mi fece svegliare prima di quando avrei desiderato. Guardai l’orologio, erano le 8:45 dell’ultima giornata piena di vacanza. Avevamo 45 minuti prima dell’appuntamento petit-dejuner. Lucia dormiva ancora, e decisi di lasciarla proseguire almeno fino alle 9. Mi alzai, mi vestii con quello che indossavo il giorno prima e guardai nuovamente Lucia, che nel frattempo aprì gli occhi. Mi chiese: “Buongiorno, dove vai?”. Le risposi che stavo andando nell’altra camera per lavarmi e cambiarmi prima di colazione. Lei annuì, io mi avvicinai e le diedi un bacio.

Poi sollevai leggermente il lenzuolo, volevo godermi di nuovo lo spettacolo del suo corpo nudo: queste due tette che stavano su da sole, sormontate da due capezzoli che chiedevano solo di essere succhiati, la sua pancina e poi la striscetta di pelo che si esauriva all’inizio del suo fiorellino, le sue gambe, magre e dritte. “Amore, sei stupenda”, le dissi. Lei sorrise e si tamburellò il polso con l’indice, come a ricordarmi l’orario. Le feci il segno del pollice in su e uscii dalla stanza.

Bussai alla porta della tripla, dicendo: “Sono Andrea”. Sentii provenire dalla camera dei rumori indefiniti, quasi concitati, e poi la porta si aprì. Era Sara, che indossava solo una maglietta ed era senza mutande, con mia somma sorpresa. Lei si accorse della mia espressione interrogativa, e mi guardò sorridendo facendo spallucce, come a giustificarsi.

Patty dormiva della grossa sul letto singolo, mentre Marco era sul matrimoniale, con la testa alzata e gli occhi semiaperti, penso da pochissimi secondi, e cercava di capire dove si trovasse, che giorno fosse, e chi era il rompicoglioni che era appena entrato in camera sua. Io presi tutte le mie cose, e sussurrai a Sara: “Ci vediamo giù”. Lei fece di sì con la testa e tornò verso il letto matrimoniale offrendomi la vista del suo culone tonico ed abbronzato.

Rientrai in camera di Lucia, che nel frattempo si era alzata e rivestita. Le raccontai di quanto avevo visto di là, e lei mi disse: “Hai capito la nostra Sara, che voleva solo parlare?”. Risposi: “Eh, magari dalle sue parti si usa parlare senza mutande”. Lucia rise e mi disse: “Dai, preparati che dobbiamo scendere fra poco”. Ci incontrammo tutti puntualmente nella sala colazione e poi, effettuato il check-out, caricammo le auto.

Partimmo poco dopo le 10, seguendo le indicazioni per Grenoble. Uscendo dalla città vidi il cartello Lyon sbarrato di rosso, che indicava l’uscita dai confini municipali. Dissi tra me e me: “Merci, Lyon”, e pensai che qualunque direzione avesse preso la mia vita, questa città avrebbe avuto un posto fondamentale nel mio cuore.

Il tragitto davanti a noi non era lungo, da Lyon a Grenoble sono poco più di 100km. Arrivammo nell’antica capitale del Delfinato in tarda mattinata e ci recammo subito all’ufficio del turismo per cercare alloggio. Ormai i soldi iniziavano a scarseggiare, perciò ci accontentammo di uno studentato nella zona universitaria con due stanze a quattro letti a castello, con tanti saluti all’intimità e alle fantasie di sesso sfrenato. Ma non era grave, il giorno seguente saremmo tornati in Italia e per Lucia e me sarebbe iniziato un nuovo capitolo.

Una volta lasciati gli zaini nelle camere, uscimmo per un pranzo rapido e l’esplorazione della città. Iniziammo dall’iconica funicolare che sale sulla Bastille, famosa per le cabine sferiche, le bulles. Il panorama era molto bello, e il centro storico di Grenoble era proprio ai nostri piedi, con l’Isere che scorreva alla base del colle, circondato dalla periferia e poi dalle Alpi. Mentre ci godevamo la vista, tenevo d’occhio Marco e Sara. Ero ancora incuriosito dalla scena del mattino. Sembravano decisamente più uniti e, a conferma delle mie sensazioni, incrociai lo sguardo di Ricky che mi fece una faccia del tipo “speriamo bene”.

Risalimmo sulle bulles per scendere in città e poi attraversammo il ponte sull’Isere verso il centro storico. Come sempre, l’effetto dei negozi fu la divisione maschi/femmine, così Ricky ed io non perdemmo tempo e chiedemmo aggiornamenti a Marco, il quale ci disse che la serata aveva preso una piega assurda. Sara e lui, rimasti soli per un po’ mentre Patty era giù a leggere, si spiegarono, per così dire, e poco prima che Patty risalisse partì il primo bacio. Una volta che furono nuovamente in tre in camera, loro due rimasero nel matrimoniale e Patty prese possesso del letto singolo, addormentandosi pesantemente in pochi minuti.

Marco raccontò: “Noi eravamo ancora sveglissimi, con addosso l’adrenalina del bacio. Ci siamo messi sotto le lenzuola, altre slinguate, poi ho visto Sara molto allupata, si è tolta le mutande e me le ha fatte vedere, come a dire ‘guarda che sono senza’. Me le sono tolte anch’io e ci siamo baciati ancora per un bel po’. Poi si è girata sul fianco dandomi le spalle. Ha iniziato a sfregarsi il culo sul mio uccello e allora ho colto il segnale e gliel’ho messo dentro, non nel culo, vero? Mi sono messo a pompare piano e lei ha iniziato ad ansimare. Cazzo, le ho dovuto mettere una mano davanti alla bocca, perché dopo un po’ stava perdendo il controllo, non potevamo rischiare che Patty si svegliasse. Poi appena prima di venire l’ho tirato fuori e ho fatto un bel casino sul lenzuolo. Va beh, cazzi della tipa che fa le camere…”, ci disse ridendo.

Ricky ed io eravamo molto contenti per lui, ma a me era rimasta una curiosità e decisi di togliermela. “Marco, ma quando Sara stamattina mi ha aperto la porta, non si è accorta di essere senza mutande?”. Lui rispose: “Eh, mi ha detto che sul momento non le trovava più, e poi va beh, tanto l’avevi già vista in spiaggia, cosa cambiava?”. Poi Ricky chiese: “E Patty? Non si accorta di niente?”. Marco rispose: “Non credo, stava russando. Poi stamattina si è svegliata dopo di noi, quindi non ha neppure visto le mutande in giro perché c’eravamo già vestiti”.

Infine gli chiesi: “Beh, sei contento, immagino”. Marco rispose sorridendo: “Non hai idea quanto!”. Gli dicemmo che eravamo contenti anche noi per lui, anzi per loro. Anche Sara, come detto all’inizio, aveva delle rivincite da prendersi, e Marco era la scelta migliore per lei.

Marco chiuse il racconto: “Ragazzi, io davvero non so cosa sia scattato nella sua testa. In un giorno siamo passati dal ‘mi piaci ma sono confusa’ a baci, mutande che volano e una scopata veramente ben fatta. Comunque non devo farmi troppe domande, ho deciso di prendere quello che viene. Sara mi piace parecchio, mi è sempre piaciuta, devo impegnarmi perché voglio davvero costruire qualcosa con lei”. Ricky chiosò dicendoci: “Beh, ce la ricorderemo a lungo questa vacanza. Siamo partiti single e domani saremo a casa più o meno tutti accoppiati. E voi due merde avete pure scopato!”.

Marco ed io scoppiammo a ridere e poi iniziammo a prenderlo per il sedere. Io gli dissi: “Ricky, ma è colpa tua! Non ci possiamo far niente se non ti piace il Mar Rosso!”. E Marco rincarò la dose: “Ma dai Ricky, da quand’è che ti fa paura metterlo dentro rosa e tirarlo fuori rosso?”. Ricky scrollò la testa e rispose: “Confermo, siete due brutte merde!”. A quel punto mi uscì automatica l’ennesima citazione dagli Elii e canticchiai: “Essere donna oggi, vivere il prodigio del tuo ciclo mensile ostentando sicumera”. Marco si stava per pisciare addosso dalle risate, mentre Ricky, seppur ridendo, ci ribatté: “Eh sì, ve la do io la sicumera, merde!”.

Eravamo a fine pomeriggio, e Grenoble non aveva molto altro da offrirci. Decidemmo di cercare un posto per l’ultima cena tutti insieme e poi tornare verso la zona universitaria. Magari c’era spazio per il bicchiere della staffa. All’indomani ci aspettavano diverse centinaia di km da percorrere, perciò non sarebbe stato male metterci a dormire ad un’ora decente. Come prevedibile, era un lunedì sera di metà agosto e non c’era un gran movimento nella zona universitaria. Anzi, desolazione era forse la parola più adatta. Alle 22 eravamo tutti nello studentato, ma alcuni di noi per vari motivi non avevano sonno.

Fu così che io, Lucia, Marco e Sara ci attardammo giù all’ingresso. Patty e Marty erano salite nella loro camera e Ricky nella nostra. Ci incamminammo tutti e quattro verso il centro di Grenoble, che distava un paio di km. Sembrava l’uscita serale di due coppie di lunga data, anche se le effusioni erano molto più frequenti.

Giunti in Place de Verdun, senza accorgercene ci dividemmo. Lucia ed io ci infilammo nel dedalo delle viuzze medievali della città alpina, ormai deserte. Era quasi mezzanotte, e la voglia che avevamo l’uno dell’altra ci faceva fermare ogni pochi metri per baciarci, esplorare i nostri corpi, esprimere liberamente il nostro amore e soddisfare l’attrazione che ci calamitava a vicenda.

Passammo più di un’ora a camminare a caso nel centro storico, fermandoci ogni pochi metri. Per fortuna le strade erano davvero deserte, altrimenti ci avrebbero potuto beccare in situazioni al limite, tipo quando Lucia si sollevò maglietta e reggiseno ed io iniziai a ciucciarle le tette, oppure quando iniziò a farmi una sega con la mano infilata dentro il mio pantaloncino.

Erano ormai le una passate, quando sbucando in una piazzetta ritrovammo Marco e Sara, intenti in un limone abbastanza carico. Lucia, in un francese perfetto (almeno alle mie orecchie), li richiamò all’ordine, facendoli saltare in piedi come tarantolati. Io ero piegato in due dal ridere, mentre Marco e Sara ad ampi gesti, e anche parole, ci mandavano a quel paese. Lucia era piuttosto compiaciuta della sua imitazione della poliziotta mangia-baguette, e Sara le disse: “Ci hai fatto cagare in braghe, stronzetta!”. Lucia le rispose: “Beh, ma era per una buona causa, siete troppo carini!”.

Alla fine ci incamminammo tutti insieme verso la zona universitaria, arrivammo allo studentato quasi alle due. Non fu facilissimo farci aprire le porte delle due camere, dentro dormivano di brutto. Aprirono Ricky e Marty, entrambi con gli occhi più chiusi che aperti, e ci fecero entrare. Nel giro di pochi minuti crollammo in un sonno profondo.
 
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Andy1976

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Questa nonostante tutto penso sia la storia più dolce e romantica mai vista in questo sito, chissà se c'è un plot twist o se davvero è l'inizio di quella che, suppongo, sia stata una delle tue migliori storie d'amore
Grazie mille, gentilissimo. Ormai siamo alla fine, venerdì ci sarà il ritorno a casa e poi la prossima settimana l'epilogo, col salto 1998>2024 e scoprirete tutto su tutti.
 

Iacom

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Grazie mille, gentilissimo. Ormai siamo alla fine, venerdì ci sarà il ritorno a casa e poi la prossima settimana l'epilogo, col salto 1998>2024 e scoprirete tutto su tutti.
Ecco giusto quello mi stavo chiedendo, ho perso il conto delle puntate 🤣 cmq molto avvincente!!! Attendo venerdi😜😜😜😜
Sembra proprio una favola, a mio modo di vedere al giorno d'oggi difficile vivere un'esperienza del genere, penso che una volta c'era piu spensieratezza
 
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Andy1976

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Ecco giusto quello mi stavo chiedendo, ho perso il conto delle puntate 🤣 cmq molto avvincente!!! Attendo venerdi😜😜😜😜
Sembra proprio una favola, a mio modo di vedere al giorno d'oggi difficile vivere un'esperienza del genere, penso che una volta c'era piu spensieratezza
Sono d'accordissimo con te. Ti dico anche che secondo me il punto di svolta è stata la diffusione del cellulare, utilissimo ed indispensabile quanto problematico a livello delle interazioni sociali.
Spesso con i miei amici, scavando nei ricordi, constatiamo che le cazzate le abbiamo fatte anche noi, ma non ce ne sono prove filmate o fotografate!
 

rrt11

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@Andy1976 Complimenti per il racconto. Grazie per avermi fatto tornare alla mente ricordi indimenticabili dei miei 20/25 anni. L'età della spensieratezza, delle nuove esperienze, quando ti senti il padrone del mondo e si ragiona solo al presente senza pensare al passato e al futuro. Ahimé ora ne ho 46, non sono tanti, mi godo ancora la vita alla grande ovviamente, ma niente è paragonabile alle emozioni di quell'età.
"Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia!..."
Aspetto il finale.
 
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Andy1976

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@Andy1976 Complimenti per il racconto. Grazie per avermi fatto tornare alla mente ricordi indimenticabili dei miei 20/25 anni. L'età della spensieratezza, delle nuove esperienze, quando ti senti il padrone del mondo e si ragiona solo al presente senza pensare al passato e al futuro. Ahimé ora ne ho 46, non sono tanti, mi godo ancora la vita alla grande ovviamente, ma niente è paragonabile alle emozioni di quell'età.
"Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia!..."
Aspetto il finale.
Grazie per le belle parole. Hai centrato esattamente lo scopo del mio racconto, perché sì, sono racconti erotici, ma volevo che fosse evidente la leggerezza dei vent'anni, vissuti in un'epoca diversa da questa.
 
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Andy1976

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GIORNO 10: GRENOBLE-ITALIA

Giunse infine il giorno del rientro in Italia. Ci svegliammo con calma, dovendo liberare la camera entro le 10:30. Caricammo gli zaini nei bauli delle due macchine, Patty e Lucia erano con me, mentre le due “coppiette” erano sull’auto di Sara. Decidemmo di partire e di fare colazione una volta attraversato il confine, dopo il tunnel del Frejus. Avevamo voglia di un cappuccino fatto a regola d’arte, dopo 9 giorni di bevande francamente impresentabili dal nostro lato delle Alpi. Riuscimmo a partire intorno alle 10 e, dopo aver trasformato in benzina gli ultimi franchi rimasti, a mezzogiorno sbucammo dal lato italiano del Frejus. Ci sentivamo un po’ tedeschi ad ordinare il cappuccino ad ora di pranzo, ma dopo una settimana abbondante di brodaglie non ci facemmo troppi problemi.

C’era la tipica atmosfera da fine vacanza, quello stato d’animo incerto tra la gioia per il ritorno alla propria comfort zone e la tristezza per la fine di una vacanza che, qualunque cosa ci avesse riservato il futuro, risultò memorabile. Lucia ed io eravamo sempre più compresi nella nostra nuova situazione e la sintonia tra noi cresceva giorno dopo giorno. Ovviamente sapevamo che l’impatto con la routine quotidiana avrebbe potuto spezzare l’incantesimo, ma in quel momento ci sentivamo forti abbastanza per affrontare qualsiasi cosa si presentasse.

Marty e Ricky erano, a mio parere, in una situazione diversa. Tra loro era iniziata quasi per gioco. Ricky, mentre caricavamo l’auto a Grenoble, mi disse: “Adesso vedremo cosa succede. Finora c’era la scusa del ciclo, e se ho capito bene tra oggi e domani torna praticabile. Poi però non so bene cosa combineremo. In più io fra tre giorni andrò due settimane coi miei in Sardegna, non c’è tutto questo tempo per capire cosa fare. Ho paura che il fuoco si spenga”.

Sara e Marco erano totalmente imprevedibili. La storia era troppo fresca, erano passate sì e no 36 ore. E’ pur vero che Marco l’aveva cercata fortemente, ma Sara si era dimostrata un osso duro. Poi è successo quello che è successo, ma la possibilità che si fosse trattato di una semplice impennata dell’ormone andava tenuta in conto.

La più serena di tutti mi sembrava Patty. Si era divertita, aveva preso quello che veniva, aveva avuto un paio di orgasmi, aveva fatto un pompino da film ed aveva passato 10 giorni in allegria coi suoi migliori amici. Non aveva l’assillo di dover tornare accoppiata, perciò il suo bilancio nonostante tutto era molto positivo.

Chiacchierando durante il viaggio, cercammo di prevedere come stava andando agli altri quattro, circa 1.000 km verso sud-est, sul promontorio del Gargano. Lucia era preoccupata per Elena, la sua amica. Ci disse: “Ho paura che torni depressa, secondo me è scritto che Simone ed Emma si metteranno insieme”. Patty confermò: “Sapete che Simone lo conosco molto bene, i soldi di Emma sono una calamita per lui e soprattutto per i suoi genitori. Quelli non vedono l’ora di far attaccare il cappello al figlio”.

Invece il mio pensiero era per Pier, con cui avevo un’amicizia di lunga data, sin dalle scuole medie: “Lucia, secondo te come la prenderà quando saprà di noi?”. Qui Lucia mi stupì: “Perché? Non capisco”. E Patty replicò: “Dai Lucia, non mi dire che non ti sei accorta che ti sbava dietro!”. La risposta mi sorprese, pur nella sua pragmaticità: “Voi dite? Non so, sarà che negli ultimi due mesi ero concentrata su questo personaggio che sta guidando… sì, lo vedevo che cercava spesso di parlare con me, eccetera, ma non ha mai fatto un passo avanti, o non mi ha mai chiesto di uscire. Mi sono detta che forse non gli interessavo abbastanza, non me ne sono più preoccupata e l’ho chiusa lì. E comunque non mi piace, troppo basso di statura. Preferisco il tuo metro e novanta, Andrea”.

Al che Patty aggiunse ridacchiando: “Sì, e preferisci anche i suoi 18 centimetri…”. Lucia si girò verso Patty e con le mani mimò la lunghezza del mio uccello, annuendo convintamente. Pur impegnato nella guida, mi accorsi che Lucia aveva tenuto le mani un po’ troppo larghe, diciamo che erano più da John Holmes, e ridendo le dissi: “Io non mi lamento della mia misura, ma se ce l’avessi davvero così ti assicuro che in questo momento faresti fatica a star seduta!”. Patty rincarò la dose: “E io dovrei farmi controllare le tonsille!”. Io risi e non aggiunsi altro, mi faceva un certo che essere in auto con le due ragazze che si erano spartite i miei servigi, e sentire che ne parlavano in totale serenità.

Arrivammo nella nostra città nel pomeriggio, dopo un’ultima sosta per un panino e una bibita. Raggiungemmo casa di Patty, dove ci salutammo tutti tra baci, abbracci e qualche lacrimuccia. Abbracciai con particolare forza Patty. Non avevo dimenticato cos’aveva fatto per Lucia e per me, ed espressi ancora una volta la mia riconoscenza. Le sussurrai all’orecchio: “Patty, non so come ringraziarti. Ti devo, ti dobbiamo moltissimo”. Lei mi rispose: “Trattala bene, che lo merita”. Io le dissi: “Certo, te lo prometto”.

Sara partì per accompagnare Marco, Ricky e Marty, ed infine tornare da Patty dove si fermò a dormire per poi raggiungere casa sua all’indomani, in un’altra città. Io accompagnai Lucia e, una volta deciso di vederci dopo cena, coprii gli ultimi 3 dei circa 2.500 km percorsi ed entrai finalmente a casa.

Lucia mi telefonò a casa verso le 20:00 e mi disse: “Ho una notizia buona e una cattiva. Da quale inizio?”. Io risposi: “Vai con la buona”. E lei mi disse che era da sola a casa. I suoi avevano inteso che noi saremmo tornati il mercoledì invece che il martedì, ed erano ancora in montagna. Le dissi: “Questa è manna dal cielo! Ma… la cattiva?”. “Eh, il ciclo, un’ora fa…”. Imprecai a bassa voce, e lei mi disse: “Guarda, non me lo dire, avevo una voglia dopo ieri sera che avrei voluto prosciugarti”. Io fui comprensivo: “Beh dai, intanto vengo da te, poi vediamo. Magari c’è un bel film in tele…”.

Lucia mi aprì ed io entrai in casa sua. C’ero stato solo un paio di volte, e non conoscevo bene la disposizione delle stanze. Lei mi prese per mano e mi portò in sala, sul divano davanti alla televisione. Aveva un pantaloncino corto e una maglietta senza reggiseno, profumava di buono. I capezzoli sembravano voler bucare il cotone.

Ci sedemmo sul divano proprio quando stava per iniziare il film della sera. Non arrivammo neanche a leggere il nome del regista, io iniziai a baciarle dolcemente il collo, un altro dei suoi punti deboli. Lucia riprese la lucidità ed assunse l’iniziativa. Si alzò in piedi, si tolse la maglietta liberando quei due capolavori della natura ed iniziammo a baciarci vogliosamente, le nostre lingue saettavano senza sosta.

Poi mi fermai, e le dissi: “Avrei caldo, posso mettermi comodo?”. Lucia rispose: “Non è che puoi, devi!”, e mi spogliai rimanendo in mutande. Lei mi disse, indicandomi le parti basse: “Lui non ha caldo?”. Io risposi: “Effettivamente…” e feci volar via i boxer. Lucia disse: “Potessi anch’io togliermele, ma fino al weekend è impraticabile. Peccato perché…” e calò i pantaloncini e le mutande per qualche centimetro, mostrandomi la novità: “…mi sono fatta spiegare tutto da Sara ed ecco il risultato. Ti piace?”. Io approvai senza riserve, sperando che il ciclo finisse al più presto per poter assaggiare la sua patatina totalmente depilata.

Ricominciammo a baciarci, mentre le mie mani passavano dalla sua schiena ai seni. Ormai ce l’avevo duro, Lucia ovviamente se ne accorse e si spostò leggermente all’indietro per chinarsi e baciarmi la cappella. Speravo nel pompino, ma lei si fermò e mi disse: “Andrea, oggi ti regalo qualcosa di nuovo”. Si inginocchiò sul tappeto, in mezzo alle mie gambe, e si mise le mani sull’esterno delle tette. Il mio cazzo sparì in mezzo a quel ben di Dio, e Lucia iniziò a muoverle su e giù.

Non stavo capendo più nulla, tranne il fatto che ero stato davvero deficiente a non farmi venire in mente prima che quelle due bocce sembravano progettate appositamente per fare delle spagnole memorabili. Avrei dovuto avere una preview in spiaggia a Barcelona, a ripensarci (tra l’altro eravamo in Spagna… coincidenze? Non credo), ma forse in quell’istante la sorpresa per quei due miracoli della natura ebbe la meglio. Lucia alternava il movimento delle tette con delle leccatine alla cappella, e questo mi stava facendo impazzire.

Poi si alzò in piedi e mi chiese di sdraiarmi sul divano. Si inginocchiò ai miei piedi e prese una molletta per capelli sul coffee table a fianco. Mi sorrise e si fermò i capelli, dicendomi: “Indovina cosa succede adesso…”. Io mi misi a ridere e le risposi in inglese: “Is it calippo time?”. Lucia annuì e me lo prese in mano iniziando una sega molto lenta, mentre con l’altra mano palpeggiava dolcemente le mie palle. Poi disse: “Sentiamo se questo calippo è dissetante” e si mise a leccarmi l’asta, partendo dalle palle fino alla cappella.

Dopo tre o quattro leccate, se lo mise in bocca ed iniziò a farmi vedere il paradiso. Ero già in visibilio, sapeva come farmi perdere il controllo e alternava con maestria la bocca alla lingua. Ogni tanto si fermava e si alzava per baciarmi. Ad alcuni miei amici (a Ricky, per esempio, ne parlammo in passato) non piaceva essere baciati durante un pompino. A me sì, e allo stesso modo mi piace fare lo stesso quando sono io a leccare la figa della mia lei. Trovo che sia una condivisione totale dell’intimità fra due persone che si amano.

Torniamo al pompino… Lucia proseguiva con dedizione e maestria, e dopo qualche minuto di lavoro di bocca da par suo, sentì la mia sborrata che stava montando dalle palle, e alzò lo sguardo verso di me. Pur totalmente obnubilato, me ne accorsi anch’io e rantolai “Veen… go… ooo”. Lucia non si staccò e continuò a succhiarmelo. Infine, in preda ad un godimento indescrivibile, venni schizzando diversi getti nella sua bocca. Anche questa volta si alzò e mi fissò negli occhi, mi aspettavo che facesse come a Lyon, lasciando che la sborra colasse dalla sua bocca. Invece deglutì e mi sorrise.

La sorpresa si dipinse sul mio volto, e Lucia mi disse: “Non l’avevo mai fatto prima, ma mi sentivo di provare. Sai che non è male?”. Io feci un sospiro di sollievo e le risposi: “Lucia, non smetti di sorprendermi. Ti amo”. Lei mi sorrise e mi abbracciò stretto. “Anch’io ti amo, Andrea, è stata la vacanza più bella della mia vita”. Le risposi: “Anche per me. Questa settimana ha cambiato la nostra vita e ti prometto che farò il possibile per farti stare bene”. Lei riuscì solo a dire “Grazie, lo farò anch’io” e dopo una piccola pausa aggiunse “…e aspetta solo che finisca questo cacchio di ciclo!”. Scoppiammo a ridere insieme e ci abbracciammo di nuovo.

Il film stava andando avanti, ne avevamo perso quasi metà e non avevamo idea di cosa trattasse. Ma non ci interessava, l’unico film che contava eravamo noi. I vari capitoli di questa vacanza erano finiti, ma avevamo una vita davanti e c’era un libro intero da scrivere. In quel momento volevamo proseguire insieme questo cammino, il più a lungo possibile. Lo volevamo con tutto il cuore.



Il racconto della vacanza si chiude qui. La prossima settimana seguirà l’epilogo, diviso in due parti, nel quale riassumerò, con un fast-forward di 26 anni fino ad oggi, cosa ne è stato dei quattro amici che andarono in Puglia e di noi sette che scegliemmo invece Spagna e Francia, oltre ad un piccolo extra su una persona citata più volte nel racconto. Per adesso, non mi resta che augurare Buona Pasqua a tutti i miei lettori!
 

Iacom

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GIORNO 10: GRENOBLE-ITALIA

Giunse infine il giorno del rientro in Italia. Ci svegliammo con calma, dovendo liberare la camera entro le 10:30. Caricammo gli zaini nei bauli delle due macchine, Patty e Lucia erano con me, mentre le due “coppiette” erano sull’auto di Sara. Decidemmo di partire e di fare colazione una volta attraversato il confine, dopo il tunnel del Frejus. Avevamo voglia di un cappuccino fatto a regola d’arte, dopo 9 giorni di bevande francamente impresentabili dal nostro lato delle Alpi. Riuscimmo a partire intorno alle 10 e, dopo aver trasformato in benzina gli ultimi franchi rimasti, a mezzogiorno sbucammo dal lato italiano del Frejus. Ci sentivamo un po’ tedeschi ad ordinare il cappuccino ad ora di pranzo, ma dopo una settimana abbondante di brodaglie non ci facemmo troppi problemi.

C’era la tipica atmosfera da fine vacanza, quello stato d’animo incerto tra la gioia per il ritorno alla propria comfort zone e la tristezza per la fine di una vacanza che, qualunque cosa ci avesse riservato il futuro, risultò memorabile. Lucia ed io eravamo sempre più compresi nella nostra nuova situazione e la sintonia tra noi cresceva giorno dopo giorno. Ovviamente sapevamo che l’impatto con la routine quotidiana avrebbe potuto spezzare l’incantesimo, ma in quel momento ci sentivamo forti abbastanza per affrontare qualsiasi cosa si presentasse.

Marty e Ricky erano, a mio parere, in una situazione diversa. Tra loro era iniziata quasi per gioco. Ricky, mentre caricavamo l’auto a Grenoble, mi disse: “Adesso vedremo cosa succede. Finora c’era la scusa del ciclo, e se ho capito bene tra oggi e domani torna praticabile. Poi però non so bene cosa combineremo. In più io fra tre giorni andrò due settimane coi miei in Sardegna, non c’è tutto questo tempo per capire cosa fare. Ho paura che il fuoco si spenga”.

Sara e Marco erano totalmente imprevedibili. La storia era troppo fresca, erano passate sì e no 36 ore. E’ pur vero che Marco l’aveva cercata fortemente, ma Sara si era dimostrata un osso duro. Poi è successo quello che è successo, ma la possibilità che si fosse trattato di una semplice impennata dell’ormone andava tenuta in conto.

La più serena di tutti mi sembrava Patty. Si era divertita, aveva preso quello che veniva, aveva avuto un paio di orgasmi, aveva fatto un pompino da film ed aveva passato 10 giorni in allegria coi suoi migliori amici. Non aveva l’assillo di dover tornare accoppiata, perciò il suo bilancio nonostante tutto era molto positivo.

Chiacchierando durante il viaggio, cercammo di prevedere come stava andando agli altri quattro, circa 1.000 km verso sud-est, sul promontorio del Gargano. Lucia era preoccupata per Elena, la sua amica. Ci disse: “Ho paura che torni depressa, secondo me è scritto che Simone ed Emma si metteranno insieme”. Patty confermò: “Sapete che Simone lo conosco molto bene, i soldi di Emma sono una calamita per lui e soprattutto per i suoi genitori. Quelli non vedono l’ora di far attaccare il cappello al figlio”.

Invece il mio pensiero era per Pier, con cui avevo un’amicizia di lunga data, sin dalle scuole medie: “Lucia, secondo te come la prenderà quando saprà di noi?”. Qui Lucia mi stupì: “Perché? Non capisco”. E Patty replicò: “Dai Lucia, non mi dire che non ti sei accorta che ti sbava dietro!”. La risposta mi sorprese, pur nella sua pragmaticità: “Voi dite? Non so, sarà che negli ultimi due mesi ero concentrata su questo personaggio che sta guidando… sì, lo vedevo che cercava spesso di parlare con me, eccetera, ma non ha mai fatto un passo avanti, o non mi ha mai chiesto di uscire. Mi sono detta che forse non gli interessavo abbastanza, non me ne sono più preoccupata e l’ho chiusa lì. E comunque non mi piace, troppo basso di statura. Preferisco il tuo metro e novanta, Andrea”.

Al che Patty aggiunse ridacchiando: “Sì, e preferisci anche i suoi 18 centimetri…”. Lucia si girò verso Patty e con le mani mimò la lunghezza del mio uccello, annuendo convintamente. Pur impegnato nella guida, mi accorsi che Lucia aveva tenuto le mani un po’ troppo larghe, diciamo che erano più da John Holmes, e ridendo le dissi: “Io non mi lamento della mia misura, ma se ce l’avessi davvero così ti assicuro che in questo momento faresti fatica a star seduta!”. Patty rincarò la dose: “E io dovrei farmi controllare le tonsille!”. Io risi e non aggiunsi altro, mi faceva un certo che essere in auto con le due ragazze che si erano spartite i miei servigi, e sentire che ne parlavano in totale serenità.

Arrivammo nella nostra città nel pomeriggio, dopo un’ultima sosta per un panino e una bibita. Raggiungemmo casa di Patty, dove ci salutammo tutti tra baci, abbracci e qualche lacrimuccia. Abbracciai con particolare forza Patty. Non avevo dimenticato cos’aveva fatto per Lucia e per me, ed espressi ancora una volta la mia riconoscenza. Le sussurrai all’orecchio: “Patty, non so come ringraziarti. Ti devo, ti dobbiamo moltissimo”. Lei mi rispose: “Trattala bene, che lo merita”. Io le dissi: “Certo, te lo prometto”.

Sara partì per accompagnare Marco, Ricky e Marty, ed infine tornare da Patty dove si fermò a dormire per poi raggiungere casa sua all’indomani, in un’altra città. Io accompagnai Lucia e, una volta deciso di vederci dopo cena, coprii gli ultimi 3 dei circa 2.500 km percorsi ed entrai finalmente a casa.

Lucia mi telefonò a casa verso le 20:00 e mi disse: “Ho una notizia buona e una cattiva. Da quale inizio?”. Io risposi: “Vai con la buona”. E lei mi disse che era da sola a casa. I suoi avevano inteso che noi saremmo tornati il mercoledì invece che il martedì, ed erano ancora in montagna. Le dissi: “Questa è manna dal cielo! Ma… la cattiva?”. “Eh, il ciclo, un’ora fa…”. Imprecai a bassa voce, e lei mi disse: “Guarda, non me lo dire, avevo una voglia dopo ieri sera che avrei voluto prosciugarti”. Io fui comprensivo: “Beh dai, intanto vengo da te, poi vediamo. Magari c’è un bel film in tele…”.

Lucia mi aprì ed io entrai in casa sua. C’ero stato solo un paio di volte, e non conoscevo bene la disposizione delle stanze. Lei mi prese per mano e mi portò in sala, sul divano davanti alla televisione. Aveva un pantaloncino corto e una maglietta senza reggiseno, profumava di buono. I capezzoli sembravano voler bucare il cotone.

Ci sedemmo sul divano proprio quando stava per iniziare il film della sera. Non arrivammo neanche a leggere il nome del regista, io iniziai a baciarle dolcemente il collo, un altro dei suoi punti deboli. Lucia riprese la lucidità ed assunse l’iniziativa. Si alzò in piedi, si tolse la maglietta liberando quei due capolavori della natura ed iniziammo a baciarci vogliosamente, le nostre lingue saettavano senza sosta.

Poi mi fermai, e le dissi: “Avrei caldo, posso mettermi comodo?”. Lucia rispose: “Non è che puoi, devi!”, e mi spogliai rimanendo in mutande. Lei mi disse, indicandomi le parti basse: “Lui non ha caldo?”. Io risposi: “Effettivamente…” e feci volar via i boxer. Lucia disse: “Potessi anch’io togliermele, ma fino al weekend è impraticabile. Peccato perché…” e calò i pantaloncini e le mutande per qualche centimetro, mostrandomi la novità: “…mi sono fatta spiegare tutto da Sara ed ecco il risultato. Ti piace?”. Io approvai senza riserve, sperando che il ciclo finisse al più presto per poter assaggiare la sua patatina totalmente depilata.

Ricominciammo a baciarci, mentre le mie mani passavano dalla sua schiena ai seni. Ormai ce l’avevo duro, Lucia ovviamente se ne accorse e si spostò leggermente all’indietro per chinarsi e baciarmi la cappella. Speravo nel pompino, ma lei si fermò e mi disse: “Andrea, oggi ti regalo qualcosa di nuovo”. Si inginocchiò sul tappeto, in mezzo alle mie gambe, e si mise le mani sull’esterno delle tette. Il mio cazzo sparì in mezzo a quel ben di Dio, e Lucia iniziò a muoverle su e giù.

Non stavo capendo più nulla, tranne il fatto che ero stato davvero deficiente a non farmi venire in mente prima che quelle due bocce sembravano progettate appositamente per fare delle spagnole memorabili. Avrei dovuto avere una preview in spiaggia a Barcelona, a ripensarci (tra l’altro eravamo in Spagna… coincidenze? Non credo), ma forse in quell’istante la sorpresa per quei due miracoli della natura ebbe la meglio. Lucia alternava il movimento delle tette con delle leccatine alla cappella, e questo mi stava facendo impazzire.

Poi si alzò in piedi e mi chiese di sdraiarmi sul divano. Si inginocchiò ai miei piedi e prese una molletta per capelli sul coffee table a fianco. Mi sorrise e si fermò i capelli, dicendomi: “Indovina cosa succede adesso…”. Io mi misi a ridere e le risposi in inglese: “Is it calippo time?”. Lucia annuì e me lo prese in mano iniziando una sega molto lenta, mentre con l’altra mano palpeggiava dolcemente le mie palle. Poi disse: “Sentiamo se questo calippo è dissetante” e si mise a leccarmi l’asta, partendo dalle palle fino alla cappella.

Dopo tre o quattro leccate, se lo mise in bocca ed iniziò a farmi vedere il paradiso. Ero già in visibilio, sapeva come farmi perdere il controllo e alternava con maestria la bocca alla lingua. Ogni tanto si fermava e si alzava per baciarmi. Ad alcuni miei amici (a Ricky, per esempio, ne parlammo in passato) non piaceva essere baciati durante un pompino. A me sì, e allo stesso modo mi piace fare lo stesso quando sono io a leccare la figa della mia lei. Trovo che sia una condivisione totale dell’intimità fra due persone che si amano.

Torniamo al pompino… Lucia proseguiva con dedizione e maestria, e dopo qualche minuto di lavoro di bocca da par suo, sentì la mia sborrata che stava montando dalle palle, e alzò lo sguardo verso di me. Pur totalmente obnubilato, me ne accorsi anch’io e rantolai “Veen… go… ooo”. Lucia non si staccò e continuò a succhiarmelo. Infine, in preda ad un godimento indescrivibile, venni schizzando diversi getti nella sua bocca. Anche questa volta si alzò e mi fissò negli occhi, mi aspettavo che facesse come a Lyon, lasciando che la sborra colasse dalla sua bocca. Invece deglutì e mi sorrise.

La sorpresa si dipinse sul mio volto, e Lucia mi disse: “Non l’avevo mai fatto prima, ma mi sentivo di provare. Sai che non è male?”. Io feci un sospiro di sollievo e le risposi: “Lucia, non smetti di sorprendermi. Ti amo”. Lei mi sorrise e mi abbracciò stretto. “Anch’io ti amo, Andrea, è stata la vacanza più bella della mia vita”. Le risposi: “Anche per me. Questa settimana ha cambiato la nostra vita e ti prometto che farò il possibile per farti stare bene”. Lei riuscì solo a dire “Grazie, lo farò anch’io” e dopo una piccola pausa aggiunse “…e aspetta solo che finisca questo cacchio di ciclo!”. Scoppiammo a ridere insieme e ci abbracciammo di nuovo.

Il film stava andando avanti, ne avevamo perso quasi metà e non avevamo idea di cosa trattasse. Ma non ci interessava, l’unico film che contava eravamo noi. I vari capitoli di questa vacanza erano finiti, ma avevamo una vita davanti e c’era un libro intero da scrivere. In quel momento volevamo proseguire insieme questo cammino, il più a lungo possibile. Lo volevamo con tutto il cuore.



Il racconto della vacanza si chiude qui. La prossima settimana seguirà l’epilogo, diviso in due parti, nel quale riassumerò, con un fast-forward di 26 anni fino ad oggi, cosa ne è stato dei quattro amici che andarono in Puglia e di noi sette che scegliemmo invece Spagna e Francia, oltre ad un piccolo extra su una persona citata più volte nel racconto. Per adesso, non mi resta che augurare Buona Pasqua a tutti i miei lettori!
Torno a ripetere: Complimenti! Racconto non coinvolgente, di più. Oltre alle belle scene di sesso è stato molto tenero per le varie vicissitudini tra te e le due contendenti.
Ora ci manca sapere come sono questi 26 anni 😏😏🥰🥰
Buona Pasqua.
 

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