Esperienza reale Il ritorno di Susanna

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Storia vera o fantasia? Forse la prima, forse la seconda, forse un po’ e un po’. Non credo che sia così rilevante, ciò che conta è il racconto. Quindi, lascio un velo di mistero ed ecco a voi il primo capitolo.



1 - Bralette

Era una di quelle seratine primaverili che ti fanno pregustare l’estate, piacevoli per il clima e stuzzicanti per via delle numerose ragazze, che con l’arrivo della bella stagione iniziavano a scoprire sempre più lembi di pelle. Dopo mesi di freddo, maglioni e attività al chiuso, avevano voglia indossare un bel vestitino o un outfit alla moda e di lasciarsi guardare. Tra loro c’era anche Susanna, la mia ragazza.

A 25 anni era nel pieno della sua bellezza, abbastanza matura da poter decidere, abbastanza giovane da essere al centro dell’attenzione. D’altronde non era una che passava inosservata: capelli castani, lisci, che all’occorrenza diventavano mossi o acconciati nelle più disparate maniere, un bel viso sempre solare, con due labbra morbide e carnose, un nasino dritto e due occhioni verdi. Era alta 165 circa e il suo fisico sapeva provocare quanto il viso. Quarta di seno, un bel culo pieno e nel complesso una fisicità non eccessivamente magra, formosa ma proporzionata. C’era anche quel filino di pancetta che a lei dava così fastidio e che io non avevo nemmeno notato.

A questo punto potrei descrivere anche come sono io, ma dubito che sia d’interesse, inoltre qualche lettore potrebbe immedesimarsi meglio senza troppi dettagli, vivendo le avventure che sono capitate a me. Vi basti sapere che sono un ragazzo normale, sportivo e piuttosto spigliato, anche con le ragazze. Non ero uno sfigato introverso, ma nemmeno un belloccio capace di rimorchiare a prima vista.

Tornando a quella sera, passeggiavamo per il centro della nostra città, prendendoci e lasciandoci la mano di tanto in tanto, tra una chiacchiera e l’altra, fino all’inevitabile decisione di sederci a bere qualcosa. Il prescelto fu uno dei soliti bar, uno che io personalmente non amavo molto, perché troppo frequentato e rumoroso. Quell’anno, chissà per quale motivo, era tra i più in voga e una marea di ragazzi e ragazze lo frequentavano, anche solo per ordinare un cocktail e berlo fuori all’aperto, in piedi.

Dopo qualche brontolio accontentai Susanna e la sua scelta, a patto di sedere in uno dei tavolini fuori, sulla strada.

“Sei sempre il solito vecchietto” disse, sorridendomi e sedendosi sul primo posto libero.

Quella sera indossava un paio di short in jeans, forse un po’ prematuri per la stagione, tanto che talvolta sfregava le gambe tra loro come a volerle scaldare. Ma ovviamente non aveva freddo, come ci tenne a farmi sapere.

Ai piedi le fidate Dr. Mertens, ma era nella parte superiore che le cose si facevano più interessanti. Susanna indossava una magliettina trasparente e brillante, che lasciava intravedere un elaborato reggiseno in pizzo che solo quella sera scoprii chiamarsi bralette. Una sorta di misto tra un normale reggiseno e un top, che metteva in mostra la sua quarta di seno. Era la moda ragazzi e io non potevo che ammirare le forme della mia ragazza in silenzio, rendendomi conto di non essere l’unico a farlo.

Di tanto in tanto Susanna metteva e poi toglieva un giubbino di pelle a ulteriore testimonianza che l’outfit era forse un po’ prematuro, ma non mi diede mai la soddisfazione di darmi ragione.

Bevevamo qualcosa da ormai una mezz’oretta quando uno dei tanti frequentatori del bar si avvicinò con alla mia lei.

“Susy!”

“Marco!” esclamò lei con entusiasmo, balzano in piedi.

Gli gettò le braccia al collo e si scambiarono tre baci di routine. Susanna era così, espansiva, estroversa.

Iniziarono a parlottare sorridenti e lei ogni tanto gli dava qualche pugnetto sul petto per stuzzicarlo, come a volerlo prendere in giro per qualcosa che io dal tavolino non riuscivo a sentire. Tale Marco era un ragazzo decisamente alto, onestamente non vi saprei dire se di bell’aspetto o meno, di uomini m’intendo poco. Un tipo normale. Indossava dei jeans e una semplice t-shirt, molto larga. In mano teneva un cocktail e con l’altra di tanto in tanto ravvivava il ciuffo riccio che portava in testa.

Sembravano in confidenza e la chiacchierata durò abbastanza da rendermi piuttosto scocciato. Quando finalmente finì, Susanna si mise in punta di piedi per scambiare altri tre baci, per poi salutarlo e riprendere posto di fronte a me.

“Con comodo eh” dissi io lapidario.

“Dai non rompere, potrò chiacchierare con un amico?”

Lui intanto aveva raggiunto gli amici e poco più in là bevevano i loro cocktail in piedi, fumandosi una sigaretta in compagnia.

“Magari potevi anche presentarmi, visto che sei qui con il tuo fidanzato. Cioè io.”

“Che c’è? Sei geloso?”

Guardai di nuovo il ragazzo ed ebbi l’impressione che parlasse di Susanna, perché si voltò un paio di volte verso di noi e poi ridacchiò con i suoi amici.

“No! Mi sembrava solo buona educazione…”

“Che pesante che sei!”

Inutile dire che persi quel dibattito in partenza e me ne resi presto conto, quindi decisi di tacere.

La serata proseguì e finì senza altri eventi degni di nota. Marco se n’era andato e Susanna aveva bevuto come al solito un pochino troppo, non che ci volesse molto per renderla brilla.

Tornammo alla macchina, mentre il mio occhio cadeva spesso sulle sue tette, che calamitavano la mia attenzione a ogni passo.

“Ti piace allora?” disse lei in riferimento alla bralette.

“Molto e non solo a me direi…”

“Cioè?”

“Beh ho perso il conto di quanti ti hanno guardato le tette. Compreso quel Marco…”

Ci fu un attimo di esitazione e pensai che Susanna si arrabbiasse di nuovo, ma non fu così.

“Solo tu però le puoi toccare!” disse lei ridacchiando, posandomi una mano su una tetta.

La affondai con piacere e poi per par condicio strizzai anche l’altra tetta sopra la magliettina. Nel frattempo eravamo arrivati al parcheggio e così la appoggiai contro l’auto e inizia a palparle le tette a due mani, infilandole la lingua in bocca. Susanna non si tirò indietro e rispose al bacio, lasciandosi palpare. Sentii la sua mano scendere sui miei pantaloni e accarezzarmi il pacco.

“Ah però, mi piace l’effetto che ti fa. La metterò più spesso!”

Non ebbi il tempo di rispondere, perché un gruppetto di persone si avvicinava, così decisi di staccarmi e salire in auto. Misi in moto per riaccompagnarla a casa e appena partito Susanna tornò a stuzzicarmi. Mi guardava con aria da vera porca e mi massaggiava il pacco da sopra i pantaloni.

“Mi fa male da quanto tira” le dissi.

Lei sorrise orgogliosa, prendendosene il merito, e inizio a slacciare la cintura. Appena fatto tolse il primo bottone e lasciò scivolare la mano dentro i pantaloni, continuando ad accarezzarmi su e giù, da sopra le mutande. Giocava e le piaceva. Infilò poi due dita sotto l’elastico, stuzzicò le palle, le prese in mano e infine, finalmente, impugnò il cazzo. Iniziò a segarmelo dentro ai pantaloni mentre guidavo verso casa sua.

Fu eccitante fermarsi ai semafori, con le altre auto a fianco, mentre lei mi segava. Fui dispiaciuto d’essere arrivato davanti a casa sua, ma non avevo la minima intenzione di farla finita così. Parcheggiai nella piazzola adibita e, spento il motore, mi gettai su di lei. La baciai di nuovo e le mie mani andarono ancora sulle sue tette, su quel diabolico reggiseno. Le alzai la magliettina trasparente e iniziai baciarle avido. Lei continuava a segarmi e mugulava piano, mentre io ne volevo di più. Abbassai la bralette e iniziai a leccarle i capezzoli.

“Ti ha proprio eccitato che mi guardassero tutti eh…” sussurrò.

Rimasi spiazzato. Fu strano. Era la verità, ma sentirlo dire la rese anche realtà.

“Sì…” ammisi.

Non so se si tratta di uno di quei falsi ricordi, dettati dal tempo, ma oggi potrei giurare che sorrise compiaciuta.

“Vuoi sapere un segreto?”

“Certo” risposi io, concentrato soprattutto sui suoi capezzoli.

Lei lo capì e mi spinse via la testa. La sua mano però non si fermò, anzi mi abbassò gli slip e tirò fuori il cazzo duro, continuando la sua opera.

“Prometti di non arrabbiarti.”

La guardai contrito, sbuffando.

“Sì, va bene” risposi ansioso di proseguire e naturalmente annebbiato dall’eccitazione.

“Era un mio scopamico” disse poi con un sorriso malizioso.

“Cosa? Chi?” balbettai.

“Il ragazzo di prima, Marco” disse, enfatizzando il nome.

Inizio a battermi forte il cuore, ma lei non si fermò e continuò a segarmi il cazzo, anzi, aumentando la velocità.

“Non voglio che ci siano segreti e così te l’ho detto. Ovviamente è successo quando non stavamo insieme.”

Non risposi, probabilmente non feci altro che ansimare e lei si chinò sul sedile prendendolo in bocca. Iniziò a succhiarlo con grande voglia. Sapete, non mi sognerei mai di lamentarmi dei pompini di Susanna, ma quella sera fu particolarmente bello. Sentivo che aveva voglia di succhiarlo. O ero io in una condizione particolare? Sentivo la bocca calda avvolgermi il cazzo e la sentivo andare su e giù con estremo piacere a ogni movimento. Una cosa era certa: non lo stava gustando, succhiava per farmi venire.

Ero quasi al culmine, quando lei lo tolse dalla bocca e mentre stava sdraiata tra le mie gambe mi guardò, dal basso all’alto.

“Ma in realtà non era questo il segreto” disse.

Si strusciava il mio cazzo sulla guancia e sulle labbra, come a voler sentire quanto era duro. E ragazzi, era davvero durissimo.

“E quale sarebbe?” gemetti.

Sorrise. E ricordo ancora oggi come sorrise, con i suoi denti bianchi e uno sguardo incredibilmente erotico.

“Che è superdotato” rispose semplicemente.

Poi torno a imboccarlo e riprese il pompino. Non ci volle molto. Anzi, ci volle davvero pochissimo. Affondai una mano sui suoi capelli e le venni in bocca copiosamente, con vigore, tanto che la sborrata fu quasi fastidiosa.

Accolse tutto nella sua bocca, dandomi il tempo di espellere anche l’ultima goccia e poi si staccò. Aprì la portella dell’auto e scivolò fuori per sputare sull’erba. Io ero ancora inebetito, al punto che quando si inginocchiò sul sedile per darmi un bacio sulla guancia, lo ricevetti senza quasi accorgermene.

“Buonanotte amore!” e scappò verso casa con un sorriso, lasciandomi ancora con il cazzo fuori, ancora duro, ancora frastornato.
 
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2 – Flashback

Facciamo un passo indietro per poi farne due in avanti. Io e Susanna siamo stati fidanzati per circa un anno e mezzo da quando lei aveva circa 18 anni. Io sono stato il suo primo ragazzo e lei la mia prima ragazza. Le esperienze sessuali furono dunque nuove per entrambi e insieme scoprimmo i piaceri del sesso e della sessualità.

Sarà che furono le prime esperienze, ma una volta assaggiato quel dolce ne diventammo golosi. Avevamo sempre voglia di scopare e lo facevamo senza timore di essere scoperti o visti. Considerata l’età, non sempre avevamo casa libera, quindi capitava di appartarci in auto o di farlo di nascosto in un parco pubblico. Furono mesi estremamente eccitanti.

Perse ogni timidezza e tra noi scomparve ogni vergogna. Lei mi chiedeva di scoparla forte, io la chiamavo “la mia bocchinara” e ogni occasione era buona per trasgredire ed eccitarci.

In questo scenario ero io la figura dominante dei due. Forse un po’ per l’età, ho infatti 4 anni in più, ma più probabilmente perché era così che ci piaceva. A me arrapava prenderla per i capelli e sbatterla a pecorina sul sedile dell’auto. A lei piaceva sentirsi sottomessa, posseduta dal suo ragazzo. Nulla di così diverso rispetto a molte altre coppie, ma come vedremo più avanti il futuro rimischiò un po’ le carte in tavola.

Le cose iniziarono ad andare male quando lessi una sua chat con un’amica. Sono stato una di quelle persone scorrette e lo dico con sincero pentimento, ad aver spiato il telefono del partner. Non lo feci nemmeno casualmente, ma proprio di proposito. Era un periodo in cui ci sentivamo distanti. Lei era sempre fuori con le amiche e quando stavamo insieme non andavamo più così d’accordo. Quello che lessi, a ripensarci ora, non fu poi chissà cosa. Non ricordo testualmente la chat, ma riassumendola, lei e l’amica parlavano di un ragazzo della compagnia. Questa amica, Anna, cercava di spingere Susanna verso questo ragazzo (ancora non saprei dire perché), tessendone le lodi. Quello che mi fece male furono invece le risposte di Susy. Non diceva di essere impegnata o di amare me, ma rispondeva manifestando dubbi sulle proprie possibilità. Qualcosa tipo: “ma sei sicura che io gli piaccia?” o “non credo di piacergli”.

Senza capirne prima di più, vuotai il sacco come un malandrino e ne seguì una serie di litigi che non sto a raccontarvi. Il rapporto si sgretolò in fretta e ci lasciammo. Le nostre strade si divisero. Lei per studiare si trasferì anche in un’altra città. Ebbe delle altre relazioni e le ebbi pure io.

Negli anni seguenti rimasi però con il dubbio su quello che potesse essere successo con quel ragazzo. Lei negò tutto e si dichiarò fedelissima, parlò di scherzi tra amiche. Potrebbe anche essere vero, ma dopo essersi lasciati?

Le mie fantasie e le mie perversioni aumentarono e cambiarono con gli anni e confesso d’essermi ritrovato più di qualche volta a segarmi immaginandola con quel ragazzo o con qualcuno dei successivi, immaginandoli a godere di ciò che avevo apprezzato io prima di loro.
 
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3 – Onanismo
Era sopra di me e muoveva il bacino, ondeggiando. Avevo le sue tette davanti alla faccia che ballavano ipnotiche, con quei bellissimi capezzoli dritti e le aureole perfette. Le mie mani accompagnavano il movimento strette sul suo culo, spostando il perizoma lateralmente.
Poi scivolò fuori. Con uno sbuffo di fastidio non troppo dissimulato, Susanna lo riprese in mano e se lo portò nuovamente sulla figa, cercando di infilarlo.
“Non è duro come al solito” disse.
Strinsi i denti e mi morsi la lingua.
“C’è qualcosa che non va?” mi chiese.
“No, il preservativo mi dà un po’ fastidio, tutto qui” risposi elusivo.
Lei lasciò scivolare fuori il cazzo di nuovo e si stese al mio fianco, tenendolo in mano e massaggiandolo dolcemente. Lo studiò con attenzione. Scese con la mano sulle palle, le strinse e poi tornò a segarlo.
“Pensavo avessi più voglia di farlo dopo l’altra sera” disse.
“Io ho molta voglia, davvero.”
“Non è stato eccitante?”
“Sì sì” mi affrettai a dire, cercando di rimediare al fraintendimento, “anzi, anche troppo”.
Ecco, avevo parlato troppo.
“Cioè?” disse lei subito allarmata, mollando la presa.
“Continua ti prego”
“Solo se mi spieghi”
Sbuffai e decisi quindi di confessare.
“è stato così eccitante che ci ho ripensato spesso in questi due giorni…”
Riprese il massaggio.
“…e quindi mi sono eccitato di nuovo.”
“Bene!” disse lei, non capendomi.
“E quindi… ecco… mi sono toccato!”
Mi guardava con aria furbetta, segandomi lentamente, sempre con il preservativo addosso.
“Ti sei fatto una sega, porco” concluse sintetizzando i miei molteplici imbarazzi ed eccitandomi per il linguaggio schietto.
“Sì ed è successo anche oggi. Mi dispiace.”
All’improvviso si illuminò e finalmente capì.
“Ti sei segato anche oggi?! Sei già venuto, per questo non sei duro come al solito.”
Io risposi con la sola espressione del volto.
“E a cosa pensavi?”
“Beh, a te con quella bralette… al pompino in auto…”
Il cazzo iniziò a diventare duro e Susanna sembrò accorgersene. Aumentò il ritmo della sega, mentre sentivo le sue tettone strusciarmi contro il braccio e contro il petto.
“Porcellino… ma ti ho fatto altri pompini in auto” disse con ingenuità, probabilmente simulata.
“Sì, ma è stato particolarmente piacevole quello!”
Guardò il mio cazzo con interesse, come a rifletterci sopra.
“Forse perché ti ho parlato di Marco” disse poi. Ed ecco di nuovo quel tuffo al cuore. Quella sensazione di disagio, di fastidio, di colpevolezza e di imbarazzo. Al contempo però anche una crescente eccitazione.
Non risposi.
“Ti ha eccitato sapere che ho scopato con un superdotato?” chiese Susanna.
Ormai il cazzo era diventato duro come il ferro ed era impossibile che non se ne fosse accorta. Con malcelata soddisfazione torno sopra di me e lo lasciò scivolare dentro con un gemito di piacere. Era bagnatissima. Nonostante il preservativo si fosse seccato, non ci fu alcun attrito nel penetrarla.
Susanna riprese il movimento di prima e ricominciò a scoparmi. Ero in sua balia.
“Forse…” risposi con imbarazzo.
“Vuoi sapere quanto lungo era?” mi disse aumentando il ritmo del suo movimento.
“Sì”
“22 centimetri” rispose sorridendo.
Affondai la faccia nelle tette e iniziai a baciarle, prima una e poi l’altra. Prima un capezzolo e poi l’altro.
“Ed era anche grosso” aggiunse.
Mugugnai, senza parole, e lei iniziò a saltarmi sul cazzo, cavalcandomi, spingendolo fino in fondo alla figa.
“Magari però durava poco” le risposi con un moto d’orgoglio.
Lei si chinò contro di me, in una posizione che le permettesse di raggiungere l’orgasmo più facilmente. Io le presi il culo tra le mani e così anche il controllo della scopata. Iniziai a martellarla, sempre più veloce.
Poi lei sussurrò al mio orecchio.
“No, era pure bravo a scopare.”
Venni con un grugnito mentre mi muovevo dentro di lei, rallentando il ritmo per il piacere e in quel momento, sentendo le mie contrazioni venne anche lei lasciandosi an addosso a me, fino allo spegnersi dei due orgasmi.
Ci abbandonammo sul letto, a faccia in su, mentre Susanna portava uno strano sorriso stampato in volto.

Qualche commento? Vi intriga la storia?
Vi piace la bralette?
Cosa ne dite di Susanna?
Fatemi sapere se volete il continuo della storia...
 
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4 – Cappotti

Non è un film di Christopher Nolan, ma è necessario fare un secondo e ultimo flashback, per poi riprendere la linearità del racconto. D’altronde vi ho detto d’essermi lasciato con Susanna, eppure eccomi a parlarvi delle nostre scopate. Manca quindi un tassello.
Questo pezzo del puzzle risale a circa 4 o 5 anni dopo esserci lasciati. Mi trovavo con gli amici a trascorrere una serata in discoteca, per accontentare uno di loro, da poco single e quindi desideroso di nuove avventure. Andavamo “a ballare” tuttavia consci che nessuno di noi avrebbe combinato nulla, perché da sempre era così. Eravamo tipi che guardavano, commentavano, ma non si buttavano nella mischia con una sconosciuta.
Ma quella fu una serata inaspettata, perché in quella stessa discoteca, a scatenarsi con le amiche c’era Susanna. La riconobbi subito, ben prima che lei si accorgesse di me, tanto che proposi di andare via e cercai in tutti i modi di evitare la zona in cui si trovava, ovvero una specie di spazio riservato con un mini tavolino pieno di alcolici.
Ma il luogo non era così grande e allora eccola, all’improvviso stagliarsi davanti a me, mentre rideva come una matta insieme a un’amica. Semplice e carica, come una volta. Una canottierina bianca che, manco a dirlo, risaltava il suo seno, e una gonnellina svolazzante. Mi vide e gridò il mio nome.
Ci abbracciammo e facemmo un po’ di chiacchiere sulle nostre vite, rumore permettendo. Stufi di urlarci nelle orecchie, fummo infatti costretti a uscire momentaneamente dalla discoteca per poter parlare meglio.
Fu lì contro un muro grigio che ci avvicinammo sempre più, sentendo la stessa attrazione, quella di un tempo, che scoprii essere solo dimenticata ma non spenta. Ci baciammo. Le palpai il culo e non resistetti nel metterle le mani sulle sue tettone, mentre lei si lasciava fare di tutto. Era eccitata e lo avvertivo. Il suo bacio era bagnato, le guance rosse. Avevamo preso i cappotti e ci eravamo coperti alla bella e buona per non prendere un malanno e i cappotti, entrambi aperti, si univano, nascondendo le nostre mani all’interno, che frugavano vogliose.
Fu lei a porre fine al momento, dicendomi che voleva ballare.
Io odiavo ballare. Mi faceva sentire a disagio e per questo non lo facevo. E lei lo sapeva.
Ma voi, in quella situazione, avreste detto di no? Ed eccola allora sventolarmi la gonnellina davanti, mentre ballava. Sempre più vicina, sempre più attraente, fino ad appoggiarsi al mio pacco e strusciarci contro il culo. Divenne duro in un attimo e il mio ballo fu muovere le mani sul suo corpo. Le tenevo i fianchi, le toccavo il culo. Cercavo di non esagerare, ma lei ballava per me. Si girava, mi baciava, poi si allontanava, ed eccola ancora a stuzzicarmi prendendo le mie mani e appoggiandosele ai fianchi.
Mandai un messaggio agli amici, mentre le amiche di lei non sapevo neanche chi fossero o dove fossero. Eravamo rimasti noi due.
“Prendiamo da bere?” mi gridò contro.
“Va bene!”
La accompagnai al bancone per ordinare. Se fossimo stati fidanzati le avrei detto di no, che era già sufficientemente brilla, ma non lo eravamo più. Perché farlo? Perché preoccuparsi? Susanna in compenso non sembrava avere pensieri, era un tornado.
Io cercavo di attirare l’attenzione del barista per ordinare, ma questo sembrava volermi ignorare, tanto da spazientirmi. Poi Susanna si sporse al bancone, praticamente appoggiandoci le tette sopra, e il barista si avvicinò subito a lei.
“Due Mojito!” disse agitando i soldi davanti a lui. “Offro io” aggiunse poi sorridendomi.
Fummo serviti e mentre bevevamo il nostro cocktail lei mi provocava, era evidente. Stuzzicava la cannuccia con la lingua e rideva. Non sapevo se era la sua volontà o l’alcol, ma in fondo cosa importava? Mi piaceva ancora e io ero single.
Poi mi sorprese. Come avrete modo di scoprire, per la prima manon certo ultima volta. Si avvicinò al mio orecchio.
“Vuoi scoparmi?”
La mia esitazione, dovuta alla sorpresa le fece pensare che fossi dubbioso, tanto che stava già per incazzarsi.
“Sì, certo!” mi affrettai a rispondere. “Ma dove?”
“Seguimi!”
Abbandonò mezzo cocktail sul bancone e mi prese per mano. In men che non si dica eravamo di fronte al bagno delle donne.
“Ma fai sul serio?” le chiesi.
Lei non rispose. Aspettò che un paio di ragazze uscissero e poi mi trascinò dentro, veloci come saette. Aprì una delle cabine e fummo dentro.
Devo dire che mi ha sempre intrigato l’idea di farlo nel bagno pubblico di una discoteca, ma in quel momento ero piuttosto spaesato. Sentivo i rumori all’esterno e il bagno non era certo pulito come quello di casa mia. Susanna prese però in mano la situazione. Chiuse il chiavistello e mi fu addosso.
“Scopami dai!” disse baciandomi.
Mi accorsi solo allora di averlo durissimo nei pantaloni e quando lei appoggiò le mani alla parete, dandomi le spalle, non fu più possibile trattenermi. Solo un ultimo barlume di lucidità era restio ad abbandonarmi.
“Il preservativo?” chiesi.
“Fai senza” disse “non siamo più dei ragazzini”.
Mi slacciai i pantaloni, li abbassai insieme alle mutande e tirai fuori il cazzo. Glielo feci sentire contro il culo, da sopra alla gonna.
“Ti piaceva sentirlo prima, vero?”
“Mmmh sì, fammelo sentire meglio, dai”
Alzai la gonna e scoprii delle piccole mutandine alla brasiliana, verdi. Un intimo che durante la nostra relazione non avevo mai visto. Indossava sempre delle mutandine classiche e colorate. Le sbattei il cazzo sulle chiappe un paio di volte e poi abbassai la brasiliana. Appoggiai la cappella gonfia alla fica e lei inarcò laschiena per accoglierlo. Era la prima volta che la scopavo a pelle. Era bellissimo. Lo lasciai scivolare tutto dentro e iniziai a scoparla a pecorina, contro la parete. I rumori della discoteca per fortuna attenuavano ogni nostro gemito e cominciai a stantuffarla veloce.
“Bravo, così, continua…”
“Mi era mancato questo culetto”
Lo presi tra le mani e gustai la sensazione del cazzo dentro di lei, lasciandolo scivolare quasi fuori, fino alla cappella, per poi affondarlo fino in fondo.
“Sì è tutto tuo. Scopami forte dai, come una volta.”
Non mi feci pregare e ripresi a scoparla veloce. Andammo avanti così per un po’, fino a che, vuoi per le nuove sensazioni, vuoi per il contesto, sentii di essere al capolinea. Ma non feci in tempo a dire nulla, perché se ne accorse anche lei.
Susanna si girò, lasciandolo scivolare fuori, alzò la tazza del cesso e iniziò a segarmi.
“Sborra dai.”
Sentirglielo dire fu afrodisiaco e spruzzai copiosamente sul cesso, sporcando anche la sua mano, che non si fermò mai.
“Bravo, bravo, così” diceva, mentre continuava a segarmi.
E fu così che io e Susanna ricominciammo a frequentarci e che questa storia porta il titolo “Il ritorno di Susanna”.

Questo capitolo crea una piccola incoerenza con il precedente, vediamo chi la nota...
Graditi commenti come sempre. 😁
 
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5 – Esibizionismo

Riprendiamo la linearità della storia e da ora niente più flashback, se no servirà una guida ufficiale per capire in che ordine leggere, come per i film di Star Wars. (Nel nostro caso l’ordine cronologico è: 2, 4, 1, 3, 5.)

Dalla scopata di cui vi ho raccontato (nel capitolo 3), le cose iniziarono a farsi decisamente piccanti.
Il gioco che avevamo iniziato intrigava entrambi e abbandonate le mie prime titubanze divenne quasi un must durante il sesso.
“Era bellissimo da leccare” mi diceva. “Ogni volta che lo tirava fuori mi sembrava più lungo” – “Mi faceva sentire una porca”.
E io diventavo sempre più eccitato, sempre più duro e la scopavo forte, immaginandola alle prese con il cazzone di quel Marco.
Era solo dopo la sborrata che mi assalivano mille dubbi e domande. Stavo esagerando? Era tutto vero o Susanna ci ricamava sopra? Cosa sapevo di lei degli anni in cui non ci eravamo più frequentati? Poco o nulla. Quali esperienze sessuali aveva provato?
Finito il sesso tacevo e non riuscivo a parlarne. Ma non appena avevamo casa libera o quando ci appartavamo in macchina ecco riprendere il gioco e, anzi, ampliarlo sempre più, presi dall’impeto.
Inoltre Susy era più estroversa nell’abbigliamento rispetto alla nostra prima relazione. Indossava intimo provocante, quasi sempre brasiliane o perizomi. Metteva dei vestitini corti e scollature profonde. Mi chiedeva se ero geloso e io rispondevo, onestamente, di non esserlo per nulla. Eccola allora indossare questi abitini striminziti che le fasciavano il culo e le evidenziavano le tettone, queste gonnelline che al minimo colpo d’aria rischiavano di rivelare il suo culo mezzo scoperto a tutti.
Io impazzivo. Era difficile uscire con lei senza farmi diventare il cazzo duro a ripetizione. E quando non erano gli altri a guardarmela, perché ci appartavamo, allora partivano le nostre fantasie.
“Come vuoi che mi vesta all’aperitivo con i compagni d’università?”
“Non lo so amore, che proposte hai?”
“Pensavo ai leggings di pelle, cosa ne dici?”
“Belli, molto sensuali”
“E sopra quel top rosso che mi mette bene in evidenza le tette.”
La scopavo e parlavamo di queste cose. La palpavo e la immaginavo vestita da troietta in giro, senza di me.
“Saresti una bomba” dicevo, palpandole le tettone mentre stavo dentro di lei.
“Non sei geloso se poi me le guardano tutti?”
“No amore, non sono geloso”
E intanto la scopavo, sempre più eccitato.
“Stivaletti o tacchi?”
“Tacchi! Ci stanno meglio e… sono più da porca.”
Sorrise.
“Magari quelli rossi con il plateau, così si intonano con il top”
“Mmmh sì, belli. Sai che mi piacciono.”
“E se poi qualcuno ci prova?”
A quel punto eravamo solitamente verso la fine. Lo lasciava scivolare fuori e me lo prendeva in mano, continuando a provocarmi.
“Ti dispiace?”
Io gemevo, non parlavo più e, cari amici, mi facevo delle grandissime schizzate.
“No, direi che non ti dispiace…”
 

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Riprendiamo la linearità della storia e da ora niente più flashback, se no servirà una guida ufficiale per capire in che ordine leggere, come per i film di Star Wars. (Nel nostro caso l’ordine cronologico è: 2, 4, 1, 3, 5.)

Dalla scopata di cui vi ho raccontato (nel capitolo 3), le cose iniziarono a farsi decisamente piccanti.
Il gioco che avevamo iniziato intrigava entrambi e abbandonate le mie prime titubanze divenne quasi un must durante il sesso.
“Era bellissimo da leccare” mi diceva. “Ogni volta che lo tirava fuori mi sembrava più lungo” – “Mi faceva sentire una porca”.
E io diventavo sempre più eccitato, sempre più duro e la scopavo forte, immaginandola alle prese con il cazzone di quel Marco.
Era solo dopo la sborrata che mi assalivano mille dubbi e domande. Stavo esagerando? Era tutto vero o Susanna ci ricamava sopra? Cosa sapevo di lei degli anni in cui non ci eravamo più frequentati? Poco o nulla. Quali esperienze sessuali aveva provato?
Finito il sesso tacevo e non riuscivo a parlarne. Ma non appena avevamo casa libera o quando ci appartavamo in macchina ecco riprendere il gioco e, anzi, ampliarlo sempre più, presi dall’impeto.
Inoltre Susy era più estroversa nell’abbigliamento rispetto alla nostra prima relazione. Indossava intimo provocante, quasi sempre brasiliane o perizomi. Metteva dei vestitini corti e scollature profonde. Mi chiedeva se ero geloso e io rispondevo, onestamente, di non esserlo per nulla. Eccola allora indossare questi abitini striminziti che le fasciavano il culo e le evidenziavano le tettone, queste gonnelline che al minimo colpo d’aria rischiavano di rivelare il suo culo mezzo scoperto a tutti.
Io impazzivo. Era difficile uscire con lei senza farmi diventare il cazzo duro a ripetizione. E quando non erano gli altri a guardarmela, perché ci appartavamo, allora partivano le nostre fantasie.
“Come vuoi che mi vesta all’aperitivo con i compagni d’università?”
“Non lo so amore, che proposte hai?”
“Pensavo ai leggings di pelle, cosa ne dici?”
“Belli, molto sensuali”
“E sopra quel top rosso che mi mette bene in evidenza le tette.”
La scopavo e parlavamo di queste cose. La palpavo e la immaginavo vestita da troietta in giro, senza di me.
“Saresti una bomba” dicevo, palpandole le tettone mentre stavo dentro di lei.
“Non sei geloso se poi me le guardano tutti?”
“No amore, non sono geloso”
E intanto la scopavo, sempre più eccitato.
“Stivaletti o tacchi?”
“Tacchi! Ci stanno meglio e… sono più da porca.”
Sorrise.
“Magari quelli rossi con il plateau, così si intonano con il top”
“Mmmh sì, belli. Sai che mi piacciono.”
“E se poi qualcuno ci prova?”
A quel punto eravamo solitamente verso la fine. Lo lasciava scivolare fuori e me lo prendeva in mano, continuando a provocarmi.
“Ti dispiace?”
Io gemevo, non parlavo più e, cari amici, mi facevo delle grandissime schizzate.
“No, direi che non ti dispiace…”
Ho letto tutto di un fiato i 5 racconti… Susanna stuzzica molto la mia fantasia
Continua ti prego
 
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Capitoletto di passaggio, ma spero intrigante lo stesso, che vi aiuterà a conoscere un po' meglio Susanna. Mi piacerebbe leggere anche qualche vostro commento, giusto per capire se la storia è apprezzata e devo continuare o meno...

6 – Festaiola

Guardavo un film in camera da letto e l’ora si faceva tarda, mentre già il pensiero volava verso la giornata lavorativa dell’indomani. Sbloccai distrattamente il telefono e aperto Instagram vidi una storia di Susanna.

Era la condivisione di un selfie di un ragazzo con il viso per metà tagliato in primo piano. Dietro di lui c’era Susanna, tra due ragazzi, che la abbracciavano. A fianco a lei Ambra, una delle sue migliori amiche.

Con Susanna era così. Impossibile contenerla. Aveva voglia di far festa, di stare in compagnia, di divertirsi fino a tarda notte. Lei non aveva ancora l’incombenza del lavoro e anche un mercoledì sera poteva essere una serata di baldoria.

Riguardai di nuovo la storia e quei due sconosciuti che abbracciavano la mia ragazza. Magari uno di loro le aveva pure messo la mano sul culo. La mia nel frattempo scendeva già nei boxer ad accarezzarmi l’erezione.

Ma prima ancora di lasciar galoppare la fantasia, arrivò un suo messaggio.

“Hei amore, vai a letto che è tardi, invece di guardarmi le storie!”

Seguiva una faccina con l’occhiolino. Risposi.

“Come va la serata? Ti stai comportando bene?”

Nessuna risposta. Nei minuti a seguire l’occhio cadde ripetutamente sul telefono. Sbloccai anche whatsapp più volte. Magari non era arrivata la notifica. E allora non so se capita anche a voi, ma in quei frangenti le fantasie diventano davvero indomabili.

Si starà strusciando su uno di quei due. O magari su entrambi. 10 minuti senza risposta. La mano intanto corre veloce, su e giù per il cazzo. Si sta divertendo non può guardare sempre il telefono. Oppure è in bagno, inginocchiata, a succhiare il cazzo di un altro, mentre io sto qui a casa a farmi le seghe. 20 minuti. Ma Susanna mi ama, io lo so. Però quando beve perde la testa. 30 minuti. Magari ha incontrato Marco, lui è il suo cazzone da 22cm. 40 minuti. Il telefono vibra.

“Tutto bene, c’è tanta bella gente”

Senza emoticon questa volta. Un messaggio un po’ sbrigativo forse. Ci sta. Decido di non disturbarla più, di lasciarla alla sua serata. Susanna è una che non ama le persone pressanti e io non lo sono. Si era fatto tardi ed era meglio dormire.

Controllai ancora le storie, guardai anche il profilo di Ambra. Nulla di nuovo. Restai ancora un po’ con il telefono in mano, a cazzeggiare distrattamente. Poi arrivò un altro suo messaggio. Era una foto.

Si era scattata un selfie che la ritraeva non frontalmente, ma leggermente di lato. In questo modo potevo apprezzare tutte le sue curve. Indossava un abitino grigio di paiettes, chiuso in vita da un laccetto. La parte sotto terminava con un pantaloncino stretto, mentre quella sopra lasciava completamente scoperta la schiena e davanti si divideva in due parti, coma una grande V, mettendo in risalto le tettone. Un altro dettaglio mi colpì. Chiaramente non indossava il reggiseno. D’altronde sarebbe stato antiestetico con quell’abito.

“Come mi sta amore?”

La mano riprese a muoversi inconsciamente.

“Divinamente… se fossi lì sarei eccitatissimo”

Poi ancora l’attesa. Non troppo lunga questa volta, una decina di minuti in cui la immaginai a troieggiare nei peggiori modi.

“Mi fa piacere, mi sa che non sei l’unico a cui fa questo effetto.”

Lessi tre volte. Iniziai un messaggio. Lo cancellai. E di nuovo. Infine scrisse lei.

“Ora stacco il cell che ho la batteria scarica, ciaooooo”

E poi mille emoticon di bacini, lasciandomi così, inebetito e con il cazzo duro.
 
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7 – Selfie

Anche questo divenne un nostro gioco. Quando usciva senza di me mi mandava spesso un selfie o qualche messaggino provocatorio. Sapeva che mi sarei eccitato come un porco. Sapeva che sarei stato a casa con il cazzo in mano, in attesa di una sua foto. La eccitava e godeva a tenere le redini di questo gioco che a tutti gli effetti faceva impazzire pure me.

A volte mi scriveva che mi raccontava tutto a casa e allora era ancora peggio, perché l’immaginazione compensava con pensieri decisamente impuri. Ma d’altronde erano solo fantasie, che senso aveva inibirle?

“Ieri era pieno di maiali… non potevo ballare che mi palpavano sempre il culo”

“Cazzo amore, ma tu non facevi niente?”

“Era impossibile capire di chi era la mano”

Faceva la scocciata, ma chissà perché poi finivamo sempre a scopare come porci.

L’arrivo dell’estate inoltre non fece che aumentare gli eventi e le feste, oltre a rendere gli outfit di Susy sempre più leggeri e poco coprenti. Non fraintendetemi, uscivamo anche insieme e ci divertivamo da matti, ma erano proprio quelle occasioni in cui era sola che mi solleticavano di più. C’era un misto di gelosia ed eccitazione.

E poi arrivò quel selfie. Sbloccai il telefono distrattamente e vidi la foto.

C’era lei, sorridente e radiosa, inquadrata solo sul viso, vicino a un ragazzo moro con il capello un po’ riccio. Lui non sorrideva, aveva piuttosto un’aria sorniona. Era impossibile non riconoscerlo. Era Marco.

“Un saluto da” seguito dal nome del luogo. Il messaggino non diceva altro.

Confesso che dopo tutte le fantasie fatte insieme, quella foto mi fece segare e venire come un pazzo. La guardavo e riguardavo e mi eccitava tremendamente, anche se non aveva nulla di erotico. Il viso di lei e quello di lui. Un semplice selfie.

Quando ci vedemmo l’indomani, Susy mi chiese se mi era piaciuto il suo regalo.

Ci eravamo visti per una semplice passeggiata serale nella nostra zona.

“È successo qualcosa?” chiesi io.

“Come sei frettoloso, dammi il tempo di raccontare.”

Passeggiavamo uno in fianco all’altra e io ero già duro, ma quella volta non volevo farglielo notare. Un conto era giocare a letto e un conto era che si fossero incontrati per davvero.

“Mi spiace solo che non ero molto tirata” disse.

Io la guardai incredulo.

“Scherzo amore, dai. Era lì al locale con degli amici e ci siamo incrociati, come quella volta al bar. E così ho pensato di mandarti una fotina.”

Io tacevo. Intanto attraversavamo un parchetto delle nostre zone.

“Non è stato un bel pensiero da parte mia?”

“Bellissimo, grazie del regalo” risposi ironicamente.

“Vuoi dirmi che non l’hai apprezzato?” ribatté lei cercando di guardarmi il pacco, che io tenevo celato il più possibile con le due mani in tasca.

“Non molto” finsi.

“Non ci credo!” gridò lei fermando mi per un braccio. “Fammi sentire!”

Contro la mia volontà mi mise una mano sul pacco, palpandolo, mentre io cercavo di divincolarmi.

“Ahà!” disse poi “Volevo ben dire!”

Sorrise soddisfatta e si attaccò a me, continuando a massaggiarlo. Io non opposi più resistenza.

“Mi stavo preoccupando…” aggiunse.

“Sei proprio una troietta” dissi.

“Beh ma a te piace che io lo sia” ribatté.

“Hai sempre la risposta pronta.”

“E tu il cazzo sempre duro.”

Lo segava da sopra i pantaloncini con veemenza e iniziai a non capirci più nulla. In pochi secondi eravamo in mezzo a delle piante a nasconderci. Susanna mi stava sbottonando e stava già inginocchiata nell’erba di fronte a me.

Prese il cazzo in bocca senza troppi preamboli e iniziò il pompino. Succhiava velocemente e lo sentivo scorrere nella sua bocca calda. Ogni tanto si fermava e lo afferrava, segandolo, ma sempre tenendolo per metà in bocca. Poi lo sfilò e mi guardò con i suo occhioni verdi.

“Ci ha provato lo sai?”

Poi lo imboccò di nuovo e io gemetti.

“Davvero? Sei seria?”

“Sì” bofonchiò.

“Cos’ha fatto?”

Lo tolse di nuovo dalla bocca, segandolo vicino al viso. Finse di cercare di ricordare. Poi parlò.

“Mi ha chiesto se avevo voglia di scopare con lui.”

Ebbi un sussulto.

“Ah, così? Schietto il ragazzo!”

Susy leccava la cappella e faceva scorrere poi la lingua lungo tutta l’asta, fino alle palle. Si infilò sotto al cazzo e iniziò a ciucciarle tutte. Ne prese anche una tra i denti e la tirò leggermente.

“E tu cosa gli hai detto?”

“Di no ovviamente! Sono fidanzata, per chi mi hai preso?”

Riprese a succhiarlo. Quella risposta rassicurante mi destabilizzò. Ricordo che ne fui quasi deluso. La mia ragazza aveva detto di essermi fedele e io ero dispiaciuto? Ma che razza di problemi avevo?

“Ho sbagliato?” chiese lei.

Io non seppi cosa dire ed evitai la domanda.

“Tu cos’avresti voluto fare?”

“Io faccio quello che vuoi tu” disse semplicemente, “ora vieni prima che arrivi qualcuno.”

Accelerò il ritmo e io ripensai al selfie con Marco, a lui che ci provava e le chiedeva così esplicitamente di scopare. Le venni in bocca cercando di soffocare il gemito di piace. La sentii mugolare mentre prendeva in bocca i miei fiotti di sperma. Quando finalmente l’orgasmo si spense, come al solito sputò a terra, cercando di non farsi vedere.

“Quanta che ne hai fatta…”
 

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7 – Selfie

Anche questo divenne un nostro gioco. Quando usciva senza di me mi mandava spesso un selfie o qualche messaggino provocatorio. Sapeva che mi sarei eccitato come un porco. Sapeva che sarei stato a casa con il cazzo in mano, in attesa di una sua foto. La eccitava e godeva a tenere le redini di questo gioco che a tutti gli effetti faceva impazzire pure me.

A volte mi scriveva che mi raccontava tutto a casa e allora era ancora peggio, perché l’immaginazione compensava con pensieri decisamente impuri. Ma d’altronde erano solo fantasie, che senso aveva inibirle?

“Ieri era pieno di maiali… non potevo ballare che mi palpavano sempre il culo”

“Cazzo amore, ma tu non facevi niente?”

“Era impossibile capire di chi era la mano”

Faceva la scocciata, ma chissà perché poi finivamo sempre a scopare come porci.

L’arrivo dell’estate inoltre non fece che aumentare gli eventi e le feste, oltre a rendere gli outfit di Susy sempre più leggeri e poco coprenti. Non fraintendetemi, uscivamo anche insieme e ci divertivamo da matti, ma erano proprio quelle occasioni in cui era sola che mi solleticavano di più. C’era un misto di gelosia ed eccitazione.

E poi arrivò quel selfie. Sbloccai il telefono distrattamente e vidi la foto.

C’era lei, sorridente e radiosa, inquadrata solo sul viso, vicino a un ragazzo moro con il capello un po’ riccio. Lui non sorrideva, aveva piuttosto un’aria sorniona. Era impossibile non riconoscerlo. Era Marco.

“Un saluto da” seguito dal nome del luogo. Il messaggino non diceva altro.

Confesso che dopo tutte le fantasie fatte insieme, quella foto mi fece segare e venire come un pazzo. La guardavo e riguardavo e mi eccitava tremendamente, anche se non aveva nulla di erotico. Il viso di lei e quello di lui. Un semplice selfie.

Quando ci vedemmo l’indomani, Susy mi chiese se mi era piaciuto il suo regalo.

Ci eravamo visti per una semplice passeggiata serale nella nostra zona.

“È successo qualcosa?” chiesi io.

“Come sei frettoloso, dammi il tempo di raccontare.”

Passeggiavamo uno in fianco all’altra e io ero già duro, ma quella volta non volevo farglielo notare. Un conto era giocare a letto e un conto era che si fossero incontrati per davvero.

“Mi spiace solo che non ero molto tirata” disse.

Io la guardai incredulo.

“Scherzo amore, dai. Era lì al locale con degli amici e ci siamo incrociati, come quella volta al bar. E così ho pensato di mandarti una fotina.”

Io tacevo. Intanto attraversavamo un parchetto delle nostre zone.

“Non è stato un bel pensiero da parte mia?”

“Bellissimo, grazie del regalo” risposi ironicamente.

“Vuoi dirmi che non l’hai apprezzato?” ribatté lei cercando di guardarmi il pacco, che io tenevo celato il più possibile con le due mani in tasca.

“Non molto” finsi.

“Non ci credo!” gridò lei fermando mi per un braccio. “Fammi sentire!”

Contro la mia volontà mi mise una mano sul pacco, palpandolo, mentre io cercavo di divincolarmi.

“Ahà!” disse poi “Volevo ben dire!”

Sorrise soddisfatta e si attaccò a me, continuando a massaggiarlo. Io non opposi più resistenza.

“Mi stavo preoccupando…” aggiunse.

“Sei proprio una troietta” dissi.

“Beh ma a te piace che io lo sia” ribatté.

“Hai sempre la risposta pronta.”

“E tu il cazzo sempre duro.”

Lo segava da sopra i pantaloncini con veemenza e iniziai a non capirci più nulla. In pochi secondi eravamo in mezzo a delle piante a nasconderci. Susanna mi stava sbottonando e stava già inginocchiata nell’erba di fronte a me.

Prese il cazzo in bocca senza troppi preamboli e iniziò il pompino. Succhiava velocemente e lo sentivo scorrere nella sua bocca calda. Ogni tanto si fermava e lo afferrava, segandolo, ma sempre tenendolo per metà in bocca. Poi lo sfilò e mi guardò con i suo occhioni verdi.

“Ci ha provato lo sai?”

Poi lo imboccò di nuovo e io gemetti.

“Davvero? Sei seria?”

“Sì” bofonchiò.

“Cos’ha fatto?”

Lo tolse di nuovo dalla bocca, segandolo vicino al viso. Finse di cercare di ricordare. Poi parlò.

“Mi ha chiesto se avevo voglia di scopare con lui.”

Ebbi un sussulto.

“Ah, così? Schietto il ragazzo!”

Susy leccava la cappella e faceva scorrere poi la lingua lungo tutta l’asta, fino alle palle. Si infilò sotto al cazzo e iniziò a ciucciarle tutte. Ne prese anche una tra i denti e la tirò leggermente.

“E tu cosa gli hai detto?”

“Di no ovviamente! Sono fidanzata, per chi mi hai preso?”

Riprese a succhiarlo. Quella risposta rassicurante mi destabilizzò. Ricordo che ne fui quasi deluso. La mia ragazza aveva detto di essermi fedele e io ero dispiaciuto? Ma che razza di problemi avevo?

“Ho sbagliato?” chiese lei.

Io non seppi cosa dire ed evitai la domanda.

“Tu cos’avresti voluto fare?”

“Io faccio quello che vuoi tu” disse semplicemente, “ora vieni prima che arrivi qualcuno.”

Accelerò il ritmo e io ripensai al selfie con Marco, a lui che ci provava e le chiedeva così esplicitamente di scopare. Le venni in bocca cercando di soffocare il gemito di piace. La sentii mugolare mentre prendeva in bocca i miei fiotti di sperma. Quando finalmente l’orgasmo si spense, come al solito sputò a terra, cercando di non farsi vedere.

“Quanta che ne hai fatta…”
Eccezionali… lei davvero arrapante
 
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8 - Vacanze

Le nostre prime vacanze insieme furono indimenticabili.

Partii con l’obiettivo in testa di poter fare porcate in totale libertà. Non convivendo, dovevamo sempre fare le cose di nascosto. Ma in vacanza era tutt’altra cosa. Prima della partenza chiesi a Susy di portare via qualcosa di sexy. La volevo vedere in tutto il suo splendore e, in tutta onestà, volevo che anche gli altri la vedessero in tutto il suo splendore. La meta era un villaggio turistico di una zona di mare, non è rilevante dire dove.

Non ci volle poi molto essere accontentato. Già il primo giorno, poco dopo l’arrivo e il check in decidemmo di andare in spiaggia e Susy indossò il primo costume di quella vacanza. Un costume intero total black.

La cosa ironica è che un tempo i costumi interi servivano a coprire il più possibile, mentre ora sembrano coprire dappertutto, tranne le zone che andrebbero coperte. Quello di Susanna si apriva in due fasce a livello del seno, lasciando scoperti i lati delle sue tette, sia internamente che esternamente. L’effetto era quello di una scollatura profondissima e la sua quarta faticava a essere contenuta. Per non parlare della parte sotto. Il costume si infilava tra le chiappe, lasciandole in gran parte scoperte.

Susy lo indossò, mise in testa un cappello di paglia e in volto un paio di grandi occhiali da sole. Poi si scrutò allo specchio.

“Come sto?”

Le fui dietro in un batter d’occhio, con il cazzo duro contro il culo.

“Bene direi” si rispose da sola ridacchiando. Si infilò poi una sorta di vestitino ricamato a maglie larghe e scendemmo in spiaggia. Ricordo che ero più attento a guardare intorno a me piuttosto che lei, alla ricerca di reazioni. E ne vedevo parecchie. Uomini sposati, in vacanza con le mogli, che buttavano l’occhio. Ragazzi della nostra età e anche ragazzini più giovani, i quali erano decisamente i più spudorati, perché non distoglievano lo sguardo.

Il bagnino che ci assegnò il posto ombrellone parlò solo con Susy, io ero praticamente invisibile. La accompagnò, le aprì il lettino e le disse che per qualsiasi cosa lui era a disposizione.

Non dissi nulla e Susanna sembrava non far caso alle cose che notavo io, tale era l’entusiasmo di essere in ferie insieme.

Le spalmai la crema in tutto il corpo, con particolare attenzione in certe zone e feci davvero ricorso a tutte le mie forze per non avere un’erezione ogni volta che la vedevo passeggiare in riva al mare o quando le sue tettone ondeggiavano a ogni movimento, con il rischio di uscire dal costume.

Devo essere onesto e quel primo giorno di spiaggia non accadde granché. C’è solo una scena degna di nota. Susanna che dopo aver fatto il bagno esce dall’acqua e per strizzare l’acqua dal costume si “spreme” le tettone. Un durissimo test di autocontrollo.

La sera a cena in hotel avevamo un tavolino vicino a un’altra coppia, pressappoco della nostra età, forse con qualche anno in più. Salutammo per educazione ed entrambi avemmo modo di notare che erano davvero una bella coppia. Lui alto e asciutto, abbronzato, con i capelli acconciati in un codino e una camicia molto aperta. Lei con un abitino stretto, a tubino, di colore azzurro. Tacchi alti e gambe affusolate, che incrociava spesso da un lato e dall’altro. Era una biondina con il nasino alla francese, dal bel viso pulito e un sorriso contagioso.

“Che c’è, vuoi una foto?” commento Susanna stizzita.

Lei d’altronde quella sera non era da meno. Camicetta bianca con reggiseno di pizzo nero che si intravedeva sotto e gonna, anch’essa nera e piuttosto corta, che portava a vita alta. Ci furono diversi sguardi da un lato all’altro dal tavolo, ma quella sera non scambiammo neanche una parola con i nostri vicini.

Dopo una breve passeggiata arrivò la prima notte insieme, che ovviamente significava solo una cosa: scopare.

Susanna non deluse le mie aspettative e dopo essermi lavato i denti, uscii dal bagno e la trovai già pronta a carponi sul letto. Aveva indosso solo la camicetta, senza il reggiseno, con le tette che le penzolavano sotto il tessuto. Un piccolo perizoma nero copriva davvero poco le sue grazie. Dal filo sbucava fuori parte del suo ano e s’intravedevano le labbra della figa. Mi aspettava già in posizione, a pecorina.

Senza dire nulla, strappai un preservativo, lo infilai, scostai il perizoma e iniziai a scoparla da dietro. Era bello non dover stare attenti a non fare rumori e la scopai forte, godendo anche nel sentirla gemere. Non parlammo molto, anche se lei a un certo punto disse qualcosa tipo “ho visto come guardavi la biondina, stronzo! Pensi che sia più figa di me?”

“No amore, no no…” e la scopavo veloce.
 

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Le nostre prime vacanze insieme furono indimenticabili.

Partii con l’obiettivo in testa di poter fare porcate in totale libertà. Non convivendo, dovevamo sempre fare le cose di nascosto. Ma in vacanza era tutt’altra cosa. Prima della partenza chiesi a Susy di portare via qualcosa di sexy. La volevo vedere in tutto il suo splendore e, in tutta onestà, volevo che anche gli altri la vedessero in tutto il suo splendore. La meta era un villaggio turistico di una zona di mare, non è rilevante dire dove.

Non ci volle poi molto essere accontentato. Già il primo giorno, poco dopo l’arrivo e il check in decidemmo di andare in spiaggia e Susy indossò il primo costume di quella vacanza. Un costume intero total black.

La cosa ironica è che un tempo i costumi interi servivano a coprire il più possibile, mentre ora sembrano coprire dappertutto, tranne le zone che andrebbero coperte. Quello di Susanna si apriva in due fasce a livello del seno, lasciando scoperti i lati delle sue tette, sia internamente che esternamente. L’effetto era quello di una scollatura profondissima e la sua quarta faticava a essere contenuta. Per non parlare della parte sotto. Il costume si infilava tra le chiappe, lasciandole in gran parte scoperte.

Susy lo indossò, mise in testa un cappello di paglia e in volto un paio di grandi occhiali da sole. Poi si scrutò allo specchio.

“Come sto?”

Le fui dietro in un batter d’occhio, con il cazzo duro contro il culo.

“Bene direi” si rispose da sola ridacchiando. Si infilò poi una sorta di vestitino ricamato a maglie larghe e scendemmo in spiaggia. Ricordo che ero più attento a guardare intorno a me piuttosto che lei, alla ricerca di reazioni. E ne vedevo parecchie. Uomini sposati, in vacanza con le mogli, che buttavano l’occhio. Ragazzi della nostra età e anche ragazzini più giovani, i quali erano decisamente i più spudorati, perché non distoglievano lo sguardo.

Il bagnino che ci assegnò il posto ombrellone parlò solo con Susy, io ero praticamente invisibile. La accompagnò, le aprì il lettino e le disse che per qualsiasi cosa lui era a disposizione.

Non dissi nulla e Susanna sembrava non far caso alle cose che notavo io, tale era l’entusiasmo di essere in ferie insieme.

Le spalmai la crema in tutto il corpo, con particolare attenzione in certe zone e feci davvero ricorso a tutte le mie forze per non avere un’erezione ogni volta che la vedevo passeggiare in riva al mare o quando le sue tettone ondeggiavano a ogni movimento, con il rischio di uscire dal costume.

Devo essere onesto e quel primo giorno di spiaggia non accadde granché. C’è solo una scena degna di nota. Susanna che dopo aver fatto il bagno esce dall’acqua e per strizzare l’acqua dal costume si “spreme” le tettone. Un durissimo test di autocontrollo.

La sera a cena in hotel avevamo un tavolino vicino a un’altra coppia, pressappoco della nostra età, forse con qualche anno in più. Salutammo per educazione ed entrambi avemmo modo di notare che erano davvero una bella coppia. Lui alto e asciutto, abbronzato, con i capelli acconciati in un codino e una camicia molto aperta. Lei con un abitino stretto, a tubino, di colore azzurro. Tacchi alti e gambe affusolate, che incrociava spesso da un lato e dall’altro. Era una biondina con il nasino alla francese, dal bel viso pulito e un sorriso contagioso.

“Che c’è, vuoi una foto?” commento Susanna stizzita.

Lei d’altronde quella sera non era da meno. Camicetta bianca con reggiseno di pizzo nero che si intravedeva sotto e gonna, anch’essa nera e piuttosto corta, che portava a vita alta. Ci furono diversi sguardi da un lato all’altro dal tavolo, ma quella sera non scambiammo neanche una parola con i nostri vicini.

Dopo una breve passeggiata arrivò la prima notte insieme, che ovviamente significava solo una cosa: scopare.

Susanna non deluse le mie aspettative e dopo essermi lavato i denti, uscii dal bagno e la trovai già pronta a carponi sul letto. Aveva indosso solo la camicetta, senza il reggiseno, con le tette che le penzolavano sotto il tessuto. Un piccolo perizoma nero copriva davvero poco le sue grazie. Dal filo sbucava fuori parte del suo ano e s’intravedevano le labbra della figa. Mi aspettava già in posizione, a pecorina.

Senza dire nulla, strappai un preservativo, lo infilai, scostai il perizoma e iniziai a scoparla da dietro. Era bello non dover stare attenti a non fare rumori e la scopai forte, godendo anche nel sentirla gemere. Non parlammo molto, anche se lei a un certo punto disse qualcosa tipo “ho visto come guardavi la biondina, stronzo! Pensi che sia più figa di me?”

“No amore, no no…” e la scopavo veloce.
Parte la guerriglia…
 
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Dalla poca partecipazione al racconto, immagino che alcuni di voi preferirebbero arrivare subito al sodo e leggere di grandi porcate, ma io vorrei raccontare i vari "passaggi" che ci hanno portati a provare certe esperienze. Spero possa intrigarvi comunque e aiutarvi a conoscere meglio Susanna...

Ci sarà più di qualche capitolo legato alle nostre prime vacanze insieme.


9 – L’animatore

Mentre io ero ancora rincoglionito dal sonno, Susy era già pimpante e soprattutto pronta a scendere a colazione.

“Dai dormiglione!” mi disse spingendomi e prendendomi a cuscinate.

Scendemmo a colazione, ma non trovammo i nostri vicini. Susanna aveva con sé il cappello di paglia che a detta sua “faceva molto mare” e indossava una t-shirt bianca e un paio di short in jeans.

Arrivati alla spiaggia, il bagnino del giorno prima la salutò, chiamandola per nome.

“Buongiorno Susanna!”

Lei rispose sorridente e io fui ancora invisibile.

“Che gentile” disse.

“Certo, come no…”

Arrivati all’ombrellone, attaccammo le borse e vidi che Susanna titubò un attimo.

“Amore ti ricordi che mi avevi chiesto di portare via qualcosa di sexy?”

“Certo” risposi io, che non capivo cosa c’entrassero gli abitini sexy in quel momento.

Tolse la t-shirt e rivelò un reggiseno verde scuro piuttosto normale. Certo, con le tette di Susy era un gran bel vedere, ma nulla di mai visto prima.

“Ho deciso di accontentarti” disse con un sorriso malizioso e sfilò anche gli short. Il pezzo sotto era composto sostanzialmente da un fine laccetto che univa la parte dietro a quella davanti, che scendeva decisamente sgambata, lasciando scoperta parte dell’inguine. Poi Susy fece una piccola piroetta, alzando un braccio al cielo.

“Tadaaaan!”

Dietro era ancora più spudorato. La stoffa sostanzialmente si arricciava in mezzo al culo, formando quello che a tutti gli effetti si poteva chiamare perizoma. Il culo di Susy era praticamente tutto scoperto.

“Allora? Cosa ne dici? Piaciuta la sorpresa? Costumino nuovo!”

Non ho idea di che cosa risposi, ma quel costume era davvero da porca. Ebbi un’erezione istantanea e dovetti sdraiarmi per nasconderla, mentre Susy ridacchiava prendendomi in giro.

“Spero non faccia questo effetto a tutti…” ci scherzò sopra. Ma c’era ben poco da scherzare. Susy si stese a pancia in giù per prendere il sole, slacciò il pezzo sopra per non lasciare il segno del costume e si posizionò con il culo all’aria, in bella vista.

“Non è un po’ troppo piccolo?” protestai.

“Fai il geloso ora? Siamo in vacanza insieme, ci sei tu a proteggermi!” mi fece la linguaccia. Poi mise le cuffiette e si rilassò.

Io invece ero teso come una corda di violino. Ero come un gufo che ruotava la testa di 360 gradi per scrutare l’orizzonte e vedere chi le guardava il culo. Un gufo molto eccitato però.

Se avessi visto quel costumino a perizoma addosso a un’altra avrei probabilmente detto che era da troia. Ma ora lo indossava la mia Susanna. La mia Susy!

Al di là di questo, la giornata proseguiva a dire il vero in modo piuttosto noioso. Susanna non faceva altro che prendere il sole e io che sono un tipo molto dinamico, avevo voglia di tenermi impegnato con qualche attività da spiaggia. Come in risposta ai miei desideri, nel pomeriggio si avvicinò un ragazzo con una maglietta rossa con scritto STAFF.

Sembrava il classico belloccio. Camminava a petto in fuori e teneva le maniche della tshirt arrotolate per far vedere i bicipiti. Occhiale da sole a goccia e cappellino completavano il ritratto di un’antipatia a prima vista.

“Ciao ragazzi! Sono Diego!” si presentò.

Guardò il culo di Susy. O forse me lo sono immaginato io. Fatto sta che lei rotolò su un fianco, un po’ scocciata, immaginando forse un disturbatore. Così facendo aveva le tette schiacciate una contro l’altra ed era ancora più eccitante di prima.

“Ciao” risposi.

“Cosa ne dite di una partita di beach volley? Sto organizzando un torneo”

Guardai Susanna, che si affrettò a declinare.

“Vai tu amore, io non ho voglia”

Lui provò a insistere con quel classico entusiasmo simulato di tutti gli animatori turistici (o almeno così mi è sempre sembrato). Susy fu però inamovibile e così andai solo.

Fu una buona scelta, intanto perché mi divertii, in secondo luogo perché ritrovai la coppia del nostro hotel. La biondina stava in squadra con me, regalandomi la visione di un bellissimo culetto. Ci presentammo e scoprii chiamarsi Anna.

Poi dopo un po’, credo almeno tre set, sentii delle grida da “bordocampo”.

“Vaiii amore, bravoooo!”

Era Susanna che mi incoraggiava. Fu decisamente imbarazzante, tanto che le rivolsi un sorriso a denti stretti e cercai di ignorarla. Ovviamente attirò l’attenzione di tutti, trattandosi di una partita di puro divertimento. Vidi i ragazzi della mia squadra scrutarla con un certo interesse e scambiarsi delle occhiatine, anche perché Susanna ogni tanto saltellava e batteva le mani, facendo così ballonzolare le tettone.

Anna mi guardò un po’ stranita ed ebbi un sospetto. Susanna lo faceva forse apposta perché c’era lei?

Per fortuna la scenetta non durò molto e Susy si sedette sugli spalti, ovvero tre gradoni a lato del campo. Durante la partita vidi Diego avvicinarsi a lei e sedersi al suo fianco. Lui faceva parte di un’altra squadra, non impegnata in quel momento e sembrava approfittare della pausa per intrattenere la mia ragazza. Vidi Susy ridere, forse a una battuta e mancai il pallone. Anzi, a essere onesti, non ne presi più neanche uno.

Finita la partita andammo al bar a rinfrescarci.

“Cosa voleva da te?” chiesi subito.

“Ha un bel culo vero?”

“Chi?” chiesi, pensando all’animatore.

Susanna non rispose.

“Cosa voleva da te?” ripetei.

“È più bello del mio vero? Un po’ più piccolo…” ribatté lei imperterrita.

Capii che si riferiva ad Anna.

“Ah parli della biondina…”

“Certo certo fai anche il finto tornato ora?”

Alzai le spalle.

“Sì ha un bel culo, cosa vuoi che ti dica? Ma preferisco il tuo” aggiunsi poi cercando un bacio, che mi fu negato.

“Cosa voleva l’animatore?” chiesi poi per la terza volta.

“Ci ha invitati a una serata. Fanno i balli latini stasera”

“Bella merda” commentai.

“Beh resta in camera a pensare alla biondina allora” ribatté.

“Non ti facevo così gelosa!”

Susanna forse si rese conto d’aver esagerato e per quel pomeriggio non disse più nulla, anzi tornò dolce e amorevole come sempre.
 
V

Virgilio11

Guest
4 – Cappotti

Non è un film di Christopher Nolan, ma è necessario fare un secondo e ultimo flashback, per poi riprendere la linearità del racconto. D’altronde vi ho detto d’essermi lasciato con Susanna, eppure eccomi a parlarvi delle nostre scopate. Manca quindi un tassello.
Questo pezzo del puzzle risale a circa 4 o 5 anni dopo esserci lasciati. Mi trovavo con gli amici a trascorrere una serata in discoteca, per accontentare uno di loro, da poco single e quindi desideroso di nuove avventure. Andavamo “a ballare” tuttavia consci che nessuno di noi avrebbe combinato nulla, perché da sempre era così. Eravamo tipi che guardavano, commentavano, ma non si buttavano nella mischia con una sconosciuta.
Ma quella fu una serata inaspettata, perché in quella stessa discoteca, a scatenarsi con le amiche c’era Susanna. La riconobbi subito, ben prima che lei si accorgesse di me, tanto che proposi di andare via e cercai in tutti i modi di evitare la zona in cui si trovava, ovvero una specie di spazio riservato con un mini tavolino pieno di alcolici.
Ma il luogo non era così grande e allora eccola, all’improvviso stagliarsi davanti a me, mentre rideva come una matta insieme a un’amica. Semplice e carica, come una volta. Una canottierina bianca che, manco a dirlo, risaltava il suo seno, e una gonnellina svolazzante. Mi vide e gridò il mio nome.
Ci abbracciammo e facemmo un po’ di chiacchiere sulle nostre vite, rumore permettendo. Stufi di urlarci nelle orecchie, fummo infatti costretti a uscire momentaneamente dalla discoteca per poter parlare meglio.
Fu lì contro un muro grigio che ci avvicinammo sempre più, sentendo la stessa attrazione, quella di un tempo, che scoprii essere solo dimenticata ma non spenta. Ci baciammo. Le palpai il culo e non resistetti nel metterle le mani sulle sue tettone, mentre lei si lasciava fare di tutto. Era eccitata e lo avvertivo. Il suo bacio era bagnato, le guance rosse. Avevamo preso i cappotti e ci eravamo coperti alla bella e buona per non prendere un malanno e i cappotti, entrambi aperti, si univano, nascondendo le nostre mani all’interno, che frugavano vogliose.
Fu lei a porre fine al momento, dicendomi che voleva ballare.
Io odiavo ballare. Mi faceva sentire a disagio e per questo non lo facevo. E lei lo sapeva.
Ma voi, in quella situazione, avreste detto di no? Ed eccola allora sventolarmi la gonnellina davanti, mentre ballava. Sempre più vicina, sempre più attraente, fino ad appoggiarsi al mio pacco e strusciarci contro il culo. Divenne duro in un attimo e il mio ballo fu muovere le mani sul suo corpo. Le tenevo i fianchi, le toccavo il culo. Cercavo di non esagerare, ma lei ballava per me. Si girava, mi baciava, poi si allontanava, ed eccola ancora a stuzzicarmi prendendo le mie mani e appoggiandosele ai fianchi.
Mandai un messaggio agli amici, mentre le amiche di lei non sapevo neanche chi fossero o dove fossero. Eravamo rimasti noi due.
“Prendiamo da bere?” mi gridò contro.
“Va bene!”
La accompagnai al bancone per ordinare. Se fossimo stati fidanzati le avrei detto di no, che era già sufficientemente brilla, ma non lo eravamo più. Perché farlo? Perché preoccuparsi? Susanna in compenso non sembrava avere pensieri, era un tornado.
Io cercavo di attirare l’attenzione del barista per ordinare, ma questo sembrava volermi ignorare, tanto da spazientirmi. Poi Susanna si sporse al bancone, praticamente appoggiandoci le tette sopra, e il barista si avvicinò subito a lei.
“Due Mojito!” disse agitando i soldi davanti a lui. “Offro io” aggiunse poi sorridendomi.
Fummo serviti e mentre bevevamo il nostro cocktail lei mi provocava, era evidente. Stuzzicava la cannuccia con la lingua e rideva. Non sapevo se era la sua volontà o l’alcol, ma in fondo cosa importava? Mi piaceva ancora e io ero single.
Poi mi sorprese. Come avrete modo di scoprire, per la prima manon certo ultima volta. Si avvicinò al mio orecchio.
“Vuoi scoparmi?”
La mia esitazione, dovuta alla sorpresa le fece pensare che fossi dubbioso, tanto che stava già per incazzarsi.
“Sì, certo!” mi affrettai a rispondere. “Ma dove?”
“Seguimi!”
Abbandonò mezzo cocktail sul bancone e mi prese per mano. In men che non si dica eravamo di fronte al bagno delle donne.
“Ma fai sul serio?” le chiesi.
Lei non rispose. Aspettò che un paio di ragazze uscissero e poi mi trascinò dentro, veloci come saette. Aprì una delle cabine e fummo dentro.
Devo dire che mi ha sempre intrigato l’idea di farlo nel bagno pubblico di una discoteca, ma in quel momento ero piuttosto spaesato. Sentivo i rumori all’esterno e il bagno non era certo pulito come quello di casa mia. Susanna prese però in mano la situazione. Chiuse il chiavistello e mi fu addosso.
“Scopami dai!” disse baciandomi.
Mi accorsi solo allora di averlo durissimo nei pantaloni e quando lei appoggiò le mani alla parete, dandomi le spalle, non fu più possibile trattenermi. Solo un ultimo barlume di lucidità era restio ad abbandonarmi.
“Il preservativo?” chiesi.
“Fai senza” disse “non siamo più dei ragazzini”.
Mi slacciai i pantaloni, li abbassai insieme alle mutande e tirai fuori il cazzo. Glielo feci sentire contro il culo, da sopra alla gonna.
“Ti piaceva sentirlo prima, vero?”
“Mmmh sì, fammelo sentire meglio, dai”
Alzai la gonna e scoprii delle piccole mutandine alla brasiliana, verdi. Un intimo che durante la nostra relazione non avevo mai visto. Indossava sempre delle mutandine classiche e colorate. Le sbattei il cazzo sulle chiappe un paio di volte e poi abbassai la brasiliana. Appoggiai la cappella gonfia alla fica e lei inarcò laschiena per accoglierlo. Era la prima volta che la scopavo a pelle. Era bellissimo. Lo lasciai scivolare tutto dentro e iniziai a scoparla a pecorina, contro la parete. I rumori della discoteca per fortuna attenuavano ogni nostro gemito e cominciai a stantuffarla veloce.
“Bravo, così, continua…”
“Mi era mancato questo culetto”
Lo presi tra le mani e gustai la sensazione del cazzo dentro di lei, lasciandolo scivolare quasi fuori, fino alla cappella, per poi affondarlo fino in fondo.
“Sì è tutto tuo. Scopami forte dai, come una volta.”
Non mi feci pregare e ripresi a scoparla veloce. Andammo avanti così per un po’, fino a che, vuoi per le nuove sensazioni, vuoi per il contesto, sentii di essere al capolinea. Ma non feci in tempo a dire nulla, perché se ne accorse anche lei.
Susanna si girò, lasciandolo scivolare fuori, alzò la tazza del cesso e iniziò a segarmi.
“Sborra dai.”
Sentirglielo dire fu afrodisiaco e spruzzai copiosamente sul cesso, sporcando anche la sua mano, che non si fermò mai.
“Bravo, bravo, così” diceva, mentre continuava a segarmi.
E fu così che io e Susanna ricominciammo a frequentarci e che questa storia porta il titolo “Il ritorno di Susanna”.

Questo capitolo crea una piccola incoerenza con il precedente, vediamo chi la nota...
Graditi commenti come sempre. 😁
il preservativo di prima
 

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