Racconto di fantasia Le due sorelle - Storia di sesso e amicizia

pollicino1

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1. Prologo.

Questa storia ha inizio qualche anno fa, in un liceo di provincia della bassa padana, dove tre ragazze frequentavano la stessa classe.
Le tre, erano Aurora, Erica e Lara... Erano grandi amiche, e in più Aurora e Lara si consideravano addirittura “amiche del cuore”, poiché erano inseparabili fin dalla nascita.

Purtroppo, Aurora e Lara erano anche amiche di Pietro, un ragazzo appena più grande di loro: 23 anni, 1 metro e 77 per 80 kg, sportivo di professione, molto forte e resistente; non ha un fisico scolpito, ma è robusto, con barba, capelli e occhi castani. In dotazione ha un membro di tutto rispetto, 25 cm, largo e con due belle palle, e a letto dura non meno di un paio d'ore; insomma, è un toro da monta per quelle due calde giumente…

I quattro ragazzi andavano d'amore e d'accordo, finché un giorno, Lara e Aurora cercarono di conquistarlo.
Le due gallinelle, cominciarono a beccarsi per l'ambita preda... Le loro gonne si fecero ogni giorno sempre piĂą mini, e lo stesso i top che indossavano, con i reggiseni che finirono per sparire dal loro abbigliamento.
In una tale situazione, era chiaro che sarebbe bastato un nonnulla per far esplodere quella guerra non dichiarata.

Il caso volle che una domenica, durante una gita al mare, rincorrendosi sulla spiaggia, per scherzo Pietro tirò il cordino del reggiseno di Aurora, la quale si voltò per approfittare della circostanza:
- "Se volevi queste, potevi dirlo", disse lei schernendosi e facendo l'occhiolino a Lara...
Non l'avesse mai fatto: l'amica divenne una furia, e per tutta risposta si slacciò i fiocchetti del suo costume lasciando apparire sotto il sole la sua passerina... Poi, acida, disse:
- "E di questa, vogliamo parlarne?".
Si era giocata il tutto per tutto, ma l'altra lo prese come una provocazione...
Aurora le si scagliò contro, si presero per i capelli, e si sarebbero maciullate reciprocamente tette e fica se – grazie alla sua prestanza fisica – non fosse intervenuto Pietro a dividerle.
Tornata la calma, Lara, ancora furente, si rivolse verso il ragazzo e lo mise con le spalle al muro:
- "Bene, ora è chiaro che qui non c'è posto per tutti... Pietro, scegli... O me o lei!".
Il giovane non voleva credere alle sue orecchie, non poteva pensare che stesse facendo sul serio, e quindi cercò di ricomporre il litigio:
- "Su, ragazze... Lara, non starai mica dicendo sul serio? Non roviniamo tutto per uno scherzo innocente...".
Ma Lara non volle sentire ragioni:
- "Allora, Pietro... Me o lei?".
E lui, rassegnandosi, scelse Aurora...

Il gruppo si sciolse, ed Erica e Lara andarono per la loro strada.
Da allora, Lara e Aurora passarono da essere amiche per la pelle a rivali e nemiche giurate, e da allora Pietro e Lara non si frequentarono più…

Dal canto suo, Erica era sempre piĂą perdutamente innamorata di Pietro, ma lui non ricambiava il sentimento.
Anzi, da un pò di tempo lui aveva iniziato a sfruttare questa situazione per fare di lei quasi una schiava sessuale, che soddisfacesse ogni sua voglia: non c'era posizione che lei non avesse dovuto sperimentare, con maggiore o minore successo, o "specialità" che Pietro non avesse preteso da lei...
La voleva a suo servizio – lei e il suo corpo formoso – ogni giorno e ad ogni ora che lui ne aveva voglia, per farla sua a letto o sul divano, in cucina o nel bagno.
Quello, però, era solo un suo desiderio, purtroppo irrealizzabile, perché era consapevole che penetrandola con i suoi “attributi” gli avrebbe spaccato la fica e il culo…

2. Soccorso “orale”.

Erica era delusa da se stessa, e preoccupata che la sua incapacità a riceverlo dentro potesse allontanare Pietro da lei, così si decise a succhiargli il cazzo.
Il tentativo di ospitarlo con passione nella sua bocca, quasi la annientava, e la faceva stare molto male.
Ma Erica era decisa: voleva giocarsi bene le sue carte…

Così, un giorno che Pietro l’aveva “convocata” a casa sua – e lei era corsa, sulle ali della felicità – ed erano abbracciati lascivamente e nudi sul letto, lei lo baciò e contemporaneamente cominciò a lavorare di mano il membro del maschio, che in men che non si dica crebbe a dismisura…
Allora Erica lasciò le sue labbra ed iniziò a stuzzicarlo di lingua con movimenti lenti e lussuriosi, per poi serrare quel palo di carne tra le sue labbra carnose.
Continuò in quel modo finché Pietro le disse:
- “Voglio venirti in bocca…”.
E lei, guardandolo sorridendo gli rispose:
- “Per me è tutto ok…”.
E lui:
- “Ovvio. Ricordati che sei la mia puttanella, ogni mio desiderio deve essere per te un ordine…”.
Erica gli sorrise, quel “gioco” piaceva infinitamente ad entrambi: si mise a quattro zampe, e gattonò fino ad abbrancare il cazzo con le sue tettone – una quarta –, le insalivò per bene, e iniziò a massaggiarlo tra quelle morbide e infinite meraviglie, praticandogli una bellissima spagnola.
Pietro si stava eccitando sempre di più, e gli cresceva dentro – nel cervello e nel ventre – una voglia assurda di sborrare nella bocca della sua schiavetta.
Con un semplice sguardo, le fece capire di non smettere, anzi di aumentare la velocità di quei movimenti delle sue mammelle…
La ragazza obbedì, ed ansimava e gemeva con Pietro che le stava succhiando i capezzoli… Si stava eccitando da matti anche lei a strofinare le sue possenti zinne contro il cazzo…
Alla fine, l’uomo sprigionò tutta la sua potenza virile e i numerosi fiotti di sperma conquistarono la sua bocca; dopo di che, Erica tornò ad accoccolarsi accanto a lui, e con i suoi occhioni grandi ma vagamente malinconici gli disse:
- “E’ tutto così magico…”.

Erano entrambi stanchi ma soddisfatti, anche se entrambi erano consapevoli del fatto che quel bocchino era funzionale alla spagnola – magnifica – ma non era il massimo… Insomma, Erica non poteva dirsi la “reginetta del sesso orale”.
Ne parlarono insieme, schiettamente, perché – come disse una volta una donna – ogni problema si risolve sotto le coperte – e convennero di dover trovare un rimedio… Magari, la ragazza sarebbe potuta andare a lezione… Sì, ma da chi?

Improvvisamente, a Pietro si “accese la lampadina”: si ricordò di Lara, la sua vecchia amica…
Sì, ma si erano persi di vista da molto tempo, si erano lasciati dopo quella burrascosa gita al mare dove lei lo aveva messo nella condizione di dover scegliere.
C’era, però, forse, un modo… Erica, ormai, faceva tutto quello che lui le comandava, e quindi… Sì, sarebbe stata lei a contattarla! In fondo, lei era rimasta amica di Lara, e dunque poteva chiamarla per domandarle consigli, dall’alto della sua esperienza…
Pietro, guardò la ragazza con uno sguardo che aveva in fondo agli occhi un non so che di diabolico; poi le intimò:
- “Prendi il cellulare e chiama Lara! Lei è un’autorità in materia”, sogghignò l’uomo.
- “Cosaaa?”, rispose sbalordita Erica… Non verrà mai qui a “giocare” con noi due e ad insegnarmi i suoi segreti…
- “Ma non deve venire quà”, ribattè Pietro, “dovete fare tutto per telefono… E mi raccomando, non fare assolutamente il mio nome, e non dirgli che ti sbatto!”…

3. I consigli di Lara.

Erica, ancora una volta assecondò Pietro… Con il cuore che le batteva forte e le faceva sobbalzare le tette, compose quel numero, mise il vivavoce e attese…
- “Lara, sono Erica… Ti prego, ho bisogno del tuo aiuto…”, esordì la schiavetta.
- “Ciao, cara, dimmi tutto”, rispose con voce quasi materna l’altra.
Ed Erica le spiegò il suo “problema”:
- “Amica mia, sai, ho proprio bisogno dei tuoi buoni consigli… Mi stò vedendo con un uomo che mi piace da morire, ma ha un cazzo enorme, io ho provato a farmi scopare da femmina, nella micetta e nel culo, ma era troppo doloroso per me, capisci? Così, abbiamo pensato che io potevo… ehm… come dire? A succhiarglielo… Ma siccome non riesco a dare abbastanza piacere con la bocca a un cazzo XXL, eccomi qua da te… Tu sei una maestra in queste cose…”.
Quelle parole erano musica per le orecchie di Pietro, che stava assistendo “in diretta” a quella telefonata, con il cazzo che aveva stupendamente inalberato a pochi centimetri dalla bocca di Erica.

Lara rimase per un attimo in silenzio… Poi, cominciò a spiegarle che con le sue labbra carnose non sarebbe stato difficile… Le disse:
- “Ora ti insegno delle cosette… Prendiglielo in mano e comincia a sbattertelo in faccia… Una botta di cappella sulla guancia destra, un’altro su quella sinistra… Sai, ai maschi piace da morire, gli sembra di dominarci… Dico sembra, perché poi l’iniziativa è sempre di noi femminucce. Tira fuori la lingua, è importante che cerchi di ingoiare il suo bastone il più possibile… anche se è enorme.
Piano piano, vai sempre più giù, in gola a sfiorare l’ugola, anche se ti verrà di tossire o peggio di vomitare… Ma tu non farlo… Al limite, escilo e poi rimettilo dentro… Puoi anche baciargli, leccargli e solleticargli le palle… sempre in maniera delicata, mi raccomando, se no lo fai sborrare subito! Lo Mentre fai questo, lo guardi negli occhi, che lui gode anche di più… A questo punto, ti stacchi da lui di pochi centimetri e pieghi la testa all’indietro, e cacci fuori la lingua: deve essere il sostegno della cappella… A questo punto, ti sborra in faccia… Ricordalo bene, questo fa impazzire tutti gli uomini… Se ti piace, continua a manipolargli i testicoli, e se avrai fatto tutto alla perfezione vedrai: lui, sborrerà ovunque, capelli, occhi, bocca, tette…”.

Dopo questa lunga spiegazione, Lara si fermò un istante:
- “Hai capito bene? Ripetimelo!”.
Ed Erica, ripetè – come una brava scolaretta – punto per punto… Poi, disse all’amica:
- “Lara, grazie, grazie, grazie! Come avrei fatto senza di te!”.

Ma Lara non stava già più ad ascoltarla: la sua innata curiosità di femmina stava scavando dentro di lei, e lei cominciò a domandarsi chi fosse questo cazzone… Era così affascinata dalla descrizione che ne aveva fatto Erica, che si stava bagnando come una fontana… Aveva le mutandine zuppe, ma trovò lo stesso la forza di domandarglielo:
- “Figurati, non mi devi ringraziare… Però, una cosa me la devi dire. Lo conosco?”.
Erica ebbe come un brivido che le percorse tutta la spina dorsale… Pietro le aveva detto che non doveva fare il suo nome, e allora? Come poteva rispondere a quella domanda tanto diretta di Lara?
Ci pensò a lungo… A un certo punto, l’amica notò un certo imbarazzo all’altro capo del telefono, e cercò di approfittandone, incalzandola:
- “Allora? Me lo vuoi dire? Dopo il favore che ti ho fatto, almeno sapere chi è…”.
Erica guardò Pietro alla ricerca di soccorso, ma lui non la guardava… Cercò disperatamente di resistere, ma alla fine capitolò e rispose:
- “Lo conosci… Oh se lo conosci… E pure molto bene… E’ Pietro!”.

Lara restò come fulminata, e a quel punto in lei si materializzò un solo obiettivo: provare con tutte le sue forze – giocandosi le sue “carte”, senza esclusione di colpi verso Erica – a farsi scopare dal cazzo del suo vecchio amico…

4. La quiete dopo la tempesta.

La telefonata tra Erica e Lara, sortì nell’immediato due risultati: il primo che gli incontri amorosi di Pietro con la sua “amante” ebbero un netto miglioramento grazie ai consigli ricevuti da Lara; il secondo, che Pietro – che aveva assistito al colloquio – comincia a sentire sempre più forte la “voglia” di Lara…
Ed è proprio questo sentimento che lo spinge ad agire, ma per evitare inutili scenate di gelosia, non dice nulla ad Erica e comincia a tessere la sua tela e far cadere Lara nelle sue braccia.

Quando nella sua mente tutto fu pronto, Pietro diede il via alla “operazione”… e una sera invitò a cena a casa sua Aurora, senza secondi fini, dato sì che lui e la giovane erano sì rimasti in buoni rapporti ma non avevano mai avuto rapporti intimi: in pratica, erano solo amici…
Quella serata fu molto dolce, e i due parlarono del piĂą e del meno, tra pietanze abbondantemente innaffiate con del buon vino rosso.
Già a metà serata, Aurora era un pò brilla, e Pietro ne approfittò per farle domande “imbarazzanti” sul loro vecchio gruppo di amici:
- “Aurora, hai notizie delle nostre amiche di Liceo?”, attaccò il maschio.
E lei, che era evidente non controllava piĂą le sue emozioni, rispose candidamente:
- “Erica e Lara non le ho più viste, e non ho nemmeno più loro notizie… Peccato… Lara mi manca da morire…”.
E cominciò a singhiozzare, sia a causa del suo stato di ubriachezza, e sia per un autentico sentimento di nostalgia per la sua ex “amica del cuore”, della quale si sentiva orfana…
Pietro, che era sempre stato il più sensibile del gruppo, decise allora che era arrivato il momento giusto per farle rivedere dopo tanti anni. Si alzò da tavola, lasciando Aurora travolta dalle sue amare lacrime, e le disse:
- “Piccola, non piangere, ora ci penso io a te… Dammi solo qualche minuto…”.

Andò in una stanza da dove la ragazza non poteva sentirlo, prese il suo cellulare e – con una buona dose di incoscienza e di faccia tosta – chiamò Lara.
Nulla era sicuro, anche perché a suo tempo era stato proprio lui a scegliere tra lei e Aurora, e dal suo carattere volitivo e orgoglioso ci si doveva aspettare di tutto.
Pietro attese un poco, poi Lara rispose con il suo solito tono di sfida:
- “Ah, sei tu? Ti sei ricordato di me… Chissà quante troiette ti sei scopate nel frattempo…”.
L’uomo, cercò di controllarsi, e cercò di rabbonirla:
- “Tranquilla, che non ho sedotto nessuna… Dai, cerchiamo di parlare da amici qual’eravamo, e sono sicuro che quella brutta storia di tanti anni fa si possa sistemare”.
- “Ah si?”, disse lei senza nemmeno farlo finire di parlare, “e come? Ti rendi conto che mi hai umiliata? Davanti a tutte le altre, poi?”.
Pietro, doveva raggiungere il suo scopo, e quindi – nonostante allora fosse stata lei a costringerlo a quella scelta – riprese:
- “Ok, ti chiedo scusa… Mettiamoci una pietra sopra e non se ne parli più…”.
Lara sembrò miracolosamente rabbonirsi, e gli domandò:
- “Che mi dici di Aurora? Hai sue notizie recenti? Come sta? Vedi che non sono poi tanto malvagia…”.
Pietro, ringraziò il cielo, si sentì sollevato e le disse:
- “Nessuno hai mai neanche pensato che sei malvagia… Quanto ad Aurora, si, ci frequentiamo solo come amici…”.
- “Non è da te, casanova!”, ridacchiò nel suo orecchio la ragazza.
- “Ad ogni modo”, tornò ad incalzarla Pietro, “è proprio di lei che voglio parlarti… E’ a cena a casa mia, e con me si è aperta un pò su quello che sai… Gli manchi tantissimo… Perché non lo fai per lei e fai un salto qui da me? Andiamo, è passato tanto tempo!”.
Questa volta, dall’altro capo del telefono il silenzio fu molto più lungo, si capiva che Lara era combattuta tra il suo orgoglio ferito – che le diceva di non andare – e l’amica del cuore che, in fondo in fondo, mancava anche a lei…
Alla fine, sospirò e disse:
- “E va bene… Dammi solo il tempo di prepararmi!”.
Pietro, sollevato da quel macigno che opprimeva tutti, le raccomandò:
- “Ah, dimenticavo… Tu sei venuta da me per caso… Lei non sa nulla, e deve essere una sorpresa… Vedrai che non te ne pentirai…”.

Mezz’ora dopo, Lara suonò a casa di Pietro, dove nel frattempo il maschio – come aveva detto anche a lei – era tornato a sedersi a cena con Aurora.
Prontamente, s alzò per andare ad aprire all’ospite conosciuta, ma prima si rivolse ad Aurora:
- “Aspettami qui… Abbiamo ospiti!”.
La ragazza, con gli occhi ancora rossi di pianto, si sentì un pò imbarazzata… Sperava che quella serata potesse concludersi così come era stata fino ad allora, solo loro due a rimembrare episodi del passato, sebbene dolorosi. Perciò, lo prese per un braccio e lo scongiurò:
- “Ti prego, non ho voglia di vedere nessuno… Fammi nascondere in un’altra stanza, e appena la tua ospite sarà passata io me ne andrò via in silenzio… Forse è meglio così, ti ho già annoiato troppo stasera…”.
Ma Pietro non volle sentir ragioni:
- “Niente affatto! Tu rimani, e vedrai che staremo tutti bene…”.

Si divincolò dalla presa di Aurora e, finalmente, andò ad aprire a Lara, la quale – per rompere il ghiaccio – lo apostrofò:
- “Finalmente!, credevo che mi volevi lasciare fuori…”.
Ci fù un saluto imbarazzato da parte di entrambi, poi avanzarono verso la sala da pranzo… Lara si fermò sull’uscio, mentre Pietro chiamò l’altra, che era rimasta a testa bassa:
- “Aurora, come ti dicevo abbiamo ospiti… Vuoi che te la presenti?”.
A quel punto, il suo sguardo andò ad incrociare quello di Lara… Rimase per un istante a guardarla come se avesse visto un ciocco di legno… Poi, schizzò in piedi e le corse incontro, le gettò le braccia al collo e le due si abbracciarono, commosse entrambe, mani nelle mani, occhi negli occhi, e il tempo sembrò fermarsi per sempre…
Restarono – sorprese di ritrovarsi dopo tanto tempo e tanta sofferenza – in quello stato finchè la “Figliola Prodiga” non chiamò il padrone di casa a partecipare di quel momento così struggente:
- “Pietro, vieni qui… E’ grazie a te che la mia stupidità è crollata…”.
Poi, con le lacrime agli occhi – cosa che a lei non era comune – e la voce rotta, disse:
- “Siamo di nuovo amici?”.
E gli altri due risposero all’unisono:
- “Certo!!!”.

Pietro, assunte le vesti del perfetto gentiluomo, fece strada, e tutti e tre si accomodarono a cena.
La Lara che tutti ricordavano non c’era più… E al suo posto splendeva una ragazza stupenda: adesso, aveva 23 anni, ed era diventata una cavallona alta 1.78 con due lunghe e magrissime gambe, vagamente muscolose frutto della tanta palestra di quando faceva la ballerina. Occhi verdi e capelli castani lisci le arrivavano a metà spalle, e indossava un bell’abitino chiuso a portafogli, con uno spacco vertiginoso alla gonna, tale da mostrare – quando si era seduta – un bel paio di mutandine bianche; sopra un giubbotto di pelle nero, e ai piedi uno stivaletto chiuso, sempre di pelle e con “tacco 12”.
Insomma, il cigno di anni prima era sbocciato in un favoloso gabbiano che volteggiava leggiadro e quasi inafferrabile…
Aurora, invece, vestiva sportiva: un semplice pantaloncino nero bordato di bianco metteva in bella evidenza i suoi bei fianchi larghi e il grosso culo, mentre sopra un maglioncino di lana a collo alto, disegnava alla perfezione le curve delle sue enormi tette – nate per la spagnola – fino a scendere e a lasciare scoperto un bel ombelico che sembrava dipinto da uno dei pittori rinascimentali.
Pietro, infine, indossava una tuta di felpa, magari comoda, ma che tutto invogliava tranne che a farci sesso…

Il vino buono riprese a scorrere a fiumi, e le due donne impiegarono davvero poco tempo a andare su di giri…
La prima a dare segni di stare lì per esplodere fu Aurora, che disse la fatidica frase:
- "Ragazzi, ma non sentite che caldo che fa?".
E, senza attendere conferma ne smentita, si tolse il maglioncino, che volò via andando a fermarsi sul lampadario ed attenuando la luce che da esso proveniva.
Guardò verso l'alto, poi guardò i ragazzi che nel frattempo avevano sgranato gli occhi, e si mise a ridere... Una risata argentina, e poi constatò:
- "Beh, adesso abbiamo una luce adatta per quello che dobbiamo fare...".
Poi, tornò a guardare verso il basso, e guardando i due che erano rimasti a bocca aperta, seguì i loro sguardi che conducevano su di lei...
Nonostante i riflessi fossero annebbiati dall'alcool, solo allora si rese conto che gli amici le stavano guardando le tette nude: due bei meloni grossi e sodi, certamente una quarta piena, con dei capezzoli consistenti e scuri...
Lara, che invece aveva delle tette piccoline, le guardava con una punta di invidia e tanta ammirazione; Pietro, invece, da assiduo "fruitore" di quel particolare anatomico, ne rimase ipnotizzato valutandone la capacitĂ  di accogliere lĂ  in mezzo il suo possente membro, adesso che l'amica ritrovata le aveva dato le giuste dritte per soddisfare oralmente un uomo.
- "Allora, che vi succede? Non avete mai visto due tette? Se volete, potete anche toccarle, eh?! Non mi offendo mica...".
Si vedeva lontano un miglio che ne andava fiera, e a buon diritto.
Poi prese ad ancheggiare, e pure i calzoncini finirono ai suoi piedi, mettendo in bella mostra un paio di mutandine, trasparentissime sul davanti, che se non ci fossero state non sarebbe cambiato nulla.
Saltellando si voltò, e il suo grosso culo, non troppo sodo, cominciò a ballonzolare con lei.
Praticamente era nuda, ma non volle togliersi quel perizoma, ed aveva ragione: il sottile filo di perle che le spaccava in due le natiche la rendeva davvero sexy.

Ripresasi dall'emozionante spettacolo, Lara si voltò alla sua sinistra e vide Pietro che era già pronto, nudo integrale.
Finalmente, la sua curiositĂ  - che era andata crescendo dal giorno in cui Erica gli aveva parlato di quell'uomo misterioso - veniva appagata: davanti ai suoi occhi si ergeva dritto, come un obelisco egizio, un cazzo mai visto... Venticinque centimetri di bellezza, che ogni donna avrebbe bramato avere tutto per se, ma che invece sarebbe stato a disposizione solo di loro due.
Stupefatta piacevolmente, esclamò:
- "Wow, che bestione! Aurora, hai mai visto una cosa del genere? Credo che stasera ci divertiremo un mondo!".
E così dicendo iniziò a denudarsi anche lei: in un baleno, si tolse quel vestitino che la avvolgeva così bene, rivelando uno splendido fisico da atleta, slanciato, con un culo sodissimo, quasi marmoreo, invidiato da tutte le ragazze e sognato da tutti i maschi.
Inoltre, aveva degli addominali superbi, che accoglievano delle piccole tette, adornate sulla loro sommitĂ  con capezzoli fini e leggermente scuri.
Dulcis in fundo, una patata rasata non nascondeva nulla del suo stato, imperlata magnificamente da una strisciolina lucida dei suoi umori che volavano dalle grandi labbra.
Le restavano addosso solo i suoi stivali color crema, lunghi fino a sotto il ginocchio, che la facevano sessualmente piĂą che appetibile...

Quella tranquilla sala da pranzo, stava per trasformarsi in un'alcova, dove quel trio avrebbe provato un'unitĂ  che mai prima avevano sperato di vivere.
Pietro avanzò verso Aurora che era di spalle, si piegò sotto i suoi splendidi fianchi abbondanti, e le sfilò in un solo colpo anche le mutandine...
Lei capì le intenzioni "bellicose" di quel maschio, e lo assecondò poggiando i palmi delle mani sul tavolo e divaricando le gambe, quanto bastava per offrirgli il suo fiore prelibato...
Pietro era così eccitato che non ci fu bisogno di nessuna manovra preparatoria, e - senza protezione - la penetrò con una botta decisa, avanzando fino in fondo a quella sacca celestiale.
E, ancorandosi saldamente alla vita della ragazza, cominciò a stantuffare con potenza e sapienza... Uno, due, tre, dieci colpi infernali, sferrati con tutta la "cattiveria" che aveva dentro, e che fecero ondeggia quelle enormi mammella che sembrava dovessero precipitare da un momento all'altro.
Aurora era al culmine del piacere, sentì che le gambe le stavano per cedere, e allora urlò nei confronti del ragazzo:
- "Reggiti forte... che ci siamo!".
E dopo un altro paio di colpi, si aggrappò al tavolo, e scossa da un tremore inaudito venne tutto il suo godimento.
Per terra si raccolse una piccola pozza di liquido traslucido, ma Pietro non aveva alcuna intenzione di fermarsi: continuò a spingere come un toro che monta la vacca, e finalmente sentì anche lui che il momento era vicino... Con un estremo gesto di rispetto per quella donna, le sussurrò all'orecchio:
- "Sei sicura di farmi venire dentro?".
Aurora, dal canto suo, con le residue forze mentali che ancora l'assistevano, gli disse:
- "Vai tranquillo... Prendo la pillola!".
A quel punto, il maschio non si trattenne oltre, e le sborrò in vagina una quantità di spera mai vista eiaculare da un uomo in una volta sola.
Estrasse il membro dalle viscere di Aurora, e rimase lì ad ammirare il suo capolavoro...

Ma la ragazza non era ancora sazia, e perentoriamente, fuori di sé, lo richiamò:
- "Ehi, maschio, non vorrai mica lasciare a metĂ  l'opera? Su, adesso fammi il culo...".
Tanta era la libidine di entrambi, che lui non stette a pensare che lĂ  dietro la lubrificazione non era la stessa.
Ma prima di iniziare quel viaggio senza ritorno, le chiese:
- "Che ne diresti adesso di mettere in pratica quello che sai fare? Su sbrigati, fammi un bel pompino e vedrai che ti romperò il culo come nessuno mai ha fatto...
Al che Aurora precisò le sue condizioni:
- "Ok, ma con la bocca non faccio niente, mi fa troppo schifo...".
E Pietro, di rimando:
- "Va bene... Per quello ci sarĂ  tempo...".
Così Aurora cominciò un pompino magistrale, ma – con sorpresa dello stesso Pietro – non usò neanche le mani: si infilò il cazzo tra le tettone, e lui prese a stringere i seni della ragazza avvolgendovi il proprio membro; cominciò a muoversi in mezzo a quel paradiso, e lei lo aiutò facendogli un massaggio magistrale... Uno sfregamento assoluto, continuo, tra la pelle liscia e vellutata della giovane e il glande scoperto di lui... Era quasi una “tortura”, ma assolutamente deliziosa per tutti e due…
Con quel trattamento, ci volle veramente poco a rianimare il bestione, che fu di nuovo pronto all'azione.
Mentre Aurora si era allargata il più possibile le chiappe, Pietro si avvicinò al suo rosone... Si bagnò due dita con la saliva, e - senza alcun preavviso - gliele ficco dentro l'ano.
La ragazza non battè ciglio, tanto era abituata ad accogliere oggetti animati e non nel suo didietro.
Ma stavolta fu davvero dura, perché dopo le dita Pietro le appoggiò il suo uccello… Trovò una certa difficoltà per quanto era largo e gonfio dall’eccitazione, e quindi le disse:
- “Non ti spaventare… anzi, guarda, cerca di aiutarmi, e spingi anche tu verso di me… come quando vai a fare la cacca…”.
Pian piano – spingendo senza sosta alcuna – Pietro riuscì a superare la prima “barriera” tutta grinzosa. A quel punto, il più era fatto: si fermò qualche momento per farla adattare al grosso intruso, e poi riprese la sua strada verso l’intestino di Aurora… Spinse ancora, e ancora più giù, fino a quando i suoi 25 centimetri andarono ad occupare tutto il retto, ancorandosi con le palle alle chiappe di lei.
Si fermò un’altra volta, poi arretrò fino quasi ad estrarlo, e ricominciò a penetrarla… Prima lentamente, e poi sempre più forte…
Ormai le aveva letteralmente rotto il culo, il dolore era stato tanto, ma ora si stava facendo strada un dolce e intenso piacere.

Intanto Lara, osservando la sodomizzazione dell’amica, con una gamba sollevata ed appoggiata su una sedia, si stava masturbando violentemente, se la sgrillettava fino a farsi male, e una copiosa serie di goccioline del suo prelibato piacere stava precipitando a terra…
La ragazza, però, era troppo infoiata, per limitarsi a guardare i due che si stavano accoppiando, e – avvicinandosi ad Aurora – si infilò sotto di lei ed iniziò a leccarle la fica già fradicia, e a succhiarle il suo nettare…
Usava la lingua come un coltello, le dilatava le labbra, e andava giù a “graffiare” il clitoride… E mentre con la mano sinistra continuava ad affondare nella sua intimità,la destra risaliva il corpo dell’amica fino ad afferrarle, alternativamente, i grossi capezzoli: li strizzava, li mordeva, li torceva, e l’amica ululava di un sublime godimento. Le stringeva forte anche le mammelle, quasi volesse “vendicarsi” di quelle enormità e volesse ridurle di dimensione…
Soddisfatta Aurora, Lara passò a dedicarsi a Pietro… Gli prese in mano le palle che erano rimaste fuori dal culo della ragazza, dure e gonfie dello sperma che di lì a poco sarebbe schizzato fuori… Le palpeggiò con entrambe le mani, le leccò esplorando dettagliatamente su tutta la loro superficie, fino ad andare a saggiarne i testicoli che pulsavano all’impazzata nello scroto.
Nel frattempo Pietro stava continuando a pompare, e Aurora – benché al limite – lo esortò:
- “Spingi, spingi forte… Fracassami!”.
Il ragazzo obbedì, e in men che non si dica esplose nelle viscere di lei il suo caldo e devastante seme.
Aurora, percepì un piacevole tepore invaderla tutta, e per reazione venne anch’essa in un orgasmo sensazionale.
Pietro si accasciò sulla schiena della ragazza, che a sua volta finì con la passerina sulla bocca di Lara, la quale si affrettò a ripulire l’amica da quel liquido così eccitante.

Ma Lara voleva di più, voleva lo stesso trattamento riservato all’amica, voleva essere scopata fino quasi a farsi scoppiare il cuore… a lei il sesso non bastava mai, era una vera ninfomane!
Perciò, si inginocchiò davanti a Pietro, e si lasciò penetrare la sua bocca dal suo cazzo, moscio ma di tutto rispetto. Il maschio, preso alla sprovvista, provò come una scossa dietro la schiena, a sentire quelle labbra meravigliose che glielo avevano divorato e che in breve glielo avevano fatto intostare di nuovo…
Aveva il cazzo che le era arrivato fino in gola!
Raggiunto questo primo obiettivo, Lara si alzò in piedi e assunse – da ex ballerina – le gambe a disporsi sulla verticale. In quella posizione, la fica era perfettamente in vista ed accessibile… Pietro era al settimo cielo, con il cazzo più duro che mai e pronto a distruggere anche quella puttanella. Le disse:
- “Forza, troia, credevi di essere venuta qui per niente? Beh, io so come ricompensare le mie ospiti… Sapessi quante seghe mi sono fatto pensando al tuo corpo… Ora ci divertiremo!”.
Afferrò la gamba che svettava verso il cielo come ad ancorarsi, con l’altra mano prese l’asta e la puntò minacciosa alla spacca… In un istante entrò senza problemi, bagnata com’era…
In tono di spregio, sibilò:
- “Credevo di avere un’attrezzatura da “sventrapapere”, che fa male ad ogni fregna, ma tu nemmeno mi hai costretto a forzare…”.
Lara stava lentamente perdendo il controllo di se… In altre situazioni, non si sarebbe sognata di rispondergli da vera prostituta, ma in quel frangente recepì le parole di Pietro come un’istigazione alla volgarità… Lo guardò duro negli occhi, e poi:
- “Io i piccoli calibri nemmeno li sento, si e no mi fanno il solletico, ma questo palo devo confessarti che, per la prima volta, mi ha fatto male…”.
L’uomo si sentì inorgoglito, e cominciò a darci dentro all’impazzata… Oltretutto, in quella posizione entrava fino in fondo martellandole l’utero come un martello pneumatico.
Lara era una forza della natura, e ad ogni colpo gli “sputava” un oltraggio, che peraltro era ben gradito da Pietro che lo prendeva come una incitazione… Gli diceva:
- “Dai, pivellino, strappami il grilletto, no ce la faccio più, sono in calore…”.
Oppure:
- “Non ti preoccupare, ti spingi, sei il mio toro da monta, e io la tua vacca da ingravidare…”.
Pietro, nonostante tutto, rimase meravigliato di quel cambiamento di Lara: era vero che di tempo ne era passato, ma l’amica non aveva mai dato segnali di essere così troia…

Preso da questi pensieri mentre la stava pompando a dovere, udì la voce squillante di Lara che gli disse:
- “Sono stanca di subirti… Ora si fa a modo mio… Sdraiati a terra e vedrai!”.
Ancora una volta, lui obbedì… Era certo che da quel diavolo di ninfomane poteva aspettarsi il più alto livello di piacere…
Ancora in tiro, quel cazzo svettava superbamente verso il cielo… Sembrava una trave di cemento armato, indistruttibile, aduso alle varie “intemperie”.
Visto che era tutto disposto come voleva, Lara cominciò – con le mani sui fianchi – ad aprire le gambe “a spaccata”, e nello stesso momento scendeva sul cazzo di Pietro ad impalarcisi sopra, quasi a farsi spaccare in due.
Poi iniziò, sempre rimanendo in quella posizione, a ruotare a destra e a sinistra, provocando in lui brividi di estasi.
Il ragazzo, inerte, dovette constatare a che livello di troiaggine era giunta: i suoi 25 centimetri la stavano dilaniando, ma lei si muoveva in modo tale da “allargare” ancor di più il suo buco anteriore… A un certo punto, la chiamò:
- “Lara, sei un demonio, mai nessuna mi ha sfinito come te… Sei una vera macchina da sesso!”.
E lei, di rimando:
- “Questo è niente, mio caro… Vedrai, ho in serbo per te una cosa che non darò mai più a nessun altro…”.
Se lo sfilò dalla vagina, si voltò di spalle, sputò per bene sulla cappella, e dopo essersi dilatata le chiappe, schiacciò il suo buchino sul pene… Si fermò un attimo, si voltò verso di lui e gli disse:
- “Fammi il culo, quello è vergine! Era questa la promessa! Ma fai piano…”.
Poi, cercò di andare sempre più giù… Una prima smorfia di dolore – assai rara per una come lei – indicò che quell’orifizio era davvero illibato, stretto e minuscolo…
Le faceva troppo male, quindi si sollevò un momento e domandò a Pietro un aiutino:
- “Preparami come sai fare tu…”.
E gli si avvicinò con il culo alla sua faccia, riprendendo la posizione a natiche spalancate. Pietro, allora, cacciò fuori la lingua e iniziò un lavoretto sullo sfintere… Lo umettò di saliva, e poi prese a fargli un massaggio allo stesso tempo rilassante e preparatorio… Di tanto in tanto, il pollice dell’uomo andava a percorrere quel rosone in senso circolare, per poi entrarle dentro con tutte e due le nocche… Si fermava, lo muoveva in un senso e nell’altro, e poi avanti e indietro…
A questo punto, lo tirò fuori, con uno schiocco simile a quello del tappo di bottiglia estratto dal cavatappi; tornò con la lingua a lubrificare il sito, e questa volta vi inserì il dito indice… Lo spinse ben più a fondo, con Lara che istintivamente cercò di divincolarsi… Allora Pietro – prendendola per la vita – la bloccò proibendole di fare ancora quel movimento:
- “Stai ferma! Non ti permettere di fare qualcosa che non ti abbia ordinato io! Hai un buco di culo incredibilmente stretto… Non so come fai a cacare…”.
Lara non rispose nulla… Sorpreso e un po’ meravigliato, Pietro riprese il suo lavoro… Reintrodusse l’indice e lo spinse fino in fondo… Lo estrasse, e subito lo rimise dentro accompagnandolo con il medio.
La ragazza percepì la presenza di qualcosa di grosso, e urlò:
- “Mi fai male, stronzo!”.
Ma Pietro, incurante del dolore di lei, ribattè:
- “Ti faccio male? Vedrai quando entrerà la mia bestia… Allora sì che urlerai…”.
Da allora in poi, Lara lo lasciò “lavorare”, e lui arrivò fino ad infilarle nello sfintere tre dita…
Quando reputò che poteva bastare così, le liberò l’ano, il quale rimase per un po’ bello aperto. Allora Pietro le disse:
- “Abbiamo fatto proprio un bel lavoro… Adesso riposizionati come prima, e andiamo avanti fino alla fine”…
E Lara si appoggiò nuovamente sulla cappella, lui tornò a prenderla per la vita, ed iniziarono a spingere… Sempre più giù… Più la pressione aumentava, e più il glande si faceva strada, centimetro dopo centimetro, come un ariete, nel suo culo da favola… Tutto ciò che incontrava, lo demoliva, a volte necessitava di tornare un passo indietro per poi farne due in avanti.
Quando, infine, le chiappe di Lara andarono a comprimere le palle di Pietro, fu chiaro che quel dardo infuocato era arrivato a destinazione… La ragazza, soffiò dalle narici, poi tornò a parlare:
- “Cazzo quanto brucia… Che razza di cazzo hai? Di grossi ne ho presi tanti, ma come il tuo… Però, è fantastico…”.
Fu allora che il maschio decise di compiere l’ultima fatica: estrasse completamente il membro pulsante dal retto di Laura, e subito lo rimise dentro, senza dargli nemmeno il tempo di riprendersi… E prese a pistonarla con rabbioso vigore, e più pompava e più l’asta cresceva di diametro, allargando quel buco in maniera vergognosa.
Pietro era un toro, e resistette a lungo, quasi una mezzora, ma alla fine anche lui cedette e lo sperma irrorò l’intestino di Lara… Restarono immobili, ad aspettare che i fiotti di piacere cessassero e che quel palo si facesse più morbido per uscire dalle viscere della ragazza.
Quando ciò potè compiersi, la visione che si aprì agli occhi di Pietro fu veramente unica: un buco di culo rotto, dal quale colava un rivolo di sangue, che stentava a richiudersi…
Il tempo passava, ma niente, la “galleria” restò tale!
Ansimanti, i due si sentirono sfiancati dalla fatica, e proprio mentre erano lì a riprendersi, Pietro domandò a Lara:
- “Ora sì che sei tutta aperta… Potresti intraprendere la carriera della pornostar!”.
Lei, in preda all’eccitazione oltre che all’alcool che aveva ingerito quella sera, si lasciò sfuggire una confidenza davvero intima:
- “Tu ci scherzi… Io sarò pure ninfomane, ma la mia sorellina… Mmhhh… Lei sì che ha capito tutto… Fa la escort, o più esattamente ha due sugar daddy con i quali fa di tutto per soldi…”.
- "Sugar daddy?", ripeté incuriosito Pietro.
E Lara dovette spiegare di cosa si trattava:
- "Sì, un paparino gentile e sopratutto molto generoso... Ne trovassi uno io! O forse no, visto che io preferisco il sesso spinto, fantasioso... Quelli, non mi reggerebbero...".
E così Pietro venne a sapere dalla sua loquace amica che aveva una sorellina porca (anche se non ai livelli di Lara), fatta apposta per sollazzare il suo uccello sempre in cerca di emozioni forti, e da quel momento fece di tutto per conoscerla e scoparsela.

Intanto Lara, reduce da quell'esperienza così devastante, per diverse settimane ebbe difficoltà a sedersi, ma si sentì felice, perché aveva ritrovato i suoi amici preferiti e con essi un'occasione in più di dare libero sfogo alla sua vita libertina.

5. L’incontro.

Lara aveva finalmente ritrovato il “suo” Pietro. Dopo anni di lontananza in cui aveva avvertito che c'era “qualcosa” di importante che le mancava – pur non riuscendo a capire cosa –, finalmente lui era di nuovo lì, e a lui lei aveva donato l'unica cosa che ancora nessun altro uomo si era preso.
A lei il cazzo serviva come il pane, si era perdutamente "innamorata" di quel membro colossale – così come Erica –, e per quello era intenzionata a fare qualunque cosa pur di averlo in esclusiva.
Perciò, da quella sera non lo aveva più mollato nemmeno un istante, e aveva cominciato sempre più spesso a trascorrere intere serate da sola con lui…

Pietro, però, non aveva alcuna intenzione di vivere legami particolari, e per liberarsi da quella presa troppo stretta decise di mettere a frutto le preziose confidenze che Lara gli aveva fatto – durante l'amplesso la sera della riconciliazione – sul conto della sua sorellina. Si disse, tra sé e sé:
- “Silvia è una Sugar Baby? Benissimo, mi fingerò un Sugar Daddy...”.

Ebbene, qualche giorno dopo, si iscrisse – con il nickname di "cuoresolitario" – su un sito specializzato nell'organizzazione di quel tipo di incontri e lasciò che gli eventi facessero il loro corso. Non appena aprì la pagina delle “Sugar Baby”, si ritrovò davanti una miriade di donne disposte a far sesso con perfetti sconosciuti, e tra di esse… trovò Silvia!
La riconobbe perché – forse inavvertitamente – aveva pubblicato una foto in cui sullo sfondo si vedeva chiaramente la sorella maggiore, Lara.
Il cazzo di Pietro divenne duro solo a guardare quella ragazza che gli sorrideva dallo schermo del suo pc.
Non perse tempo, e immediatamente compose quel numero di telefono che aveva trovato sulla sua pagina personale… Dopo pochi squilli, ecco che gli rispose una voce sensuale, che disse:
- "Pronto?".
Pietro rimase incantato da quel timbro così caldo, ma ebbe la prontezza di replicare:
- "Ciao, ho trovato il tuo numero su quel sito, e vorrei incontrarti a casa mia...".
La ragazza non si fece alcun problema, e replicò:
- "Anche subito!".
Pietro si sentì un poco spiazzato, non immaginava che la cosa si potesse concludere in così breve tempo, e soprattutto non era nei suoi piani…
Quindi, rilanciò:
- "Sarebbe meglio domani sera... Che ne diresti a cena?".
Di nuovo, la risposta fu immediata:
- "Si può fare, papino... Basta che tu sia carino con me".
Silvia, spiegò poi che voleva 3000 euro, e Pietro accettò, gli diede l'indirizzo, e convennero su un segno di riconoscimento inequivocabile.

Il giorno dopo, Pietro andò a lavorare come al solito, e come al solito lo attendeva una lunga e infuocata serata con Lara…
Quella volta, però, accaddero cose straordinarie. Il ragazzo si era subito lasciato andare con l’amica, e – volendo perfezionare il lavoro che aveva iniziato in quel culo tanto ammirato ma che da un pò di tempo lui stava facendo sua esclusiva proprietà con il consenso della padrona – gli disse:
- “Levati le mutandine!”.
Voleva godere, infatti, di uno strip-tease dedicato solo a lui…
Nel mentre che lei lo eccitava in quel modo, lui iniziò a palpeggiarle le natiche soffermandosi sul suo buco del culo da lui “iniziato” alle gioie del sesso anale.
Poi, si chinò a terra e – raccolto il suo perizoma – cominciò ad annusarlo tutti gli umori di Lara, di cui era già intriso l’indumento; il suo obiettivo era quello di portarla il più possibile su di giri, perciò le disse:
- “Caspita, queste sono proprio mutandine da troia! D’altronde, è bastato che ti dicessi che voglio farti di nuovo il culo per farti sbrodolare come una una cagnetta in calore…”.
E raggiunto il suo scopo, si stese a terra:
- “Ora scendi lentamente”.
Lara – dispostasi, di spalle, a chinino – lo fece, e andò ad appoggiare il suo sfintere sulla punta del cazzo del ragazzo.
Al che, Pietro, come se stesse parlando a se stesso, le sussurrò:
- “Adesso ti svergino definitivamente il tuo bel culetto tosto, e vedrai che proverai un piacere che di fica non hai mai provato…”.
Si sputò su due dita, spalmò per bene la saliva sul buco del culo e prese a penetrarla.
Spinse quel palo mostruoso dentro l’intestino di Lara, con forza, e al contempo – afferrandola per i fianchi – la schiacciò verso il basso per completare quell’inserimento.
La ragazza aveva le lacrime agli occhi per il male che provava, e lui:
- “Cazzo, sei ancora così stretta!”.
Lara aveva il culo a pezzi, se lo sentiva completamente dentro, premere spietatamente contro le pareti del retto, le sembrò essere giunto fino allo stomaco, e che le potesse uscire dalla bocca, ma sentì anche degli strani brividi lungo tutto il corpo. Veniva inculata con veemenza, e quei brividi si fecero sempre più pungenti fino ad scatenarsi in un furioso orgasmo.
Era eccitatissima, e dentro il suo buco il cazzo durissimo la devastava.
E, di nuovo, venne...
Dopo circa un quarto d’ora di questo “servizietto”, anche Pietro sentì che stava per venire, si lasciò andare e cominciò a pompare la sua sborra caldissima nel culo di Lara…
Nel mentre che la ragazza stava riprendendosi da quell’ennesima, sconvolgente prova, ecco che suonò il campanello della porta… Restarono entrambi in silenzio, in quella situazione, per qualche istante, che a lei sembrò eterno; poi Pietro, rivestendosi alla buona, le disse:
- “Siediti sul divano e aspettami… Mi raccomando lascia stare le mutandine!”.
Andò di corsa ad aprire… Lara riusciva a sempre a sconvolgerlo, e così si era quasi dimenticato di quell’appuntamento, ma gli bastò aprire l’uscio e vedere quella giovane donna per ricordarsi subito del suo progetto.
- “Ciao… Allora?, non mi fai entrare?”, gli disse Silvia, con un po’ di puzza sotto il naso, ma sguardo da vera porca.
Poi fece un passo avanti verso l’uomo e richiuse la porta, e si ritrovò in un ingresso illuminato da luci fioche. Si presentò:
- “Salve, io sono Silvia…”.
Pietro le mise una mano sulla spalla e non potè fare a meno di ammirare il suo fisico abbronzato e sodo. Cercò di rimediare alla gaffe iniziale dicendole:
- “Sei bellissima… davvero sexy”.
E, nei pantaloni senza mutande, l’uccello gli si stava facendo di pietra…
Silvia era veramente splendida: 19 anni, alta 1 metro e 70, un fisico sodo e scolpito, da modella – o meglio da “pornostar teen”.
Occhi castani e capelli castano chiari, quasi biondo-cenere, era vestita con un abito fresco e un po’ scollacciato, molto corto e che la fasciava, mettendo così in assoluto risalto le sue forme: due tette stupende – una terza piena –, sode e tondeggianti, quasi perfette; vita e fianchi strettissimi, un culo a mandolino altrettanto tonico, pancia piatta e gambe lunghe e ben tornite. Molto truccata, ai piedi portava dei tacchi alti che erano la passione di Pietro, e che quindi lo fecero eccitare di brutto già da questa prima “presentazione”…
Ecco, questa era Silvia!

L’uomo le fece strada, conducendola nella sala da pranzo… Entrarono, e lì trovarono Lara – che sopra pensiero si era adagiata con la testa reclinata all’indietro – mezza nuda.
Pietro finse di essere stupito, ma in realtà era proprio quello che aveva architettato: farle incontrare in una situazione molto particolare…
Lara, al vedere la sorella, rimase a bocca aperta, e – senza alcun pudore – rivolta a lei come se l’uomo non esistesse, le disse:
- “E tu, che ci fai qui?”.
Silvia, che sapeva dell’amicizia tra i due, non esitò a rispondere:
- “Io lavoro, carina! Piuttosto tu…”
Ci fu un momento di imbarazzo, ma subito dopo Lara – che aveva capito l’inganno perpetrato da Pietro – si scagliò contro di lui rabbiosamente
- “Sei un figlio di puttana, uno stronzo, un verme che si è approfittato delle mie confidenze e di un momento in cui non ero affatto lucida”, ringhiò la ragazza.
Ma lui, ormai era convinto di andare dritto all’obiettivo finale, e svelò ad entrambe il suo piano diabolico:
- “Bene bene… Ora che siamo tutti qui, possiamo parlare di affari… e naturalmente di sesso! Voglio scoparvi entrambe, insieme… E soprattutto, voglio vedervi impegnate in un bel rapporto saffico…”.
Al che Silvia, con quel suo solito modo di porsi così scostante, ma soprattutto la più portata per gli affari delle due, si rifiutò:
- “Niente affatto… I patti non erano questi, abbiamo fissato il prezzo per una scopatina a due…”.
Intanto, Lara, in evidente stato confusionale, restava in silenzio.
L’uomo, che non aveva nessuna intenzione di farsi sfuggire un’occasione così ghiotta, prese la parola e – rivolto alla “professionista” – propose:
- “Lo so che non erano questi i patti… E scusatemi tutti e due, specie te, Lara, amica mia… Ma non ho resistito a questa idea… Quindi, Silvia, ti offro il doppio della tariffa…”.
La giovane non credeva alle sue orecchie, ma vista tanta generosità tornò sui suoi passi:
- “Quand’è così… Accetto!”.
Quanto all’altra, ripresasi dallo trauma, si dimostrò un poco restia a scopare con la sorella (forse anche perché sapeva della quasi verginità della sorella, e della “dotazione bellica” di Pietro), ma Silvia – che era “malata di soldi” – la scrollò da quel torpore, quasi la scongiurò di non mandargli all’aria un “affare” del genere:
- “Io me ne frego di farmi spaccare culo e fica, o che si tratta di un rapporto lesbico e incestuoso, l’importante sono i soldi!”.
Alla fine, Lara non seppe rifiutare… Era infatti segretamente “innamorata” da sempre di Silvia, provava un debole per lei, o più semplicemente si trattava di un sentimento di amore e invidia a causa della sua bellezza…

6. Il trio delle meraviglie.

Gettata la maschera e rivelate le sue intenzioni, Pietro si tolse di nuovo i vestiti che aveva indossato per andare ad aprire a Silvia.
Poi, rivolse le sue attenzioni verso la nuova arrivata, e le disse:
- “Adesso spogliati”.
Silvia, obbedì, e si levò quell’abito che la fasciava così bene, rimanendo in uno splendido intimo bianco e trasparente… Poi, con un sorrisino che la diceva lunga, guardò il maschio – che nel frattempo era già tornato in alzabandiera – e gli disse:
- “Eh, mio bel torello, adesso tocca a te… E poi, per fare quello che vuoi fare, devi scartare la tua caramellina…”.
Lara, alle parole “sfacciate” della sorellina, si sentì un vero fiume scorrerle tra le cosce, mentre Pietro si avvicinò alla ragazzina.
Stava provando piacere ed eccitazione già solo all’idea di denudarla davanti a Lara, la quale guardò l’uomo con un atteggiamento di sfida:
- “Allora? Non hai confidenza con l’intimo?”.
Ma mentre lei ancora stava parlando, Pietro si avvicinò a Silvia, e con due dita fece saltare il gancetto del reggiseno…
L’effetto fu immediato: Silvia aveva delle tette davvero belle, sode, adattissime a fare una spagnola a regola d’arte… Stavano su che era una meraviglia, con due capezzoli da mordere, piccoli ma talmente eretti che sembravano degli spilli, segno che anche lei si stava eccitando.
Ormai Pietro era al settimo cielo, si compiacque di aver fatto un ottimo “acquisto” e vedendo che la porcellina aveva degli slip bagnati dai suoi stessi umori, le mise le mani sui fianchi magrissimi e glieli sfilò dalle gambe.
Le raccolse, e dopo averle annusate se ne sbarazzò….
Poi, prese Silvia per un braccio e la portò a sedersi sul divano accanto alla sorella, si inginocchio tra le sue cosce aperte, e finalmente posò le sue mani su quella passerina… Percorse con il pollice della mano destra tutta la fessura, dal buchetto del culo fino al clitoride, la guardò di nuovo ma lei aveva reclinato il capo all’indietro e socchiuso gli occhi.
Esclamò:
- “Avrai pure due papini, ma mamma mia come sei stretta… Pazienza, aprirti con un vero cazzo sarà bellissimo… Chiedilo a tua sorella, vero Lara?”.
Ma l’altra non aprì bocca: nonostante tutto, si era resa conto che le confidenze di quella sera sarebbero costate la verginità di Silvia…
Poi Pietro passò ad esaminarle il di dietro, e anche lì notò che nessuno aveva ancora fatto il suo dovere… Le disse:
- “Ho capito… Stasera mi toccherà fare straordinari!”, e si mise a ridere…
Mentre Silvia era invasa da un piacere incredibile tanto si stava bagnando, Lara aveva le lacrime agli occhi: sua sorella avrebbe subito la sua stessa sorte, con la differenza che i suoi buchi erano già “allenati”…

Cominciò, dunque, la vera “iniziazione” di Silvia: era già umida a sufficienza, perciò Pietro potè saltare dei preliminari troppo lunghi… Si fece una rapida sega, giusto perché sapeva che avrebbe dovuto forzare parecchio per entrare; infilò due dita, la sentì gemere e vide che lei aprì ancora di più le gambe…
La leccò nuovamente, ma comprese che non ce n’era bisogno: Silvia era pronta a farsi scopare!
Non si infilò il profilattico, ma appoggiò direttamente la cappella – violacea dall’eccitazione – alla patatina, e con cautela glielo infilò dentro…
Era incredibilmente stretta, che quasi gli stritolava l’asta e gli impiccava la cappella… ma non fece in tempo a rendersi conto di quello che realmente le era successo, che Pietro già la stantuffava… Stava premendo con tutto il peso del suo corpo su quella dolce patatina, e più la pompava e più sentiva che cedeva.
Gli sembrò di avere il cazzo immerso in una pozzanghera tanto era zuppa di umori, e più il cazzo si irrigidiva e più Silvia godeva… Ebbe un primo orgasmo, e poi un secondo…
Prima che le sopraggiungesse il terzo orgasmo, fu Pietro a sentire che stava per sborrare, e quindi cercò di estrarre il suo bestione dalle viscere della ragazzina. La quale, però, lo cinse con le gambe dietro la schiena e gli impedì la “manovra”.
Lo sperma eruttò nella vagina appena allargata… Fiotti bollenti e interminabili che avrebbero potuto combinare un casino…
Ripresosi dalla fatica e dal suo orgasmo, Pietro guardò Silvia terrorizzato:
- “Cretina… Spero che almeno prendi la pillola…”.
E lei, di rimando, allegra:
- “Non l’ho mai presa… Ma è stato così bello riceverti dentro… Sono venuta da te per lavoro, ma mi sto divertendo un mondo…”.
Lara era incredula di quello che Silvia era stata capace di fare, e gli urlò:
- “Alzati, e allarga le gambe… Vediamo di farlo uscire fuori e limitare i danni…”.

Era davvero una puttanella: non ascoltò minimamente i consigli della sorella più grande, ma anzi, incitò Pietro a non fermarsi:
- “Bene, ora che mi hai sfondati la micia, vuoi per favore mettermelo nel culo?”.
Pietro credeva di essere ormai avvezzo a tutto, ma quella ragazzina lo stava sorprendendo davvero:
- “Direi che è giusto… Mettiti a pecorina e allargati le chiappe più che puoi…”.
Prima, però, dovette ricorrere alle sapienti “cure” di Lara: anche il suo bestione era sfinito, ma in men che non si dica lei riuscì a farlo tornare “operativo”…
Silvia aveva un culo che parlava, talmente perfetto da impazzire, e “deflorarle” una seconda volta il sedere adesso era la sua missione: Pietro sarebbe stato il primo uomo degno di questo nome ad entrare in quel budello stretto.
Stavolta, usò un tubetto di vaselina per lubrificare a dovere il retto e la sua grossa cappella: se non fosse stato abituato al sesso anale, avrebbe dubitato che ci sarebbe potuta passare da quel forellino così minuscolo…
Come da manuale, cominciò infilando l’indice, e le disse:
- Mi raccomando, respira profondamente, così piano piano il buco si espanderà… Adesso ti farò un po’ male…”.
Ma lei era una ragazzina speciale, e gli rispose:
- “Non ti preoccupare… Dopo il dolore la gioia!”.
Appoggiai la cappella al buco, guidando l’asta con la mano, ed iniziai la penetrazione. Lei gridò, poiché non era abituata a prenderlo nel culo, e aveva un buco talmente stretto che infilandolo dentro si fece male anche lui.
Alla fine, entrò… tutto, fino alle palle: Pietro, gli aveva rotto il culo!
Cominciò a scoparla con veemenza, che a un certo punto lei strillò con tutto il fiato che le rimaneva:
- “Bastaaaa!”.
Giusto in tempo: l’uomo le venne nel culo dopo aver fatto sparire dalla sua vita la verginità anale.

Si accasciarono sul divano accanto a Lara che era sbigottita, non avrebbe mai immaginato di soffrire così tanto a vedere sverginare avanti e dietro la sorella…

Pietro, però, l’aveva chiamata anche per un’ultima prova, e cioè quella di vedere le due sorelle amoreggiare tra di loro… Perciò, con un ghigno che la ragazza conosceva bene, disse rivolto a Lara:
- “Mia cara, adesso tocca a te lavorarti la sorellina…”.
Lara si alzò, ma resisteva… Aveva avuto uomini a mazzi, ma con una donna non era mai stata…
Fu allora ancora una volta Silvia a prendere l’iniziativa… la abbracciò forte, la baciò sulla bocca, e le due caddero all'indietro… Per fortuna che c’era il divano ad attutire il colpo!
Si sdraiarono l’una sopra l’altra, e cominciarono reciprocamente a carezzarsi la testa e le spalle.
Poi, a un certo punto, Silvia si sollevò quel tanto che bastava per guardare in faccia la sorella e le stampò un lungo bacio sulla bocca.
Lara, non ebbe nemmeno il tempo di riflettere su ciò che le era accaduto, se accettare o meno quell’approccio, che Silvia la baciò di nuovo, ma questa volta con tutta la lingua che le carezzò le labbra secche dalla tensione nervosa…
Non ci volle molto perché la lingua della sorella minore finisse tutta nella bocca di Lara, la quale – finalmente – ricambiò quell’effusione.
Silvia era ormai su di giri per quella “prova” che era nuova anche per lei, e prese a “coccolarle” le piccole tette, a stringere tra le sue dita i capezzoli dritti e turgidi in modo tale da farle male, e infine a leccarli…
Lara, la guardò e le sorrise… E Silvia, allora, le prese delicatamente la mano…
Le disse:
- "Non ti preoccupare, e fatti guidare da me".
Poi, guidò la mano della sorella maggiore fino al suo ventre, dove Lara potè scorgere il clitoride di Silvia ancora eretto dalla precedente inculata: sembrava scintillare, e Lara allungò un braccio e con le estremità delle dita cominciò a toccarla.
Aveva una vagina bellissima, totalmente depilata, spalancata e pulsava, e allora si fece più audace e le infilò un dito dentro…
Silvia ansimava dal piacere, e dalla sua patatina proveniva una fragranza di sesso.
Era il momento di Lara ad essere più intraprendente: con un balzo felino la afferrò per le spalle e la fece sdraiare dove fino a poco prima c’era stata lei.
Le divaricò le gambe e si accinse a leccare quella fica così saporita, alternando quella mossa con piccole penetrazioni manuali.
Silvia aveva il respiro che stava diventando sempre più corto, fino a quando – mentre Lara aveva ancora la lingua dentro quel prelibato antro – le venne sul viso...
Lara, però non aveva ancora soddisfatto a pieno la sua voglia, perciò Silvia ricambiò subito il “favore”: la schienò, e poi le aprì le gambe, e con un travolgente slancio le leccò la sua passerina glabra…
Erano andate davvero fuori giri, e Lara stava provando una sensazione indescrivibile: le stava piacendo l'idea di scopare con quella maialina svergognata di sua sorella!
Ovviamente, anche Lara raggiunse il pieno godimento, ma Silvia non era ancora sazia. Le disse:
- “Brava sorellina... ma ancora non abbiamo finito…”.
Le saltò addosso, e si posizionò seduta sulla sua fichetta, e cominciò a sfregarla con la sua: i due clitoridi premevano l’uno sull’altro, e le due ragazze presero a strizzarsi le tette reciprocamente, e a baciarsele, producendosi un piacere grandissimo…

Intanto anche Pietro si era masturbato a non finire, venendo copiosamente e a più riprese…

7. Epilogo.

Quella sera si era rivelata più impegnativa del previsto per i ragazzi, ma aveva portato con sé alcuni importanti risultati.
Innanzitutto, la vecchia comitiva di tante gite al mare si era ricomposta: Aurora, Erica, Lara e Pietro, in qualche modo si erano ritrovati, anche se non ancora tutti insieme.
Poi, Lara era diventata inseparabile da Pietro, che la nutriva in abbondanza con il suo seme.
Erica, era diventata brava quasi quanto Lara nel sesso orale, e faceva progressi di giorno in giorno.
Aurora, la "causa" scatenante del litigio che era durato fin troppo a lungo, si era eclissata, e non l'aveva vista piĂą nessuno.
E Pietro? Beh, lui era diventato il toro da monta di quello scatenato gruppo di troie.

FINE.
 

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