Racconto di fantasia Clara e Filippo

Jessa81

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Una nuova calda giornata stava per cominciare in città. Fuori l’aria era serena, gli uccelli avevano già cominciato il loro cinguettio e le cicale il loro canto. La sveglia di Clara suonò proprio durante un momento clou del sogno che stava facendo: era avvinghiata a due sconosciuti che la stavano scopando nel retro bottega di un negozio degli anni '90. Dopo aver maledetto la sveglia e infilato la testa sotto al cuscino per evitare la lama di luce che le colpiva gli occhi, pensò che aveva solo due possibili scelte a quel punto: la prima, la più triste, era quella di infilarsi sotto la doccia e placare gli animi; la seconda, molto più allettante era quella di trovare soddisfazione almeno nella realtà dato che il suo sogno era stato brutalmente ucciso. Sebbene la sveglia fosse suonata, sapeva che aveva un po’ di tempo da concedersi per affrontare la giornata con uno spirito migliore. Benedì il fatto di essere sempre in anticipo e allungò la mano verso il secondo cassetto del comodino e ne estrasse il suo fedele “amico”. Era un rabbit che sapeva come farle toccare il cielo con un dito. Prese dal cassetto anche il lubrificante: nonostante fosse bagnatissima preferiva sempre evitare il contatto diretto con il silicone. Ogni donna sa come darsi piacere e anche lei conosceva alla perfezione il suo corpo. Doveva fare in fretta purtroppo, non aveva il tempo per stuzzicare ancora la sua fantasia con qualche foto o qualche video. Prese il rabbit e si assicurò che una buona quantità di lubrificante finisse sia sull'asta che sulla parte che avrebbe stuzzicato il clitoride: la faceva impazzire. Nella sua collezione di sex-toys, quello era sicuramente il suo preferito...o forse amava di più le perle...no, decisamente era il suo preferito. Senza troppi convenevoli, tirò giù le mutandine, che a quel punto avevano cambiato colore per quanto era il suo desiderio di essere penetrata, e infiló tutto in un colpo il rabbit nella sua apertura. Provò sollievo nel sentirsi finalmente riempita. Uno sguardo all'orologio, e cominciò a fare avanti e indietro con il suo amico: ogni volta che le sfiorava il clitoride un brivido la percorreva da capo a piedi. Aumentò il ritmo perché a lei piaceva così, veloce e rude. Cominciò a tremare tutta, stese le gambe mentre l'orgasmo montava dentro di lei come se fosse lava e alla fine, arricciando le dita dei piedi, venne soffocando un urlo di piacere nel cuscino per non svegliare tutto il vicinato. Non aveva tempo da perdere e quindi si alzò in fretta dal letto con il rabbit in mano , lo lecco per sentire il suo sapore e si infilò sotto la doccia. Si sarebbero lavati insieme. Era quasi tentata di replicare lo show ma il lavoro non poteva aspettare. Vestita, truccata e acconciata velocemente, tornò in camera e ripose con amore il suo amato amico nel cassetto, con la promessa che si sarebbero visti quella sera stessa. Doveva correre ora se voleva evitare il traffico dell'ora di punta. Per fortuna l'ufficio non era molto distante da casa. Appena arrivata, rivolse un grande sorriso alla sua amica, la receptionist Eva, e filó dritta alla sua scrivania. Clara lavorava in uno studio di architettura da ormai qualche anno: si trovava bene in quell'ambiente anche se qualche volta le scadenze le procuravano non poche ansie. Il giorno precedente aveva lasciato il suo computer ad elaborare un render: era orgogliosa di quello che stava facendo. Non si occupava della parte prettamente progettuale ma soprattutto dell'elaborazione grafica, quella che faceva colpo sul cliente...come lei del resto. Il cliente che aveva commissionato allo studio quel lavoro si era preso una bella sbandata per lei. Il primo giorno in cui l'aveva incontrata, probabilmente pensò di aver visto un angelo: una ragazza alta, capelli biondi e mossi, occhi azzurri e pelle chiara, vestita con una gonna a tubino bianca e un sotto giaccia di seta bianca...ovviamente il tutto accompagnato da tacchi vertiginosi. Non si poteva biasimarlo, quel giorno aveva fatto girare la testa a più di qualche uomo. Presto avrebbe dovuto incontrarlo nuovamente ma aveva deciso di tenere un basso profilo perché quell'uomo non le interessava in nessun senso, sia fisico che mentale. Voleva in tutti i modi levarsi quell'uomo di torno.
La mattinata passò in fretta, tra stampe e riunioni. Tra un impegno e l'altro aveva trovato anche il tempo per parlare con Eva e accordarsi per la pausa pranzo: sarebbero andate insieme in un nuovo locale poco lontano dall'ufficio.
Quando alle 13:00 arrivò alla scrivania di Eva , lei era già pronta ad andare. A passo svelto si diressero al locale. Era moderno ma allo stesso tempo accogliente. Quello che colpì Clara fu però il ragazzo che si trovava dietro al bancone. La faceva sentire quasi intimorita: era gentile ed ospitale ma allo stesso tempo riusciva a non far avvicinare troppo le persone...una strana sensazione. Il sorriso che le rivolse la fece andare in ebollizione, cosa che ovviamente si notò immediatamente a causa della sua carnagione chiara. Desiderò che il suo fondotinta facesse il suo lavoro ma purtroppo quello che stava provando si poteva vedere anche sulla sua scollatura. Inconsciamente aveva tirato il petto in fuori e si era data un tono per non farsi vedere troppo intimorita e accaldata, oltre che vogliosa. Lui però sembrava leggere il desiderio nei suoi occhi e la guardava intensamente, dritto in faccia, senza distogliere lo sguardo mentre lei ordinava una insalata e della carne. Era alto, bello, capelli scuri e barba ben curata. Quell'uomo l'aveva colpita moltissimo nell'anima ma soprattutto nel corpo…diciamo pure nelle mutande. Una sensazione di calore si propagava dal suo sesso al resto del corpo. La situazione le stava sfuggendo di mano, doveva calmarsi. Disse ad Eva che aveva bisogno di andare in bagno e se me andò senza nemmeno aspettare la sua risposta. Si diresse verso i bagni ed entrò come una furia all'interno quasi travolgendo l'uomo che ne stava uscendo. Non ci fece caso, pensò che il locale avesse un unico bagno per entrambi i sessi. Si infilò nel cubicolo per calmarsi: le mutandine erano zuppe di piacere e voglia di quel ragazzo appena incontrato. Cosa le stava succedendo? Di solito riusciva a controllarsi. Presa dai suoi pensieri non aveva fatto caso alla porta che si apriva e richiudeva immediatamente dopo. Doveva darsi una rinfrescata ed aprì la porta del cubicolo. Lo trovò appoggiato al lavandino con braccia e gambe incrociate, un sopracciglio alzato che la guardava come se fosse il suo dolce preferito. Non si fece prendere dal panico e gli disse subito:”in questo locale non si usa aspettare che le persone abbiano finito di utilizzare il bagno prima di entrare? Tanto più per il fatto che questo bagno è dedicato sia uomini che donne”. Lei però aveva dimenticato di chiudere la porta a chiave...ma notò che ci aveva pensato lui. Lui la guardò come sempre fisso negli occhi e le disse:” questo però è il bagno degli uomini!”. Clara si sentí avvampare: fra desiderio e imbarazzo ormai era diventata la torcia umana dei
Fantastici 4. Lui si staccò dal lavandino e le si avvicinò allungando una mano verso il suo volto per spostarle una ciocca. Lei lo osservava immobile. Il gesto era intimo e le scatenò dentro un terremoto. In un attimo, gli si buttò addosso, la bocca incollata alla sua, una mano che scendeva a tirare su la gonna stretta per permetterle di alzare la gamba ed essergli ancora più vicino. Lui non si tirò indietro e anzi allungo subito una mano fra le sue gambe e l'altra fra i suoi capelli. L’umidità che sentì lo fece sorridere mentre continuava a baciarla. La mano si insinuò dentro le mutandine, uno strattone e non c'erano più. A lei mancò il fiato per quanto era stato perfetto quel gesto. Lui dopo aver cominciato la sua esplorazione digitale, arrivò velocemente al clitoride ma decise di continuare perché aveva il bisogno di sentirla, di possederla e le sue dita si allungarono verso la sua fessura e si infilarono in 3 in un solo colpo. Lei si sentì cedere le ginocchia ma lui la teneva saldamente e oltre a non farla cadere, la riempiva con le dita. Non era abbastanza e quindi Clara allungò le mani verso la patta rigonfia dei suoi pantaloni. Doveva assolutamente prenderlo in mano, in bocca e doveva scoparlo, doveva assolutamente. Si staccò e guardò quel bellissimo uccello invitante, troppo invitante e si abbassò per prenderlo in bocca. Questa volta fu il suo turno per rimanere senza fiato: l'aveva preso fino in fondo, riusciva a sentire la sua gola e la cosa gli piaceva da morire, come dimostravano anche gli spasmi del suo cazzo. Lei lo pompava solo con la bocca e una grande quantità di saliva le colava sul petto. Lui pensò subito di spogliarla e lei glielo fece fare, pur staccandosi a malincuore da quel cazzo perfetto. Non c'era stata una sola parola fra di loro. Avevano bisogno di toccarsi, di avvinghiarsi e non sembravano voler resistere in nessun modo quindi lei, riprese il suo massaggio con bocca e mano...era inginocchiata sul pavimento di un bagno ma non le importava. Lui sembrava quasi sofferente per quanto era preso dalla passione. Con uno strattone lui tirò il cazzo fuori dalla sua bocca, la fece alzare, la sbattè contro al muro alzandole la gamba e prendendola lentamente, un centimetro alla volta. Era una meravigliosa tortura e quando arrivò alle palle fu quasi un sollievo per entrambi che però non vedevano l'ora di rifarlo. Velocemente usciva e lentamente rientrava, facendole assaporare tutta la lunghezza della sua asta. Dopo qualche minuto di questa tortura, il ritmo aumentò fino a diventare martellante. Erano appiccicati l'uno all'altro, con il corpo e con la bocca...solo i bacini si allontanavano brevemente per poi scontarsi con forza. Lui la voltò, facendola piegare sul lavandino e ora si guardavano attraverso lo specchio mentre lui , tenendola saldamente per i fianchi la sfondava, arrivando ad ogni colpo un po' più a fondo, desiderando entrare del tutto dentro di lei. Clara lo sentiva duro e in profondità, piena, posseduta come mai prima di quel momento. Quando era vicina all'oragsmo, lui uscí da lei lasciandole un senso di vuoto ma facendosi perdonare immediatamente con la lingua. Ora era lui quello inginocchiato che la leccava ovunque come un forsennato. La lingua la stava penetrando e la saliva mista ai suoi umori le colava lungo le gambe. In quella nebbia di piacere, presa dal momento decise di fare qualcosa che non aveva mai fatto. Si girò, trovandosi la sua faccia di lui all'altezza del suo sesso che guardava estasiato e pieno di brama. Lei gli appoggio la mano sulla spalla e lo spinse in modo da farlo appoggiare sulle mani, il cazzo ben esposto per lei, dritto e duro. Si girò di nuovo e si piego come per sedersi sul quel bellissimo scettro. Ma stupendo entrambi non lo prese come aveva fatto fino a quel momento ma allargò il sedere e gli offrì il culo...lui guardava con un misto di stupore e desiderio ma lasciò che lei facesse da sola. Appoggiò la cappella sull'apertura e piano provò a farsi prendere ma, era tesa..doveva rilassarsi. Respirò e ci riprovò: la cappella, poco alla volta entrò anche se con sforzo. Una volta dentro cercò di adattarsi a quella invasione, poi cominciò a muoversi, su e giù, da prima lentamente e poi sempre più velocemente. Lui fino a quel momento era stato zitto e immobile, capendo che quella era una cosa nuova per lei. Quando il ritmo aumentò si lasciò sfuggire un gemito di puro piacere e cominciò a muoversi, sempre guardandola alla ricerca di una smorfia di dolore. Ma vide solo piacere che lei aumentò cominciando a massaggiare il clitoride con movimenti circolari sempre più veloci: lei venne diverse volte, perdendo il conto e il contatto con la realtà. Lui era estasiato dalla vista di quella donna e guardandola abbandonarsi fra le sue braccia, sfinita dal piacere, venne anche lui riempiendola e colando fuori. Per qualche attimo rimasero lì, fermi in quella posizione, affannati e sudati. Poi si guardarono e si sorrisero, si alzarono in piedi, aiutandosi a vicenda nell'opera impossibile di ricomporsi per non dare nell'occhio. Una volta finito, lei si mise davanti alla porta e dicendogli:”io esco...pensa a me che andrò in giro per tutto il resto della giornata senza mutande!”. Aperta la porta lei disse di nuovo:” sono Clara...ci vediamo presto” e gli fece l'occhiolino chiudendo la porta. Lui le urlò:”Filippo...e ci puoi contare”. Il pomeriggio passò continuando a rivedere le immagini della migliore scopata della sua vita. Il suo corpo aveva vibrato come mai a contatto con quel ragazzo. Nella follia di quel momento, avevano dimenticato il preservativo.


La sera, arrivata a casa, era ancora su di giri per la pazzia che aveva fatto nel bagno di quel locale. Era già assuefatta al sapore delle sue labbra, al suo tocco...al suo cazzo. C'era stato qualcosa di magico in quella scopata e non si sentiva nemmeno a suo agio a chiamarla così: non si poteva definire fare l'amore perché non c'era nulla che li legasse; non poteva essere nemmeno solo una scopata però! Ripensando alla pausa pranzo si sentiva ancora eccitata. Doveva contattarlo assolutamente....ma come? Sapeva solo il suo nome e il luogo in cui lavorava. Presa dall'ottimismo pensò che erano abbastanza informazioni per fare una ricerca su Facebook. Afferrò il cellulare e digitò il nome della tavola calda e subito si mise a guardare le foto del locale per cercare il suo volto e quegli occhi castani che l'avevano scrutata nel profondo. Nelle foto purtroppo non trovò il tag che cercava, così decise di guardare qualche post ma anche lì non trovò nulla. Ad un tratto lesse il nome Filippo fra i like di un post e il suo cuore fece un salto. Si chiese come era possibile essere già a questo livello senza nemmeno conoscerlo. Purtroppo il Filippo del post era un signore che non aveva assolutamente a che fare con il suo. Suo. Lo sentiva già tale perché era evidente che per entrambi era stata qualcosa di più che una botta e via. Non sapeva che altro poter digitare per trovarlo. Poggiò il cellulare e decise di andare a cucinare qualcosa per la cena. Era irrequieta e poco concentrata. Le serviva qualcosa per scaricare la tensione e decise di dedicarsi all'esercizio fisico: quello l'avrebbe distratta insieme a un po' di buona musica. Doveva ritrovare il suo equilibrio. Prese il cellulare per far partire la sua playlist preferita e vide una notifica. La bellissima faccia di Filippo le sorrideva dallo schermo chiedendole, attraverso messenger, di mettersi in contatto con lei. Stava sorridendo come una cretina allo schermo e non si fece pregare due volte prima di accettare. Le aveva anche scritto un messaggio:”Ti ho trovata mia bellissima Dea!”. Rossa come un pomodoro, gli rispose:” non perdi tempo tu!”. Era felice che l'avesse trovata e sarebbe stata ancora più felice se l'avesse scopata ancora, ancora e ancora. Nonostante la voglia, voleva comunque che lui la corteggiasse un po'. C'era un po' di imbarazzo ma era piacevole parlare con lui: non era solo bello ma anche molto intelligente e sapeva come lusingare una donna. Scoprì che il locale era suo, che aveva la sua stessa età e che amava gli animali. Anche stavolta, senza troppi preamboli le disse che voleva fare l'amore con lei ancora ( si aveva detto fare l'amore e non sesso). Lei, che ormai non si riconosceva più, gli disse che lo aspettava a casa sua dopo la chiusura del locale. E lui aveva accettato subito.
Non si riconosceva. Svelta decise di farsi la doccia. Voleva farsi vedere super bella. Però aveva anche bisogno di calmarsi e quindi optò per un bel bagno rilassante. Era impossibile però placare il desiderio e non voleva farlo in realtà perché voleva esprimerlo al meglio quando lui sarebbe arrivato. Durante il bagno, ripassò mentalmente tutto quello che doveva ancora fare per essere pronta. Diede una sistemata ai capelli, legandoli in una coda, si struccò e ritruccò perché ormai la sua faccia era un disastro dopo una giornata intera di lavoro e una scopata da urlo. Decise di mettere un vestito leggero, bianco che le arrivava poco sopra il ginocchio. In realtà avrebbe potuto anche non vestirsi dato che si erano già accordati sullo scopo della serata ma non voleva rinunciare a se stessa. Ai piedi sandali alti con schizzi di colore. Si guardò allo specchio e decise che stava benissimo. Si accomodò sul divano e accese la tv. Era ormai mezzanotte quando un messaggio sullo smartphone la avviso che lui era sotto casa. Aprì la porta un po' agitata, eccitata e felice. Lo vide arrivare dalle scale con una andatura fiera e malandrina. La stava mangiando con gli occhi. Entrò in casa facendo arretrare lei verso il mobile che c'era all'ingresso e chiudendo la porta con un calcio. Non le disse neanche “ciao “e le si fiondò addosso, facendola sedere sul mobile a gambe aperte mentre lui si accomodava fra le sue gambe baciandola. Dopo qualche minuti si stacco da lei, la guardò negli occhi intensamente e cominciò a cantare, sotto voce “the way you look tonight” di Frank Sinatra. La cantava con tono suadente e predatorio...ma la faceva impazzire il fatto che stesse cantando per lei. Non riusciva a smettere di sorridere. La voglia di baciarlo e toccarla era troppo e interruppe la sua esibizione iniziando a spogliarsi, lentamente, allontanandosi a ritmo con la canzone cantata da lui. Quando rimase in reggiseno e mutandine, lui deglutì e non riuscì più a cantare. Lei, accanto alla porta della cucina, vi sparì all'interno e fece sporgere solo la mano per fargli segno di seguirla. Arrivato in cucina, la trovò completamente nuda con in mano un bicchiere d'acqua in mano. La luna illuminava il suo corpo chiaro e cominciò a versarsi l'acqua addosso. Lui colse il segnale e si inginocchio fra le sue gambe aperte dalle quali l'acqua colava come da una sorgente. Attaccò
le sue labbra avide al suo clitoride e cominciò a succhiare. Era una sensazione meravigliosa quella che le stava facendo provare e decise che si poteva fare di più. Lo fece sdraiare a terra e si accomodò sul suo viso in modo che lui potesse continuare con la sua meravigliosa tortura e lei potesse dedicarsi al suo bellissimo cazzo. Aprì la patta e fu deliziata dal vedere che il boxer di lui le desse già una testimonianza di quanto lei gli piacesse. Si liberò in una sola mossa e si presentó davanti alla sua faccia dritto, duro, con alcune vene in evidenza. Doveva assolutamente coprirlo con la sua bocca. Cominciò leccando la cappella, prima intorno e poi allargandovi le labbra sopra. Lentamente scese, arrivando a sfiorare con le labbra le palle. Lui nel frattempo la stava leccando, penetrandola di tanto in tanto con la lingua. Le allargava anche le natiche e la leccava sul culo, tentando qualche incursione anche lì; la sua attenzione però si concentrava soprattutto sul clitoride che leccava con movimenti circolari, lenti e precisi, mirati a mandarla su di giri. Lei si aiutava nel suo pompare con la mano, ruotandola mentre saliva e scendeva. Entrambi erano al limite ma non volevano che finisse così. Con un movimento fluido. Lei si alzò, si girò e cominciò a cavalcarlo. Lui la guardava ammirato, stringendo i suoi seni fra le mani, massaggiandoli, tirando i capezzoli. Improvvisamente la prese per i fianchi, la fermò, e la fece accomodare accanto a se su un fianco in modo che potesse prenderla lo stesso. Erano messi a cucchiaio, in una posizione così intima. Lui la abbracciava da dietro mentre con dolcezza l'aveva penetrata con un ritmo lento e costante. Le baciava la schiena, il collo e la accarezzava. Lei girò la testa e continuarono a guardarsi negli occhi, a fare l'amore anche con lo sguardo. Lui allungò la mano fra le sue gambe e a massaggiarle il clitoride mentre aumentava il ritmo delle sue stoccate. Istintivamente lei inarcò la schiena perché vicina al baratro dell'orgasmo. Con il bacino cominciò a spingere verso di lui mentre i muscoli interni si contraevano fino ad arrivare ad un primo orgasmo, subito seguito da un secondo e un terzo. Aumentò il ritmo ancora e le chiese di prenderlo nuovamente in bocca. Dopo poche pompate, anche lui venne inondandole la bocca e colandole sul petto e le gambe. Lui si inginocchiò, la prese fra le braccia e la tenne lì per qualche minuto, in silenzio. Si guardarono sorridendo e cominciarono a parlare della loro vita, dei loro interessi e del loro primo incontro. Non avevano nulla in comune ma sembravano stare così bene insieme quando facevano l'amore che non diedero peso alla cosa, anche perché era troppo presto per farlo. Passarono tutta la notte abbracciati a parlare finché la luce del mattino non li riportò alla realtà e alla loro vita. Dovevano salutarsi ma prima di congedarsi, lui decise che voleva vederla venire per lui. Si misero così uno di fronte all'altro, lei a gambe aperte senza nessun imbarazzo cominciò a toccarsi. Avrebbe voluto prendere uno dei suoi sex toys ma pensò che lui dovesse vedere lei. Prima mise le dita nella bocca di lui e poi, con quelle, cominciò a massaggiare il clitoride. Aveva aperto le labbra esponendo tutto. Scese verso la sua fessura e si penetrò con le dita, con velocità, toccando all'interno il punto G. Lui non si seppe trattenere e la aiutò penetrandola lui con le dita e lasciando a lei il clitoride. Il mix di questi movimenti non le lasciò scampo e in pochi minuti venne 4 volte. E sarebbe venuta anche una quinta volta se non avesse implorato lui di fermarsi perché esausta. Lui la guardava sempre con quel sorrisetto “squaglia mutande” estraendo le dita da lei, completamente ricoperte di lei. Se le infilò in bocca assaporandola come fosse il suo gusto di gelato preferito. Si alzarono, si vestirono baciandosi fra un capo d’abbigliamento e l'altro. La salutò con un bacio ed una carezza, augurandole buona giornata. Lei chiuse la porta e vi si appoggiò contro. Solo in quel momento si rese conto che non avevano usato di nuovo il preservativo.
 

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