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<blockquote data-quote="selpot" data-source="post: 17081007" data-attributes="member: 283814"><p>"Mi spalmi la protezione sulla schiena? Oggi rischiamo di ustionarci". Diana si sollevò maggiormente con i gomiti, offrendo un panorama laterale completo del suo seno e dei suoi capezzoli puntati verso il telo. Mi sentii catturato da un'eccitazione inarrestabile, afferrai la lozione solare ed iniziai una spalmatura che si rivelò perfetta, con movimenti rotatori decisi ma rilassanti a mani aperte, intervallati da leggeri scorrimenti con i polpastrelli . Notai Diana inclinare il collo verso il basso, è uno dei suoi segnali di gradimento e di dipendenza. Terminata la prima fase mi rifornii di crema e mi spostai lungo i fianchi fino ad arrivare ai seni, stringendoli con energia, coi massaggiandoli con delicatezza. Non mi rimproverò né mi interruppe, sembrava apprezzare le mie intenzioni. Mi soffermai qualche secondo di troppo sulle tette, prima di passare alle gambe, alle cosce, per poi concentrarmi sul suo sedere. Ridussi ancora la dimensione dello slip, trasformandolo quasi in perizoma, feci cadere qualche spruzzo di crema sulle natiche e le massaggiai con cura ed insistenza. Aprì le gambe, permettendomi di terminare la mia esplorazione nel suo interno coscia, fino ad accarezzare la sua passerina ben nascosta. Sospirò a bassa voce: "Però, che bravo, ti farei continuare volentieri... mi stai facendo bagnare solo spalmandomi... avresti dovuto insegnare qualcosa al giovanotto di Napoli: sembrava stesse stendendo la calce invece di cospargere la crema sulla schiena di una fanciulla così generosa". Non riuscii a risponderle provocandola perché il suo paragone "edile" aveva suscitato in me un'istintiva e sonora risata.</p><p></p><p>Diana non si mosse di un millimetro mentre riacquisivo la mia posizione, il suo seno continuava a delinearsi lateralmente nella sua interezza, le sue chiappe rimasero scoperte con il triangolino ammassato al centro. Non accennò nemmeno a riaprire gli occhi e ad alzare la testa per guardarsi intorno e controllare. Decisi io di effettuare una breve verifica degli sguardi altrui, anche per rilevare eventuali presenze familiari tanto temute. L'interesse non mancava, ma senza atteggiamenti molesti o esagerazioni. Il compiacimento maggiore proveniva dal nostro vicino, vuoi per la sua fascia di età da perfetto maniaco insoddisfatto, vuoi per la posizione privilegiata, della quale non sembrava tuttavia accontentarsi. Con aria distratta ed indifferente si alzò dalla sua spiaggina e la spostò direzionando "per pura casualità" la seduta in perfetta traiettoria verso Diana. La moglie o compagna, dotata di un fisico non freschissimo ma di tutto rispetto, non sembrò gradire il gesto, fulminandolo con uno sguardo rude e sdegnato senza che lui neppure se ne avvedesse. La scena fu a dir poco divertente, abbozzai un sorriso piuttosto pronunciato nell'assistere alla reazione contrariata della donna, ma iniziai per la prima volta ad avvertire anche un pizzico di fastidio e di repulsione: gli occhi di un uomo non erano gli stessi rispetto a quelli di un ragazzo o di un minorenne: alla complicità ed al piacere che provavo nel vedere il suo sguardo sul corpo di Diana avvertivo mescolarsi anche una velata insofferenza. Notavo in lui un atteggiamento più ambiguo, represso ed importuno rispetto alla schiettezza e alla vivacità dei giovani, priva di calcoli e di sotterfugi.</p><p></p><p>Diana non considerò né sembrò accorgersi di questo aspetto e, non sopportando più il caldo opprimente, si girò d'improvviso, coprendo il seno con un avambraccio: "Se proprio dobbiamo incontrare qualcuno di nostra conoscenza, speriamo che almeno sia giovane e carino... tu hai qualche amico o collega decente?" Si sdraiò nuovamente esibendo le tettone al vento ad occhi chiusi, senza nemmeno badare al posizionamento dell'uomo, che non le staccò gli occhi di dosso per diversi minuti, se non per brevi e tattiche interruzioni nelle quali si cimentava in sguardi persi nel vuoto, in maniera assai poco convincente.</p><p></p><p>Sentii che cominciavo ad abituarmi alla sua perseveranza e proseguii a studiare il suo comportamento, elencando mentalmente e senza fatica tutte le differenze individuate tra un uomo che guarda ed un ragazzo che guarda: giustificai mai come allora la predilezione di Diana per i minorenni e per i giovani... capii decisamente di preferirli anch'io, in confronto alle occhiate di un maturo o di un esperto.</p><p></p><p>La sua signora effondeva alle sue spalle un'intolleranza in continua crescita, resa ancor più eloquente da sguardi minacciosi al suo indirizzo, seguiti da movimenti ai limiti della schizofrenia e rabbiosi sospiri. Cercai di incrociare i suoi occhi per manifestarle la mia solidarietà e per una forma di "vendetta" dell'invadenza visiva di suo marito. Avrei tastato volentieri le sue cosce rassodate che riuscivano ancora a difendersi ottimamente dall'avanzare degli anni. Anche le sue tette promettevano bene, schiacciate a morte da un reggiseno imbottito nero non troppo castigato, che sembrava voler sprigionare una terza misura ancora tonica ed onorabilissima. Reputai una folle ingiustizia che una donna piacente soffrisse in quel modo, ebbi voglia di assegnarle l'importanza e l'autostima che ero sicuro meritasse ancora: mi alzai dall'asciugamano mentre Diana continuava ad abbronzarsi con la massima tranquillità, ad occhi chiusi: l'uomo, vedendomi muovere, deviò nettamente il suo sguardo mirando verso il mare aperto. Raggiunsi la battigia appostandomi alle spalle della sua spiaggina, poi entrai in acqua per bagnarmi viso e capelli con le mani. Gli occhi dell'uomo erano tornati con indisturbata prepotenza ad ammirare le tettone di Diana; allora mi posizionai davanti a sua moglie ed iniziai a fissarla con una sorta di desiderio consolatore. La donna finalmente si accorse del mio interesse con una certa sorpresa, abbassando d'istinto lo sguardo sulla sabbia. Dopo qualche secondo tornò a guardarmi incuriosita e forse lusingata, mentre ero intento a scrutare ogni centimetro del suo corpo. Avanzai di qualche passo, fissandola con un'ammirazione sempre più intensa. Oltre ad una fisicità tutto sommato arrapante, i suoi occhi scuri erano lucenti ed espressivi come pochi altri. Guardò verso il suo presunto marito, completamente immerso nelle tettone esplosive di un'inconsapevole Diana. Poi si voltò verso la giovane coppia alla sua destra, intenta a mangiare frutta voltandole le spalle. Finalmente mi fissò di nuovo e con uno scatto fulmineo si liberò del reggiseno, esibendo proprio davanti ai miei occhi due tette bianchissime, ancora sode ma leggermente più piccole di quanto credessi a causa del volume delle imbottiture. Due capezzoli durissimi e sporgenti impreziosivano il tutto, spiccando notevolmente dal candore circostante. Il suo imbarazzo e la sua scarsa disinvoltura erano palesi, ma molto eccitanti, nel suo continuo guardarsi intorno. Nonostante l'impaccio, riuscì a donarmi pose sensuali e mirabili, seduta sulla sua spiaggina con i seni stretti e sollevati dalle braccia conserte.</p><p></p><p>Decisi di tornare al mio posto deviando leggermente il percorso: le passai davanti, a pochissimi centimetri, cercando di mimare marcatamente solo con la bocca un "sei stupenda". Lei intercettò il mio complimento e riabbassò le braccia mostrando le tette in maniera naturale. Continuai a fissarla senza tregua, concentrandomi sui suoi pallidi seni e poi incrociando i suoi occhi vividi e turbati, prima di darle le spalle e raggiungere il mio asciugamano. Mi sedetti e la guardai ancora, impegnata in tutta fretta a indossare di nuovo il reggiseno mentre mi sorrideva.</p><p></p><p>Diana si accorse del tonfo con il quale mi ero seduto e mosse la testa, aprendo gli occhi: "Mi dovrei mettere la protezione per bene anche davanti, ora che mi sono asciugata" Le porsi il tubetto mentre si sollevava, scegliendo una posizione seduta, che esaltava prepotentemente la prominenza delle sue tettone. Con la crema già tra le mani, finalmente si accorse dell'uomo, seduto a circa quattro/cinque metri, pronto a gustarsi in prima fila una scena imperdibile. Diana venne pervasa da un'attimo di esitazione, rimanendo con le mani rigide e bloccate: "Ma questo tizio doveva piazzarsi proprio là, che strana coincidenza, non trovi!? Tra l'altro la moglie non mi sembra così brutta". Mirò per una frazione di secondo le sue mani impregnate e poi le appoggiò delicatamente sui seni, iniziando con naturalezza la sua sensuale spalmatura: "Guardasse pure: di sicuro non mi voglio scottare le tette per un bavoso che spia... certo, se avesse 20 anni di meno sarebbe molto più bello anche per me spalmarmi la crema". Avvertii una erezione inaudita: Diana era in topless a poca distanza da casa e non si vergognava di cospargere la crema sulle tette quasi in faccia ad un uomo maturo che la fissava. Riflettei su quanto fosse inimmaginabile un'occasione del genere fino a pochi giorni prima e tale consapevolezza mi arrapava ancora di più.</p><p></p><p>Dopo aver protetto buona parte del suo corpo, Diana appoggiò il tubo di crema sull'asciugamano e si alzò per sciacquarsi le mani in acqua, accompagnata dai suoi grandi seni lucidi ed abbronzati. Gli sguardi dell'uomo (ed ora anche del fidanzato della biondina che aveva terminato il suo pranzo) si fecero sempre più sfacciati. Tornò lentamente a sedersi e appoggiò le mani sul telo, drizzando la schiena con l'audacia e la fierezza di una provocante esibizionista in cerca di consensi.</p><p></p><p>Il suo stato di grazia purtroppo durò solo per pochi minuti, complici il caldo, la fame ed un anno di nascita dell'uomo troppo lontano per i suoi gusti: "Non mi piace mostrarmi solo a gente di quell'età, ci ho voluto provare ma non mi sento eccitata e provo anche una certa ripugnanza; con i giovani è tutta un'altra cosa". Ciò nonostante si alzò senza rivestirsi, scorrendo l'asciugamano all'ombra con il seno il mostra: poi si sedette e iniziò a frugare energicamente nella borsa frigo, mentre le sue tettone ballavano con veemenza: "Pensi di venire anche tu o preferisci digiunare??"</p><p></p><p>La raggiunsi sotto l'ombrellone: nel frattempo sentii la donna chiamare il marito con rigore, quasi inveendo contro di lui: "Ci stanno aspettando, oggi non ti va proprio di andare a pranzare, chissà come mai...". Lui guardò il suo orologio e sobbalzò dalla spiaggina, si alzò di scatto e si degnò di avvicinarsi a lei, che lo ignorò nauseata, salutandomi con uno sguardo profondo ed appagato. Si prepararono frettolosamente e se ne andarono a passo sostenuto.</p><p></p><p>"Menomale, speriamo che non tornino, almeno non dovrò rivestirmi" esclamò Diana preparando i panini. "La prossima volta, magari, cerchiamo di metterci accanto ai giovani, anche se in questa spiaggia sarà sempre impossibile scegliere dove fermarsi".</p><p></p><p>Il solo vederla cibarsi a seno nudo, corroborata dalla frescura dell'ombra, scatenò in quel momento istinti perversi; neppure la sacralità del pranzo riuscì a distogliere la mia mente da certe fantasie.</p><p></p><p>Dopo mangiato, decidemmo di beneficiare ancora del refrigerio offerto dal nostro ombrellone. Ci stendemmo ed approfittando dello scoccare della siesta per il silenzioso vicinato, iniziammo ad avvinghiarci palpandoci vigorosamente e senza inibizioni... fino a quando sentimmo un rumore di passi provenire dalla scogliera, sempre più scandito e vicino...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="selpot, post: 17081007, member: 283814"] "Mi spalmi la protezione sulla schiena? Oggi rischiamo di ustionarci". Diana si sollevò maggiormente con i gomiti, offrendo un panorama laterale completo del suo seno e dei suoi capezzoli puntati verso il telo. Mi sentii catturato da un'eccitazione inarrestabile, afferrai la lozione solare ed iniziai una spalmatura che si rivelò perfetta, con movimenti rotatori decisi ma rilassanti a mani aperte, intervallati da leggeri scorrimenti con i polpastrelli . Notai Diana inclinare il collo verso il basso, è uno dei suoi segnali di gradimento e di dipendenza. Terminata la prima fase mi rifornii di crema e mi spostai lungo i fianchi fino ad arrivare ai seni, stringendoli con energia, coi massaggiandoli con delicatezza. Non mi rimproverò né mi interruppe, sembrava apprezzare le mie intenzioni. Mi soffermai qualche secondo di troppo sulle tette, prima di passare alle gambe, alle cosce, per poi concentrarmi sul suo sedere. Ridussi ancora la dimensione dello slip, trasformandolo quasi in perizoma, feci cadere qualche spruzzo di crema sulle natiche e le massaggiai con cura ed insistenza. Aprì le gambe, permettendomi di terminare la mia esplorazione nel suo interno coscia, fino ad accarezzare la sua passerina ben nascosta. Sospirò a bassa voce: "Però, che bravo, ti farei continuare volentieri... mi stai facendo bagnare solo spalmandomi... avresti dovuto insegnare qualcosa al giovanotto di Napoli: sembrava stesse stendendo la calce invece di cospargere la crema sulla schiena di una fanciulla così generosa". Non riuscii a risponderle provocandola perché il suo paragone "edile" aveva suscitato in me un'istintiva e sonora risata. Diana non si mosse di un millimetro mentre riacquisivo la mia posizione, il suo seno continuava a delinearsi lateralmente nella sua interezza, le sue chiappe rimasero scoperte con il triangolino ammassato al centro. Non accennò nemmeno a riaprire gli occhi e ad alzare la testa per guardarsi intorno e controllare. Decisi io di effettuare una breve verifica degli sguardi altrui, anche per rilevare eventuali presenze familiari tanto temute. L'interesse non mancava, ma senza atteggiamenti molesti o esagerazioni. Il compiacimento maggiore proveniva dal nostro vicino, vuoi per la sua fascia di età da perfetto maniaco insoddisfatto, vuoi per la posizione privilegiata, della quale non sembrava tuttavia accontentarsi. Con aria distratta ed indifferente si alzò dalla sua spiaggina e la spostò direzionando "per pura casualità" la seduta in perfetta traiettoria verso Diana. La moglie o compagna, dotata di un fisico non freschissimo ma di tutto rispetto, non sembrò gradire il gesto, fulminandolo con uno sguardo rude e sdegnato senza che lui neppure se ne avvedesse. La scena fu a dir poco divertente, abbozzai un sorriso piuttosto pronunciato nell'assistere alla reazione contrariata della donna, ma iniziai per la prima volta ad avvertire anche un pizzico di fastidio e di repulsione: gli occhi di un uomo non erano gli stessi rispetto a quelli di un ragazzo o di un minorenne: alla complicità ed al piacere che provavo nel vedere il suo sguardo sul corpo di Diana avvertivo mescolarsi anche una velata insofferenza. Notavo in lui un atteggiamento più ambiguo, represso ed importuno rispetto alla schiettezza e alla vivacità dei giovani, priva di calcoli e di sotterfugi. Diana non considerò né sembrò accorgersi di questo aspetto e, non sopportando più il caldo opprimente, si girò d'improvviso, coprendo il seno con un avambraccio: "Se proprio dobbiamo incontrare qualcuno di nostra conoscenza, speriamo che almeno sia giovane e carino... tu hai qualche amico o collega decente?" Si sdraiò nuovamente esibendo le tettone al vento ad occhi chiusi, senza nemmeno badare al posizionamento dell'uomo, che non le staccò gli occhi di dosso per diversi minuti, se non per brevi e tattiche interruzioni nelle quali si cimentava in sguardi persi nel vuoto, in maniera assai poco convincente. Sentii che cominciavo ad abituarmi alla sua perseveranza e proseguii a studiare il suo comportamento, elencando mentalmente e senza fatica tutte le differenze individuate tra un uomo che guarda ed un ragazzo che guarda: giustificai mai come allora la predilezione di Diana per i minorenni e per i giovani... capii decisamente di preferirli anch'io, in confronto alle occhiate di un maturo o di un esperto. La sua signora effondeva alle sue spalle un'intolleranza in continua crescita, resa ancor più eloquente da sguardi minacciosi al suo indirizzo, seguiti da movimenti ai limiti della schizofrenia e rabbiosi sospiri. Cercai di incrociare i suoi occhi per manifestarle la mia solidarietà e per una forma di "vendetta" dell'invadenza visiva di suo marito. Avrei tastato volentieri le sue cosce rassodate che riuscivano ancora a difendersi ottimamente dall'avanzare degli anni. Anche le sue tette promettevano bene, schiacciate a morte da un reggiseno imbottito nero non troppo castigato, che sembrava voler sprigionare una terza misura ancora tonica ed onorabilissima. Reputai una folle ingiustizia che una donna piacente soffrisse in quel modo, ebbi voglia di assegnarle l'importanza e l'autostima che ero sicuro meritasse ancora: mi alzai dall'asciugamano mentre Diana continuava ad abbronzarsi con la massima tranquillità, ad occhi chiusi: l'uomo, vedendomi muovere, deviò nettamente il suo sguardo mirando verso il mare aperto. Raggiunsi la battigia appostandomi alle spalle della sua spiaggina, poi entrai in acqua per bagnarmi viso e capelli con le mani. Gli occhi dell'uomo erano tornati con indisturbata prepotenza ad ammirare le tettone di Diana; allora mi posizionai davanti a sua moglie ed iniziai a fissarla con una sorta di desiderio consolatore. La donna finalmente si accorse del mio interesse con una certa sorpresa, abbassando d'istinto lo sguardo sulla sabbia. Dopo qualche secondo tornò a guardarmi incuriosita e forse lusingata, mentre ero intento a scrutare ogni centimetro del suo corpo. Avanzai di qualche passo, fissandola con un'ammirazione sempre più intensa. Oltre ad una fisicità tutto sommato arrapante, i suoi occhi scuri erano lucenti ed espressivi come pochi altri. Guardò verso il suo presunto marito, completamente immerso nelle tettone esplosive di un'inconsapevole Diana. Poi si voltò verso la giovane coppia alla sua destra, intenta a mangiare frutta voltandole le spalle. Finalmente mi fissò di nuovo e con uno scatto fulmineo si liberò del reggiseno, esibendo proprio davanti ai miei occhi due tette bianchissime, ancora sode ma leggermente più piccole di quanto credessi a causa del volume delle imbottiture. Due capezzoli durissimi e sporgenti impreziosivano il tutto, spiccando notevolmente dal candore circostante. Il suo imbarazzo e la sua scarsa disinvoltura erano palesi, ma molto eccitanti, nel suo continuo guardarsi intorno. Nonostante l'impaccio, riuscì a donarmi pose sensuali e mirabili, seduta sulla sua spiaggina con i seni stretti e sollevati dalle braccia conserte. Decisi di tornare al mio posto deviando leggermente il percorso: le passai davanti, a pochissimi centimetri, cercando di mimare marcatamente solo con la bocca un "sei stupenda". Lei intercettò il mio complimento e riabbassò le braccia mostrando le tette in maniera naturale. Continuai a fissarla senza tregua, concentrandomi sui suoi pallidi seni e poi incrociando i suoi occhi vividi e turbati, prima di darle le spalle e raggiungere il mio asciugamano. Mi sedetti e la guardai ancora, impegnata in tutta fretta a indossare di nuovo il reggiseno mentre mi sorrideva. Diana si accorse del tonfo con il quale mi ero seduto e mosse la testa, aprendo gli occhi: "Mi dovrei mettere la protezione per bene anche davanti, ora che mi sono asciugata" Le porsi il tubetto mentre si sollevava, scegliendo una posizione seduta, che esaltava prepotentemente la prominenza delle sue tettone. Con la crema già tra le mani, finalmente si accorse dell'uomo, seduto a circa quattro/cinque metri, pronto a gustarsi in prima fila una scena imperdibile. Diana venne pervasa da un'attimo di esitazione, rimanendo con le mani rigide e bloccate: "Ma questo tizio doveva piazzarsi proprio là, che strana coincidenza, non trovi!? Tra l'altro la moglie non mi sembra così brutta". Mirò per una frazione di secondo le sue mani impregnate e poi le appoggiò delicatamente sui seni, iniziando con naturalezza la sua sensuale spalmatura: "Guardasse pure: di sicuro non mi voglio scottare le tette per un bavoso che spia... certo, se avesse 20 anni di meno sarebbe molto più bello anche per me spalmarmi la crema". Avvertii una erezione inaudita: Diana era in topless a poca distanza da casa e non si vergognava di cospargere la crema sulle tette quasi in faccia ad un uomo maturo che la fissava. Riflettei su quanto fosse inimmaginabile un'occasione del genere fino a pochi giorni prima e tale consapevolezza mi arrapava ancora di più. Dopo aver protetto buona parte del suo corpo, Diana appoggiò il tubo di crema sull'asciugamano e si alzò per sciacquarsi le mani in acqua, accompagnata dai suoi grandi seni lucidi ed abbronzati. Gli sguardi dell'uomo (ed ora anche del fidanzato della biondina che aveva terminato il suo pranzo) si fecero sempre più sfacciati. Tornò lentamente a sedersi e appoggiò le mani sul telo, drizzando la schiena con l'audacia e la fierezza di una provocante esibizionista in cerca di consensi. Il suo stato di grazia purtroppo durò solo per pochi minuti, complici il caldo, la fame ed un anno di nascita dell'uomo troppo lontano per i suoi gusti: "Non mi piace mostrarmi solo a gente di quell'età, ci ho voluto provare ma non mi sento eccitata e provo anche una certa ripugnanza; con i giovani è tutta un'altra cosa". Ciò nonostante si alzò senza rivestirsi, scorrendo l'asciugamano all'ombra con il seno il mostra: poi si sedette e iniziò a frugare energicamente nella borsa frigo, mentre le sue tettone ballavano con veemenza: "Pensi di venire anche tu o preferisci digiunare??" La raggiunsi sotto l'ombrellone: nel frattempo sentii la donna chiamare il marito con rigore, quasi inveendo contro di lui: "Ci stanno aspettando, oggi non ti va proprio di andare a pranzare, chissà come mai...". Lui guardò il suo orologio e sobbalzò dalla spiaggina, si alzò di scatto e si degnò di avvicinarsi a lei, che lo ignorò nauseata, salutandomi con uno sguardo profondo ed appagato. Si prepararono frettolosamente e se ne andarono a passo sostenuto. "Menomale, speriamo che non tornino, almeno non dovrò rivestirmi" esclamò Diana preparando i panini. "La prossima volta, magari, cerchiamo di metterci accanto ai giovani, anche se in questa spiaggia sarà sempre impossibile scegliere dove fermarsi". Il solo vederla cibarsi a seno nudo, corroborata dalla frescura dell'ombra, scatenò in quel momento istinti perversi; neppure la sacralità del pranzo riuscì a distogliere la mia mente da certe fantasie. Dopo mangiato, decidemmo di beneficiare ancora del refrigerio offerto dal nostro ombrellone. Ci stendemmo ed approfittando dello scoccare della siesta per il silenzioso vicinato, iniziammo ad avvinghiarci palpandoci vigorosamente e senza inibizioni... fino a quando sentimmo un rumore di passi provenire dalla scogliera, sempre più scandito e vicino... [/QUOTE]
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