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<blockquote data-quote="Ce-ci" data-source="post: 16744512" data-attributes="member: 312713"><p><strong><span style="font-size: 18px">La moglie di una sera</span>. (il seguito)</strong></p><p><span style="font-size: 15px"><strong></strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Ora ho fretta di arrivare, il traffico è scorrevole, pregusto la gioia di trovarmi solo con Lidia. Sento che il tempo è poco ne vorrei di più da passare con lei. La serata e fredda, la nebbiolina tipica della pianura padana avvolge e sfuma le luci della strada e delle altre automobili, ci isola dal resto del mondo. Fermo al semaforo la guardo, l’espressione é calma e seria, il viso appare delicato con le labbra rosee, spiccano i grandi occhi verdi. La pelle delle braccia è sottile, sotto si intravedono muscoli e tendini, spiccano minuscoli nei. Si è accoccolata sul sedile, ha tolto le scarpe, sono nuove e non si sono ancora adattate al piede. Parliamo di Marco e Marta, possiedono il mondo e hanno la vita aperta davanti, siamo orgogliosi della felicità che esprimevano stasera.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Aziono il telecomando ed entriamo in garage, la porta si chiude alle nostre spalle ora siamo veramente soli. Scendiamo dall'auto. Accendo la luce della scala interna, è al mio fianco con le scarpe e la pochette insieme nella mano sinistra, appare intimidita. Le prendo fra i miei palmi la sua mano libera, dolcemente le faccio strada salendo le scale. Giunti in cima pigio gli interruttori illuminando tutte le stanze. </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> << Esploro la casa. >> mi dice posando le scarpe a terra e appoggiando la pochette sul mobiletto. Guarda le foto che sono sul mobile e appese al muro, di alcune sfiora la cornice con la punta delle dita. </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Fai con calma, non ti perdi di certo… io accendo il fuoco nel caminetto>>. Velocemente metto gli asciugamani puliti nel bagno e alzo di un paio i gradi il termostato anche se gia così la casa è calda e mi pare accogliente; inserisco la presa e l’albero di natale; inizia a lampeggiare di mille barlumi multicolori. Cammina scalza e leggera, la sento che apre tutte le porte delle stanze, entra nella camera dei bambini, la lascio fare. In cucina preparo un piattino con quello che ho in casa, qualche salatino e olive in salamoia; apro la bottiglia di vino che è sul fondo del frigo, un “Greco di Tufo”. Lo verso in un grande calice di vetro sottile, berremo insieme da qui.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Sento che mi dice: <<Uso il bagno>>.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> << Fai come fosse casa tua. Preparo qualcosa. >> le rispondo mentre tolgo la tovaglietta dal cassetto. Porto i piattini ed il calice in salotto, li appoggio sul tavolino basso vicino al caminetto.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Passando guardo nella porta del bagno, non è chiusa. Lidia è davanti allo specchio del lavabo, si esamina il viso e i capelli, ha tolto gli orecchini, intuisce la mia presenza si gira e mi sorride; un sorriso tirato e timido un espressione da cui traspare tutta la sua ansia. La rassicuro. << Va tutto bene. Rilassati e stai sicura, facciamo solo quello che desideri>>. Suonano alla porta. <<Mettiti comoda>>Le dico allontanandomi per andare ad aprire.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Mentre parlo con il ragazzo che consegna il cibo, la sento che mi parla, ma non riesco a capire cosa dice, cerco il denaro per pagare, poi, siamo nuovamente soli.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<La camicia. Va Bene??>></strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Non so bene cosa significhi, ma va sicuramente bene! Sei libera di fare quello che vuoi in questa casa.>> rispondo.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> In cucina metto la nostra cena in un vassoio, lo porto sul tavolino vicino ai salatini. Al posto dei piatti singoli e posate, useremo gli stuzzicadenti e le mani.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<E’ pronto! >>annuncio. Visto che non appare, vado a cercarla. La incontro fuori dalla camera da letto. Si è infilata una mia camicia. Era, pulita, ripiegata e appoggiata a lato dell'armadio pronta per essere messa il prossimo giorno lavorativo. Il suo vestito è steso sul bordo del letto sopra il piumone; sulla sedia vedo i collant neri e il reggiseno sulla spalliera.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Sei meravigliosa>> le dico; la abbraccio stringendola dolcemente avvolgendola con le mie braccia. Sento che lei risponde all’abbraccio cingendomi e passandomi le mani sulla schiena; vorrei baciarla ma ha il viso stretto alla mia spalla, alla prima opportunità devo farlo, mi dico. La camicia da lavoro è felpata a quadrettoni tipo le stoffe dei clan scozzesi. A me va bene, ma è grandissima per lei. Ha risvoltato più volte i polsini dalle maniche fino ai gomiti, ma ancora non basta. La trovo incantevole nel mio indumento, glielo dico. </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Ora ho fame.>> mi dice per schernirsi. La porto nel salotto. Ci sediamo sul tappeto con la schiena appoggiata al divano; davanti a noi il caminetto sprigiona un bel calore, il ceppo arde e le fiamme guizzano pigre.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Il tavolino è al mio fianco, le passo le olive e poi tutto quello che mi chiede. È sorpresa dal dover bere il vino dallo stesso enorme calice, lo fa con piacere anche se ne manda giù solo un sorso. Mangiamo quello che ci hanno portato, il piatto del giorno. Sono polpettine grandi circa come una noce di manzo e patate aromatizzate con semi di finocchio; sono davvero gustose e particolari nel sapore, le appreziamo tanto da svuotare rapidamente il vassoio. Devo alzarmi per prenderle dell’acqua naturale, ne approfitto per portare anche dei dolcetti che ho in casa, sono biscotti natalizi alle spezie ricoperti di cioccolato; una specialità scandinava, mi hanno detto. Sono gradevoli, leggeri; hanno l'aroma della cannella e il dolceamaro del cacao forte.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Mangiando la tensione si è sciolta, ho potuto godermela con gli occhi. I piedi, appoggiati al gradino del caminetto per riscaldarli sono graziosi, ben formati, hanno dita piccolissime e le unghie smaltate dello stesso colore delle mani. La camicia lascia scoperte le gambe, sono bianchissime, evidentemente non è stata al sole da molto tempo, le caviglie hanno le ossa in risalto; le ginocchia leggermente gemelle fanno bella mostra di sé; le cosce hanno la struttura tipica della maturità femminile, la pelle perlacea appare vellutata devo fare uno sforzo insostenibile per non accarezzarle. Mentre le passo i biscotti ho notato che con il movimento del braccio, dall’ampiezza della camicia si intravede un seno nudo; ho cercato di resistere e non puntare lì lo sguardo, ma la libidine ha vinto.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Si è accorta, ha stretto gli occhi e ha abbozzato un mezzo sorriso. Guidato dall’istinto ho avvicinato il viso per baciarla, mi è venuta incontro con la bocca; l’ho baciata, all'inizio timidamente, poi, rassicurato dalla sua risposta, con tutta la passione che sento per lei e che voglio dimostrarle.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Credevo dovessi farlo io>> mi ha detto prendendomi in giro quando ci siamo staccati.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Dato che i miei occhi non si staccano dalla pelle candida che fa capolino della camicia, ha infilato con fare sornione e malizioso la mano fra i bottoni e partendo dall’alto man mano con studiata lentezza ha iniziato a slacciati. Ne é sbucato Il seno piccolo e niveo. É sormontato da grandi aureole di un delicato rosa pallido per sfumare verso i capezzoli in una tonalità più intensa; questi, color nocciola, forse per lo sfregamento con la stoffa ruvida sono eretti e raffrontati con i seni appaiono enormi. <<Sei Bellissima>> sono riuscito a dirle. Non ho potuto fare a meno di appoggiarci la bocca, baciarli e poi avidamente a succhiarli. Mi ha preso la testa fra le mani e, nonostante mi opponessi, mi ha staccato. <<Sei divertente.>> aggiungendo: << non lasciarmi segni>></strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Le ho passato il calice con il vino, questa volta ha bevuto, anche io ho bevuto cercando sul bordo il segno delle sue labbra per sovrapporre le mie. Accortasi, ha commentato: << sei piacevole con le tue attenzioni>> </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> La camicia troppo abbondante per il sua corpo penzola dalle spalle e se prima chiusa faticava a coprirla, ora sbottonata la lascia abbondantemente esposta al mio sguardo. Le mutandine sono bianche con l'elastico alto in vita, coprono metà del pancino mentre sui fianchi sono sgambatissime; sono appoggiate sulle ossa delle anche sporgenti; la stoffa leggera é impreziosita con merletti in rilievo soffici ed elaborati con l'eleganza frivola tipica degli indumenti intimi femminili. Non posso esentarmi dal fissare la sporgenza del monte di venere e più giù il rigonfiamento. Una collinetta paffuta, divisa verticalmente da uno spacco invitante che la divide in due metà. La compattezza della trama impedisce di vedere, tuttavia nulla può celare il caldo tesoro e la promessa di lussuria che c'è lì sotto. Se né accorta del mio sguardo avido, intuisco che le fa piacere sentirsi desiderata.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Si alza, mi tende la mano aiutandomi a fare altrettanto. Le dico: <<Ti voglio, sei adorabile.>> </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> In un bisbiglio corregge: << Ci vogliamo>></strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Mano nella mano andiamo in camera, spengo l’interruttore lasciando la porta spalancata in modo che la luce arrivi indiretta, provenendo riflessa dalle altre stanze; sposta il piumone e il vestito che aveva appoggiato sul letto, si siede sul bordo, con un gesto della mano mi invita a fare altrettanto. Mentre ci baciamo, le tolgo le mutandine, mi aiuta a spogliarmi; senza che le bocche si separino ci sdraiamo sulla schiena, ora è vestita solo del girocollo. Con la mano cerco il seno lo accarezzo, stringo i capezzoli fra le dita. Poi scendo sulla pancia e poi più giù . Al tatto i peli sono corti, fini e radi. La mano ingorda cerca l’intimità più segreta. Voglio goderla anche con gli occhi, mi stacco dalla sua bocca per guardarla e gustarmela; immediatamente noto una spessa riga bianca nel basso ventre appena sopra l’inizio pei peli del pube, è orizzontale attraversa la pancia da un’anca all’altra. La sfioro delicato con la punta delle dita. </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Ti fa male?>> <<No, è la cicatrice del cesareo, il tatuaggio che mi ha regalo Marco>>la voce si incrina << non potrò mai regalargli un fratello>>. Sono stato improvvido, non volevo ricordarle nulla di triste, ma lei è forte, sento le sue mani fra i peli del mio petto. Mi tira a se. Il naso capta la calda fragranza del corpo femminile, istintivamente mi lascio sfuggire un gemito. La mano autonoma scorre sulla curva della schiena scendendo fino ad assaporare il calore fra la piega del corpo. Le natiche sono tonde riempiono e sbordano dalle mani ingorde, al tocco dei polpastrelli la pelle é vellutata, morbida. Le cosce si dischiudono con un dolce movimento, le dita esplorano il soffice nido che è celato dove le gambe si incontrano. Ha le guance in fiamme e le labbra tremanti scossa da una intensa emozione; sembra una ragazzina impreparata alle carezze intime.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> <<Non essere rude con me, non farmi male>> << Non potrei mai farti del male>> rispondo.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> È Lidia a tirarmi verso di sé, e poi sopra, prendendomi per le spalle. Scosta le ginocchia che si aprono facendomi posto. Spingo lentamente, la sento cedere, accogliermi generosa, calda per poi rilassarsi all’effetto e all’insistenza naturale del gesto, ogni tensione scompare dal corpo di lei; un leggero mugolio prende ad uscire dal fondo della gola. Ci muoviamo all’unisono, in un ritmo naturale, fremente, passionale, incalzante, a momenti scomposto eppure appagante, antico e spontaneo come l'uomo. Il mio corpo è scosso da un tremito convulso, lei emette un grido sommesso. Ci fermiamo esausti, distesi l’uno accanto all’altra. Ci rintaniamo sotto il piumino con il sudore che si raffredda sui nostri corpi. Il respiro piano piano torna regolare. Si accoccola contro il mio corpo, la sua gamba accavallata alla mia, il suo sesso umido e caldo premuto appena sopra il mio ginocchio, il braccio sopra il mio petto, il seno lo sento morbido premere sul fianco, la testa é adagiata sull'incavo della mia spalla, i suoi capelli spettinati mi solleticano il viso. Ci appisoliamo.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Il suono del messaggio in arrivo al cellulare di Lidia ci sorprende. Stanno partendo, ci alziamo in fretta non c’è più tempo per nulla. La guardo che si infila le mutandine, recupera reggiseno e collant, si infila l’abito blu ridendo mi dice <<Quello che è rimasto lo porto via con me>> Non capisco cosa intende. In un attimo ha ripreso la sua età e il ruolo di mamma. Desidero questa femmina, con rammarico penso che non può essere solo mia.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Recupera gli orecchini, mette le scarpe e prende la pochette dal mobile d'ingresso, veloci usciamo. </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Mentre attendiamo che passi Marco per poterci accodare e arrivare a casa assieme, ci baciamo in auto incoscientemente, sfidando il pericolo di essere riconosciuti.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> La notte è fredda, la nebbia cade a terra in goccioline fini, inumidendo tutto. Li vediamo, seguiamo la loro auto. Davanti a casa, Marco scende anche Marta scende, gli prende entrambe le mani lo tira vicino, si alza in punta di piedi gli si appoggia e gli regala un bacio casto, ma sulla bocca. Leggo il labiale di Marta, lo ripeto ad alta voce a beneficio di Lidia: <<Grazie per questa magnifica serata!!>> </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Lidia apre la portiera, scende, chiama Marco; si abbassa per dirmi un’ultima cosa. Ha il viso della leonessa a cui stanno sottraendo il cucciolo. La frase é rivolta a me, ma prende in giro Marta imitandone la voce, mimando il suo modo di fare; con un vezzo da smorfiosa, le fa il verso: << Grazie per questa magnifica serata!!>> Ride di gusto. Salgono le scale insieme, li vedo sorridenti. Passa un braccio sulle spalle del figlio. Mentre lui le apre il portone, l’altro braccio lo porta dietro la schiena per non fargli vedere la mano, ha il palmo chiaro e la fede nuziale gialla al dito, mi saluta con il gesto. Scompare nel portone. Ora capisco cosa voleva dirmi prima. Ha portato a casa sua, in se, un po del mio seme.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong></strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> E' passato un anno; faccio ancora su e giù dalla città. Rarissimamente vengono a sedersi insieme accanto a me, viaggiano separati, con i loro coetanei; noi lavoratori pendolari amiamo la quiete, dormicchiamo nel penultimo vagone. Li trasporto in caso di bisogno e, quando capita, sono felice di averli con me. Marta viene a sedersi vicino se deve ripassare la lezione in tranquillità. Li ho osservati, si salutano freddi e secchi se sono in compagnia di altre persone, credo siano gelosi ed esclusivi della loro amicizia; le mie fonti sicure riferiscono che chattano fra loro tutte le sere e spesso fino oltre mezzanotte. L’ estate scorsa sono andati insieme, sorvegliati a distanza in giro in Italia per vacanza. La stessa fonte afferma che in camera di Marco c’è un disegno incorniciato realizzato a carboncino (un altro, praticamente uguale, l’ha Marta): nella parte inferiore c'è una libellula che suona il violino cavalcando un geco guidandolo con le redini, sopra, da dietro un pentagramma un gatto -una Lince, afferma Marta- li guarda e con la zampa fa cadere le note dallo spartito. </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Sentendola ripetutamente, comincio ad apprezzare la musica classica, con Marco e sua madre andiamo a tutti i concerti di Marta, non ne abbiamo mai saltato uno.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> Alcune mattine, una macchina parcheggia al posto riservato ai taxi, ne scende una signora, prendiamo il primo caffè insieme, parlando del tempo e dei titoli dei giornali, poi, contento prendo il treno delle 6 e 12. Da parte mia, due volte la settimana faccio la spesa in un supermercato, mi faccio servire dalla mia commessa preferita, ogni volta gioca con la fede nuziale, la fa girare sul dito, la sfila fino alla nocca per poi rispingerla fino in fondo; mentre lo fa mi sorride e in fondo agli occhi verdi mi pare di scorgere lampi di smeraldo color desiderio.</strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> </strong></span></p><p><span style="font-size: 15px"><strong> P.S. : Se vi capita di uscire per una passeggiata a Milano in corso Como, o in galleria, oppure a Roma sul ponte Milvio, a Pisa in piazza dei Miracoli , o in giro in posti simili, potreste incontrare una coppia di artisti. Li riconoscete: lei è una carina, magra con i capelli lunghi tirati su, lui è un biondino robusto e impacciato, indossano i jeans che usano adesso, strappati con le ginocchia che escono fuori, hanno la faccia da seconda liceo; lei manderà lui a chiedervi se volete farvi fare un ritratto a carboncino; se accettate, mentre posate, potrete ascoltare lei che suona una melodia al violino. La custodia dello strumento é aperta vicino a loro. Raccolgono soldi per andare in Giappone l'estate prossima; un viaggio di studio, dicono, per impararare la tecnica per produrre cortometraggi di cartoni animati e per i concerti della filarmonica; personalmente sono convinto ci sia anche altro. Hanno già trovato chi finanzia il viaggio: è una coppia di amanti che però vogliono mantenere nel modo piu assoluto l'anonimato. Voi non fatevi troppo pregare, date con generosità quello che potete in modo che possano soggiornare lì almeno un paio di mesi</strong>. </span></p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ce-ci, post: 16744512, member: 312713"] [B][SIZE=5]La moglie di una sera[/SIZE]. (il seguito)[/B] [SIZE=4][B] Ora ho fretta di arrivare, il traffico è scorrevole, pregusto la gioia di trovarmi solo con Lidia. Sento che il tempo è poco ne vorrei di più da passare con lei. La serata e fredda, la nebbiolina tipica della pianura padana avvolge e sfuma le luci della strada e delle altre automobili, ci isola dal resto del mondo. Fermo al semaforo la guardo, l’espressione é calma e seria, il viso appare delicato con le labbra rosee, spiccano i grandi occhi verdi. La pelle delle braccia è sottile, sotto si intravedono muscoli e tendini, spiccano minuscoli nei. Si è accoccolata sul sedile, ha tolto le scarpe, sono nuove e non si sono ancora adattate al piede. Parliamo di Marco e Marta, possiedono il mondo e hanno la vita aperta davanti, siamo orgogliosi della felicità che esprimevano stasera. Aziono il telecomando ed entriamo in garage, la porta si chiude alle nostre spalle ora siamo veramente soli. Scendiamo dall'auto. Accendo la luce della scala interna, è al mio fianco con le scarpe e la pochette insieme nella mano sinistra, appare intimidita. Le prendo fra i miei palmi la sua mano libera, dolcemente le faccio strada salendo le scale. Giunti in cima pigio gli interruttori illuminando tutte le stanze. << Esploro la casa. >> mi dice posando le scarpe a terra e appoggiando la pochette sul mobiletto. Guarda le foto che sono sul mobile e appese al muro, di alcune sfiora la cornice con la punta delle dita. <<Fai con calma, non ti perdi di certo… io accendo il fuoco nel caminetto>>. Velocemente metto gli asciugamani puliti nel bagno e alzo di un paio i gradi il termostato anche se gia così la casa è calda e mi pare accogliente; inserisco la presa e l’albero di natale; inizia a lampeggiare di mille barlumi multicolori. Cammina scalza e leggera, la sento che apre tutte le porte delle stanze, entra nella camera dei bambini, la lascio fare. In cucina preparo un piattino con quello che ho in casa, qualche salatino e olive in salamoia; apro la bottiglia di vino che è sul fondo del frigo, un “Greco di Tufo”. Lo verso in un grande calice di vetro sottile, berremo insieme da qui. Sento che mi dice: <<Uso il bagno>>. << Fai come fosse casa tua. Preparo qualcosa. >> le rispondo mentre tolgo la tovaglietta dal cassetto. Porto i piattini ed il calice in salotto, li appoggio sul tavolino basso vicino al caminetto. Passando guardo nella porta del bagno, non è chiusa. Lidia è davanti allo specchio del lavabo, si esamina il viso e i capelli, ha tolto gli orecchini, intuisce la mia presenza si gira e mi sorride; un sorriso tirato e timido un espressione da cui traspare tutta la sua ansia. La rassicuro. << Va tutto bene. Rilassati e stai sicura, facciamo solo quello che desideri>>. Suonano alla porta. <<Mettiti comoda>>Le dico allontanandomi per andare ad aprire. Mentre parlo con il ragazzo che consegna il cibo, la sento che mi parla, ma non riesco a capire cosa dice, cerco il denaro per pagare, poi, siamo nuovamente soli. <<La camicia. Va Bene??>> <<Non so bene cosa significhi, ma va sicuramente bene! Sei libera di fare quello che vuoi in questa casa.>> rispondo. In cucina metto la nostra cena in un vassoio, lo porto sul tavolino vicino ai salatini. Al posto dei piatti singoli e posate, useremo gli stuzzicadenti e le mani. <<E’ pronto! >>annuncio. Visto che non appare, vado a cercarla. La incontro fuori dalla camera da letto. Si è infilata una mia camicia. Era, pulita, ripiegata e appoggiata a lato dell'armadio pronta per essere messa il prossimo giorno lavorativo. Il suo vestito è steso sul bordo del letto sopra il piumone; sulla sedia vedo i collant neri e il reggiseno sulla spalliera. <<Sei meravigliosa>> le dico; la abbraccio stringendola dolcemente avvolgendola con le mie braccia. Sento che lei risponde all’abbraccio cingendomi e passandomi le mani sulla schiena; vorrei baciarla ma ha il viso stretto alla mia spalla, alla prima opportunità devo farlo, mi dico. La camicia da lavoro è felpata a quadrettoni tipo le stoffe dei clan scozzesi. A me va bene, ma è grandissima per lei. Ha risvoltato più volte i polsini dalle maniche fino ai gomiti, ma ancora non basta. La trovo incantevole nel mio indumento, glielo dico. <<Ora ho fame.>> mi dice per schernirsi. La porto nel salotto. Ci sediamo sul tappeto con la schiena appoggiata al divano; davanti a noi il caminetto sprigiona un bel calore, il ceppo arde e le fiamme guizzano pigre. Il tavolino è al mio fianco, le passo le olive e poi tutto quello che mi chiede. È sorpresa dal dover bere il vino dallo stesso enorme calice, lo fa con piacere anche se ne manda giù solo un sorso. Mangiamo quello che ci hanno portato, il piatto del giorno. Sono polpettine grandi circa come una noce di manzo e patate aromatizzate con semi di finocchio; sono davvero gustose e particolari nel sapore, le appreziamo tanto da svuotare rapidamente il vassoio. Devo alzarmi per prenderle dell’acqua naturale, ne approfitto per portare anche dei dolcetti che ho in casa, sono biscotti natalizi alle spezie ricoperti di cioccolato; una specialità scandinava, mi hanno detto. Sono gradevoli, leggeri; hanno l'aroma della cannella e il dolceamaro del cacao forte. Mangiando la tensione si è sciolta, ho potuto godermela con gli occhi. I piedi, appoggiati al gradino del caminetto per riscaldarli sono graziosi, ben formati, hanno dita piccolissime e le unghie smaltate dello stesso colore delle mani. La camicia lascia scoperte le gambe, sono bianchissime, evidentemente non è stata al sole da molto tempo, le caviglie hanno le ossa in risalto; le ginocchia leggermente gemelle fanno bella mostra di sé; le cosce hanno la struttura tipica della maturità femminile, la pelle perlacea appare vellutata devo fare uno sforzo insostenibile per non accarezzarle. Mentre le passo i biscotti ho notato che con il movimento del braccio, dall’ampiezza della camicia si intravede un seno nudo; ho cercato di resistere e non puntare lì lo sguardo, ma la libidine ha vinto. Si è accorta, ha stretto gli occhi e ha abbozzato un mezzo sorriso. Guidato dall’istinto ho avvicinato il viso per baciarla, mi è venuta incontro con la bocca; l’ho baciata, all'inizio timidamente, poi, rassicurato dalla sua risposta, con tutta la passione che sento per lei e che voglio dimostrarle. <<Credevo dovessi farlo io>> mi ha detto prendendomi in giro quando ci siamo staccati. Dato che i miei occhi non si staccano dalla pelle candida che fa capolino della camicia, ha infilato con fare sornione e malizioso la mano fra i bottoni e partendo dall’alto man mano con studiata lentezza ha iniziato a slacciati. Ne é sbucato Il seno piccolo e niveo. É sormontato da grandi aureole di un delicato rosa pallido per sfumare verso i capezzoli in una tonalità più intensa; questi, color nocciola, forse per lo sfregamento con la stoffa ruvida sono eretti e raffrontati con i seni appaiono enormi. <<Sei Bellissima>> sono riuscito a dirle. Non ho potuto fare a meno di appoggiarci la bocca, baciarli e poi avidamente a succhiarli. Mi ha preso la testa fra le mani e, nonostante mi opponessi, mi ha staccato. <<Sei divertente.>> aggiungendo: << non lasciarmi segni>> Le ho passato il calice con il vino, questa volta ha bevuto, anche io ho bevuto cercando sul bordo il segno delle sue labbra per sovrapporre le mie. Accortasi, ha commentato: << sei piacevole con le tue attenzioni>> La camicia troppo abbondante per il sua corpo penzola dalle spalle e se prima chiusa faticava a coprirla, ora sbottonata la lascia abbondantemente esposta al mio sguardo. Le mutandine sono bianche con l'elastico alto in vita, coprono metà del pancino mentre sui fianchi sono sgambatissime; sono appoggiate sulle ossa delle anche sporgenti; la stoffa leggera é impreziosita con merletti in rilievo soffici ed elaborati con l'eleganza frivola tipica degli indumenti intimi femminili. Non posso esentarmi dal fissare la sporgenza del monte di venere e più giù il rigonfiamento. Una collinetta paffuta, divisa verticalmente da uno spacco invitante che la divide in due metà. La compattezza della trama impedisce di vedere, tuttavia nulla può celare il caldo tesoro e la promessa di lussuria che c'è lì sotto. Se né accorta del mio sguardo avido, intuisco che le fa piacere sentirsi desiderata. Si alza, mi tende la mano aiutandomi a fare altrettanto. Le dico: <<Ti voglio, sei adorabile.>> In un bisbiglio corregge: << Ci vogliamo>> Mano nella mano andiamo in camera, spengo l’interruttore lasciando la porta spalancata in modo che la luce arrivi indiretta, provenendo riflessa dalle altre stanze; sposta il piumone e il vestito che aveva appoggiato sul letto, si siede sul bordo, con un gesto della mano mi invita a fare altrettanto. Mentre ci baciamo, le tolgo le mutandine, mi aiuta a spogliarmi; senza che le bocche si separino ci sdraiamo sulla schiena, ora è vestita solo del girocollo. Con la mano cerco il seno lo accarezzo, stringo i capezzoli fra le dita. Poi scendo sulla pancia e poi più giù . Al tatto i peli sono corti, fini e radi. La mano ingorda cerca l’intimità più segreta. Voglio goderla anche con gli occhi, mi stacco dalla sua bocca per guardarla e gustarmela; immediatamente noto una spessa riga bianca nel basso ventre appena sopra l’inizio pei peli del pube, è orizzontale attraversa la pancia da un’anca all’altra. La sfioro delicato con la punta delle dita. <<Ti fa male?>> <<No, è la cicatrice del cesareo, il tatuaggio che mi ha regalo Marco>>la voce si incrina << non potrò mai regalargli un fratello>>. Sono stato improvvido, non volevo ricordarle nulla di triste, ma lei è forte, sento le sue mani fra i peli del mio petto. Mi tira a se. Il naso capta la calda fragranza del corpo femminile, istintivamente mi lascio sfuggire un gemito. La mano autonoma scorre sulla curva della schiena scendendo fino ad assaporare il calore fra la piega del corpo. Le natiche sono tonde riempiono e sbordano dalle mani ingorde, al tocco dei polpastrelli la pelle é vellutata, morbida. Le cosce si dischiudono con un dolce movimento, le dita esplorano il soffice nido che è celato dove le gambe si incontrano. Ha le guance in fiamme e le labbra tremanti scossa da una intensa emozione; sembra una ragazzina impreparata alle carezze intime. <<Non essere rude con me, non farmi male>> << Non potrei mai farti del male>> rispondo. È Lidia a tirarmi verso di sé, e poi sopra, prendendomi per le spalle. Scosta le ginocchia che si aprono facendomi posto. Spingo lentamente, la sento cedere, accogliermi generosa, calda per poi rilassarsi all’effetto e all’insistenza naturale del gesto, ogni tensione scompare dal corpo di lei; un leggero mugolio prende ad uscire dal fondo della gola. Ci muoviamo all’unisono, in un ritmo naturale, fremente, passionale, incalzante, a momenti scomposto eppure appagante, antico e spontaneo come l'uomo. Il mio corpo è scosso da un tremito convulso, lei emette un grido sommesso. Ci fermiamo esausti, distesi l’uno accanto all’altra. Ci rintaniamo sotto il piumino con il sudore che si raffredda sui nostri corpi. Il respiro piano piano torna regolare. Si accoccola contro il mio corpo, la sua gamba accavallata alla mia, il suo sesso umido e caldo premuto appena sopra il mio ginocchio, il braccio sopra il mio petto, il seno lo sento morbido premere sul fianco, la testa é adagiata sull'incavo della mia spalla, i suoi capelli spettinati mi solleticano il viso. Ci appisoliamo. Il suono del messaggio in arrivo al cellulare di Lidia ci sorprende. Stanno partendo, ci alziamo in fretta non c’è più tempo per nulla. La guardo che si infila le mutandine, recupera reggiseno e collant, si infila l’abito blu ridendo mi dice <<Quello che è rimasto lo porto via con me>> Non capisco cosa intende. In un attimo ha ripreso la sua età e il ruolo di mamma. Desidero questa femmina, con rammarico penso che non può essere solo mia. Recupera gli orecchini, mette le scarpe e prende la pochette dal mobile d'ingresso, veloci usciamo. Mentre attendiamo che passi Marco per poterci accodare e arrivare a casa assieme, ci baciamo in auto incoscientemente, sfidando il pericolo di essere riconosciuti. La notte è fredda, la nebbia cade a terra in goccioline fini, inumidendo tutto. Li vediamo, seguiamo la loro auto. Davanti a casa, Marco scende anche Marta scende, gli prende entrambe le mani lo tira vicino, si alza in punta di piedi gli si appoggia e gli regala un bacio casto, ma sulla bocca. Leggo il labiale di Marta, lo ripeto ad alta voce a beneficio di Lidia: <<Grazie per questa magnifica serata!!>> Lidia apre la portiera, scende, chiama Marco; si abbassa per dirmi un’ultima cosa. Ha il viso della leonessa a cui stanno sottraendo il cucciolo. La frase é rivolta a me, ma prende in giro Marta imitandone la voce, mimando il suo modo di fare; con un vezzo da smorfiosa, le fa il verso: << Grazie per questa magnifica serata!!>> Ride di gusto. Salgono le scale insieme, li vedo sorridenti. Passa un braccio sulle spalle del figlio. Mentre lui le apre il portone, l’altro braccio lo porta dietro la schiena per non fargli vedere la mano, ha il palmo chiaro e la fede nuziale gialla al dito, mi saluta con il gesto. Scompare nel portone. Ora capisco cosa voleva dirmi prima. Ha portato a casa sua, in se, un po del mio seme. E' passato un anno; faccio ancora su e giù dalla città. Rarissimamente vengono a sedersi insieme accanto a me, viaggiano separati, con i loro coetanei; noi lavoratori pendolari amiamo la quiete, dormicchiamo nel penultimo vagone. Li trasporto in caso di bisogno e, quando capita, sono felice di averli con me. Marta viene a sedersi vicino se deve ripassare la lezione in tranquillità. Li ho osservati, si salutano freddi e secchi se sono in compagnia di altre persone, credo siano gelosi ed esclusivi della loro amicizia; le mie fonti sicure riferiscono che chattano fra loro tutte le sere e spesso fino oltre mezzanotte. L’ estate scorsa sono andati insieme, sorvegliati a distanza in giro in Italia per vacanza. La stessa fonte afferma che in camera di Marco c’è un disegno incorniciato realizzato a carboncino (un altro, praticamente uguale, l’ha Marta): nella parte inferiore c'è una libellula che suona il violino cavalcando un geco guidandolo con le redini, sopra, da dietro un pentagramma un gatto -una Lince, afferma Marta- li guarda e con la zampa fa cadere le note dallo spartito. Sentendola ripetutamente, comincio ad apprezzare la musica classica, con Marco e sua madre andiamo a tutti i concerti di Marta, non ne abbiamo mai saltato uno. Alcune mattine, una macchina parcheggia al posto riservato ai taxi, ne scende una signora, prendiamo il primo caffè insieme, parlando del tempo e dei titoli dei giornali, poi, contento prendo il treno delle 6 e 12. Da parte mia, due volte la settimana faccio la spesa in un supermercato, mi faccio servire dalla mia commessa preferita, ogni volta gioca con la fede nuziale, la fa girare sul dito, la sfila fino alla nocca per poi rispingerla fino in fondo; mentre lo fa mi sorride e in fondo agli occhi verdi mi pare di scorgere lampi di smeraldo color desiderio. P.S. : Se vi capita di uscire per una passeggiata a Milano in corso Como, o in galleria, oppure a Roma sul ponte Milvio, a Pisa in piazza dei Miracoli , o in giro in posti simili, potreste incontrare una coppia di artisti. Li riconoscete: lei è una carina, magra con i capelli lunghi tirati su, lui è un biondino robusto e impacciato, indossano i jeans che usano adesso, strappati con le ginocchia che escono fuori, hanno la faccia da seconda liceo; lei manderà lui a chiedervi se volete farvi fare un ritratto a carboncino; se accettate, mentre posate, potrete ascoltare lei che suona una melodia al violino. La custodia dello strumento é aperta vicino a loro. Raccolgono soldi per andare in Giappone l'estate prossima; un viaggio di studio, dicono, per impararare la tecnica per produrre cortometraggi di cartoni animati e per i concerti della filarmonica; personalmente sono convinto ci sia anche altro. Hanno già trovato chi finanzia il viaggio: è una coppia di amanti che però vogliono mantenere nel modo piu assoluto l'anonimato. Voi non fatevi troppo pregare, date con generosità quello che potete in modo che possano soggiornare lì almeno un paio di mesi[/B]. [/SIZE] [SIZE=5][U][/U][/SIZE] [/QUOTE]
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