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Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
Il ritorno di Susanna
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<blockquote data-quote="Holden90" data-source="post: 18062334" data-attributes="member: 274235"><p><strong>4 – Cappotti</strong></p><p></p><p>Non è un film di Christopher Nolan, ma è necessario fare un secondo e ultimo flashback, per poi riprendere la linearità del racconto. D’altronde vi ho detto d’essermi lasciato con Susanna, eppure eccomi a parlarvi delle nostre scopate. Manca quindi un tassello.</p><p>Questo pezzo del puzzle risale a circa 4 o 5 anni dopo esserci lasciati. Mi trovavo con gli amici a trascorrere una serata in discoteca, per accontentare uno di loro, da poco single e quindi desideroso di nuove avventure. Andavamo “a ballare” tuttavia consci che nessuno di noi avrebbe combinato nulla, perché da sempre era così. Eravamo tipi che guardavano, commentavano, ma non si buttavano nella mischia con una sconosciuta.</p><p>Ma quella fu una serata inaspettata, perché in quella stessa discoteca, a scatenarsi con le amiche c’era Susanna. La riconobbi subito, ben prima che lei si accorgesse di me, tanto che proposi di andare via e cercai in tutti i modi di evitare la zona in cui si trovava, ovvero una specie di spazio riservato con un mini tavolino pieno di alcolici.</p><p>Ma il luogo non era così grande e allora eccola, all’improvviso stagliarsi davanti a me, mentre rideva come una matta insieme a un’amica. Semplice e carica, come una volta. Una canottierina bianca che, manco a dirlo, risaltava il suo seno, e una gonnellina svolazzante. Mi vide e gridò il mio nome.</p><p>Ci abbracciammo e facemmo un po’ di chiacchiere sulle nostre vite, rumore permettendo. Stufi di urlarci nelle orecchie, fummo infatti costretti a uscire momentaneamente dalla discoteca per poter parlare meglio.</p><p>Fu lì contro un muro grigio che ci avvicinammo sempre più, sentendo la stessa attrazione, quella di un tempo, che scoprii essere solo dimenticata ma non spenta. Ci baciammo. Le palpai il culo e non resistetti nel metterle le mani sulle sue tettone, mentre lei si lasciava fare di tutto. Era eccitata e lo avvertivo. Il suo bacio era bagnato, le guance rosse. Avevamo preso i cappotti e ci eravamo coperti alla bella e buona per non prendere un malanno e i cappotti, entrambi aperti, si univano, nascondendo le nostre mani all’interno, che frugavano vogliose.</p><p>Fu lei a porre fine al momento, dicendomi che voleva ballare.</p><p>Io odiavo ballare. Mi faceva sentire a disagio e per questo non lo facevo. E lei lo sapeva.</p><p>Ma voi, in quella situazione, avreste detto di no? Ed eccola allora sventolarmi la gonnellina davanti, mentre ballava. Sempre più vicina, sempre più attraente, fino ad appoggiarsi al mio pacco e strusciarci contro il culo. Divenne duro in un attimo e il mio ballo fu muovere le mani sul suo corpo. Le tenevo i fianchi, le toccavo il culo. Cercavo di non esagerare, ma lei ballava per me. Si girava, mi baciava, poi si allontanava, ed eccola ancora a stuzzicarmi prendendo le mie mani e appoggiandosele ai fianchi.</p><p>Mandai un messaggio agli amici, mentre le amiche di lei non sapevo neanche chi fossero o dove fossero. Eravamo rimasti noi due.</p><p>“Prendiamo da bere?” mi gridò contro.</p><p>“Va bene!”</p><p>La accompagnai al bancone per ordinare. Se fossimo stati fidanzati le avrei detto di no, che era già sufficientemente brilla, ma non lo eravamo più. Perché farlo? Perché preoccuparsi? Susanna in compenso non sembrava avere pensieri, era un tornado.</p><p>Io cercavo di attirare l’attenzione del barista per ordinare, ma questo sembrava volermi ignorare, tanto da spazientirmi. Poi Susanna si sporse al bancone, praticamente appoggiandoci le tette sopra, e il barista si avvicinò subito a lei.</p><p>“Due Mojito!” disse agitando i soldi davanti a lui. “Offro io” aggiunse poi sorridendomi.</p><p>Fummo serviti e mentre bevevamo il nostro cocktail lei mi provocava, era evidente. Stuzzicava la cannuccia con la lingua e rideva. Non sapevo se era la sua volontà o l’alcol, ma in fondo cosa importava? Mi piaceva ancora e io ero single.</p><p>Poi mi sorprese. Come avrete modo di scoprire, per la prima manon certo ultima volta. Si avvicinò al mio orecchio.</p><p>“Vuoi scoparmi?”</p><p>La mia esitazione, dovuta alla sorpresa le fece pensare che fossi dubbioso, tanto che stava già per incazzarsi.</p><p>“Sì, certo!” mi affrettai a rispondere. “Ma dove?”</p><p>“Seguimi!”</p><p>Abbandonò mezzo cocktail sul bancone e mi prese per mano. In men che non si dica eravamo di fronte al bagno delle donne.</p><p>“Ma fai sul serio?” le chiesi.</p><p>Lei non rispose. Aspettò che un paio di ragazze uscissero e poi mi trascinò dentro, veloci come saette. Aprì una delle cabine e fummo dentro.</p><p>Devo dire che mi ha sempre intrigato l’idea di farlo nel bagno pubblico di una discoteca, ma in quel momento ero piuttosto spaesato. Sentivo i rumori all’esterno e il bagno non era certo pulito come quello di casa mia. Susanna prese però in mano la situazione. Chiuse il chiavistello e mi fu addosso.</p><p>“Scopami dai!” disse baciandomi.</p><p>Mi accorsi solo allora di averlo durissimo nei pantaloni e quando lei appoggiò le mani alla parete, dandomi le spalle, non fu più possibile trattenermi. Solo un ultimo barlume di lucidità era restio ad abbandonarmi.</p><p>“Il preservativo?” chiesi.</p><p>“Fai senza” disse “non siamo più dei ragazzini”.</p><p>Mi slacciai i pantaloni, li abbassai insieme alle mutande e tirai fuori il cazzo. Glielo feci sentire contro il culo, da sopra alla gonna.</p><p>“Ti piaceva sentirlo prima, vero?”</p><p>“Mmmh sì, fammelo sentire meglio, dai”</p><p>Alzai la gonna e scoprii delle piccole mutandine alla brasiliana, verdi. Un intimo che durante la nostra relazione non avevo mai visto. Indossava sempre delle mutandine classiche e colorate. Le sbattei il cazzo sulle chiappe un paio di volte e poi abbassai la brasiliana. Appoggiai la cappella gonfia alla fica e lei inarcò laschiena per accoglierlo. Era la prima volta che la scopavo a pelle. Era bellissimo. Lo lasciai scivolare tutto dentro e iniziai a scoparla a pecorina, contro la parete. I rumori della discoteca per fortuna attenuavano ogni nostro gemito e cominciai a stantuffarla veloce.</p><p>“Bravo, così, continua…”</p><p>“Mi era mancato questo culetto”</p><p>Lo presi tra le mani e gustai la sensazione del cazzo dentro di lei, lasciandolo scivolare quasi fuori, fino alla cappella, per poi affondarlo fino in fondo.</p><p>“Sì è tutto tuo. Scopami forte dai, come una volta.”</p><p>Non mi feci pregare e ripresi a scoparla veloce. Andammo avanti così per un po’, fino a che, vuoi per le nuove sensazioni, vuoi per il contesto, sentii di essere al capolinea. Ma non feci in tempo a dire nulla, perché se ne accorse anche lei.</p><p>Susanna si girò, lasciandolo scivolare fuori, alzò la tazza del cesso e iniziò a segarmi.</p><p>“Sborra dai.”</p><p>Sentirglielo dire fu afrodisiaco e spruzzai copiosamente sul cesso, sporcando anche la sua mano, che non si fermò mai.</p><p>“Bravo, bravo, così” diceva, mentre continuava a segarmi.</p><p>E fu così che io e Susanna ricominciammo a frequentarci e che questa storia porta il titolo “Il ritorno di Susanna”.</p><p></p><p><em>Questo capitolo crea una piccola incoerenza con il precedente, vediamo chi la nota...</em></p><p><em>Graditi commenti come sempre. 😁</em></p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Holden90, post: 18062334, member: 274235"] [B]4 – Cappotti[/B] Non è un film di Christopher Nolan, ma è necessario fare un secondo e ultimo flashback, per poi riprendere la linearità del racconto. D’altronde vi ho detto d’essermi lasciato con Susanna, eppure eccomi a parlarvi delle nostre scopate. Manca quindi un tassello. Questo pezzo del puzzle risale a circa 4 o 5 anni dopo esserci lasciati. Mi trovavo con gli amici a trascorrere una serata in discoteca, per accontentare uno di loro, da poco single e quindi desideroso di nuove avventure. Andavamo “a ballare” tuttavia consci che nessuno di noi avrebbe combinato nulla, perché da sempre era così. Eravamo tipi che guardavano, commentavano, ma non si buttavano nella mischia con una sconosciuta. Ma quella fu una serata inaspettata, perché in quella stessa discoteca, a scatenarsi con le amiche c’era Susanna. La riconobbi subito, ben prima che lei si accorgesse di me, tanto che proposi di andare via e cercai in tutti i modi di evitare la zona in cui si trovava, ovvero una specie di spazio riservato con un mini tavolino pieno di alcolici. Ma il luogo non era così grande e allora eccola, all’improvviso stagliarsi davanti a me, mentre rideva come una matta insieme a un’amica. Semplice e carica, come una volta. Una canottierina bianca che, manco a dirlo, risaltava il suo seno, e una gonnellina svolazzante. Mi vide e gridò il mio nome. Ci abbracciammo e facemmo un po’ di chiacchiere sulle nostre vite, rumore permettendo. Stufi di urlarci nelle orecchie, fummo infatti costretti a uscire momentaneamente dalla discoteca per poter parlare meglio. Fu lì contro un muro grigio che ci avvicinammo sempre più, sentendo la stessa attrazione, quella di un tempo, che scoprii essere solo dimenticata ma non spenta. Ci baciammo. Le palpai il culo e non resistetti nel metterle le mani sulle sue tettone, mentre lei si lasciava fare di tutto. Era eccitata e lo avvertivo. Il suo bacio era bagnato, le guance rosse. Avevamo preso i cappotti e ci eravamo coperti alla bella e buona per non prendere un malanno e i cappotti, entrambi aperti, si univano, nascondendo le nostre mani all’interno, che frugavano vogliose. Fu lei a porre fine al momento, dicendomi che voleva ballare. Io odiavo ballare. Mi faceva sentire a disagio e per questo non lo facevo. E lei lo sapeva. Ma voi, in quella situazione, avreste detto di no? Ed eccola allora sventolarmi la gonnellina davanti, mentre ballava. Sempre più vicina, sempre più attraente, fino ad appoggiarsi al mio pacco e strusciarci contro il culo. Divenne duro in un attimo e il mio ballo fu muovere le mani sul suo corpo. Le tenevo i fianchi, le toccavo il culo. Cercavo di non esagerare, ma lei ballava per me. Si girava, mi baciava, poi si allontanava, ed eccola ancora a stuzzicarmi prendendo le mie mani e appoggiandosele ai fianchi. Mandai un messaggio agli amici, mentre le amiche di lei non sapevo neanche chi fossero o dove fossero. Eravamo rimasti noi due. “Prendiamo da bere?” mi gridò contro. “Va bene!” La accompagnai al bancone per ordinare. Se fossimo stati fidanzati le avrei detto di no, che era già sufficientemente brilla, ma non lo eravamo più. Perché farlo? Perché preoccuparsi? Susanna in compenso non sembrava avere pensieri, era un tornado. Io cercavo di attirare l’attenzione del barista per ordinare, ma questo sembrava volermi ignorare, tanto da spazientirmi. Poi Susanna si sporse al bancone, praticamente appoggiandoci le tette sopra, e il barista si avvicinò subito a lei. “Due Mojito!” disse agitando i soldi davanti a lui. “Offro io” aggiunse poi sorridendomi. Fummo serviti e mentre bevevamo il nostro cocktail lei mi provocava, era evidente. Stuzzicava la cannuccia con la lingua e rideva. Non sapevo se era la sua volontà o l’alcol, ma in fondo cosa importava? Mi piaceva ancora e io ero single. Poi mi sorprese. Come avrete modo di scoprire, per la prima manon certo ultima volta. Si avvicinò al mio orecchio. “Vuoi scoparmi?” La mia esitazione, dovuta alla sorpresa le fece pensare che fossi dubbioso, tanto che stava già per incazzarsi. “Sì, certo!” mi affrettai a rispondere. “Ma dove?” “Seguimi!” Abbandonò mezzo cocktail sul bancone e mi prese per mano. In men che non si dica eravamo di fronte al bagno delle donne. “Ma fai sul serio?” le chiesi. Lei non rispose. Aspettò che un paio di ragazze uscissero e poi mi trascinò dentro, veloci come saette. Aprì una delle cabine e fummo dentro. Devo dire che mi ha sempre intrigato l’idea di farlo nel bagno pubblico di una discoteca, ma in quel momento ero piuttosto spaesato. Sentivo i rumori all’esterno e il bagno non era certo pulito come quello di casa mia. Susanna prese però in mano la situazione. Chiuse il chiavistello e mi fu addosso. “Scopami dai!” disse baciandomi. Mi accorsi solo allora di averlo durissimo nei pantaloni e quando lei appoggiò le mani alla parete, dandomi le spalle, non fu più possibile trattenermi. Solo un ultimo barlume di lucidità era restio ad abbandonarmi. “Il preservativo?” chiesi. “Fai senza” disse “non siamo più dei ragazzini”. Mi slacciai i pantaloni, li abbassai insieme alle mutande e tirai fuori il cazzo. Glielo feci sentire contro il culo, da sopra alla gonna. “Ti piaceva sentirlo prima, vero?” “Mmmh sì, fammelo sentire meglio, dai” Alzai la gonna e scoprii delle piccole mutandine alla brasiliana, verdi. Un intimo che durante la nostra relazione non avevo mai visto. Indossava sempre delle mutandine classiche e colorate. Le sbattei il cazzo sulle chiappe un paio di volte e poi abbassai la brasiliana. Appoggiai la cappella gonfia alla fica e lei inarcò laschiena per accoglierlo. Era la prima volta che la scopavo a pelle. Era bellissimo. Lo lasciai scivolare tutto dentro e iniziai a scoparla a pecorina, contro la parete. I rumori della discoteca per fortuna attenuavano ogni nostro gemito e cominciai a stantuffarla veloce. “Bravo, così, continua…” “Mi era mancato questo culetto” Lo presi tra le mani e gustai la sensazione del cazzo dentro di lei, lasciandolo scivolare quasi fuori, fino alla cappella, per poi affondarlo fino in fondo. “Sì è tutto tuo. Scopami forte dai, come una volta.” Non mi feci pregare e ripresi a scoparla veloce. Andammo avanti così per un po’, fino a che, vuoi per le nuove sensazioni, vuoi per il contesto, sentii di essere al capolinea. Ma non feci in tempo a dire nulla, perché se ne accorse anche lei. Susanna si girò, lasciandolo scivolare fuori, alzò la tazza del cesso e iniziò a segarmi. “Sborra dai.” Sentirglielo dire fu afrodisiaco e spruzzai copiosamente sul cesso, sporcando anche la sua mano, che non si fermò mai. “Bravo, bravo, così” diceva, mentre continuava a segarmi. E fu così che io e Susanna ricominciammo a frequentarci e che questa storia porta il titolo “Il ritorno di Susanna”. [I]Questo capitolo crea una piccola incoerenza con il precedente, vediamo chi la nota... Graditi commenti come sempre. 😁[/I] [/QUOTE]
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