FILM Porno soft - Erotici d'autore

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Lolita

🍿

Lolita è un film del 1997 (USA, FRA) di genere Drammatico, diretto da Adrian Lyne, con Jeremy Irons, Dominique Swain, Melanie Griffith, Frank Langella, Suzanne Shepherd, Keith Reddin. Durata 137 minuti.


Si tratta del secondo adattamento cinematografico basato sull'omonimo romanzo dello scrittore russo Vladimir Nabokov, sceneggiato da Stephen Shiff.



Sinossi

Humber è un giovane professore inglese giunto nell'Ohio per tenere le sue lezioni nell'università della città. Egli trova alloggio presso la casa di una vedova di nome Charlotte e di sua figlia, un'adolescente di nome Lolita. Quest'ultima prova un certo interesse per Humbert, che è disposto a sposare Charlotte per rimanere accanto alla fanciulla. Una serie di disgrazie ostacoleranno l'amore dei due. Ma chi ha detto che tali ostacoli non siano proprio loro stessi?



Trama estesa

New England, estate 1947. Humbert Humbert, un professore britannico di letteratura francese, dall'indole calma e meditativa nonché dedito alla scrittura, in attesa di ricoprire una cattedra universitaria nell'Ohio, trascorre i mesi estivi presso la casa della vedova Charlotte Haze, dove avviene l'inaspettato incontro con la figlia dodicenne Dolores, detta Lolita.

Rapito dalla sua bellezza acerba, nasce in lui una fortissima infatuazione in parte ricambiata, fomentata dalla vivacità e dagli atteggiamenti provocanti della figlia adottiva . Il tutto è appuntato sul diario di lui, che viene fatalmente scoperto da Charlotte, la quale, sconvolta, esce di corsa da casa restando uccisa da un'auto. Humbert rileva la ragazzina da un campo estivo e la porta in giro per gli Stati Uniti, facendo tappa da albergo in albergo, fino a incontrare un misterioso signore di nome Quilty, il quale si insinuerà nel loro singolare ménage, pedinandoli per tutto il tragitto. Alla fine Lolita verrà consensualmente rapita da Quilty, facendo perdere le sue tracce.

Tre anni dopo Humbert riceve una lettera da Lolita, che gli racconta di essersi sposata e di essere incinta. Speranzoso di riaverla, va a trovarla, ma la trova molto cambiata. Ella gli racconta del tempo trascorso con Quilty, riferendo come per lei si sia trattato di un'esperienza davvero eccitante, anche se non è chiaro quanto lei menta per indispettirlo, infatti poi aggiunge di essere stata costretta ad allontanarsi da Quilty perché le avanzava richieste troppo particolari. Humbert, distrutto, si reca nell'abitazione del rivale e lo uccide con quattro colpi di pistola, dopodiché si allontana in macchina in stato confusionale. Poco dopo viene inseguito e raggiunto dalla polizia, finché fermo in un campo ascolta malinconico lo schiamazzo di giovani voci provenire da un paese a valle. Lì scopre e confessa a se stesso che il suo più grande rammarico non è l'assenza di Lolita al suo fianco, ma il fatto che la voce di lei non faccia parte di quel coro spensierato.

Humbert morirà in prigione, durante il processo, nel novembre 1950. Lolita lo seguirà poco dopo, per complicazioni di parto, il giorno di Natale.





Produzione

Il film è stato prodotto da Mario Kassar, produttore esecutivo, e dal co-produttore Joel B. Michaels per la Pathé Production. La pellicola è stata girata tra la Francia, dove viene mostrato il periodo in cui il giovane Humbert Humbert conosce Annabelle Leigh, e gli Stati Uniti d'America (più precisamente nel Nord Carolina, Sud Carolina, Louisiana, Texas e California), paese che accoglie l'insegnante inglese in età adulta e dove avviene l'incontro con Lolita. Le riprese sono state realizzate dal 1995 fino al 1996 ma per le questioni legate alla censura il film è uscito nelle sale cinematografiche statunitensi ed europee nell'anno 1997



Sceneggiatura


L'autore della sceneggiatura è Stephen Schiff. Ci sono state difficoltà per far uscire il film nelle sale per via di contenuti di sessualità esplicita tra Humbert e l'adolescente Lolita. Anche il tema centrale del racconto è estremamente delicato, trattandosi di pedofilia. La graziosa e controversa ninfetta nata dalla penna di Nabokov è infatti solo una bambina di 12 anni mentre Humbert è un uomo di 37 anni. In questo caso, Adrian Lyne decise di attribuire a Lolita un'età di 14 anni, come Stanley Kubrick ne assegnò 16 alla propria nella prima trasposizione cinematografica.[4] Riadattando l'età di Lolita, di conseguenza appare meno scandaloso il legame basato sugli istinti e sul sesso che si instaura tra i due protagonisti della storia.[5]

Se Vladimir Vladimirovič Nabokov rimase deluso dal film di Stanley Kubrick, il quale girò solo il 20 % della sceneggiatura che all'epoca venne scritta e riadattata dallo stesso autore del romanzo, e da come la società degli anni '50 e '60 non vedeva di buon occhio la storia del professor Humbert Humbert e della sua adorata Dolores Haze, suo figlio Dmitri Nabokov non si è dichiarato tale guardando il film. Dmitri ha giudicato la nuova Lolita capace di toccare sensibilmente l'animo dello spettatore come di seguito riportato:

(EN)
«The new Lolita is a sensitively conceived, beautifully produced film. far from being the explicit shocker some feared and other craved, it achieves a cinematic dimension of poetry far closer to the novel than Stanley Kunrick's distant approximation. Lyne's Lolita...tend(s) to let the viewer's fancy fend for itself, as Nabokov's prose did for the reader...The latest Lolita is splendid.»
(IT)
«La nuova Lolita è stata concepita con sensibilità ed è stata magnificamente prodotta. Lungi dall'essere l'esplicita provocazione che alcuni hanno temuto e altri desiderato, raggiunge una dimensione cinematografica poetica più vicina al romanzo di quanto la lontana approssimazione di Kubrick abbia fatto. La Lolita di Lyne tende a lasciare la fantasia dello spettatore libera di provvedere a se stessa, così come la prosa di Nabokov ha fatto per il lettore...L'ultima Lolita è splendida.»

Stephen Schiff trascrive con maggiore fedeltà il susseguirsi degli eventi presenti nel romanzo di Nabokov, i ricordi, le date, i luoghi e i paesi che Humbert e Lolita visitano insieme.[8] Da non trascurare il breve ma intenso racconto che Humbert fa di Annabel Leigh, la ragazzina di cui si innamorò durante l'estate dei suoi 14 anni e che morì di tifo 6 mesi dopo, un aspetto che non viene minimamente accennato nel film di Stanley Kubrick ma che racchiude in sé stesso, come sostiene lo stesso personaggio di Humbert nel romanzo, una grande importanza per spiegare la sua attrazione per ragazze di età estremamente giovani come nel caso di Lolita. Il film di Adrian Lyne appare più veritiero e meno teatralizzato da monologhi e travestimenti inverosimili che altresì sono onnipresenti nel film di Stanley Kubrick, il quale rende l'immagine di Clare Quilty in apparenza carismatica e umoristica.



Cast e personaggi

Jeremy Irons interpreta il Prof. Humbert Humbert, protagonista-antagonista e narratore degli eventi. Inizialmente l'attore inglese non intendeva accettare la proposta d'interpretare il personaggio, per la sua natura incline ad adorare ragazzine giovani. Irons, all'epoca, aveva dei figli adolescenti e riteneva perciò fuori luogo recitare la parte di un uomo che si innamora di una minorenne, ma su insistenza del regista accettò. Interpretare Humbert Humbert cambiò radicalmente i preconcetti che l'attore aveva inizialmente nutrito verso il ruolo, a tal punto che anche dopo molti mesi dal termine della realizzazione del film, l'attore confessò di provare un'ossessione per Dominique Swain. Irons, come Adrian Lyne, ha definito la vicenda di "Lolita" una storia di amore, di passione, di gelosia e di sofferenza.[10]

La giovane Dominique Swain, scelta da Adrian Lyne fra circa 2500 ragazze sottoposte a provino, interpreta Lolita. Nel periodo in cui venne girato il film, l'attrice aveva solo 15 anni e frequentava la Malibù High School, in California. Essendo minorenne, nelle scene erotiche con Irons fu sostituita da una controfigura.



Colonna sonora

Le musiche di Lolita sono state composte, orchestrate, arrangiate ed eseguite da Ennio Morricone. L'album comprende anche canzoni di altri artisti di musica leggera americana.



Distribuzione

Negli Stati Uniti la Motion Picture Association of America catalogò la pellicola sotto il visto R ("Restricted") per la "sessualità aberrante", forti scene di violenza e di nudità.

Il film fu distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 27 settembre 1997. La versione italiana del film è a cura di Patrizia De Crescenzo e i dialoghi italiani di Novella Marcucci. Il doppiaggio è a cura della SEFIT. Il direttore del doppiaggio è Pino Colizzi.

Lolita incassò 19492 $ nel primo weekend. Gli incassi finali nazionali furono di 1060056 $ a partire dal 22 novembre 1998



Riconoscimenti

1999 - MTV Movie Award
Candidato Miglior bacio a Jeremy Irons e Dominique Swain
1998 - National Board of Review Award
Migliori dieci film
1998 - Chicago Film Critics Association Award
Candidato Miglior performance rivelazione a Dominique Swain
1999 - Young Artist Award
Miglior attrice giovane a Dominique Swain



Critica


La pellicola si distingue per essere stata accolta da critiche contrastanti, oltre che per aver fatto discutere l'opinione pubblica. Jack Kroll sulla testata statunitense Newsweek ha commentato la pellicola affermando che Lyne «ha trasposto il classico di Nabokov con sensibilità, intelligenza e stile.» Caryn James sul New York Times si esprime dicendo che, come il romanzo dell'autore russo, il film «è un'eloquente tragedia cucita con arguzia: una seria e disturbante opera d'arte.»


È facile liquidare con sufficienza il rifacimento di un "Nabokov/Kubrick" da 40 carati, soprattutto se il regista si chiama Adrian Lyne, campione d'incassi con un erotismo patinato e motivi scandalistici. Più difficile ammettere che quest'opera, segnata da problemi produttivi e da un pubblico che ha disertato le sale, è molto meno grossolana ed effettistica di quel che ci si aspettava dall'autore di Proposta Indecente. Lyne, a differenza dell'originale, può "mostrare" e solleticare maggiormente i pruriti carnali, ma non lo fa in modo gratuito: il suo voyeurismo mira ad una comunione di sguardo con Humbert Humbert (per quanto carattere vile, meschino) e il motore primo dell'opera è l'insano "amour fou", non la provocazione sulla pedofilia. Kubrick giocava magistralmente di languori e sguardi morbosi, ritraendo senza giudizio un insieme di caratteri accomunabili nel mediocre squallore; Lyne tende maggiormente a giustificare il personaggio interpretato da Jeremy Irons (appassionato di ninfette anche in Io Ballo da Sola), sottolinea il suo trauma passato (un amore perso in gioventù), cerca di coglierlo in sguardi più affettuosi che perversi o segnati dal senso di colpa, rimarca la distanza che lo separa da un vero laido, l'eccentrico commediografo (Frank Langella: una meraviglia il montaggio parallelo fra la sua figura, nella penombra, e la lampada fulmina-insetti), e calca la mano sulla natura corrotta della quattordicenne che, senza studio psicologico, ha l’evidenza dell’anormalità cosciente, vive di sconforti (la scena in cui piange), è fresca, vitale, travolgente, segnata dall'esperienza ma anche irrimediabilmente intrigante, capricciosa, calcolatrice ed egoista. Humbert sogna il peccato, Lolita, più che assecondarlo, lo spinge a commetterlo, con una scellerata e schernente incoscienza (lo squallore salvifico della scena in cui lei, mentre fa l’amore, legge il fumetto). La Psiche e l'Eros di Kubrick si contorcevano in un'ammaliante complessità, il Desiderio di Lyne ha la forza e l'evidenza più schietta del sublime e scabroso amore dissennato, che chiede il Paradiso al costo dell'Inferno, non sa più distinguere la vittima dal carnefice e ritrova la straziante quiete della malinconia solo dopo un bagno di sangue grottesco.
Niccolò Rangoni Machiavelli (12 Gennaio 1996)






Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.20 su Cielo HD. (canale 26 del digitale terrestre).

link streaming ITA = https://streamingcommunity.bike/watch/4537

link scene nude = http://it.ancensored.com/nude-appearance/Lolita/Dominique-Swain/




(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)
 

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Lolita

🍿

Lolita è un film del 1997 (USA, FRA) di genere Drammatico, diretto da Adrian Lyne, con Jeremy Irons, Dominique Swain, Melanie Griffith, Frank Langella, Suzanne Shepherd, Keith Reddin. Durata 137 minuti.


Si tratta del secondo adattamento cinematografico basato sull'omonimo romanzo dello scrittore russo Vladimir Nabokov, sceneggiato da Stephen Shiff.



Sinossi

Humber è un giovane professore inglese giunto nell'Ohio per tenere le sue lezioni nell'università della città. Egli trova alloggio presso la casa di una vedova di nome Charlotte e di sua figlia, un'adolescente di nome Lolita. Quest'ultima prova un certo interesse per Humbert, che è disposto a sposare Charlotte per rimanere accanto alla fanciulla. Una serie di disgrazie ostacoleranno l'amore dei due. Ma chi ha detto che tali ostacoli non siano proprio loro stessi?



Trama estesa

New England, estate 1947. Humbert Humbert, un professore britannico di letteratura francese, dall'indole calma e meditativa nonché dedito alla scrittura, in attesa di ricoprire una cattedra universitaria nell'Ohio, trascorre i mesi estivi presso la casa della vedova Charlotte Haze, dove avviene l'inaspettato incontro con la figlia dodicenne Dolores, detta Lolita.

Rapito dalla sua bellezza acerba, nasce in lui una fortissima infatuazione in parte ricambiata, fomentata dalla vivacità e dagli atteggiamenti provocanti della figlia adottiva . Il tutto è appuntato sul diario di lui, che viene fatalmente scoperto da Charlotte, la quale, sconvolta, esce di corsa da casa restando uccisa da un'auto. Humbert rileva la ragazzina da un campo estivo e la porta in giro per gli Stati Uniti, facendo tappa da albergo in albergo, fino a incontrare un misterioso signore di nome Quilty, il quale si insinuerà nel loro singolare ménage, pedinandoli per tutto il tragitto. Alla fine Lolita verrà consensualmente rapita da Quilty, facendo perdere le sue tracce.

Tre anni dopo Humbert riceve una lettera da Lolita, che gli racconta di essersi sposata e di essere incinta. Speranzoso di riaverla, va a trovarla, ma la trova molto cambiata. Ella gli racconta del tempo trascorso con Quilty, riferendo come per lei si sia trattato di un'esperienza davvero eccitante, anche se non è chiaro quanto lei menta per indispettirlo, infatti poi aggiunge di essere stata costretta ad allontanarsi da Quilty perché le avanzava richieste troppo particolari. Humbert, distrutto, si reca nell'abitazione del rivale e lo uccide con quattro colpi di pistola, dopodiché si allontana in macchina in stato confusionale. Poco dopo viene inseguito e raggiunto dalla polizia, finché fermo in un campo ascolta malinconico lo schiamazzo di giovani voci provenire da un paese a valle. Lì scopre e confessa a se stesso che il suo più grande rammarico non è l'assenza di Lolita al suo fianco, ma il fatto che la voce di lei non faccia parte di quel coro spensierato.

Humbert morirà in prigione, durante il processo, nel novembre 1950. Lolita lo seguirà poco dopo, per complicazioni di parto, il giorno di Natale.





Produzione

Il film è stato prodotto da Mario Kassar, produttore esecutivo, e dal co-produttore Joel B. Michaels per la Pathé Production. La pellicola è stata girata tra la Francia, dove viene mostrato il periodo in cui il giovane Humbert Humbert conosce Annabelle Leigh, e gli Stati Uniti d'America (più precisamente nel Nord Carolina, Sud Carolina, Louisiana, Texas e California), paese che accoglie l'insegnante inglese in età adulta e dove avviene l'incontro con Lolita. Le riprese sono state realizzate dal 1995 fino al 1996 ma per le questioni legate alla censura il film è uscito nelle sale cinematografiche statunitensi ed europee nell'anno 1997



Sceneggiatura

L'autore della sceneggiatura è Stephen Schiff. Ci sono state difficoltà per far uscire il film nelle sale per via di contenuti di sessualità esplicita tra Humbert e l'adolescente Lolita. Anche il tema centrale del racconto è estremamente delicato, trattandosi di pedofilia. La graziosa e controversa ninfetta nata dalla penna di Nabokov è infatti solo una bambina di 12 anni mentre Humbert è un uomo di 37 anni. In questo caso, Adrian Lyne decise di attribuire a Lolita un'età di 14 anni, come Stanley Kubrick ne assegnò 16 alla propria nella prima trasposizione cinematografica.[4] Riadattando l'età di Lolita, di conseguenza appare meno scandaloso il legame basato sugli istinti e sul sesso che si instaura tra i due protagonisti della storia.[5]

Se Vladimir Vladimirovič Nabokov rimase deluso dal film di Stanley Kubrick, il quale girò solo il 20 % della sceneggiatura che all'epoca venne scritta e riadattata dallo stesso autore del romanzo, e da come la società degli anni '50 e '60 non vedeva di buon occhio la storia del professor Humbert Humbert e della sua adorata Dolores Haze, suo figlio Dmitri Nabokov non si è dichiarato tale guardando il film. Dmitri ha giudicato la nuova Lolita capace di toccare sensibilmente l'animo dello spettatore come di seguito riportato:

(EN)
«The new Lolita is a sensitively conceived, beautifully produced film. far from being the explicit shocker some feared and other craved, it achieves a cinematic dimension of poetry far closer to the novel than Stanley Kunrick's distant approximation. Lyne's Lolita...tend(s) to let the viewer's fancy fend for itself, as Nabokov's prose did for the reader...The latest Lolita is splendid.»
(IT)
«La nuova Lolita è stata concepita con sensibilità ed è stata magnificamente prodotta. Lungi dall'essere l'esplicita provocazione che alcuni hanno temuto e altri desiderato, raggiunge una dimensione cinematografica poetica più vicina al romanzo di quanto la lontana approssimazione di Kubrick abbia fatto. La Lolita di Lyne tende a lasciare la fantasia dello spettatore libera di provvedere a se stessa, così come la prosa di Nabokov ha fatto per il lettore...L'ultima Lolita è splendida.»

Stephen Schiff trascrive con maggiore fedeltà il susseguirsi degli eventi presenti nel romanzo di Nabokov, i ricordi, le date, i luoghi e i paesi che Humbert e Lolita visitano insieme.[8] Da non trascurare il breve ma intenso racconto che Humbert fa di Annabel Leigh, la ragazzina di cui si innamorò durante l'estate dei suoi 14 anni e che morì di tifo 6 mesi dopo, un aspetto che non viene minimamente accennato nel film di Stanley Kubrick ma che racchiude in sé stesso, come sostiene lo stesso personaggio di Humbert nel romanzo, una grande importanza per spiegare la sua attrazione per ragazze di età estremamente giovani come nel caso di Lolita. Il film di Adrian Lyne appare più veritiero e meno teatralizzato da monologhi e travestimenti inverosimili che altresì sono onnipresenti nel film di Stanley Kubrick, il quale rende l'immagine di Clare Quilty in apparenza carismatica e umoristica.



Cast e personaggi

Jeremy Irons interpreta il Prof. Humbert Humbert, protagonista-antagonista e narratore degli eventi. Inizialmente l'attore inglese non intendeva accettare la proposta d'interpretare il personaggio, per la sua natura incline ad adorare ragazzine giovani. Irons, all'epoca, aveva dei figli adolescenti e riteneva perciò fuori luogo recitare la parte di un uomo che si innamora di una minorenne, ma su insistenza del regista accettò. Interpretare Humbert Humbert cambiò radicalmente i preconcetti che l'attore aveva inizialmente nutrito verso il ruolo, a tal punto che anche dopo molti mesi dal termine della realizzazione del film, l'attore confessò di provare un'ossessione per Dominique Swain. Irons, come Adrian Lyne, ha definito la vicenda di "Lolita" una storia di amore, di passione, di gelosia e di sofferenza.[10]

La giovane Dominique Swain, scelta da Adrian Lyne fra circa 2500 ragazze sottoposte a provino, interpreta Lolita. Nel periodo in cui venne girato il film, l'attrice aveva solo 15 anni e frequentava la Malibù High School, in California. Essendo minorenne, nelle scene erotiche con Irons fu sostituita da una controfigura.



Colonna sonora

Le musiche di Lolita sono state composte, orchestrate, arrangiate ed eseguite da Ennio Morricone. L'album comprende anche canzoni di altri artisti di musica leggera americana.



Distribuzione

Negli Stati Uniti la Motion Picture Association of America catalogò la pellicola sotto il visto R ("Restricted") per la "sessualità aberrante", forti scene di violenza e di nudità.

Il film fu distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 27 settembre 1997. La versione italiana del film è a cura di Patrizia De Crescenzo e i dialoghi italiani di Novella Marcucci. Il doppiaggio è a cura della SEFIT. Il direttore del doppiaggio è Pino Colizzi.

Lolita incassò 19492 $ nel primo weekend. Gli incassi finali nazionali furono di 1060056 $ a partire dal 22 novembre 1998



Riconoscimenti

1999 - MTV Movie Award
Candidato Miglior bacio a Jeremy Irons e Dominique Swain
1998 - National Board of Review Award
Migliori dieci film
1998 - Chicago Film Critics Association Award
Candidato Miglior performance rivelazione a Dominique Swain
1999 - Young Artist Award
Miglior attrice giovane a Dominique Swain



Critica

La pellicola si distingue per essere stata accolta da critiche contrastanti, oltre che per aver fatto discutere l'opinione pubblica. Jack Kroll sulla testata statunitense Newsweek ha commentato la pellicola affermando che Lyne «ha trasposto il classico di Nabokov con sensibilità, intelligenza e stile.» Caryn James sul New York Times si esprime dicendo che, come il romanzo dell'autore russo, il film «è un'eloquente tragedia cucita con arguzia: una seria e disturbante opera d'arte.»


È facile liquidare con sufficienza il rifacimento di un "Nabokov/Kubrick" da 40 carati, soprattutto se il regista si chiama Adrian Lyne, campione d'incassi con un erotismo patinato e motivi scandalistici. Più difficile ammettere che quest'opera, segnata da problemi produttivi e da un pubblico che ha disertato le sale, è molto meno grossolana ed effettistica di quel che ci si aspettava dall'autore di Proposta Indecente. Lyne, a differenza dell'originale, può "mostrare" e solleticare maggiormente i pruriti carnali, ma non lo fa in modo gratuito: il suo voyeurismo mira ad una comunione di sguardo con Humbert Humbert (per quanto carattere vile, meschino) e il motore primo dell'opera è l'insano "amour fou", non la provocazione sulla pedofilia. Kubrick giocava magistralmente di languori e sguardi morbosi, ritraendo senza giudizio un insieme di caratteri accomunabili nel mediocre squallore; Lyne tende maggiormente a giustificare il personaggio interpretato da Jeremy Irons (appassionato di ninfette anche in Io Ballo da Sola), sottolinea il suo trauma passato (un amore perso in gioventù), cerca di coglierlo in sguardi più affettuosi che perversi o segnati dal senso di colpa, rimarca la distanza che lo separa da un vero laido, l'eccentrico commediografo (Frank Langella: una meraviglia il montaggio parallelo fra la sua figura, nella penombra, e la lampada fulmina-insetti), e calca la mano sulla natura corrotta della quattordicenne che, senza studio psicologico, ha l’evidenza dell’anormalità cosciente, vive di sconforti (la scena in cui piange), è fresca, vitale, travolgente, segnata dall'esperienza ma anche irrimediabilmente intrigante, capricciosa, calcolatrice ed egoista. Humbert sogna il peccato, Lolita, più che assecondarlo, lo spinge a commetterlo, con una scellerata e schernente incoscienza (lo squallore salvifico della scena in cui lei, mentre fa l’amore, legge il fumetto). La Psiche e l'Eros di Kubrick si contorcevano in un'ammaliante complessità, il Desiderio di Lyne ha la forza e l'evidenza più schietta del sublime e scabroso amore dissennato, che chiede il Paradiso al costo dell'Inferno, non sa più distinguere la vittima dal carnefice e ritrova la straziante quiete della malinconia solo dopo un bagno di sangue grottesco.
Niccolò Rangoni Machiavelli (12 Gennaio 1996)






Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.20 su Cielo HD. (canale 26 del digitale terrestre).

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(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)
rispettabilissime le opinioni e per questo scrivo la mia. Premesso che non mi sono mai piciuti i film porno o hard (non li sto confondendo con gli erotici) in questo questo film Lolita non trovo nulla di erotico o soft erotico. Il protagonista mi sembra un 'morto di f**a' che abbocca a delle provocazioni anche abbastanza ingenuotte.
E' solo la mia opinione, cioè come mi appare il film
 

Sburrolino

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rispettabilissime le opinioni e per questo scrivo la mia. Premesso che non mi sono mai piciuti i film porno o hard (non li sto confondendo con gli erotici) in questo questo film Lolita non trovo nulla di erotico o soft erotico. Il protagonista mi sembra un 'morto di f**a' che abbocca a delle provocazioni anche abbastanza ingenuotte.
E' solo la mia opinione, cioè come mi appare il film
Ma il film lo hai visto? E il romanzo lo hai letto? Non è che ti sei fermato alla locandina e al trailer? 😁
 

sob

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Ma il film lo hai visto? E il romanzo lo hai letto? Non è che ti sei fermato alla locandina e al trailer? 😁
Meno male che ho scritto la premessa: ""rispettabilissime le opinioni e per questo scrivo la mia."".
Ed ho concluso scrivendo ""E' solo la mia opinione, cioè come mi appare il film"".
e te ne esci con una frase qualunquista ... Io rispetto la tua opinione, posso io scrivere una opinione diversa?
Quel film non mi è apparso erotico in nulla.
 

Sburrolino

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Meno male che ho scritto la premessa: ""rispettabilissime le opinioni e per questo scrivo la mia."".
Ed ho concluso scrivendo ""E' solo la mia opinione, cioè come mi appare il film"".
e te ne esci con una frase qualunquista ... Io rispetto la tua opinione, posso io scrivere una opinione diversa?
Quel film non mi è apparso erotico in nulla.
Puoi benissimo, ma siccome mi pareva un'opinione un po' perentoria, ne ho desunto erroneamente l'impressione che non conoscessi né film né romanzo. Tranquillo, non tutto può piacere o essere recepito da tutti allo stesso modo. Io ho letto prima il romanzo, poi ho visto il film di Adrian Lyne (non quello di Kubrick). Ebbene, a me pare che il film ricostruisca piuttosto fedelmente le atmosfere torbide e decadenti del romanzo, che - se si va oltre il carattere controverso della storia - è indiscutibilmente un capolavoro letterario.
 

SenoNudo

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rispettabilissime le opinioni e per questo scrivo la mia. Premesso che non mi sono mai piciuti i film porno o hard (non li sto confondendo con gli erotici) in questo questo film Lolita non trovo nulla di erotico o soft erotico. Il protagonista mi sembra un 'morto di f**a' che abbocca a delle provocazioni anche abbastanza ingenuotte.
E' solo la mia opinione, cioè come mi appare il film
D'accordissimo con te. Un'occasione sprecata
 

junpyrox

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Questa Lolita è una palla

Chloe - Tra Seduzione E Inganno


🍿

Chloe - Tra Seduzione E Inganno è un film del 2009 (USA, CAN, FRA) di genere Mistero/Romance/Drammatico, diretto da Atom Egoyan, con Julianne Moore, Liam Neeson, Amanda Seyfried, Max Thieriot, R. H. Thomson, Nina Dobrev. Durata 96 minuti. Titolo originale: Chloe.




Trama

Catherine Stewart è una ginecologa di Toronto che vive con il marito David, professore di musica, e il figlio adolescente Michael. Nonostante i rapporti un po' difficili con il figlio la vita di Catherine sembra essere perfetta e felice.
Una sera Catherine prepara una festa a sorpresa per il compleanno di David ma lui, lontano per lavoro, non si presenta per aver perso l'aereo se pur di pochi minuti. Accidentalmente, Catherine nota sul telefono del marito una foto che lo vede in compagnia con una sua studentessa; da questo momento la donna inizia a tormentarsi sospettando che il marito la tradisca. Così decide di assoldare Chloe Sweeney, una giovane e bellissima prostituta che lavora nello stesso quartiere, affinché lei provi a sedurre David tentandone la fedeltà.
Da quel momento Catherine e Chloe rimangono in contatto per pianificare gli incontri tra la ragazza e David. Dopo ogni incontro, le due donne si vedono per parlarne: Chloe confessa che David è rimasto attratto da lei e sono arrivati ad avere un rapporto sessuale.
Una sera Catherine si incontra con Chloe in un hotel e le chiede di mostrarle come David la tocca. Tra le due donne finisce per prevalere l'attrazione fisica: una volta rimaste completamente nude, Catherine e Chloe finiscono col fare sesso sul letto della camera. A notte fonda, Catherine torna a casa e si scontra con il marito che la accusa di avere un amante. Ne nasce una lite in cui interviene anche Michael che placa la situazione.
Catherine cerca di invitare Chloe e David in un caffè ma quando arriva Chloe, questa si allontana mentre David non la riconosce. Infatti tra Chloe e David non c'è mai stato niente e Chloe, scoprendosi innamorata di Catherine, le ha mentito solo per avvicinarsi a lei. Con questo chiarimento, Catherine e David si baciano ritrovando l'armonia.
Catherine torna a casa e scopre che Chloe ha sedotto anche Michael con cui ha appena fatto sesso sul letto di camera sua. Catherine allontana Michael mentre Chloe dichiara il suo amore a Catherine e la minaccia con un perno per i capelli. Allora Catherine la bacia sotto gli occhi di Michael ma, nel vedere il figlio, si divincola spingendo Chloe che sfonda la finestra e rimane pericolosamente in bilico nel vuoto. La ragazza si lascia quindi cadere verso la morte.
Alla festa di laurea di Michael, Catherine, finalmente in buoni rapporti con il figlio, indossa la spilla per i capelli di Chloe, che apparteneva alla madre della ragazza.




Produzione


È un remake del film francese Nathalie..., scritto e diretto nel 2003 da Anne Fontaine. Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 12 marzo 2010.

Il film è stato prodotto interamente in soli 37 giorni ed è stato girato in Canada, fra Toronto e Ontario. Per volere del regista, il film è stato girato quasi interamente con una pellicola 35 millimetri, ma alcune scene sono state comunque girate usufruendo del digitale. Si stima che per la sua produzione siano stati spesi fra i 12 ed i 14 milioni di dollari.
In un primo momento, Amanda Seyfriend non avrebbe voluto accettare il ruolo perché si sentiva a disagio nel dover apparire nuda, ma ha successivamente cambiato idea dopo aver ascoltato il parere di un amico al riguardo. Julianne Moore si è espressa in maniera molto positiva sulla collega più giovane, definendola una delle persone con cui ha stabilito una migliore connessione sul set nel corso della sua intera carriera. Allo stesso modo, Seyfriend si è espressa in maniera molto positiva sulla collega dopo le riprese.
Durante le riprese, la moglie dell'attore Liam Neeson ha avuto un brutto incidente mentre sciava, morendo il giorno dopo. L'assenza dell'attore da quel momento in avanti ha obbligato gli sceneggiatori a modificare parzialmente la trama del film, dovendosi dunque discostare dalla trama del film originale.



Critica

Affermata ginecologa a Toronto, Catherine è sposata con David Stewart, musicologo e docente di successo. Hanno un figlio, il 17enne Michael, che si prepara al suo primo concerto da pianista. Sulla soglia dei 50 anni, comincia a sospettare che il marito la tradisca. Assolda Chloe, giovane prostituta, perché si faccia corteggiare da David, riferendole, anche nei particolari più scabrosi, come si comporta. Ma scopre di essere attratta da Chloe. Un colpo di scena ribalta la situazione. Remake del francese Nathalie (2003), della commediografa e sceneggiatrice californiana Erin Cressida Wilson, prodotto da Ivan Reitman e soci. Al 13° film Egoyan lavora per la prima volta su commissione. Lo fa su uno script capzioso e artificioso, di un erotismo torbido. Di suo ci mette la cura delle sfumature psicologiche; l'eleganza degli ambienti (scene: Phillip Barker); la morbida mobilità della cinepresa (fotografia: il solito Paul Sarossy); la direzione degli attori. Ne guadagna specialmente la fulva Moore, ma anche la promettente Seyfried. (Il Morandini ⭐⭐✨)

Due grandissime passere!



Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda questa sera alle ore 21.20 su Cielo. (canale 26 del digitale terrestre).

link streaming ITA = https://cb01.systems/chloe-tra-seduzione-e-inganno-hd-2010/



(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti sarà fatto)
Quant è intrigante questo film! :love:
 
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Ritratto della giovane in fiamme

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Ritratto della giovane in fiamme è un film del 2019 (FRA) di genere Drammatico/Romance, diretto da Céline Sciamma, con Noémie Merlant, Adèle Haenel, Luàna Bajrami, Valeria Golino, Christel Baras, Armande Boulanger. Durata 122 minuti. Titolo originale: Portrait de la jeune fille en feu.


La pellicola ha vinto il Prix du scénario al Festival di Cannes 2019



Sinossi

Siamo alla fine del Settecento quando la pittrice Marianne viene chiamata a corte dalla nobile Heloise per realizzarne un ritratto. La ragazza è cresciuta in un religioso convento, poi uscitane per sposare un uomo stabilito dalla sua famiglia. Ella però è uno spirito libero, ragion per cui deciderà di seguire il cuore quando scoprirà di essere innamorata della sua stessa pittrice.



Trama estesa

Francia, fine XVIII secolo. Durante una esercitazione di pittura, una delle allieve della giovane artista Marianne le chiede notizie a proposito di un quadro da lei realizzato, intitolato Ritratto della giovane in fiamme. La visione del dipinto riporta a galla ricordi mai dimenticati, e così Marianne, in un lungo flashback, inizia a ricordare quanto avvenuto su un'isola della Bretagna anni prima.

Alla pittrice viene commissionato da una contessa il ritratto della figlia Héloïse, appena richiamata dal convento in seguito al suicidio della sorella maggiore per prenderne il posto, andando in sposa al nobile milanese cui questa era stata promessa. Il nobiluomo, prima di acconsentire alle nozze, chiede un ritratto della futura sposa. Héloïse però non vuole sposarsi, e porta avanti la sua "battaglia" rifiutandosi di posare per il pittore ingaggiato dalla madre. Marianne dunque, dovrà fingere di essere la dama di compagnia di Héloïse, osservarla per imprimerla nella memoria e dipingerla in segreto durante la notte.

Marianne rimane colpita dalla semplicità d'animo di Héloïse. Viceversa Héloïse è affascinata da Marianne, che vede come una donna libera ed esperta della vita. Héloïse ama la musica, ma essendo cresciuta in convento le grandi orchestre le sono sconosciute, così Marianne suona per lei L'estate di Vivaldi alla spinetta. Nel corso dei giorni successivi Marianne comprende di essersene infatuata, e così, una volta completato il dipinto sente di non poterle mentire e le rivela l'inganno. Mostra il ritratto ad Héloïse che lo critica, trovandolo poco somigliante, in quanto secondo lei nel dipingerlo Marianne ha preferito sottostare alle regole della pittura, anziché lasciarsi guidare dalle proprie emozioni. Marianne distrugge il dipinto causando le ire della contessa, che la caccia duramente, ma inaspettatamente Héloïse dichiara di voler posare per lei. La contessa, in procinto di partire, concede a Marianne cinque giorni di tempo per concludere il ritratto, termine coincidente con il proprio rientro.

Le due giovani restano sole in compagnia della sola serva Sophie, che nel frattempo rivela di essere incinta e di voler interrompere la gravidanza. Marianne ed Héloïse iniziano ad innamorarsi l'una dell'altra e, insieme a Sophie, stringono un rapporto di amicizia che va oltre qualsiasi divario sociale. Passano il tempo giocando a carte e leggendo Le metamorfosi di Ovidio: analizzando il mito di Orfeo ed Euridice, Marianne ed Héloïse, ormai consapevoli del sentimento che le unisce, finiscono con l'identificarsi con i due innamorati, sapendo che presto dovranno condividerne il destino.

In una notte di festa cui partecipano solo donne, mentre Sophie parla con un'anziana disposta a procurarle l’aborto, tutte le donne presenti iniziano ad intonare un canto pagano intorno ad un falò. Persa nella contemplazione di Marianne, Héloïse sfiora le fiamme e l’orlo del suo vestito prende fuoco. Il giorno successivo, il loro crescente desiderio le porta a scambiarsi il loro primo bacio. Subito dopo Héloïse si allontana da sola, turbata per quanto successo, ma quando Marianne torna nella sua stanza, ormai a notte fonda, trova la stessa Héloïse ad attenderla. Le due giovani si baciano appassionatamente e fanno l'amore per la prima volta.

Quando il ritratto si avvicina al completamento però Marianne incomincia ad accorgersi della caducità del loro sentimento. La consapevolezza di non poter amare Héloïse, nonché l’avvicinarsi del momento della separazione, producono sconforto e malumore: Marianne infatti non sopporta che Héloïse accetti passivamente la fine del loro amore, mentre Héloïse, consapevole della vita infelice che la attende, non sopporta di essere vista come "complice", e accusa Marianne di non esserle più accanto. Marianne ricorda che la stessa Héloïse è infelice in quanto costretta ad accettare un destino non suo e comprende l'importanza di non sprecare il tempo concesso a rimpiangerlo, bensì a ricordarlo.

Terminato il ritratto Marianne disegna su un medaglione l'immagine di Héloïse per portarla sempre con sé, e il proprio autoritratto a pagina 28 del libro di Héloïse, le Metamorfosi, il simbolo del loro amore, affinché anche l'amata possa avere un ricordo di lei. Il ritorno della contessa segna la fine del loro rapporto e il momento dell’addio: Marianne stringe Héloïse, che indossa il suo abito da sposa, fra le sue braccia. Prima di perderla per sempre, in una riproduzione del mito di Orfeo ed Euridice, si volta indietro un'ultima volta verso di lei.

Passano gli anni, e al termine del lungo flashback si apprende che Marianne ha visto Héloïse altre due volte. La prima durante un’esposizione, dove Marianne la vede in un ritratto che la raffigura con sua figlia ed un libro: piena di commozione, nota che il libro è semiaperto a pagina 28, la stessa dove anni prima lei aveva disegnato il proprio autoritratto. La seconda e ultima in un teatro. Héloïse non si accorge della presenza di Marianne, ma quando l'orchestra inizia a suonare L'estate di Vivaldi, il suo volto viene attraversato da sentimenti contrastanti: sofferenza ma anche felicità, per il ricordo di un amore riuscito a trascendere anche il tempo.





Produzione

Le riprese sono iniziate nell'ottobre 2018 e si sono concluse dopo trentotto giorni.

I ritratti inclusi nel film sono stati realizzati dalla pittrice Hélène Delmaire, che ha dipinto 16 ore al giorno durante le riprese basandosi sulle scene; le sue mani sono presenti nel film.






Distribuzione

Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2019.

Nelle sale cinematografiche italiane è stato distribuito dalla Lucky Red dal 19 dicembre 2019.




Incassi

Il film ha incassato 118.000 dollari nel Nord America e 5,1 milioni nel resto del mondo, per un totale di 5,5 milioni di dollari.




Riconoscimenti


2020 - Golden Globe[14]
Candidatura per il miglior film straniero
2019 - Boston Society of Film Critics Awards
Miglior fotografia a Claire Mathon
Secondo posto per il miglior film
Secondo posto per il miglior film in lingua straniera
2019 - British Independent Film Awards
Candidatura per il miglior film indipendente internazionale
2019 - Chicago Film Critics Association Awards
Candidatura per la miglior fotografia a Claire Mathon
Candidatura per i migliori costumi
Candidatura per il miglior film in lingua straniera
2019 - European Film Awards
Miglior sceneggiatura a Céline Sciamma
European University Film Award
Candidatura per la miglior attrice a Noémie Merlant e Adèle Haenel
Candidatura per il miglior regista a Céline Sciamma
2019 - Festival di Cannes
Prix du scénario a Céline Sciamma
Queer Palm
In competizione per la Palma d'oro
2019 - Los Angeles Film Critics Association Awards
Miglior fotografia a Claire Mathon
2019 - National Board of Review Awards
Migliori film stranieri dell'anno
2019 - New York Film Critics Circle Awards
Miglior fotografia a Claire Mathon
2019 - Satellite Award
Candidatura per il miglior film in lingua straniera
2020 - Premio BAFTA
Candidatura per il miglior film in lingua straniera
2020 - Critics' Choice Awards
Candidatura per il miglior film straniero
2020 - Independent Spirit Awards
Candidatura per il miglior film straniero
2020 - Nastro d'argento
Migliore attrice non protagonista a Valeria Golino
2020 - National Society of Film Critics
Miglior fotografia a Claire Mathon
2020 - Premio César
Migliore fotografia a Claire Mathon
Candidatura per il miglior film
Candidatura per il miglior regista a Céline Sciamma
Candidatura per la miglior attrice a Adèle Haenel
Candidatura per la miglior attrice a Noémie Merlant
Candidatura per la migliore promessa femminile a Luàna Bajrami
Candidatura per la migliore sceneggiatura originale a Céline Sciamma
Candidatura per la migliore scenografia a Thomas Grézaud
Candidatura per i migliori costumi a Dorothée Guiraud
Candidatura per il miglior sonoro a Julien Sicart, Valérie de Loof, Daniel Sobrino
2020 - Premio Goya
Candidatura per il miglior film europeo





Critica

Sull'aggregatore Rotten Tomatoes il film riceve il 97% delle recensioni professionali positive, con un voto medio di 9 su 10 basato su 332 critiche[8], mentre su Metacritic ottiene un punteggio di 95 su 100 basato su 48 critiche, posizionandosi al secondo posto dei film meglio recensiti dell'anno.

Nel luglio 2019 il sito IndieWire.com posiziona il film al quarantatreesimo posto dei migliori cento film del decennio 2010-2019, mentre nel dicembre dello stesso anno, il critico David Ehrlich, che lavora per lo stesso sito, lo posiziona al primo posto dei migliori film del 2019.

La rivista Sight & Sound posiziona la pellicola al trentesimo posto dei migliori film della storia.



di Natalia Aspesi
Francia 1777, è l'anno in cui a Corte Maria Antonietta ha finalmente consumato il matrimonio, e una pittrice donna di grande fama, Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrae con quell'assurdo fasto che quindici anni dopo la condannerà alla ghigliottina. In un angolo roccioso e tempestoso della Bretagna affacciata sull'Atlantico, la giovane e ignota ritrattista Marianne sbarca solitaria: nessuno degli uomini ai remi l'ha aiutata quando si è gettata in mare per ricuperare le sue tele, nessuno l'ha aiutata ad arrampicarsi carica di bagagli sino a raggiungere un castello isolato e impoverito: è una donna che sa di dover pagare il prezzo della sua indipendenza con il rancore degli uomini. Ritratto della giovane in fiamme della quarantenne regista francese Céline Sciamma è un raro, appassionante racconto dell'essere donna quando può essere se stessa, la sconosciuta, per secoli, in un mondo regolato dagli uomini. I suoi film, Tomboy è il più noto, parlano di confusione gender, di bambine, o adolescenti, incerte della loro femminilità: nella vita non ha problemi, ama le donne e anche Héloise, cioè Adèle Haenel, è stata sua compagna. Marianne è stata invitata dalla Contessa vedova (una deliziosa Valeria Golino) perché faccia il ritratto di sua figlia Héloise, sottratta al convento dove, dice, tra sole donne si sentiva libera, da inviare allo sconosciuto gentiluomo milanese che diventerà suo marito: in sostituzione della sorella che ha preferito buttarsi nel vuoto piuttosto che accettare l'ignota segregazione del matrimonio con un estraneo. Anche Héloise rifiuta un destino su cui non ha alcun diritto di scelta e la sua unica arma è quella di non posare già un pittore ci ha provato senza riuscirci, e adesso Marianne (Noémie Merlant) dovrà interpretare il ruolo di dama di compagnia per poi ritrarla di nascosto. La Signora Madre, unica autorità anche se donna, starà via cinque giorni e in quel tempo breve eppure immenso come la vita intera, la pittrice, la promessa sposa, la servetta, tre giovani donne e nessun uomo scoprono le meraviglie di una forma rivoluzionaria di libertà e verità troppo spesso negato alle donne. Guardinghe e insicure le due ragazze camminano sulla spiaggia ventosa, mai vicine, Marianne osserva l'ovale del viso, le mani allacciate, i gesti di Héloise per riprodurli sulla tela e tutto il giorno si parlano, si raccontano, si sfiorano, sulla spinetta suonano insieme poche note di Vivaldi, insieme leggono l'Orfeo di Ovidio. Soprattutto si guardano, in silenzio: gli occhi neri di Marianne, gli occhi azzurri di Héloise, nell'incanto di scoprirsi simili, prigioniere delle stesse leggi patriarcali e delle stesse regole sociali e morali che puniscono il loro sesso. È naturale che in quel luogo isolato e senza legge, questa vicinanza, questa somiglianza, questa gioia, avvicinino i corpi, rivelino il desiderio, il bisogno, almeno per un giorno, di conoscere il temuto mistero dell'amore carnale, quello che immaginano non avranno nel matrimonio. Non c'è la fame furibonda raccontata da Kechiche in La vita di Adele, Palma d'Oro a Cannes nel 2013, o la malinconia di altre storie lesbiche: la delicatezza, la grazia, la sublime eleganza che Sciamma dà ai due bei corpi nudi allacciati serenamente, placati senza peccato, fanno pensare soprattutto a un bisogno di sorellanza, di condivisione, di dono reciproco, prima che la vita le restituisca al loro destino. C'è un momento molto bello in quel letto disfatto: Héloise vuole un ritratto di Marianne, che le appoggia uno specchietto al pube da cui si riprende a carboncino sulla pagina 28 del libro X di Ovidio. Ritratto di giovane in fiamme finalmente ci fa capire cosa sia il cinema "al femminile". E non perché è donna la regista e autrice, come la brava direttrice della fotografia, la costumista e altri collaboratori, né perché i personaggi sono quattro donne e non ci sono uomini. Ma è lo scorrere delle immagini che ha davvero una eco diversa, come diversi sono gli sguardi, i silenzi, i gesti, i desideri e i sogni, il risvegliarsi di quello sconosciuto che è il proprio corpo, e poi la saggezza del ritorno all'ordine. Certo non basta essere donna per fare un film femminile o anche solo un buon film, e tuttavia le lamentazioni per gli ostacoli in ogni campo si sono fatte più forti dopo la rivolta del MeToo che ha rumorosamente rivelato e punito l'odioso prezzo che si deve pagare se si vuole entrare in un universo che come altri è ancora controllato dal maschile prepotente e alieno. Come lo ha pagato, e denunciato, Adèle Haenel, quando dodicenne fu molestata dal regista Christophe Ruggia, che la dirigeva nel suo cine debutto e che ha chiesto scusa troppo tardi. Senza retorica, senza gridare, molto credibile, Sciamma descrive quei giorni di donne sole come un'arcadia dove regna l'uguaglianza che il femminismo predica ma non ottiene: Marianne, Héloise e Sylvie (Luàna Bajrami), la servetta che ha un suo grande talento, il ricamo, spezzano tra loro pure le barriere sociali, giocano a carte insieme, pranzano insieme, discutono insieme. Sylvie deve abortire e l'aiutano con pozioni e altro poi l'assistono dalla mammana, e dividono con lei una notte di sole femmine che cantano stregonerie e regalano erbe allucinogene. Anni dopo Marianne, a una mostra collettiva dove, col nome del padre, è riuscita a far esporre una sua scena neoclassica, vedrà un ritratto di Héloise con una sua figliolina e un libro in mano, col dito che segna pagina 28. Ritratto della giovane in fiamme ha vinto il premio per la sceneggiatura a Cannes ed è tra i cinque finalisti stranieri ai prossimi Globe.
Natalia Aspesi - La Repubblica, 19 dicembre 2019






Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.20 su Cielo HD. (canale 26 del digitale terrestre).

link streaming ITA = https://www.cb01.in/ritratto-della-giovane-in-fiamme-streaming-italiano/

link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/portrait-of-a-lady-on-fire




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I pornodesideri di Silvia

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I pornodesideri di Silvia è un film del 1977 (GER) di genere Commedia, diretto da Franz Josef Gottlieb, con Corinne Brodbeck, Gianni Garko, Olivia Pascal, Frits Hassoldt, Brigitte Strobel, Hubert Berger. Durata 89 minuti. Titolo originale: Sylvia im Reich der Wollust.





Sinossi

Sylvia, ragazza giovane e dal fascino innato, lavora in una boutique di moda che le garantisce ottimi guadagni ma non è altrettanto appagata nella vita privata. Infatti soffre delle mancanza di attenzioni da parte del marito Kurt, che la trascura ripetutamente. Sylvia partecipa ad un congresso di psicoanalisi e si imbatte in un romanzo che vede per protagonista la disinibita Isadora: da quel momento comincia a confondere sogno e realtà, vivendo diverse esperienze erotiche. L'incontro con Jon rischia di cambiare le cose per sempre.



Trama estesa

Monaco. La giovane e attraente Sylvia (Corinne Cartier) gestisce una boutique di moda di successo, ma nella vita coniugale soffre per l'indifferenza del marito Kurt (Michel Jacot), che trascura ripetutamente i suoi doveri di letto. Durante un viaggio in treno - mentre legge un romanzo intitolato "Joy of flying into own world" - Sylvia rimane suggestionata dal comportamento emancipato della protagonista, tanto da arrivare a farsi condizionare sino a provare svariate esperienze erotiche: pratica sesso con uno sconosciuto, quindi avvia una relazione extraconiugale con un uomo d'affari di nome Jörg (Gianni Garko). Proprio con Jörg però deve affrontare la gelosia, essendo quest'ultimo sempre pronto a sfruttare ogni occasione di fare sesso, soprattutto quando per concludere un importante affare di lavoro si reca a Montecarlo, sulla Costa Azzurra. Qui Jörg cade tra le braccia di Maria (Olivia Pascal), Ilona (Betty Vergès) e della nobile Cula Caballé (Ajita Wilson).










Critica


Insolita pellicola tedesca, ambientata in parte in Costa Azzurra, che si distingue dalla media per un cast variegato e interessante. A condurre il film è però il nostro Gianni Garko, protagonista in quel periodo in svariate commedie erotiche teutoniche, anche a sfondo bavarese.

Curiosa commedia erotica teutonica con protagonista il nostro Gianni Garko, in quel periodo occasionale attore su set tedeschi (3 sexy girls in Tirol e Il succhione). A dirigere è Franz Josef Gottlieb (1930 - 2006), prolifico regista anche di pellicole erotiche soft, prima di dedicarsi (a partire dagli anni '90) solo a produzioni destinate al piccolo schermo. Tra i tanti suoi lavori, figurano un altro ambiguo titolo che nulla (come tutta la sua restante filmografia) ha a che vedere con l'hard, Le pornocoppie (1969), un curioso Lady Dracula (1977) e la sexy commedia L'infermiera in vacanza (1978), quest'ultimo con protagonista la sensuale Bea Fiedler (Il succhione, 1979).

Il cinema erotico tedesco di quegli anni puntava, in prevalenza, all'ironia e anche I pornodesideri di Silvia (titolo orig. Sylvia im reich der wollust - "Sylvia nel regno della lussuria") non fa eccezione. Benché si rida poco, il cast femminile è di notevole interesse e contempla - oltre alla graziosa protagonista, Corinne Cartier - le presenze nude di Betty Vergès (La porno villeggiante), della sexy Olivia Pascal e della transessuale Ajita Wilson (1950 - 1987), ripresa in un full frontal che evidenzia il buon esito dell'operazione che l'ha trasformata, definitivamente, in donna. Per l'epoca piuttosto spinto, con le attrici citate veloci a spogliarsi e prive di pudore nel mostrare ogni centimetro di pelle, mentre anche Garko s'azzarda a rimuovere i vestiti (nella scena con la Pascal e soprattutto con la Wilson). Film modesto ma mai noioso e in grado di rendere conto di come, in quel periodo, la cinematografia tedesca fosse in pieno fermento, dando origine in particolare a titoli per certi versi accostabili a quelli della commedia sexy italiana.

di Undying su Filmtv.it







Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 23.05 su Cielo HD. (canale 26 del digitale terrestre).

link trailer ITA =

link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Sylvia-im-Reich-der-Wollust




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Malèna

🍿

Malèna è un film del 2000 (ITA, USA) di genere Drammatico, diretto da Giuseppe Tornatore, con Monica Bellucci, Giuseppe Sulfaro, Luciano Federico, Matilde Piana, Pietro Notarianni, Gaetano Aronica. Durata 108 minuti.


Si tratta della pellicola che ha consacrato la notorietà internazionale come attrice di Monica Bellucci, fino a quel momento conosciuta principalmente come modella.



Sinossi

Ambientato in Sicilia negli anni della II Guerra Mondiale, è la storia della folle passione che un ragazzino, Renato Amoroso, nutre per la donna più bella e desiderata del paese: Malèna. Mentre Renato scopre la sessualità immaginando Malèna, di volta in volta, come la Jane di Tarzan, Cleopatra, la pupa del gangster o la bella dei calendarietti per barbieri, Malèna vive la sua parabola da giovane moglie, poi vedova, a prostituta.




Trama estesa

A Castelcutò, immaginario paese della Sicilia, durante la seconda guerra mondiale, il dodicenne Renato Amoroso, così come tutti i coetanei suoi amici e concittadini, è attratto dalla bellissima ed elegante Maddalena Bonsignore Scordía, chiamata da tutti Malèna, figlia di un professore della scuola frequentata dallo stesso Renato, la quale vive da sola in quanto suo marito Antonino, detto Nino, è partito per il fronte. La bellezza della donna, tuttavia, le causa numerosi problemi, poiché l'ha resa sogno erotico per ogni uomo ed oggetto dell'invidia e dell'odio di ogni donna del posto, al punto che, dovunque si trovi a passare, tutti la osservano e le parlano dietro le spalle. L'attrazione di Renato, che vede Malèna per la prima volta nello stesso giorno in cui Benito Mussolini annuncia l'ingresso in guerra dell'Italia, si trasforma ben presto in un sincero innamoramento e in una vera e propria ossessione; non potendo dichiararsi a causa della differenza d'età, comincia ad immaginarla in tutte le sue fantasie erotiche, a spiarla ed a seguirla ovunque, arrivando persino a rubarle un capo di biancheria intima, venendo per questo duramente punito dai familiari.

Un giorno arriva la notizia della morte sui campi di battaglia in Africa del marito di Malèna, che rimane vedova e perde anche l'affetto del padre, che visitava quotidianamente, il quale, arrabbiato per i pettegolezzi su di lei, abbandona il lavoro di insegnante. Malèna resta indifesa davanti alle voci diffamanti che arrivano a sostenere che si sarebbe concessa a numerosi uomini, fra cui il tenente Cadei, giovane e affascinante aviatore scapolo, con il quale aveva in effetti intrapreso una timida relazione. Malèna viene trascinata in tribunale dall'anziana moglie di un dentista con l'accusa di adulterio e vince la causa, ma viene poi violentata dal suo avvocato, da sempre attratto da lei, mentre Cadei viene trasferito all'estero dopo aver dichiarato che la relazione con la donna non era stata altro che una semplice avventura.

In seguito il padre di Malèna muore a causa di un bombardamento degli Alleati e lei, ormai senza risorse, amici e famiglia, si rende conto di avere un unico strumento per sopravvivere: la sua bellezza. Pur sapendo di perdere la propria dignità, decide di prostituirsi: si accorcia i capelli corvini e se li tinge di un colore fulvo ed assume un atteggiamento sempre più sensuale. Renato non si dà pace, perché vorrebbe aiutarla ma non può, quindi continua ad osservarla di nascosto ed a cercare inutilmente di farsi notare da lei. Vedendola concedersi ai personaggi più in vista della comunità, Renato rimane sconvolto al punto tale da svenire; la madre lo porta da un sacerdote che lo crede vittima di una possessione diabolica e tenta invano un esorcismo per farlo tornare in sé. È invece il padre a sbloccarlo, portandolo in una casa di tolleranza, dove Renato fa l'amore con una prostituta immaginando che sia Malèna.

Nel frattempo le sorti della guerra precipitano ed i tedeschi invadono Castelcutò; per qualche mese Malèna si ingrazia le truppe naziste concedendosi ai soldati insieme a Gina, un'altra avvenente donna del paese che in precedenza era stata l'amante del signorotto locale, ma quando nel 1943 i tedeschi si ritirano e arrivano gli americani, le donne del paese accusano la protagonista di collaborazionismo e la linciano barbaramente in pubblico, picchiandola e tagliandole i capelli. Ferita nel corpo e nell'anima, Malèna decide di scappare e si trasferisce a Messina.

A sorpresa, un giorno a Castelcutò torna Nino Scordía, che in realtà non era morto ma era stato fatto prigioniero di guerra, perdendo un braccio e contraendo una malattia in India che lo aveva ridotto in fin di vita. L'uomo si reca subito alla casa in cui abitava con la moglie, ma la trova occupata da numerosi sfollati; chiede quindi aiuto al comando americano per cercare Malèna, ma nessuno sa dove si trovi. Nino viene deriso dagli ex fascisti che un tempo avevano desiderato ed insidiato sua moglie; Renato, rattristato, gli fa avere una breve lettera in cui gli comunica di essere l'unico a sapere la verità su Malèna, lo rassicura sul fatto che la donna abbia amato sempre e solo lui e che la situazione era precipitata a causa del fatto che era stato dato per morto e lo informa di averla vista partire per Messina. Nino decide quindi di raggiungerla.

Un anno dopo i coniugi Scordía tornano a Castelcutò e, a testa alta, insieme, attraversano la grande piazza cittadina che un tempo Malèna era solita percorrere da sola, sotto lo sguardo indiscreto dei paesani. Questa volta la gente li accoglie con calore e perfino le stesse donne che l'avevano duramente pestata la trattano ora con gentilezza, solo perché, essendo di nuovo con il marito, non rappresenta più una minaccia per loro. Malèna, ingrassata e vestita in modo anonimo, si reca al mercato del paese, e rientrando verso casa le cadono alcuni frutti dalla borsa della spesa, che Renato raccoglie e le consegna, augurandole buona fortuna; è l'unico momento in cui Renato e Malèna hanno una minima interazione.

Il film si conclude con un nostalgico pensiero di un Renato ormai vecchio e rassegnato alla banalità della sua vita, che ammette di aver conosciuto molte donne che lo hanno pregato di ricordarsi di loro e di averle, alla fine, dimenticate tutte; l'unica donna che non riesce a dimenticare è proprio Malèna.





Produzione

Il film è stato girato nel 1999 tra Noto, Siracusa, Catania, Realmonte (Scala dei Turchi), Poggioreale (ruderi) ed El Jadida. Giuseppe Tornatore dedicò questo film a suo padre, la cui dedica appare all'inizio del film.




Accoglienza

Con un budget di 20 milioni di dollari, il film ha incassato a livello globale 14,4 milioni di dollari, non riuscendo a coprire le spese di produzione.






Colonna sonora

Ennio Morricone



Distribuzione

Il film è uscito nelle sale italiane il 27 ottobre 2000.




Riconoscimenti

  • 2001 - Premio Oscar
    • Candidatura alla migliore fotografia a Lajos Koltai
    • Candidatura alla migliore colonna sonora a Ennio Morricone
  • 2001 - Golden Globe
    • Candidatura al miglior film straniero (Italia)
    • Candidatura alla migliore colonna sonora a Ennio Morricone
  • 2001 - BAFTA Awards
    • Candidatura al miglior film straniero (Italia)
  • 2001 - David di Donatello
    • Miglior fotografia a Lajos Koltai
    • Candidatura alla miglior colonna sonora a Ennio Morricone
    • Candidatura alla miglior scenografia a Francesco Frigeri
    • Candidatura ai migliori costumi a Maurizio Millenotti
  • 2001 - Nastro d'argento
    • Migliore colonna sonora a Ennio Morricone
    • Candidatura alla miglior scenografia a Francesco Frigeri
    • Candidatura ai migliori costumi a Maurizio Millenotti
    • Candidatura al migliore montaggio a Massimo Quaglia
  • 2001 - Globo d'oro
    • Miglior attore esordiente a Giuseppe Sulfaro
  • 2000 - National Board of Review Award
    • Migliori film stranieri (Italia)
  • 2001 - Festival di Cabourg
    • Grand Prix a Giuseppe Tornatore



Critica


Pino Farinotti - www.mymovies.it
Ricordate l'adolescente De Niro che spiava Elizabeth McGovern che ballava Amapola in C'era una
volta in America, oppure il casino della Roma di Fellini, o il popolo di piazza di Divorzio all'italiana di
Germi? Sono solo alcune delle decine di citazioni di questo film. Quasi tutto è luogo comune, è già visto
ed è previsto. Poi c'è il cinema e quello Tornatore lo sa fare. Peccato che il regista, che conosce bene il
mestiere della macchina, insista nello scrivere e non si affidi a uno specialista vero di storia e di
sceneggiature. Ne guadagnerebbe. Potrebbe diventare grande, con e senza metafora. Vista una
Bellucci molto bella e, aiutata dai lunghi silenzi, anche migliorata come attrice. Morricone, come sempre
è un gran bel sostegno.

"Tornatore rientra a casa, in Sicilia, per inseguire la storia di un'ossessione erotica con Bellucci in grande ascesa (...). Per chi vive nei ricordi di 'Nuovo cinema Paradiso' e considera Tornatore regista internazionale. Del resto, è lui stesso a definirsi un massimalista dello stile contro il minimalismo del nostro cinema". (Piera Detassis, 'Panorama', 24 agosto 2000)

"Parlando per metafora, 'Malèna' è un film da vedere dall'inizio alla fine con il cappello in mano; e questo per due motivi, l'uno positivo e l'altro meno. Cominciamo dal primo: impossibile non rendere omaggio alla sapienza cinematografica di Giuseppe Tornatore, uno dei pochi registi contemporanei che sanno dare forza e respiro alle immagini, esaltare personaggi e sfondi, scandire le sequenze sui ritmi della musica. Il secondo motivo di tenere il capello in mano, più banale, è quello di non doverselo levare continuamente per salutare al passaggio le vecchie conoscenze transitanti sullo schermo". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2000)

"Girato benissimo con magnifiche scene di massa alla Ruttmann, produttivamente impeccabile, poco personale e poco ispirato, 'Malèna' piacerà forse soprattutto all'estero, se risulterà che gli spettatori italiani abbiano l'impressione di qualcosa di già visto oppure fatichino ad accettare la sicilianità d'epoca. (...) La violenza dell'eros è molto ben narrata; le scene forse meno felici sono quelle dell'arrivo degli americani; il debuttante Giuseppe Sulfaro è adeguato, Monica Bellucci è un'apparizione anche nuda, sensuale e giusta, Piero Notarianni fa bene la parte del padre di lei. Nei tempi, nell'andamento e nelle ambizioni del racconto, circola un'aria antiquata: magari si capisce, siamo nei Quaranta". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 ottobre 2000)

"La storia, che nasce da un racconto-ricordo di Luciano Vincenzoni, lo sceneggiatore di Leone e di Germi, è bella. E 'Malèna', il film che ha ispirato a Giuseppe Tornatore, è sontuoso: sontuoso per la trionfale bellezza mediterranea di Monica Bellucci, sontuoso per l'ambientazione in una ideale città siciliana che, come un Lego barocco, è composta per tre quarti di Siracusa e per un quarto di Noto, sontuosa per i mezzi che Medusa e Miramax congiunte hanno dato al regista e gli consentono di avvolgere i suoi personaggi con la cinepresa superbamente condotta da Lajos Koltai, di inseguirli con dolly e carrellate tra i panni stesi ad asciugare e le spiagge dorate, di giocare con le immagini e i colori di un'apparentemente eterna estate siciliana. Ma è proprio dal contrasto tra l'anima intimista della storia e la sontuosità della realizzazione che derivano i limiti del film. Tornatore, che non ha mai girato così sapientemente, neanche nei virtuosismi di 'La leggenda del pianista sull'oceano', spettacolarizza al massimo la fragile storia dell'innamoramento di Renato Amoroso per la bella e solitaria Malèna Scordia. Dalle passeggiate solitarie della magnifica signora lungo il corso di Castelcutò sotto gli occhi concupiscenti dei maschi, i pettegolezzi invidiosi delle donne e l'aperto desiderio dei ragazzini, alle esplosioni dell'appena scoperta sessualità del dodicenne Renato, che, pensando a Malèna, prima ha una comica erezione, poi si dà ai piaceri della masturbazione nella maniera più rumorosa possibile, dalle reazioni urlate del clan familiare alla descrizione della città, tutto nel film è rumoroso, sovreccitato, caricaturale, manieristicamente e volontaristicamente siciliano". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 27 ottobre 2000)

"Tutt'altro che metaforico e astratto, percorso dai dolly e i carrelli senza i quali a Tornatore non pare di fare cinema, 'Malèna' tenta anche il contrappunto molto concreto tra le vicende personali di una donna troppo bella (anche un po' troppo taciturna: la Bellucci avrà sì e no quattro battute) e la storia nazionale, dalla dichiarazione di guerra nel 1940 allo sbarco degli alleati, con postilla 'Un anno dopo'. Le comparse invadono la piazza del paese, le prostitute vengono trattate da collaborazioniste, gli ipocriti restano ipocriti. Ma la storia, privata o collettiva, non cresce, gira su un'autocontemplazione non riscattata dal grottesco (l'umorismo non è mai stato tra le doti dell'autore, Germi e 'Signore e signori' erano un'altra cosa), dall'abuso di citazioni e dall'imbarazzante 'autoplagio' di Morricone (il tema è identico a quello di 'C'era una volta in America')". (Emanuela Martini, 'Film TV', 31 ottobre 2000)






Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 1.46 su Cine34. (canale 34 del digitale terrestre).

link streaming ITA =

link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Mal




(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)
 

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Malèna

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Malèna è un film del 2000 (ITA, USA) di genere Drammatico, diretto da Giuseppe Tornatore, con Monica Bellucci, Giuseppe Sulfaro, Luciano Federico, Matilde Piana, Pietro Notarianni, Gaetano Aronica. Durata 108 minuti.


Si tratta della pellicola che ha consacrato la notorietà internazionale come attrice di Monica Bellucci, fino a quel momento conosciuta principalmente come modella.



Sinossi

Ambientato in Sicilia negli anni della II Guerra Mondiale, è la storia della folle passione che un ragazzino, Renato Amoroso, nutre per la donna più bella e desiderata del paese: Malèna. Mentre Renato scopre la sessualità immaginando Malèna, di volta in volta, come la Jane di Tarzan, Cleopatra, la pupa del gangster o la bella dei calendarietti per barbieri, Malèna vive la sua parabola da giovane moglie, poi vedova, a prostituta.




Trama estesa

A Castelcutò, immaginario paese della Sicilia, durante la seconda guerra mondiale, il dodicenne Renato Amoroso, così come tutti i coetanei suoi amici e concittadini, è attratto dalla bellissima ed elegante Maddalena Bonsignore Scordía, chiamata da tutti Malèna, figlia di un professore della scuola frequentata dallo stesso Renato, la quale vive da sola in quanto suo marito Antonino, detto Nino, è partito per il fronte. La bellezza della donna, tuttavia, le causa numerosi problemi, poiché l'ha resa sogno erotico per ogni uomo ed oggetto dell'invidia e dell'odio di ogni donna del posto, al punto che, dovunque si trovi a passare, tutti la osservano e le parlano dietro le spalle. L'attrazione di Renato, che vede Malèna per la prima volta nello stesso giorno in cui Benito Mussolini annuncia l'ingresso in guerra dell'Italia, si trasforma ben presto in un sincero innamoramento e in una vera e propria ossessione; non potendo dichiararsi a causa della differenza d'età, comincia ad immaginarla in tutte le sue fantasie erotiche, a spiarla ed a seguirla ovunque, arrivando persino a rubarle un capo di biancheria intima, venendo per questo duramente punito dai familiari.

Un giorno arriva la notizia della morte sui campi di battaglia in Africa del marito di Malèna, che rimane vedova e perde anche l'affetto del padre, che visitava quotidianamente, il quale, arrabbiato per i pettegolezzi su di lei, abbandona il lavoro di insegnante. Malèna resta indifesa davanti alle voci diffamanti che arrivano a sostenere che si sarebbe concessa a numerosi uomini, fra cui il tenente Cadei, giovane e affascinante aviatore scapolo, con il quale aveva in effetti intrapreso una timida relazione. Malèna viene trascinata in tribunale dall'anziana moglie di un dentista con l'accusa di adulterio e vince la causa, ma viene poi violentata dal suo avvocato, da sempre attratto da lei, mentre Cadei viene trasferito all'estero dopo aver dichiarato che la relazione con la donna non era stata altro che una semplice avventura.

In seguito il padre di Malèna muore a causa di un bombardamento degli Alleati e lei, ormai senza risorse, amici e famiglia, si rende conto di avere un unico strumento per sopravvivere: la sua bellezza. Pur sapendo di perdere la propria dignità, decide di prostituirsi: si accorcia i capelli corvini e se li tinge di un colore fulvo ed assume un atteggiamento sempre più sensuale. Renato non si dà pace, perché vorrebbe aiutarla ma non può, quindi continua ad osservarla di nascosto ed a cercare inutilmente di farsi notare da lei. Vedendola concedersi ai personaggi più in vista della comunità, Renato rimane sconvolto al punto tale da svenire; la madre lo porta da un sacerdote che lo crede vittima di una possessione diabolica e tenta invano un esorcismo per farlo tornare in sé. È invece il padre a sbloccarlo, portandolo in una casa di tolleranza, dove Renato fa l'amore con una prostituta immaginando che sia Malèna.

Nel frattempo le sorti della guerra precipitano ed i tedeschi invadono Castelcutò; per qualche mese Malèna si ingrazia le truppe naziste concedendosi ai soldati insieme a Gina, un'altra avvenente donna del paese che in precedenza era stata l'amante del signorotto locale, ma quando nel 1943 i tedeschi si ritirano e arrivano gli americani, le donne del paese accusano la protagonista di collaborazionismo e la linciano barbaramente in pubblico, picchiandola e tagliandole i capelli. Ferita nel corpo e nell'anima, Malèna decide di scappare e si trasferisce a Messina.

A sorpresa, un giorno a Castelcutò torna Nino Scordía, che in realtà non era morto ma era stato fatto prigioniero di guerra, perdendo un braccio e contraendo una malattia in India che lo aveva ridotto in fin di vita. L'uomo si reca subito alla casa in cui abitava con la moglie, ma la trova occupata da numerosi sfollati; chiede quindi aiuto al comando americano per cercare Malèna, ma nessuno sa dove si trovi. Nino viene deriso dagli ex fascisti che un tempo avevano desiderato ed insidiato sua moglie; Renato, rattristato, gli fa avere una breve lettera in cui gli comunica di essere l'unico a sapere la verità su Malèna, lo rassicura sul fatto che la donna abbia amato sempre e solo lui e che la situazione era precipitata a causa del fatto che era stato dato per morto e lo informa di averla vista partire per Messina. Nino decide quindi di raggiungerla.

Un anno dopo i coniugi Scordía tornano a Castelcutò e, a testa alta, insieme, attraversano la grande piazza cittadina che un tempo Malèna era solita percorrere da sola, sotto lo sguardo indiscreto dei paesani. Questa volta la gente li accoglie con calore e perfino le stesse donne che l'avevano duramente pestata la trattano ora con gentilezza, solo perché, essendo di nuovo con il marito, non rappresenta più una minaccia per loro. Malèna, ingrassata e vestita in modo anonimo, si reca al mercato del paese, e rientrando verso casa le cadono alcuni frutti dalla borsa della spesa, che Renato raccoglie e le consegna, augurandole buona fortuna; è l'unico momento in cui Renato e Malèna hanno una minima interazione.

Il film si conclude con un nostalgico pensiero di un Renato ormai vecchio e rassegnato alla banalità della sua vita, che ammette di aver conosciuto molte donne che lo hanno pregato di ricordarsi di loro e di averle, alla fine, dimenticate tutte; l'unica donna che non riesce a dimenticare è proprio Malèna.





Produzione

Il film è stato girato nel 1999 tra Noto, Siracusa, Catania, Realmonte (Scala dei Turchi), Poggioreale (ruderi) ed El Jadida. Giuseppe Tornatore dedicò questo film a suo padre, la cui dedica appare all'inizio del film.




Accoglienza

Con un budget di 20 milioni di dollari, il film ha incassato a livello globale 14,4 milioni di dollari, non riuscendo a coprire le spese di produzione.






Colonna sonora

Ennio Morricone



Distribuzione

Il film è uscito nelle sale italiane il 27 ottobre 2000.




Riconoscimenti

  • 2001 - Premio Oscar
    • Candidatura alla migliore fotografia a Lajos Koltai
    • Candidatura alla migliore colonna sonora a Ennio Morricone
  • 2001 - Golden Globe
    • Candidatura al miglior film straniero (Italia)
    • Candidatura alla migliore colonna sonora a Ennio Morricone
  • 2001 - BAFTA Awards
    • Candidatura al miglior film straniero (Italia)
  • 2001 - David di Donatello
    • Miglior fotografia a Lajos Koltai
    • Candidatura alla miglior colonna sonora a Ennio Morricone
    • Candidatura alla miglior scenografia a Francesco Frigeri
    • Candidatura ai migliori costumi a Maurizio Millenotti
  • 2001 - Nastro d'argento
    • Migliore colonna sonora a Ennio Morricone
    • Candidatura alla miglior scenografia a Francesco Frigeri
    • Candidatura ai migliori costumi a Maurizio Millenotti
    • Candidatura al migliore montaggio a Massimo Quaglia
  • 2001 - Globo d'oro
    • Miglior attore esordiente a Giuseppe Sulfaro
  • 2000 - National Board of Review Award
    • Migliori film stranieri (Italia)
  • 2001 - Festival di Cabourg
    • Grand Prix a Giuseppe Tornatore



Critica

Pino Farinotti - www.mymovies.it
Ricordate l'adolescente De Niro che spiava Elizabeth McGovern che ballava Amapola in C'era una
volta in America, oppure il casino della Roma di Fellini, o il popolo di piazza di Divorzio all'italiana di
Germi? Sono solo alcune delle decine di citazioni di questo film. Quasi tutto è luogo comune, è già visto
ed è previsto. Poi c'è il cinema e quello Tornatore lo sa fare. Peccato che il regista, che conosce bene il
mestiere della macchina, insista nello scrivere e non si affidi a uno specialista vero di storia e di
sceneggiature. Ne guadagnerebbe. Potrebbe diventare grande, con e senza metafora. Vista una
Bellucci molto bella e, aiutata dai lunghi silenzi, anche migliorata come attrice. Morricone, come sempre
è un gran bel sostegno.

"Tornatore rientra a casa, in Sicilia, per inseguire la storia di un'ossessione erotica con Bellucci in grande ascesa (...). Per chi vive nei ricordi di 'Nuovo cinema Paradiso' e considera Tornatore regista internazionale. Del resto, è lui stesso a definirsi un massimalista dello stile contro il minimalismo del nostro cinema". (Piera Detassis, 'Panorama', 24 agosto 2000)

"Parlando per metafora, 'Malèna' è un film da vedere dall'inizio alla fine con il cappello in mano; e questo per due motivi, l'uno positivo e l'altro meno. Cominciamo dal primo: impossibile non rendere omaggio alla sapienza cinematografica di Giuseppe Tornatore, uno dei pochi registi contemporanei che sanno dare forza e respiro alle immagini, esaltare personaggi e sfondi, scandire le sequenze sui ritmi della musica. Il secondo motivo di tenere il capello in mano, più banale, è quello di non doverselo levare continuamente per salutare al passaggio le vecchie conoscenze transitanti sullo schermo". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2000)

"Girato benissimo con magnifiche scene di massa alla Ruttmann, produttivamente impeccabile, poco personale e poco ispirato, 'Malèna' piacerà forse soprattutto all'estero, se risulterà che gli spettatori italiani abbiano l'impressione di qualcosa di già visto oppure fatichino ad accettare la sicilianità d'epoca. (...) La violenza dell'eros è molto ben narrata; le scene forse meno felici sono quelle dell'arrivo degli americani; il debuttante Giuseppe Sulfaro è adeguato, Monica Bellucci è un'apparizione anche nuda, sensuale e giusta, Piero Notarianni fa bene la parte del padre di lei. Nei tempi, nell'andamento e nelle ambizioni del racconto, circola un'aria antiquata: magari si capisce, siamo nei Quaranta". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 ottobre 2000)

"La storia, che nasce da un racconto-ricordo di Luciano Vincenzoni, lo sceneggiatore di Leone e di Germi, è bella. E 'Malèna', il film che ha ispirato a Giuseppe Tornatore, è sontuoso: sontuoso per la trionfale bellezza mediterranea di Monica Bellucci, sontuoso per l'ambientazione in una ideale città siciliana che, come un Lego barocco, è composta per tre quarti di Siracusa e per un quarto di Noto, sontuosa per i mezzi che Medusa e Miramax congiunte hanno dato al regista e gli consentono di avvolgere i suoi personaggi con la cinepresa superbamente condotta da Lajos Koltai, di inseguirli con dolly e carrellate tra i panni stesi ad asciugare e le spiagge dorate, di giocare con le immagini e i colori di un'apparentemente eterna estate siciliana. Ma è proprio dal contrasto tra l'anima intimista della storia e la sontuosità della realizzazione che derivano i limiti del film. Tornatore, che non ha mai girato così sapientemente, neanche nei virtuosismi di 'La leggenda del pianista sull'oceano', spettacolarizza al massimo la fragile storia dell'innamoramento di Renato Amoroso per la bella e solitaria Malèna Scordia. Dalle passeggiate solitarie della magnifica signora lungo il corso di Castelcutò sotto gli occhi concupiscenti dei maschi, i pettegolezzi invidiosi delle donne e l'aperto desiderio dei ragazzini, alle esplosioni dell'appena scoperta sessualità del dodicenne Renato, che, pensando a Malèna, prima ha una comica erezione, poi si dà ai piaceri della masturbazione nella maniera più rumorosa possibile, dalle reazioni urlate del clan familiare alla descrizione della città, tutto nel film è rumoroso, sovreccitato, caricaturale, manieristicamente e volontaristicamente siciliano". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 27 ottobre 2000)

"Tutt'altro che metaforico e astratto, percorso dai dolly e i carrelli senza i quali a Tornatore non pare di fare cinema, 'Malèna' tenta anche il contrappunto molto concreto tra le vicende personali di una donna troppo bella (anche un po' troppo taciturna: la Bellucci avrà sì e no quattro battute) e la storia nazionale, dalla dichiarazione di guerra nel 1940 allo sbarco degli alleati, con postilla 'Un anno dopo'. Le comparse invadono la piazza del paese, le prostitute vengono trattate da collaborazioniste, gli ipocriti restano ipocriti. Ma la storia, privata o collettiva, non cresce, gira su un'autocontemplazione non riscattata dal grottesco (l'umorismo non è mai stato tra le doti dell'autore, Germi e 'Signore e signori' erano un'altra cosa), dall'abuso di citazioni e dall'imbarazzante 'autoplagio' di Morricone (il tema è identico a quello di 'C'era una volta in America')". (Emanuela Martini, 'Film TV', 31 ottobre 2000)






Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 1.46 su Cine34. (canale 34 del digitale terrestre).

link streaming ITA =

link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Mal




(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)

Ma il ragazzino che è stato costretto a guardare in primo piano il patatone peloso della Bellucci? Quante se ne è sparate quella notte??? :asd:
 
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40 gradi all'ombra del lenzuolo

🍿

40 gradi all'ombra del lenzuolo è un film del 1976 (ITA) di genere Commedia, diretto da Sergio Martino, con Tomas Milian, Edwige Fenech, Renzo Rinaldi, Salvatore Baccaro, Alberto Lionello, Giovanna Ralli. Durata 109 minuti.

Il film ebbe il sequel Spogliamoci così, senza pudor... del 1976 sempre diretto dallo stesso Martino.




Sinossi

Film diviso in 5 episodi dalla forte componente erotica. Nel primo una bella signora trova un amante tramite il telefono. Nel secondo episodio una coppia inventa nuove situazioni intriganti per riacquistare la passione perduta. Nel terzo una bella ereditiera deve seminare la guardia del corpo assunta dal padre. Nel quarto un giovanotto deve trafugare diversi milioni in svizzera ma resta affascinato dalla moglie del committente. Nel quinto una ragazza mentre tenta il suicidio incontra l'uomo della sua vita.



Trama estesa

La cavallona
"La cavallona" è il soprannome dato a Emilia Chiapponi, giovane donna prosperosa e affascinante, sposata con un uomo distinto, che vive in una località della Romagna, Faenza, dove tutti gli uomini vorrebbero andare a letto con lei. L'unico a ignorarla pubblicamente nella sua esuberanza è il cavalier Marelli, un uomo molto poco avvenente, che le telefona ripetutamente accusandola di turbarlo nei suoi sogni - dove invero la seduce ricambiato - finché ella, che ne ignora totalmente l'aspetto e l'identità, gli propone un incontro chiarificatore. L'uomo, timidissimo, declina per poi scoprire amaramente di avere perso una splendida occasione poiché al posto suo si presenta per caso un altro uomo, altrettanto brutto e piuttosto corpulento, che si compiacerà poi pubblicamente raccontando il fatto ai compaesani.

L'attimo fuggente
Due coniugi non riescono ad avere un rapporto sessuale completo a causa del marito, che soffre di disfunzione erettile. All'inizio dell'episodio, i coniugi provano ad inscenare la situazione erotica di un autista al servizio di una ricca nobildonna in un picnic sul prato. Non essendo riusciti a concludere niente, restituiscono l'automobile al proprietario dell'autonoleggio, con il quale hanno un litigio. La moglie, esasperata dai continui fallimenti sessuali del marito, gli dà uno schiaffo e l'insulta dandogli del "culattone". A quel punto, l'offesa alla propria virilità sblocca l'inibizione del marito, che raggiunge una normale erezione. Sfortunatamente "l'attimo fuggente" si verifica in auto in mezzo al traffico, e durante il quale nessuno riesce a fermarli, nemmeno il carroattrezzi.

La guardia del corpo
Marty Feldman (Alex) e Dayle Haddon (Marina) nell'episodio La guardia del corpo
Una guardia del corpo è incaricata di proteggere la vita di una giovane e avvenente donna. L'uomo, per compiere il proprio dovere, non esita a seguirla ovunque, in camera, in bagno e perfino quando è nuda, togliendole qualsiasi privacy. A creare un certo imbarazzo contribuisce anche l'aspetto fisico dell'uomo, che ha uno sguardo molto particolare. Esasperante è anche il comportamento che egli tiene con gli amici della cliente, che vengono controllati in maniera ossessiva. A causa di questo zelo, alla fine avrà uno scontro con lo spasimante della donna dal quale nascerà una situazione ricca di sorprese: alla fine guardia del corpo e cliente diventeranno grandi amici.

I soldi in bocca
Enrico Montesano (Salvatore) e Barbara Bouchet (Barbara) nell'episodio I soldi in bocca
A Zurigo Salvatore è un misterioso faccendiere che si presenta a casa di una ricca e avvenente signora sposata e le offre una grossa somma di denaro in cambio di un rapporto sessuale. Quest'ultima, sentendosi offesa perché trattata da prostituta, prima lo caccia, ma poi, convinta dalle sue parole, ci ripensa e accetta. Questa situazione si ripete ancora due volte, prima a casa e poi nel bagno femminile dell'aeroporto, mentre la donna attende l'arrivo del marito, un corpulento industriale. Dopo il coito avvenuto in bagno, la donna scopre con sorpresa il marito insieme al faccendiere (assunto per esportargli una grossa somma di denaro). A questo punto la donna capisce di essere stata imbrogliata, in quanto il denaro consegnatole dal lussurioso faccendiere era, in realtà, il denaro del marito portato in Svizzera illegalmente e che ora deve riconsegnare per non dare spiegazioni sull'accaduto.

Un posto tranquillo
Napoli. Adriano è un uomo distinto, che visita un appartamento offerto in affitto. Durante la visita vede dalla finestra un'affascinante ragazza in bilico sul cornicione del condominio, in procinto di suicidarsi. Dopo averla distolta dal suo proposito, cerca di confortarla e, notandone l'avvenenza, tenta anche un approccio sessuale, che fa scattare in lei un'ingenua scintilla d'amore. L'incontro romantico nella casa di lei non riesce però a concretizzarsi per la presenza del cane della ragazza, di nome Otello. L'animale, un pastore tedesco di grossa taglia, feroce e in grado di aprire le porte delle stanze, non tollera che degli sconosciuti si accostino alla padrona e ringhia continuamente verso l'uomo. In un momento di spavento Adriano arriva a defecarsi addosso nel letto della ragazza, cosa che lo convince a desistere dall'amplesso e a salutare la ragazza, che voleva già presentarlo al padre, alla quale svela anche di essere sposato con figli. L'uomo tentando di sfuggire all'ennesima aggressione del cane, finisce a sua volta sul cornicione dove si paralizza per la paura. I passanti credendo, che sia un suicida, chiamano i pompieri che tentano, con un maldestro prete lì sopraggiunto, di distoglierlo dall'intento, mentre dentro casa la ragazza minaccia Otello di portarlo al canile per aver fatto fuggire il suo amore. Notando Adriano sul cornicione, la fanciulla lo raggiunge, ma l'improvvisa ricomparsa del cane fa perdere l'equilibrio all'uomo che precipita, senza conseguenze, sul telone di salvataggio preparato dai vigili del fuoco. L'uomo si salva, ma, appena ripresosi dallo shock, è di nuovo attaccato e messo in fuga dal cane.






Critica


Cinque episodi che hanno per denominatore comune un basso e squallido umorismo da caserma, illustrato dalle nudità di qualche bellezza nostrana (P.Mereghetti ).





Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.05 su Cine34. (canale 34 del digitale terrestre).

link streaming ITA =

link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Sex-with-a-Smile




(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)
 

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Peccato veniale

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Peccato veniale è un film del 1974 (ITA) di genere Commedia, diretto da Salvatore Samperi, con Laura Antonelli, Orazio Orlando, Alessandro Momo, Monica Guerritore, Lino Toffolo, Tino Carraro. Durata 100 minuti.




Sinossi

Sandro vive in una famiglia alquanto particolare: suo padre è un colonnello delle forze dell'ordine che non perde tempo a sedurre giovani donne, mentre sua madre sembra tenere molto più al cagnolino che a Sandro. Suo fratello Renzo, invece, viaggia continuamente per lavoro, lasciando spesso sua moglie Laura a casa di Sandro.



Trama estesa

Versilia, estate 1956. L'adolescente Sandrino è in vacanza al mare con la famiglia. Con loro è la bella Laura, moglie del fratello maggiore del ragazzo, Renzo, che la lascia per un periodo da loro. Dapprima infastidito dalla presenza della cognata cui deve tener compagnia e dare aiuti di ogni tipo, Sandrino inizia poi a invaghirsi di Laura che a sua volta innesca una serie di situazioni stuzzicanti. Il ragazzo dà il via anche lui a un susseguirsi di situazioni intriganti, in parte frenato, in parte aizzato dalla donna. Alla fine la donna si concede al ragazzo e il film si conclude con il festeggiamento in famiglia per l'esperienza avuta dal ragazzo, di cui gioisce soprattutto l'ignaro fratello maggiore mentre i due si guardano d'intesa.



Location

Il film fu girato a Forte dei Marmi presso Villa Siemens.



Curiosità

Nel film ci sono citazioni cinematografiche, è visibile una locandina de Il selvaggio di László Benedek e Paul Donnelly uscito in Italia nel giugno 1955 mentre Momo e l'Antonelli al cinema guardano il film Totò lascia o raddoppia? di Camillo Mastrocinque con Totò e Mike Bongiorno, il film però uscì nelle sale nel maggio 1956 e non nell'estate in cui è ambientato il film.



Critica

Visto il successo di "Malizia", la regola del profitto impone di ribattere la strada dei miliardi. Con qualche variante negli ambienti e nei personaggi, ma su un analogo tema, il trio composto dal regista Samperi e dagli interpreti Laura Antonelli/Alessandro Momo torna dunque a presentarsi in un raccontino sporchetto con piega sarcastica (G.Grazzini - Cinema '74)





Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.20 su Cielo HD. (canale 26 del digitale terrestre).

link streaming ITA =

link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Peccato-veniale




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Peccato veniale

🍿

Peccato veniale è un film del 1974 (ITA) di genere Commedia, diretto da Salvatore Samperi, con Laura Antonelli, Orazio Orlando, Alessandro Momo, Monica Guerritore, Lino Toffolo, Tino Carraro. Durata 100 minuti.




Sinossi

Sandro vive in una famiglia alquanto particolare: suo padre è un colonnello delle forze dell'ordine che non perde tempo a sedurre giovani donne, mentre sua madre sembra tenere molto più al cagnolino che a Sandro. Suo fratello Renzo, invece, viaggia continuamente per lavoro, lasciando spesso sua moglie Laura a casa di Sandro.



Trama estesa

Versilia, estate 1956. L'adolescente Sandrino è in vacanza al mare con la famiglia. Con loro è la bella Laura, moglie del fratello maggiore del ragazzo, Renzo, che la lascia per un periodo da loro. Dapprima infastidito dalla presenza della cognata cui deve tener compagnia e dare aiuti di ogni tipo, Sandrino inizia poi a invaghirsi di Laura che a sua volta innesca una serie di situazioni stuzzicanti. Il ragazzo dà il via anche lui a un susseguirsi di situazioni intriganti, in parte frenato, in parte aizzato dalla donna. Alla fine la donna si concede al ragazzo e il film si conclude con il festeggiamento in famiglia per l'esperienza avuta dal ragazzo, di cui gioisce soprattutto l'ignaro fratello maggiore mentre i due si guardano d'intesa.



Location

Il film fu girato a Forte dei Marmi presso Villa Siemens.



Curiosità

Nel film ci sono citazioni cinematografiche, è visibile una locandina de Il selvaggio di László Benedek e Paul Donnelly uscito in Italia nel giugno 1955 mentre Momo e l'Antonelli al cinema guardano il film Totò lascia o raddoppia? di Camillo Mastrocinque con Totò e Mike Bongiorno, il film però uscì nelle sale nel maggio 1956 e non nell'estate in cui è ambientato il film.



Critica

Visto il successo di "Malizia", la regola del profitto impone di ribattere la strada dei miliardi. Con qualche variante negli ambienti e nei personaggi, ma su un analogo tema, il trio composto dal regista Samperi e dagli interpreti Laura Antonelli/Alessandro Momo torna dunque a presentarsi in un raccontino sporchetto con piega sarcastica (G.Grazzini - Cinema '74)





Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.20 su Cielo HD. (canale 26 del digitale terrestre).

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link scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Peccato-veniale




(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)

Il povero Momo, fidanzato allora peraltro con la bellissima Eleonora Giorgi (17 anni lui, 21 lei), morì l'anno stesso di incidente motociclistico. La parabola discendente della divina Laura è stata più lunga ma non meno malinconica.
 

venkozzo

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Nerone e Poppea


🍿

Nerone e Poppea è un film del 1982 (FRA, ITA) di genere Erotico/Drammatico, diretto da Bruno Mattei, con Piotr Stanislas, Françoise Blanchard, Gino Turini, Mario Novelli, Susanna Forgione, Caterina Catambrone. Durata 105 minuti.




Trama

La vita dell'imperatore romano Nerone viene qui rivissuta attraverso gli incontri con le donne che hanno giocato un ruolo fondamentale nella sua formazione sentimentale, come la madre Agrippina o la sensuale Poppea.




Produzione





Distribuzione


- LA REVISIONE MINISTERIALE DEL 16/06/2020 HA ABBASSATO IL DIVIETO DI VISIONE DA 18 AI 14 ANNI.

Date di uscita e riprese - Nerone e Poppea è arrivato per la prima volta nelle sale italiane il 29 Aprile 1982;
la data di uscita originale è: 22 Giugno 1983 (Francia).


Critica

Per cavalcare finché ancora crepita e scalpita il drago scandalistico, Mattei s'accoda al caligoleggiare pallido ma assorto proprio no. Ancora la stessa Storia da Novella2000 a.C., il cui plagio ricade pure sui quotes ("come vorrei che il popolo avesse una testa sola per decapitarlo!"). Guadagna in estetismi inusuali per il regista (si veda il calligrafismo fotografico), ma è anche meno trucido turpe scabroso licenzioso di quanto il sotto-filone esige. Formalmente mancherebbe tutto il resto, ma che vogliamo farci, son quisquilie. Il completista si prepari a recitare l'atto di dolore. ( Schramm su Davinotti.com)




Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 23.20 su Cielo. (canale 26 del digitale terrestre).


link streaming FRA = https://ita.xhamster.com/videos/nerone-e-poppea-1982-8330859

link streaming ING = https://tubepornclassic.com/videos/148913/nerone-e-poppea/






(P.S. I link sono presi da google ma se qualcuno ritiene che debbano essere tolti segnalatelo agli amministratori)
La scena con Paola Tedesco nuda è presa dal film Nerone (1977) di Castellacci e Pingitore.
In Nerone e Poppea (1982) la Tedesco non compare nel cast. Non credo abbiano riciclato la scena.
 

venkozzo

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Propongo un quiz.

Chi è questa attrice?
Da che film sono tratte le inquadrature?
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La soluzione (parziale) qui.
 

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Mutande pazze


🍿

Mutande pazze è un film del 1992 (ITA) di genere Commedia, diretto da Roberto D'Agostino, con Eva Grimaldi, Monica Guerritore, Barbara Kero, Debora Calì, Irma Capece Minutolo, Marisa Merlini. Durata 97 minuti.


Roberto D'Agostino, al suo unico film come regista e scritto da Fiorenzo Senese che è il produttore artistico.
Il film fa un'evidente satira sul mondo dello spettacolo e sull'arrivismo che caratterizza molte delle persone che ne fanno parte.



Sinossi

Tre donne cercano di trovare la via del successo. La conduttrice Amalia seduce prima un politico e poi il proprietario di un'emittente televisiva. Stefania si è trasferita a Roma per sfondare nel mondo del cinema, ma il ruolo le viene soffiato da una sua giovane amica. La valletta Alessia viene lasciata dal fidanzato, che inizia una relazione omosessuale.



Trama estesa

Amalia è una conduttrice che spera di sfondare nella propria professione seducendo prima un onorevole, poi il direttore generale della televisione. Finisce con l'essere lasciata dal marito che, umiliandola, le dice in faccia tutto quello che pensa di lei. Ben presto Amalia si rende conto di essere sul viale del tramonto e viene abbandonata da tutti quelli che, fino a poco tempo prima, le dimostravano un'amicizia di facciata.

Stefania, trasferitasi da Verona a Roma per inseguire il sogno d'attrice, benché disposta a qualunque compromesso, vede soffiarsi da Beatrice, sua cara e apparentemente ingenua amica, il ruolo di protagonista in un film.

Alessia, una giovane valletta, spinta dalla madre e dalla zia, tenta di tutto pur di sfondare nello star system. Fidanzata con un bel ragazzo dominicano viene lasciata dal compagno che le preferisce Paolo, borgataro gay fratello di Alessia ossessionato dal sesso e dal fascino maschile. Alessia, per nulla turbata dal cambiamento dell'ex fidanzato, sempre più animata da sete di successo continua a inseguire il suo unico sogno: diventare un'attrice importante. Paolo e l'ex fidanzato di Alessia, invece, coronano il loro sogno d'amore.

Il tutto si conclude in una rissa gigantesca all'epilogo d'una serata di gala, emblema e satira del mondo dello spettacolo.






Critica


Roberto D'Agostino, uno dei figli spuri di Renzo Arbore, che ha visto il suo (scarso) prestigio rilucidato
per essere riuscito ad appioppare una sonora sberla a Vittorio Sgarbi, si cimenta anche nella regia. Il
film si propone come satira della televisione con tutti i luoghi comuni che le appartengono: ragazzine
che si danno per un'apparizione eccetera. C'è anche il sosia di Sgarbi che continua a prendere sberle.
In sostanza D'Agostino sputa nel piatto in cui continua a mangiare, e l'augurio è che continui a
frequentare il piccolo schermo, se proprio deve frequentare, e che non porti altri problemi al grande,
che già ne è travolto.



Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda questa sera alle ore 00.55 su Cine34. (canale 34 del digitale terrestre).


link streaming ITA =

scene nude = http://it.ancensored.com/movies/Mutande-pazze

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La Captive


🍿


La Captive è un film del 2000 (FRA, BEL) di genere Drammatico/Romance, diretto da Chantal Akerman, con Sylvie Testud, Stanislas Merhar, Olivia Bonamy, Liliane Rovère, Bérénice Bejo, Aurore Clément. Durata 118 minuti.

Liberamente ispirato ad un capitolo del capolavoro di Marcel Proust.



Sinossi

Simon e Ariane sono una giovane coppia che abita a Parigi, in un appartamento dove vive anche la nonna di lui. Simon ama profondamente la sua compagna al punto da esserne completamente ossessionato e di desiderarla in maniera morbosa: un sentimento che diventa sempre più pericoloso, tanto che arriva a seguirla di nascosto e vuole sapere ogni suo spostamento. Ariane lo ama e accetta queste sue ingerenze, ma un giorno Simon scopre che lei è attratta anche dalle donne e pensa che lo tradisca con una sua amica, al punto di cacciarla di casa in una scenata di gelosia.





Critica


Liberamente ispirato ad un capitolo del capolavoro di Marcel Proust, La prisonnière, è il racconto dell'estenuante agonia sentimentale di Ariane e Simon: lei è una donna che ama la libertà e per la quale amare significa dare, lui un uomo che vuole possedere e controllare, ossessionato dal bisogno di sapere e condividere tutto di lei e con lei. Le schermaglie tra i due, gli inutili sofismi, gli arrovellamenti, i tradimenti veri o presunti sono raccontati con un'eccessiva dovizia di particolari e una conseguente esasperante lentezza, fino al drammatico finale, dove neppure la tragedia riesce a togliere quel velo di artificiosa stucchevolezza che pervade tutto il film.



Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 23.10 su Cielo. (canale 26 del digitale terrestre).


link streaming = https://it.chili.com/content/la-captive-2000/7070b868-9c1d-4e94-8587-677f00b9b46e

scene nude = http://ancensored.com/movies/La-Captive

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Mia moglie, un corpo per l'amore


🍿


Mia moglie, un corpo per l'amore è un film del 1973 (ITA) di genere drammatico erotico, diretto da Mario Imperoli, con Silvano Tranquilli, Antonella Murgia, Peter Lee Lawrence, Michele Placido, Sonia Burton. Durata 82 minuti.




Sinossi

Paolo e Simona sono marito e moglie ma lei lo tradisce di sovente con l'aitante Marco, che conosce da tempo. Paolo viene a conoscenza di questa relazione extra coniugale ma decide di non far nulla e fa continuare il triangolo, accettando la presenza dell'altro. Almeno fino a quando un giorno, in preda ad un raptus, non ammazza il rivale nel bel mezzo di una gita in barca. Simona decide di vendicarsi a modo suo con la stessa moneta, uccidendo il coniuge, per poi telefonare alle forze dell'ordine e confessare il delitto e raccontare quanto accaduto.





Curiosità


  • Si tratta del primo film del produttore e regista romano Mario Imperoli.
  • Il film è conosciuto anche con il titolo Simona un corpo per tutti.



Critica

Esordio dietro alla macchina da presa del produttore Mario Imperoli, che successivamente girerà due film con Gloria Guida che ottennero un buon riscontro al botteghino, La ragazzina (prima pellicola interpretata da Guida nel 1974) e Blue Jeans (1975), oltre a Come cani arrabbiati (1976), spesso confuso con il più celebre Cani arrabbiati di Mario Bava, girato nel 1974 ma rimasto inedito fino al 1995, Mia moglie, un corpo per l’amore è un gustoso soft-porn ante litteram, in cui non manca un interessante intreccio amoroso attraversato da una nient’affatto scontata riflessione sull’essenza dei rapporti sentimentali.

Paolo (Silvano Tranquilli) e Simona (Antonella Murgia) sono una ricca coppia borghese, presentata, all’inizio del film, come solida e bene collaudata, finché il marito, più anziano dell’avvenente moglie, sprona quest’ultima ad esaudire i propri desideri sessuali, nell’intento di vivere un amore privo di quel meschino senso del possesso che costituisce la base di ogni relazione sana (meglio sarebbe chiamarlo fedeltà). Il congegno psicologico utilizzato dagli sceneggiatori, dunque, non è banale, se si considera che la pellicola in questione è stata realizzata 45 anni fa. Si viene quasi da subito a formare un ménage a trois che mina l’equilibrio del matrimonio dei protagonisti, laddove il giovane Marco (Peter Lee Lawrence), socio in affari di Paolo, riconosce in Simona una sua vecchia fiamma. La donna, in un primo momento, memore della vecchia relazione, tenta di resistere alle avances dell’uomo, fidando nella stabilità e serenità del rapporto con il marito. Ma Paolo rincara la dose, e invita ancora la moglie a tradirlo, a vivere senza freni la propria sessualità. È a questo punto che entra in scena un ragazzetto conosciuto in discoteca (un giovanissimo e un po’ goffo Michele Placido, qui alla sua seconda apparizione sul grande schermo), il quale approccia velocemente la donna, e assistiamo a un rendez-vous in cui i due, svestiti, si accoppiano senza pudore. Ma le avventure di Simona continuano, laddove la donna arriva addirittura a fingersi una prostituta pur di vivere l’ebbrezza di una disinibizione totale. Paolo, il quale credeva di gestire completamente la situazione, si rivela alla fine incapace di sopportare fino in fondo la doppia vita della donna, soprattutto quando scopre il ritorno di fiamma di Simona per Marco.

Oggetto curioso questo film di Mario Imperoli, girato tra Roma e il litorale, a basso costo, che rievoca quasi, per i corpi nudi, le location marine e l’atmosfera estiva, alcune pellicole del periodo esotico-erotico di Joe D’Amato. Silvano Tranquilli (ve lo ricordate in Amore mio aiutami di e con Alberto Sordi?) gestisce con sicurezza il suo personaggio, perverso e ingenuo al tempo stesso, mosso dal reale desiderio di vivere un rapporto di coppia inedito, in cui l’amore viene vissuto fino in fondo, superando i retaggi culturali che opprimono quanto di più istintivo è contenuto in noi. Antonella Murgia, che già aveva al suo attivo una discreta filmografia, è a suo agio nel difficile ruolo della moglie fedifraga, e mostra il suo corpo senza imbarazzo a una macchina da presa che la tallona, indugiando non poco nei frequenti accoppiamenti della donna (che è bene precisare, non sconfinano mai nel porno). Infine, Michele Placido, che con il capello lungo, un risolino un po’ sciocco stampato sul viso, appare involontariamente ridicolo, anche se esce di scena abbastanza velocemente.

Mia moglie, un corpo per l’amore è un film che si lascia guardare e che costituisce una significativa testimonianza di un certo modo di fare cinema dei primi anni settanta. Il suo valore filologico supera, dunque, quello artistico, e non mancherà di appassionare coloro che da tempo seguono l’evolversi della cinematografia italiana di quel periodo.

Pubblicato da Surf Film e distribuito da CG Entertainment per la collana Cinesexy, Mia moglie, un corpo per l’amore è disponibile in dvd, in formato 1.66:1 con audio in italiano e sottotitoli per non udenti. Nei contenuti speciali: Ondata di piacere – L’intervista di Davide Pulici a Gianfranco De Muri.
(Luca Biscontini su storiadeifilm.it)



Potete vederlo più comodamente quando lo ripassano in tv. In onda oggi alle ore 21.15 su Cielo. (canale 26 del digitale terrestre).


link streaming = https://www.erogarga.com/mia-moglie-un-corpo-per-lamore-1973/

scene nude = https://www.aznude.com/view/movie/m/miamoglieuncorpoperlamore.html

http://ancensored.com/movies/Mia-moglie-un-corpo-per-l-amore

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DanieleRovelli3

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