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Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
La prima vacanza trasgressiva - Introduzione
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<blockquote data-quote="selpot" data-source="post: 17439612" data-attributes="member: 283814"><p>Sentirmi d'improvviso coccolato, avvolto, stimolato da un frizzante, carezzevole, sublime delirio rappresentava un privilegio inspiegabile, una sensazione paradisiaca, uno stato di estasi davvero difficile da classificare e motivare, nella buia solitudine di un letto con lo sguardo rivolto ad una porta chiusa, in un contesto privo in teoria di qualunque pensabile impulso erotico.</p><p></p><p>A fare la differenza fu ancora una volta la mia migliore amica, chiamata Attesa, che si era ripresentata a trovarmi, dopo tanto tempo in realtà, concedendosi un ritorno impetuoso: la sua travolgente generosità permise di rifornirmi di smania, di bramosia, di impazienza nel pretendere che quella porta si aprisse all'istante. L'adrenalina alle stelle rendeva proibitiva l'apparenza di una quiete abulica, sonnolenta ed inconsapevole. La Sua inebriante compagnia elettrizzò ed impreziosì ogni interminabile minuto che trascorse, prima che il desiderio mai così incalzante della presenza corporea della mia Dea si realizzasse.</p><p></p><p>Dopo un buon quarto d'ora Diana armeggiò con delicatezza la maniglia, ben attenta a non spalancare la porta del bagno. Si infilò nell'apertura calcolata pressoché al millimetro, comparendo quasi impercettibilmente in camera di letto, scalza, con passi ovattati e silenziosi. Sorretto da entrambe le sue mani, riconobbi il pigiama avvolgere una sorta di arrabattato fagotto, la cui precarietà spiccava inequivocabilmente anche in penombra e ad occhi socchiusi. Alle estremità di quell'ammasso rabberciato penzolavano o spuntavano distrattamente laccetti di bikini di varie lunghezze. Impossibile distinguerne i modelli o i colori, complice la semioscurità ancora incombente in casa. Riuscii invece ad intuire l'abbigliamento scelto da Diana, con l'aiuto della mia perfetta conoscenza del suo guardaroba: pareva aver seguito alla lettera i suggerimenti di Luca, che raccomandava opzioni comode e pratiche, adatte ad una sorta di escursione a piedi: pantaloni della tuta, leggeri ma molto larghi ed una vecchia t-shirt sformata e malconcia, di spropositata lunghezza rispetto al suo metro e cinquanta: immaginai fosse quella di colore nero. Certo, le mie aspettative erano ben altre, ma non avvertii un particolare sconforto: in fondo i consigli di Luca erano stati chiari e le circostanze richiedevano per Diana di sfoggiare stavolta comprensibilmente il suo fedele e prediletto vestiario antiuomo contro cui tentavo invano di combattere da ormai 2 anni, con scarsissimi risultati.</p><p></p><p>Raggiunse il suo comodino nel quale gettò di slancio l'intero fardello, liberandosene il più velocemente possibile, senza badare all'ordine ed all'accuratezza.</p><p></p><p>"Ehi, sveglia! C'è un sole bellissimo e tra mezz'ora dobbiamo andare: vuoi rimanere a dormire tutto il giorno forse!?" L'inizio del mio inscenato risveglio coincise con l'apertura dei primi spiragli della persiana regolabile. Non mi sbagliavo: la maglietta che Diana indossava era proprio quella nera, che non risaltava più di tanto rispetto al pantalone grigio scuro. Legato al collo spuntava il laccetto del bikini nero: niente male, non potevo lamentarmi: non era sicuramente tra i perizomi più succinti, ma nemmeno il più coprente e peraltro si trattava della prima volta che lo indossava dopo averlo ricevuto in regalo. Una scelta sulla carta anonima ed equilibrata: Diana era andata sul sicuro, senza osare eccessivamente con policromie inconsuete o modelli troppo compromettenti. Sorrisi sdegnato, rimproverandomi della mia stessa incontentabilità: cosa potevo pretendere di più? Pensai che mi stesse abituando troppo bene: in fondo anche oggi il suo bel culo impudico ed abbronzato non sarebbe rimasto coperto, su questo non c'era alcun dubbio e una parvenza di deludente moderazione nella sua scelta del bikini avrebbe comunque permesso a milioni di uomini di impazzire, al posto mio: una certezza del genere non poteva che arraparmi profondamente mentre mi preparavo ad una giornata che sognavo importante o decisiva.</p><p></p><p>Uscii nel cortile qualche minuto prima dell'appuntamento, con l'idea di avvantaggiarmi nel carico dei seppur pochi bagagli: Luca già ci attendeva con la consueta e fascinosa pacatezza, a rispettosa e debita distanza dalla nostra abitazione, zainetto su una spalla, semivuoto e poco volumetrico. Contrariamente a quanto consigliatoci nei suggerimenti del giorno precedente, il suo abbigliamento non sembrava affatto consono ad una lunga passeggiata in mezzo alla natura: pantaloncino del costume blu, t-shirt celeste ed una scarpa da tennis bianca piuttosto consumata, nessun particolare accorgimento per affrontare un'escursione. Mi sorrise con garbo, mentre ci scambiavamo il buongiorno.</p><p></p><p>"Mi hai fatto conciare come un alpinista incapace... e tu vieni in costume? Vuoi farmi sfigurare?"</p><p></p><p>Il giovane rise alla mia battuta d'esordio rispondendo da esperta guida navigata: "Io ci sono abituato, ormai: le zone che vedremo oggi le frequento spesso con i miei amici. Ma voi è meglio che siate prudenti, almeno la prima volta: non conosco le vostre attitudini vacanziere e non vorrei rovinarvi la vacanza a suon di scivolate, graffi o distorsioni durante il percorso"</p><p></p><p>Aprimmo il cancello e ci avvicinammo alla macchina nel parcheggio. Diana ci raggiunse con calma mentre mi apprestavo a sistemare il portabagagli. Regalò un primo raggiante sorriso al giovanotto: "Posso andar bene vestita così? Dove hai intenzione di portarci?"</p><p></p><p>"Vedrete, vedrete. Fidatevi di me, vi piacerà, sarà una bella esperienza..."</p><p></p><p>"Ne sono sicura... e per contraccambiare la tua gentilezza ed il tempo che ci dedicherai, farò il possibile affinché in qualche modo sia una bellissima esperienza anche per te..."</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="selpot, post: 17439612, member: 283814"] Sentirmi d'improvviso coccolato, avvolto, stimolato da un frizzante, carezzevole, sublime delirio rappresentava un privilegio inspiegabile, una sensazione paradisiaca, uno stato di estasi davvero difficile da classificare e motivare, nella buia solitudine di un letto con lo sguardo rivolto ad una porta chiusa, in un contesto privo in teoria di qualunque pensabile impulso erotico. A fare la differenza fu ancora una volta la mia migliore amica, chiamata Attesa, che si era ripresentata a trovarmi, dopo tanto tempo in realtà, concedendosi un ritorno impetuoso: la sua travolgente generosità permise di rifornirmi di smania, di bramosia, di impazienza nel pretendere che quella porta si aprisse all'istante. L'adrenalina alle stelle rendeva proibitiva l'apparenza di una quiete abulica, sonnolenta ed inconsapevole. La Sua inebriante compagnia elettrizzò ed impreziosì ogni interminabile minuto che trascorse, prima che il desiderio mai così incalzante della presenza corporea della mia Dea si realizzasse. Dopo un buon quarto d'ora Diana armeggiò con delicatezza la maniglia, ben attenta a non spalancare la porta del bagno. Si infilò nell'apertura calcolata pressoché al millimetro, comparendo quasi impercettibilmente in camera di letto, scalza, con passi ovattati e silenziosi. Sorretto da entrambe le sue mani, riconobbi il pigiama avvolgere una sorta di arrabattato fagotto, la cui precarietà spiccava inequivocabilmente anche in penombra e ad occhi socchiusi. Alle estremità di quell'ammasso rabberciato penzolavano o spuntavano distrattamente laccetti di bikini di varie lunghezze. Impossibile distinguerne i modelli o i colori, complice la semioscurità ancora incombente in casa. Riuscii invece ad intuire l'abbigliamento scelto da Diana, con l'aiuto della mia perfetta conoscenza del suo guardaroba: pareva aver seguito alla lettera i suggerimenti di Luca, che raccomandava opzioni comode e pratiche, adatte ad una sorta di escursione a piedi: pantaloni della tuta, leggeri ma molto larghi ed una vecchia t-shirt sformata e malconcia, di spropositata lunghezza rispetto al suo metro e cinquanta: immaginai fosse quella di colore nero. Certo, le mie aspettative erano ben altre, ma non avvertii un particolare sconforto: in fondo i consigli di Luca erano stati chiari e le circostanze richiedevano per Diana di sfoggiare stavolta comprensibilmente il suo fedele e prediletto vestiario antiuomo contro cui tentavo invano di combattere da ormai 2 anni, con scarsissimi risultati. Raggiunse il suo comodino nel quale gettò di slancio l'intero fardello, liberandosene il più velocemente possibile, senza badare all'ordine ed all'accuratezza. "Ehi, sveglia! C'è un sole bellissimo e tra mezz'ora dobbiamo andare: vuoi rimanere a dormire tutto il giorno forse!?" L'inizio del mio inscenato risveglio coincise con l'apertura dei primi spiragli della persiana regolabile. Non mi sbagliavo: la maglietta che Diana indossava era proprio quella nera, che non risaltava più di tanto rispetto al pantalone grigio scuro. Legato al collo spuntava il laccetto del bikini nero: niente male, non potevo lamentarmi: non era sicuramente tra i perizomi più succinti, ma nemmeno il più coprente e peraltro si trattava della prima volta che lo indossava dopo averlo ricevuto in regalo. Una scelta sulla carta anonima ed equilibrata: Diana era andata sul sicuro, senza osare eccessivamente con policromie inconsuete o modelli troppo compromettenti. Sorrisi sdegnato, rimproverandomi della mia stessa incontentabilità: cosa potevo pretendere di più? Pensai che mi stesse abituando troppo bene: in fondo anche oggi il suo bel culo impudico ed abbronzato non sarebbe rimasto coperto, su questo non c'era alcun dubbio e una parvenza di deludente moderazione nella sua scelta del bikini avrebbe comunque permesso a milioni di uomini di impazzire, al posto mio: una certezza del genere non poteva che arraparmi profondamente mentre mi preparavo ad una giornata che sognavo importante o decisiva. Uscii nel cortile qualche minuto prima dell'appuntamento, con l'idea di avvantaggiarmi nel carico dei seppur pochi bagagli: Luca già ci attendeva con la consueta e fascinosa pacatezza, a rispettosa e debita distanza dalla nostra abitazione, zainetto su una spalla, semivuoto e poco volumetrico. Contrariamente a quanto consigliatoci nei suggerimenti del giorno precedente, il suo abbigliamento non sembrava affatto consono ad una lunga passeggiata in mezzo alla natura: pantaloncino del costume blu, t-shirt celeste ed una scarpa da tennis bianca piuttosto consumata, nessun particolare accorgimento per affrontare un'escursione. Mi sorrise con garbo, mentre ci scambiavamo il buongiorno. "Mi hai fatto conciare come un alpinista incapace... e tu vieni in costume? Vuoi farmi sfigurare?" Il giovane rise alla mia battuta d'esordio rispondendo da esperta guida navigata: "Io ci sono abituato, ormai: le zone che vedremo oggi le frequento spesso con i miei amici. Ma voi è meglio che siate prudenti, almeno la prima volta: non conosco le vostre attitudini vacanziere e non vorrei rovinarvi la vacanza a suon di scivolate, graffi o distorsioni durante il percorso" Aprimmo il cancello e ci avvicinammo alla macchina nel parcheggio. Diana ci raggiunse con calma mentre mi apprestavo a sistemare il portabagagli. Regalò un primo raggiante sorriso al giovanotto: "Posso andar bene vestita così? Dove hai intenzione di portarci?" "Vedrete, vedrete. Fidatevi di me, vi piacerà, sarà una bella esperienza..." "Ne sono sicura... e per contraccambiare la tua gentilezza ed il tempo che ci dedicherai, farò il possibile affinché in qualche modo sia una bellissima esperienza anche per te..." [/QUOTE]
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