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Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
La prima vacanza trasgressiva - Introduzione
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<blockquote data-quote="selpot" data-source="post: 17072792" data-attributes="member: 283814"><p>Ammissioni, dettagli proibiti, preferenze, svelamenti, il tutto racchiuso in un bilancio: era ciò che desideravo impetuosamente ottenere durante il nostro viaggio di ritorno.</p><p></p><p>Morivo dalla smania di saperne di più, dalla voglia di conoscere ogni sensazione taciuta e custodita nella sua mente, di sapere quali fossero state le ragioni delle sue scelte, delle sue provocazioni, della sua crescente metamorfosi; ma Diana conquistò fin da subito l'egemonia sugli argomenti da trattare in macchina, immergendosi senza indugio in discorsi riguardanti le pulizie della sua cameretta, i prossimi compleanni dei parenti o i problemi di lavoro. Sembrava provenissimo da una comune vacanza priva di sussulti, oppure da una sagra mangereccia o da un centro commerciale. Dopo 5 minuti di percorso lei era già tornata quella di sempre, con il suo cervello in pieno fervore tra impegni da programmare, faccende da sbrigare, appuntamenti ormai improrogabili e guai familiari.</p><p></p><p>Paradossalmente non mi sentii del tutto deluso dal suo atteggiamento: al contrario iniziai ad avvertire un'anomala e profonda eccitazione nel pensare che la comune e trascurata ragazza acqua e sapone al mio fianco, che si stava rituffando nei normali impegni di vita quotidiana, era la stessa che fino a pochi minuti prima si mostrava completamente nuda in acqua in mezzo a sei ragazzi che si masturbavano, che si era esibita in un nudo integrale sul lettino di uno stabilimento a pochi centimetri dal bagnino, che aveva passeggiato in topless e perizoma da sola sulla battigia per chilometri, fino a raggiungere i suoi pescatori preferiti, pur di sfoggiare spudoratamente davanti a loro il suo sedere e le sue tettone. Questa sorta di doppia personalità che avvertivo affiorare in lei mi galvanizzava e scatenava in me le fantasie più irruente e passionali.</p><p></p><p>Ebbi come la sensazione che la sua improvvisa e ritrovata normalità fosse soltanto una tattica, uno strano gioco che mi piaceva, se gioco fosse stato: tornare ad apparire come la seria, umile, sottovalutata Diana, che snobba o nasconde l'argomento più scontato e coinvolgente in quel momento, per rispolverarlo magari nelle giuste occasioni o nei momenti d'intimità... una strategia molto accattivante e suggestiva!</p><p></p><p>E se invece mi stavo solo illudendo!? In fondo la mia, più che una sensazione era una speranza, non supportata da suoi segnali inequivocabili o da sguardi provocanti. La convinzione e la naturalezza con cui Diana parlava delle sue colleghe, dei panni da lavare o di autovelox poteva significare realmente aver chiuso i battenti di una settimana particolare ma già lasciata alle spalle, a favore di un ricatapultarsi all'indietro verso la routine e le abitudini di sempre, comprese quelle puramente balneari.</p><p></p><p>La tentazione di incanalare il dialogo verso temi a me più congeniali divenne insistente e difficilmente gestibile, ma temendo di spezzare determinati equilibri, decisi di accontentarmi degli immensi doni ricevuti fino a pochi minuti prima e di sostenere ed alimentare i suoi argomenti, confidando in momenti migliori per soddisfare la mia brama di sapere, di capire, di approfondire tutto ciò che aveva balenato nei suoi pensieri durante la vacanza.</p><p></p><p>Spinto da un'attrazione atipica, quasi involontaria, mi giravo sovente verso di lei per osservare il suo corpo, apparentemente diverso dal solito, ai miei occhi: eppure per almeno una decina di volte, di ritorno dal mare, l'avevo ricordata con un paio di pantaloncini ed una vecchia t-shirt che copriva il reggiseno di un costume: cosa mi arrapava così tanto di una innocua immagine trita e ritrita? Forse l'idea che sotto quella maglietta sformata si nascondevano due grandi seni stavolta abbronzati, che si erano mostrati liberamente e senza alcuna remora a decine di persone, a ragazzi allupati ed intraprendenti, a pescatori, a padri di famiglia, bagnini, persino a qualche anziano... e quei pantaloncini celavano un sedere che finalmente aveva potuto scoprirsi, sentire il calore del sole e sul quale erano caduti centinaia di sguardi calamitati.</p><p></p><p>A proposito: pensai che al mio ritorno sarebbe stato urgente ed opportuno dedicarmi ad un rinnovo e soprattutto ad un deciso stravolgimento del "parco bikini" di Diana, nel quale avrebbero dovuto d'ora in avanti prevalere in modo considerevole perizomi: così facendo avrei potuto scoraggiarla a percorrere eventuali passi indietro ed incentivarla a gettare via quegli odiosi mutandoni sfibrati e malconci che l'avevano contraddistinta fin dall'adolescenza su ogni spiaggia. Certo, anche in questo caso dovevo cercare di essere ponderato e di non esagerare nella quantità e nelle dimensioni: questo genere di iniziative da parte mia non era mai stato gradito precedentemente, in quelle rare occasioni in cui le avevo consegnato un pacchetto con dentro un paio di autoreggenti o una chemise trasparente. Mi tornarono alla mente con preoccupazione alcune delle sue sfuriate più categoriche, talmente inesplicabili e mortificanti da rovinarmi intere serate o settimane.</p><p></p><p>"Lo vuoi capire che sono ridicola con questa roba addosso? Se non ho mai messo piede in un negozio di intimo ci sarà un motivo..."</p><p></p><p>"Se provi a ripresentarti con un regalo del genere, ti lascio, sei avvertito: io sto bene con le mie tute, i miei calzini ed i miei jeans, tutto ciò che è sexy non mi appartiene e mi imbarazza"</p><p></p><p>"Accettami come sono perché io non cambierò MAI, né per te, né per chiunque altro: quindi se hai determinate esigenze hai sbagliato persona"</p><p></p><p>Facile a dirsi all'epoca, difficile da credere ormai, dopo una settimana di inaspettata ma altissima carica erotica. La sua coerenza e risolutezza nel rifiuto della sua femminilità sembravano misteriosamente dissolte. Tale constatazione mi costringeva tuttavia a valutare anche un aspetto nuovo del carattere di Diana: l'imprevedibilità, finora del tutto sconosciuta, mai emersa né minimamente trapelata prima della vacanza. Le sue volontarie e compiaciute esibizioni avrebbero dovuto convincermi che la strada era finalmente in discesa per me e per le mie aspettative e che avevo appena vissuto solo l'inizio di un percorso colmo di libidine e di esperienze trasgressive.</p><p></p><p>Eppure mi sembrava tutto troppo bello per essere vero, non mi fidavo pienamente delle ovvie considerazioni che si raggiungono dopo aver tirato le somme... no, qualcosa mi diceva che stava per arrivare il momento più difficile: nuovi e complicati ostacoli mi attendevano e dovevo essere abile ed equilibrato nel gestirli e superarli in maniera vincente. Mi sentivo decisamente in apprensione: Diana sembrava avesse già cancellato tutto, dimenticato i suoi topless , ogni sguardo sul suo corpo, ogni erezione provocata, come non fossero mai avvenuti e questa consapevolezza era suffragata dalle solite chiacchiere piatte e banali sulla quotidianità che ero pressoché costretto ad ascoltare da quasi due ore.</p><p></p><p>Inoltre, il pensiero di dover rientrare ognuno a casa propria e di trascorrere almeno una settimana a distanza obbligata a causa dei reciproci impegni di lavoro innescava in me una cospicua dose di pessimismo. Peccato: se avessimo convissuto oppure se fossimo stati liberi di vederci almeno di sera avrei potuto tenere viva la fiammella, convogliando la memoria ed il dialogo sui temi caldi che mi interessava sviluppare ad ogni costo. Mi venne voglia di chiederle di colpo cosa ne pensasse di andare a convivere, ma il mio innato bisogno di libertà e quel briciolo di coscienza residuo che avvertivo soffocarono sul nascere la mia folle ed azzardata pianificazione.</p><p></p><p>La totale assenza di fremiti e di civetteria ci condusse fino a sera, affiancata da una crescente stanchezza reciproca che scoraggiò qualunque iniziativa da parte mia: dopo aver portato i bagagli di Diana nella sua camera mi fermai solo per pochi minuti per un rapido resoconto geografico della vacanza con i suoi genitori: mi accompagnò poi alla porta e ci congedammo sorridenti e sereni, come sempre, ahimè...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="selpot, post: 17072792, member: 283814"] Ammissioni, dettagli proibiti, preferenze, svelamenti, il tutto racchiuso in un bilancio: era ciò che desideravo impetuosamente ottenere durante il nostro viaggio di ritorno. Morivo dalla smania di saperne di più, dalla voglia di conoscere ogni sensazione taciuta e custodita nella sua mente, di sapere quali fossero state le ragioni delle sue scelte, delle sue provocazioni, della sua crescente metamorfosi; ma Diana conquistò fin da subito l'egemonia sugli argomenti da trattare in macchina, immergendosi senza indugio in discorsi riguardanti le pulizie della sua cameretta, i prossimi compleanni dei parenti o i problemi di lavoro. Sembrava provenissimo da una comune vacanza priva di sussulti, oppure da una sagra mangereccia o da un centro commerciale. Dopo 5 minuti di percorso lei era già tornata quella di sempre, con il suo cervello in pieno fervore tra impegni da programmare, faccende da sbrigare, appuntamenti ormai improrogabili e guai familiari. Paradossalmente non mi sentii del tutto deluso dal suo atteggiamento: al contrario iniziai ad avvertire un'anomala e profonda eccitazione nel pensare che la comune e trascurata ragazza acqua e sapone al mio fianco, che si stava rituffando nei normali impegni di vita quotidiana, era la stessa che fino a pochi minuti prima si mostrava completamente nuda in acqua in mezzo a sei ragazzi che si masturbavano, che si era esibita in un nudo integrale sul lettino di uno stabilimento a pochi centimetri dal bagnino, che aveva passeggiato in topless e perizoma da sola sulla battigia per chilometri, fino a raggiungere i suoi pescatori preferiti, pur di sfoggiare spudoratamente davanti a loro il suo sedere e le sue tettone. Questa sorta di doppia personalità che avvertivo affiorare in lei mi galvanizzava e scatenava in me le fantasie più irruente e passionali. Ebbi come la sensazione che la sua improvvisa e ritrovata normalità fosse soltanto una tattica, uno strano gioco che mi piaceva, se gioco fosse stato: tornare ad apparire come la seria, umile, sottovalutata Diana, che snobba o nasconde l'argomento più scontato e coinvolgente in quel momento, per rispolverarlo magari nelle giuste occasioni o nei momenti d'intimità... una strategia molto accattivante e suggestiva! E se invece mi stavo solo illudendo!? In fondo la mia, più che una sensazione era una speranza, non supportata da suoi segnali inequivocabili o da sguardi provocanti. La convinzione e la naturalezza con cui Diana parlava delle sue colleghe, dei panni da lavare o di autovelox poteva significare realmente aver chiuso i battenti di una settimana particolare ma già lasciata alle spalle, a favore di un ricatapultarsi all'indietro verso la routine e le abitudini di sempre, comprese quelle puramente balneari. La tentazione di incanalare il dialogo verso temi a me più congeniali divenne insistente e difficilmente gestibile, ma temendo di spezzare determinati equilibri, decisi di accontentarmi degli immensi doni ricevuti fino a pochi minuti prima e di sostenere ed alimentare i suoi argomenti, confidando in momenti migliori per soddisfare la mia brama di sapere, di capire, di approfondire tutto ciò che aveva balenato nei suoi pensieri durante la vacanza. Spinto da un'attrazione atipica, quasi involontaria, mi giravo sovente verso di lei per osservare il suo corpo, apparentemente diverso dal solito, ai miei occhi: eppure per almeno una decina di volte, di ritorno dal mare, l'avevo ricordata con un paio di pantaloncini ed una vecchia t-shirt che copriva il reggiseno di un costume: cosa mi arrapava così tanto di una innocua immagine trita e ritrita? Forse l'idea che sotto quella maglietta sformata si nascondevano due grandi seni stavolta abbronzati, che si erano mostrati liberamente e senza alcuna remora a decine di persone, a ragazzi allupati ed intraprendenti, a pescatori, a padri di famiglia, bagnini, persino a qualche anziano... e quei pantaloncini celavano un sedere che finalmente aveva potuto scoprirsi, sentire il calore del sole e sul quale erano caduti centinaia di sguardi calamitati. A proposito: pensai che al mio ritorno sarebbe stato urgente ed opportuno dedicarmi ad un rinnovo e soprattutto ad un deciso stravolgimento del "parco bikini" di Diana, nel quale avrebbero dovuto d'ora in avanti prevalere in modo considerevole perizomi: così facendo avrei potuto scoraggiarla a percorrere eventuali passi indietro ed incentivarla a gettare via quegli odiosi mutandoni sfibrati e malconci che l'avevano contraddistinta fin dall'adolescenza su ogni spiaggia. Certo, anche in questo caso dovevo cercare di essere ponderato e di non esagerare nella quantità e nelle dimensioni: questo genere di iniziative da parte mia non era mai stato gradito precedentemente, in quelle rare occasioni in cui le avevo consegnato un pacchetto con dentro un paio di autoreggenti o una chemise trasparente. Mi tornarono alla mente con preoccupazione alcune delle sue sfuriate più categoriche, talmente inesplicabili e mortificanti da rovinarmi intere serate o settimane. "Lo vuoi capire che sono ridicola con questa roba addosso? Se non ho mai messo piede in un negozio di intimo ci sarà un motivo..." "Se provi a ripresentarti con un regalo del genere, ti lascio, sei avvertito: io sto bene con le mie tute, i miei calzini ed i miei jeans, tutto ciò che è sexy non mi appartiene e mi imbarazza" "Accettami come sono perché io non cambierò MAI, né per te, né per chiunque altro: quindi se hai determinate esigenze hai sbagliato persona" Facile a dirsi all'epoca, difficile da credere ormai, dopo una settimana di inaspettata ma altissima carica erotica. La sua coerenza e risolutezza nel rifiuto della sua femminilità sembravano misteriosamente dissolte. Tale constatazione mi costringeva tuttavia a valutare anche un aspetto nuovo del carattere di Diana: l'imprevedibilità, finora del tutto sconosciuta, mai emersa né minimamente trapelata prima della vacanza. Le sue volontarie e compiaciute esibizioni avrebbero dovuto convincermi che la strada era finalmente in discesa per me e per le mie aspettative e che avevo appena vissuto solo l'inizio di un percorso colmo di libidine e di esperienze trasgressive. Eppure mi sembrava tutto troppo bello per essere vero, non mi fidavo pienamente delle ovvie considerazioni che si raggiungono dopo aver tirato le somme... no, qualcosa mi diceva che stava per arrivare il momento più difficile: nuovi e complicati ostacoli mi attendevano e dovevo essere abile ed equilibrato nel gestirli e superarli in maniera vincente. Mi sentivo decisamente in apprensione: Diana sembrava avesse già cancellato tutto, dimenticato i suoi topless , ogni sguardo sul suo corpo, ogni erezione provocata, come non fossero mai avvenuti e questa consapevolezza era suffragata dalle solite chiacchiere piatte e banali sulla quotidianità che ero pressoché costretto ad ascoltare da quasi due ore. Inoltre, il pensiero di dover rientrare ognuno a casa propria e di trascorrere almeno una settimana a distanza obbligata a causa dei reciproci impegni di lavoro innescava in me una cospicua dose di pessimismo. Peccato: se avessimo convissuto oppure se fossimo stati liberi di vederci almeno di sera avrei potuto tenere viva la fiammella, convogliando la memoria ed il dialogo sui temi caldi che mi interessava sviluppare ad ogni costo. Mi venne voglia di chiederle di colpo cosa ne pensasse di andare a convivere, ma il mio innato bisogno di libertà e quel briciolo di coscienza residuo che avvertivo soffocarono sul nascere la mia folle ed azzardata pianificazione. La totale assenza di fremiti e di civetteria ci condusse fino a sera, affiancata da una crescente stanchezza reciproca che scoraggiò qualunque iniziativa da parte mia: dopo aver portato i bagagli di Diana nella sua camera mi fermai solo per pochi minuti per un rapido resoconto geografico della vacanza con i suoi genitori: mi accompagnò poi alla porta e ci congedammo sorridenti e sereni, come sempre, ahimè... [/QUOTE]
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