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Quella che vi voglio raccontare è la storia di un patto fatto con una ragazza della mia compagnia.
Ventottenne, robusta, sesta di seno e culo grande è l’unica single della nostra compagnia, oltre a me. Non abitando molto distante da me, capita da sempre che la passi a prendere e la riaccompagni a casa, quando usciamo tutti assieme. Questo ci ha portato a legare molto e a chiacchierare spesso.
Una sera, mentre le raccontavo delle mie ultime conquiste di Tinder, mi disse che, sebbene avesse voglia anche di semplici scopate, non le andava di iscriversi in un posto dove si giudica solo l’estetica e, soprattutto, non sai mai chi è realmente l’altra persona. Per un ragazzo era più semplice ma, per una ragazza, di questi tempi, la cosa era differente.
Ci fermammo davanti a casa sua a parlare e le consigliai di trovare tramite social o in qualche altro modo qualcuno che volesse almeno passare una serata di divertimento, perché, sebbene fosse robusta, aveva un bel viso, la sua sesta era sempre valorizzata da vertiginose scollature ed era una piacevolissima ragazza.
Le dissi, scherzosamente: “guarda che ti do io due colpi se non trovi altro”, lei ridendo mi disse: “ah, se vuoi…”. Le dissi che se voleva, potevamo divertirci di tanto in tanto ma che la cosa doveva restare tra di noi e che non doveva lasciare spazio a fraintendimenti: era solo per divertirsi, un reciproco antistress. Lei ribatté: “se vuoi, per me va bene”.
Sebbene fossimo già davanti a casa sua, riaccesi l’auto e ripartimmo. Lei mi disse “adesso?”, io le risposti “andiamo a siglare l’accordo!”.
Arrivati in una stradina spersa, circondata da una tratta boschiva ed un canale, le aprii subito la scollatura e mi fiondai su quelle enormi tettone che spesso catturavano la mia attenzione. Enormi e soffici, stimolate sul capezzolo, la facevano sussultare. Iniziammo a limonare, mentre mi slacciavo i pantaloni. Presi la sua mano destra e la portai sulla mia erezione. Zero romanticismi o problemi, dovevamo solo divertirci. Limando portai la mia mano destra dietro la sua nuca e staccandomi dalle sue labbra, accennai una spinta leggera dietro la nuca come a dirle “succhia”.
Iniziò a succhiare con foga, riempiendolo di saliva e spingendoselo in gola senza che fossi io a costringere l’atto. Fenomenale. Stava per farmi venire subito dallo spettacolare pompino con dei giochi di lingua che sembravano avvolgere l’intera cappella. Chi lo avrebbe mai detto!
Le dissi di scendere dall’auto, mentre spegnevo le luci interne dell’abitacolo. La raggiunsi nel lato del passeggero, davanti alla porta aperta dell’auto, ricominciammo a baciarci mentre le calavo pantaloni e perizoma. Lei si girò senza nemmeno dirle nulla e si piegò in avanti. Non era comodissimo, in quella posizione scoparla, perciò dopo qualche affondo sulla sua carnosa e fradicia figa, le dissi di passare ai sedili dietro, dove si stese e, mentre ricominciammo a limonare, iniziai a penetrarla stringendo, con entrambe le mani, delle tette che era impossibili prendere completamente.
Iniziai a spingere con più foga, lei gemeva abbastanza forte da portarmi a tapparle comunque la bocca, anche se ci trovavamo distanti dalle case. La mia mano tappava la sua bocca aperta e lei, tra un gemito e l’altro la leccava eccitata. Era fradicia, ad ogni affondo, potevo sentire i suoi umori bagnare il mio inguine.
Venne poco prima con un gemito che quasi le spezzò il respiro. Mi tolsi da lei e le chiesi: “dove posso venirti?”, “dove vuoi” mi rispose.
La feci nuovamente uscire dalla macchina, la misi in ginocchi e, illuminati dalla sola luna di maggio, le venni in faccia e su quel seno enorme.
Lei si pulì con le dita e portò tutto in bocca, mi sorrise e mi disse: “prendimi nella mia borsa dei fazzoletti”.
Ricomposti, la riportai a casa.
Da quel giorno, di tanto in tanto, replichiamo la cosa o, semplicemente, mi faccio fare un pompino quando la riaccompagno a casa.
Scaccia pensieri, l’uno dell’altra.
Ventottenne, robusta, sesta di seno e culo grande è l’unica single della nostra compagnia, oltre a me. Non abitando molto distante da me, capita da sempre che la passi a prendere e la riaccompagni a casa, quando usciamo tutti assieme. Questo ci ha portato a legare molto e a chiacchierare spesso.
Una sera, mentre le raccontavo delle mie ultime conquiste di Tinder, mi disse che, sebbene avesse voglia anche di semplici scopate, non le andava di iscriversi in un posto dove si giudica solo l’estetica e, soprattutto, non sai mai chi è realmente l’altra persona. Per un ragazzo era più semplice ma, per una ragazza, di questi tempi, la cosa era differente.
Ci fermammo davanti a casa sua a parlare e le consigliai di trovare tramite social o in qualche altro modo qualcuno che volesse almeno passare una serata di divertimento, perché, sebbene fosse robusta, aveva un bel viso, la sua sesta era sempre valorizzata da vertiginose scollature ed era una piacevolissima ragazza.
Le dissi, scherzosamente: “guarda che ti do io due colpi se non trovi altro”, lei ridendo mi disse: “ah, se vuoi…”. Le dissi che se voleva, potevamo divertirci di tanto in tanto ma che la cosa doveva restare tra di noi e che non doveva lasciare spazio a fraintendimenti: era solo per divertirsi, un reciproco antistress. Lei ribatté: “se vuoi, per me va bene”.
Sebbene fossimo già davanti a casa sua, riaccesi l’auto e ripartimmo. Lei mi disse “adesso?”, io le risposti “andiamo a siglare l’accordo!”.
Arrivati in una stradina spersa, circondata da una tratta boschiva ed un canale, le aprii subito la scollatura e mi fiondai su quelle enormi tettone che spesso catturavano la mia attenzione. Enormi e soffici, stimolate sul capezzolo, la facevano sussultare. Iniziammo a limonare, mentre mi slacciavo i pantaloni. Presi la sua mano destra e la portai sulla mia erezione. Zero romanticismi o problemi, dovevamo solo divertirci. Limando portai la mia mano destra dietro la sua nuca e staccandomi dalle sue labbra, accennai una spinta leggera dietro la nuca come a dirle “succhia”.
Iniziò a succhiare con foga, riempiendolo di saliva e spingendoselo in gola senza che fossi io a costringere l’atto. Fenomenale. Stava per farmi venire subito dallo spettacolare pompino con dei giochi di lingua che sembravano avvolgere l’intera cappella. Chi lo avrebbe mai detto!
Le dissi di scendere dall’auto, mentre spegnevo le luci interne dell’abitacolo. La raggiunsi nel lato del passeggero, davanti alla porta aperta dell’auto, ricominciammo a baciarci mentre le calavo pantaloni e perizoma. Lei si girò senza nemmeno dirle nulla e si piegò in avanti. Non era comodissimo, in quella posizione scoparla, perciò dopo qualche affondo sulla sua carnosa e fradicia figa, le dissi di passare ai sedili dietro, dove si stese e, mentre ricominciammo a limonare, iniziai a penetrarla stringendo, con entrambe le mani, delle tette che era impossibili prendere completamente.
Iniziai a spingere con più foga, lei gemeva abbastanza forte da portarmi a tapparle comunque la bocca, anche se ci trovavamo distanti dalle case. La mia mano tappava la sua bocca aperta e lei, tra un gemito e l’altro la leccava eccitata. Era fradicia, ad ogni affondo, potevo sentire i suoi umori bagnare il mio inguine.
Venne poco prima con un gemito che quasi le spezzò il respiro. Mi tolsi da lei e le chiesi: “dove posso venirti?”, “dove vuoi” mi rispose.
La feci nuovamente uscire dalla macchina, la misi in ginocchi e, illuminati dalla sola luna di maggio, le venni in faccia e su quel seno enorme.
Lei si pulì con le dita e portò tutto in bocca, mi sorrise e mi disse: “prendimi nella mia borsa dei fazzoletti”.
Ricomposti, la riportai a casa.
Da quel giorno, di tanto in tanto, replichiamo la cosa o, semplicemente, mi faccio fare un pompino quando la riaccompagno a casa.
Scaccia pensieri, l’uno dell’altra.
