Esperienza reale La Femminilità di Mamma

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 16







Il negozio era molto bello ed aveva una varietà di prodotti che spaziavano da quelli commerciali e quelli di qualità, veramente molto belli.

Girammo per farci un’idea di quello che cercavamo ed inevitabilmente ci si fermò nell’angolo dove erano esposti quelli più costosi, veramente molto ma molto belli, ma anche molto ma molto costosi. Ci guardammo negli occhi e decidemmo di orientarci verso una fascia media, ma anche di provare qualche cosina di altissima qualità, quale altra occasione avremmo avuto per indossare certi completini?

La commessa, sempre lei (oramai era molto presa da noi e non ci avrebbe assolutamente mollate) arrivò e ci chiese cosa cercavamo e come avrebbe potuto esserci utile. Le rispondemmo subito che cercavamo qualche cosa per lei, da poter indossare con l’abitino appena scelto e che volevamo fosse un qualche cosina di bello e molto sexy, un qualche cosa che mettesse in risalto la bellezza di Anna.

Immediatamente, andando contro il suo compito di venditrice, la ragazza disse che con quel vestitino forse era meglio che Anna non indossasse nulla, almeno il reggiseno avrebbe dovuto non portarlo in modo che la sua fisicità fosse messa nella giusta evidenza, e girandosi regalò ad Anna un sorrisetto molto malizioso. Concordando con lei dicendo che un completino non lo si indossa una volta sola e soprattutto a volte lo si indossa per situazioni particolari senza poi metterci sopra altro . . . . . . ci fu un secondo di silenzio, poi le giovanissime mie compagne di shopping scoppiarono in una risata liberatoria. Da quel punto anche la commessa divenne parte della compagnia, la barriera cliente venditrice sparì e tutte e tre sembravamo delle amichette in un parco di divertimento.

Decidemmo che ognuna delle tre avrebbe scelto un completino, a seconda del gusto personale (sempre pensando al corpo di Anna chiaramente) e che poi la fidanzatina di mio figlio li avrebbe provati e quindi avremmo espresso tutte i nostri giudizi.

Anna scelse un abbinato perizoma e reggiseno a fascia in pizzo bianco, la commessa perizoma e reggiseno a balconcino in pizzo nero ed io, la più vecchia, mi buttai sul colore, un verde bottiglia con mutandina a brasiliana ridotta e reggiseno a balconcino, il tutto in pizzo e raso . . . . magnifico ed al di la della banalità di quanto espresso dalle giovani amiche.

Provò tutto in un camerino molto ampio (era quello per disabili) dove, mantenendo la tendina aperta (era l’ultimo in fondo, abbastanza isolato) rimanevamo tutte a vista, godendo dello spettacolo del corpo della più giovane del gruppo. Era innegabile che eravamo tutte abbastanza eccitate, evidentemente tutte e tre godevamo nel guardare un bel corpo femminile nudo, ma soprattutto abbellito da dei completini che lo valorizzavano ancora di più, se possibile.

Le stavano bene tutti chiaramente, ma quello scelto da me sia per il colore sia per la malizia che la brasiliana dona alle chiappette dei culetti femminili ebbe la meglio; quindi era deciso di prendere quello verde bottiglia, ma prima di avviarci in cassa proposi, se possibile, di provare qualche cosina che non avremmo mai comprato perché fuori dal nostro portafoglio, ma che ci sarebbe proprio piaciuto provare. Giuliana, la commessa che oramai chiamavamo per nome, acconsentì, anzi disse che correva a prendere lei alcuni completini ma che pure io avrei dovuto provarne uno . . . . . un favore lo faceva lei ed uno lo avremmo dovuto fare noi.

Feci un po la timidina, dissi che mi sarei vergognata nel confronto con loro, ma alla fine accettai, anzi sotto sotto ne ero felice, perché approfittavo della situazione per mostrarmi ad Anna come altrimenti avrei avuto molte difficoltà a fare.

Ritornò con delle cosine deliziose, un completino in seta beige con inserti in pizzo bianco per Anna ed una similare in seta nera con pizzi in oro per me, quello per la giovincella con mutandina string e reggiseno che sorreggeva lascando però la parte alta del seno completamente in vista, il mio invece a brasiliana e con un reggiseno pushup che avrebbe messo in evidenza ed esaltato quel poco che evidentemente anche Giuliana aveva capito io avessi; comunque entrambi bellissimi e di grandissimo fascino e sensualità.

La prima a provare fu Anna in quanto già mezza nuda (mamma mia che corpicino che ha la ragazza, ho subito pensato a quanto si eccitasse il mio Marchino al suo cospetto). Si tolse quel poco che indossava e notai come la commessa se la mangiava con gli occhi, sono certa che se avesse potuto le sarebbe saltata addosso (beh non che io non ci avessi pensato eh eh eh); aveva un seno magnifico e l’eccitazione della situazione le rendeva il capezzolo ritto e bellissimo, veramente metteva voglio di prenderlo fra le labbra. La fighetta era deliziosa, tutta rasata di fresco con solo un ciuffettino che risaltava appena sopra, un vezzo giovanile che metteva le stesse voglie e leccare e succhiare quel meraviglioso frutto prettamente femminile, una di quelle cose provate in gioventù che avrei assolutamente voluto riprovare.

Indossò il suo completino ed era una meraviglia, una modella di quelle che si vede quando si apre la pagina web di Intimissimi, sarei rimasta li ore ad ammirarla, magari massaggiandomi il sesso bollente che avevo. Cavoli proprio a quello pensavo, ero talmente eccitata che sicuramente ero bagnata la sotto e provare l’intimo con la figa umida non è proprio la cosa migliore . . . andai in panico totale.

Giuliana mi guardò intensamente e mi disse che ora toccava a me, che avrei potuto spogliarmi lasciando Anna con il completino addosso in modo che poi avremmo potuto fare il confronto. Diventai rossa e se ne accorsero entrambe chiedendomi che accadeva, che non avrei dovuto vergognarmi, che ero una bella donna anche se più matura di loro; dissi che non era per quello ma che . . . . . beh la situazione di quel pomeriggio aveva provocato in me eccitazione inevitabile e che quindi forse non era il caso che provassi nulla con il rischio di macchiarlo. Si misero a ridere e ridere ancora, aumentando a dismisura il mio imbarazzo, ma Giuliana tirò fuori subito delle salviettine umidificate con le quali mi avrebbe ripulita a dovere prima di indossare quelle cosine così preziose. Non feci caso al fatto che dicesse che “mi” avrebbe pulito e quindi sorridendo cominciai a spogliarmi.

Sentivo gli occhi di entrambe su di me, mi sentivo mangiare con gli occhi, provai una sensazione strana ma piacevole, capivo che piacevo ad entrambe ed entrambe non aspettavano altro che vedermi nuda per vedere quel corpo da donna matura che loro si aspettavano di vedere. Da brava esibizionista ne fui felici e mi rilassai evidenziando, da puttanella quale sono, tutta la gestualità del togliere i vestiti, così come fino ad ora avevo fatto solo davanti a uomini.

Mi sentivo bella e così quando fui completamente nuda mi girai e chiesi le salviettine, ma non accadde quello che pensavo, la commessa mi abbasso il braccio proteso e si avvicinò, mi fece allargare le gambe mettendo in vista il mio sesso glabro e, con una esperta e sorprendente gestualità che faceva pensare non fosse la prima volta che lo faceva, mi passò la mano con la salvietta fra le gambe. Una prima passata che mi fece vibrare, poi una seconda e quindi, aiutandosi con l’altra mano, mi aprì le labbra insinuando dito e salvietta quasi dentro scorrendo lungo tutto il solco umido e caldo. Ero bloccata, piacevolmente bloccata, eccitata e stimolata ma non sapevo che fare. Guardai Anna che pure era esterefatta ma decisamente eccitata, quindi spostai gli occhi su Giuliana che, tranquillamente mi disse “eccoti pulita, ora puoi tranquillamente provare quel favoloso completino che merita un corpo come il tuo”.

Come un robot cominciai ad infilarmi quel gioiellino sempre sognato ma fino ad allora solo ammirato sulle riviste, mi rilassai e dimenticai la situazione appena subita. L’intimo era spettacolare e devo dire che guardandomi allo specchio mi vedevo come le modelle delle riviste glomour che spesso sfoglio. Lo specchio mi regalava una immagine di una donna bellissima anche se matura, di una donna sensuale con una gran voglia di vivere.

Mi girai per farmi ammirare dalle compagne di avventura che non mi staccavano gli occhi di dosso e che sfoggiavano un sorriso di approvazione. Giuliana fece mettere Anna vicino a me; eravamo proprio bellissime e la commessa disse che non sapeva chi delle due era più bella, più sensuale, che eravamo perfette e che non potevamo permetterci di non acquistare quei due completini, che se costavano troppo ci avrebbe fatto uno sconto super ma che eravamo troppo belle.

Poi volle scattarci una foto, perché, pur non ci fosse la possibilità di dimenticare quella visione, potere riguardarci ogni volta che voleva era troppo allettante. Non avemmo tempo di rispondere che già aveva fatto tre o quattro scatti, riprendendoci di fronte di fianco e da dietro.

Non mi dilungo nei commenti che a quel punto facevamo l’una dell’altra, alle carezze che inconsciamente arrivarono da una e dall’altra e che fecevamo all’una ed all’altra. Eravamo in un modo tutto nostro, avevamo perso la percezione del luogo e del tempo ed infatti non ci eravamo accorte che altre persone venute a provare praticamente ci stavano ammirando così, senza veli; anzi addirittura una cliente guardandoci chiese a Giuliana se poteva pure lei provare il mio completino.

Si era fatto tardi, ci rivestimmo assieme nel camerino avendo la cura di chiudere le tendine mentre Giuliana andava in cassa a preparare i pacchetti ed il conto. Nessuna di noi due lo avrebbe mai pensato, ma gli spazi ridotti, il contatto inevitabile dei corpi nudi, l’eccitazione incamerata ci avvicinò moltissimo e ci trovammo nude quasi abbracciate, con le bocche vicinissime, talmente vicine che un bacio a sfioro ci sorprese bloccandoci per un secondo e per quel secondo le nostre lingue desiderarono solo di potersi assaggiare, ma solo un lieve, lievissimo contatto ci fu, poi tutto rientrò e finì . . . . forse meglio così altrimenti poi che sarebbe accaduto nel camerino?

Andammo imbarazzatissime in cassa dove ci aspettava la nuova amica, pagammo, scambiammo qualche battuta ed infine scambiammo pure i numeri di cellulare con la promessa di trovarci per un aperitivo con le foto del matrimonio da guardare.



CONTINUA
 

Ben123

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Il negozio era molto bello ed aveva una varietà di prodotti che spaziavano da quelli commerciali e quelli di qualità, veramente molto belli.

Girammo per farci un’idea di quello che cercavamo ed inevitabilmente ci si fermò nell’angolo dove erano esposti quelli più costosi, veramente molto ma molto belli, ma anche molto ma molto costosi. Ci guardammo negli occhi e decidemmo di orientarci verso una fascia media, ma anche di provare qualche cosina di altissima qualità, quale altra occasione avremmo avuto per indossare certi completini?

La commessa, sempre lei (oramai era molto presa da noi e non ci avrebbe assolutamente mollate) arrivò e ci chiese cosa cercavamo e come avrebbe potuto esserci utile. Le rispondemmo subito che cercavamo qualche cosa per lei, da poter indossare con l’abitino appena scelto e che volevamo fosse un qualche cosina di bello e molto sexy, un qualche cosa che mettesse in risalto la bellezza di Anna.

Immediatamente, andando contro il suo compito di venditrice, la ragazza disse che con quel vestitino forse era meglio che Anna non indossasse nulla, almeno il reggiseno avrebbe dovuto non portarlo in modo che la sua fisicità fosse messa nella giusta evidenza, e girandosi regalò ad Anna un sorrisetto molto malizioso. Concordando con lei dicendo che un completino non lo si indossa una volta sola e soprattutto a volte lo si indossa per situazioni particolari senza poi metterci sopra altro . . . . . . ci fu un secondo di silenzio, poi le giovanissime mie compagne di shopping scoppiarono in una risata liberatoria. Da quel punto anche la commessa divenne parte della compagnia, la barriera cliente venditrice sparì e tutte e tre sembravamo delle amichette in un parco di divertimento.

Decidemmo che ognuna delle tre avrebbe scelto un completino, a seconda del gusto personale (sempre pensando al corpo di Anna chiaramente) e che poi la fidanzatina di mio figlio li avrebbe provati e quindi avremmo espresso tutte i nostri giudizi.

Anna scelse un abbinato perizoma e reggiseno a fascia in pizzo bianco, la commessa perizoma e reggiseno a balconcino in pizzo nero ed io, la più vecchia, mi buttai sul colore, un verde bottiglia con mutandina a brasiliana ridotta e reggiseno a balconcino, il tutto in pizzo e raso . . . . magnifico ed al di la della banalità di quanto espresso dalle giovani amiche.

Provò tutto in un camerino molto ampio (era quello per disabili) dove, mantenendo la tendina aperta (era l’ultimo in fondo, abbastanza isolato) rimanevamo tutte a vista, godendo dello spettacolo del corpo della più giovane del gruppo. Era innegabile che eravamo tutte abbastanza eccitate, evidentemente tutte e tre godevamo nel guardare un bel corpo femminile nudo, ma soprattutto abbellito da dei completini che lo valorizzavano ancora di più, se possibile.

Le stavano bene tutti chiaramente, ma quello scelto da me sia per il colore sia per la malizia che la brasiliana dona alle chiappette dei culetti femminili ebbe la meglio; quindi era deciso di prendere quello verde bottiglia, ma prima di avviarci in cassa proposi, se possibile, di provare qualche cosina che non avremmo mai comprato perché fuori dal nostro portafoglio, ma che ci sarebbe proprio piaciuto provare. Giuliana, la commessa che oramai chiamavamo per nome, acconsentì, anzi disse che correva a prendere lei alcuni completini ma che pure io avrei dovuto provarne uno . . . . . un favore lo faceva lei ed uno lo avremmo dovuto fare noi.

Feci un po la timidina, dissi che mi sarei vergognata nel confronto con loro, ma alla fine accettai, anzi sotto sotto ne ero felice, perché approfittavo della situazione per mostrarmi ad Anna come altrimenti avrei avuto molte difficoltà a fare.

Ritornò con delle cosine deliziose, un completino in seta beige con inserti in pizzo bianco per Anna ed una similare in seta nera con pizzi in oro per me, quello per la giovincella con mutandina string e reggiseno che sorreggeva lascando però la parte alta del seno completamente in vista, il mio invece a brasiliana e con un reggiseno pushup che avrebbe messo in evidenza ed esaltato quel poco che evidentemente anche Giuliana aveva capito io avessi; comunque entrambi bellissimi e di grandissimo fascino e sensualità.

La prima a provare fu Anna in quanto già mezza nuda (mamma mia che corpicino che ha la ragazza, ho subito pensato a quanto si eccitasse il mio Marchino al suo cospetto). Si tolse quel poco che indossava e notai come la commessa se la mangiava con gli occhi, sono certa che se avesse potuto le sarebbe saltata addosso (beh non che io non ci avessi pensato eh eh eh); aveva un seno magnifico e l’eccitazione della situazione le rendeva il capezzolo ritto e bellissimo, veramente metteva voglio di prenderlo fra le labbra. La fighetta era deliziosa, tutta rasata di fresco con solo un ciuffettino che risaltava appena sopra, un vezzo giovanile che metteva le stesse voglie e leccare e succhiare quel meraviglioso frutto prettamente femminile, una di quelle cose provate in gioventù che avrei assolutamente voluto riprovare.

Indossò il suo completino ed era una meraviglia, una modella di quelle che si vede quando si apre la pagina web di Intimissimi, sarei rimasta li ore ad ammirarla, magari massaggiandomi il sesso bollente che avevo. Cavoli proprio a quello pensavo, ero talmente eccitata che sicuramente ero bagnata la sotto e provare l’intimo con la figa umida non è proprio la cosa migliore . . . andai in panico totale.

Giuliana mi guardò intensamente e mi disse che ora toccava a me, che avrei potuto spogliarmi lasciando Anna con il completino addosso in modo che poi avremmo potuto fare il confronto. Diventai rossa e se ne accorsero entrambe chiedendomi che accadeva, che non avrei dovuto vergognarmi, che ero una bella donna anche se più matura di loro; dissi che non era per quello ma che . . . . . beh la situazione di quel pomeriggio aveva provocato in me eccitazione inevitabile e che quindi forse non era il caso che provassi nulla con il rischio di macchiarlo. Si misero a ridere e ridere ancora, aumentando a dismisura il mio imbarazzo, ma Giuliana tirò fuori subito delle salviettine umidificate con le quali mi avrebbe ripulita a dovere prima di indossare quelle cosine così preziose. Non feci caso al fatto che dicesse che “mi” avrebbe pulito e quindi sorridendo cominciai a spogliarmi.

Sentivo gli occhi di entrambe su di me, mi sentivo mangiare con gli occhi, provai una sensazione strana ma piacevole, capivo che piacevo ad entrambe ed entrambe non aspettavano altro che vedermi nuda per vedere quel corpo da donna matura che loro si aspettavano di vedere. Da brava esibizionista ne fui felici e mi rilassai evidenziando, da puttanella quale sono, tutta la gestualità del togliere i vestiti, così come fino ad ora avevo fatto solo davanti a uomini.

Mi sentivo bella e così quando fui completamente nuda mi girai e chiesi le salviettine, ma non accadde quello che pensavo, la commessa mi abbasso il braccio proteso e si avvicinò, mi fece allargare le gambe mettendo in vista il mio sesso glabro e, con una esperta e sorprendente gestualità che faceva pensare non fosse la prima volta che lo faceva, mi passò la mano con la salvietta fra le gambe. Una prima passata che mi fece vibrare, poi una seconda e quindi, aiutandosi con l’altra mano, mi aprì le labbra insinuando dito e salvietta quasi dentro scorrendo lungo tutto il solco umido e caldo. Ero bloccata, piacevolmente bloccata, eccitata e stimolata ma non sapevo che fare. Guardai Anna che pure era esterefatta ma decisamente eccitata, quindi spostai gli occhi su Giuliana che, tranquillamente mi disse “eccoti pulita, ora puoi tranquillamente provare quel favoloso completino che merita un corpo come il tuo”.

Come un robot cominciai ad infilarmi quel gioiellino sempre sognato ma fino ad allora solo ammirato sulle riviste, mi rilassai e dimenticai la situazione appena subita. L’intimo era spettacolare e devo dire che guardandomi allo specchio mi vedevo come le modelle delle riviste glomour che spesso sfoglio. Lo specchio mi regalava una immagine di una donna bellissima anche se matura, di una donna sensuale con una gran voglia di vivere.

Mi girai per farmi ammirare dalle compagne di avventura che non mi staccavano gli occhi di dosso e che sfoggiavano un sorriso di approvazione. Giuliana fece mettere Anna vicino a me; eravamo proprio bellissime e la commessa disse che non sapeva chi delle due era più bella, più sensuale, che eravamo perfette e che non potevamo permetterci di non acquistare quei due completini, che se costavano troppo ci avrebbe fatto uno sconto super ma che eravamo troppo belle.

Poi volle scattarci una foto, perché, pur non ci fosse la possibilità di dimenticare quella visione, potere riguardarci ogni volta che voleva era troppo allettante. Non avemmo tempo di rispondere che già aveva fatto tre o quattro scatti, riprendendoci di fronte di fianco e da dietro.

Non mi dilungo nei commenti che a quel punto facevamo l’una dell’altra, alle carezze che inconsciamente arrivarono da una e dall’altra e che fecevamo all’una ed all’altra. Eravamo in un modo tutto nostro, avevamo perso la percezione del luogo e del tempo ed infatti non ci eravamo accorte che altre persone venute a provare praticamente ci stavano ammirando così, senza veli; anzi addirittura una cliente guardandoci chiese a Giuliana se poteva pure lei provare il mio completino.

Si era fatto tardi, ci rivestimmo assieme nel camerino avendo la cura di chiudere le tendine mentre Giuliana andava in cassa a preparare i pacchetti ed il conto. Nessuna di noi due lo avrebbe mai pensato, ma gli spazi ridotti, il contatto inevitabile dei corpi nudi, l’eccitazione incamerata ci avvicinò moltissimo e ci trovammo nude quasi abbracciate, con le bocche vicinissime, talmente vicine che un bacio a sfioro ci sorprese bloccandoci per un secondo e per quel secondo le nostre lingue desiderarono solo di potersi assaggiare, ma solo un lieve, lievissimo contatto ci fu, poi tutto rientrò e finì . . . . forse meglio così altrimenti poi che sarebbe accaduto nel camerino?

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Ahia82

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Il negozio era molto bello ed aveva una varietà di prodotti che spaziavano da quelli commerciali e quelli di qualità, veramente molto belli.

Girammo per farci un’idea di quello che cercavamo ed inevitabilmente ci si fermò nell’angolo dove erano esposti quelli più costosi, veramente molto ma molto belli, ma anche molto ma molto costosi. Ci guardammo negli occhi e decidemmo di orientarci verso una fascia media, ma anche di provare qualche cosina di altissima qualità, quale altra occasione avremmo avuto per indossare certi completini?

La commessa, sempre lei (oramai era molto presa da noi e non ci avrebbe assolutamente mollate) arrivò e ci chiese cosa cercavamo e come avrebbe potuto esserci utile. Le rispondemmo subito che cercavamo qualche cosa per lei, da poter indossare con l’abitino appena scelto e che volevamo fosse un qualche cosina di bello e molto sexy, un qualche cosa che mettesse in risalto la bellezza di Anna.

Immediatamente, andando contro il suo compito di venditrice, la ragazza disse che con quel vestitino forse era meglio che Anna non indossasse nulla, almeno il reggiseno avrebbe dovuto non portarlo in modo che la sua fisicità fosse messa nella giusta evidenza, e girandosi regalò ad Anna un sorrisetto molto malizioso. Concordando con lei dicendo che un completino non lo si indossa una volta sola e soprattutto a volte lo si indossa per situazioni particolari senza poi metterci sopra altro . . . . . . ci fu un secondo di silenzio, poi le giovanissime mie compagne di shopping scoppiarono in una risata liberatoria. Da quel punto anche la commessa divenne parte della compagnia, la barriera cliente venditrice sparì e tutte e tre sembravamo delle amichette in un parco di divertimento.

Decidemmo che ognuna delle tre avrebbe scelto un completino, a seconda del gusto personale (sempre pensando al corpo di Anna chiaramente) e che poi la fidanzatina di mio figlio li avrebbe provati e quindi avremmo espresso tutte i nostri giudizi.

Anna scelse un abbinato perizoma e reggiseno a fascia in pizzo bianco, la commessa perizoma e reggiseno a balconcino in pizzo nero ed io, la più vecchia, mi buttai sul colore, un verde bottiglia con mutandina a brasiliana ridotta e reggiseno a balconcino, il tutto in pizzo e raso . . . . magnifico ed al di la della banalità di quanto espresso dalle giovani amiche.

Provò tutto in un camerino molto ampio (era quello per disabili) dove, mantenendo la tendina aperta (era l’ultimo in fondo, abbastanza isolato) rimanevamo tutte a vista, godendo dello spettacolo del corpo della più giovane del gruppo. Era innegabile che eravamo tutte abbastanza eccitate, evidentemente tutte e tre godevamo nel guardare un bel corpo femminile nudo, ma soprattutto abbellito da dei completini che lo valorizzavano ancora di più, se possibile.

Le stavano bene tutti chiaramente, ma quello scelto da me sia per il colore sia per la malizia che la brasiliana dona alle chiappette dei culetti femminili ebbe la meglio; quindi era deciso di prendere quello verde bottiglia, ma prima di avviarci in cassa proposi, se possibile, di provare qualche cosina che non avremmo mai comprato perché fuori dal nostro portafoglio, ma che ci sarebbe proprio piaciuto provare. Giuliana, la commessa che oramai chiamavamo per nome, acconsentì, anzi disse che correva a prendere lei alcuni completini ma che pure io avrei dovuto provarne uno . . . . . un favore lo faceva lei ed uno lo avremmo dovuto fare noi.

Feci un po la timidina, dissi che mi sarei vergognata nel confronto con loro, ma alla fine accettai, anzi sotto sotto ne ero felice, perché approfittavo della situazione per mostrarmi ad Anna come altrimenti avrei avuto molte difficoltà a fare.

Ritornò con delle cosine deliziose, un completino in seta beige con inserti in pizzo bianco per Anna ed una similare in seta nera con pizzi in oro per me, quello per la giovincella con mutandina string e reggiseno che sorreggeva lascando però la parte alta del seno completamente in vista, il mio invece a brasiliana e con un reggiseno pushup che avrebbe messo in evidenza ed esaltato quel poco che evidentemente anche Giuliana aveva capito io avessi; comunque entrambi bellissimi e di grandissimo fascino e sensualità.

La prima a provare fu Anna in quanto già mezza nuda (mamma mia che corpicino che ha la ragazza, ho subito pensato a quanto si eccitasse il mio Marchino al suo cospetto). Si tolse quel poco che indossava e notai come la commessa se la mangiava con gli occhi, sono certa che se avesse potuto le sarebbe saltata addosso (beh non che io non ci avessi pensato eh eh eh); aveva un seno magnifico e l’eccitazione della situazione le rendeva il capezzolo ritto e bellissimo, veramente metteva voglio di prenderlo fra le labbra. La fighetta era deliziosa, tutta rasata di fresco con solo un ciuffettino che risaltava appena sopra, un vezzo giovanile che metteva le stesse voglie e leccare e succhiare quel meraviglioso frutto prettamente femminile, una di quelle cose provate in gioventù che avrei assolutamente voluto riprovare.

Indossò il suo completino ed era una meraviglia, una modella di quelle che si vede quando si apre la pagina web di Intimissimi, sarei rimasta li ore ad ammirarla, magari massaggiandomi il sesso bollente che avevo. Cavoli proprio a quello pensavo, ero talmente eccitata che sicuramente ero bagnata la sotto e provare l’intimo con la figa umida non è proprio la cosa migliore . . . andai in panico totale.

Giuliana mi guardò intensamente e mi disse che ora toccava a me, che avrei potuto spogliarmi lasciando Anna con il completino addosso in modo che poi avremmo potuto fare il confronto. Diventai rossa e se ne accorsero entrambe chiedendomi che accadeva, che non avrei dovuto vergognarmi, che ero una bella donna anche se più matura di loro; dissi che non era per quello ma che . . . . . beh la situazione di quel pomeriggio aveva provocato in me eccitazione inevitabile e che quindi forse non era il caso che provassi nulla con il rischio di macchiarlo. Si misero a ridere e ridere ancora, aumentando a dismisura il mio imbarazzo, ma Giuliana tirò fuori subito delle salviettine umidificate con le quali mi avrebbe ripulita a dovere prima di indossare quelle cosine così preziose. Non feci caso al fatto che dicesse che “mi” avrebbe pulito e quindi sorridendo cominciai a spogliarmi.

Sentivo gli occhi di entrambe su di me, mi sentivo mangiare con gli occhi, provai una sensazione strana ma piacevole, capivo che piacevo ad entrambe ed entrambe non aspettavano altro che vedermi nuda per vedere quel corpo da donna matura che loro si aspettavano di vedere. Da brava esibizionista ne fui felici e mi rilassai evidenziando, da puttanella quale sono, tutta la gestualità del togliere i vestiti, così come fino ad ora avevo fatto solo davanti a uomini.

Mi sentivo bella e così quando fui completamente nuda mi girai e chiesi le salviettine, ma non accadde quello che pensavo, la commessa mi abbasso il braccio proteso e si avvicinò, mi fece allargare le gambe mettendo in vista il mio sesso glabro e, con una esperta e sorprendente gestualità che faceva pensare non fosse la prima volta che lo faceva, mi passò la mano con la salvietta fra le gambe. Una prima passata che mi fece vibrare, poi una seconda e quindi, aiutandosi con l’altra mano, mi aprì le labbra insinuando dito e salvietta quasi dentro scorrendo lungo tutto il solco umido e caldo. Ero bloccata, piacevolmente bloccata, eccitata e stimolata ma non sapevo che fare. Guardai Anna che pure era esterefatta ma decisamente eccitata, quindi spostai gli occhi su Giuliana che, tranquillamente mi disse “eccoti pulita, ora puoi tranquillamente provare quel favoloso completino che merita un corpo come il tuo”.

Come un robot cominciai ad infilarmi quel gioiellino sempre sognato ma fino ad allora solo ammirato sulle riviste, mi rilassai e dimenticai la situazione appena subita. L’intimo era spettacolare e devo dire che guardandomi allo specchio mi vedevo come le modelle delle riviste glomour che spesso sfoglio. Lo specchio mi regalava una immagine di una donna bellissima anche se matura, di una donna sensuale con una gran voglia di vivere.

Mi girai per farmi ammirare dalle compagne di avventura che non mi staccavano gli occhi di dosso e che sfoggiavano un sorriso di approvazione. Giuliana fece mettere Anna vicino a me; eravamo proprio bellissime e la commessa disse che non sapeva chi delle due era più bella, più sensuale, che eravamo perfette e che non potevamo permetterci di non acquistare quei due completini, che se costavano troppo ci avrebbe fatto uno sconto super ma che eravamo troppo belle.

Poi volle scattarci una foto, perché, pur non ci fosse la possibilità di dimenticare quella visione, potere riguardarci ogni volta che voleva era troppo allettante. Non avemmo tempo di rispondere che già aveva fatto tre o quattro scatti, riprendendoci di fronte di fianco e da dietro.

Non mi dilungo nei commenti che a quel punto facevamo l’una dell’altra, alle carezze che inconsciamente arrivarono da una e dall’altra e che fecevamo all’una ed all’altra. Eravamo in un modo tutto nostro, avevamo perso la percezione del luogo e del tempo ed infatti non ci eravamo accorte che altre persone venute a provare praticamente ci stavano ammirando così, senza veli; anzi addirittura una cliente guardandoci chiese a Giuliana se poteva pure lei provare il mio completino.

Si era fatto tardi, ci rivestimmo assieme nel camerino avendo la cura di chiudere le tendine mentre Giuliana andava in cassa a preparare i pacchetti ed il conto. Nessuna di noi due lo avrebbe mai pensato, ma gli spazi ridotti, il contatto inevitabile dei corpi nudi, l’eccitazione incamerata ci avvicinò moltissimo e ci trovammo nude quasi abbracciate, con le bocche vicinissime, talmente vicine che un bacio a sfioro ci sorprese bloccandoci per un secondo e per quel secondo le nostre lingue desiderarono solo di potersi assaggiare, ma solo un lieve, lievissimo contatto ci fu, poi tutto rientrò e finì . . . . forse meglio così altrimenti poi che sarebbe accaduto nel camerino?

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mi fate sempre un gran piacere nel raccontarmi se piace o meno quanto produco. Siete sin troppo gentili e la cosa mi sprona a continuare, di idee ce ne sono sin troppe e devo ordinarle per rendere reale quanto immagino. Credetemi, eccita un sacco anche me raccontare certe cose, anche perchè le immagino veramente con mia moglie protagonista e poi quando la vedo e ci penso mi eccito come un porcellone, anche perchè so che alcune cose similari le ha vissute e quindi sono sì cose di fantasia queste ultime che racconto ma che sono veramente realistiche, possibili.
 

mamo.70

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 9



Avevo ragione, mille sensi di colpa mi attanagliarono, mi sentivo sporca, credevo di avere sbagliato ma oramai la cosa era fatta.

Credo che dovrò parlare con il figlio e fargli capire che la cosa che abbiamo fatto non doveva essere fatta, che io per prima non avevo mantenuto i propositi a cui dovevamo fare riferimento e che quindi, avendo dimostrato di non essere in grado di controllare certi istinti, era meglio finirla li, tutto, e tornare ad essere mamma e figlio come lo eravamo poche settimane fa.

Eh, certo sembrava facile fare ciò che avevo appena pensato, ma non lo è per nulla, perché il ricordo era bello, bellissimo e fare la sega a mio figlio mi aveva veramente dato una carica di adrenalina che da tempo non sentivo, non provavo e rinunciarci sarebbe la cosa più giusta ma sarebbe stata di certo la cosa più difficile in assoluto.

Ieri, perché dal fatto è trascorsa la notte, a fatto accaduto gli dissi immediatamente di correre a lavarsi che intanto io avrei messo in ordine. Mentre lui si lavava, riassettai, quindi usci in giardino. Non volevo vederlo, mi vergognavo e pesavo fra me e me “ma che razza di mamma sono, cosa potrà pensare quel povero ragazzo di avere una troia come madre”. No non me la sentivo di rivederlo, quindi presi la macchina e scappai, non sapevo dove ma lontano da lui.

Ero vestita poco ed ero anche senza mutandine, non sapevo dove andare ed ero completamente nel pallone. Mi squillò il cellulare: chiaramente era Marco che mi cercava, accostai e risposi.

“Mamma ma dove sei, cosa è successo perché sei andata via senza dirmi nulla”.

Balbettavo e non sapevo che dire, forse non dovevo rispondere ma forse invece era la cosa migliore chiarire subito e chiarire a distanza.

“Scusa, mi ha preso il panico e non avevo il coraggio di affrontarti e sono fuggita”.

“Ma mamma non ti devi vergognare in fondo non abbiamo fatto nulla, io già mi masturbavo ispirato da te e dalle tue foto, fatte o rubate, lo sai bene, quindi tu hai solo partecipato ad un qualche cosa che comunque era già accaduto ed accadrà ancora”.

“Senti Marco, puoi dire tutto quello che vuoi ma una mamma non deve fare quello che ho fatto io oggi, no, lo sappiamo entrambi che è sbagliato, ma tu sai anche che sono una donna”

“Ed anche una donna molto bella”

“Cazzo smettila, rendi tutto più difficile se fai così”

“ Mamma forse voglio renderlo difficile perché non voglio che tu dica quello che so che vuoi dire. Non abbiamo fatto nulla, abbiamo visto le foto, abbiamo visto che bella donna sei se vuoi e che belle foto possono nascere dalla nostra complicità. E’ chiaro che una situazione del genere stimola entrambi, fa sognare e quindi crea una situazione dove poi è facile arrivare a quello che è accaduto e che io, lo confesso, vorrei tornasse ad accadere. Mamma io sono molto attratto da te, in certe situazioni non ti vedo come la mamma, ma come la donna più bella e sensuale che io abbia mai avuto occasione di vedere dal vero e da vicino, come la donna che più di ogni altra mi abbia fatto eccitare e sognare. Ti sottovaluti, sei una donna favolosa e non lo dico solo io perché sono tuo figlio, ma anche tutti i miei amici che ti conoscono, tutti i genitori dei bambini a cui fai minibasket (li sento spesso commentare non sapendo che sono tuo figlio), ti sottovaluti moltissimo, fai sognare molte persone e quindi perché non dovrei poter sognare io per primo”?

Ecco, ora ero ben combinata. Quello che mi aveva detto era proprio quello che non volevo sentire, o che volevo sentire.

Ed ora cosa avrei fatto.

Fortuna che eravamo lontani altrimenti lo avrei abbracciato e baciato e chissà dove mi avrebbe portato poi la situazione.

“Figliolo scusa ma chiudo, ora non sono in grado di ragionare, sono troppo vulnerabile e potrei dire cose che anche se vorrei dire non devo dire, e tu lo sai bene. Sei proprio uno stronzone che vuoi approfittare di una donna debole ma ancora vogliosa di sentirsi bella, e tu mi fai sentire non solo bella, ma anche desiderata. Sei proprio uno stronzone, adorabile ma stronzone”. E chiudo.

Restai in macchina ad occhi chiusi, mi rilassai, pensai.

In effetti aveva ragione anche lui, che sarà mai una sega, quante ne ho fatte in vita mia. Certo non al figlio, ma anche al figlio resta una sega e lui quante se ne è fatte da solo pensando a me? Migliaia credo, quindi gliene avevo solo regalata una più vera.

Così parzialmente rasserenata mi ripresi, misi in moto e tornai a casa, dove sapevo che avrei incontrato lui, che mi avrebbe assalito e cercando di coccolarmi.

Sarò intransigente e prenderò tempo, ma senza concedergli speranze, almeno per il momento.

In effetti, arrivata a casa, ancora prima di smontare dalla macchina mi corse incontro e cominciò nuovamente a tormentarmi con il fatto che non era accaduto nulla e che cose del genere capitano abitualmente in molte altre famiglie e che una complicità del genere non deve essere considerata perversione ma solo amore familiare, forse spinto all’estremo ma solo amore fra madre e figlio.

Non condivisi ma accettai la sua versione e gli dissi che per ora era meglio rifletterci sopra e che poi ne avremmo riparlato.

Così passarono alcuni giorni, lui sempre carino con me, sempre con mezzi sottintesi, allusioni, cercando di mantenere aperta una porta che inevitabilmente per lui ora restava socchiusa, ed in effetti, non lo nego, che pure per me restava socchiusa. Il piacere che mi aveva dato quel momento restava vivo in me ed anche le paure a volte venivano travolte da quel ricordo portandomi ad accarezzarmi desiderando di ripetere il tutto ed arrivando sino ad immaginare che la mano che si struscia sul mio sesso non fosse la mia ma la sua; non osai immaginare cosa potrebbe essere realizzare questa fantasia.

Una sera davanti a tv guardando un film assieme al figlio (il marito era in camera sua a vedere calcio) Marco mi disse “Vedi mamma, i due protagonisti sembrate te e papà, non credere che non abbia capito che oramai fra voi esiste solo la compagnia ed il rispetto l’uno per l’altro, ho capito bene che il sesso fra di voi non esiste più, del resto dormendo in camere separate la cosa diverrebbe difficile. Lo comprendo, capita dopo molto anni assieme, ma quello che mi chiedo è come fai a restare senza sesso, non posso immaginare che la masturbazione (ti ho vista mentre ti masturbavi strusciandoti con il cuscino fra le gambe) possa bastarti e non so se hai un amante, ma anche un amante forse è una cosa squallida, un palliativo”

Oddio, ma che argomento tira fuori ora questo, ma che dice, e poi cazzo mi ha anche spiato mentre mi masturbavo, magari masturbandosi anche lui mentre mi guardava………

“Senti caro figliolo, per prima cosa sei un gran porco, come ti permetti di infrangere la mia privacy anche quando mi masturbo, ma quante cose sai di me che io non so, e poi che discorsi tiri fuori, perché mai dovrei avere un amante io”

“Mamma, sei troppo bella per non avere mille corteggiatori ed il fatto di non fare sesso con papà certamente ti porta a desiderarlo, ed inevitabilmente a cedere alle lusinghe che di certo in molti ti offriranno, non ti giudico, anzi giustifico tutto e comprendo, ma ora volendo si apre una situazione diversa, ora se vuoi puoi unire l’appagamento del desiderio non con lo squallore di un amante qualsiasi, ma con l’amore per un maschio che ami”

Non potevo credere a quello che sentivo, mio figlio mi corteggiava, mio figlio mi proponeva di diventare amanti…….ma è pazzo????????

“Ma sei pazzo????? Ma che dici, ma sai cosa mi stai proponendo?” E dicendo queste cose mi distendo sul divano con le mani sul volto per non guardarlo, o forse per non far vedere il mio viso stupito ma anche gratificato da quella proposta.

Evidentemente stendendomi sul divano il vestitino deve essersi mosso un po' troppo, scoprendomi le gambe e non solo, cosa notata subito da mio figlio che allungando le mani mi accarezzò le cosce.

Non so cosa accade ma la mia istintiva reazione fu quella di scostare le gambe, insomma allargarle un pochino; cazzo capita quando si è un po' eccitate e senti le mani di qualcuno che te le accarezzano, ma il segnale purtroppo, o per fortuna, fu inequivocabile, e lo fu anche per mio figlio che quindi avanzò con le carezze arrivando fino a toccarmi la figa che, essendo priva della protezione delle mutandine, risultò al tatto chiaramente umida dei miei umori.

Un sobbalzo a ritroso avvenne istantaneamente, la stretta delle gambe a protezione intrappolò la mano di lui che, quasi a reazione, si avvicinò ancora di più al sesso. Il desiderio esplose, le dita si mossero, la stimolazione fu inevitabile……..le gambe si riallargarono donandomi liberamente al suo piacere.

La sua stimolazione fu piacevolissima, inebriante, mi fece perdere il controllo del tempo e mi ritrovai ragazzina con tutti i piaceri che una adolescente prova alle prime carezze intime. Lo lasciai fare, anzi lo accompagnai con il movimento dei miei fianchi, regalandogli il giusto ritmo, ansimando di un piacere ritrovato fino al punto in cui un primo spasmo, accompagnato subito da altri mi porto all’orgasmo, a contrarmi in un piacere folle quanto era folle il momento.

Un flusso di umori copioso riempi le mani di Marco che, dopo averle portate alla sua bocca, le portò verso la mia facendomele leccare tutte.

Ebbi paura a riaprire gli occhi, avevo il terrore di confrontarmi nuovamente con lui. Aveva vinto ed oramai fra noi non c’erano più porte, ma una strada libera che di certo avremmo percorso con piacere ma anche il terrore di non sapere a cosa ci avrebbe portato.

Mio figlio era divenuto il mio amante!



CONTINUA
Bellissimo racconto...
 

Ahia82

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 16







Il negozio era molto bello ed aveva una varietà di prodotti che spaziavano da quelli commerciali e quelli di qualità, veramente molto belli.

Girammo per farci un’idea di quello che cercavamo ed inevitabilmente ci si fermò nell’angolo dove erano esposti quelli più costosi, veramente molto ma molto belli, ma anche molto ma molto costosi. Ci guardammo negli occhi e decidemmo di orientarci verso una fascia media, ma anche di provare qualche cosina di altissima qualità, quale altra occasione avremmo avuto per indossare certi completini?

La commessa, sempre lei (oramai era molto presa da noi e non ci avrebbe assolutamente mollate) arrivò e ci chiese cosa cercavamo e come avrebbe potuto esserci utile. Le rispondemmo subito che cercavamo qualche cosa per lei, da poter indossare con l’abitino appena scelto e che volevamo fosse un qualche cosina di bello e molto sexy, un qualche cosa che mettesse in risalto la bellezza di Anna.

Immediatamente, andando contro il suo compito di venditrice, la ragazza disse che con quel vestitino forse era meglio che Anna non indossasse nulla, almeno il reggiseno avrebbe dovuto non portarlo in modo che la sua fisicità fosse messa nella giusta evidenza, e girandosi regalò ad Anna un sorrisetto molto malizioso. Concordando con lei dicendo che un completino non lo si indossa una volta sola e soprattutto a volte lo si indossa per situazioni particolari senza poi metterci sopra altro . . . . . . ci fu un secondo di silenzio, poi le giovanissime mie compagne di shopping scoppiarono in una risata liberatoria. Da quel punto anche la commessa divenne parte della compagnia, la barriera cliente venditrice sparì e tutte e tre sembravamo delle amichette in un parco di divertimento.

Decidemmo che ognuna delle tre avrebbe scelto un completino, a seconda del gusto personale (sempre pensando al corpo di Anna chiaramente) e che poi la fidanzatina di mio figlio li avrebbe provati e quindi avremmo espresso tutte i nostri giudizi.

Anna scelse un abbinato perizoma e reggiseno a fascia in pizzo bianco, la commessa perizoma e reggiseno a balconcino in pizzo nero ed io, la più vecchia, mi buttai sul colore, un verde bottiglia con mutandina a brasiliana ridotta e reggiseno a balconcino, il tutto in pizzo e raso . . . . magnifico ed al di la della banalità di quanto espresso dalle giovani amiche.

Provò tutto in un camerino molto ampio (era quello per disabili) dove, mantenendo la tendina aperta (era l’ultimo in fondo, abbastanza isolato) rimanevamo tutte a vista, godendo dello spettacolo del corpo della più giovane del gruppo. Era innegabile che eravamo tutte abbastanza eccitate, evidentemente tutte e tre godevamo nel guardare un bel corpo femminile nudo, ma soprattutto abbellito da dei completini che lo valorizzavano ancora di più, se possibile.

Le stavano bene tutti chiaramente, ma quello scelto da me sia per il colore sia per la malizia che la brasiliana dona alle chiappette dei culetti femminili ebbe la meglio; quindi era deciso di prendere quello verde bottiglia, ma prima di avviarci in cassa proposi, se possibile, di provare qualche cosina che non avremmo mai comprato perché fuori dal nostro portafoglio, ma che ci sarebbe proprio piaciuto provare. Giuliana, la commessa che oramai chiamavamo per nome, acconsentì, anzi disse che correva a prendere lei alcuni completini ma che pure io avrei dovuto provarne uno . . . . . un favore lo faceva lei ed uno lo avremmo dovuto fare noi.

Feci un po la timidina, dissi che mi sarei vergognata nel confronto con loro, ma alla fine accettai, anzi sotto sotto ne ero felice, perché approfittavo della situazione per mostrarmi ad Anna come altrimenti avrei avuto molte difficoltà a fare.

Ritornò con delle cosine deliziose, un completino in seta beige con inserti in pizzo bianco per Anna ed una similare in seta nera con pizzi in oro per me, quello per la giovincella con mutandina string e reggiseno che sorreggeva lascando però la parte alta del seno completamente in vista, il mio invece a brasiliana e con un reggiseno pushup che avrebbe messo in evidenza ed esaltato quel poco che evidentemente anche Giuliana aveva capito io avessi; comunque entrambi bellissimi e di grandissimo fascino e sensualità.

La prima a provare fu Anna in quanto già mezza nuda (mamma mia che corpicino che ha la ragazza, ho subito pensato a quanto si eccitasse il mio Marchino al suo cospetto). Si tolse quel poco che indossava e notai come la commessa se la mangiava con gli occhi, sono certa che se avesse potuto le sarebbe saltata addosso (beh non che io non ci avessi pensato eh eh eh); aveva un seno magnifico e l’eccitazione della situazione le rendeva il capezzolo ritto e bellissimo, veramente metteva voglio di prenderlo fra le labbra. La fighetta era deliziosa, tutta rasata di fresco con solo un ciuffettino che risaltava appena sopra, un vezzo giovanile che metteva le stesse voglie e leccare e succhiare quel meraviglioso frutto prettamente femminile, una di quelle cose provate in gioventù che avrei assolutamente voluto riprovare.

Indossò il suo completino ed era una meraviglia, una modella di quelle che si vede quando si apre la pagina web di Intimissimi, sarei rimasta li ore ad ammirarla, magari massaggiandomi il sesso bollente che avevo. Cavoli proprio a quello pensavo, ero talmente eccitata che sicuramente ero bagnata la sotto e provare l’intimo con la figa umida non è proprio la cosa migliore . . . andai in panico totale.

Giuliana mi guardò intensamente e mi disse che ora toccava a me, che avrei potuto spogliarmi lasciando Anna con il completino addosso in modo che poi avremmo potuto fare il confronto. Diventai rossa e se ne accorsero entrambe chiedendomi che accadeva, che non avrei dovuto vergognarmi, che ero una bella donna anche se più matura di loro; dissi che non era per quello ma che . . . . . beh la situazione di quel pomeriggio aveva provocato in me eccitazione inevitabile e che quindi forse non era il caso che provassi nulla con il rischio di macchiarlo. Si misero a ridere e ridere ancora, aumentando a dismisura il mio imbarazzo, ma Giuliana tirò fuori subito delle salviettine umidificate con le quali mi avrebbe ripulita a dovere prima di indossare quelle cosine così preziose. Non feci caso al fatto che dicesse che “mi” avrebbe pulito e quindi sorridendo cominciai a spogliarmi.

Sentivo gli occhi di entrambe su di me, mi sentivo mangiare con gli occhi, provai una sensazione strana ma piacevole, capivo che piacevo ad entrambe ed entrambe non aspettavano altro che vedermi nuda per vedere quel corpo da donna matura che loro si aspettavano di vedere. Da brava esibizionista ne fui felici e mi rilassai evidenziando, da puttanella quale sono, tutta la gestualità del togliere i vestiti, così come fino ad ora avevo fatto solo davanti a uomini.

Mi sentivo bella e così quando fui completamente nuda mi girai e chiesi le salviettine, ma non accadde quello che pensavo, la commessa mi abbasso il braccio proteso e si avvicinò, mi fece allargare le gambe mettendo in vista il mio sesso glabro e, con una esperta e sorprendente gestualità che faceva pensare non fosse la prima volta che lo faceva, mi passò la mano con la salvietta fra le gambe. Una prima passata che mi fece vibrare, poi una seconda e quindi, aiutandosi con l’altra mano, mi aprì le labbra insinuando dito e salvietta quasi dentro scorrendo lungo tutto il solco umido e caldo. Ero bloccata, piacevolmente bloccata, eccitata e stimolata ma non sapevo che fare. Guardai Anna che pure era esterefatta ma decisamente eccitata, quindi spostai gli occhi su Giuliana che, tranquillamente mi disse “eccoti pulita, ora puoi tranquillamente provare quel favoloso completino che merita un corpo come il tuo”.

Come un robot cominciai ad infilarmi quel gioiellino sempre sognato ma fino ad allora solo ammirato sulle riviste, mi rilassai e dimenticai la situazione appena subita. L’intimo era spettacolare e devo dire che guardandomi allo specchio mi vedevo come le modelle delle riviste glomour che spesso sfoglio. Lo specchio mi regalava una immagine di una donna bellissima anche se matura, di una donna sensuale con una gran voglia di vivere.

Mi girai per farmi ammirare dalle compagne di avventura che non mi staccavano gli occhi di dosso e che sfoggiavano un sorriso di approvazione. Giuliana fece mettere Anna vicino a me; eravamo proprio bellissime e la commessa disse che non sapeva chi delle due era più bella, più sensuale, che eravamo perfette e che non potevamo permetterci di non acquistare quei due completini, che se costavano troppo ci avrebbe fatto uno sconto super ma che eravamo troppo belle.

Poi volle scattarci una foto, perché, pur non ci fosse la possibilità di dimenticare quella visione, potere riguardarci ogni volta che voleva era troppo allettante. Non avemmo tempo di rispondere che già aveva fatto tre o quattro scatti, riprendendoci di fronte di fianco e da dietro.

Non mi dilungo nei commenti che a quel punto facevamo l’una dell’altra, alle carezze che inconsciamente arrivarono da una e dall’altra e che fecevamo all’una ed all’altra. Eravamo in un modo tutto nostro, avevamo perso la percezione del luogo e del tempo ed infatti non ci eravamo accorte che altre persone venute a provare praticamente ci stavano ammirando così, senza veli; anzi addirittura una cliente guardandoci chiese a Giuliana se poteva pure lei provare il mio completino.

Si era fatto tardi, ci rivestimmo assieme nel camerino avendo la cura di chiudere le tendine mentre Giuliana andava in cassa a preparare i pacchetti ed il conto. Nessuna di noi due lo avrebbe mai pensato, ma gli spazi ridotti, il contatto inevitabile dei corpi nudi, l’eccitazione incamerata ci avvicinò moltissimo e ci trovammo nude quasi abbracciate, con le bocche vicinissime, talmente vicine che un bacio a sfioro ci sorprese bloccandoci per un secondo e per quel secondo le nostre lingue desiderarono solo di potersi assaggiare, ma solo un lieve, lievissimo contatto ci fu, poi tutto rientrò e finì . . . . forse meglio così altrimenti poi che sarebbe accaduto nel camerino?

Andammo imbarazzatissime in cassa dove ci aspettava la nuova amica, pagammo, scambiammo qualche battuta ed infine scambiammo pure i numeri di cellulare con la promessa di trovarci per un aperitivo con le foto del matrimonio da guardare.



CONTINUA
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ziougo

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 17







Portai a casa Anna, era bellissima, sorridente, felice e, credo, anche molto eccitata, non solo per quello che era accaduto, ma anche per gli acquisti che avevamo fatto, credo che non le capitasse spesso di fare shopping in quel modo, con una donna matura ed esperta che sa consigliarla e vedere un po al di la dell’oggetto fine a se stesso. Credo che anche l’intimo, il provarlo, il farsi ammirare e poi acquistarlo l’avesse eccitata, non di sovente si comprano completini di quel livello.

Mi fermai davanti a casa sua, un condominione di non so quanti piani nella piazza di un paesino vicino a dove abito io, scambiammo alcune ultime battute sulla giornata, mi ringraziò molto ed avvicinandosi mi diede un dolce e semplice bacino sulle labbra, mentre infilava la mano sotto la gonna facendomi sussultare. Oramai fra lei e me si era creata una certa promiscuità che dovevo stare molto attenta a gestire, anche per non intromettermi fra lei e mio figlio, almeno non per dividere, ma solo per unire e cementare la loro unione.

Mi diressi a casa dove arrivai e non trovai nessuno: marito come sempre al lavoro e figlio pure, anche se oramai era l’ora in cui sarebbe potuto rientrare. Approfittai per andare a farmi una doccia, era stata una giornata intensa e, devo dire il vero, avevo sudato parecchio in mezzo a quelle due giovincelle. Mi spogliai in fretta lasciando cadere i vestiti sul pavimento della lavanderia. Entrai in doccia e l’acqua calda scivolava sul mio corpo regalandomi sensazioni piacevoli, rilassamento, la cosa giusta per quel momento dove volevo solo resettare tutto e godermi la tranquillità. Mi sentivo accarezzata ed inevitabilmente pensai alla mano di Anna in macchina, infilata sotto la gonna fra le mie cosce ed era una sensazione piacevole, dolce, come è sempre molto dolce pensare alle attenzioni di una donna, che sono molto ma molto diverse da quelle che ti regala un uomo. Non dico che sono migliori, assolutamente, ma diverse: una ti regala appunto dolcezza e brividi, l’altro scosse, senso di sottomissione, il piacere di essere posseduta. Non mi accorsi nemmeno che in quel mentre le mie mani si sostituivano a quelle immaginate, che il mio corpo si eccitava alle carezze che autonomamente mi regalavo; ero molto brava a regalarmi piacere, veramente, mi piaceva molto eccitarmi da sola, portarmi al limite del brivido, a quel punto dove il brivido si sostituisce all’eccitazione e poi l’eccitazione all’orgasmo. Sapevo far durare quei momenti molto a lungo, arrivare alla fibrillazione, a quelle scosse incontrollate del corpo che sono il preludio all’orgasmo totale, devastante. E così fu, mi mancarono le gambe e quindi mi sedetti in doccia, godendo totalmente di quello splendido momento; ci sono momenti che anche se meno intensi scattano nel modo giusto e riesci a goderteli come non mai, anche meglio di una ricca e sontuosa scopata, anche da sola godendo di te e con te stessa. La masturbazione è un’arte che se la impari bene è unica.

Mentre ero li in estasi con il tempo che scorreva senza che me ne accorgessi, la suoneria del telefono (una canzone dei Led Zeppelin) mi riportò alla realtà, sapevo che non avrei fatto tempo a raggiungerlo quindi mi mossi con calma, rialzandomi, insaponandomi e sciacquandomi per togliermi la stanchezza di dosso, spensi l’acqua presi l’accappatoio ed usci dalla doccia, mi asciugai riappesi l’accappatoio al suo posto e nuda me ne andai in lavanderia dove a sorpresa mi ritrovai davanti a Marco che teneva le mie mutandine in mano. Restai veramente sorpresa, non tanto per l’essere nuda davanti a lui (anche lui era solo con i boxer) e nemmeno per il fatto che continuasse a gradire il profumo del mio intimo, ma perché non mi ero accorta che era rientrato.

Lo salutai calorosamente abbracciandolo, forse anche per togliermi dal suo sguardo, gli chiesi se gli piaceva sempre sentire il mio profumo attraverso gli abiti che indosso, presi la canottierina che avevo preparato e la indossai velocemente. Ecco ora mi sentivo più a mio agio, lui forse non ancora ed infatti evidenziava una notevole ed interessante erezione che lo rendeva molto tenero con le mie mutandine ancora in mano.

Gli dissi subito di calmarsi e che con Anna avevamo comprato il vestitino per il matrimonio, un bellissimo vestitino che l’avrebbero resa la più bella della intera cerimonia, che sarebbe stato orgoglioso della sua compagna che certamente tutti avrebbero guardato con invidia.

Lui molto cavallerescamente mi rispose che certamente Anna sarebbe stata bellissima quel giorno, ma che lui ora aveva me li davanti agli occhi mezza nuda e che di Anna al momento non poteva fregarle nulla, come si poteva notare ancora da come la natura stava evidenziando il suo stato.

Non avevo voglia e poi per oggi avevo già dato, quindi gli diedi una pacca sul pacco (eh eh bel gioco di parole) dicendogli di calmarsi e, con le mutandine in mano me ne andai in cucina a preparare la cena, altrimenti al marito non sarebbe bastato trovarmi solo in mutandine e canottierina per non brontolare.

Dopo cena sul divano ci ritrovammo il figlio ed io da soli, il marito non era nemmeno venuto a cena, la telefonata persa era la sua che mi diceva che si fermava in studio per impegni di consegna di un lavoro e che avrebbe fatto tardi. Benissimo, sarebbe stato piacevole restare sola con Marco e trovare quindi il tempo di raccontargli come avevo passato il pomeriggio in negozio con Anna. Non volevo raccontargli tutto, non certamente il coinvolgimento con Giuliana, quella doveva rimanere cosa solo nostra, ma volevo fargli capire che fra la sua fidanzata e me si stava creando una piacevolissima complicità, fatta di carezze, allusioni, bacetti, leccatine e via dicendo, che insomma fra lei e me si era rotto il ghiaccio e che un coinvolgimento sessuale più profondo non era più una illusione.

Sul divano i nostri corpi si attraevano, le mie lunghe ed asciutte gambe erano molto stimolanti ed invoglianti ma anche il suo corpo bello muscoloso lo era ed inevitabilmente ci avvicinammo, appoggiai la mia testa sul suo petto e lui mi abbraccio con il suo braccio; il profumo dei corpi accaldati era eccitante e le mani non si fecero pregare a trovare la strada dei nostri corpi, carezze innocenti, poi molto meno innocenti ci scaldarono, le bocche si incrociarono e le lingue fecero la loro parte. Il suo cazzo pulsava come un treno a vapore invogliandomi a non fermarmi ed anzi ad aumentare il ritmo con cui lo stavo masturbando, il movimento della sua testa all’indietro mi fece capire che non mancava molto al momento in cui mi avrebbe ricoperta con il suo sperma quindi mi abbassai su di lui con la bocca e glielo presi appena in tempo fra le labbra per godermi di ogni suo sapore di maschio in calore. Non la finiva più di riversarmi il suo caldo sperma in bocca ed io non ne volevo perdere una goccia quindi continuai a stimolarlo con la mano quasi mungendolo fino a quando fu lui a chiedermi di smettere, era sfinito, soddisfatto, stanco ma felice di avere regalato alla sua amata mammina un altro momento di cui pentirsi negli anni. Si pentirsi, perché di certo non stavo facendo la cosa giusta, la cosa per cui una mamma è stata creata, ma quel coinvolgimento ormonale che si era creato fra noi era troppo forte e coinvolgente e faceva dimenticare ogni altro pensiero forse più corretto e giusto.

Alla fine, mentre ci rilassavamo distesi nudi l’una sull’altro, gli raccontai del vestitino, delle prove nel camerino, delle richieste di aiuto da parte di Anna che in men che non si dica si trasformarono in carezze intime fra donne e di quanto bene eravamo state fra di noi. Gli dissi che ora doveva anche lui fare la sua parte, cercando di farsi raccontare da lei quel pomeriggio con me senza farle capire che già io gliele avevo raccontate. Che avrebbe dovuto sdoganare fra loro la paura di parlare di me come di una donna e quindi di insinuare in lei il desiderio di condividermi con lui, insomma avrebbe dovuto fare in modo che l’idea di portarmi nel loro letto nascesse da lei; in quel modo sarebbe stato tutto perfetto.



CONTINUA
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ecco un breve capitolo, breve ma intenso spero
 

Rau169

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datemi tempo di scriverlo, lo sto pensando e credo che sarà piacevole. A me fa eccitare solo immaginare le situazioni che poi descriverò.
Intanto un'immagine fra le molte che ho trovato nel pc del figliuolo dalle quali ho intuito parecchie cose e dalle quali ho tratto ispirazione
Scusa non sono stato molto attento
Tu hai scoperto che tuo figlio fa le foto a sua madre?
O hai visto del altro???
 

salelavita

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LA FEMMINILITA’ DI MAMMA – 17







Portai a casa Anna, era bellissima, sorridente, felice e, credo, anche molto eccitata, non solo per quello che era accaduto, ma anche per gli acquisti che avevamo fatto, credo che non le capitasse spesso di fare shopping in quel modo, con una donna matura ed esperta che sa consigliarla e vedere un po al di la dell’oggetto fine a se stesso. Credo che anche l’intimo, il provarlo, il farsi ammirare e poi acquistarlo l’avesse eccitata, non di sovente si comprano completini di quel livello.

Mi fermai davanti a casa sua, un condominione di non so quanti piani nella piazza di un paesino vicino a dove abito io, scambiammo alcune ultime battute sulla giornata, mi ringraziò molto ed avvicinandosi mi diede un dolce e semplice bacino sulle labbra, mentre infilava la mano sotto la gonna facendomi sussultare. Oramai fra lei e me si era creata una certa promiscuità che dovevo stare molto attenta a gestire, anche per non intromettermi fra lei e mio figlio, almeno non per dividere, ma solo per unire e cementare la loro unione.

Mi diressi a casa dove arrivai e non trovai nessuno: marito come sempre al lavoro e figlio pure, anche se oramai era l’ora in cui sarebbe potuto rientrare. Approfittai per andare a farmi una doccia, era stata una giornata intensa e, devo dire il vero, avevo sudato parecchio in mezzo a quelle due giovincelle. Mi spogliai in fretta lasciando cadere i vestiti sul pavimento della lavanderia. Entrai in doccia e l’acqua calda scivolava sul mio corpo regalandomi sensazioni piacevoli, rilassamento, la cosa giusta per quel momento dove volevo solo resettare tutto e godermi la tranquillità. Mi sentivo accarezzata ed inevitabilmente pensai alla mano di Anna in macchina, infilata sotto la gonna fra le mie cosce ed era una sensazione piacevole, dolce, come è sempre molto dolce pensare alle attenzioni di una donna, che sono molto ma molto diverse da quelle che ti regala un uomo. Non dico che sono migliori, assolutamente, ma diverse: una ti regala appunto dolcezza e brividi, l’altro scosse, senso di sottomissione, il piacere di essere posseduta. Non mi accorsi nemmeno che in quel mentre le mie mani si sostituivano a quelle immaginate, che il mio corpo si eccitava alle carezze che autonomamente mi regalavo; ero molto brava a regalarmi piacere, veramente, mi piaceva molto eccitarmi da sola, portarmi al limite del brivido, a quel punto dove il brivido si sostituisce all’eccitazione e poi l’eccitazione all’orgasmo. Sapevo far durare quei momenti molto a lungo, arrivare alla fibrillazione, a quelle scosse incontrollate del corpo che sono il preludio all’orgasmo totale, devastante. E così fu, mi mancarono le gambe e quindi mi sedetti in doccia, godendo totalmente di quello splendido momento; ci sono momenti che anche se meno intensi scattano nel modo giusto e riesci a goderteli come non mai, anche meglio di una ricca e sontuosa scopata, anche da sola godendo di te e con te stessa. La masturbazione è un’arte che se la impari bene è unica.

Mentre ero li in estasi con il tempo che scorreva senza che me ne accorgessi, la suoneria del telefono (una canzone dei Led Zeppelin) mi riportò alla realtà, sapevo che non avrei fatto tempo a raggiungerlo quindi mi mossi con calma, rialzandomi, insaponandomi e sciacquandomi per togliermi la stanchezza di dosso, spensi l’acqua presi l’accappatoio ed usci dalla doccia, mi asciugai riappesi l’accappatoio al suo posto e nuda me ne andai in lavanderia dove a sorpresa mi ritrovai davanti a Marco che teneva le mie mutandine in mano. Restai veramente sorpresa, non tanto per l’essere nuda davanti a lui (anche lui era solo con i boxer) e nemmeno per il fatto che continuasse a gradire il profumo del mio intimo, ma perché non mi ero accorta che era rientrato.

Lo salutai calorosamente abbracciandolo, forse anche per togliermi dal suo sguardo, gli chiesi se gli piaceva sempre sentire il mio profumo attraverso gli abiti che indosso, presi la canottierina che avevo preparato e la indossai velocemente. Ecco ora mi sentivo più a mio agio, lui forse non ancora ed infatti evidenziava una notevole ed interessante erezione che lo rendeva molto tenero con le mie mutandine ancora in mano.

Gli dissi subito di calmarsi e che con Anna avevamo comprato il vestitino per il matrimonio, un bellissimo vestitino che l’avrebbero resa la più bella della intera cerimonia, che sarebbe stato orgoglioso della sua compagna che certamente tutti avrebbero guardato con invidia.

Lui molto cavallerescamente mi rispose che certamente Anna sarebbe stata bellissima quel giorno, ma che lui ora aveva me li davanti agli occhi mezza nuda e che di Anna al momento non poteva fregarle nulla, come si poteva notare ancora da come la natura stava evidenziando il suo stato.

Non avevo voglia e poi per oggi avevo già dato, quindi gli diedi una pacca sul pacco (eh eh bel gioco di parole) dicendogli di calmarsi e, con le mutandine in mano me ne andai in cucina a preparare la cena, altrimenti al marito non sarebbe bastato trovarmi solo in mutandine e canottierina per non brontolare.

Dopo cena sul divano ci ritrovammo il figlio ed io da soli, il marito non era nemmeno venuto a cena, la telefonata persa era la sua che mi diceva che si fermava in studio per impegni di consegna di un lavoro e che avrebbe fatto tardi. Benissimo, sarebbe stato piacevole restare sola con Marco e trovare quindi il tempo di raccontargli come avevo passato il pomeriggio in negozio con Anna. Non volevo raccontargli tutto, non certamente il coinvolgimento con Giuliana, quella doveva rimanere cosa solo nostra, ma volevo fargli capire che fra la sua fidanzata e me si stava creando una piacevolissima complicità, fatta di carezze, allusioni, bacetti, leccatine e via dicendo, che insomma fra lei e me si era rotto il ghiaccio e che un coinvolgimento sessuale più profondo non era più una illusione.

Sul divano i nostri corpi si attraevano, le mie lunghe ed asciutte gambe erano molto stimolanti ed invoglianti ma anche il suo corpo bello muscoloso lo era ed inevitabilmente ci avvicinammo, appoggiai la mia testa sul suo petto e lui mi abbraccio con il suo braccio; il profumo dei corpi accaldati era eccitante e le mani non si fecero pregare a trovare la strada dei nostri corpi, carezze innocenti, poi molto meno innocenti ci scaldarono, le bocche si incrociarono e le lingue fecero la loro parte. Il suo cazzo pulsava come un treno a vapore invogliandomi a non fermarmi ed anzi ad aumentare il ritmo con cui lo stavo masturbando, il movimento della sua testa all’indietro mi fece capire che non mancava molto al momento in cui mi avrebbe ricoperta con il suo sperma quindi mi abbassai su di lui con la bocca e glielo presi appena in tempo fra le labbra per godermi di ogni suo sapore di maschio in calore. Non la finiva più di riversarmi il suo caldo sperma in bocca ed io non ne volevo perdere una goccia quindi continuai a stimolarlo con la mano quasi mungendolo fino a quando fu lui a chiedermi di smettere, era sfinito, soddisfatto, stanco ma felice di avere regalato alla sua amata mammina un altro momento di cui pentirsi negli anni. Si pentirsi, perché di certo non stavo facendo la cosa giusta, la cosa per cui una mamma è stata creata, ma quel coinvolgimento ormonale che si era creato fra noi era troppo forte e coinvolgente e faceva dimenticare ogni altro pensiero forse più corretto e giusto.

Alla fine, mentre ci rilassavamo distesi nudi l’una sull’altro, gli raccontai del vestitino, delle prove nel camerino, delle richieste di aiuto da parte di Anna che in men che non si dica si trasformarono in carezze intime fra donne e di quanto bene eravamo state fra di noi. Gli dissi che ora doveva anche lui fare la sua parte, cercando di farsi raccontare da lei quel pomeriggio con me senza farle capire che già io gliele avevo raccontate. Che avrebbe dovuto sdoganare fra loro la paura di parlare di me come di una donna e quindi di insinuare in lei il desiderio di condividermi con lui, insomma avrebbe dovuto fare in modo che l’idea di portarmi nel loro letto nascesse da lei; in quel modo sarebbe stato tutto perfetto.



CONTINUA
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ecco un breve capitolo, breve ma intenso spero
ottimo come sempre, la fantasia non ti manca e a me piace molto, non ho mai gradito le storie incestuose ma devo dire che questa mi piace veramente molto
bravo!!
 

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