Forums
Nuovi post
Blog
Modelle
VIP Italiane
Novità
Nuovi post
Nuovi media
Nuovi commenti ai media
Nuovi messaggi profilo
Ultime attività
Album
Nuovi media
Nuovi commenti
TrombAmica
Giochi
Tinder
TrombAnnunci
Escort
Trans
Massaggi
Coppie
Video
Amatoriale ITALIANO
Amatoriale Straniero
Pompini
V.I.P.
Pornostar Italiane
Pornostar Straniere
Sborrate in faccia
Camgirl
SexTape
Film porno
Aiutaci
CAM
Link
PornDude
Accedi
Registrati
Cosa c'è di nuovo
Nuovi post
Menu
Accedi
Registrati
Install the app
Install
Ciao Guest, clicca qui per scoprire come togliere la pubblicità da phica.net!
il sito è in testing, per favore segnalatemi se ci sono problemi:
Discussione ufficiale
Forums
Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
La prima vacanza trasgressiva - Introduzione
JavaScript è disabilitato. Per un'esperienza migliore, abilitare JavaScript nel browser prima di procedere.
You are using an out of date browser. It may not display this or other websites correctly.
You should upgrade or use an
alternative browser
.
Rispondi alla discussione
Messaggio
<blockquote data-quote="selpot" data-source="post: 17175570" data-attributes="member: 283814"><p>L'effervescenza organizzativa di Diana fu davvero strabiliante. Raramente mi era capitato di vederla così pimpante e radiosa; la sua abnegazione nei preparativi alle vacanze esaltava uno stato di grazia a livello emotivo e mentale di cui mi stavo innamorando follemente.</p><p></p><p>Desideravo con ardore che la sua esuberanza, il suo coinvolgimento ed il suo entusiasmo e non si esaurissero mai più: ero stanco di combattere contro una quotidianità infarcita di ombre, arrendevolezza e tetraggine, radicate senza motivo nella sua indole. Soltanto giovani occhi maschili in spiaggia, colmi di ammirazione e di desiderio riuscivano talvolta a renderla partecipe, splendente e briosa.</p><p></p><p>Ma occasionali lampi rilucenti, alla lunga, non sarebbero più bastati ad affrontare un eventuale futuro insieme che fosse stabile, appagante e duraturo. Non ritenevo normale né corretto che la ragione predominante della mia fedeltà e della mia venerazione nei suoi confronti fosse la sua trasgressiva disinvoltura al mare. Sognavo che il suo fondo di tristezza, di insoddisfazione e di grigiore sparissero tutto l'anno a favore di un diverso approccio alla vita, che sconfiggesse il suo lunatico scontento, il suo male di vivere e la sua preoccupante vecchiaia interiore a soli 25 anni, che sfociava sovente in segnali di allarmante misantropia.</p><p></p><p>La carenza di risorse finanziarie e delle giuste compagnie di gioventù non aveva mai permesso ad entrambi di pensare alla Sardegna o di allontanarci nettamente da casa sforando il canonico budget: il solo varcare la rampa di accesso al traghetto ci aprì le porte di un nuovo universo. Non eravamo mai saliti su una nave così imponente: ne perlustrammo ogni ambiente durante il viaggio, con gli occhi curiosi e meravigliati di due bambini che si affacciano al mondo, scoprendolo per la prima volta. Ci commuoveva la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo se, guardandoci indietro, ripensavamo alla nostra infanzia dignitosa ma disagiata, piena di austerità e di negazioni, nella quale avevamo subìto le conseguenze delle gravose ed inevitabili rinunce delle nostre famiglie, ma anche le ripercussioni della loro inattesa pigrizia e monotonia, quando sarebbe stato possibile raccogliere i frutti dei loro sacrifici, concedendosi qualche minima soddisfazione vacanziera che scalciasse il motto "stessa spiaggia, stesso mare" per lustri o decenni.</p><p></p><p>La Sardegna ci accolse all'imbrunire, scatenando dentro di me un autentico colpo di fulmine: un amore puro, totale, istintivo. Mi sentii avvolto in un abbraccio salvifico e consolatorio, che stimolava i miei sensi, rispolverandoli in tempi miracolosi da anni di stress, di smog, di ritmi frenetici fino all'assurdo.</p><p></p><p>Fu sufficiente abbassare i finestrini dell'auto, appena imboccata la vecchia statale 125, per iniziare a sognare una vita diversa: aria limpida, profumata da arbusti di piante aromatiche spontanee, che sprigionavano intensamente la loro essenza, sagome di montagne brulle e superbe, adornate da una variegata e sparuta macchia mediterranea, cento chilometri percorsi con un crescente senso di libertà e di estasi, incrociando sei o sette automobili al massimo. Un altro mondo, un'altra dimensione.</p><p></p><p>Varcato il confine del paese di Dorgali, contattai come da accordi la proprietaria dell'appartamento prenotato, con la quale concordammo un punto d'incontro nei pressi dell'entrata di un supermercato, qualche centinaio di metri più avanti. Ci salutammo con misurata cordialità: "una parola è poca, due son troppe": uno dei luoghi comuni che da sempre contraddistingueva il popolo sardo nel mio immaginario non si discostò poi molto dalle mie impressioni iniziali, che però furono presto smentite, quando, appena giunti al parcheggio della casa, potemmo conoscere e conversare più tranquillamente con la signora e suo marito, una coppia sulla cinquantina, due straordinari esempi di fierezza, di dignità, di spirito di conservazione e di difesa del proprio territorio, uniti ad una profonda umanità e da un altruismo celato solo da una maschera di distacco ed ostilità che scomparve quasi immediatamente di fronte al nostro rispetto, alla nostra educazione ed alla nostra umiltà.</p><p></p><p>Un accecante bagliore mi risvegliò il mattino seguente da un sonno profondo: il sole sembrava quello di mezzogiorno, ma focalizzando l'orologio mi accorsi che erano appena le cinque e mezza: non ero abituato alle persiane e provai subito l'unica grande nostalgia della vacanza: quella per le mie amate tapparelle, che nella mia cameretta serravo fino all'ultimo spiraglio pur di bloccare il passaggio al minimo raggio di luce. Diana dormiva beatamente, avvolta nella sua inseparabile coperta di pile che non aveva rinunciato a mettere in valigia.</p><p></p><p>Evitando di far rumore, mi alzai quatto quatto e uscii in giardino: finalmente potevo ammirare la Sardegna alla luce del giorno, con i suoi colori ed i suoi tratti bordati da una calma e mirabile striscia di mare all'orizzonte. L'impatto di Diana con il primo buongiorno in Sardegna fu suggellato da un sorriso sereno e sorridente, nonostante il suo volto ancora assonnato quando, dopo qualche ora, spuntò in giardino, spezzando la mia concentrazione dagli appunti e dai percorsi delle spiagge da visitare.</p><p></p><p>La scissione dalla sua adorata e fedele coperta consentì un panorama delle sue tette libere e ballonzolanti sotto il pigiama di cotone bianco, che grazie alla luce del sole lasciava ben intravedere i lineamenti del suo seno.</p><p></p><p>La fatica per il viaggio, tardivamente, si era fatta sentire: "Che stanchezza: oggi ho bisogno di rilassarmi, altrimenti crollerò ancor prima di cominciare: magari visitiamo senza fretta il paese, ci fermiamo a mangiare qualcosa sulla spiaggia più comoda e vicina e nel pomeriggio con calma andiamo a fare la spesa, dovremo pur mangiare!!"</p><p></p><p>Vedere Diana girovagare per casa in bikini fu un'emozione nuova e stimolante, specialmente nei movimenti che la costringevano a curvarsi in avanti: il costume rosa a fantasia regalatole l'anno precedente, che indossava per la prima volta, non era dei più succinti ed il perizoma moderatamente coprente era quasi paragonabile ad una moderna ed audace brasiliana. Tuttavia poter ammirare il suo sedere in bella mostra, baciato dai raggi di sole che penetravano dalle finestre spalancate, mi arrapava parecchio. Peccato che la casa fosse posizionata in una zona molto tranquilla ed isolata: mi sarei eccitato e non poco se qualcuno, passando, si fosse distratto casualmente spiando dalla strada le promettenti esposizioni posteriori di Diana.</p><p></p><p>Il concordato rallentamento dei ritmi giornalieri provocò un'uscita di casa molto ritardata, dopo una lenta colazione, una lenta pulizia, una lenta selezione di vestiti da indossare. Cala Gonone, graziosa frazione balneare di Dorgali, fu visitabile in pochi minuti, ancora dormiente: negozi chiusi, poco movimento di auto e persone sul corso principale: al contrario la spiaggia confinante accoglieva un discreto numero di persone, tanto da sembrare gremita in alcuni punti, viste le dimensioni abbastanza esigue in larghezza e la presenza di qualche stabilimento semideserto che occupava ampi tratti di arenile.</p><p></p><p>Decidemmo di pranzare in una delle trattorie su strada che si affacciavano sulla spiaggia, deliziando innanzitutto i nostri occhi con le meravigliose sfumature del mare e il vivido contrasto cromatico tra sabbia ed acqua.</p><p></p><p>"Mi sento debole, forse è stato il cambiamento d'aria o il viaggio a stancarmi, eppure ho proprio voglia di farmi un bagno in quell'acqua e di sdraiarmi su una sabbia così chiara e soffice. Oggi abbi pietà di me, vorrei solo mettere la testa sotto l'ombrellone e schiacciare un pisolino, non mi sembra la spiaggia adatta per fare altro, troppo frequentata e troppo sulla strada". A malincuore la rassicurai, fingendo altrettanta fiacca. Dopo un ottimo pranzo, prelevai l'ombrellone e la borsa dalla macchina e passeggiammo sul lungomare alla ricerca di un tratto più tranquillo ed adatto al riposo. Le presenze non erano poi così numerose a ben vedere: Diana non volle spingersi alla fine della spiaggia, fermandosi dopo pochi metri. Mi pregò di occuparmi della sistemazione degli asciugamani e dell'ombrellone ed iniziò a liberarsi stancamente dei vestiti. La sua debolezza affievoliva anche la sua consueta sensualità: tuttavia il suo perizoma, nonostante le dimensioni non proprio ridottissime, spiccava nettamente rispetto a una miriade di mutandoni disseminati un po' ovunque. Temendo una congestione, si bagnò frettolosamente prima di distendersi a pancia sotto, con la testa in ombra. Ricordò di slacciare il reggiseno quando ormai avevo perso ogni speranza, si alzò sui gomiti e lo sfilò, strizzandolo prima di accantonarlo lateralmente. Per qualche secondo potei scorgere i suoi capezzoli e la sagoma delle sue tette, che vennero immancabilmente notate anche dai pochi presenti, nessuno dei quali troppo giovane. Le spalmai la crema sulle spalle, sulla schiena, sui glutei e sulle cosce. Poi crollò, incollandosi al suo telo e si abbandonò ad un sonno profondo.</p><p></p><p>Frequenti passeggiatori in cerca di digestione si alternarono per tutto il primo pomeriggio sul bagnasciuga, puntando dritti i loro sguardi sulle natiche al vento di Diana, fin troppo scoperte e svergognate per abbronzarsi sulla spiaggia principale di un paesino, in pieno centro. Anche dalla strada notavo insolite e prolungate soste maschili, che casualmente avevano luogo nel punto esatto dal quale si poteva godere la migliore traiettoria panoramica del suo culo in mostra. Intorno alle cinque iniziai ad avvertire un crescente brulicare proveniente proprio dai negozi, che evidentemente cominciavano ad aprire. In contemporanea molte persone si ricomposero e abbandonarono la spiaggia, che finalmente cominciò a svuotarsi, sprigionando la sua naturale ed autentica bellezza.</p><p></p><p>Dopo tre ore di sonno e di immobilità, Diana iniziò a manifestare i primi cenni di risveglio, muovendosi frequentemente a scatti con le spalle e la schiena. Senza aprire gli occhi si girò d'improvviso, continuando a dormire inconsapevole delle conseguenze. Le sue tettone giunoniche dominavano la scena ed il panorama dall'alto. Il bordo strada ed alcune staccionate, che in alcuni tratti segnavano il confine tra spiaggia e passeggiata, divennero fermate obbligate per decine di increduli ammiratori che si susseguirono per più di mezz'ora, gustandosi un panorama imperdibile. Per contro la tranquillità della spiaggia aveva preso il sopravvento: intorno a noi si era ormai creato un vuoto, le passeggiate sulla battigia si erano interrotte e nessuno si cimentò a gustarsi più da vicino un topless rigoglioso e conturbante.</p><p></p><p>Intorno alle sei e mezza Diana aprì gli occhi, coprendosi istintivamente le tette al vento: "Ma non mi dici niente, potevi svegliarmi o coprirmi almeno, avrò dato spettacolo...". La tranquillizzai informandola che nessuno l'aveva notata e che la spiaggia si stava svuotando ancor prima che lei si girasse. Si guardò intorno ed alle spalle, tranquillizzandosi. Poi prese con calma il reggiseno ormai asciutto, si sollevò in posizione seduta e lo indossò nuovamente: "Mi sento già meglio, avevo un gran bisogno di riposare. Scusami amore, ti ho fatto annoiare già dal primo giorno..." "Non ti preoccupare, ora ci prendiamo un gelato, facciamo un pò di spesa e ce ne torniamo a casa". Tutta un'altra storia Cala Gonone di pomeriggio: piccole botteghe aperte di souvenir , di prodotti tipici e di artigianato locale, un'ottima gelateria, qualche bar o localino che apriva i battenti con educato sottofondo musicale, tanta gente sul corso a passeggiare, camerieri che apparecchiavano le tavole dei ristoranti lungomare, in attesa di accogliere turisti per la cena: tutto a misura d'uomo, senza eccessi, confusione o mondanità.</p><p></p><p>Il piccolo e polveroso parcheggio antistante la casa era occupato al nostro arrivo soltanto da uno scooter smarmittato e malconcio a motore acceso, posizionato talmente male da impedire qualunque manovra. Rinunciando a sostare in via definitiva, scesi dalla macchina per scaricare le buste della spesa. Diana mi anticipò: "Intanto vado a farmi una doccia". Appena varcato il piccolo cancello pedonale, quasi ci scontrammo con un abbronzatissimo e sbarbato giovanotto in costume ed infradito, con un mazzo di chiavi ed una scatola di attrezzi da lavoro tra le mani: "Scusate, ho lasciato il motorino in mezzo, lo sposto subito". Lo ringraziammo chiedendogli chi fosse: "Sono il figlio dei proprietari, mi chiamo Luca"...</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="selpot, post: 17175570, member: 283814"] L'effervescenza organizzativa di Diana fu davvero strabiliante. Raramente mi era capitato di vederla così pimpante e radiosa; la sua abnegazione nei preparativi alle vacanze esaltava uno stato di grazia a livello emotivo e mentale di cui mi stavo innamorando follemente. Desideravo con ardore che la sua esuberanza, il suo coinvolgimento ed il suo entusiasmo e non si esaurissero mai più: ero stanco di combattere contro una quotidianità infarcita di ombre, arrendevolezza e tetraggine, radicate senza motivo nella sua indole. Soltanto giovani occhi maschili in spiaggia, colmi di ammirazione e di desiderio riuscivano talvolta a renderla partecipe, splendente e briosa. Ma occasionali lampi rilucenti, alla lunga, non sarebbero più bastati ad affrontare un eventuale futuro insieme che fosse stabile, appagante e duraturo. Non ritenevo normale né corretto che la ragione predominante della mia fedeltà e della mia venerazione nei suoi confronti fosse la sua trasgressiva disinvoltura al mare. Sognavo che il suo fondo di tristezza, di insoddisfazione e di grigiore sparissero tutto l'anno a favore di un diverso approccio alla vita, che sconfiggesse il suo lunatico scontento, il suo male di vivere e la sua preoccupante vecchiaia interiore a soli 25 anni, che sfociava sovente in segnali di allarmante misantropia. La carenza di risorse finanziarie e delle giuste compagnie di gioventù non aveva mai permesso ad entrambi di pensare alla Sardegna o di allontanarci nettamente da casa sforando il canonico budget: il solo varcare la rampa di accesso al traghetto ci aprì le porte di un nuovo universo. Non eravamo mai saliti su una nave così imponente: ne perlustrammo ogni ambiente durante il viaggio, con gli occhi curiosi e meravigliati di due bambini che si affacciano al mondo, scoprendolo per la prima volta. Ci commuoveva la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo se, guardandoci indietro, ripensavamo alla nostra infanzia dignitosa ma disagiata, piena di austerità e di negazioni, nella quale avevamo subìto le conseguenze delle gravose ed inevitabili rinunce delle nostre famiglie, ma anche le ripercussioni della loro inattesa pigrizia e monotonia, quando sarebbe stato possibile raccogliere i frutti dei loro sacrifici, concedendosi qualche minima soddisfazione vacanziera che scalciasse il motto "stessa spiaggia, stesso mare" per lustri o decenni. La Sardegna ci accolse all'imbrunire, scatenando dentro di me un autentico colpo di fulmine: un amore puro, totale, istintivo. Mi sentii avvolto in un abbraccio salvifico e consolatorio, che stimolava i miei sensi, rispolverandoli in tempi miracolosi da anni di stress, di smog, di ritmi frenetici fino all'assurdo. Fu sufficiente abbassare i finestrini dell'auto, appena imboccata la vecchia statale 125, per iniziare a sognare una vita diversa: aria limpida, profumata da arbusti di piante aromatiche spontanee, che sprigionavano intensamente la loro essenza, sagome di montagne brulle e superbe, adornate da una variegata e sparuta macchia mediterranea, cento chilometri percorsi con un crescente senso di libertà e di estasi, incrociando sei o sette automobili al massimo. Un altro mondo, un'altra dimensione. Varcato il confine del paese di Dorgali, contattai come da accordi la proprietaria dell'appartamento prenotato, con la quale concordammo un punto d'incontro nei pressi dell'entrata di un supermercato, qualche centinaio di metri più avanti. Ci salutammo con misurata cordialità: "una parola è poca, due son troppe": uno dei luoghi comuni che da sempre contraddistingueva il popolo sardo nel mio immaginario non si discostò poi molto dalle mie impressioni iniziali, che però furono presto smentite, quando, appena giunti al parcheggio della casa, potemmo conoscere e conversare più tranquillamente con la signora e suo marito, una coppia sulla cinquantina, due straordinari esempi di fierezza, di dignità, di spirito di conservazione e di difesa del proprio territorio, uniti ad una profonda umanità e da un altruismo celato solo da una maschera di distacco ed ostilità che scomparve quasi immediatamente di fronte al nostro rispetto, alla nostra educazione ed alla nostra umiltà. Un accecante bagliore mi risvegliò il mattino seguente da un sonno profondo: il sole sembrava quello di mezzogiorno, ma focalizzando l'orologio mi accorsi che erano appena le cinque e mezza: non ero abituato alle persiane e provai subito l'unica grande nostalgia della vacanza: quella per le mie amate tapparelle, che nella mia cameretta serravo fino all'ultimo spiraglio pur di bloccare il passaggio al minimo raggio di luce. Diana dormiva beatamente, avvolta nella sua inseparabile coperta di pile che non aveva rinunciato a mettere in valigia. Evitando di far rumore, mi alzai quatto quatto e uscii in giardino: finalmente potevo ammirare la Sardegna alla luce del giorno, con i suoi colori ed i suoi tratti bordati da una calma e mirabile striscia di mare all'orizzonte. L'impatto di Diana con il primo buongiorno in Sardegna fu suggellato da un sorriso sereno e sorridente, nonostante il suo volto ancora assonnato quando, dopo qualche ora, spuntò in giardino, spezzando la mia concentrazione dagli appunti e dai percorsi delle spiagge da visitare. La scissione dalla sua adorata e fedele coperta consentì un panorama delle sue tette libere e ballonzolanti sotto il pigiama di cotone bianco, che grazie alla luce del sole lasciava ben intravedere i lineamenti del suo seno. La fatica per il viaggio, tardivamente, si era fatta sentire: "Che stanchezza: oggi ho bisogno di rilassarmi, altrimenti crollerò ancor prima di cominciare: magari visitiamo senza fretta il paese, ci fermiamo a mangiare qualcosa sulla spiaggia più comoda e vicina e nel pomeriggio con calma andiamo a fare la spesa, dovremo pur mangiare!!" Vedere Diana girovagare per casa in bikini fu un'emozione nuova e stimolante, specialmente nei movimenti che la costringevano a curvarsi in avanti: il costume rosa a fantasia regalatole l'anno precedente, che indossava per la prima volta, non era dei più succinti ed il perizoma moderatamente coprente era quasi paragonabile ad una moderna ed audace brasiliana. Tuttavia poter ammirare il suo sedere in bella mostra, baciato dai raggi di sole che penetravano dalle finestre spalancate, mi arrapava parecchio. Peccato che la casa fosse posizionata in una zona molto tranquilla ed isolata: mi sarei eccitato e non poco se qualcuno, passando, si fosse distratto casualmente spiando dalla strada le promettenti esposizioni posteriori di Diana. Il concordato rallentamento dei ritmi giornalieri provocò un'uscita di casa molto ritardata, dopo una lenta colazione, una lenta pulizia, una lenta selezione di vestiti da indossare. Cala Gonone, graziosa frazione balneare di Dorgali, fu visitabile in pochi minuti, ancora dormiente: negozi chiusi, poco movimento di auto e persone sul corso principale: al contrario la spiaggia confinante accoglieva un discreto numero di persone, tanto da sembrare gremita in alcuni punti, viste le dimensioni abbastanza esigue in larghezza e la presenza di qualche stabilimento semideserto che occupava ampi tratti di arenile. Decidemmo di pranzare in una delle trattorie su strada che si affacciavano sulla spiaggia, deliziando innanzitutto i nostri occhi con le meravigliose sfumature del mare e il vivido contrasto cromatico tra sabbia ed acqua. "Mi sento debole, forse è stato il cambiamento d'aria o il viaggio a stancarmi, eppure ho proprio voglia di farmi un bagno in quell'acqua e di sdraiarmi su una sabbia così chiara e soffice. Oggi abbi pietà di me, vorrei solo mettere la testa sotto l'ombrellone e schiacciare un pisolino, non mi sembra la spiaggia adatta per fare altro, troppo frequentata e troppo sulla strada". A malincuore la rassicurai, fingendo altrettanta fiacca. Dopo un ottimo pranzo, prelevai l'ombrellone e la borsa dalla macchina e passeggiammo sul lungomare alla ricerca di un tratto più tranquillo ed adatto al riposo. Le presenze non erano poi così numerose a ben vedere: Diana non volle spingersi alla fine della spiaggia, fermandosi dopo pochi metri. Mi pregò di occuparmi della sistemazione degli asciugamani e dell'ombrellone ed iniziò a liberarsi stancamente dei vestiti. La sua debolezza affievoliva anche la sua consueta sensualità: tuttavia il suo perizoma, nonostante le dimensioni non proprio ridottissime, spiccava nettamente rispetto a una miriade di mutandoni disseminati un po' ovunque. Temendo una congestione, si bagnò frettolosamente prima di distendersi a pancia sotto, con la testa in ombra. Ricordò di slacciare il reggiseno quando ormai avevo perso ogni speranza, si alzò sui gomiti e lo sfilò, strizzandolo prima di accantonarlo lateralmente. Per qualche secondo potei scorgere i suoi capezzoli e la sagoma delle sue tette, che vennero immancabilmente notate anche dai pochi presenti, nessuno dei quali troppo giovane. Le spalmai la crema sulle spalle, sulla schiena, sui glutei e sulle cosce. Poi crollò, incollandosi al suo telo e si abbandonò ad un sonno profondo. Frequenti passeggiatori in cerca di digestione si alternarono per tutto il primo pomeriggio sul bagnasciuga, puntando dritti i loro sguardi sulle natiche al vento di Diana, fin troppo scoperte e svergognate per abbronzarsi sulla spiaggia principale di un paesino, in pieno centro. Anche dalla strada notavo insolite e prolungate soste maschili, che casualmente avevano luogo nel punto esatto dal quale si poteva godere la migliore traiettoria panoramica del suo culo in mostra. Intorno alle cinque iniziai ad avvertire un crescente brulicare proveniente proprio dai negozi, che evidentemente cominciavano ad aprire. In contemporanea molte persone si ricomposero e abbandonarono la spiaggia, che finalmente cominciò a svuotarsi, sprigionando la sua naturale ed autentica bellezza. Dopo tre ore di sonno e di immobilità, Diana iniziò a manifestare i primi cenni di risveglio, muovendosi frequentemente a scatti con le spalle e la schiena. Senza aprire gli occhi si girò d'improvviso, continuando a dormire inconsapevole delle conseguenze. Le sue tettone giunoniche dominavano la scena ed il panorama dall'alto. Il bordo strada ed alcune staccionate, che in alcuni tratti segnavano il confine tra spiaggia e passeggiata, divennero fermate obbligate per decine di increduli ammiratori che si susseguirono per più di mezz'ora, gustandosi un panorama imperdibile. Per contro la tranquillità della spiaggia aveva preso il sopravvento: intorno a noi si era ormai creato un vuoto, le passeggiate sulla battigia si erano interrotte e nessuno si cimentò a gustarsi più da vicino un topless rigoglioso e conturbante. Intorno alle sei e mezza Diana aprì gli occhi, coprendosi istintivamente le tette al vento: "Ma non mi dici niente, potevi svegliarmi o coprirmi almeno, avrò dato spettacolo...". La tranquillizzai informandola che nessuno l'aveva notata e che la spiaggia si stava svuotando ancor prima che lei si girasse. Si guardò intorno ed alle spalle, tranquillizzandosi. Poi prese con calma il reggiseno ormai asciutto, si sollevò in posizione seduta e lo indossò nuovamente: "Mi sento già meglio, avevo un gran bisogno di riposare. Scusami amore, ti ho fatto annoiare già dal primo giorno..." "Non ti preoccupare, ora ci prendiamo un gelato, facciamo un pò di spesa e ce ne torniamo a casa". Tutta un'altra storia Cala Gonone di pomeriggio: piccole botteghe aperte di souvenir , di prodotti tipici e di artigianato locale, un'ottima gelateria, qualche bar o localino che apriva i battenti con educato sottofondo musicale, tanta gente sul corso a passeggiare, camerieri che apparecchiavano le tavole dei ristoranti lungomare, in attesa di accogliere turisti per la cena: tutto a misura d'uomo, senza eccessi, confusione o mondanità. Il piccolo e polveroso parcheggio antistante la casa era occupato al nostro arrivo soltanto da uno scooter smarmittato e malconcio a motore acceso, posizionato talmente male da impedire qualunque manovra. Rinunciando a sostare in via definitiva, scesi dalla macchina per scaricare le buste della spesa. Diana mi anticipò: "Intanto vado a farmi una doccia". Appena varcato il piccolo cancello pedonale, quasi ci scontrammo con un abbronzatissimo e sbarbato giovanotto in costume ed infradito, con un mazzo di chiavi ed una scatola di attrezzi da lavoro tra le mani: "Scusate, ho lasciato il motorino in mezzo, lo sposto subito". Lo ringraziammo chiedendogli chi fosse: "Sono il figlio dei proprietari, mi chiamo Luca"... [/QUOTE]
Inserisci quotes...
Verifica
Invia risposta
Forums
Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
La prima vacanza trasgressiva - Introduzione
Attenzione! Phica è un sito per ADULTI, con contenuti sessualmente espliciti!
Per utilizzare Phica devi essere maggiorenne e accettare i cookie.
Se non hai 18+ o non vuoi accettare i cookie, premi Exit.
18+
❌ Exit
Ottieni di più...
Top
Bottom