liberacoppia
"Level 4"
Mi chiamo Luisa e ho quarant'anni. Sono una donna formosa e sensuale, con una presenza imponente e sicura di sé. Ho sempre amato la cucina e il cibo, e ho sempre sognato di aprire un ristorante. Quando ho conosciuto Carlo, abbiamo deciso di realizzare insieme il nostro sogno.
Carlo è un uomo affascinante e carismatico, con un atteggiamento più rilassato e socievole. Lui è il volto del ristorante, mentre io sono la mente. Io mi occupo della cucina e della gestione del personale. Sono una persona severa e autorevole, e pretendo il massimo da me stessa e dagli altri. Carlo, invece, è più concentrato sull'intrattenimento dei clienti. È un uomo libertino, che non si sente vincolato dai legami matrimoniali.
Le sue infedeltà mi hanno ferito profondamente, ma la paura di perderlo mi ha impedito di affrontarlo. Ho fatto finta di nulla e ho chiuso un occhio, anche se controvoglia, solo per compiacerlo.
Quello che sto per dirvi ora, lui me lo ha confessato solo molto più tardi. Ma l'ho perdonato perché quello che è successo ha rivelato una personalità in me che non sapevo esistesse. La vita, con i suoi colpi di scena, ci guida attraverso percorsi inaspettati, rivelando lati di noi stessi che mai avremmo immaginato.
E così ebbe inizio la mia metamorfosi da moglie timida e introversa a una donna un po' masochista e sfrenata (dal punto di vista sessuale).
Carlo ha due amici, Maurizio e Luciano, che gestiscono una macelleria. Sono nostri fornitori abituali, ma non sono proprio dei gentiluomini, sono come due lupi affamati in perenne ricerca di prede. Non mi sono mai piaciuti, quando mi incontrano, mi fanno sempre apprezzamenti volgari, che mi fanno sentire a disagio. Mio marito ci scherza sopra, ma non fa nulla per fermarli, anzi sembra quasi che li incoraggi.
Una sera, Carlo invita i suoi amici Maurizio e Luciano a cena nel nostro ristorante, una pratica che ripete regolarmente come gesto di riconoscimento. Nonostante la mia iniziale esitazione, accettai di buon grado, cercando di dimostrare il mio impegno nel rendere l'esperienza culinaria dei suoi amici indimenticabile. La mia sfida è trovare un equilibrio tra la mia riservatezza e il desiderio di compiacere Carlo, creando un'atmosfera accogliente per tutti gli ospiti che scelgono di frequentare il nostro locale.
Carlo mi chiede di vestirmi in modo elegante e sensuale. Non mi sento particolarmente a mio agio con l'idea, ma non voglio deluderlo, così alla fine cedo alle sue insistenze. Mi metto un abito lungo, aderente con uno spacco vertiginoso, e mi trucco in modo da esaltare la mia femminilità.
Carlo e io abbiamo ricevuto così i suoi amici nella sala riservata del nostro ristorante. Questa sala è solitamente riservata ai clienti più esigenti e garantisce una discrezione assoluta.
Carlo ha intrattenuto i suoi amici con la sua consueta vivacità e allegria, riempiendo l'aria di risate e scherzi. Nel frattempo, mi sono ritrovata seduta accanto a Maurizio, un uomo di circa 35 anni, alto e muscoloso. Era un vero maschio alfa, con i capelli scuri e ricci corti e ordinati. Indossava una camicia bianca attillata, che metteva in risalto il suo petto forte e villoso, con una catenina d'oro con un crocifisso che spiccava sul suo petto.
La cena procede bene, ma Maurizio e Luciano non mi lasciano in pace. Mi fanno complimenti volgari e mi fissano in modo insistente. Mi sento a disagio e infastidita, ma cerco di mantenere la calma e di non rovinare la serata di Carlo.
Maurizio mi scrutava con sguardi languidi, densi di eccitazione. I suoi occhi erano puntati sul mio seno, che emergeva audacemente dalla camicetta, e sulle mie cosce accavallate, che svelavano la parte alta delle calze autoreggenti. Il suo sguardo trasudava desiderio e impazienza.
Maurizio, con una mossa audace, fece scivolare furtivamente la mano sotto il tavolo, sfiorando sensualmente la mia coscia. Sentii la sua mano muoversi furtivamente sotto la mia gonna. Lo gardai impaurita con uno sguardo pieno di terrore, lui mi guardava fisso con i suoi occhi pieni di desiderio. Forse la mia reazione indifferente lo incoraggiò a farsi più intraprendente.
La vergogna mi assaliva ma l’eccitazione era tale che lo lasciai fare. Non so cosa mi spinse a farlo, ma in quel momento mi sentii libera di lasciarmi andare. Allargai le gambe e lasciai che lui esplorasse il mio corpo con le sue mani.
Maurizio iniziò così a salire con la mano sempre più su, man mano che procedeva sentivo la mia eccitazione salire nelle mie zone più sensibili, aumentando il mio stato di eccitazione. La sua mano si stava facendo sempre più audace, ero eccitata come non mi accadeva da tempo.
Sentii la sua mano muoversi furtivamente sotto il mio vestito. Le sue dita scivolarono sulle calze e poi sulle mie cosce nude, arrivando infine al perizoma che copriva appena il mio intimo. Volevo stringere le gambe e rifiutare quel tocco delicato ma deciso, ma non ci riuscii. Ero calda e, nonostante serrassi le gambe, non mi opposi al suo toccarmi. Lasciai che accarezzasse delicatamente il mio centro di calore che rapidamente divenne umido. E poi, sotto la sua insistente esplorazione, sentii cedere l'elastico del perizoma.
Le sue dita raggiunsero la mia vulva e io sussultai dal piacere quando le sentii entrare in me. Dovette accorgersi subito che ero bagnatissima. Sperai che continuasse, volevo che continuasse. Avevo una gran voglia di godere e la situazione, la presenza di mio marito, tutto, mi eccitavano da morire, con un misto di vergogna e di eccitazione,
Provavo una vergogna incredibile, è vero, ma l’eccitazione mi prendeva il cervello e non mi faceva più ragionare. Mi morsi le labbra dalla forte eccitazione.
Nel frattempo, Carlo guardava la scena con un sorriso malizioso. Era evidente che la situazione lo divertiva. Mi chiesi se fosse stato lui a mettermi in quella imbarazzante situazione.
Improvvisamente, la nostra cameriera entrò per portare le pietanze. Maurizio ritirò istintivamente la mano, mentre io, imbarazzata, decisi di andare in bagno a darmi una rinfrescata.
Al mio ritorno, chiesi a Carlo di cambiare il mio posto a sedere per evitare quella triste situazione compromettente. Carlo, inizialmente, si rifiutò, ma alla fine, cedendo alle mie insistenze, accettò di cambiare i posti.
Dopo aver cambiato posto, mi sentii un po' più a mio agio, mi sentivo ferita e tradita da Carlo, ma il dubbio che fosse stato lui l'artefice di tutto mi perseguitava ancora.L'atmosfera era ormai tesa e Carlo e io parlavamo poco. Maurizio e Luciano, pur non facendo più complimenti volgari, mi fissavano ancora con molta insistenza.
La cena proseguì senza altri incidenti, ma io non riuscivo a smettere di pensare a quello che era successo.
Quando Maurizio e Luciano se ne andarono, Carlo mi abbracciò e mi disse che era stato solo uno scherzo. Ma io non gli credetti.
Quella sera, tornai a casa ancora più confusa di prima. Non sapevo cosa fare. Volevo perdonare Carlo, ma non sapevo se sarei stata mai in grado di dimenticare quello che era successo. Avevo vissuto una forte sensazione di piacere quando Maurizio mi aveva toccato, e questo mi aveva turbata. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Mi sentivo attratta da Maurizio, ma allo stesso tempo mi sentivo tradita da Carlo.
Carlo mi avvicinò in camera da letto e mi abbracciò calorosamente, una strana luce di eccitazione era nei suoi occhi. Mi sentivo un po' confusa. Non era la prima volta che mi abbracciava, ma c'era qualcosa di diverso in quel suo abbraccio. Era più forte, più intenso.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. Vidi che era serio, ma anche eccitato.
"Cosa c'è?" gli chiesi.
Carlo mi disse che aveva notato quella situazione imbarazzante, con Maurizio che toccava la mia coscia e le parti intime, ma lui ha notato pure che la cosa non mi dispiaceva affatto, anzi io ero molto compiaciuta.
Mi guardò negli occhi, con un'espressione seria ma anche curiosa. "Dimmi la verità", disse. "Ti è piaciuto?"
Io rimasi senza parole. Non sapevo cosa dire.
Carlo continuò. "Lo so che non è stato facile per te, ma ho visto che non ti sei tirata indietro. Anzi, sembrava che ti piacesse."
Io abbassai lo sguardo. "Non so cosa dire", dissi. "È stata una situazione strana."
Carlo mi prese per mano. "Non c'è bisogno di dire niente", disse. " Ma mi piacerebbe sapere la verità."
Io alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. "Sì", dissi infine. "È stato bello, mi è piaciuto."
Carlo sorrise. "Me lo immaginavo", disse. "So che sei una donna passionale, e che ti piace essere desiderata."
Io arrossii. "Sì", dissi. "È vero."
Carlo mi baciò. "Non devi vergognarti", disse. "È normale che ti piaccia sentirti desiderata. Anzi, mi piace sapere che ti ecciti come una vera troia."
Io sorrisi. "Anche a me piace", dissi.
Carlo mi abbracciò. "Sono contento", disse. "Voglio che tu possa sperimentare tutte le tue emozioni, come una troia!"
Sentivo mio marito che mi chiamava troia, che mi diceva, non me lo chiedeva, ma mi diceva che mi era piaciuto sentirmi una troia. Io restavo in silenzio a guardarlo rendendomi conto che forse aveva ragione. Mentre si sbottonava i pantaloni e ne estraeva il membro già duro ebbi chiara la sensazione che quella situazione mi eccitava. Provavo una vergogna incredibile, è vero, ma l’eccitazione mi prendeva il cervello e non mi faceva più ragionare.
Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai a succhiare il suo membro con molta passione e devozione mentre la sua voce mi ripeteva che forse Maurizio avrebbe potuto chiedermi di fare lo stesso a lui: “E poi ti avrebbe potuto far inginocchiare sotto il tavolo al ristorante e chiederti di succhiarglielo.”
Ripeteva queste cose e io non mi offendevo, anzi provavo una strana sensazione di piacere, qualcosa che non avevo mai provato prima, tanto piacevole che mi dedicai con maggior passione a quello che stavo facendo. Non mi ritrassi, o, per lo meno feci un solo piccolissimo tentativo di allontanarmi quando lo sentii godere, ma lo accolsi nella mia gola e poi sulle mie labbra e sul mio viso. Cosa mi stava succedendo? In quel momento non capivo più nulla, sentivo che mio marito godeva e ne avevo sul viso e nella gola i suoi segni evidenti.
Restando seduto sul letto lui mi trattenne il viso verso il suo cazzo in modo che parte del liquido mi colasse sul mio volto.
Sfuggito l’attimo del piacere assoluto lui continò a tenermi in ginocchio con la testa appoggiata sulle mie cosce ed il suo cazzo ancora colante che si appoggiava sulla mia guancia.
Non mi vergognavo, in un altro momento mi sarei anche arrabbiata, sarei corsa in bagno a lavarmi, mi sarei sentita sporca. In quel momento invece mi sentii felice di essere sporca, di aver donato al mio uomo tanto piacere.
Lo guardai e gli chiesi: “Allora ti è piaciuta la tua troia?”
”Si...Ti piace essere trattata come una troia?”
“Siiii….” gemetti.
Carlo non ha resistito a quella provocazione e continuò il suo gioco. Ci stendemmo sul letto, allungò la mano sul mio sesso per darmi quel piacere che io gli aveva dato con la mia bocca. Io non parlavo, ormai presa dall’euforia mi muovevo ritmicamente sulla sua mano.
Li continuava ad accarezzarmi sentendo il punto più intimo del mio piacere nelle sue mani.
“E se domani ti facessi incontrare quei due maiali pervertiti?”, disse euforico.
Io non parlavo ma si lasciavo andare al piacere che mi davo masturbandomi.
“Ti concederò a loro e sarai la loro troia”, si lanciò in una proposta senza senso, ma che mi portò in un orgasmo quasi incontenibile.
Credevamo solo di giocare, ma quella sera stavamo aprendo la porta ad un mondo nuovo in cui io in pochi giorni sarei sprofondata perdendo ogni pudore ed imparando a godere sempre più nell’abisso della completa sottomissione. Avevamo iniziato un gioco da cui non ne saremmo più usciti.
Carlo è un uomo affascinante e carismatico, con un atteggiamento più rilassato e socievole. Lui è il volto del ristorante, mentre io sono la mente. Io mi occupo della cucina e della gestione del personale. Sono una persona severa e autorevole, e pretendo il massimo da me stessa e dagli altri. Carlo, invece, è più concentrato sull'intrattenimento dei clienti. È un uomo libertino, che non si sente vincolato dai legami matrimoniali.
Le sue infedeltà mi hanno ferito profondamente, ma la paura di perderlo mi ha impedito di affrontarlo. Ho fatto finta di nulla e ho chiuso un occhio, anche se controvoglia, solo per compiacerlo.
Quello che sto per dirvi ora, lui me lo ha confessato solo molto più tardi. Ma l'ho perdonato perché quello che è successo ha rivelato una personalità in me che non sapevo esistesse. La vita, con i suoi colpi di scena, ci guida attraverso percorsi inaspettati, rivelando lati di noi stessi che mai avremmo immaginato.
E così ebbe inizio la mia metamorfosi da moglie timida e introversa a una donna un po' masochista e sfrenata (dal punto di vista sessuale).
Carlo ha due amici, Maurizio e Luciano, che gestiscono una macelleria. Sono nostri fornitori abituali, ma non sono proprio dei gentiluomini, sono come due lupi affamati in perenne ricerca di prede. Non mi sono mai piaciuti, quando mi incontrano, mi fanno sempre apprezzamenti volgari, che mi fanno sentire a disagio. Mio marito ci scherza sopra, ma non fa nulla per fermarli, anzi sembra quasi che li incoraggi.
Una sera, Carlo invita i suoi amici Maurizio e Luciano a cena nel nostro ristorante, una pratica che ripete regolarmente come gesto di riconoscimento. Nonostante la mia iniziale esitazione, accettai di buon grado, cercando di dimostrare il mio impegno nel rendere l'esperienza culinaria dei suoi amici indimenticabile. La mia sfida è trovare un equilibrio tra la mia riservatezza e il desiderio di compiacere Carlo, creando un'atmosfera accogliente per tutti gli ospiti che scelgono di frequentare il nostro locale.
Carlo mi chiede di vestirmi in modo elegante e sensuale. Non mi sento particolarmente a mio agio con l'idea, ma non voglio deluderlo, così alla fine cedo alle sue insistenze. Mi metto un abito lungo, aderente con uno spacco vertiginoso, e mi trucco in modo da esaltare la mia femminilità.
Carlo e io abbiamo ricevuto così i suoi amici nella sala riservata del nostro ristorante. Questa sala è solitamente riservata ai clienti più esigenti e garantisce una discrezione assoluta.
Carlo ha intrattenuto i suoi amici con la sua consueta vivacità e allegria, riempiendo l'aria di risate e scherzi. Nel frattempo, mi sono ritrovata seduta accanto a Maurizio, un uomo di circa 35 anni, alto e muscoloso. Era un vero maschio alfa, con i capelli scuri e ricci corti e ordinati. Indossava una camicia bianca attillata, che metteva in risalto il suo petto forte e villoso, con una catenina d'oro con un crocifisso che spiccava sul suo petto.
La cena procede bene, ma Maurizio e Luciano non mi lasciano in pace. Mi fanno complimenti volgari e mi fissano in modo insistente. Mi sento a disagio e infastidita, ma cerco di mantenere la calma e di non rovinare la serata di Carlo.
Maurizio mi scrutava con sguardi languidi, densi di eccitazione. I suoi occhi erano puntati sul mio seno, che emergeva audacemente dalla camicetta, e sulle mie cosce accavallate, che svelavano la parte alta delle calze autoreggenti. Il suo sguardo trasudava desiderio e impazienza.
Maurizio, con una mossa audace, fece scivolare furtivamente la mano sotto il tavolo, sfiorando sensualmente la mia coscia. Sentii la sua mano muoversi furtivamente sotto la mia gonna. Lo gardai impaurita con uno sguardo pieno di terrore, lui mi guardava fisso con i suoi occhi pieni di desiderio. Forse la mia reazione indifferente lo incoraggiò a farsi più intraprendente.
La vergogna mi assaliva ma l’eccitazione era tale che lo lasciai fare. Non so cosa mi spinse a farlo, ma in quel momento mi sentii libera di lasciarmi andare. Allargai le gambe e lasciai che lui esplorasse il mio corpo con le sue mani.
Maurizio iniziò così a salire con la mano sempre più su, man mano che procedeva sentivo la mia eccitazione salire nelle mie zone più sensibili, aumentando il mio stato di eccitazione. La sua mano si stava facendo sempre più audace, ero eccitata come non mi accadeva da tempo.
Sentii la sua mano muoversi furtivamente sotto il mio vestito. Le sue dita scivolarono sulle calze e poi sulle mie cosce nude, arrivando infine al perizoma che copriva appena il mio intimo. Volevo stringere le gambe e rifiutare quel tocco delicato ma deciso, ma non ci riuscii. Ero calda e, nonostante serrassi le gambe, non mi opposi al suo toccarmi. Lasciai che accarezzasse delicatamente il mio centro di calore che rapidamente divenne umido. E poi, sotto la sua insistente esplorazione, sentii cedere l'elastico del perizoma.
Le sue dita raggiunsero la mia vulva e io sussultai dal piacere quando le sentii entrare in me. Dovette accorgersi subito che ero bagnatissima. Sperai che continuasse, volevo che continuasse. Avevo una gran voglia di godere e la situazione, la presenza di mio marito, tutto, mi eccitavano da morire, con un misto di vergogna e di eccitazione,
Provavo una vergogna incredibile, è vero, ma l’eccitazione mi prendeva il cervello e non mi faceva più ragionare. Mi morsi le labbra dalla forte eccitazione.
Nel frattempo, Carlo guardava la scena con un sorriso malizioso. Era evidente che la situazione lo divertiva. Mi chiesi se fosse stato lui a mettermi in quella imbarazzante situazione.
Improvvisamente, la nostra cameriera entrò per portare le pietanze. Maurizio ritirò istintivamente la mano, mentre io, imbarazzata, decisi di andare in bagno a darmi una rinfrescata.
Al mio ritorno, chiesi a Carlo di cambiare il mio posto a sedere per evitare quella triste situazione compromettente. Carlo, inizialmente, si rifiutò, ma alla fine, cedendo alle mie insistenze, accettò di cambiare i posti.
Dopo aver cambiato posto, mi sentii un po' più a mio agio, mi sentivo ferita e tradita da Carlo, ma il dubbio che fosse stato lui l'artefice di tutto mi perseguitava ancora.L'atmosfera era ormai tesa e Carlo e io parlavamo poco. Maurizio e Luciano, pur non facendo più complimenti volgari, mi fissavano ancora con molta insistenza.
La cena proseguì senza altri incidenti, ma io non riuscivo a smettere di pensare a quello che era successo.
Quando Maurizio e Luciano se ne andarono, Carlo mi abbracciò e mi disse che era stato solo uno scherzo. Ma io non gli credetti.
Quella sera, tornai a casa ancora più confusa di prima. Non sapevo cosa fare. Volevo perdonare Carlo, ma non sapevo se sarei stata mai in grado di dimenticare quello che era successo. Avevo vissuto una forte sensazione di piacere quando Maurizio mi aveva toccato, e questo mi aveva turbata. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Mi sentivo attratta da Maurizio, ma allo stesso tempo mi sentivo tradita da Carlo.
Carlo mi avvicinò in camera da letto e mi abbracciò calorosamente, una strana luce di eccitazione era nei suoi occhi. Mi sentivo un po' confusa. Non era la prima volta che mi abbracciava, ma c'era qualcosa di diverso in quel suo abbraccio. Era più forte, più intenso.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. Vidi che era serio, ma anche eccitato.
"Cosa c'è?" gli chiesi.
Carlo mi disse che aveva notato quella situazione imbarazzante, con Maurizio che toccava la mia coscia e le parti intime, ma lui ha notato pure che la cosa non mi dispiaceva affatto, anzi io ero molto compiaciuta.
Mi guardò negli occhi, con un'espressione seria ma anche curiosa. "Dimmi la verità", disse. "Ti è piaciuto?"
Io rimasi senza parole. Non sapevo cosa dire.
Carlo continuò. "Lo so che non è stato facile per te, ma ho visto che non ti sei tirata indietro. Anzi, sembrava che ti piacesse."
Io abbassai lo sguardo. "Non so cosa dire", dissi. "È stata una situazione strana."
Carlo mi prese per mano. "Non c'è bisogno di dire niente", disse. " Ma mi piacerebbe sapere la verità."
Io alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi. "Sì", dissi infine. "È stato bello, mi è piaciuto."
Carlo sorrise. "Me lo immaginavo", disse. "So che sei una donna passionale, e che ti piace essere desiderata."
Io arrossii. "Sì", dissi. "È vero."
Carlo mi baciò. "Non devi vergognarti", disse. "È normale che ti piaccia sentirti desiderata. Anzi, mi piace sapere che ti ecciti come una vera troia."
Io sorrisi. "Anche a me piace", dissi.
Carlo mi abbracciò. "Sono contento", disse. "Voglio che tu possa sperimentare tutte le tue emozioni, come una troia!"
Sentivo mio marito che mi chiamava troia, che mi diceva, non me lo chiedeva, ma mi diceva che mi era piaciuto sentirmi una troia. Io restavo in silenzio a guardarlo rendendomi conto che forse aveva ragione. Mentre si sbottonava i pantaloni e ne estraeva il membro già duro ebbi chiara la sensazione che quella situazione mi eccitava. Provavo una vergogna incredibile, è vero, ma l’eccitazione mi prendeva il cervello e non mi faceva più ragionare.
Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai a succhiare il suo membro con molta passione e devozione mentre la sua voce mi ripeteva che forse Maurizio avrebbe potuto chiedermi di fare lo stesso a lui: “E poi ti avrebbe potuto far inginocchiare sotto il tavolo al ristorante e chiederti di succhiarglielo.”
Ripeteva queste cose e io non mi offendevo, anzi provavo una strana sensazione di piacere, qualcosa che non avevo mai provato prima, tanto piacevole che mi dedicai con maggior passione a quello che stavo facendo. Non mi ritrassi, o, per lo meno feci un solo piccolissimo tentativo di allontanarmi quando lo sentii godere, ma lo accolsi nella mia gola e poi sulle mie labbra e sul mio viso. Cosa mi stava succedendo? In quel momento non capivo più nulla, sentivo che mio marito godeva e ne avevo sul viso e nella gola i suoi segni evidenti.
Restando seduto sul letto lui mi trattenne il viso verso il suo cazzo in modo che parte del liquido mi colasse sul mio volto.
Sfuggito l’attimo del piacere assoluto lui continò a tenermi in ginocchio con la testa appoggiata sulle mie cosce ed il suo cazzo ancora colante che si appoggiava sulla mia guancia.
Non mi vergognavo, in un altro momento mi sarei anche arrabbiata, sarei corsa in bagno a lavarmi, mi sarei sentita sporca. In quel momento invece mi sentii felice di essere sporca, di aver donato al mio uomo tanto piacere.
Lo guardai e gli chiesi: “Allora ti è piaciuta la tua troia?”
”Si...Ti piace essere trattata come una troia?”
“Siiii….” gemetti.
Carlo non ha resistito a quella provocazione e continuò il suo gioco. Ci stendemmo sul letto, allungò la mano sul mio sesso per darmi quel piacere che io gli aveva dato con la mia bocca. Io non parlavo, ormai presa dall’euforia mi muovevo ritmicamente sulla sua mano.
Li continuava ad accarezzarmi sentendo il punto più intimo del mio piacere nelle sue mani.
“E se domani ti facessi incontrare quei due maiali pervertiti?”, disse euforico.
Io non parlavo ma si lasciavo andare al piacere che mi davo masturbandomi.
“Ti concederò a loro e sarai la loro troia”, si lanciò in una proposta senza senso, ma che mi portò in un orgasmo quasi incontenibile.
Credevamo solo di giocare, ma quella sera stavamo aprendo la porta ad un mondo nuovo in cui io in pochi giorni sarei sprofondata perdendo ogni pudore ed imparando a godere sempre più nell’abisso della completa sottomissione. Avevamo iniziato un gioco da cui non ne saremmo più usciti.