Esperienza reale Racconto di fantasia IN VACANZA DA SOLA AL MARE A TROPEA

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Zafir45

Guest
Questo racconto è frutto di pura fantasia. Dopo aver condiviso vari racconti nel nostro forum, mi sono reso disponibile per creare storie su richiesta. Di conseguenza, diverse coppie mi hanno raggiunto. Una di loro era particolarmente interessata a esplorare il tema dell'infedeltà nella narrazione. Anche se alcune parti della storia sono basate su alcuni dettagli reali forniti da loro, la maggior parte è stata modellata dalla mia immaginazione. Nomi, personaggi, luoghi ed sono frutto di fantasia.
Mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni e osservazioni.

Sono Laura, 40 anni di pura passione e avventura. La vita mi ha regalato lezioni, tra cui una separazione, ma queste esperienze non hanno fatto altro che accentuare il mio fascino seducente. Madre di un figlio di 10 anni, trovo sempre il tempo per indulgere nel mio lato più selvaggio e sensuale. Il mio carattere aperto, combinato con un'appetito insaziabile per le avventure, mi ha portato in molte relazioni extra coniugali, ognuna delle quali ha aggiunto un altro capitolo al mio libro di seduzione. La mia libertà non è solo uno stato, ma un'arte di vivere, e con ogni relazione, lascio un'impronta indelebile. Non ho paura di esprimere la mia sensualità e la mia passione in ogni aspetto della vita. Sono una donna che sa cosa vuole e non teme di andare a prenderlo.

Andrea, noto per la sua indomabile natura di donnaiolo, ha riconosciuto in me un'anima affine. La nostra relazione è un inno alla libertà e alla complicità: senza tabù, basata su una profonda comprensione e tolleranza reciproca, dove la sincerità prevale su ogni convenzione sociale. Insieme, abbiamo creato un legame dove la passione si fonde con l'autenticità, rendendo ogni nostro incontro un'esperienza unica e inebriante.

Dopo circa sei mesi dall'inizio della nostra relazione, sono rimasta incinta. Quando ero al quarto mese di gravidanza, io e mio figlio andai al mare in Calabria, Tropea, a casa dei genitori dove sono solita trascorrere le vacanze sin da quando ero ragazzina. Con me portavo il segreto di una vita che cresceva dentro di me, mentre mio figlio era al mio fianco, esuberante di gioia per le imminenti vacanze estive. Il mio compagno, Andrea, a causa di impegni lavorativi, dovette restare a Milano. Questo portò a una separazione tra di noi che durò circa un mese.

Questo periodo lontano l'uno dall'altro, con il mare calabrese come sfondo e il palpito di una nuova vita dentro di me, ha dato alla nostra storia sfumature ancora più profonde e intense.

l mare di Tropea era sempre stato un rifugio per me, il luogo dove lasciavo alle spalle le preoccupazioni e mi perdevo nei colori sfolgoranti dei tramonti e nel sapore salmastro dell'aria. Questa volta, però, c'era una dolce melodia che accompagnava i miei giorni: la gioia della maternità.

Tuttavia, l'assenza di Andrea pesava. Era diventato una parte così importante della mia vita che sentivo la sua mancanza in ogni piccola cosa. Eppure, ero circondata da vecchi amici e luoghi familiari, e questo mi dava conforto.

Mio figlio arrivato a casa dei nonni fu accolto con un grande abbraccio e un sacco di biscotti fatti in casa. La nonna aveva sempre una riserva speciale solo per lui. Il nonno, dal canto suo, amava raccontargli storie del passato, di come lui giocava a pallone per le strade polverose del paese. Mio figlio adorava passare del tempo in loro compagnia, mentre io mi ritrovavo con i miei vecchi amici.
Durante il giorno, accompagnavo mio figlio di 10 anni al mare a Tropea insieme alle mie amiche e ai loro bambini. Era un momento meraviglioso, con i raggi del sole che ci riscaldavano e la brezza marina che ci accarezzava. Mio figlio si divertiva un mondo giocando con gli altri bambini, mentre io chiacchieravo felice con le mie amiche.

Una sera, mentre stavo dirigendomi al centro per acquistare delle creme solari, mi imbattei in Giuseppe. Avevamo condiviso l'adolescenza insieme, giocando a pallavolo e ridendo delle piccole avventure del liceo. Ora, lui era un atleta affermato, con una muscolatura scolpita e una presenza che non poteva passare inosservata.

"Laura!" esclamò con un sorriso caloroso. Ci abbracciammo e trascorremmo la serata a raccontarci delle nostre vite, dei nostri percorsi e delle scelte che avevamo fatto. Giuseppe mi parlò delle sue gare, dei suoi allenamenti e di come la pallavolo fosse diventata una parte fondamentale della sua esistenza.

Man mano che le sere passavano, iniziò a diventare una consuetudine trovarsi. Ci sedevamo sul muretto di fronte al mare, guardavamo le stelle e ci lasciavamo cullare dal rumore delle onde. Nonostante la mia condizione e i ricordi che condividevamo, non c'era alcuna tensione tra noi. Era come se il tempo non fosse passato, eppure entrambi eravamo consapevoli dei cambiamenti nelle nostre vite.
Una sera, confidai a Giuseppe della mia gravidanza e della mia relazione con Andrea. Lui ascoltò con attenzione, e quando ebbi finito, disse con un tono gentile: "Sei una donna incredibile, Laura. Spero che Andrea capisca quanto sei speciale."
Il peso delle parole di Giuseppe si sciolse come un'onda che si ritira dalla riva. Mi sentii compresa e apprezzata, non giudicata o condannata. Era un amico vero, uno di quelli con cui potevi condividere ogni cosa.

In seguito, il suo sguardo si posò su di me, accompagnato da un sorriso, mi guardò e aggiunse con un sorriso: "Sai, ho imparato a cucinare il pesce proprio come faceva mio nonno. Vorresti venire a casa mia per cena un giorno? Ho intenzione di preparare una delle sue specialità."
Accettai con entusiasmo l'invito di Giuseppe. Era un gesto semplice, ma sapevo che significava molto.
La sera seguente mi ero preparata con cura, indossando dei fuseaux corti e scarpe con tacchi alti. Il mio trucco era impeccabile, e avevo scelto un profumo sensuale per completare il mio look.

La casa di Giuseppe si affacciava sul mare, e dalla terrazza si poteva udire il dolce fruscio delle onde. L'odore del mare e del pesce fresco riempiva l'aria mentre entravamo nella sua accogliente casa.

Era arredata con gusto, mescolando elementi moderni e tradizionali. Una tavola apparecchiata con cura mi aspettava: tovaglioli di lino, piatti di ceramica dipinti a mano e un centro tavola con fiori freschi.

Giuseppe aveva preparato una vera festa per i palati. Sul tavolo c'erano vassoi di antipasti: cozze gratinate, carpaccio di pesce spada e insalata di polpo. Ma la vera star della serata era una zuppa di pesce ricca e profumata, con scampi, gamberi, calamari e vongole, il tutto immerso in un brodo rosso e speziato.

Mentre ci sedevamo, Giuseppe stappò una bottiglia di vino bianco calabrese, il Mantonico, fresco e fruttato, perfetto per accompagnare il pesce. L'atmosfera era carica di tensione ed eccitazione. Ogni sorso di vino sembrava amplificare le sensazioni e l'energia tra di noi.

Giuseppe, con la sua innata eleganza, mi serviva il cibo, raccontandomi storie sulla provenienza di ogni piatto e sulle sue avventure culinarie. I suoi occhi brillavano di passione non solo per il cibo, ma anche per la serata che stavamo condividendo. Ogni suo gesto, dalla maniera in cui mescolava la zuppa alla delicatezza con cui versava il vino, era carico di intenzione e seduzione.

Mentre la cena procedeva, Giuseppe mi ha raccontato aneddoti della sua carriera di pallavolista, delle sue gare e delle città che aveva visitato. La sua voce profonda e melodiosa, mescolata alla luce soffusa delle candele e alla musica di sottofondo, creava un'atmosfera quasi ipnotica.

A un certo punto, si è avvicinato e ha preso la mia mano, tracciando con il pollice cerchi lenti sul mio palmo. Il contatto ha mandato brividi lungo la mia spina dorsale. I suoi occhi si sono fissati nei miei, e in quel momento, ogni pensiero razionale ha abbandonato la mia mente. La combinazione del cibo squisito, del vino inebriante e della presenza magnetica di Giuseppe ha creato una tempesta perfetta di desiderio e passione. E quella notte, mi sono lasciata trasportare, perdendomi completamente nel vortice delle emozioni.

Il tempo sembrava essersi fermato. Mentre Giuseppe tracciava cerchi sul palmo della mia mano, sentivo il mio cuore battere più velocemente. C'era una tensione palpabile tra di noi, una carica elettrica che sembrava potesse incendiare l'intera stanza.

Giuseppe, con una sicurezza e una determinazione che mi ha fatto perdere il fiato, si è lentamente avvicinato. I suoi occhi erano profondi, espressivi e imploravano una connessione più profonda. Il suo respiro caldo ha sfiorato il mio viso, e le nostre labbra si sono unite in un bacio appassionato. Era un bacio che raccontava di desiderio represso, di anni di distanza e di ricordi non dimenticati.

Le sue mani si sono spostate lungo il mio corpo, esplorandolo con una confidenza e una familiarità sorprendente. Il mio respiro si è fatto più corto, e ho sentito la sua bocca spostarsi dal mio viso, seguendo una traccia di baci lungo il mio collo, provocandomi brividi di piacere.

Giuseppe ha lentamente tolto la sua maglietta, rivelando un torso muscoloso, scolpito e bronzeo, che ricordava le magnifiche statue dei Bronzi di Riace. La luce delle candele danzava sulla sua pelle, evidenziando ogni singolo muscolo. La vista di quel corpo così perfetto ha intensificato il mio desiderio.

Mi sono abbandonata completamente a lui, perdendomi nelle sensazioni, nei suoni e negli aromi di quella notte. Le nostre ombre, riflesse sulle pareti, si fondevano in una danza sensuale e ritmata. Il mondo esterno non esisteva più; c'era solo noi, il mare che ruggiva in lontananza e il fuoco della passione che ci consumava.

Giuseppe mi baciò con passione, con un bacio profondo e intenso, che durò a lungo che gli permise di accarezzarmi tutta la schiena fino a fermarsi sul mio culo rotondo

Non fu facile staccarsi dal quel bacio intenso che ci stavamo scambiando; ma io eccitatat avevo voglia di altro e feci in modo da ruotare insieme per essere io di spalle al divano, mi staccai, mi sedetti in punta sul divano e portai il suo cazzo all’altezza del viso; cominciai a leccargli i testicoli, mentre con la destra tenevo l’asta puntata in alto, e ne assaporai la consistenza, la pienezza, il vigore; poi passai a leccare la mazza, dalla radice alla punta, disegnando ghirigori con la lingua su tutta la superficie; insistetti a lungo sulla base della cappella, sul frenulo e sul buchetto; ogni volta, gli strappavo lunghi gemiti di piacere.

Non avevamo detto una parola, in tutto il tempo; e i suoni del nostro piacere erano solo singulti e mormorii; mentre portavo alla bocca la cappella di quel cazzo meraviglioso, per un breve attimo mi attraversò la mente un senso di colpa per quello che stavo facendo in assenza del mio compagno; quasi per reazione, accentuai la sensualità di quel pompino. Feci scivolare lentamente e dolcemente il grosso cazzo fra le labbra e mi soffermai più volte a lambirlo con la lingua dentro la stessa bocca, a succhiare dolcemente la parte che avevo ingoiato; ci misi quella che mi sembrò un’eternità a farlo scivolare fino in fondo e, testardamente ma voluttuosamente, non mi fermai finché il sacchetto dei testicoli non toccò il mio labbro inferiore; adesso l’avevo tutto in bocca e lo succhiavo come un neonato fa con la tetta di mamma.

Giuseppe mi fermò e, con delicatezza, spinse la mia testa indietro.

“Non resisterei a lungo e non ho intenzione di sborrare subito!”

Abbandonai la presa e accennai di si con testa; mi spinse leggermente verso lo schienale e mi trovai sdraiata di traverso sul divano; mi prese le gambe dietro le ginocchia e le alzò oltre il livello della seduta; si inginocchiò davanti e, sempre tenendomi le cosce alzate e divaricate, accostò il viso all’inguine; appoggiai i talloni sulle sue spalle e mi spalancai al massimo.

Cominciò accarezzandomi l’interno delle cosce; partì dalla piega delle ginocchia, su tutti e due i lati, ed avanzò lentamente verso la figa perlustrando sensualmente ogni millimetro di pelle; arrivato alle grandi labbra, le solleticò con gli indici, contemporaneamente; ogni tocco mi provocava contrazioni violente della figa e scatenava umori che sentivo scorrere a fiotti giù verso l’ano.

Entrò con due dita, una per mano, e stimolò dolcemente e lentamente le piccole labbra provocandomi ancor più frequenti contrazioni; lo sentii penetrare nella vagina con quattro dita, due per mano, e mi sentii aprire come mi squartassero; godetti intensamente e sbrodolai a lungo; trovò il clitoride e lo strinse tra due dita; lo masturbò a lungo; ero fuori di me dalla goduria.

Poi si accostò con la bocca e prese a lambirmi l’interno delle cosce; in testa mi esplodevano fuochi d’artificio di tutti i colori; quando la sua lingua penetrò in figa come un piccolo cazzo, ebbi una serie di sussulti e gli godetti in bocca; bevve devotamente tutto; quando la sua bocca si impadronì del clitoride e cominciò a succhiarlo come un autentico piccolo cazzo, non riuscii a trattenere un urlo.

Allargai ancora di più le cosce e spinsi il pube contro la testa di Giuseppe, che aveva ritirato le dita dalla figa e aveva artigliato le natiche, afferrando con forza ciascuna per mano; mi sentii sollevare leggermente dal divano in una posizione difficile per la mia cervicale; ma il piacere era tanto che neppure ci badavo; avvertii invece che i suoi pollici si univano sull’ano e lo forzavano con decisione; sentivo le pieghe del buco distendersi ed aprirsi mentre le due dita spingevano in direzione opposta a mi abbandonai al piacere della piccola violenza di un culo dilatato all’inverosimile.

Di colpo, mi sollevò un poco più in alto, staccò la bocca dal clitoride e, dopo un attimo, avvertii la dolce freschezza della lingua che percorreva l’ano martoriato; quasi istintivamente, cominciai ad attivare i muscoli interni del retto contraendoli e rilassandoli così da risucchiare dentro la lingua che leccava l’ano; avvertito il movimento, spinse con più foga la lingua che sembrava penetrarmi meglio di un cazzo di piccole dimensioni; i pollici, intanto, continuavano a premere verso l’interno e a strappare verso l’esterno favorendo la penetrazione.

Mi prese un’ansia violenta di stupro; sentivo tutti i muscoli dell’intestino convergere su quell’unico punto e risucchiare quanto fosse possibile, fui avvolta da una nebbia di piacere che mi sconvolse.

“Voglio tutto il tuo cazzo dentro!!!!!!”

Pensavo con intensità, ma mi limitai a gemere dolcemente; sentii che mi scopava a lungo con questo cazzo tanto grosso, tanto delicato e tanto violento; godetti più di una volta e sentii i miei umori scorrere dalla figa verso l’ano e nella bocca; continuò imperterrito a lappare, a penetrare, a farmi godere; ma io non resistevo più nell’attesa; volevo il cazzo dentro, ad ogni costo.

Sembrò leggermi nel pensiero e, di colpo, si staccò, mi prese per la vita e mi spostò sul divano fino a farmi assumere una posizione più comoda, supina sulla seduta e oscenamente scosciata; salì, si sistemò in ginocchio fra le mie cosce e potei vederlo tutto; mentre tentavo di dare un ritmo regolare alla respirazione e lasciavo per un poco rilassare i muscoli del ventre e dell’inguine, mi sorpresi a pensare che, diamine, era proprio un bell’uomo, uno con cui avrei volentieri fatto sesso in qualunque momento della vita e in qualunque condizione.

A sorprendermi, però, fu il cazzo, che vedevo solo adesso da una posizione e da una distanza favorevoli; dimensione grande, conformazione regolare con piccola curvatura al centro, cappella grande completamente scoperta, insomma un cazzo di tutto rispetto anche per me che ne avevo divorati molti, in ogni buco; ma non incuteva timore, specie dopo averlo visto in azione; anzi, solleticava il desiderio di prenderlo tutto dentro, da tutte le parti.

Si abbassò un poco a succhiarmi un capezzolo e sentii nettamente la cappella accostarsi alle grandi labbra; dopo quanto aveva fatto al mio culo, ero certa che volesse entrare direttamente lì e mi preparavo ad accoglierlo a dovere; invece, usò la mano sinistra per guidarlo e lo accostò alle piccole labbra; ebbi immediatamente un primo fremito di voglia ancora insoddisfatta; si appoggiò con le mani alle mie spalle e cominciò a far avanzare la sua mazza lentamente.

Lo sentivo entrare centimetro per centimetro e avvertivo nettamente tutte le contrazioni che l’ingresso provocava alle pareti della figa che pulsavano, sussultavano, lo abbracciavano, lo stringevano e si stimolavano alla nuova intrusione; ogni movimento era fonte di goduria e, di tanto in tanto, di piccoli orgasmi.

Finalmente avvertii l’urto della cappella contro il collo dell’utero, la durezza del suo osso pubico contro il mio e la potenza dei coglioni che picchiavano contro il mio ano martoriato; non so se la sensazione fosse di un girone infernale o di un cerchio angelico, ma so per certo che godevo come una pazza e che colavo come una fontana rotta; pensavo che mi volesse montare alla grande e, in qualche modo, mi preparavo ad essere sbattuta con forza; invece, cominciò a scivolare delicatamente su tutto il mio corpo, in maniera che il cazzo a sua volta entrasse ed uscisse delicatamente dalla figa.

Spesso, addirittura uscì quasi del tutto per rientrare con la stessa delicatezza; solo un paio di volte entrò con forza e picchiò con violenza la cappella contro il collo dell’utero; ed anche in quelle occasioni fuochi di artificio di tutti i colori mi esplosero negli occhi e nella testa; ormai ero in un vortice di piacere che mi faceva perdere il senso di tutto.

Non arrivò a sborrare; nonostante le manipolazioni, nonostante la lunghezza della scopata, benché mi avesse fatto letteralmente allagare il divano con gli umori dei miei orgasmi; nonostante tutto, non concluse ancora; di colpo, si fermò e delicatamente sfilò la sua mazza dalla figa; si staccò un poco e mi fece cenno di girarmi, accompagnando il gesto con le mani che mi ruotavano.

Mi sistemai carponi, convinta che, come avevo sospettato, l’ano fosse il suo obiettivo finale; ma lui mi premette delicatamente sulle natiche e mi obbligò a stendermi sul divano; ero un po’ perplessa; tutte le volte che lo avevo preso nel culo, nella mia lunga esperienza, la pecorina era risultata la posizione più naturale, più congeniale, insomma la più giusta; ma lui non era dello stesso avviso.

Si distese su di me, come aveva fatto per montarmi in figa, manipolò il membro tra le mie natiche finché avvertii la punta della cappella sull’ano; mi artigliò e, come aveva già fatto prima per penetrarmi con la lingua, accostò i pollici al centro, premette con forza progressiva per farli penetrare nel retto, aprì al limite del possibile l’ano stendendo tutte le pieghe, accostò di nuovo la cappella e cominciò a premere per farla entrare; anche stavolta si mosse con delicatezza e lentezza quasi esasperante.

Scivolando su di me con tutto il corpo, faceva avanzare il sesso di pochi centimetri, spesso solo millimetri, e si ritraeva per rientrare un poco più a fondo; cominciai a provare un piacere indicibile alle sue manovre e, quasi autonomamente, i muscoli interni cominciarono l’opera di risucchio e di assorbimento della mazza in sintonia con le sue spinte; in altre parole, adesso erano i muscoli del mio intestino, lo sfintere primo tra tutti, a dettare tempi e modi della penetrazione.

Assorbivano letteralmente l’asta con infinita lentezza e con sussulti continui che provocarono orgasmi in successione che si sarebbero conclusi, come sapevo bene, con una esplosione stellare; non volli calcolare, e forse non si sarebbe potuto, quanto tempo impiegò a penetrarmi e quanti orgasmi questo procedimento mi stimolò; ormai ero nella dimensione di un’altra galassia; mi accorsi che era tutto dentro quando sentii i suoi peli pubici solleticarmi l’ano; infilai una mano tra le cosce e trovai, all’altezza della figa, i coglioni gonfi che premevano contro; in un raptus di lussuria ne infilai uno direttamente dentro, a contatto col clitoride.

Naturalmente, questo mi provocò un ulteriore feroce orgasmo che mi squassò le visceri sia verso l’utero che verso l’intestino; ormai non sapevo più da dove esplodevo, se dalla figa o dal culo; temevo che, da un momento all’altro, il ‘giro in giostra’ avesse termine; aveva resistito molto a lungo ed era naturale pensare che stesse per concludere; ma Giuseppe non era della stessa opinione.

Cominciò un lungo processo di vai e vieni, anche se, almeno stavolta, più rapido e determinato; sfilava l’asta dal retto, fin quasi a farla uscire, e si godeva lo spettacolo del mio foro spalancato con il cazzo dentro per metà; mi accarezzava le natiche, persino la schiena e si dilettava a solleticarmi lussuriosamente su tutta la pelle provocandomi brividi di piacere; riaffondava fino in fondo e premeva per stimolarmi altro piacere; ritirava ancora l’asta per metà e si metteva ad accarezzarmi i capezzoli, a strizzarmi le tette schiacciate sul divano, a titillarmi la figa.

Furono minuti di piacere più che intenso, spesso delicato, talvolta quasi violento, che accompagnavano il mio ormai infinito sbrodolamento di umori dalla figa; aspettavo solo che arrivasse alla conclusione; il mio obiettivo era la sua eiaculazione che, ormai ne ero certa, sarebbe arrivata direttamente nell’intestino; anche per lui il momento di concludere sembrava arrivato.

Dopo un’ultima lunga carezza sulle natiche e dolci ghirigori disegnati con le dita sul mio ano dilatato, intorno al suo randello, si sistemò in ginocchio dietro di me, mi prese per le anche e mi fece alzare fino a portare il mio ano all’altezza del suo inguine; spinse con un solo colpo ed io sentii lo schiocco delle mie natiche contro la sua pancia, mentre con improvviso stupore il mio ventre esplodeva in una girandola di sorpresa, di dolore e di orgasmo.

Non so da dove godessi perché, in quel momento, culo e figa facevano un tutt’uno; e non fu che il primo; per quattro volte mi spinse in avanti e quasi uscì del tutto, poi mi tirò indietro quasi con violenza contro la sua pancia; ed io ogni volta godevo in maniera diversa; non avevo mai provato tanto piacere, in vita mia; e dire che ne avevo fatte di tutti i colori; in quella indicibile girandola di emozioni, tutte enormi, tutte diverse, tutte stratosferiche, mi colpì che, d’un tratto, avvertissi nell’intestino il getto della sborra.

In quelle condizioni temevo proprio di perdere l’attimo che per me era stato sempre il più importante nello scopare, quello cioè in cui il cazzo esplode nel culo; non che mi dispiacessero le sborrate in vagina, in bocca o sul corpo; ma quella nel retto aveva avuto per me sempre un misterioso fascino superiore, una sorta di frustata che conclude tutta l’esperienza della scopata e ti dà il senso e la gioia di averlo fatto.

L’esplosione di Giuseppe fu proprio questo; nonostante il tourbillon di emozioni, l’avvertii con chiarezza e me ne lasciai prendere con entusiasmo; per la prima volta in tutta la ‘giostra’ mi lasciai andare ad un urlo che non aveva niente di umano e che sintetizzata tutta la lussuria che avevo accumulato in quella scopata; anche lui non riuscì a trattenersi e accompagnò i getti di sborra con altrettante urla, non ricordavo e non volevo ricordare quante; ci accasciammo sfiniti, l’uno sull’altra.

Appena ripresi dalle forte emozioni, ci siamo rilassati con una doccia insieme dove ci siamo scambiati effusioni e carezze. Poi lui mi ha accompagnato a casa. È stato un modo perfetto per concludere una giornata piena di emozioni. Che serata indimenticabile!​

L’INVITO AL CINEMA​

Una mattina mentre passeggiavo sulla battigia, l'aria salmastra accarezzava la mia pelle e il rombo delle onde riecheggiava come una dolce melodia. Il cielo era dipinto di sfumature arancioni e rosa, e in quel momento di pace, una voce familiare mi riportò indietro nel tempo.
"Laura?"​
Mi voltai e i miei occhi incontrarono quelli di Luca, un viso che non avevo visto da anni ma che non avrei mai potuto dimenticare. "Luca!" esclamai, ancora incredula per quella coincidenza.
Ci avvicinammo e in quell'abbraccio ritrovai un pezzo del mio passato. Discutemmo delle lunghe giornate trascorse al vecchio cinema del paese, delle poltrone di velluto e dei film che avevamo guardato insieme. Ricordai le file per i biglietti e le chiacchiere durante gli intervalli.
Luca sembrò interessato a sapere se fossi rimasta in contatto con alcuni dei nostri vecchi compagni di liceo. "Alcuni sì," risposi, "ma le vite prendono strade diverse. Tuttavia, i ricordi di quei giorni sono sempre vividi nella mia mente."
Con uno sguardo malinconico, Luca propose: "Domani c'è una proiezione di un vecchio film che abbiamo visto insieme al cinema del paese. Che ne dici di andarci? Come ai vecchi tempi."
L'idea mi emozionò profondamente. Rivivere quei momenti in quel luogo che aveva segnato la nostra giovinezza mi sembrava un'opportunità imperdibile. Accettai con entusiasmo.
Mentre conversavamo, avvertii il suo sguardo più intenso su di me. Ero diversa, lo sapevo. Gli anni, le esperienze, tutto aveva lasciato il segno. Ma la connessione tra noi era inalterata, come un vincolo indistruttibile.
Il giorno seguente, entrando nel cinema, il mio cuore batteva all'impazzata, non tanto per l'attesa del film, ma per la prospettiva di trascorrere del tempo a tu per tu con lui. Scegliemmo un angolo appartato, lontano dagli sguardi degli altri. La luce soffusa della sala rendeva l'atmosfera ancora più intima.
Il film, "Oltre l’universo", era romantico e molto coinvolgente, ma la vera tensione era tra noi. Ad ogni scena, sentivo la presenza di Luca accanto a me sempre più vicina, quasi magnetica. Durante una scena particolarmente intensa, mi sorpresi ad afferrare il suo braccio. Luca rispose avvicinandosi ulteriormente, tanto che potevo sentire il calore del suo corpo. Una strana elettricità percorse la mia pelle. Era una sensazione che non avevo mai provato con lui, una combinazione di conforto e desiderio.
Quando Luca ha posato il suo braccio intorno a me, un fremito mi ha percorso la schiena. Sembrava come se un'energia invisibile ci legasse. Ogni movimento, ogni singolo respiro, diventava più evidente. L'essenza del suo odore maschile mi avvolgeva, e mi sono resa conto che stavo sperimentando qualcosa di ben più profondo di una semplice rappresentazione cinematografica. Un'emozione indefinibile ha invaso tutto il mio essere, mentre sentivo il calore diffondersi in me. Anche Luca sembrava profondamente coinvolto, respirando intensamente. In quel momento, abbiamo sentito un'intesa reciproca. Mi ha fissato negli occhi, avvicinando le sue labbra alle mie in un delicato bacio.
Non mi sono scostata, anzi ho aperto la bocca per accogliere la sua lingua che si era affacciata titubante. Il bacio che ne è seguito è stato intenso ed appassionato.
Ma il bacio profondo sensuale ha messo addosso il fuoco e subito ci siamo accarezzati reciprocamente.
Le sue mani si sono subito insinuate sotto il vestito per accarezzarmi le cosce raggiungendo presto la pelle nuda al di sopra del pizzo delle autoreggenti, dal canto mio gli accarezzavo il pacco già voluminoso.
Quando le sue dita hanno raggiunto il perizoma zuppo, ho emesso dei gemiti di piacere “Mmmmmhhh, siiiii!!” ed ho anche spalancato le gambe per ostacolare Luca che così non ha avuto difficoltà ad inserire un dito nella mia figa bollente completamente bagnata.
“Sei tutta bagnata!” ha esclamato sussurrando riprendendo subito dopo a baciarmi famelico.
Stare lì sulle poltrone non era tutto facile ma usando una sola mano sono riuscita a slacciargli la patta ed infilare la mano nei suoi pantaloni per stringergli il cazzo da sopra il tessuto dei boxer. Era un gran bel cazzo grosso e durissimo.
Mentre Luca continuava inserendo due dita nella vagina, con il pollice titillava il clito ed io non senza difficoltà gli ho fatto una lenta sega.
Alla fine del primo tempo ci siamo accorti che del film non avevamo visto praticamente nulla e come se ci fossimo già messi d’accordo ci siamo detti “Andiamo via!” ed ho aggiunto “Portami da qualche parte!”’ gli ho chiesto sussurrando eccitata.
Luca prendendomi per mano mi ha detto “Vieni! Usciamo”​
Sono uscita dal cinema vergognandomi come una ladra ma con una voglia di scopare che non avevo mai avuto.
In auto ho sollevato la gonna scoprendo la balza delle auto reggenti e lui mi ha accarezzato tornando a toccarmi sulla mutandina.
Luca guidava ed io ho reclinato un po’ la spalliera della poltrona dell’auto per favorire Luca nel toccarmi. Non mi interessava d’essere vista, mi importava l’essere toccata nella mia intimità. Lo sgrillettamento della fica mi piaceva molto, considerato che avevo divaricato leggermente le cosce con la chiara intenzione di facilitare il compito. Era un invito palese per lui a continuare.
Non vedevo l’ora di denudarmi davanti a lui e farmi scopare da quel magnifico
cazzo.​
Luca guidando ha rischiato di fare delle infrazioni al codice stradale ma in pochi minuti dopo aver lasciato il cinema eravamo nella sua casa spogliandoci a vicenda con frenesia non appena chiusa la porta d’ingresso.
In un attimo sono rimasta con le sole autoreggenti e le scarpe sotto le luci del soggiorno. Mi sentivo più sexy che mai nello stare accucciata ai piedi di Luca col suo bel cazzo ben piantato nella mia bocca.
“Mmmhhhh, succhiami! Siii, che bocca! Siiiii! Ohhh dai, tutto, tutto in gola!!” Nell’incitarmi con una mano sulla testa mi accarezzava i capelli senza forzare il ritmo del pompino.
Fin da quando al cinema l’avevo estratto dai pantaloni, avevo già potuto intuire le dimensioni notevoli di quel sesso, ma averlo in bocca mi ha dato la percezione della sua grossezza così come ogni donna desidera.
Era di dimensioni tali che faticavo ad accoglierlo completamente in bocca ma mi piaceva la sensazione di pienezza e già lo immaginavo allargarmi la figa. Devo confessare che Luca era il mio primo amante e quindi non avevo idea di come fossero i cazzi degli altri uomini.
Poiché mi piaceva tanto, l’ho succhiato a lungo, accarezzandogli lo scroto peloso, cercando di ingoiarlo il più possibile pensando di portarlo all’orgasmo non in breve tempo.
In quei momenti non lo paragonavo a mio compagno e non ci pensavo neanche a quali conseguenze avrei potuto andare incontro.
A mente fredda ho pensato che raramente mio compagno resisteva più di cinque minuti alla mia abile bocca.
Però la mia azione da pompinara poco esperta, nonostante i mugolii di godimento e gli incitamenti più o meno volgari a continuare, il mio bel Luca non dava nessun segno di cedimento.
I miei sforzi però non furono vani e poco dopo lo sentii fremere mentre il cazzo si ingrossava ulteriormente.
Era mia convinzione che lo sperma non dovesse depositarsi in bocca ma solo nella figa e quindi ho intuito che lui stesse per venire. Allora ho interrotto la pompa.
“Mamma che bocca che hai!” ha esclamato “Nessuna mi ha succhiato così“.​
Ero molto lusingata da quel pensiero ma a quel punto non mi bastavano le parole e volevo essere chiavata nel modo più maschio possibile, mi sentivo una donna in calore pronta a dare la propria intimità che ormai voleva essere aperta.
Ero scatenata e finalmente sciolta da tanti freni inibitori e mi è venuto da dire “Adesso scopami. Ho voglia di te!” gli ho detto andando a stendermi sul divano del salotto spalancando e sollevando le gambe.
Luca non si è fatto ripetere l’invito ma invece di infilarmi il cazzo si è inginocchiato tra le mie cosce incollando la bocca al mio clitoride iniziando a leccarmi senza tralasciare un centimetro della mia figa, già enormemente eccitata, portandomi subito all’orgasmo.
La sua casa è isolata ed allora mi sono potuta permettere di parlare a voce alta godendo anche del piacere di sentirmi parlare di cose di cui avevo terrore a pensarle ed allora ho immaginato di essere una escort che gode a voce alta “Sììì.vengo! Vengooo! Mmmmhhh, sììì, continua, sììììhhhh! Scopami, scopami ti prego! Voglio il tuo cazzo!”
Questa volta mi ha accontentato puntando la cappella all’entrata della vagina per poi spingere lentamente il suo bastone rovente e turgido dentro di me.​
A quella penetrazione sono venuta immediatamente e poi ho accompagnato quella che a me è sembrata una interminabile scopata, con un numero imprecisato di orgasmi. Il feeling erotico che subito si era stabilito quella sera era sfociato nella scopata più intensa e sconvolgente della mia vita.
Luca mi ha scopato a lungo, cambiando spesso posizione ed ovviamente non ha mancato di prendermi anche dietro scopandomi il culo. Era la prima volta in assoluto e non potevo certo dirlo a lui.
È stata una serata memorabile.​
Anche quando sono stata scopata nel culo lui lo ha fatto con delicatezza estrema e non ho avuto il minimo dubbio a darglielo.
Che belle sensazioni. Sentivo quel meraviglioso cazzo allargarmi e riempirmi sia davanti che dietro con continue andate di piacere a cui mi sono abbandonata.
Per mia fortuna ero stata dall’estetista ed avevo la figa depilata così anche il solco tra i glutei dove qualche pelo era comparso. Di conseguenza le sue carezze ad ampie mani erano una inesauribile fonte di eccitazione che gradivo come non mai.
Mi era stato sempre detto che avrei dovuto farlo con mio compagno ma stavolta i sensi mi avevano fatto precipitare in quello che sarebbe dovuto essere un baratro. In realtà era sì un baratro ma di piacere e goduria e non mi sono posta problemi sul fatto che lui non fosse il mio compagno.
Quando mi sono denudata del tutto davanti a lui non mi sono affatto vergognata, anzi ero impaziente di mostrarmi a lui nuda ed erotica.
Luca ha posato le mani sui fianchi e mi ha avvicinato a lui facendomi sentire quel suo cazzo ben dritto e duro sulla pancia.
La figa era bagnatissima, calda e gonfia di umori, la sua mano e le sue dita che mi sditalinavano erano a quel momento delle forti sensazioni che pervadevono ormai tutto il mio corpo.
Le sue labbra mi stordivano e gli offrivo il mio collo e le mie orecchie perché le leccasse e le baciasse per farmi colare e mantenere la voglia sempre più alta. Ho sollevato le braccia e lui mi ha baciato lasciandomi infilare la lingua nella sua bocca e lui nella mia. Luca era arrapatissimo e me ne sono accorta perché ho spinto il mio bacino a contatto con il suo ed ho avuto conferma che il suo bel pene era ancora grosso ed eretto.
Per potermi avere mi ha condotto in camera sua tenendomi per mano. Lui si scusò dicendomi che forse non era come il mio letto matrimoniale. Gli ho risposto che l’importante era lui e non il letto.
Mi sentivo attratta da lui con sensazioni strane inarrestabili che non avevo provato prima.
Ci siamo abbracciati nuovamente baciandoci continuamente.
“Ci mettiamo sul letto?” ho chiesto. “Certo! Dai!”
Abbiamo continuato la nostra battaglia amorosa sotto le lenzuola.
“Mettiti in piedi” mi ha detto “Voglio vederti in tutto il tuo splendore. Sei bella da far paura! Chi ti ha fatto così bella?”
Non ho risposto e mi sono avvicinata a lui, l’ho baciato prendendo in mano il suo cazzo.
Lo volevo con tutte le mie forze ed il desiderio di sentirlo dentro cresceva sempre più.
A qual punto sono risalita sul letto, mi sono messa su di lui e gli ho fatto vedere come mi sgrillettavo. Lui si segava guardandomi.​
La mia figa, che era umida, si è bagnata ancora di più e allora ho spostato le sue mani ed afferrando il suo cazzo me lo sono messa nella figa. Ne avevo una voglia matta e non resistevo più, stavo impazzendo.
L’ho montato come una puledra sfogando anni di voglie represse. Mi sono arcuata portando le tette in avanti affinché le succhiasse ma anche affinché il grilletto andasse a contatto della sua pelle.
Sentivo il suo membro dentro di me. mi riempiva completamente.​
Mi sono detta che finalmente non avevo né i miei parenti né insegnanti, né le convinzioni religiose a controllare con chi condividevo il mio piacere sessuale.
Ho aperto gli occhi e nella luce soffusa di un’abatjour ho guardato Luca vedendolo arrapato al massimo. Io colavo come una fontana. Lubrificavo il suo cazzo che scivolava con movimento ritmico dentro la mia figa fino alla bocca dell’utero. Mi agitavo perché volevo sentirlo tutto fino in fondo e godermelo pienamente.
Vedevo Luca che spingeva per tenerlo dentro e non farlo uscire.​
Lui godeva tanto. Mi diceva frasi che a me sembravano dolci e mi facevano godere ancora di più.
Ho sentito arrivare l’orgasmo improvvisamente ed allora mi sono arcuata agitando la testa urlando ed infine sono iniziate le scosse e le convulsioni dovute alle scariche di adrenalina.
Dalla figa sono usciti getti di liquido il cui profumo ha eccitato maggiormente il mio amante.
L’ho sentito irrigidirsi sotto di me e poi mi ha detto “Vuoi che ti venga dentro? Voglio riempirti di sborra!”
“Sbrigati! Lo voglio. Riempimi tutta. Ti desidero tanto. Riempimi completamente! Voglio colare di sborra quando torno a casa!”
Un rantolo e un urlo soffocato, l’irrigidimento del suo corpo e del suo sesso dentro il mio, il mio piacere che continuava ad annebbiarmi la mente mi hanno permesso di sentire la sborra uscire da lui ed entrare in me.
Il flusso caldo della sborra mi ha dato una sensazione meravigliosa. Quel cazzo che eruttava sperma lo avrei voluto sempre dentro.
Era così aderente alle pareti della mia figa, un sesso fatto apposta per me!​
Avevo sentito dire da ragazza ascoltando di nascosto i miei genitori che ogni donna ha un cazzo fatto apposta per la sua figa. Avevo trovato colui che rispettava quel detto.
Mi sono piegata verso di lui che si stava riprendendo più velocemente di me e l’ho baciato teneramente, l’ha anche abbracciato. Lui era sempre dentro di me.
Siamo rimasti finché il suo cazzo per effetto naturale si è afflosciato ed è uscito dalla mia vagina.
In quel momento mi sono sentita una donna tutta sesso.​
Con una mano sono andata sulla mia figa a raccogliere il suo seme misto ai miei liquidi per poi portare, da brava assatanata di sesso, la mia mano alla bocca per assaporare il gusto di quel mix.
Anche lui ha voluto assaggiare la mia mano e mi ha preso la mano per avvicinarla alla sua bocca per assaggiare il prodotto della monta.
“E’ buono!” ha detto con sorpresa.​
“Non l’avevi mai assaggiato? Io lo faccio spesso ma è sempre la miscela dei miei liquidi con quelli di mio compagno ma lui non lo sa. Lo faccio di nascosto perché lo troverebbe molto perverso”
Le sensazioni che provavo erano diverse da quelle avute con il mio consorte da quando mi ha sposato.
Mi chiedevo cosa mi stesse accadendo ma la lussuria prevaleva ed allora per ringraziarlo provare ancora ad averlo tra le labbra mi sono sdraiata tra le sue gambe piegando verso l’alto le mie ancora avvolte dalle calze autoreggenti e dalle scarpe a tacco alto. L’immagine che gli davo era arrapantissima e lui con il massaggio delle labbra e della lingua ha ripreso subito vigore rigonfiando il cazzo. Mi ha lasciato fare il pompino tra suoi e mie mugolii e sospiri finché un fiotto di sborra, che mi è sembrato abbondantissimo, ha raggiunto il mio palato subito seguito da altri in rapida successione.
Ho iniziato a deglutire ingoiando quel nettare senza mai smettere di pomparlo, fino a farlo svuotare completamente nella mia bocca.
Mi chiedevo se fosse amore? Mi stavo innamorando di un altro maschio? Come mai esistevano due amori contemporaneamente? Mi chiedevo come mi sarei presentata a mio compagno coricandomi con lui, accarezzandolo e stimolandolo a scoparmi. Che cosa sarebbe accaduto del mio grande amore per lui?
Ho baciato di nuovo Luca che mi ha avvolto con un lenzuolo ed ha iniziato ad esplorare il mio corpo baciandomi teneramente.
Come una bambina le ho chiesto “Ti stai innamorando di me?”​
“Non so” mi ha detto “Forse mi stai dando quel che desideravo e di cui per ora mi accontento. Mi sembra un sogno che tu sia qui. Vorrei che fossi la mia donna anche se in incognito. Per poterci vedere e frequentare io devo essere l’uomo di tua figlia e la devo sposare”
Ho risposto “Ed io vorrei che tu fossi il mio maschio!”​
Luca ha proseguito a baciarmi su tutto il corpo facendomi venire brividi di piacere. Mi ha sollecitato il clito utilizzando al meglio la sua lingua ed io in pochi istanti ho avuto, nuovamente, un orgasmo violentissimo le cui scosse hanno provocato agitazioni che per poco mi hanno fatto cadere dal letto.
Lui ha assistito alla mia performance meravigliato come se non avesse mai visto una femmina godere il piacere sessuale.
Ha continuato a leccarmi con estrema delicatezza fino a che non mi sono ripresa.
L’ho baciato lungamente per ringraziarlo ed abbiamo così fino a che è arrivata l’ora
di andare via.​
Sono rientrata a casa dopo le tre del mattino e né i miei genitori né mio figlio si sono minimamente preoccupati del ritardo. Erano ognuno nel proprio letto a dormire beati.
Già in auto nel tragitto nel ritornare a casa mi ero resa conto di essere frastornata.
Nel camminare barcollavo e mi sentivo sempre nuovamente eccitata perché per ritornare a casa non avevo indossato l’intimo e sotto la gonna e la camicetta ero nuda a disposizione di Luca.

Ho aperto lentamente la serratura di casa per non svegliare nessuno. Era tardissimo, erano passate le tre e mezzo del mattino.
 

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