Esperienza reale Racconto di fantasia Intrighi e Seduzione: Il Fascino Fatale di Adriana

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Dave35

Guest
Mi guardo allo specchio mentre indosso una camicia di seta, apprezzando gli anni di duro lavoro in palestra. 40 anni, eppure molte persone mi danno una decina di anni in meno. Ma stasera non è per la palestra, o per gli sguardi altrui che mi sto preparando. È per Adriana.

L'ufficio ha una sua energia particolare quando si tratta di Adriana e me. Abbiamo quei piccoli momenti rubati, quelle occhiate che durano un attimo in più del necessario. Ci siamo incontrati quasi per caso durante una riunione sul posto di lavoro, ma la nostra connessione era innegabile. Poi c'era stata quella pausa caffè, che era diventata un aperitivo, poi un altro e ancora un altro.

Eravamo seduti al nostro solito bar, un posto moderno con luci soffuse e un'atmosfera intima. Conversavamo dei soliti argomenti leggeri, delle nostre giornate, di come ci sentivamo riguardo al nuovo capo, quando, all'improvviso, lei mi guardò negli occhi e disse: "ma tu non hai mai pensato di vedermi nuda?”.

Il tempo sembrò fermarsi per un istante. Sentivo l'adrenalina salire, il mio cuore batteva più forte. Fino ad allora io e Adriana non avevamo mai toccato quell’argomento sebbene, non lo nascondo, avessi fatto più volte pensieri “spinti” su di lei rendendola protagonista della mia immaginazione durante le mie sedute di autoerotismo. Era impossibile non proiettare la sua persona in situazioni erotiche: era bella e sensuale. I suoi capelli rossi che cadevano appena sulle sue spalle facevano da cornice ad un viso dai lineamenti perfetti. Efelidi e occhi neri e profondi non potevano non catturare il mio sguardo così come i suoi seni proporzionati che facevano da contraltare ad un fondoschiena tondo e sodo.

Quel giorno indossava un vestitino giallo a fiori e come da sua abitudine non indossava il reggiseno: del resto la sua giovane età glielo permetteva. I suoi seni erano sodi e ondeggiavano con armonia seguendo ogni suo movimento. I suoi capezzoli turgidi era come se fossero l’unico appiglio che i seni avevano al vestito per non fuoriuscire dal decolletée.

A quella domanda rimasi congelato per qualche istante, ma senza sapere come e perché ad un tratto le parole uscirono fuori controllo: “certo che ti ho immaginata nuda. Chiunque in questo bar penso lo abbia fatto”.

“Tu non hai capito” disse. “Non ti ho chiesto se mi hai mai immaginato, ti ho chiesto se non hai mai pensato di vedermi nuda”.

“Non capisco quale sia la differenza” risposi cercando di celare l’imbarazzo che mi stava pervadendo con i pensieri che iniziavano a galoppare.

“Insomma, te la faccio breve. Ogni tanto dimentico che sei un uomo e non riesci a mettere in fila più di due pensieri. Vuoi vedermi nuda?”

Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo e non sapevo che rispondere ma non fu necessario. Sbuffando mi prese per una mano, si alzò e guardando il barista che conoscevamo bene: “Mauro segna sul suo conto!”

Nel giro di qualche minuto, senza aver detto nemmeno una parola, mi ritrovai all’ingresso di casa sua. Infilò le chiavi nella toppa aprì e mi spinse nel suo appartamento e mi trascinò in camera da letto.

Senza alcun tipo di esitazione si tolse il vestito e con una mossa frettolosa e per nulla sensuale si sfilò anche le mutandine. “Ecco” disse “chissà se vedermi nuda ti fa venire voglia di scoparmi”.

Non ero abituato a sentirla parlare così, ma a quel suo modo di fare il mio corpo rispose con una istantanea erezione.

“Ah, ma allora ti faccio effetto! E’ da quando ti conosco che aspetto il momento di scopare e adesso, caro mio, ti tocca.”

“Ma io… è da un po’ che… insomma… e non ho con me i preservativi”

“A quello rimedio io” disse con un sorrisetto malizioso e si fiondò in ginocchio davanti a me slacciandomi i pantaloni. “Adesso ti spompino per bene fino a farti venire, così dopo duri di più”. Con la testa in totale confusione la vidi sfilarmi il pene dai pantaloni e infilarselo velocemente in bocca iniziando a succhiarlo coprendolo di saliva. Non mi sembrava vero di assistere a quella scena, ma nello stesso tempo dovevo concentrarmi per non cedere subito.

“So che ti stai sforzando per resistere” mugugnò con la bocca piena “ma lasciati andare, non sarà l’ultima volta che vieni oggi”. A quelle parole sentì l’eccitazione salire e non seppi resistere.

“Sto per venire…” e istintivamente la presi per la nuca per evitare che si staccasse da me anche se, evidentemente, non aveva nessuna intenzione di farlo. Dopo pochi istanti sentì salire il piacere e riversai una copiosa quantità di sperma nella sua bocca.

Adriana continuò a succhiare fino a ripulirlo completamente. Quello che era nella sua bocca lo aveva ingoiato subito.

“Accidenti che sborrata! Allora non scherzavi nel dire che era da un po’ che non scopavi…”. Non mi ero ancora abituato al suo modo di parlare così volgare che però mi eccitava da morire e sforzandomi provai ad adattarmi al registro.

“Beh si… così ce n’è stata di più per te. Sei soddisfatta?”

“Si non male come aperitivo, ma non pensare che sia finita qui. Adesso voglio che mi scopi. Sono fradicia”. Si sdraiò sul letto e aprì le gambe mostrandomi il suo sesso luccicante di umori.

Il mio pene era rimasto duro come il marmo e non vedevo l’ora di infilarlo. Mi avvicinai e appoggiai la punta alla sua fessura. Pensavo di entrare cautamente per non farle male, ma era talmente lubrificata che entrai senza alcuna resistenza. Arrivai fino in fondo e mi fermai un attimo per poi iniziare a muovermi con delicatezza. A quel punto lei mi afferrò la schiena e guardandomi dritto negli occhi mi disse: “Non hai capito, come al solito del resto. Non stiamo facendo l’amore, mi devi sco-pa-re!”

Iniziai allora a pomparla forte facendola affondare nel materasso ad ogni colpo, ma ero troppo eccitato e sentivo che non avrei resistito a lungo e glielo dissi: “non ce la faccio sono troppo eccitato.”.

Alchè mi fermò, mi sorrise e con un tono che si usa con i bambini ridendo disse: “sei uno scemotto. Ho capito che hai bisogno di allenamento e del resto non voglio che mi vieni in figa. Non prendo contraccettivi e non abbiamo i preservativi a portata di mano. Facciamo così… mettimelo nel culo così anche se vieni siamo tranquilli”. Mi spinse via e con un rapido movimento di mise a pancia in giù.

“Vai maschione, sfondamelo!”

Eccitato come non mai mi venne fuori una frase del tipo “beh non è che dicendo queste cose mi aiuti a trattenermi, però puoi giurarci che te lo sfondo”.

Le allargai le natiche e le sputai sul buco del culo. “Così ti piace?”

“Oh finalmente un po’ di maschio che viene fuori. Adesso però infilalo e sbattimi”

Con un colpo secco glielo infilai e la sentii urlare per la prima volta. “Cazzo si, scopami il culo. Ti piace eh?”

Forse alleggerito dal pensiero di poter venire tranquillamente, mi ritrovai un’insolita resistenza e continuai a pomparla con energia afferrandole i capelli e lasciandomi andare a frasi che non avrei pensato di dedicarle: “ti piace essere inculata eh! Te lo sfondo puoi giurarci”.

Dopo qualche minuto con Adriana che accompagnava ogni colpo con un verso di godimento sentii salire il piacere. “Adesso ti riempio!”

“Si sborrami in culo. Voglio sentirlo!”

Senza farle finire la frase svuotai quello che mi restava dentro di lei e nello stesso tempo la sentii gemere come se stesse facendo uno sforzo enorme. Poco dopo, calmatasi, mi guardò e… “bravo, mi hai fatta venire. Devi migliorare un po’ in resistenza ma abbiamo tempo per allenarci.”

Da allora ci siamo allenati parecchio e devo dire che non mi dispiace affatto avere Adriana come personal trainer.

Dopo il primo incontro tra le lenzuola il nostro rapporto nella vita di tutti i giorni non era cambiato: continuavamo a frequentarci come amici districandoci tra un aperitivo e l’altro.
 

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