Esperienza reale La figlia della babysitter

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[PARTE 4]

Anastasia si apprestava a fare gli esami ed io non vedevo l’ora che finisse per proseguire con la mia opera di scardinamento. Il giorno dell’orale mi mandò una foto con il suo vestito per l’esame.

“Prova outfit” mi scrisse su WhatsApp. Aveva un sobrio vestito rosso a fascia che copriva tutte le sue tette ma ovviamente le metteva in risalto. Mi dovetti segare su quella foto, dopo averle risposto: “Per me, prova superata.”

Qualche giorno dopo l’orale, andato molto bene a sua detta, un suo amico organizzò un weekend fuori nella sua casa all’Argentario, nell’attesa dei quadri. Lei invitò anche me, pure se all’apparenza ancora una volta per fare ingelosire Matteo. Io la vidi invece come una grande occasione da sfruttare.

La prima sera fu di ambientamento. Bevemmo un po’, facemmo un giro in paese a Porto Santo Stefano e poi tornammo a casa. La seconda sera, invece, c’erano in programma ettolitri di alcol. La villa dove eravamo era veramente immensa, con un ampio giardino e due piani di casa. Cominciammo a bere all’aria aperta, per poi spostarci all’interno.

Dopo varie birre e diversi shot di superalcolici, vidi Anastasia parecchio su di giri. Cercava ancora una volta di fare colpo su Matteo che, come al solito, era più interessato a fare il cretino con altre tipe. Con me era ambigua: a volte sembrava cercasse il conforto protettivo di un fratello, altre sembrava palesemente che stesse flirtando con me, strusciandosi e poggiando la sua testa sulla mia spalla.

Quando però vide Matteo baciare un’altra, sbroccò letteralmente fuggendo in camera sua. Io le corsi dietro ma lei si trincerò dietro la porta.

“Ehi, mi apri?! Sono io!”
“Vattene, non voglio vedere nessuno!”
“Dai, fammi entrare, sono da solo.”

Sentii i suoi passi trascinati arrivare fino alla porta ed aprirla. Non appena entrai in camera, lei mi si gettò addosso iniziando a singhiozzare silenziosamente. Ci sedemmo sul letto e la consolai, provando anche subdolamente a mettere in cattiva luce Matteo. Lei era distrutta ed ancora ubriaca.

“Mi aiuti a mettere il pigiama? Non ce la faccio.” biascicò.

Non potevo dirle di no; era una situazione iperscomoda perché non volevo approfittare di lei ma allo stesso tempo era un’occasione imperdibile. Mentre mi perdevo nei miei pensieri, lei riuscì a mettersi i pantaloncini del pigiama, poi si levò il top ed il reggiseno lasciando nude le sue tette a meno di mezzo metro da me.

Porca puttana! Il mio cazzo si irrigidì istantaneamente così forte che pensavo mi avrebbe traforato le mutande. I suoi meloni erano davvero grandi, con areole perfettamente tonde e capezzoli un po’ schiacciati, di un bel colore rosa scuro.
Rimasi a scrutare le sue tette che ballonzolavano mentre lei cercava con poco successo di infilarsi la canottiera, totalmente scoordinata nei movimenti a causa dell’alcol.

“Allora, mi dai una mano?” disse ancora lei biascicando.

La aiutai ad infilarsi la canottiera ma così facendo era impossibile non toccarle le tette, viste anche le loro dimensioni. Quindi le sfiorai con un braccio, per poi calcare un po’ la mano toccandole nuovamente apposta. Lei non ci fece caso più di tanto, ancora annebbiata dall'etanolo.

Mi sdraiai accanto a lei e fui tentato di baciarla. Tentennai un po’ ma poi mi fiondai su di lei mettendole la lingua in bocca. Lei ricambiò con poca veemenza e ci baciammo per qualche secondo, poi decisi di interrompere per non approfittarne troppo, visto quanto aveva bevuto. D’altra parte, ero distrutto anche io e quindi piombammo in un sonno profondo praticamente subito.

Passò credo qualche ora ed aprii pigramente gli occhi. Anastasia era ancora appoggiata con la testa sul mio petto, si svegliò anche lei e mi guardò. Aveva gli occhi stropicciati dal sonno, nonostante questo il verde brillante della sua iride era comunque penetrante e ricambiai il suo sguardo con tenerezza. Cominciò ad avvicinarsi a me e prese a baciarmi. Io però la fermai.

“Sei ancora ubriaca?” le chiesi.
“No…” rispose lei.

Io le credetti. Di sicuro non era completamente sobria, ma perlomeno adesso era in grado di intendere e di volere, contrariamente a prima. E a quanto pare voleva baciarmi.

Continuò a baciarmi prepotentemente.
“Tu non sei come Matteo” mi sussurrò tra un bacio e l’altro.

Si portò sopra di me continuando a baciarmi e muovendosi ondeggiando avanti e indietro. Il movimento non poté più trattenere le sue tette che strabordarono dalla canottiera cominciando a dondolare a venti centimetri dalla mia faccia.
Finalmente, potei fiondarmici ed iniziare a palparle. Erano davvero grosse e le presi tra le mani cominciandole a toccarle e massaggiarle.

Poi la mia mano destra scivolò verso il suo pantaloncino entrandoci dentro ed iniziando a esplorare il suo pube leggermente ispido.

[CONTINUA...]
 

Raging90

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[PARTE 4]

Anastasia si apprestava a fare gli esami ed io non vedevo l’ora che finisse per proseguire con la mia opera di scardinamento. Il giorno dell’orale mi mandò una foto con il suo vestito per l’esame.

“Prova outfit” mi scrisse su WhatsApp. Aveva un sobrio vestito rosso a fascia che copriva tutte le sue tette ma ovviamente le metteva in risalto. Mi dovetti segare su quella foto, dopo averle risposto: “Per me, prova superata.”

Qualche giorno dopo l’orale, andato molto bene a sua detta, un suo amico organizzò un weekend fuori nella sua casa all’Argentario, nell’attesa dei quadri. Lei invitò anche me, pure se all’apparenza ancora una volta per fare ingelosire Matteo. Io la vidi invece come una grande occasione da sfruttare.

La prima sera fu di ambientamento. Bevemmo un po’, facemmo un giro in paese a Porto Santo Stefano e poi tornammo a casa. La seconda sera, invece, c’erano in programma ettolitri di alcol. La villa dove eravamo era veramente immensa, con un ampio giardino e due piani di casa. Cominciammo a bere all’aria aperta, per poi spostarci all’interno.

Dopo varie birre e diversi shot di superalcolici, vidi Anastasia parecchio su di giri. Cercava ancora una volta di fare colpo su Matteo che, come al solito, era più interessato a fare il cretino con altre tipe. Con me era ambigua: a volte sembrava cercasse il conforto protettivo di un fratello, altre sembrava palesemente che stesse flirtando con me, strusciandosi e poggiando la sua testa sulla mia spalla.

Quando però vide Matteo baciare un’altra, sbroccò letteralmente fuggendo in camera sua. Io le corsi dietro ma lei si trincerò dietro la porta.

“Ehi, mi apri?! Sono io!”
“Vattene, non voglio vedere nessuno!”
“Dai, fammi entrare, sono da solo.”

Sentii i suoi passi trascinati arrivare fino alla porta ed aprirla. Non appena entrai in camera, lei mi si gettò addosso iniziando a singhiozzare silenziosamente. Ci sedemmo sul letto e la consolai, provando anche subdolamente a mettere in cattiva luce Matteo. Lei era distrutta ed ancora ubriaca.

“Mi aiuti a mettere il pigiama? Non ce la faccio.” biascicò.

Non potevo dirle di no; era una situazione iperscomoda perché non volevo approfittare di lei ma allo stesso tempo era un’occasione imperdibile. Mentre mi perdevo nei miei pensieri, lei riuscì a mettersi i pantaloncini del pigiama, poi si levò il top ed il reggiseno lasciando nude le sue tette a meno di mezzo metro da me.

Porca puttana! Il mio cazzo si irrigidì istantaneamente così forte che pensavo mi avrebbe traforato le mutande. I suoi meloni erano davvero grandi, con areole perfettamente tonde e capezzoli un po’ schiacciati, di un bel colore rosa scuro.
Rimasi a scrutare le sue tette che ballonzolavano mentre lei cercava con poco successo di infilarsi la canottiera, totalmente scoordinata nei movimenti a causa dell’alcol.

“Allora, mi dai una mano?” disse ancora lei biascicando.

La aiutai ad infilarsi la canottiera ma così facendo era impossibile non toccarle le tette, viste anche le loro dimensioni. Quindi le sfiorai con un braccio, per poi calcare un po’ la mano toccandole nuovamente apposta. Lei non ci fece caso più di tanto, ancora annebbiata dall'etanolo.

Mi sdraiai accanto a lei e fui tentato di baciarla. Tentennai un po’ ma poi mi fiondai su di lei mettendole la lingua in bocca. Lei ricambiò con poca veemenza e ci baciammo per qualche secondo, poi decisi di interrompere per non approfittarne troppo, visto quanto aveva bevuto. D’altra parte, ero distrutto anche io e quindi piombammo in un sonno profondo praticamente subito.

Passò credo qualche ora ed aprii pigramente gli occhi. Anastasia era ancora appoggiata con la testa sul mio petto, si svegliò anche lei e mi guardò. Aveva gli occhi stropicciati dal sonno, nonostante questo il verde brillante della sua iride era comunque penetrante e ricambiai il suo sguardo con tenerezza. Cominciò ad avvicinarsi a me e prese a baciarmi. Io però la fermai.

“Sei ancora ubriaca?” le chiesi.
“No…” rispose lei.

Io le credetti. Di sicuro non era completamente sobria, ma perlomeno adesso era in grado di intendere e di volere, contrariamente a prima. E a quanto pare voleva baciarmi.

Continuò a baciarmi prepotentemente.
“Tu non sei come Matteo” mi sussurrò tra un bacio e l’altro.

Si portò sopra di me continuando a baciarmi e muovendosi ondeggiando avanti e indietro. Il movimento non poté più trattenere le sue tette che strabordarono dalla canottiera cominciando a dondolare a venti centimetri dalla mia faccia.
Finalmente, potei fiondarmici ed iniziare a palparle. Erano davvero grosse e le presi tra le mani cominciandole a toccarle e massaggiarle.

Poi la mia mano destra scivolò verso il suo pantaloncino entrandoci dentro ed iniziando a esplorare il suo pube leggermente ispido.

[CONTINUA...]
Racconto inebriante
 

Napoletano1994

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“Prova outfit” mi scrisse su WhatsApp. Aveva un sobrio vestito rosso a fascia che copriva tutte le sue tette ma ovviamente le metteva in risalto. Mi dovetti segare su quella foto, dopo averle risposto: “Per me, prova superata.”

Qualche giorno dopo l’orale, andato molto bene a sua detta, un suo amico organizzò un weekend fuori nella sua casa all’Argentario, nell’attesa dei quadri. Lei invitò anche me, pure se all’apparenza ancora una volta per fare ingelosire Matteo. Io la vidi invece come una grande occasione da sfruttare.

La prima sera fu di ambientamento. Bevemmo un po’, facemmo un giro in paese a Porto Santo Stefano e poi tornammo a casa. La seconda sera, invece, c’erano in programma ettolitri di alcol. La villa dove eravamo era veramente immensa, con un ampio giardino e due piani di casa. Cominciammo a bere all’aria aperta, per poi spostarci all’interno.

Dopo varie birre e diversi shot di superalcolici, vidi Anastasia parecchio su di giri. Cercava ancora una volta di fare colpo su Matteo che, come al solito, era più interessato a fare il cretino con altre tipe. Con me era ambigua: a volte sembrava cercasse il conforto protettivo di un fratello, altre sembrava palesemente che stesse flirtando con me, strusciandosi e poggiando la sua testa sulla mia spalla.

Quando però vide Matteo baciare un’altra, sbroccò letteralmente fuggendo in camera sua. Io le corsi dietro ma lei si trincerò dietro la porta.

“Ehi, mi apri?! Sono io!”
“Vattene, non voglio vedere nessuno!”
“Dai, fammi entrare, sono da solo.”

Sentii i suoi passi trascinati arrivare fino alla porta ed aprirla. Non appena entrai in camera, lei mi si gettò addosso iniziando a singhiozzare silenziosamente. Ci sedemmo sul letto e la consolai, provando anche subdolamente a mettere in cattiva luce Matteo. Lei era distrutta ed ancora ubriaca.

“Mi aiuti a mettere il pigiama? Non ce la faccio.” biascicò.

Non potevo dirle di no; era una situazione iperscomoda perché non volevo approfittare di lei ma allo stesso tempo era un’occasione imperdibile. Mentre mi perdevo nei miei pensieri, lei riuscì a mettersi i pantaloncini del pigiama, poi si levò il top ed il reggiseno lasciando nude le sue tette a meno di mezzo metro da me.

Porca puttana! Il mio cazzo si irrigidì istantaneamente così forte che pensavo mi avrebbe traforato le mutande. I suoi meloni erano davvero grandi, con areole perfettamente tonde e capezzoli un po’ schiacciati, di un bel colore rosa scuro.
Rimasi a scrutare le sue tette che ballonzolavano mentre lei cercava con poco successo di infilarsi la canottiera, totalmente scoordinata nei movimenti a causa dell’alcol.

“Allora, mi dai una mano?” disse ancora lei biascicando.

La aiutai ad infilarsi la canottiera ma così facendo era impossibile non toccarle le tette, viste anche le loro dimensioni. Quindi le sfiorai con un braccio, per poi calcare un po’ la mano toccandole nuovamente apposta. Lei non ci fece caso più di tanto, ancora annebbiata dall'etanolo.

Mi sdraiai accanto a lei e fui tentato di baciarla. Tentennai un po’ ma poi mi fiondai su di lei mettendole la lingua in bocca. Lei ricambiò con poca veemenza e ci baciammo per qualche secondo, poi decisi di interrompere per non approfittarne troppo, visto quanto aveva bevuto. D’altra parte, ero distrutto anche io e quindi piombammo in un sonno profondo praticamente subito.

Passò credo qualche ora ed aprii pigramente gli occhi. Anastasia era ancora appoggiata con la testa sul mio petto, si svegliò anche lei e mi guardò. Aveva gli occhi stropicciati dal sonno, nonostante questo il verde brillante della sua iride era comunque penetrante e ricambiai il suo sguardo con tenerezza. Cominciò ad avvicinarsi a me e prese a baciarmi. Io però la fermai.

“Sei ancora ubriaca?” le chiesi.
“No…” rispose lei.

Io le credetti. Di sicuro non era completamente sobria, ma perlomeno adesso era in grado di intendere e di volere, contrariamente a prima. E a quanto pare voleva baciarmi.

Continuò a baciarmi prepotentemente.
“Tu non sei come Matteo” mi sussurrò tra un bacio e l’altro.

Si portò sopra di me continuando a baciarmi e muovendosi ondeggiando avanti e indietro. Il movimento non poté più trattenere le sue tette che strabordarono dalla canottiera cominciando a dondolare a venti centimetri dalla mia faccia.
Finalmente, potei fiondarmici ed iniziare a palparle. Erano davvero grosse e le presi tra le mani cominciandole a toccarle e massaggiarle.

Poi la mia mano destra scivolò verso il suo pantaloncino entrandoci dentro ed iniziando a esplorare il suo pube leggermente ispido.

[CONTINUA...]
Eh non si fa cosi non si sega il finale :)
 
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Viste le sommosse popolari 🤣 vi lascio subito la parte 5.
Le altre arriveranno con calma i prossimi giorni, che devo ancora finire di scriverle. 🙂
[PARTE 5]

Il nostro baciarci si faceva sempre più profondo, e l’avvicinarsi della mia mano alla sua figa la fece cominciare a respirare più affannosamente. Tuttavia, lei pareva visibilmente preoccupata dal fatto che poteva entrare qualcuno in camera, visti gli schiamazzi che si sentivano provenire da fuori e il tasso alcolico elevato di tutti quanti. Tra l’altro, nella porta non c’era neanche la chiave. Infatti, ogni tanto si staccava dalla mia bocca per voltarsi in direzione della porta.

Ma la situazione la stuzzicava eccome, e la certificazione di ciò fu l’umidità che incontrai non appena iniziai a massaggiarle la figa. Cominciò a godere sottovoce, ed infilai il mio dito indice dentro di lei.

Sentivo il suo respiro crescere, mentre il mio dito era ormai fradicio e continuava a fare dentro-fuori nel suo pertugio.

Poi lei si spostò da sopra di me e si gettò sul letto. Mi fiondai nuovamente sopra di lei riprendendola a baciare e ricominciando il mio lavoro di sditalinamento. Lei stava godendo sempre più forte, seppur in silenzio.

“Vuoi farlo?” le chiesi.
“Non lo so, è strano…Con te…Però…”

Io non la feci finire di parlare aumentando il ritmo dei miei movimenti ed inserendo un altro dito.

“Aaah!” esclamò lei godendo sottovoce, mettendosi una mano davanti alla bocca.

In tutta risposta, finalmente allungò la mano verso il mio cazzo, cominciando a toccarlo da sopra i pantaloncini. Le mie dita ormai si muovevano furiosamente, prese dall’eccitazione. Lei mi strinse la cappella, sempre da sopra il tessuto, poi si infilò dentro i pantaloncini e cominciò piano piano a fare su e giù.

I rumori provenienti da fuori sembravano avvicinarsi sempre di più, così lei di colpo si ritirò.

“Dai che poi ci sentono o entrano…”
“Ma no, ma chi deve entrare”
“No, dai…”

Indispettito, mi staccai da lei sbuffando.

“Cos’hai?” chiese lei per tutta risposta.
“Secondo te?” risposi io con quella che era a tutti gli effetti una risposta da donna.
“Dai, non possiamo qui…”

Capii che non ci stavo facendo una bellissima figura a fare il ragazzino offeso, così corressi il tiro.

“Scusa…è che volevo farlo con te…”
Lei sorrise imbarazzata ma non disse niente.
Io la incalzai: “Tu no?”
“Sì, cioè, è strano…però sì…”
E diventò nuovamente rossa.

Non so se fosse timida di carattere – in fondo la “conoscevo” solamente da poche settimane – oppure la imbarazzasse il fatto che il nostro rapporto era quasi fraterno. Oppure ancora, magari si vergognava per il fatto di avere poche esperienze. Però concluse il discorso facendomi una promessa.

“Appena abbiamo casa libera…”

Io le sorrisi, eccitato all’idea che aveva praticamente accettato di scopare. Ma ero ancora più eccitato per il fatto di averle finalmente toccato le tette. E stavolta non potevo rimanere così.

“Senti, ma me la dai una mano?” le chiesi sfacciatamente indicando la mia più che vistosa erezione.

Lei allungò la mano verso il mio cazzo, titubante.
“E se entra qualcuno?”
“Facciamo piano piano…” la incoraggiai.

Sembrò essere finalmente persuasa e cominciò a segarmi molto lentamente, buttando sempre spesso l’occhio verso la porta. Io stavo godendo a più non posso, alzando gli occhi al cielo. Nel mentre, non perdevo l’occasione per toccarle le tette da sotto la canottiera.

Pian piano lei sembrò prendere confidenza ed aumentò il ritmo della sega, alternando anche movimenti rotatori a quelli verticali.

Poi mi disse, strizzandomi l’occhio: “Sei contento che finalmente sei riuscito a toccare le mie tette?”

Questa sua frase impertinente fece schizzare la mia eccitazione a livelli inauditi ed ero a un passo dal venire. Con voce strozzata, le risposi: “Da morire! Vai, vai!”

Esplosi come un idrante dentro i miei pantaloncini, bagnandole le mani a più non posso. Lei rimase inizialmente stupita, poi scoppiò a ridere esclamando: “Cazzo, quanta!”

Finalmente potei rilasciare tutta la tensione per essermi goduto una fantastica sega con tanto di toccata di meloni. Ero svuotato e distrutto, mi tolsi i pantaloncini, li accartocciai e li buttai nello zaino. Poi mi diedi una pulita al volo con dei fazzoletti, dopo avergliene fornito anche uno a lei per farle togliere l’imbrattamento del mio sperma. Infine, mi diressi di soppiatto in bagno per sciacquarmi, passando davanti a varie persone e sorridendo come un ebete.

Ero strafelice per quello che era appena successo, ma ero ancora più felice all’idea che Anastasia mi aveva ormai esplicitamente dato il suo assenso per scopare. Mi eccitava poi ancor di più il suo essere così titubante e imbarazzata, nonostante avesse espresso ormai chiaramente il fatto di voler fare sesso con me.

[CONTINUA…]
 

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Le altre arriveranno con calma i prossimi giorni, che devo ancora finire di scriverle. 🙂
[PARTE 5]

Il nostro baciarci si faceva sempre più profondo, e l’avvicinarsi della mia mano alla sua figa la fece cominciare a respirare più affannosamente. Tuttavia, lei pareva visibilmente preoccupata dal fatto che poteva entrare qualcuno in camera, visti gli schiamazzi che si sentivano provenire da fuori e il tasso alcolico elevato di tutti quanti. Tra l’altro, nella porta non c’era neanche la chiave. Infatti, ogni tanto si staccava dalla mia bocca per voltarsi in direzione della porta.

Ma la situazione la stuzzicava eccome, e la certificazione di ciò fu l’umidità che incontrai non appena iniziai a massaggiarle la figa. Cominciò a godere sottovoce, ed infilai il mio dito indice dentro di lei.

Sentivo il suo respiro crescere, mentre il mio dito era ormai fradicio e continuava a fare dentro-fuori nel suo pertugio.

Poi lei si spostò da sopra di me e si gettò sul letto. Mi fiondai nuovamente sopra di lei riprendendola a baciare e ricominciando il mio lavoro di sditalinamento. Lei stava godendo sempre più forte, seppur in silenzio.

“Vuoi farlo?” le chiesi.
“Non lo so, è strano…Con te…Però…”

Io non la feci finire di parlare aumentando il ritmo dei miei movimenti ed inserendo un altro dito.

“Aaah!” esclamò lei godendo sottovoce, mettendosi una mano davanti alla bocca.

In tutta risposta, finalmente allungò la mano verso il mio cazzo, cominciando a toccarlo da sopra i pantaloncini. Le mie dita ormai si muovevano furiosamente, prese dall’eccitazione. Lei mi strinse la cappella, sempre da sopra il tessuto, poi si infilò dentro i pantaloncini e cominciò piano piano a fare su e giù.

I rumori provenienti da fuori sembravano avvicinarsi sempre di più, così lei di colpo si ritirò.

“Dai che poi ci sentono o entrano…”
“Ma no, ma chi deve entrare”
“No, dai…”

Indispettito, mi staccai da lei sbuffando.

“Cos’hai?” chiese lei per tutta risposta.
“Secondo te?” risposi io con quella che era a tutti gli effetti una risposta da donna.
“Dai, non possiamo qui…”

Capii che non ci stavo facendo una bellissima figura a fare il ragazzino offeso, così corressi il tiro.

“Scusa…è che volevo farlo con te…”
Lei sorrise imbarazzata ma non disse niente.
Io la incalzai: “Tu no?”
“Sì, cioè, è strano…però sì…”
E diventò nuovamente rossa.

Non so se fosse timida di carattere – in fondo la “conoscevo” solamente da poche settimane – oppure la imbarazzasse il fatto che il nostro rapporto era quasi fraterno. Oppure ancora, magari si vergognava per il fatto di avere poche esperienze. Però concluse il discorso facendomi una promessa.

“Appena abbiamo casa libera…”

Io le sorrisi, eccitato all’idea che aveva praticamente accettato di scopare. Ma ero ancora più eccitato per il fatto di averle finalmente toccato le tette. E stavolta non potevo rimanere così.

“Senti, ma me la dai una mano?” le chiesi sfacciatamente indicando la mia più che vistosa erezione.

Lei allungò la mano verso il mio cazzo, titubante.
“E se entra qualcuno?”
“Facciamo piano piano…” la incoraggiai.

Sembrò essere finalmente persuasa e cominciò a segarmi molto lentamente, buttando sempre spesso l’occhio verso la porta. Io stavo godendo a più non posso, alzando gli occhi al cielo. Nel mentre, non perdevo l’occasione per toccarle le tette da sotto la canottiera.

Pian piano lei sembrò prendere confidenza ed aumentò il ritmo della sega, alternando anche movimenti rotatori a quelli verticali.

Poi mi disse, strizzandomi l’occhio: “Sei contento che finalmente sei riuscito a toccare le mie tette?”

Questa sua frase impertinente fece schizzare la mia eccitazione a livelli inauditi ed ero a un passo dal venire. Con voce strozzata, le risposi: “Da morire! Vai, vai!”

Esplosi come un idrante dentro i miei pantaloncini, bagnandole le mani a più non posso. Lei rimase inizialmente stupita, poi scoppiò a ridere esclamando: “Cazzo, quanta!”

Finalmente potei rilasciare tutta la tensione per essermi goduto una fantastica sega con tanto di toccata di meloni. Ero svuotato e distrutto, mi tolsi i pantaloncini, li accartocciai e li buttai nello zaino. Poi mi diedi una pulita al volo con dei fazzoletti, dopo avergliene fornito anche uno a lei per farle togliere l’imbrattamento del mio sperma. Infine, mi diressi di soppiatto in bagno per sciacquarmi, passando davanti a varie persone e sorridendo come un ebete.

Ero strafelice per quello che era appena successo, ma ero ancora più felice all’idea che Anastasia mi aveva ormai esplicitamente dato il suo assenso per scopare. Mi eccitava poi ancor di più il suo essere così titubante e imbarazzata, nonostante avesse espresso ormai chiaramente il fatto di voler fare sesso con me.

[CONTINUA…]
Fantastico Anastasia si dimostra sempre meno troia e sempre più brava ragazza curiosa e la cosa mi eccita da morire
 
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[PARTE 6]

Anastasia prese la maturità con un discreto 78. Niente male, considerando che la sua media a scuola non era delle più eccelse. Tra l’altro, spiccava un bel 13/15 alla seconda prova di matematica, segno che le mie ripetizioni, al netto di bacetti e sbirciate di tette, a qualcosa erano servite.

Finalmente l’occasione propizia arrivò: per festeggiare gli esami, il suo gruppo di amici aveva organizzato una giornata in piscina. Io sarei passato a prenderla e, alla fine della giornata, saremmo potuti andare a casa mia, libera dai miei genitori ormai trasferitisi per l’estate nella nostra casa al mare.

Ero veramente eccitato, tanto che ricordo che quella notte non riuscii a prendere sonno, e mi dovetti tirare una sega pensando a quello che sarebbe successo il giorno dopo.

Passai a prenderla sotto casa.

“Complimenti per gli esami!” le dissi ridendo, “Allora le mie lezioni sono servite a qualcosa!”
“Grazie! Sì, nonostante fossi più impegnato a guardarmi le tette che a insegnarmi qualcosa…”
Poi mi salutò con due baci sulla guancia. Ma per quale motivo?
“Beh, che non me lo dai un bacetto?” proposi io con malizia.
Lei si avvicinò dandomi un bacio a stampo, ma io la tirai a me cominciando a mettere la lingua.


Alle volte sembrava davvero troppo trattenuta, così trattenuta che mi sentivo quasi in colpa perché avevo l’impressione che la stessi in qualche modo costringendo.
Ma come al solito, una volta rotti gli indugi, anche lei si diede parecchio da fare con la lingua, segno che aveva questo desiderio ma che cercava di reprimerlo solo per chissà quale rigurgito morale o etico.

Dopo una breve pomiciata, misi in moto e ci dirigemmo verso la piscina.

Gli spogliatoi erano separati e ci rincontrammo solamente all’ingresso della vasca. Lì, mi apparve davanti Anastasia in uno splendido costume azzurro che tratteneva a fatica le sue tette. La sua pelle era leggermente dorata, ed il pezzo di sotto era una brasiliana che esponeva al sole gran parte del suo culo, burroso ma comunque sodo e non eccessivamente grosso. Già a quella visione il mio cazzo si risvegliò repentinamente.

Passai praticamente tutta la giornata col cazzo in tiro, fantasticando sulla serata che ci aspettava.

Durante i momenti di relax sopra i teli sul prato, ero vicino ad Anastasia e cercavo di importunarla in maniera ironica, anche se notavo che lei tentennava. Pensai che si vergognasse di dover giustificare con i suoi amici quello strano rapporto con l’amico “fratellino”.

Ad ogni modo, sporadicamente e con molta discrezione, riuscii a palparle un po’ le tette da sopra il costume. Quando eravamo in piscina, ogni tanto cercavo un angolo isolato per poterle sfiorare la passera sott’acqua, e strapparle un bacetto a stampo.

Quella giornata fu un supplizio, ma finalmente arrivò l’orario di chiusura della piscina e levammo le tende. Dopo aver salutato tutti quanti, salimmo in macchina e cominciai a smaltire un po’ di tensione erotica accumulata fiondandomi sulla sua bocca.

L’auto era in un parcheggio sterrato, abbastanza lontana da evitare sguardi indiscreti per la verità. Ne approfittai per abbassarle il telo che aveva sopra il costume e cominciai a infilare le mani dappertutto sotto il tessuto celeste, giocando con le sue tette.

Avrei voluto e potuto scoparla anche lì seduta stante, ma casa mia era comunque a neanche dieci minuti di macchina, per cui rimandai i fuochi d’artificio ad una location più comoda.

Lei ancora una volta ricambiò il bacio ma rimase sulle sue, sempre con aria piuttosto circospetta. Sembrava veramente ossessionata dal fatto di poter essere scoperta.

Mi sincerai ancora una volta del fatto che anche lei voleva farlo.

“Tutto bene?”
Lei finalmente sembrò aprirsi, confermando i miei sospetti.
“Sì, scusami se sono strana…è che non ho molta esperienza…in più non so come gestire la cosa, sia con tutti gli amici, sia per il fatto che sta succedendo con te ed è una cosa strana…”
“Tranquilla, ti posso capire. Mica sei obbligata comunque, se non vuoi…”
“Certo, che voglio. È da quando le prime volte ho notato che mi guardavi le tette che il tuo sguardo mi ha fatto sentire in un certo modo…ma mi vergognavo…e mi vergogno.”
“E perché ti dovresti vergognare?”
“Non so, perché tu sei tu. E mi sembrava una cosa sbagliata. Ma ne ho voglia, davvero…”

Provai a tranquillizzarla e le accarezzai i capelli. Avevo capito il trucco. Dovevo essere più dolce e farla sentire a suo agio. Farle sentire che quello che stavamo per fare non era sbagliato. Che lei non era sbagliata.

“Devi stare tranquilla…Siamo solo io e te.”

Le passai le dita sulla guancia e le abbracciai dandole un paio di baci sul collo.

La mia mossa di ammorbidimento funzionò tanto che fu lei stavolta a saltarmi addosso ed a cominciare a baciarmi. Tutto qua quindi? Dovevo solo farla sentire a suo agio?

Fu presa in breve dalla foga e mi tastò il pacco da sopra il costume, mentre io le levai praticamente il reggiseno per toccare perbene il suo bendidio.

La molla era stata azionata. Ora mancava solo il gran finale.

“Andiamo a casa? Ho voglia di farlo…” Disse lei.

Bingo. Si va in scena.

[CONTINUA…]
 

sormarco

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[PARTE 6]

Anastasia prese la maturità con un discreto 78. Niente male, considerando che la sua media a scuola non era delle più eccelse. Tra l’altro, spiccava un bel 13/15 alla seconda prova di matematica, segno che le mie ripetizioni, al netto di bacetti e sbirciate di tette, a qualcosa erano servite.

Finalmente l’occasione propizia arrivò: per festeggiare gli esami, il suo gruppo di amici aveva organizzato una giornata in piscina. Io sarei passato a prenderla e, alla fine della giornata, saremmo potuti andare a casa mia, libera dai miei genitori ormai trasferitisi per l’estate nella nostra casa al mare.

Ero veramente eccitato, tanto che ricordo che quella notte non riuscii a prendere sonno, e mi dovetti tirare una sega pensando a quello che sarebbe successo il giorno dopo.

Passai a prenderla sotto casa.

“Complimenti per gli esami!” le dissi ridendo, “Allora le mie lezioni sono servite a qualcosa!”
“Grazie! Sì, nonostante fossi più impegnato a guardarmi le tette che a insegnarmi qualcosa…”
Poi mi salutò con due baci sulla guancia. Ma per quale motivo?
“Beh, che non me lo dai un bacetto?” proposi io con malizia.
Lei si avvicinò dandomi un bacio a stampo, ma io la tirai a me cominciando a mettere la lingua.


Alle volte sembrava davvero troppo trattenuta, così trattenuta che mi sentivo quasi in colpa perché avevo l’impressione che la stessi in qualche modo costringendo.
Ma come al solito, una volta rotti gli indugi, anche lei si diede parecchio da fare con la lingua, segno che aveva questo desiderio ma che cercava di reprimerlo solo per chissà quale rigurgito morale o etico.

Dopo una breve pomiciata, misi in moto e ci dirigemmo verso la piscina.

Gli spogliatoi erano separati e ci rincontrammo solamente all’ingresso della vasca. Lì, mi apparve davanti Anastasia in uno splendido costume azzurro che tratteneva a fatica le sue tette. La sua pelle era leggermente dorata, ed il pezzo di sotto era una brasiliana che esponeva al sole gran parte del suo culo, burroso ma comunque sodo e non eccessivamente grosso. Già a quella visione il mio cazzo si risvegliò repentinamente.

Passai praticamente tutta la giornata col cazzo in tiro, fantasticando sulla serata che ci aspettava.

Durante i momenti di relax sopra i teli sul prato, ero vicino ad Anastasia e cercavo di importunarla in maniera ironica, anche se notavo che lei tentennava. Pensai che si vergognasse di dover giustificare con i suoi amici quello strano rapporto con l’amico “fratellino”.

Ad ogni modo, sporadicamente e con molta discrezione, riuscii a palparle un po’ le tette da sopra il costume. Quando eravamo in piscina, ogni tanto cercavo un angolo isolato per poterle sfiorare la passera sott’acqua, e strapparle un bacetto a stampo.

Quella giornata fu un supplizio, ma finalmente arrivò l’orario di chiusura della piscina e levammo le tende. Dopo aver salutato tutti quanti, salimmo in macchina e cominciai a smaltire un po’ di tensione erotica accumulata fiondandomi sulla sua bocca.

L’auto era in un parcheggio sterrato, abbastanza lontana da evitare sguardi indiscreti per la verità. Ne approfittai per abbassarle il telo che aveva sopra il costume e cominciai a infilare le mani dappertutto sotto il tessuto celeste, giocando con le sue tette.

Avrei voluto e potuto scoparla anche lì seduta stante, ma casa mia era comunque a neanche dieci minuti di macchina, per cui rimandai i fuochi d’artificio ad una location più comoda.

Lei ancora una volta ricambiò il bacio ma rimase sulle sue, sempre con aria piuttosto circospetta. Sembrava veramente ossessionata dal fatto di poter essere scoperta.

Mi sincerai ancora una volta del fatto che anche lei voleva farlo.

“Tutto bene?”
Lei finalmente sembrò aprirsi, confermando i miei sospetti.
“Sì, scusami se sono strana…è che non ho molta esperienza…in più non so come gestire la cosa, sia con tutti gli amici, sia per il fatto che sta succedendo con te ed è una cosa strana…”
“Tranquilla, ti posso capire. Mica sei obbligata comunque, se non vuoi…”
“Certo, che voglio. È da quando le prime volte ho notato che mi guardavi le tette che il tuo sguardo mi ha fatto sentire in un certo modo…ma mi vergognavo…e mi vergogno.”
“E perché ti dovresti vergognare?”
“Non so, perché tu sei tu. E mi sembrava una cosa sbagliata. Ma ne ho voglia, davvero…”

Provai a tranquillizzarla e le accarezzai i capelli. Avevo capito il trucco. Dovevo essere più dolce e farla sentire a suo agio. Farle sentire che quello che stavamo per fare non era sbagliato. Che lei non era sbagliata.

“Devi stare tranquilla…Siamo solo io e te.”

Le passai le dita sulla guancia e le abbracciai dandole un paio di baci sul collo.

La mia mossa di ammorbidimento funzionò tanto che fu lei stavolta a saltarmi addosso ed a cominciare a baciarmi. Tutto qua quindi? Dovevo solo farla sentire a suo agio?

Fu presa in breve dalla foga e mi tastò il pacco da sopra il costume, mentre io le levai praticamente il reggiseno per toccare perbene il suo bendidio.

La molla era stata azionata. Ora mancava solo il gran finale.

“Andiamo a casa? Ho voglia di farlo…” Disse lei.

Bingo. Si va in scena.

[CONTINUA…]
 

merrymeddy

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Sto racconto mi prende un sacco! …mi fa ripensare alla mia ex, se la stuzzicavo quando eravamo fuori faceva finta di essere timida e poi a casa dava il meglio di se! ….secondo me nel prossimo capitolo Anastasia si sfoga
 

Napoletano1994

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[PARTE 6]

Anastasia prese la maturità con un discreto 78. Niente male, considerando che la sua media a scuola non era delle più eccelse. Tra l’altro, spiccava un bel 13/15 alla seconda prova di matematica, segno che le mie ripetizioni, al netto di bacetti e sbirciate di tette, a qualcosa erano servite.

Finalmente l’occasione propizia arrivò: per festeggiare gli esami, il suo gruppo di amici aveva organizzato una giornata in piscina. Io sarei passato a prenderla e, alla fine della giornata, saremmo potuti andare a casa mia, libera dai miei genitori ormai trasferitisi per l’estate nella nostra casa al mare.

Ero veramente eccitato, tanto che ricordo che quella notte non riuscii a prendere sonno, e mi dovetti tirare una sega pensando a quello che sarebbe successo il giorno dopo.

Passai a prenderla sotto casa.

“Complimenti per gli esami!” le dissi ridendo, “Allora le mie lezioni sono servite a qualcosa!”
“Grazie! Sì, nonostante fossi più impegnato a guardarmi le tette che a insegnarmi qualcosa…”
Poi mi salutò con due baci sulla guancia. Ma per quale motivo?
“Beh, che non me lo dai un bacetto?” proposi io con malizia.
Lei si avvicinò dandomi un bacio a stampo, ma io la tirai a me cominciando a mettere la lingua.


Alle volte sembrava davvero troppo trattenuta, così trattenuta che mi sentivo quasi in colpa perché avevo l’impressione che la stessi in qualche modo costringendo.
Ma come al solito, una volta rotti gli indugi, anche lei si diede parecchio da fare con la lingua, segno che aveva questo desiderio ma che cercava di reprimerlo solo per chissà quale rigurgito morale o etico.

Dopo una breve pomiciata, misi in moto e ci dirigemmo verso la piscina.

Gli spogliatoi erano separati e ci rincontrammo solamente all’ingresso della vasca. Lì, mi apparve davanti Anastasia in uno splendido costume azzurro che tratteneva a fatica le sue tette. La sua pelle era leggermente dorata, ed il pezzo di sotto era una brasiliana che esponeva al sole gran parte del suo culo, burroso ma comunque sodo e non eccessivamente grosso. Già a quella visione il mio cazzo si risvegliò repentinamente.

Passai praticamente tutta la giornata col cazzo in tiro, fantasticando sulla serata che ci aspettava.

Durante i momenti di relax sopra i teli sul prato, ero vicino ad Anastasia e cercavo di importunarla in maniera ironica, anche se notavo che lei tentennava. Pensai che si vergognasse di dover giustificare con i suoi amici quello strano rapporto con l’amico “fratellino”.

Ad ogni modo, sporadicamente e con molta discrezione, riuscii a palparle un po’ le tette da sopra il costume. Quando eravamo in piscina, ogni tanto cercavo un angolo isolato per poterle sfiorare la passera sott’acqua, e strapparle un bacetto a stampo.

Quella giornata fu un supplizio, ma finalmente arrivò l’orario di chiusura della piscina e levammo le tende. Dopo aver salutato tutti quanti, salimmo in macchina e cominciai a smaltire un po’ di tensione erotica accumulata fiondandomi sulla sua bocca.

L’auto era in un parcheggio sterrato, abbastanza lontana da evitare sguardi indiscreti per la verità. Ne approfittai per abbassarle il telo che aveva sopra il costume e cominciai a infilare le mani dappertutto sotto il tessuto celeste, giocando con le sue tette.

Avrei voluto e potuto scoparla anche lì seduta stante, ma casa mia era comunque a neanche dieci minuti di macchina, per cui rimandai i fuochi d’artificio ad una location più comoda.

Lei ancora una volta ricambiò il bacio ma rimase sulle sue, sempre con aria piuttosto circospetta. Sembrava veramente ossessionata dal fatto di poter essere scoperta.

Mi sincerai ancora una volta del fatto che anche lei voleva farlo.

“Tutto bene?”
Lei finalmente sembrò aprirsi, confermando i miei sospetti.
“Sì, scusami se sono strana…è che non ho molta esperienza…in più non so come gestire la cosa, sia con tutti gli amici, sia per il fatto che sta succedendo con te ed è una cosa strana…”
“Tranquilla, ti posso capire. Mica sei obbligata comunque, se non vuoi…”
“Certo, che voglio. È da quando le prime volte ho notato che mi guardavi le tette che il tuo sguardo mi ha fatto sentire in un certo modo…ma mi vergognavo…e mi vergogno.”
“E perché ti dovresti vergognare?”
“Non so, perché tu sei tu. E mi sembrava una cosa sbagliata. Ma ne ho voglia, davvero…”

Provai a tranquillizzarla e le accarezzai i capelli. Avevo capito il trucco. Dovevo essere più dolce e farla sentire a suo agio. Farle sentire che quello che stavamo per fare non era sbagliato. Che lei non era sbagliata.

“Devi stare tranquilla…Siamo solo io e te.”

Le passai le dita sulla guancia e le abbracciai dandole un paio di baci sul collo.

La mia mossa di ammorbidimento funzionò tanto che fu lei stavolta a saltarmi addosso ed a cominciare a baciarmi. Tutto qua quindi? Dovevo solo farla sentire a suo agio?

Fu presa in breve dalla foga e mi tastò il pacco da sopra il costume, mentre io le levai praticamente il reggiseno per toccare perbene il suo bendidio.

La molla era stata azionata. Ora mancava solo il gran finale.

“Andiamo a casa? Ho voglia di farlo…” Disse lei.

Bingo. Si va in scena.

[CONTINUA…]
Bello questo suo modo di fare la preziosa ahahaha
 

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