Esperienza reale Una sera di pioggia

LordQwerty

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Oggi piove e la mente mi riporta ad un'esperienza avvenuta qualche tempo fa, proprio in una sera di pioggia.
Da qualche tempo, messaggiavo con una mia coetanea (avevamo circa 27 anni) già sposata e mamma da qualche anno. Il tutto iniziò consigliandoci e commentando film e serie tv poi, messaggio dopo messaggio, iniziammo a parlare di altro: di come fosse noiosa la vita di provincia, di come fosse difficile fare nuove amicizie e di come, crescendo, ci fossero sempre meno compagnie e sempre più "vita di coppia".
Un giorno le raccontai l'ennesima mia conquista tramite social ed iniziò a dirmi che le mancavano i tempi dove usciva con tipi diversi dal marito, quella sensazione che ti danno i messaggi mandati e ricevuti per "sondare il terreno", quelli un filino più intimi, l'uscire a bere qualcosa con il pensiero del come si concluderà la serata ecc.
Iniziò così una nuova fase della nostra messaggistica, fatta di mie battutine, allusioni, apprezzamenti che, giorno dopo giorno, diventavano sempre più diretti ed espliciti, fino ad arrivare al sexting.
Per giorni, ogni volta che avevamo voglia di autoerotismo, ci scrivevamo e, vuoi mediante messaggi, vuoi in videochiamata (spesso senza proferire parola, visto che avveniva con il marito in un'altra stanza), ci "aiutavamo" a vicenda.

Un giorno però, iniziai a dirle che era tempo di trovarsi di persona. Questo la blocco. Per qualche giorno iniziò ad essere più fredda, smise con certi messaggi e videochiamate ed iniziò a manifestare il suo disagio e la sua paura nel trovarci. Il nostro rapporto era poco più che un "mi metto un porno e stacco la spina per tot tempo dalla quotidianità".
Non mi diedi per vinto e continuai nella strategia del "una volta sola, poi non faremo più nulla. Se vogliamo finire ciò che da qualche settimana abbiamo iniziato, troviamoci solo una volta e poi torni alla tua vita". Non mi disse mai "no", ma tergiversava e ribadiva il pensiero: ci starei, però ho paura si venga a sapere e non voglio perdere mio marito per questo, alla fine è solo uno sfizio.
Ma la costanza paga.
Una sera, inaspettatamente, mi scrisse dicendomi che la sera dopo avrebbe avuto una cena tra colleghe in un locale di Jesolo e che, se ero da quelle parti, potevamo approfittare per un saluto. Il messaggio mi suonava come un: "io domani sera ho una scusante per rincasare tardi, se vuoi e sai come essere discreto, io ci starei".
Non mi feci pregare. Ci accordammo per un: finita la cena, mi dici e ci troviamo.

Alle 23 del giorno seguente, ero a qualche centinaio di metri dal ristorante e, una trentina di minuti dopo, la vidi uscire con alcune amiche e dirigersi verso un parcheggio a pochi metri da me (tutto calcolato). Pioveva e condivideva con una di loro l'ombrello, mentre si salutava con loro la osservavo. Una quasi trentenne castana, avvolta in un cappotto corto, in una gonna appena sopra il ginocchio, calze scure e stivaletto. Saluto tutte e si infilo subito in auto.
Aspettò che le altre fossero nelle rispettive auto e partissero prima di quel messaggio: "io sono uscita ora, dove sei?".
Le dissi di spostare l'auto e metterla accanto a dove mi trovavo. Arrivò, scese velocemente e salì nella mia auto. Diluviava. Due baci, un "com'è andata la serata", accesi la macchina e mi spostai alla ricerca di un posto più tranquillo.
Arrivato in una via poco battuta, parcheggiai e spensi l'auto. "Ma non dovevamo andare a bere?" mi disse in un tono ironico e, mentre si slacciava la cintura di sicurezza aggiunse "che non lo sappia nessuno!".
Iniziammo a baciarci e lei dimostrò da subito la voglia di quel momento. Le aprii il cappotto e iniziai a toccare quella quarta che già diverse volte avevo visto, durante le videochiamate delle settimane scorse.
"Non ho molto tempo. Non posso rincasare tardi!" mi disse mentre le infilavo una mano tra le cosce. Autoreggenti! La sentii subito bagnata e non mi fu difficile inserirle subito più dita. Nel frattempo mi aveva slacciato i pantaloni e toccandolo, lo sentiva indurirsi sotto i boxer.
"Hai un preservativo?" mi disse, mentre si sfilava le mutande, in un mix tra voglia di farsi scopare e ottimizzazione dei tempi.
Avevo appena messo il profilattico quando me la ritrovai a cavalcioni sopra di me. Mentre iniziava a cavalcare dettando tempo e foga degli affondi, si alzò la maglia e mi diede modo di mangiare quelle tettone con grosse areole e capezzoli turgidi. Lei ansimava, in un modo piuttosto accentuato e si bloccava solo per deglutire.
Le mie mani sul suo culo nudo che, di tanto in tanto sculacciavo. Ci baciavamo con trasporto e passione. Quando le davo affondi più decisi, con un filo di voce, esclamava "si, si". Era talmente bagnata che i suoi umori avevano riempito il mio pube e bagnato il mio sedile in pelle.
Quando venne provò, in quella posizione scomoda, nel poco spazio del posto del conducente, ad inarcare la sua schiena come a chiedere un ultimo affondo deciso. Cosa che le diedi. E poi mi bacio con passione ma sfinita dal piacere.
Si spostò e le dissi: "io però devo ancora venire". "Dai, è tardissimo. Mio marito potrebbe insospettirsi!" ma, mentre lo diceva, iniziò a segarlo e lo prese in bocca.
Le dettavo il ritmo, con una mano sulla sua testa e, poco prima di venire, le spinsi la testa con più decisione e le dissi "ingoia". Mugugnò, ma ingoio tutto.
Non ci fu nemmeno il tempo di godersi la cosa che mi mise fretta per tornare al parcheggio.
Dei saluti di circostanza e ognuno per la sua strada.

Qualche ora dopo si scusò per la fretta e i modi, ma aveva paura e qualche senso di colpa. La tranquillizzai e sviai il discorso.
Continuammo a sentirci per qualche altro giorno, ci furono altre videochiamate ecc. ma lei voleva attenzioni e corteggiamento, mentre evitava gli appuntamenti perché "troppo rischiosi". Ben presto mi annoiai e la cosa finì.
 

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