Esperienza reale Mia sorella Arianna

Virgil Hilts

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A volte ci sono cose - frasi, momenti, persone - che rimangono per anni sepolti così in profondità nella tua memoria che è come se non fossero mai esistiti, finché qualcosa non li fa esplodere di colpo con la forza dei ricordi di giornata.

È stata una scena vista settimana scorsa in un film di infima categoria a farmi tornare in mente un episodio di oltre vent'anni fa cui non pensavo veramente da una vita. È un episodio che, col senno di poi, avrebbe potuto dare il via a una catena di eventi particolarmente importante, ma che non ha praticamente avuto conseguenze sulla vita mia e della mia famiglia. Ho pensato, però, che fosse l'occasione giusta per uscire dall'ombra dopo anni di militanza silenziosa qui su Phica e scrivere il mio primo post.

Come avete capito dal titolo, voglio raccontarvi alcuni eventi che hanno riguardato mia sorella Arianna quando eravamo entrambi adolescenti. Io e lei non abbiamo mai avuto un rapporto facile, siamo sempre stati tanto distanti caratterialmente quanto vicini di età. Ci separa solo un anno e mezzo, ma anche un mondo.

Nessuno direbbe che siamo fratello e sorella, a guardarci. Io sono alto e magro, con capelli castani e occhi nocciola. Arianna ha un'altezza media, per una donna, ma il suo volto irregolare è puntellato da due profondi occhi azzurri e da una cascata di capelli biondi che all'epoca portava lunghi fin sotto le spalle. Il suo fisico rotondo è sottolineato da due tette quinta misura che lei non ha mai avuto l'abitudine di mettere particolarmente in mostra, ma che non ha mai neanche fatto nulla per nascondere.

Come ho detto, io e lei siamo agli antipodi, caratterialmente. Io sono introverso, solitario, silenzioso; lei è rumorosa, vistosa, chiacchierona. Questo ci ha portati a non avere praticamente nessuna amicizia in comune, nonostante siamo cresciuti in un paesino di poco più di cinquemila anime.

Da adolescenti non sapevamo praticamente nulla l'uno dell'altra, nonostante le nostre camere da letto fossero adiacenti e frequentassimo la stessa scuola. Come immagino facciano molti altri ragazzi con le proprie sorelle, non la consideravo una femmina, ma "semplicemente" mia sorella.

La prima volta che la vidi in modo diverso fu in un giorno di mare, l'estate in cui io avevo quindic'anni e lei quasi diciassette. Mi capitò di chiacchierare con due ragazzi che dovevano avere più o meno la sua età, mai visti prima, che vennero da me pochi minuti dopo che ero uscito dall'acqua. Mi avevano visto parlare con mia sorella e una sua amica, che secondo la mia memoria si chiamava Elena, una ragazza più alta di me, con un visino dolce incorniciato da lunghi capelli neri, due gambe infinite e un corpo che non aveva niente da invidiare a quello di una donna fatta e finita. Ma chissà se era davvero come me la ricordo…?

Ad ogni modo, i due volevano avere qualche informazione sulle due ragazze e io gliele diedi, omettendo però di specificare che la bionda era mia sorella. Vidi nei loro occhi adolescenziali, e sentii nelle loro parole, l'interesse che di lì a poco avrei cominciato a provare anch'io per una ragazza che frequentava il mio stesso liceo. Ma non divaghiamo.

I due gironzolarono attorno ad Arianna ed Elena per un paio di giorni, poi scomparvero. Forse si diedero per vinti per l'impossibilità di allontanare le due ragazze dai loro genitori, oppure furono le due ragazze ad allontanare loro a maleparole... Oppure, più semplicemente, la loro vacanza era già terminata.

Fatto sta che da quel giorno cominciai a prestare più attenzione all'atteggiamento che mia sorella teneva verso gli altri, verso i maschi. Osservavo le cose che faceva, le cose che diceva; il suo modo di vestire, di muoversi. In breve tempo capii l'atteggiamento dei due ragazzi del mare, perché anche se Arianna era tutt'altro che il tipo di ragazza che mi piaceva, non potevo negare la sua carnalità.

Senza un vero perché, diventai estremamente scostante nei suoi confronti, trattandola platealmente male senza alcuna ragione. A volte addirittura umiliandola davanti ad altri. Non mi interessava ferire i suoi sentimenti, non mi interessava ciò che lei voleva o non voleva: semplicemente, non mi piaceva avere a che fare con lei.

Questo mio atteggiamento sprezzante non cambiava che fossimo in famiglia o in compagnia di altre persone. Mi costava un sacco di sgridate da parte dei miei genitori, e un sacco di musi lunghi da parte di Arianna, ma non mi importava. Mi importava ancora meno la frustrazione che sicuramente provava lei quando parlavo male dei suoi amici maschi, in particolare di quelli che intuivo le piacevano.

D'altra parte, quell’autunno Arianna era frustrata soprattutto dal fatto di essere sempre costretta a casa da una pesante punizione inflittale dai nostri genitori. Non sto a perder tempo raccontandovi cos'aveva combinato, ma il modo migliore che mio padre e mia madre avevano trovato per separare mia sorella dalle cattive compagnie che frequentava era stato impedirle le uscite pomeridiane e serali fino a nuovo ordine. E visto che andavamo alla stessa scuola, non poteva neppure pensare di tardare il suo rientro a casa, anche perché sapeva che io certo non le avrei retto il gioco...

Vederla girare per casa sempre di cattivo umore non mi interessava, ma avevo notato che aveva preso a chiudersi in camera sempre più spesso. Non era nostra abitudine farlo: in casa le porte non avevano chiavi e sia io sia lei lasciavamo sempre la porta della camera spalancata, quando eravamo dentro. Il fatto che lei la chiudesse era anomalo, ma non ne feci un problema: se dovevo chiamarla per un qualche motivo, aprivo la porta e basta. Non mi preoccupavo di bussare.

Così feci anche una sera: aprii di colpo, e la trovai sdraiata bocconi sul letto, che si trovava proprio di fianco alla porta. Al mio ingresso aveva rapidamente girato la testa per affondare la faccia nel cuscino, quasi a volersi nascondere. Aveva i jeans abbassati fino alle ginocchia e le mutandine calate sotto il culo. La mano destra era schiacciata sotto il corpo, sotto il bacino, tra le gambe.

Rimanemmo entrambi immobili per un secondo o due, forse di più, lei gelata dall'imbarazzo e io sorpreso dalla situazione. Non riuscivo a staccare lo sguardo dai globi candidi dei suoi glutei nudi, dalle cosce tese e sudate. O bagnate?

Fu lei a muoversi per prima, girando verso di me il volto arrossato e segnato da occhi lucidi marchiati di rabbia. Io la guardai in faccia per un istante, poi tornai a guardarle il sedere.

«È pronto in tavola» dissi infine, poi me ne andai senza aggiungere altro, e senza preoccuparmi di chiudere la porta.
 
OP
Virgil Hilts

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Grazie a tutti per l'apprezzamento.

Ci sono tre seguiti, che ho già scritto e che pubblicherò nei prossimi giorni. Ma non sono seguiti diretti: sono tre episodi slegati da questo, avvenuti nel giro di un paio d'anni, forse qualcosa di più. L'unica cosa che li lega è mia sorella...

La cronologia è la cosa più nebulosa, in questa ricostruzione, perché sono cose accadute trent'anni fa. Non sono per niente sicuro che le indicazioni temporali che ho scritto siano corrette, ma mi sembrano plausibili.
 

GilNi00

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Non vedo l'ora di leggere il resto, complimenti a te e alla sorellona 😁
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Non vedo l'ora di leggere il resto, complimenti a te e alla sorellona 😁
 

zagor85

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complimenti per il racconto, molto piacevole da leggere anche per come è scritto, ed ovviamente reso maggiormente interessante dal fatto che hai detto che si tratta di situazioni realmente accadute, e non abbiamo ragione per credere il contrario.

Grazie ed attendiamo i seguiti.
 

Captain_Jack

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Grazie a tutti per l'apprezzamento.

Ci sono tre seguiti, che ho già scritto e che pubblicherò nei prossimi giorni. Ma non sono seguiti diretti: sono tre episodi slegati da questo, avvenuti nel giro di un paio d'anni, forse qualcosa di più. L'unica cosa che li lega è mia sorella...

La cronologia è la cosa più nebulosa, in questa ricostruzione, perché sono cose accadute trent'anni fa. Non sono per niente sicuro che le indicazioni temporali che ho scritto siano corrette, ma mi sembrano plausibili.
Aspettiamo ansiosi ^_^
 
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Virgil Hilts

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fotine della sorella?
No.

complimenti per il racconto, molto piacevole da leggere anche per come è scritto, ed ovviamente reso maggiormente interessante dal fatto che hai detto che si tratta di situazioni realmente accadute, e non abbiamo ragione per credere il contrario.

Grazie ed attendiamo i seguiti.
Grazie.
In effetti ho l'impressione che gli episodi visti nel loro insieme lascino perplessi, perché (e sono io il primo a pensarlo) non ha senso che i singoli eventi siano nati e morti in quel frangente, senza mai alcun dialogo tra me e mia sorella. Però questo è quanto...

Un delitto che tu per anni sia stato silente e solo semplice lettore.

Gran bel racconto e sono curiosissimo di leggere il prosieguo.

Bravo.
Grazie mille. In realtà non ho mai pensato di postare qualcosa perché non avevo nulla da raccontare o mostrare, non mi era proprio venuto in mente di rimettere ordine (per quanto possibile) in questi ricordi e condividerli con voi.
 
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