AUTUNNO 2022, UNA STAGIONE A TUTTO GAS
Il titolo è per dire subito come sono state le ultime settimane per Laura. In verità non è che a cose normali abbia uno stile di vita rilassato.
Ci sarà un nuovo tassello utile per completare il ritratto di Laura.
Qualcuno non sarà sorpreso e forse non si scandalizzerà. Magari lo apprezzerà anche. Saranno coloro che, se vorranno rileggere questa saga dall' inizio la potranno apprezzare con un livello di comprensione più alto.
Altri non gradiranno e oltre, non li biasimo.
Non ho mai preteso di piacere o di essere creduto, non cambio idea adesso per l' ultima puntata.
Laura è anche quello. I primi, forse lo hanno sempre saputo.
Comunque iniziamo.
La prima
novità è che Marco, lungi dal vedere le sue idee realizzate, è stato messo in stand by. Ne parlerò più avanti.
Ha chiuso le gare del 2022 con un trail dove come runner, in un colpo solo, ha dato il meglio e il peggio di se.
Partita in modo insolitamente audace, ha perso terreno ritrovandosi a trottare abbastanza lontana dai primi e dai propri sogni. Verso i 3/4 di gara qualcosa si è sbloccato, e Laura si è ricordata di essere Laura. La star del suo
gruppo, quella che a differenza degli altri ha vinto anche "qualche corsa vera".
Complice un finale impegnativo che ha raffreddato le velleità di chi ci è arrivato in riserva, ha spinto forte tenendo un passo infernale per diversi chilometri.
Si esalta nelle difficoltà; ha tenuto duro ed è riuscita a superare un bel numero di persone. Ha tirato forte quando gli altri andavano di conserva. Lo ha fatto per molti chilometri, è stata una performance esagerata ma fine a se stessa.
Al traguardo, per la prima volta, si accasciata a terra. Non era mai successo.
Ha sparato tutte le munizioni.
Il complimento più bello è arrivato da un conoscente che è stato saltato in modo perentorio durante la rimonta.
Ha detto che la differenza tra Laura e gli altri è che lei è capace di "forcing bestiali" quando tutti sono in riserva. Si è guadagnato un bacio, molto casto ma sincero. Comunque era stravolta.
A quel punto rivolgendosi ai presenti, lei compresa, ha detto: "Laura è una fuoriclasse, farà sempre queste cose! Noi no".
Era arrivata alla gara dopo settimane convulse, con impegni di lavoro importanti e allenamenti brevi e rabbiosi fatti anche in orari improbabili.
Per non farsi mancare nulla, a ottobre, si è iscritta a un numero sconsiderato di corse su strada.
In un weekend una di sabato vicino a casa, una la domenica, lontanissima, in profonda inculandia per correre con 2 amiche di vecchia data.
A questo si deve aggiungere che il vecchio bull master scalpitava per farle chiudere alcune delle vendite affidatele, alle quali comunque aveva già dedicato agosto quasi per intero, e non solo quello.
Marco è stato messo da parte in modo cordiale ma fermo. In giornate dove ogni momento ha il suo peso, Parigi e il Mar Rosso erano semplicemente impensabili.
Dopo l' ennesima inculata è stato messo al corrente del fatto che non solo non sarebbe salita su nessun aereo, ma che per un pò avrebbe avuto altro da fare.
Non è una che gira intorno alle cose.
Non si è suicidato e non è entrato in depressione. È uscito di scena con stile. Del del resto le belle quarantenni bisognose delle sue attenzioni non mancano.
Ha incontrato 3 volte il vecchio bull master per fare il punto sul lavoro svolto e i risultati ottenuti. Si sono visti sempre nella sua residenza in pieno centro.
Il primo incontro è stato fissato, con largo anticipo, nella tarda mattinata di un giorno settimanale.
Ben consapevole di non essere ricambiata, ha impiegato parecchio tempo a decidere cosa indossare.
Alla fine ha scelto un body bianco di pizzo che le sta a meraviglia, poi scarpe con tacco, pantaloni neri, camicia nera e gilet nero gessato. In mano la solita 24 ore, su una spalla una borsa, nera anche quella.
Come sempre gli immancabili Persol di ordinanza.
È partita soddisfatta per il lavoro fatto e con la speranza/consapevolezza che qualcosa sarebbe successo.
È rientrata nel tardo pomeriggio.
Le ho chiesto quanti orgasmi avesse avuto. Ha risposto 5, segno che G (lo chiamerò così per praticità) era rimasto soddisfatto e ha deciso di premiarla.
Ma non era tutto; era stata anche frustata, prima senza che fosse legata, poi è stata lei stessa a chiederlo altrimenti non avrebbe resistito.
Controllai subito. Ci era andato pesante e quelli della frusta non erano gli unici segni.
Le presi subito. Era bagnata in modo esagerato; G le aveva sempre fatto un effetto prodigioso. Riusciva a farla bagnare in modo osceno.
Mentre la sbattevo le chiesi dove le fosse venuto. In bocca mi disse, 2 volte.
Le ricordai che era una gran
troia poco prima di venirle dentro.
Al secondo incontro si è presentata con un abito nero e niente sotto.
Rientrò tardi. G era molto contento dell' operato di Laura, per festeggiare erano andati a cena in un ristorante lì vicino.
20 anni di lavoro non sono pochi e Laura stava producendo, grazie alla sua esperienza e i suoi contatti, risultati importanti in tempi relativamente brevi.
Si è reso conto che il lavoro di Laura lo stava portando per direttissima verso i suoi sogni, alla faccia della sfiga che lo aveva colpito pesantemente.
Mi ha raccontato che ha apprezzato molto che fosse subito pronta per l' uso e che l' ha presa subito sul tavolo dove avevano appena finito di leggere il resoconto che aveva redatto.
Poi l' ha messa appoggiata al tavolo per dedicarsi al culetto, molto sofferente per l' operato del massaggiatore, ma non ha opposto la minima resistenza. È lì che si è scaricato la prima volta.
Poi pausa caffè dove le è stato imposto di rimanere nuda con i tacchi e si sono spostati in un altro salone. Qui su uno dei tanti divani, le ha parlato di un suo conoscente e del suo brutto rapporto con una moglie che si nega da tempo, e che comunque non è adeguata per il sesso "fatto in un certo modo". Ha proseguito aggiungendo che si tratta di una persona che lavora dietro le quinte, che ha una vita complicata, che è influente in più ambiti e su scala molto estesa. Chiaramente ha bisogno di svago e ne ha bisogno in un certo modo e a certi livelli.
"Ho capito subito come sarebbe finita l' introduzione" mi disse Laura.
G risolve un problema al potente, il potente risolve un problema a G.
"E tu che ci guadagni?" chiesi. "Più cose" rispose. "Questo non è un frontman, è come un regista o qualcosa del genere".
"Quindi sai chi è?"
"Si, nome e cognome". Il nome non mi diceva niente, quindi passai alla domanda successiva.
"E di cosa si occupa questo signore?"
Poco meno di 50 anni, ufficialmente insegnava all' università, ma il suo vero lavoro era quello di mr Wolf. Risolveva problemi a chi li aveva, espandendo una rete di conoscenze importanti a dismisura.
E nel settore di Laura le conoscenze sono tutto.
"Farai la brava con lui?"
"Si", era stata la risposta di Laura.
Poi si spostarono al piano di sopra; lei sempre nuda con i tacchi mentre lui le allungava qualche sculaccione.
In una stanza c' erano ammassati dei quadri sia dell' 800 che del 700 non destinati alla vendita. Le disse di prenderne uno a sua scelta, le dava mezz' ora per decidere. Era un regalo, una sorta di premio di produzione extra.
Nel frattempo lui avrebbe risposto a un paio di mail nello studio.
Alla fine era indecisa tra un paesaggista inglese di fine 800 e una natività più datata.
Una volta scesa per comunicarlo si è ritrovata subito in ginocchio con il cazzo in bocca e le mani che le tenevano la testa con forza. Sbavando parecchio è riuscita a resistere per un pò, fino a quando lui ha pensato che fosse il momento giusto per una frustata.
Legata sul letto, con 2 cuscini che le tenevano il culo bene in alto, dopo qualche frustata molto decisa è passato ad un altro strumento. Un legno sottile e flessibile le ha lasciato segni profondi mentre era sempre più eccitata.
Ancora una volta ha preferito usufruire di quel culo così esposto. Non ha trovato nessuna resistenza, anche se poi lei, più volte, lo ha implorato di scoparla.
Si è svuotato dentro di lei. Poi le ha concesso una doccia e sono usciti giusto in tempo per prenderle un perizoma in un negozio lì vicino che ha messo nel bagno del ristorante.
La cena è stata un pò tormentata perché con il culo in fiamme stava seduta con difficoltà. Non sono mancate delle perdite e sia il perizoma che il vestito sono finiti direttamente nella spazzatura.
Il terzo e ultimo incontro si è svolto in 2 momenti.
L' appuntamento era nella nostra città davanti a un rinomato bar pasticceria con un grande parcheggio davanti. La destinazione una città limitrofa sede dell' università. Le disposizioni erano chiare: calze, reggicalze (no autoreggenti), tailleur con gonna non troppo corta.
G avrebbe provveduto alla presentazione tra il professore e Laura.
Se era nervosa, durante i preparativi, non lo ha manifestato. Direi piuttosto divertita e curiosa di questo nuovo ruolo.
Ero fuori per qualche giorno; al telefono era tranquilla e consapevole di essere in procinto di fare qualcosa di diverso da tutto ciò che poteva aver fatto in passato.
Andarono con l' auto di Laura.
G le dava alcuni consigli: parlare solo se interpellata, non mostrarsi a meno che non le fosse richiesto, non discutere eventuali richieste se fossero arrivate.
Tutto chiaro, non fece domande.
Proseguirono parlando dei progetti futuri di G e anche se la gonna era salita molto lui non ci fece caso, o almeno non la sfiorò neanche con un dito e non fece commenti.
Camminavano per i corridoi dell' università quando G si fermò per scrivere un messaggio. Non attese la risposta e poco dopo bussarono a una delle tante porte di un edificio secondario dopo aver attraversato un cortile.
Dentro un marasma di tavoli, libri, faldoni e fogli ovunque. Ma anche una grande scrivania, qualche sedia e sorprendentemente un divano.
Il personaggio che aveva convocato Laura era magro ma atletico, capelli neri corti, abbronzato, di statura media e molto probabilmente aveva un abito su misura. Al polso un Eberhard Chrono 4.
Interessante pensò Laura, questo non è uno che si accontenta di ciò che eccita le masse.
Educato e cordiale emanava efficienza, spregiudicatezza e violenza. Più kickboxer che accademico come primo approccio.
Dopo la presentazione di rito Laura, tra molte scuse, fu invitata ad accomodarsi sul divano per un attimo.
G tirò fuori una lettera dalla giacca. Il professore la aprì con calma e la lesse con aria indecifrabile più volte.
Scrisse un messaggio al telefono e passò lettera e contenuto nel distruggi documenti. Per G un laconico "grazie", "non lo dimenticherò" aggiunse, chiudendo l' argomento.
Nel frattempo Laura aveva avuto modo di guardarsi intorno. Le pareti erano tempestate di foto bianco e nero tratte da vecchi film francesi degli anni 70.
In quelle foto il meglio di una stagione irripetibile, probabilmente il meglio della cinematografia mondiale di sempre.
Ma erano 3 foto, allineate più in basso a richiamare l' attenzione.
Lo ritraevano in contesti molto diversi.
Nella prima era con una sorta di mantello nero, tipo università con un foglio tra le mani e un microfono davanti.
Nella seconda era a torso nudo in pantaloni corti, occhiali da sole, guanti e scaponi da trekking. La foto era stata scattata in una radura con della vegetazione sullo sfondo. Il professore aveva un mitra in mano...
Nell' ultima era, probabilmente in un ristorante, seduto a tavola accanto a 2 signori elegantissimi intorno agli 80 anni.
Interessante che quella con il mitra fosse al centro. Quindi era quella la foto più importante per il misterioso personaggio.
Si accorse solo allora che c'era un tappeto enorme tra il divano e la scrivania del professore. Mai visto niente del genere all' università pensò tra sé.
Ad un cenno di quest' ultimo, G invitò Laura ad avvicinarsi.
Scusandosi per l' attesa disse che non era sua abitudine imporre l' anticamera, ma si trattava di una circostanza particolare che lo costringeva a derogare alle buone maniere.
Poi invitandola a sedere girò intorno alla scrivania per godersi lo spettacolo delle sue gambe accavallate.
"Il nostro comune amico mi ha parlato molto di te. Della tua bellezza, del tuo talento e delle tue capacità nel lavoro. Mi ha messo al corrente anche della tua carriera sportiva."
Una piccola pausa e proseguì. "So che hai battuto X, Y e Z (si riferiva ad alcuni nomi piuttosto noti del podismo e del trail running italiano) e questo la dice lunga su di te. So anche che stai facendo un lavoro molto complesso che darà una svolta alla vita di G. Anche questo la dice lunga su di te. E le 2 cose insieme la dicono molto, molto lunga su di te".
Se si aspettava una qualche reazione restò deluso.
Comunque fino ad allora la radiografia era stata perfetta. Il professore aveva studiato.
Laura sapeva che G aveva mostrato al loro ospite più di una foto.
Proseguì cambiando la musica.
"Apprezzo le persone di talento e mi piacciono le persone di successo. Mi piace incontrarle e quando possibile frequentarle".
"Del resto" concluse "se sono persone di successo ci sarà un motivo, giusto?".
G annuì, Laura si limitò a sorridere facendo in modo che le gambe fossero bene in vista.
Non c' era più motivo di tergiversare, e le chiese se avesse seguito le indicazioni date per quell' incontro.
Laura si limitò a far salire la gonna fino a far vendere la balza delle calze e il reggicalze. Poi si alzò e fece scivolare via prima la gonna e poi la giacca.
Restava la camicia bianca, ci pensò lui a sbottonarla mentre consigliava a G di prendere un buon caffè in un posto lì vicino. Non ci fu bisogno di ripeterlo.
Una volta uscito, il nostro, che chiamerò L, chiuse la porta a chiave, e invitando Laura a raggiungerlo sul divano e iniziò a spogliarsi.
Aveva dei tatuaggi sul torace. Non erano tatuaggi qualunque. Erano simboli massonici.
'Ti piacciono?" le chiese, dando per scontato che sapesse cosa fossero.
Era successo più volte che qualcuno le chiedesse di trovare quadri e oggetti legati a cabala, esoterismo e massoneria.
I richiedenti non avrebbero fatto questioni di prezzo, ma nonostante gli sforzi non li aveva mai accontentati.
Una volta nel centro Italia si era trovata in una situazione molto particolare. Stava visitando lo studio di uno scultore che viveva il suo momento di gloria.
Enti pubblici, privati, la chiesa stessa e le istituzioni in genere, tutti volevano le sue opere. Non si trattava di prezzi stratosferici, ma lui stava tirando su cifre importanti. Soldi veri.
Era importante essere lì. Avere un appuntamento non era stato facile.
Lo studio era in una villa in una zona boscosa lontana da tutto. Era inverno, ma dentro la temperatura era alta. Lo scultore non badava a spese per il riscaldamento e chiaramente se lo poteva permettere, pensò Laura.
Il padrone di casa era un ultra settantenne affabile, piacente, di vasta cultura ma un pò svampito. Laura si trattenne anche a pranzo e per buona parte del pomeriggio.
Unica nota stonata la presenza del figlio dello scultore stesso e di un suo amico.
Entrambi sulla quarantina non li lasciarono mai soli; taciturni e onnipresenti. Era una situazione inspiegabile (o forse fin troppo spiegabile) che nell' arco di qualche ora, per sua stessa ammissione, la innervosì.
Al momento dei saluti, per cercare una monografia, il figlio accompagnò Laura nel suo appartamento. Mentre cercava in una grande libreria, Laura vide un pentacolo appoggiato su uno sgabello. Non me aveva mai visto uno dal vero.
Il tizio se ne accorse e la fulminò con lo sguardo. Appoggiò il libro e fece un paio di passi verso di lei con fare minaccioso.
Non era un problema; con 30 anni di karate alle spalle Laura, ruotò leggermente su se stessa e si mise in guardia. Erano anni che non usava la sua arte fuori da una palestra, ora era arrivato il momento. Nessuna paura, solo la consapevolezza di saper cosa fare e come farlo. Non sarebbe stata la prima volta.
Pensò che poi avrebbe dovuto stendere anche il compare, andarsene in fretta e inventarsi qualcosa per il dopo. In quanto donna non sarebbe stato difficile.
I pensieri corrono veloci in certe situazioni.
Non fu necessario. Il figlio taciturno si fermò a guardarla, che avesse capito che nella migliore delle ipotesi sarebbe finito dal dentista? Laura non lo ha mai saputo.
Immaginò di avere la sua pistola; da quella distanza, lo avrebbe preso in fronte con facilità. Il mondo sarebbe stato un posto migliore senza quel parassita.
Ma fortunatamente la pistola era lontana diverse centinaia di chilometri.
Si fissarono per qualche secondo, poi le diede la monografia e la guidò fuori.
Si girava di tanto in tanto, lungo stanze, scale e corridoi per controllarla; lei rimase sempre a un paio di metri di distanza.
Era pronta a colpirlo, e lo avrebbe fatto in modo brutale.
Colpire per primi, colpire forte e poi colpire ancora e ancora. La vecchia regola che sedicenti esperti di difesa personale cercano di smontare su youtube. Tutta gente che una situazione di pericolo o una rissa non l' ha mai vissuta.
Pontificano in rete indisturbati, ma non sono i soli.
Molti runners, o presunti tali, fanno altrettanto. Le pochissime volte che si azzardano ad attaccare il numero alla maglia, le arrivano sistematicamente dietro anche nelle giornate storte.
In verità lei lo aveva già condannato.
Non l' accompagnò all' auto, in ogni caso Laura non lo avrebbe permesso. Pensò che quasi sicuramente le avesse preso il numero di targa. Precauzione inutile, conosceva già nome e cognome.
Se voleva problemi, pensava guidando nella strada nel bosco, ne avrebbe avuti in quantità industriale.
Una parte di lei era sinceramente dispiaciuta di non averlo colpito, a prescindere dalle conseguenze.
Mi confessò che aveva fermato la sua Range Rover bianca intenzionata a tornare indietro. Qualcosa la bloccò e non lo fece.
Quel qualcosa era lo stesso che le ha fatto scadere il porto d' armi e le ha sconsigliato di andare nella ex Yugoslavia o in Turchia a prendere una pistola o un revolver nel loro fiorentissimo mercato nero.
Sa bene che la userebbe per davvero e con una certa frequenza. Una vera "active shooter" direbbero gli americani.
Nella rubrica di Laura non ci sono solo pittori, galleristi, editori, antiquari e simili.
Paparino, molto presto, avrebbe dovuto piazzare in fretta più di una statua per pagare la clinica svizzera che avrebbe rimesso insieme i pezzi del figlio dopo la cura che gli avrebbe fatto somministrare.
Una mattina fece una telefonata.
Rispose un uomo che viveva con moglie e figli in una villetta isolata in riva a un lago. Ufficialmente faceva il rappresentante.
"Dobbiamo vederci" disse Laura dopo una piccola pausa. Le fissò un appuntamento in un autogrill a metà strada per il giorno seguente.
Prima di imboccare l' autostrada ci fu un contrattempo. Dovendo prelevare una certa somma in contanti, trovò delle difficoltà allo sportello.
Non era il periodo giusto per farla innervosire, e loro non potevano saperlo.
"Ci sono delle regole" le venne ricordato più volte da un cinquantenne sovrappeso, chiamò poi una biondina zelante che ripeteva le stesse cose, ma con aria scocciata.
"Il vostro direttore c'è?" chiese Laura con aria indifferente mentre la biondina continuava a parlare.
Indicando una porta chiusa le dissero che era impegnato.
Laura aprì la porta senza bussare, il direttore aveva gli occhiali sul naso e stava leggendo la Gazzetta dello Sport.
Era nuovo, ma probabilmente già abituato alle intemperanze degli abitanti di una piccola città. Non si scompose.
"Sono la dottoressa X Y, ho due conti aperti qui da voi. Muovo non meno di X00.000 euro all' anno. Devo ritirare X soldi subito. Mi viene detto che ci sono leggi e regole." Piccola pausa, poi: "Non me ne frega un cazzo della legge e delle regole. Leggi e regole sono fatte per essere infrante. Voglio quei soldi e li voglio subito. Capisce?".
"Dottoressa, so chi è lei. Siamo ben lieti che lei abbia dato fiducia al nostro istituto.
Ma questo è un istituto rispettabile" disse alzandosi e togliendo gli occhiali girò intorno alla scrivania.
"La invito a calmarsi e a moderare i toni. Per noi leggi e regole sono imprescindibili" disse guardandola bene negli occhi.
"Ho amicizie importanti a X (città dove c'è la sede principale della banca), il dottor Z (il predecessore) non l' ha avvertita?
Lo sa che i quadri che sono in esposizione nella vostra sede principale ve li ho fatti avere tutti io? Ha una vaga idea del loro prezzo di mercato? È acceso quella specie di cervello che dovrebbe avere nella testa? Non ha un pò di istinto di autoconservazione? Lo hanno anche gli animali...".
Poi ancora: "Capisce bene cosa sto dicendo? Mi riceve forte e chiaro?".
Laura si era avvicinata molto cercando il suo sguardo che era diventato sfuggente.
Il direttore iniziò a fare i suoi conti; cliente donna incazzata, probabilmente la migliore cliente che avevano, e ora le amicizie importanti che sicuramente c' erano dati i molti privilegi che le erano stati accordati...
La porta era rimasta aperta e gli impiegati erano in piedi a guardare.
Era stato assunto grazie a molte raccomandazioni e a piccoli passi si era fatto strada.
Doveva trovare una soluzione in fretta.
Quella donna con un lungo cappotto nero e con gli stivali Aigle, risoluta e sprezzante stava creando troppi fastidi.
Non ci riuscì, e non fu una mossa lungimirante. Non riusciva più neanche a guardarla negli occhi.
Mise in conto una telefonata di un qualche funzionario borioso e niente più.
Era stato umiliato da una donna arrogante, per certi versi violenta e volgare.
Alla fine la invitò ad uscire.
Ancora non lo sapeva, ma aveva appena commesso l' errore più grande della sua vita.
Qualche giorno dopo mentre era in ufficio, Laura scese a ritirare la posta; una volta tornata alla sua scrivania la sua attenzione fu attirata da una cartolina. Nessuno le spedisce più. Era il panorama di una zona collinare, in primo piano una chiesetta. Girandola vide che non c' era francobollo e che la chiesetta era nella zona della villa dello scultore.
Poche parole di questo tipo: 'Tutto bene, il nostro amico è partito per un lungo viaggio, ne avrà per molto...", la firma era illeggibile.
Scese e si mise scrutare i passanti nella piazza. Nessuna traccia della persona che avrebbe voluto vedere.
Seduta al tavolo di un bistrot continuava a guardarsi intorno; alla fine ordinò un caffè condividendolo idealmente con l' uomo che viveva su un lago lontano. Si concesse anche una sigaretta.
A questo pensava avvicinandosi a L accarezzandolo sul torace e sui fianchi.
Mi ha detto che si sono baciati a lungo. Le piaceva e non avrebbe voluto staccarsi mai.
Aveva ancora la camicia addosso quando L la invitò a scendere un pò...
Le venne naturale inginocchiarsi leccandolo tutto mentre iniziava a prenderlo in bocca. Ma voleva fare di più; lo fece sedere sul divano e la sua lingua iniziò un rimming che lui agevolò alzando le gambe. Leccava con passione, L le disse che era ancora più
troia di quello che gli aveva detto G. Laura annuiva compiaciuta.
Dopo molto tempo Laura si alzò e facendo scivolare la camicia si tolse anche le scarpe. La fece mettere a pecorina con le braccia sullo schienale, qualche sculaccione e poi spostando il perizoma si accorse che Laura non era bagnata, era allagata, praticamente alluvionata.
Entrò subito, e prendendola forte per i fianchi iniziò a sbatterla con foga animalesca.
Le venne dentro senza tanti riguardi come piace a lei. Subito dopo le rimise il perizoma in posizione perché si impregnasse bene di sborra, che comunque sarebbe fuoriuscita sporcano anche la gonna.
"Gradirei molto che per un pò tu non ti pulisca e non ti cambi", disse. Poi la riempì di complimenti.
Mentre si rivestivano le chiese il telefono, lei gli passò il biglietto da visita.
Lui fece altrettanto ma era un biglietto da visita particolare: su un cartoncino ocra nome e cognome in corsivo marrone, niente altro. Prese una stilografica con l' inchiostro verde e aggiunse una mail e un numero di telefono che scelse tra una lista in una grande agenda.
"Per contattarmi preferisco la mail, poi mi faccio vivo io".
Laura si limitò ad annuire.
Un bacio ed era fuori.
Trovò G ad aspettarla all' uscita.
Le chiese come era andata. Gli rispose che gli avrebbe raccontato tutto, ma che prima aveva bisogno di un bagno.
Il perizoma era incapace di trattenere il piacere di L, e qualcosa stava colando lungo le gambe...
In un ristorante di periferia Laura raccontò cosa fosse successo una volta soli. G annuiva soddisfatto, facendo qualche domanda di tanto in tanto. Avevano avuto una lunga relazione ma qualcosa non aveva funzionato. Laura, comunque, era sempre molto coinvolta.
Sentiva che sotto qualcosa continuava a scendere. Era a disagio e soddisfatta allo stesso tempo.
Rientrarono da G nel pomeriggio. Laura fece una doccia e si mise sul letto mentre il vecchio bull master vedeva annullata la distanza tra la realtà e i suoi sogni. Praticamente era fatta. Il capitolo finale della sua vita sarebbe stato il suo capolavoro. Ora aveva gli ingredienti giusti.
La famosa frase di Carnegie era realtà.
Per festeggiare la fece mettere a 4 zampe e la sculacciò molto forte. Ogni tanto l' accarezzava sul culo, sulla schiena, sul pancino. Per le tette un trattamento speciale: le strizzava forte con un trattamento extra per i capezzoli.
Alla fine la fece girare, lei aprì le gambe spontaneamente e lui montò sopra.
La pompava lentamente, alternando baci e slinguate, poi dicendole di tenere la bocca aperta le sputò in bocca più volte.
Quando le riempì la fica restarono abbracciati a lungo.
Avevo già iniziato a scrivere questo aggiornamento quando, un ragazzo di poche parole ha suonato all' ufficio di Laura per darle un pacco accompagnato da una lettera.
Incuriosita lo ha aperto subito.
Dentro altri due pacchi: in uno c' era una bottiglia enorme del suo profumo preferito; una misura esagerata. Un dono che definire costoso è riduttivo.
Nell' altro un orologio. Un orologio importante, con il suo corredo di scatole e controscatole.
Non un orologio qualsiasi, ma la versione attuale dell' orologio che Laura aveva avuto dal suo maestro anni fa.
Sul fondello un' incisione con un motto in latino.
Aveva già aperto la busta e letto il biglietto.
C' era una frase che la sorprese: era l' incipit di un libro che aveva letto in gioventù fino a consumarlo.
Era stato scritto con inchiostro verde su cartoncino ocra.
* Il direttore non ricevette nessuna telefonata dalla sede centrale.
Si era già preparato un discorso per l' occasione e aveva istruito a dovere gli impiegati. Era uno sveglio, non avrebbe fatto la figura dello sprovveduto.
Però un giorno, durante una perquisizione per un controllo di routine, in auto gli trovarono di tutto. Fu arrestato immediatamente. Protestò parecchio e arrivò in caserma con i segni di un pestaggio.
L' istituto bancario, effettivamente, era rispettabile e rispettoso della legge e delle regole. Non poteva avere un direttore che faceva il corriere della droga.
Il tfr fu ridotto pesantemente e valutarono anche la possibilità di portarlo in tribunale per il danno di immagine.
In una cassetta di sicurezza a suo nome furono trovate cose che peggiorarono di molto la sua situazione. Tra le tante non uno, ma ben due passaporti falsi.
Uno era lussemburghese e in quel paese fu trovata una seconda cassetta di sicurezza con prove schiaccianti di una lunga attività parallela a quella di facciata.
Ebbe problemi anche a trovare un avvocato decente che seguisse il suo caso perché era una situazione molto complicata e lui era oggettivamente indifendibile. E il suo atteggiamento non faceva che peggiorare le cose.
Da anni la direttrice è un' amica d' infanzia di Laura. Non ci sono più stati problemi, quando si dice le coincidenze.
Qualche mese più tardi la banca ebbe il privilegio di dare il benvenuto ad una nuova opera che andò ad arricchire la già vasta collezione, praticamente un museo. Era una statua di uno scultore settantenne che, tardivamente, stava vivendo una stagione fortunata.
Ci fu una festa molto esclusiva.
Contro ogni previsione tra gli invitati selezionatissimi, c'era anche la direttrice di una filiale di provincia