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La prima vacanza trasgressiva - Introduzione
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<blockquote data-quote="selpot" data-source="post: 17076349" data-attributes="member: 283814"><p>Una notte insonne e piacevolmente agitata diede inizio ad una settimana di ricerche... e di ricerca: ricerca innanzitutto di un equilibrio e di una compostezza che si rivelarono molto più difficili da instaurare di quanto prevedessi: una carrellata impazzita di immagini inebrianti quasi mi ossessionò per intere giornate e non smise di tormentarmi se non per brevi momenti: le tettone saltellanti di Diana durante il suo percorso di avvicinamento a me ed ai pescatori per il suo primo topless, il nudo integrale sul lettino, il suo secondo topless ad occhi chiusi circondata dai giovanotti di Napoli, il bagno insieme a Valerio e Davide che la stringevano o palpavano il suo corpo, le sue grazie ed i suoi occhi che puntavano i costumi dei ragazzi intenti nel loro masturbarsi... era come avere dinanzi un album di fotografie in continua rotazione. Furono proprio queste diapositive interiori a stimolare in me (qualora ce ne fosse stato bisogno) la voglia di incentivarla ancora a continuare a vivere emozioni indimenticabili.</p><p></p><p>Dalla ricerca passai quindi alle ricerche, iniziando dai costumi, come preventivato: le difficoltà furono enormi: per tre interi pomeriggi varcai le soglie di decine e decine di negozi ma mi resi conto fin da subito che i miei bikini preferiti erano merce introvabile, almeno nei comuni negozi di intimo: mutandoni a volontà, qualche tanga, le prime simil brasiliane ancora piuttosto larghe e coprenti, stop. Nulla che assomigliasse vagamente al piccolo perizoma di Diana che avevo preso come modello di riferimento... L'unica commessa particolarmente a suo agio, collaborativa e sensibile alle mie esigenze mi consigliò tuttavia di tentare una visita in un negozio lontanissimo in cui aveva lavorato qualche anno prima, oppure, a bassa voce, mi suggerì l'opzione "sexy shop" come ultima spiaggia, consigliandomi di non perdere tempo in ulteriori e vani tentativi di reclutare merce rarissima in negozi qualsiasi. Non volevo tornare a casa a mani vuote per nessuna ragione al mondo e mi precipitai immediatamente verso la meta proposta.</p><p></p><p>La proprietaria, non certo di primo pelo, non credette alle sue orecchie nell'intercettare la mia richiesta: "Saranno passati almeno 5 anni dall'ultima volta in cui qualcuno mi ha chiesto un bikini con perizoma... ho rinunciato persino ad esporli e a dire il vero non ricordo neppure se è rimasto qualcosa, devi avere un pò di pazienza, vado a dare un'occhiata in magazzino". La mia trepidante attesa fu riempita dal commovente impegno di una cinquantenne over size nella difficile scelta di un nuovo completino davanti ad una giovanissima commessa alle prime armi: avrei voluto follemente che Diana fosse al mio fianco in quel momento per imparare una bella lezione di vita... lei che avrebbe potuto permettersi tranquillamente di indossare qualunque articolo in vendita dentro a quel locale, non aveva mai nemmeno tentato di entrare in un negozio di intimo, al contrario della balenottera attempata a pochi metri da me che, nonostante i suoi evidenti limiti estetici ed anagrafici, gettava ammirevolmente il cuore oltre l'ostacolo per continuare ad apprezzarsi ed a sentirsi donna.</p><p></p><p>Con una scatola tra le mani, vidi tornare la signora con aria rassicurante: "Ho trovato anche più di quello che speravo, ma ti dico per onestà che sono rimanenze vecchissime". Aprì la scatola sul bancone e iniziò a mostrarmi i primi modelli: purtroppo fui costretto a scartare la quasi totalità dell'assortimento residuo, a causa della diversità di taglie o da reggiseni imbottiti o pieni di odiosi ferretti con i quali Diana mi avrebbe infilzato di sicuro. Mi dispiacque tantissimo rinunciare in particolare a due costumi molto succinti ed arrapanti che ancora ricordo nitidamente... Rimasero cinque scelte possibili: tinta unita marrone, grigio, blu o bianco, oppure un multicolore con base color rosa, ma con un perizoma leggermente più largo. Optai per gli ultimi tre: il bikini bianco era fantastico, piccolo come quello che Diana aveva indossato alla Feniglia ma quello variopinto era ancora più bello, peccato non fosse così microscopico come sognavo, ma potevo decisamente accontentarmi. Con un bottino di tutto rispetto, rientrai pienamente soddisfatto. La tentazione di raccontare a Diana dei miei acquisti fu a dir poco stimolante, ma il timbro di voce con cui rispose alla mia solita telefonata serale fu quello delle peggiori giornate lavorative o in ambito familiare, quindi decisi di risparmiarle il probabile colpo di grazia e conservai senza indugio il racconto del mio pomeriggio di shopping per momenti migliori.</p><p></p><p>Le mie ricerche si concentrarono quindi su spiagge della nostra zona che non conoscevamo ancora o che non avevamo mai frequentato. Certo, non potevo negare che l'idea di vedere Diana in topless e perizoma sulle stesse spiagge che calpestavamo abitualmente era molto molto arrapante: la immaginai raggiungere il bagnasciuga con i seni al vento per comprare il cocco o le granite dai nostri venditori fidati, oppure spalmare la crema sulle tette durante il passaggio sulla battigia dei consueti corridori che incontravamo puntualmente ogni Domenica, oppure addormentarsi con il sedere al sole, mostrandolo senza volerlo anche a qualche amico, collega o conoscente che capitava talvolta di incrociare... ma dubitai che Diana potesse sognare le stesse scene che balenavano nella mia mente perversa. Ritenni allora che la soluzione migliore per sperare di vedere ancora le sue tettone abbronzarsi anche nella nostra regione fosse quella di scegliere posti nuovi, in cui nessuno potesse mai averci visto né salutato.</p><p></p><p>Per assentarmi dal lavoro senza suscitare scandali o maldicenze, mi inventai con dovizia di particolari una inesistente trasferta avente carattere di urgenza, che mi permise di liberarmi per un'intera giornata. Era un caldo ed assolato Venerdì, quello delle mie mirate perlustrazioni. Raggiunsi la prima spiaggia prefissata poco prima di mezzogiorno e fu subito amore: molti bar, chioschi e localini sul lungomare che attraevano evidentemente un gran numero di giovani: le famiglie erano quasi interamente assiepate solo nell'area libera in prossimità dell'entrata ed in un paio stabilimenti confinanti tra loro, pochissimi invece erano gli anziani. Passeggiai per circa venti minuti sul bagnasciuga in entrambe le direzioni, cercando di localizzare la zona più adatta alle nostre esigenze: ne individuai parecchie, in realtà, perché i ragazzi, sia in coppia, sia in comitiva, sia single avevano colonizzato larghi tratti di arenile, senza disdegnare qualche raro perizoma e topless anche di buona fattura.</p><p></p><p>La fame si fece sentire e scelsi di sedermi qualche minuto per un pranzo veloce presso uno dei chioschi apparentemente più gettonati, proprio davanti all'ombrellone di un interessante gruppetto di ragazze dotate di lati B a dir poco superbi. Fu difficile rialzarsi e rinunciare a quei panorami mozzafiato, ma dovevo proseguire la mia missione quotidiana, alla volta di una spiaggia distante circa un quarto d'ora, presso la quale spesso mi recavo da adolescente, sperando di incontrare ragazze disinibite e disponibili per tentare di realizzare i miei primi sogni di gloria. Il luogo non aveva perduto la sua impronta selvaggia e suggestiva, ma purtroppo le presenze non mi convinsero: molti anziani stavolta e troppe famiglie disseminate in ogni zona dell'arenile, pochi giovani, peraltro assonnati o disinteressati al gentil sesso almeno in apparenza. In compenso la lunghezza sconfinata della spiaggia aveva preservato un'area praticamente deserta, ma molto distante dall'entrata: pensai potesse rappresentare una buona soluzione per rompere il ghiaccio anche dalle nostre parti, nel caso Diana rifiutasse di rimanere in topless in luoghi più affollati.</p><p></p><p>Senza fermarmi ulteriormente, tornai alla macchina e raggiunsi la terza spiaggia che avevo programmato di visitare: una volta giunto sul posto notai che la cura e la pulizia non facevano certo da padrone e lo stato di abbandono che si prostrava ai miei occhi era innegabile, ma nel degrado più avvilente emergevano diversi gruppi di pescatori, alcuni dei quali con un'età media molto interessante. Avendo constatato senza possibilità di errore che la categoria preferita di Diana in vacanza era stata quella dei giovani, o meglio dei giovani pescatori, non potevo desiderare di meglio in quel momento.</p><p></p><p>Mi avvicinai al gruppo più giovane in punta di piedi quasi immaginando che l'accoglienza non sarebbe stata entusiastica: cercai di creare un minimo di empatia fingendomi un pescatore come loro, venuto a visionare un posto di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai provato: domandai se anche il sabato e la domenica l'affluenza era così bassa e permettesse di pescare senza disagi: risposero che nei fine settimana ad aumentare era soprattutto il numero dei pescatori, mentre di bagnanti se ne vedevano pochi, anche a causa della trascuratezza del luogo. Risposi che effettivamente portare la mia ragazza con me ad abbronzarsi in quella spiaggia durante le mie giornate di pesca non fosse un'esperienza da ricordare. Uno di loro osservò giustamente che "il sole è lo stesso dappertutto, quindi per abbronzarsi va bene anche qui... certo, una donna deve chiudere entrambi gli occhi e non guardarsi intorno, per adattarsi a questo posto..."</p><p></p><p>Dentro di me pensai a quanto sarebbe stato bello vederla sdraiata al sole veramente ad occhi chiusi, con le sue tette di fuori davanti a loro.</p><p></p><p>Quel Venerdì sera la voce di Diana al telefono era finalmente allegra e distesa: quindi...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="selpot, post: 17076349, member: 283814"] Una notte insonne e piacevolmente agitata diede inizio ad una settimana di ricerche... e di ricerca: ricerca innanzitutto di un equilibrio e di una compostezza che si rivelarono molto più difficili da instaurare di quanto prevedessi: una carrellata impazzita di immagini inebrianti quasi mi ossessionò per intere giornate e non smise di tormentarmi se non per brevi momenti: le tettone saltellanti di Diana durante il suo percorso di avvicinamento a me ed ai pescatori per il suo primo topless, il nudo integrale sul lettino, il suo secondo topless ad occhi chiusi circondata dai giovanotti di Napoli, il bagno insieme a Valerio e Davide che la stringevano o palpavano il suo corpo, le sue grazie ed i suoi occhi che puntavano i costumi dei ragazzi intenti nel loro masturbarsi... era come avere dinanzi un album di fotografie in continua rotazione. Furono proprio queste diapositive interiori a stimolare in me (qualora ce ne fosse stato bisogno) la voglia di incentivarla ancora a continuare a vivere emozioni indimenticabili. Dalla ricerca passai quindi alle ricerche, iniziando dai costumi, come preventivato: le difficoltà furono enormi: per tre interi pomeriggi varcai le soglie di decine e decine di negozi ma mi resi conto fin da subito che i miei bikini preferiti erano merce introvabile, almeno nei comuni negozi di intimo: mutandoni a volontà, qualche tanga, le prime simil brasiliane ancora piuttosto larghe e coprenti, stop. Nulla che assomigliasse vagamente al piccolo perizoma di Diana che avevo preso come modello di riferimento... L'unica commessa particolarmente a suo agio, collaborativa e sensibile alle mie esigenze mi consigliò tuttavia di tentare una visita in un negozio lontanissimo in cui aveva lavorato qualche anno prima, oppure, a bassa voce, mi suggerì l'opzione "sexy shop" come ultima spiaggia, consigliandomi di non perdere tempo in ulteriori e vani tentativi di reclutare merce rarissima in negozi qualsiasi. Non volevo tornare a casa a mani vuote per nessuna ragione al mondo e mi precipitai immediatamente verso la meta proposta. La proprietaria, non certo di primo pelo, non credette alle sue orecchie nell'intercettare la mia richiesta: "Saranno passati almeno 5 anni dall'ultima volta in cui qualcuno mi ha chiesto un bikini con perizoma... ho rinunciato persino ad esporli e a dire il vero non ricordo neppure se è rimasto qualcosa, devi avere un pò di pazienza, vado a dare un'occhiata in magazzino". La mia trepidante attesa fu riempita dal commovente impegno di una cinquantenne over size nella difficile scelta di un nuovo completino davanti ad una giovanissima commessa alle prime armi: avrei voluto follemente che Diana fosse al mio fianco in quel momento per imparare una bella lezione di vita... lei che avrebbe potuto permettersi tranquillamente di indossare qualunque articolo in vendita dentro a quel locale, non aveva mai nemmeno tentato di entrare in un negozio di intimo, al contrario della balenottera attempata a pochi metri da me che, nonostante i suoi evidenti limiti estetici ed anagrafici, gettava ammirevolmente il cuore oltre l'ostacolo per continuare ad apprezzarsi ed a sentirsi donna. Con una scatola tra le mani, vidi tornare la signora con aria rassicurante: "Ho trovato anche più di quello che speravo, ma ti dico per onestà che sono rimanenze vecchissime". Aprì la scatola sul bancone e iniziò a mostrarmi i primi modelli: purtroppo fui costretto a scartare la quasi totalità dell'assortimento residuo, a causa della diversità di taglie o da reggiseni imbottiti o pieni di odiosi ferretti con i quali Diana mi avrebbe infilzato di sicuro. Mi dispiacque tantissimo rinunciare in particolare a due costumi molto succinti ed arrapanti che ancora ricordo nitidamente... Rimasero cinque scelte possibili: tinta unita marrone, grigio, blu o bianco, oppure un multicolore con base color rosa, ma con un perizoma leggermente più largo. Optai per gli ultimi tre: il bikini bianco era fantastico, piccolo come quello che Diana aveva indossato alla Feniglia ma quello variopinto era ancora più bello, peccato non fosse così microscopico come sognavo, ma potevo decisamente accontentarmi. Con un bottino di tutto rispetto, rientrai pienamente soddisfatto. La tentazione di raccontare a Diana dei miei acquisti fu a dir poco stimolante, ma il timbro di voce con cui rispose alla mia solita telefonata serale fu quello delle peggiori giornate lavorative o in ambito familiare, quindi decisi di risparmiarle il probabile colpo di grazia e conservai senza indugio il racconto del mio pomeriggio di shopping per momenti migliori. Le mie ricerche si concentrarono quindi su spiagge della nostra zona che non conoscevamo ancora o che non avevamo mai frequentato. Certo, non potevo negare che l'idea di vedere Diana in topless e perizoma sulle stesse spiagge che calpestavamo abitualmente era molto molto arrapante: la immaginai raggiungere il bagnasciuga con i seni al vento per comprare il cocco o le granite dai nostri venditori fidati, oppure spalmare la crema sulle tette durante il passaggio sulla battigia dei consueti corridori che incontravamo puntualmente ogni Domenica, oppure addormentarsi con il sedere al sole, mostrandolo senza volerlo anche a qualche amico, collega o conoscente che capitava talvolta di incrociare... ma dubitai che Diana potesse sognare le stesse scene che balenavano nella mia mente perversa. Ritenni allora che la soluzione migliore per sperare di vedere ancora le sue tettone abbronzarsi anche nella nostra regione fosse quella di scegliere posti nuovi, in cui nessuno potesse mai averci visto né salutato. Per assentarmi dal lavoro senza suscitare scandali o maldicenze, mi inventai con dovizia di particolari una inesistente trasferta avente carattere di urgenza, che mi permise di liberarmi per un'intera giornata. Era un caldo ed assolato Venerdì, quello delle mie mirate perlustrazioni. Raggiunsi la prima spiaggia prefissata poco prima di mezzogiorno e fu subito amore: molti bar, chioschi e localini sul lungomare che attraevano evidentemente un gran numero di giovani: le famiglie erano quasi interamente assiepate solo nell'area libera in prossimità dell'entrata ed in un paio stabilimenti confinanti tra loro, pochissimi invece erano gli anziani. Passeggiai per circa venti minuti sul bagnasciuga in entrambe le direzioni, cercando di localizzare la zona più adatta alle nostre esigenze: ne individuai parecchie, in realtà, perché i ragazzi, sia in coppia, sia in comitiva, sia single avevano colonizzato larghi tratti di arenile, senza disdegnare qualche raro perizoma e topless anche di buona fattura. La fame si fece sentire e scelsi di sedermi qualche minuto per un pranzo veloce presso uno dei chioschi apparentemente più gettonati, proprio davanti all'ombrellone di un interessante gruppetto di ragazze dotate di lati B a dir poco superbi. Fu difficile rialzarsi e rinunciare a quei panorami mozzafiato, ma dovevo proseguire la mia missione quotidiana, alla volta di una spiaggia distante circa un quarto d'ora, presso la quale spesso mi recavo da adolescente, sperando di incontrare ragazze disinibite e disponibili per tentare di realizzare i miei primi sogni di gloria. Il luogo non aveva perduto la sua impronta selvaggia e suggestiva, ma purtroppo le presenze non mi convinsero: molti anziani stavolta e troppe famiglie disseminate in ogni zona dell'arenile, pochi giovani, peraltro assonnati o disinteressati al gentil sesso almeno in apparenza. In compenso la lunghezza sconfinata della spiaggia aveva preservato un'area praticamente deserta, ma molto distante dall'entrata: pensai potesse rappresentare una buona soluzione per rompere il ghiaccio anche dalle nostre parti, nel caso Diana rifiutasse di rimanere in topless in luoghi più affollati. Senza fermarmi ulteriormente, tornai alla macchina e raggiunsi la terza spiaggia che avevo programmato di visitare: una volta giunto sul posto notai che la cura e la pulizia non facevano certo da padrone e lo stato di abbandono che si prostrava ai miei occhi era innegabile, ma nel degrado più avvilente emergevano diversi gruppi di pescatori, alcuni dei quali con un'età media molto interessante. Avendo constatato senza possibilità di errore che la categoria preferita di Diana in vacanza era stata quella dei giovani, o meglio dei giovani pescatori, non potevo desiderare di meglio in quel momento. Mi avvicinai al gruppo più giovane in punta di piedi quasi immaginando che l'accoglienza non sarebbe stata entusiastica: cercai di creare un minimo di empatia fingendomi un pescatore come loro, venuto a visionare un posto di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai provato: domandai se anche il sabato e la domenica l'affluenza era così bassa e permettesse di pescare senza disagi: risposero che nei fine settimana ad aumentare era soprattutto il numero dei pescatori, mentre di bagnanti se ne vedevano pochi, anche a causa della trascuratezza del luogo. Risposi che effettivamente portare la mia ragazza con me ad abbronzarsi in quella spiaggia durante le mie giornate di pesca non fosse un'esperienza da ricordare. Uno di loro osservò giustamente che "il sole è lo stesso dappertutto, quindi per abbronzarsi va bene anche qui... certo, una donna deve chiudere entrambi gli occhi e non guardarsi intorno, per adattarsi a questo posto..." Dentro di me pensai a quanto sarebbe stato bello vederla sdraiata al sole veramente ad occhi chiusi, con le sue tette di fuori davanti a loro. Quel Venerdì sera la voce di Diana al telefono era finalmente allegra e distesa: quindi... [/QUOTE]
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