Esperienza reale La finestra di lato

Durello81

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Bei racconti, me li sono letti di gusto ed attendo il proseguo per leggere come la porcellina timida ma desiderosa è andata avanti.
Complimenti, continua... 🙂
 
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Le nostre serate continuavano più o meno come al solito e sempre nel più totale silenzio. Lei temeva di essere scoperta dal marito o da qualche vicino pettegolo. .Mi intrattenevo con lei sempre più a lungo, cercando di smuoverla in modo da superare la sua timidezza e ritrosia, ma non andava oltre al tirare giù la zip della tuta, anche se ormai la tirava giù completamente, rivelando reggiseni che contenevano a fatica quel ben di Dio.
A volte, mi sembrava di intravvedere tra il tessuto i capezzoli, che mi sembravano larghi e abbastanza scuri, ma nella luce soffusa che arrivava dai lampioni della strada, non ero certo che non fosse il parto della mia fantasia.
Ero arrivato al punto che desideravo così tanto di poter vedere il suo seno totalmente libero che una sera, all'improvviso tentai il tutto per tutto.
Era estate e sotto il pantaloncino del pigiama non portavo nulla, così mentre con lo sguardo la pregavo di mostrarsi di più e avendo ricevuto un suo dispiaciuto rifiuto, senza pensarci mi tirai fuori il cazzo in piena erezione guardandola fissa negli occhi, come per dire "guarda come mi hai ridotto, guarda che effetto mi fai".
A quel punto, improvvisamente il suo atteggiamento cambiò: mi fece cenno con una mano di aspettare e chiuse la finestra.
La luce si accese, mi sembrava di vedere del movimento, qualche ombra e preoccupato rimisi l'aggeggio nei pantaloncini, cercando di dissimulare il mio stato. Ero terrorizzato che dalla finestra si affacciasse il marito, invece che lei.
Però mi aveva chiesto di aspettare e nonostante un po' di paura restai lì fuori, sul balcone, pronto a rientrare in camera se le cose si mettevano male.
Ad un tratto la luce dietro la finestra si spense e dopo poco lei si affacciò nuovamente... non capivo cosa fosse successo e le feci il cenno con il pollice alzato per capire se fosse tutto ok.
Le mi sorrise dolcemente e restò lì affacciata guardandomi e facendo di nuovo quell'espressione come a significare "ah però".
A quel punto la mia erezione era andata a farsi benedire, per la preoccupazione che ho descritto, ma il solo fattto che fosse di nuovo lì a guardarmi fisso mi portò a massaggiarmi il cazzo da sopra i pantaloncini, in breve (magia dei vent'anno) il mio arnese guadagnò nuovamente un vigore notevole.
Tenete conto che queste "esibizioni" erano da entrambi portate avanti in un misto di di eccitazione e paura che qualche altra finestra dei vicini di casa si aprisse o qualche automobile passasse nella strada sottostante.
Notai che lei, mentre io mi massaggiavo il cazzo aveva iniziato ad abbassare la zip della tuta; a quel punto, la incitai a gesti di continuare e lei... lo fece.
Lentamente, la zip scendeva e il mio cazzo si ergeva sempre di più... ormai era gonfio e pieno e svettava sotto i pantaloncini leggeri.
La zip scese ancora rivelando che sotto la tuta non portava più niente!
Praticamente la pausa in cui aveva chiuso la finestra e aveva acceso la luce le era servita per togliere il reggiseno e rimettere la giacca della tuta sulle tette nude. Questa premeditazione mi lusingò e mi intrigò moltissimo.
Lo so che sembra una cazzata e che per molti non c'è nulla di eccitante né di trasgressivo in tutto questo. Ma ho già descritto che tipo di ragazzo fossi e che tipo di donna fosse lei.
In ogni caso a me quella situazione eccitava terribilmente.
Il solco fra le mammelle era ormai evidente e potevo indovinare piuttosto chiaramente la forma delle stesse.
Era al minimo una quinta, ma tendente a una taglia superiore, forse anche di più.
A quel punto tirai fuori di nuovo il cazzo e lei ebbe un sobbalzo.
Le feci cenno di tirarle fuori, con poca convinzione, conoscendo la sua timidezza e ritrosia.
Fui sorpreso quando con una mano scostò di lato il lembo della tutta e con l'altra tirò fuori un tettone da competizione, sul quale svettava un gran bel capezzolo, non molto scuro ma con una bella areola, piuttosto larga.
Il cazzo mi esplodeva e la testa mi girava, ma nonostante avessi iniziato anche un po'a tremare sulle gambe la incitai a liberare anche l'altro seno.
Con un gesto praticamente identico al precedente fece quello che le avevo chiesto a gesti...
E dopo di questo, stringendo con le braccia i seni, forse per dar loro un vigore che i suoi 47 anni non consentivano più, allargò le mani come per dire "è tutto qua"; d'un tratto si ricompose e chiuse la finestra... lasciandomi con un palmo di cazzo.

Continua...
 

Durello81

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Le nostre serate continuavano più o meno come al solito e sempre nel più totale silenzio. Lei temeva di essere scoperta dal marito o da qualche vicino pettegolo. .Mi intrattenevo con lei sempre più a lungo, cercando di smuoverla in modo da superare la sua timidezza e ritrosia, ma non andava oltre al tirare giù la zip della tuta, anche se ormai la tirava giù completamente, rivelando reggiseni che contenevano a fatica quel ben di Dio.
A volte, mi sembrava di intravvedere tra il tessuto i capezzoli, che mi sembravano larghi e abbastanza scuri, ma nella luce soffusa che arrivava dai lampioni della strada, non ero certo che non fosse il parto della mia fantasia.
Ero arrivato al punto che desideravo così tanto di poter vedere il suo seno totalmente libero che una sera, all'improvviso tentai il tutto per tutto.
Era estate e sotto il pantaloncino del pigiama non portavo nulla, così mentre con lo sguardo la pregavo di mostrarsi di più e avendo ricevuto un suo dispiaciuto rifiuto, senza pensarci mi tirai fuori il cazzo in piena erezione guardandola fissa negli occhi, come per dire "guarda come mi hai ridotto, guarda che effetto mi fai".
A quel punto, improvvisamente il suo atteggiamento cambiò: mi fece cenno con una mano di aspettare e chiuse la finestra.
La luce si accese, mi sembrava di vedere del movimento, qualche ombra e preoccupato rimisi l'aggeggio nei pantaloncini, cercando di dissimulare il mio stato. Ero terrorizzato che dalla finestra si affacciasse il marito, invece che lei.
Però mi aveva chiesto di aspettare e nonostante un po' di paura restai lì fuori, sul balcone, pronto a rientrare in camera se le cose si mettevano male.
Ad un tratto la luce dietro la finestra si spense e dopo poco lei si affacciò nuovamente... non capivo cosa fosse successo e le feci il cenno con il pollice alzato per capire se fosse tutto ok.
Le mi sorrise dolcemente e restò lì affacciata guardandomi e facendo di nuovo quell'espressione come a significare "ah però".
A quel punto la mia erezione era andata a farsi benedire, per la preoccupazione che ho descritto, ma il solo fattto che fosse di nuovo lì a guardarmi fisso mi portò a massaggiarmi il cazzo da sopra i pantaloncini, in breve (magia dei vent'anno) il mio arnese guadagnò nuovamente un vigore notevole.
Tenete conto che queste "esibizioni" erano da entrambi portate avanti in un misto di di eccitazione e paura che qualche altra finestra dei vicini di casa si aprisse o qualche automobile passasse nella strada sottostante.
Notai che lei, mentre io mi massaggiavo il cazzo aveva iniziato ad abbassare la zip della tuta; a quel punto, la incitai a gesti di continuare e lei... lo fece.
Lentamente, la zip scendeva e il mio cazzo si ergeva sempre di più... ormai era gonfio e pieno e svettava sotto i pantaloncini leggeri.
La zip scese ancora rivelando che sotto la tuta non portava più niente!
Praticamente la pausa in cui aveva chiuso la finestra e aveva acceso la luce le era servita per togliere il reggiseno e rimettere la giacca della tuta sulle tette nude. Questa premeditazione mi lusingò e mi intrigò moltissimo.
Lo so che sembra una cazzata e che per molti non c'è nulla di eccitante né di trasgressivo in tutto questo. Ma ho già descritto che tipo di ragazzo fossi e che tipo di donna fosse lei.
In ogni caso a me quella situazione eccitava terribilmente.
Il solco fra le mammelle era ormai evidente e potevo indovinare piuttosto chiaramente la forma delle stesse.
Era al minimo una quinta, ma tendente a una taglia superiore, forse anche di più.
A quel punto tirai fuori di nuovo il cazzo e lei ebbe un sobbalzo.
Le feci cenno di tirarle fuori, con poca convinzione, conoscendo la sua timidezza e ritrosia.
Fui sorpreso quando con una mano scostò di lato il lembo della tutta e con l'altra tirò fuori un tettone da competizione, sul quale svettava un gran bel capezzolo, non molto scuro ma con una bella areola, piuttosto larga.
Il cazzo mi esplodeva e la testa mi girava, ma nonostante avessi iniziato anche un po'a tremare sulle gambe la incitai a liberare anche l'altro seno.
Con un gesto praticamente identico al precedente fece quello che le avevo chiesto a gesti...
E dopo di questo, stringendo con le braccia i seni, forse per dar loro un vigore che i suoi 47 anni non consentivano più, allargò le mani come per dire "è tutto qua"; d'un tratto si ricompose e chiuse la finestra... lasciandomi con un palmo di cazzo.

Continua...
Alla fine le tettone le ha liberate anche se non completamente ma quel tanto che bastava per farti impazzire.
Mi ha fatto morire dal ridere la tua espressione... lasciato con un palmo di cazzo 🤣🤣🤣🤣 quante volte ci capita, poveri noi! 😅
 

giopipa

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racconto intrigante, non amo particolarmente questi spezzettamenti ma l'attesa che riesci a creare è decisamente notevole, per cui perdonato ,però non farci aspettare troppo;)
 
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Immagino che qualcuno si stia chiedendo perché non passassi all'azione.
Del resto, dopo quella prima volta ci furono altre occasioni in cui la vicina si mostrò a seno completamente nudo alla finestra, accrescendo la mia eccitazione.
Ormai il segno era stato superato e lei perdeva mano a mano timidezza e ritrosia; si stava donando. Ma non era una troia.
Sono sempre stato un mentale, percepivo lo sforzo che faceva nel mostrare il suo seno nudo a un ventenne e la sua paura di essere scoperta.
Oggi è normale che se una donna decide di mostrarsi, la scopata sia assicurata. Ma a quei tempi non esistevano smartphone o social, le regole erano diverse, le dinamiche assai più complicate.
Nella fattispecie, io poco più che ventenne, avevo a che fare con una donna matura, moglie e madre, di una piccola città di provincia, in cui si sa, basta poco per finire sulla bocca di tutti.
Dovevo essere maturo e nonostante il desiderio di arrivare alla meta, avere pazienza e comprensione.
Forse non si è capito, ma per arrivare al punto in cui lei si mostrasse in topless ci vollero mesi.
Quella che può sembrare indolenza da parte mia è temperata dal fatto che non vivevo per lei e per quei momenti, ero finalmente arrivato a fidanzarmi con quella che era a quel tempo l'amore della mia vita: una splendida, almeno ai miei occhi ventenni, ragazza di due anni più giovane di me, un po' complessata, ma davvero stupenda... occhi viola, 4 di seno, labbra carnose, culo da favola e che fra l'altro aveva più esperienza di me, quasi verginello.
Quindi per me la 47enne era poco più di un gioco, al quale giocavo quasi a malavoglia, con sensi di colpa, sapete, a quei tempi credevo ancora ad amore e fedeltà.
Quindi durante il giorno me la spassavo con la mia fidanzata, la sera, una volta rientrato a casa, avevo il mio momento di trasgressione, ma seppur eccitante, non essenziale... la tipa di cui ho parlato mi eccitava molto di più, anche perché quando passeggiavamo me la guardavano tutti. C'era gente che si fermava sgranando gli occhi e aspettava che passasse per guardarle il culo.
In più e questo sarà eventualmente argomento di un prossimo racconto, da circa un anno (ve l'ho detto che che per certe cose ci vuole pazienza) avevo iniziato a puntare una tipa che ricoverava la macchina in un garage di fronte al mio balcone dall'altro lato della casa... una bionda sulla trentina, che ogni volta che scendeva dalla sua 500 (quella vecchia) mostrava gambe velate da autoreggenti. La pazienza, una cosa ormai dimenticata, ma che se si è coerenti e attendisti poteva, a quel tempo, riservare diverse soddisfazioni.
Tutto questo per dire che, seppure la vicina 47enne mi intrigava, non perdevo assolutamente tempo, dato che ero diventato conscio delle mie possibilità. e pure questo era emozionante per me, reduce da anni da brutto anatroccolo.
Comunque decisi che era tempo di fare una mossa decisiva...
 

dude48

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Bel racconto: ci sta creare anche un po’ di contesto personale e sociale…credo che faccia apprezzare anche di più la “ciccia” che, immagino, descriverai a breve (e che non vedo l’ora di leggere). La Milf della porta accanto (anzi del palazzo :)) è stato il sogno di molti…poi dalla descrizione fisica che ne hai fatto…approposito una domanda: a chi somigliava ? Intendo VIP, personaggi famosi,…
 
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Watchman64

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Dopo una lunga pausa dovuta a qualche vicissitudine personale, riprendo il racconto da dove avevo interrotto.

Ho già accennato all'importanza che ha avuto e ha tuttora per me, la pazienza nel sedurre una donna, soprattutto se si tratta di situazioni particolari come quella che sto raccontando.
Le cose che vi ho raccontate si sono svolte nell'arco di mesi e non credo che sarei arrivato agli sviluppi che vi racconterò, sempre se siete interessati, senza aver... pazienza.
A costo di risultare noioso, ricapitolerò ancora una volta la situazione in oggetto.
Sono i tardi anni 80, i fatti si svolgono in una piccola città di provincia, dove lo sport nazionale è parlare dietro alla gente e spettegolare.
Io sono un 21enne appena sverginato da una ragazza del nord al mare, una storia che meriterebbe di essere raccontata anche questa, chissà.
Un ragazzo che viene da anni di timidezza dovuti all'aspetto da nerd, occhiali spessi, spalle curve e brufoli, con pochissima esperienza con l'altro sesso, che dopo aver fatto allenamento in palestra ha sviluppato un discreto fisichetto e dopo aver buttato via gli occhiali con le lenti spesse, adesso indossa lenti a contatto che valorizzano due begli occhi blu.
Lei, una donna di 47 anni con due figli, con un marito gelosissimo, ma che per motivi che spiegherò, non le da' quello di qualsiasi moglie ha bisogno.
Viviamo in un complesso condominiale unico composto da tre palazzine sfalsate fra loro che consentono di avere un contatto visivo fra la finestra di uno dei bagni di casa sua e il mio balcone, che è collocato parallelamente al suo, ma al piano inferiore.
In questo contesto si svolsero i fatti che vi racconterò.

I nostri incontri da lontano si ripetevano ormai da mesi, con una certa regolarità.
Qualche volta quando era sola in casa parlavamo al telefono e notai che lei aveva davvero un gran bisogno di parlare. Io ovviamente ero molto carico e tentavo sempre di portare il discorso su argomenti piccanti, lei rideva un po' vergognandosi e non scendendo mai in particolari e forse tentando di giustificarsi per il suo interesse per un ragazzo che poteva essere suo figlio, mi raccontò che in tanti anni di matrimonio lei e il marito erano riusciti a fare l'amore pochissime volte, a causa di un serio problema di erezione dovuto a un trauma che lui aveva vissuto durante la guerra. Se ricordo bene, un suo caro, non se se padre o fratello, era praticamente esploso colpito da una granata o qualcosa del genere, mentre camminavano fianco a fianco tenendosi per mano. Lui non aveva subito gravi danni fisici ma il trauma lo aveva colpito duramente, costringendolo ad assumere a vita dei farmaci tranquillanti che influivano sulla sua prestanza sessuale. Da ciò derivava anche la gelosia morbosa verso la moglie, assai piacente anche se di piccola statura e un po' in sovrappeso, seppure quegli enormi seni, gli occhi verdi e le splendide gambe la rendessero attraente e desiderabile agli occhi di tutti gli uomini. Lei peraltro era piuttosto timida e inesperta, ingenua e praticamente prigioniera della situazione.
Questo racconto mi colpì moltissimo, facendomi sentire in colpa per l'uso che stavo facendo di questa donna e riflettendo mi domandai in che modo avessero concepito i due figli.
Nel cinismo dei vent'anni, lo stesso che diradò ben presto i flebili sensi di colpa, glielo domandai.
Lei mi rispose, con la solita ingenua vergogna, facendomi capire che i rarissimi incontri sessuali, ormai terminati da anni, erano stati possibili solo dopo che lei aveva stimolato oralmente il marito per lunghissimo tempo e mi fece capire che fu un'opera davvero lunga, difficile e faticosa. Questa informazione tenetela a mente, scoprirete presto il perché, sempre il racconto vi interessi ancora.
 
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Durante le telefonate, sempre più frequenti, la invitai a venire in quella che io chiamavo "la mia mandarda", che era in realtà una stanza sottotetto. Ognuno degli appartamenti ne aveva in dotazione uno e di solito i condomini lo adibivano a ripostiglio. Io ero riuscito a ottenere da mio padre l'uso esclusivo del nostro e lo avevo reso vivibile e arredato con mobili di risulta, ma verniciati in modo da farlo diventare piuttosto caldo e accogliente, lo avevo dotato anche di una rete e di un materasso che i miei non usavano più e lo avevo fatto diventare una specie di divano.
Da bravo nerd sfigato usavo questa stanza per fare festini a base di Rhum & Coca con amici, rigorosamente maschi e sfigati come me o per sfumacchiare qualche sigaretta.
Lei con voce vergognosa rifiutò, per timore di esser vista da qualche vicino.
Io volevo potentemente incontrarla, tutti quei mesi di vedere e non toccare mi avevano caricato in un modo incredibile, ma a quei tempi non avevo nemmeno una macchina a disposizione per infrattarmi con lei... insomma vivevo il sogno di tutti i ragazzi della mia età, una bella donna più grande, ma non potevo gustarmela.
Che frustazione!
Un giorno, non so cosa mi prese, scesi nella proprietà in comune delle tre palazzine, praticamente un piano enorme, tipo area balconata, in cui insisteva il complesso. Ogni palazzina aveva il suo ingresso separato dagli altri.
Passai tutta la mattinata a passeggiare là sotto, facendo attenzione a non dare nell'occhio, anche se effettivamente incontrai solo qualche vicina che tornava a casa dalla spesa.
E infatti il mio "piano" era proprio quello: aspettare il ritorno a casa della casalinga 47enne che aveva deliziato i miei occhi tante volte, ma con la quale non avevo avuto alcun contatto fisico e cercare di parlarle di persona, sempre che non ci fossero occhi indiscreti.
Dopo una lunga attesa finalmente la vidi camminare nel vialetto d'ingresso in direzione del portone della palazzina, tutto a un tratto il torpore dovuto all'attesa al freddo sparì di colpo e guardandomi intorno mi mossi circospetto verso di lei.
Fui risoluto: "Ciao, mi fai salire?"
Lei mi guardò sorpresa con uno sguardo da bambina, mentre gli occhi verdi le ridevano e mi rispose:
" Vuoi salire? Davvero? Però dobbiamo stare attenti, mio marito qualche volta torna a casa per controllare che io non lo tradisca, sai quanto sia geloso... oggi è fuori zona per lavoro, dovremmo essere tranquilli. Adesso io salgo, tu fai le scale piano, senza far rumore, che se prendi l'ascensore i vicini posso sentire e spiare all'occhiolino. Io ti lascio il portone di casa socchiuso, mi raccomando... non fare alcun tipo di rumore. Altrimenti lo chiudo."
Le parole vennero proferite bisbigliando, come se temesse che anche i muri avessero orecchie.
Capirete bene l'ansia che si mischiava all'eccitazione e soprattutto la sorpresa nel sapere che anche lei voleva avermi vicino...
 
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Detto questo entrò nel portone e prese l'ascensore. Io, al massimo dell'eccitazione, praticamente tremante cercai di restare abbastanza lucido da lasciarle qualche minuto per raggiungere il suo appartamento e poi circospetto come un furetto :D spinsi il portone che lei aveva lasciato socchiuso e ben attento a non fare alcun rumore salii le rampe di scale, sperando che qualcuno dei vicini non scegliesse proprio quel momento per uscire di casa, erano circa le 10 e 30 del mattino.
Arrivai trafelato e ansimante, non certo per la fatica, al piano, mentre eccitazione e pensieri di catastrofi possibili e imminenti mi tempestavano il cervello: e se il marito ritorna all'improvviso? E se mio padre lo viene a sapere? Sarei praticamente morto, sarebbe stato uno scandalo. Nella mia ingenuità mi immaginavo i titoli dei giornali locali "Figlio di stimato professionista scoperto mentre copula con la moglie del vicino".
A pensarci oggi mi viene da ridere, ma in quel momento ero eccitato all'inverosimile, ma mi stavo anche cagando addosso.
Alla fine entrai, spingendo il portone dell'appartamento, anch'esso lasciato socchiuso.
Appena entrato la vidi: era davvero molto bassa, forse non raggiungeva il metro e sessanta, ma il vestito di lana pesante, una specie di tailleur, non riusciva a nascondere quelle due incredibili bombe, che spiccavano come meravigliose vette, sogno di ogni alpinista.
Mi accolse con un dito sulle labbra, a far segno di restare zitto e muto, sempre il timore che qualche vicino potesse sentirmi, chiuse delicatamente il portone e mi sussurrò: " I bambini sono a scuola, andiamo di là..." indicandomi il salotto.
A quel punto non resistetti oltre l'abbracciai e tentai di baciarla, lei accettò la mia lingua nella sua bocca, ma mi allontanò con delicatezza, facendomi ancora segno di stare zitto, mi prese per mano e mi portò in salotto, io cercai di seguire docilmente le sue istruzioni ma arrivati in salotto la presi nuovamente fra le braccia e la baciai con la rudezza di un ragazzone inesperto, iniziandola a frugare dappertutto.
Le tolsi velocemente la giacca del tailleur, per arrivare a quelle magnifiche tettone, ma con grande sorpresa e disappunto scoprii che indossava una specie di armatura inattaccabile: un body a corpetto spesso e ruvido agganciato sotto all'inguine e accollato sui seni. Sotto dei collant neri altrettanto spessi e inattaccabili.
Che disdetta!
Tentai disperatamente di spogliarla o di liberarle almeno i seni da quella costrizione ma non ci fu verso!
Lei capì la mi frustrazione e mentre mi baciava il viso e le labbra mi disse: "Tesoro mi dispiace, ma abbiamo poco tempo, non puoi spogliarmi, sarebbe troppo complicato..."
A quel punto io mi appoggiai al muro e preso dalla più totale delusione ma ancora su di giri, mi tirai giù di colpo sia pantaloni della tuta che boxer e mostrandole una stupenda erezione da ventenne le urlai sussurando:

"Almeno baciami!"

E non mi riferivo certo a un bacio sulle labbra...
Con mia piacevole sorpresa lei s'inginocchiò a i miei piedi, cosa che mi fece letteralmente impazzire e guardando il mio cazzo come se fosse il Santo Graal, iniziò quello che allora fu il pompino più bello della mia vita...
In quel frangente scoprii che anni e anni di pratica orale, nel vano tentativo di risvegliare le dormenti pudenda del marito, l'avevano resa una provetta bocchinara e mentre si dava da fare io stavo perdendo la testa.
Nessuna me l'aveva mai preso in bocca così! Anzi... nessuna proprio.
Però anche quando ebbi modo di avere le mie successive soddisfazioni con altre donne, facendo il confronto la signora dava parecchi punti a tutte le altre.
Io ero ancora in piedi appoggiato al muro mentre lei succhiava, leccava, tutto nel silenzio più assoluto, dandomi dei pugnetti sulle gambe quando mi lasciavo sfuggire un gemito o un sospiro più rumoroso... ad un certo punto, non riuscendo più a restare in piedi, la accompagnai delicatamente, ben attento che il mio cazzo non le uscisse dalla bocca, verso un divanetto che era poco distante, mi accomodai, mentre le si appoggiò sulle mie gambe con le braccia, sempre in ginocchio e con il cazzo in bocca, lei fra le mie gambe e io che sentivo il tessuto ruvido del body che sfregava il mio interno cosce... erano le tettone... purtroppo ricoperte da quel corpetto maledetto...
Ricevetti ancora qualche pugnetto sulle gambe che significava "Zitto!" e m'imposi il silenzio... soffrivo terribilmente di non poter godere della situazione e soprattutto di non poter godere liberamente, ma prevalse la passione e ben presto le sussurrai "Vengo..", avrei voluto urlare, ma lo dissi con un soffio di voce, come se stessi esalando l'ultimo respiro...
Lei non si scompose e accolse una delle più ingenti sborrate della mia vita, dovuta al desiderio di mesi e al suo indubbio talento... mentre le riempivo la bocca di sperma mi sorpresi a pensare: "Hai capito la signora, forse non scoperà, ma tira dei bocchini da medaglia d'oro".
Ricordo ancora il suo viso quando si staccò da me, gli occhi verdi scintillanti e ridenti le labbra serrate per non far uscire nulla, ma un rivoletto le colava... una mano serrava il mio cazzo ancora turgido, ma la staccò e portandola alle labbra, fece ancora il segno di far silenzio, riuscì a trovare un fazzoletto di carta e ci sputò dentro tutto lo sperma, con un suono poco gradevole, che non mi piacque, ma pensai "Vaffanculo, stai a pensare ai modi e ai suoni! Goditela!"
Una volta ripulite le labbra accuratamente, mi stampò un casto bacio sulle labbra e mi disse: "Tesoro, adesso devi andare..."
Io non me lo feci ripetere due volte, dato che i timori di ritorni improvvisi stavano nuovamente facendo capolino e prima di sgattaiolare via furtivamente come ero arrivato, le sussurrai:
"Vuoi rivedermi?"
Lei mi sorrise, leziosa e ingenuamente provocante e mi rispose:
"E tu?"
"Se prometti di venire senza armatura... molto volentieri".


Continua, se piace.
 

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