bisex, 36 anni, milano. nudo per voi

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eppure.

il primo periodo della mia “doppia relazione” (con la mia mestruatissima lei da una parte e patrick dall'altra) fu un periodo di quasi - euforia. il sapermi amato e desiderato da un uomo e da una donna e arrivare a poter stare con entrambi addirittura la stessa sera (non capitò tutte le sere, ma feci in modo da farlo accadere spesso) mi portò piuttosto vicino a un delirio di onnipotenza che non mi diede modo di riflettere sulle più profonde implicazioni di ciò che stavo vivendo.

per quasi due anni, la mia vita fu: loro due (separatamente, ovvio, anche se forse patrick avrebbe gradito una roba a tre) e lo studio. studiavo e scopavo. più studiavo, più scopavo, meglio andavano gli esami. mi sentivo brillante, pieno di energie, una specie di nembo kid, mentre in realtà ero - più semplicemente - il solito stronzo di sempre in un periodo in cui tutto mi andava bene.

verso la fine della relazione con entrambi (finì quasi allo stesso modo negli stessi giorni) iniziai a pormi un sacco di domande e di interrogativi.

il primo: avevo rapporti sessuali con un uomo, praticamente STAVO con un uomo. stava accadendo qualcosa che nel fondo della mia anima avevo desiderato e al tempo stesso temuto che accadesse e che per anni avevo evitato e negato a me stesso. a rigor di logica, mi sarei dovuto sentire cambiato, diverso da prima, e invece no. ero lo stesso di prima, tale e quale: non mi sentivo ‘meno uomo’, non mi sentivo 'più effeminato’. non ero “diventato gay”: i miei gusti musicali e nel vestire erano rimasti inalterati e, vivaddio, raffaella carrà e barbra streisand continuavano a starmi sui coglioni. e anche quando frequentavo ambienti gay, sentivo di “avere accesso” a un mondo variopinto, interessante, stimolante e anche attraente che non mi faceva più alcuna paura, ma che non era “il mio”. …non ancora?

e poi: avevo “saltato il fosso”, e contemporaneamente a patrick avevo una storia di solo sesso con un altro ragazzo, quindi i miei gusti si erano giocoforza “ampliati”. questo “ampliamento” riguardava anche - ovviamente - le mie “possibilità oggettive” di conquista: sperimentai ben presto l'estrema facilità di trovare occasioni di sesso facile in certi ambienti, dove davvero bastava sedersi a un bar per vedersi ronzare attorno ragazzi stupendi pronti a scoparti e a farsi scopare. da un lato fu carino, da un lato fu deprimente scoprire quanto “troie” potessero essere gli uomini. eppure per strada, al bar, all'università, al pub, a qualsiasi ritrovo mi trovassi, i miei occhi continuavano a posarsi sulle DONNE, mai sugli uomini. oh sì, potevo anche soffermarmi a guardare un bel ragazzo, ma casomai per pensare “che bel viso” o “che begli occhi”, ma mai “me lo farei”.

eppure.

eppure nel buio e nella solitudine della mia cameretta di studente facevo pensieri sconcissimi e masturbatori su patrick. e solo su di lui. l'altro ragazzo - quello con il quale patrick mi sorprese quel famigerato giorno - era stata un'avventura passeggera e poco memorabile. continuai a sognarmi patrick la notte anche dopo la nostra rottura, o a masturbarmi pensando a lui.

eppure.

eppure, quando un uomo mi guardava in una certa maniera io ne intuivo le intenzioni, i pensieri, leggevo nei suoi occhi la sua voglia di avermi. e con un prof, di cui nessuno sospettava l'omosessualità, strappai un trenta e lode senza nemmeno doverci andare a letto assieme: bastò un gioco di sguardi durante l'esame. un lungo gioco di sguardi e di “messaggi corporei” con cui gli diedi ad intendere che dopo l'esame sarei stato suo. (mai e poi mai!!!, era un vecchio laidissimo!). una sera fui intortato da un pittore che mi portò a casa sua. la cosa mi interessava, era un bell'uomo, affascinante, coltissimo. quando mi disse di entrare in camera sua dopo avermi lasciato ad aspettare in sala, lo trovai nudo, a novanta gradi, pronto per la monta. la mezza erezione che avevo passò immediatamente. mi sentii quasi in colpa a dirgli che non ne avevo più voglia. un'altra sera lo feci con due uomini maturi. lì per lì mi piacque: la cosa era stata una mia fantasia per lungo tempo. ma la mattina dopo non mi piacque trovarmeli lì, tutti e due, nudi, con uno dei due che insistette per iniziare la nuova giornata infilandomi il suo pene - con erezione mattutina e tutto - in bocca. “te lo scordi”, gli dissi.

l'unica cosa che sapevo è che nessuno era, né sarebbe mai stato come patrick. patrick mi amava, mi baciava con trasporto, affetto, amore, desiderio. patrick mi abbracciava, mi teneva stretto a sé. capii che sarebbe stata la persona perfetta da amare, ma io, seppur gli avessi voluto un bene enorme, non ero innamorato di lui. era delicato, gentile, pulito, e quando facevamo sesso (o amore?) il suo tocco su di me era un alito di vento. degli altri uomini l'unico ricordo importante che ho è quando mi rifiutavo di mettere in bocca un pene che sapeva invariabilmente di quel misto di merda e sperma che non andava via nemmeno col sapone.

aveva ragione patrick. non ero gay. ma nemmeno lui era stato in grado di dirmi se ero sulla strada per diventarlo o se quello “starmene nel mezzo” fosse il traguardo finale del mio percorso. avrei dovuto scoprirlo da solo.
 
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il battesimo

iniziò come una normalissima cena in un agriturismo. gente alla buona, simpatica, con cui chiacchierai di tutto. leo, al mio fianco, gongolava.

ci fu un momento della cena in cui pensai che leo mi avesse fatto uno scherzo. altro che orgia, era un ritrovo tranquillissimo di amici: infatti, tutta quella gente si conosceva già da tempo, alcuni raccontavano addirittura di avere fatto il liceo assieme. e poi c'erano anche delle donne, peraltro vestite normalissimo, giusto una indossava una minigonna particolarmente corta.

diedi di gomito a leo: “dai, m'hai preso per il culo”

“aspetta il dolce”

il dolce arrivò. su un carrello con le ruote fece la sua comparsa un ragazzo completamente nudo ricoperto di panna, crema, cioccolato, caramello e ciliegine.

tutti mi guardarono. uno di loro, forse il più anziano, disse: “tocca all'ospite il primo assaggio”

imbarazzo totale. mi alzai da tavola, mi avvicinai e guardai bene “il dolce”. era un ragazzo sui vent'anni, con una frangia a metà tra i beatles e gli emo di oggi, due occhioni tondi che sorridevano. anche la sua bocca mi sorrise. essendo ricoperto da una torta, non poteva muoversi né parlare, l'avrebbe fatta rovesciare per terra. sussurrò solo “sono commestibile”.

stando attendo a non fargli male col coltello del dolce, mi presi la fetta che era su una sua spalla. feci le fette per tutti, e man mano che gli toglievo di dosso quel mare di roba altamente diabetogena (e anche piuttosto vomitevole: caramello panna cioccolato e crema, bleah) scoprivo un corpo scultoreo, qualcosa di totalmente diverso da quello che il viso mi suggeriva.

alla fine qualcuno propose di “andare di là”. tutti si alzarono dalla sedia e cominciarono a spogliarsi. i miei commensali, che fino a poco prima chiacchieravano di politica, di cinema, di libri e d'altro, si spogliavano completamente nudi davanti a me. io ero così imbarazzato che stavo per strangolarmi con la camicia, qualcuno mi aiutò. una ragazza, la più giovane, nuda e sinceramente splendida, mi prese per mano, sorridente: “dai, non temere, nessuno ti mangia qui”

e una voce, dietro di me: “aspetta a dirlo”.

nell'altra stanza successe di tutto. eravamo una quindicina di persone, tra donne e uomini quella notte scopai con tutti, in tutti i modi e in tutte le posizioni, fino alle sei del mattino. fu una cosa gioiosa, senza fine, senza pause, senza problemi. dove c'era un buco libero, ci si infilava il profilattico e si entrava. la mia bocca fu riempita di qualsiasi cosa, e per la prima volta in vita mia ebbi un orgasmo mentre venivo penetrato da dietro.

mi trovai perfino a penetrare analmente la ragazza che mi aveva preso per mano e portato “di là” mentre qualcuno penetrava me e uno, due, tre peni facevano gara a infilarsi nella mia bocca. leo non mi toccò per tutto il tempo. mi guardava e basta. guardava e sorrideva. lo vidi addirittura fare sesso con una donna, cosa che pensavo nemmeno gli piacesse fare. la sua gioia era avermi portato a perdere la mia terza verginità.

il ragazzo - torta, nel frattempo, si era fatto una doccia e si era unito a noi. si chiamava alex. troppo bello per non chiedergli il suo numero di cellulare.

serate come quella si ripeterono più volte, in quell'anno e mezzo, fondamentalmente con lo stesso gruppo di persone in differenti formazioni: certe sere ci furono serate gay only, senza donne, e in quelle circostanze saggiai cosa davvero succedeva in un'orgia gay: in assenza delle donne la cosa si faceva addirittura animalesca. alcuni di loro, per altro i più educati e gentili, si trasformavano in turpiloqui urlanti, con frasi anche ridicole come “sì, sono la tua troia”, roba che di sicuro mi inibiva parecchio. qualcuno di loro addirittura si avvicinò a me senza preservativo, lo respinsi minacciosamente.

il finale del tutto era quasi sempre un fucktrain - in cui a me piaceva stare nel bel mezzo, beninteso - o una venuta generale, tutti addosso a tutti. tempo cinque minuti, a tutti veniva una gran fame: ne seguirono spesso allegre spaghettate ajo e ojo.

una di quelle sere alex mi si avvicinò e mi prese da parte. mi disse: “senti, io sono stanco di scopare. andiamo a fare l'amore io e te da qualche parte? soli?”

…oh sì. e me lo portai a casa, mollando leo e tutti gli altri quasi senza salutare.

di lì a poco a quelle serate non si rividero più né il sottoscritto né alex.
 
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c'era quello che mi invitava da lui in sardegna (abbastanza vicino alla villa del berlusca, fra l'altro), talora assieme ad altri come me. io ero - così diceva lui - il suo preferito, e voleva che non mi vestissi mai. ….mai. mi voleva nudo, nudo tutto il tempo, completamente nudo, voleva addirittura che mi togliessi catenina, orecchino, voleva che stessi nudo anche al cospetto di quella che lui chiamava “servitù”, gente oramai avvezza a vedere le cose più strane. la prima volta rimasi da lui una settimana, e la passai completamente nudo, pensando che potevo anche risparmiarmi di portarmi tutta quell'enorme valigia di roba che mi ero portato dietro. sulle prime la cosa mi piacque: lui mi voleva nudo perché voleva avere sempre sotto gli occhi ogni centimetro del mio corpo: era un modo per dirmi che mi desiderava. voleva mostrarmi, vantarsi di me, espormi. un pomeriggio diede un party in piscina, e chiunque arrivava dovette per forza notare un ragazzo magro con i capelli lunghi totalmente nudo su una sdraio, intento a leggere. io mi alzavo, mi avvicinavo all'ospite e mi presentavo, dando la mano agli uomini o baciandola alle signore. a lui piaceva la presenza del suo gentleman nudo. tra gli invitati riconobbi una famosa cantante, che si avvicinò a me e mi diede il suo numero di telefono: “sei carino, chiamami quando vuoi”. non la chiamai mai. lui sessualmente era un disastro: bastava che glielo toccassi, e veniva. riuscii così a non farmi penetrare mai. un giorno me ne uscii nell'enorme giardino per andare a fare un tuffo in piscina e - nudo come un canguro - mi ritrovai davanti sua figlia. “oh, salve”, riuscii a dire, fingendo indifferenza. quella mi fermò: “aspetta un po’? sei il nuovo giocattolino di mio padre?” “no”, risposi io. “è LUI il mio.” sessualmente era assai migliore di suo padre.

ci fu quello che si innamorò di me. mi mandava messaggi romanticissimi che ai primi tempi leggevo assieme allo zio e agli amici, ma che poi iniziarono a diventare preoccupanti: insisteva col vedermi quando pareva a lui e voleva pure scoparmi gratis et amore. temetti seriamente che iniziasse a “stalkerarmi”. sparì nel nulla quando gli dissi che avevo contratto l'epatite c (il che non è vero per un cazzo, ovviamente)

ci fu quello che mi “noleggiò” perché gli seducessi (leggi: portassi a letto) la figlia. che non ne volle sapere, essendo leggermente lesbica. ma fu molto carina, finse per una settimana intera di stare con me, così io ebbi i miei soldi.

ci fu quello che mi pagava solo perché lo filmassi e lo fotografassi mentre si masturbava e soprattutto mentre si infilava nel sedere oggetti di ogni tipo, cartucce per la stampante comprese. diceva che foto e video gli servivano per il suo sito. pensate: un sito di uno che si infila qualsiasi cosa nel culo. oh beh, che ne sappiamo, magari è il WIN del millennio.

ci fu l'americano, anzi, l'ammeregano. mi diceva “baby”. e la cosa me lo fece odiare. già era d'una bruttezza feroce, e con un cazzetto che non si rizzava decentemente: colpa, diceva lui, della pornodipendenza: mi raccontò di essere capace di passare anche ventiquattro ore di seguito davanti a siti porno. secondo me era colpa di quei suoi “uh baby”, “uh fuck me baby”, “don’t stop fucking me, baby”: lo facevano ammosciare anche a me. una volta finsi l'orgasmo, pur di finire quella lagna. e no, non se ne accorse. nessun uomo se ne accorge, mai.

ci fu la coppia di mezza età. mi si scopavano entrambi e, devo ammetterlo, ci sapevano fare. tutti e due molto belli, molto sofisticati e interessanti. la cosa strana: loro due mi scopavano e si lasciavano scopare da me, in tutte le maniere e in tutti i modi, ma tra di loro non si toccavano con un dito. non ebbi il coraggio di chiedere loro perché.

ci fu l'attore famoso. sì, famoso, ma famoso sul serio. mi volle incontrare tre volte prima di scopare con me. una sera con altre persone (famose come e forse anche più di lui) in un ristorante a roma, mi parlò tutta la sera dello stress del suo lavoro, dell'ambiente di merda che frequentava (incurante del fatto che l'ambiente di merda ci stesse circondando in quel preciso istante) e mi fece un sacco di domande: chi ero, cosa studiavo, dove vivevo, chi erano i miei genitori, eccetera. la seconda volta volle vedermi a firenze, a una mostra. tra un quadro e l'altro mi spiegò cosa voleva da me. stando ben attento a ripetermi più e più volte “ti dico, io non sono frocio, non equivocare, eh? mi raccomando. sono solo curioso” descrisse esattamente come sarebbe andata tra me e lui, come si sarebbe comportato, cosa si sarebbe lasciato fare e cosa mi avrebbe fatto. io, con aria annoiata, gli rispondevo: “ok”, “sì”, “d'accordo”. la terza volta fu a casa dei suoi genitori, persone molto carine - mi chiedo ancora perché abbia voluto che mi conoscessero. per un attimo pensai volesse fidanzarsi con me! eppure lui non era frocio, giusto? era solo curioso - e finalmente la quarta volta mi invitò a casa sua. secondo i patti, dovevo fargli una specie di show, eccitarlo e guardarlo masturbarsi. quel che accadde è che si fece inculare ed eiaculare in bocca. mi chiese pure di fargli un fisting, ma vedendo le dimensioni delle mie mani rinunciò. non era frocio, eh?, mi raccomando. era solo curioso.

ci fu il distinto professore d'università (NON della mia facoltà, ci tengo a specificarlo) il cui sogno inconfessabile era fare pompini a un ragazzo magro e con i capelli lunghi. facevo al caso suo. arrivavo da lui, mi tiravo giù i pantaloni e lui si attaccava come un vitellino si attacca alla mammella della madre. devo ammetterlo, era davvero bravo.

ci fu la pittrice: con la scusa di ritrarmi nudo assieme ad altri ragazzi o ragazze ci faceva scopare l'uno con l'altro, per poi spogliarsi anche lei e farsi scopare. era piuttosto anzianotta e sciupata, ma aveva due gambe talmente belle che, mentre ero sul letto con il mio occasionale compagno (o compagna) di sesso, mi giravo a guardarla - era sempre e dico sempre in minigonna - e mi bastava guardarle le gambe per far arrivare la mia eccitazione al massimo. e devo aggiungere, la sua era la vagina col miglior sapore al mondo. non sono però mai riuscito a vedere un suo quadro fatto e finito.

dulcis in fundo, il fotografo pornofetish: mi assoldò per un set porno per un sito internet allora in costruzione. che per un certo tempo è rimasto online e sul quale avreste potuto vedermi mentre mi scopavo sua moglie. foto bruttissime, tutte uguali e pure un po’ sfuocate. il set fu una roba tristissima. tra me e sua moglie, invece, la cosa continuò a lungo, a sua insaputa s'intende.

- in molte di queste occasioni - feste e alle orge a pagamento, set fotografici, pose di nudo etc - ebbi modo di incontrare, conoscere e far amicizia con altri ragazzi e ragazze che, come me, si prostituivano. mi ero reso rapidamente conto che eravamo sempre gli stessi. un mondo incredibile. ragazzi e ragazze “della porta accanto”, alcuni più belli, altri meno belli, tutti piuttosto giovani, in un range d'età che andava dai venti ai trenta, quasi nessuno indigente o con un bisogno estremo di guadagnare soldi, ma tutti interessati a sperimentare, a osare, a buttarsi via un po’ “per capire che succede”. e nessuno, ripeto nessuno di loro, minimamente imbarazzato dal doversi spogliare di fronte ad estranei, eccitarsi, penetrare e farsi penetrare, leccare, succhiare, bere l'altrui sperma, farsi infilare dita e oggetti dappertutto, farsi fotografare e filmare. da allora mi chiedo, e continuo a chiedermi, se non sia così che alla fin fine funziona nel mondo della pornografia, nel quale peraltro fui lì lì per mettere entrambi i piedi: un giorno mi offrirono soldi per un film gay. pensai che fosse troppo anche per me, e rifiutai. e feci bene: leo poi mi disse che su quei set porno molti suoi amici si erano presi scolo e sifilide. ed era già andata loro bene, assai bene.
 

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