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<blockquote data-quote="Nonlosoproprio1234" data-source="post: 18949017" data-attributes="member: 443219"><p>Mi vengono in mente i racconti che mi ha fatto nelle pause pranzo. Si sarà fatta scopare da almeno quattro persone da quando si è lasciata o questo è quello che so io. Magari ce ne saranno stati anche di più ma per pudore non me lo avrà detto. Se li è portati tutti a casa e si è fatta fottere su questo tavolo ma anche sul ripiano nella cucina, sul divano nel soggiorno, sulla scrivania dove fa le videoconferenze di lavoro, nella vasca da bagno, nella doccia, sul letto, nel ripostiglio, nella cabina armadio e anche sul letto del figlio. La immagino mentre si fa versare il vino sulla figa e farselo bere dall'ultimo prima di me, nudi, lei stesa sullo stesso tavolo e stesso sguardo pieno di voglia di ora. Lui tutto nudo, col cazzo duro, dritto, scappellato, in piedi, con la bottiglia di vino in una mano e l'altra che stringeva quel cazzo e si masturbava sopra di lei. Quell'altro invece, ex compagno dell'università, che, seduti sul divano, tasta in mezzo alle cosce per sentire indurire il nuovo cazzo da spompinare, ma sente poco e allora gli slaccia il bottone, tira giù la zip e infila la mano sotto il boxer. Sente un cazzo piccolo, poco più grande di quello del bambino anche se già irrigidito. Non sa che fare, non ha mai sentito un cazzo così piccolo in un corpo da adulto. Vuole vederlo, lo tira fuori, è veramente minuscolo, più piccolo del pugno della sua mano, sembra davvero quello del figlio. Ha una sensazione di repulsione ma al tempo stesso di eccitazione. La eccita la sfida di farlo diventare ancora più duro o magari di scopare con un ragazzino ancora non cresciuto che prova il sesso per la prima volta. In quel misto di sensazioni vuole prenderlo in bocca. Prende l'iniziativa e gli abbassa i pantaloni e i boxer a metà coscia e alza la maglietta sopra l'ombelico. Quel cazzetto è lì, in tutto e per tutto uguale agli altri cazzi di adulti, le stesse proporzioni ma forse grande meno della metà. Le viene in mente il bonsai. Anche le palle sono come due biglie di vetro, di quelle con cui a volte vede giocare il figlio sulla spiaggia. I peli sono anche radi, davvero sembra il pisellino dei maschietti che avrebbe voluto sbirciare alla fine delle scuole elemementari o alle medie. Avverte un istinto del proibito, del peccato, la mamma che desidera un ragazzino poco più grande del suo bambino. Inebriata tra la repulsione e l'eccitazione di un momento irripetibile, si abbassa e apre la bocca. Invece di prenderlo in un solo boccone, come era stata capace di fare con un cazzo grande almeno tre volte a cui aveva fatto un pompino sullo stesso divano solo un mese prima, tira fuori la lingua e con la punta bagna la punta di quella che sembra una piccola salsiccia. L'eccitazione è incredibile, l'idea proibita di toccare un pisello di adolescente la sconvolge. Invece prenderlo subito in bocca, comincia a succhiare la cappella poco più spessa delle sue labbra. E' tenero ma già al massimo della sua lunghezza, della sua rigidità. Con una mano si posa sul suo petto e lo spinge verso lo schienale. Vuole fare tutto lei, la maestra che insegna allo studente come si fa. Poi quella stessa mano si avvicina al pisellino e, non potendo prenderlo tutto nella mano come gli altri, lo stringe tra il pollice e l'indice, come ha insegnato al figlio per fare la pipì. A questo punto, stringe le labbra sulla cappelletta e, invece di scendere con la bocca come i pompini che ha fatto a tutti gli altri ragazzi e uomini adulti a cui si è concessa, scrolla il cazzetto con le dita stando ferma con la testa. Sembra davvero che stia sverginando un adolescente non ancora sviluppato. Diversamente dagli altri con cui si eccita a farsi trattare come una puttanella su cui sfogare le proprie voglie occasionali, in questo caso gode a sentirsi lei che approfitta di quel pisello immaturo. E allora le viene in mente che il massimo del godimento sarebbe farlo venire così, per insegnargli a cosa serve farsi fare un bocchino da una donna. Quindi comincia a muovere le due dita più velocemente e apre la bocca. In questo modo, quell'ex compagno di università che dalla vita in giù potrebbe essere un compagno del figlio, capisce che lei vuole farlo venire, che è lì per il suo esclusivo godimento e che, invece di desistere perché ha visto un cazzo così piccolo, si eccita e ha voglia di lui. Forse lui pensa che Edith non avrà mai più scopato dopo la separazione e anche un cazzo del genere la eccita e lui può approfittarne. Altre prima di lei non lo hanno più toccato, ci era abituato. Ma la compagna che era stata inarrivabile ai tempi degtli studi, adesso è lì per lui. Edith continua, vuole che lui venga, vedere quanto</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Nonlosoproprio1234, post: 18949017, member: 443219"] Mi vengono in mente i racconti che mi ha fatto nelle pause pranzo. Si sarà fatta scopare da almeno quattro persone da quando si è lasciata o questo è quello che so io. Magari ce ne saranno stati anche di più ma per pudore non me lo avrà detto. Se li è portati tutti a casa e si è fatta fottere su questo tavolo ma anche sul ripiano nella cucina, sul divano nel soggiorno, sulla scrivania dove fa le videoconferenze di lavoro, nella vasca da bagno, nella doccia, sul letto, nel ripostiglio, nella cabina armadio e anche sul letto del figlio. La immagino mentre si fa versare il vino sulla figa e farselo bere dall'ultimo prima di me, nudi, lei stesa sullo stesso tavolo e stesso sguardo pieno di voglia di ora. Lui tutto nudo, col cazzo duro, dritto, scappellato, in piedi, con la bottiglia di vino in una mano e l'altra che stringeva quel cazzo e si masturbava sopra di lei. Quell'altro invece, ex compagno dell'università, che, seduti sul divano, tasta in mezzo alle cosce per sentire indurire il nuovo cazzo da spompinare, ma sente poco e allora gli slaccia il bottone, tira giù la zip e infila la mano sotto il boxer. Sente un cazzo piccolo, poco più grande di quello del bambino anche se già irrigidito. Non sa che fare, non ha mai sentito un cazzo così piccolo in un corpo da adulto. Vuole vederlo, lo tira fuori, è veramente minuscolo, più piccolo del pugno della sua mano, sembra davvero quello del figlio. Ha una sensazione di repulsione ma al tempo stesso di eccitazione. La eccita la sfida di farlo diventare ancora più duro o magari di scopare con un ragazzino ancora non cresciuto che prova il sesso per la prima volta. In quel misto di sensazioni vuole prenderlo in bocca. Prende l'iniziativa e gli abbassa i pantaloni e i boxer a metà coscia e alza la maglietta sopra l'ombelico. Quel cazzetto è lì, in tutto e per tutto uguale agli altri cazzi di adulti, le stesse proporzioni ma forse grande meno della metà. Le viene in mente il bonsai. Anche le palle sono come due biglie di vetro, di quelle con cui a volte vede giocare il figlio sulla spiaggia. I peli sono anche radi, davvero sembra il pisellino dei maschietti che avrebbe voluto sbirciare alla fine delle scuole elemementari o alle medie. Avverte un istinto del proibito, del peccato, la mamma che desidera un ragazzino poco più grande del suo bambino. Inebriata tra la repulsione e l'eccitazione di un momento irripetibile, si abbassa e apre la bocca. Invece di prenderlo in un solo boccone, come era stata capace di fare con un cazzo grande almeno tre volte a cui aveva fatto un pompino sullo stesso divano solo un mese prima, tira fuori la lingua e con la punta bagna la punta di quella che sembra una piccola salsiccia. L'eccitazione è incredibile, l'idea proibita di toccare un pisello di adolescente la sconvolge. Invece prenderlo subito in bocca, comincia a succhiare la cappella poco più spessa delle sue labbra. E' tenero ma già al massimo della sua lunghezza, della sua rigidità. Con una mano si posa sul suo petto e lo spinge verso lo schienale. Vuole fare tutto lei, la maestra che insegna allo studente come si fa. Poi quella stessa mano si avvicina al pisellino e, non potendo prenderlo tutto nella mano come gli altri, lo stringe tra il pollice e l'indice, come ha insegnato al figlio per fare la pipì. A questo punto, stringe le labbra sulla cappelletta e, invece di scendere con la bocca come i pompini che ha fatto a tutti gli altri ragazzi e uomini adulti a cui si è concessa, scrolla il cazzetto con le dita stando ferma con la testa. Sembra davvero che stia sverginando un adolescente non ancora sviluppato. Diversamente dagli altri con cui si eccita a farsi trattare come una puttanella su cui sfogare le proprie voglie occasionali, in questo caso gode a sentirsi lei che approfitta di quel pisello immaturo. E allora le viene in mente che il massimo del godimento sarebbe farlo venire così, per insegnargli a cosa serve farsi fare un bocchino da una donna. Quindi comincia a muovere le due dita più velocemente e apre la bocca. In questo modo, quell'ex compagno di università che dalla vita in giù potrebbe essere un compagno del figlio, capisce che lei vuole farlo venire, che è lì per il suo esclusivo godimento e che, invece di desistere perché ha visto un cazzo così piccolo, si eccita e ha voglia di lui. Forse lui pensa che Edith non avrà mai più scopato dopo la separazione e anche un cazzo del genere la eccita e lui può approfittarne. Altre prima di lei non lo hanno più toccato, ci era abituato. Ma la compagna che era stata inarrivabile ai tempi degtli studi, adesso è lì per lui. Edith continua, vuole che lui venga, vedere quanto [/QUOTE]
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