patrulla
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Questi racconti facenti parte delle “Sporche storie” sono basati su avvenimenti reali che mi sono stati raccontati da utenti del forum, da amici o che ho vissuto personalmente. Per garantire al massimo la privacy dei protagonisti si tratta di storie che poi sono state romanzate, con i nomi dei protagonisti e i luoghi che sono di fantasia. Essendo in alcuni casi delle vicende che hanno avuto risvolti giudiziari e mediatici, voglio ribadire che ogni commento è ben gradito ma evitate in ogni caso di fare nomi oppure di fare dei riferimenti - come purtroppo avvenuto in passato - perché altrimenti poi sarei costretto a chiedere di rimuovere il racconto. Buona lettura, Patrulla.
Prima parte
Piacere Edoardo, per tutti Edo, nella speranza di non annoiarvi ho pensato che prima di entrare nel dettaglio di questa storia che mi ossessiona da tempo sia meglio che vi parli un po’ di me e di mia moglie Daniela, il tutto per cercare di farvi capire al meglio quale dinamica si sia innescata tra noi due.
Io vivo a Torino e ho superato i trenta e sono un ragazzo a detta di tutti molto bello, con un bel fisico dovuto alla mia attività di pugile in gioventù e poi al cercare di mantenermi in forma. Sono moro con occhi scuri ed espressivi, dei lineamenti da bad boy e un corpo asciutto e muscoloso, non eccessivamente bombato.Ho un cazzo di circa 17cm perfettamente funzionante e con le donne ho sempre avuto molto successo.
Non sono però una persona tutta muscoli e pugni - in verità fuori dal ring in vita mia non ne ho mai tirato uno -, ma sono laureato in economia e lavoro in una grande azienda: la passione per il pugilato è dovuta al fatto che mio zio ha una scuola e il frequentarla è stato naturale, in generale comunque amo tutti gli sport.
Sono abbastanza ricco di famiglia: mio padre è un rinomato dentista come lo è stato mio nonno, lavoro di famiglia ora portato avanti dai miei due fratelli maggiori mentre io ho preferito prendere un’altra strada.
Ho sempre curato molto l’abbigliamento e, durante l’università fatta a Milano, frequentavo un gruppo di figli di papà come me e di gran fiche me ne sono scopate molte, così come a Londra dove ho fatto il master.
Quando a una festa a Torino ho conosciuto Daniela subito ho capito che era la donna giusta per me: non me l’ha data subito la prima sera, ma ho dovuto aspettare la seconda uscita. Io mi sono subito innamorato di lei e la cosa è stata assolutamente reciproca.
Daniela ha qualche anno meno di me, castana chiara ma i capelli da sempre li porta biondo acceso, con una capigliatura un po’ stile anni ‘80: ricci non troppo lunghi come se avesse fatto la permanente, con una acconciatura spesso voluminosa e che va verso l’alto.
Gli occhi sono meravigliosi: un azzurro cristallino che si sposa perfettamente con il suo naso alla francese, le labbra sottili e dei lineamenti molto delicati. Una sorta di bambolina insomma, alta oltre 1,75 e con un fisico atletico e tonico modellato da tanti anni di atletica: gambe lunghe, sedere alto e rotondo e un seno splendido terza misura che ora è un po’ sfiorito.
Anche lei con le sue storie passate, molte meno rispetto alle mie, sessualmente c’è stata subito molta sintonia: anche se non è una che veste sexy o provocante, anche se sempre molto curata, il cazzo le piace molto e se lo prende sempre davanti e dietro, con i suoi pompini che sono sempre passionali.
Ricordo ancora la prima volta che le venni in faccia: tutta sporca di sborra mi guardava con quegli occhi magnifici mentre con la lingua mi ripuliva il cazzo, come fai a non innamorarti subito di una così?
Una volta a un matrimonio origliai per caso un discorso tra due invitate. “Le sta molto bene quel vestito a Daniela”, “sì vero però quei capelli… cioè mia madre li portava così… ma io sto a guardare più Edo, sempre più fico” “vero ahahah” ed entrambe a ridere.
Lei lavora in una libreria della zia - zitella che per lei è come una seconda madre - e più che dei libri si occupa di organizzare eventi, presentazione dei libri, tavole rotonde etc… in pratica più che una libreria è un punto di riferimento culturale per la città, molto conosciuto e apprezzato.
Ama anche il teatro e recita in una compagnia amatoriale, è una persona solare ed estroversa, ha tantissimi amici e, curando anche i social della libreria, il suo telefonino se non silenziasse sarebbe un trillo continuo.
Dopo un paio di anni che stavamo insieme le feci “ma perché non ci sposiamo?”. Facemmo una cosa lampo in Comune, con pochi invitati altrimenti avremmo dovuto chiamare tra tutti e due mezza Torino.
Anche prima comunque convivevamo, ma tornati dal viaggio di nozze ci ritrovammo davanti a un bivio: a lavoro mi era stato dato un progetto importantissimo, però per due anni sarei dovuto stare a Roma. Ne parlammo molto e alla fine accettai.
Lei per inserirsi al meglio in quella nuova realtà ha lavorato part time in una libreria, della stessa catena di quella della zia, situata all’interno di un piccolo centro commerciale. In più avevamo diversi conoscenti che vivevano a Roma, con lei nel frattempo che completò la specialistica a Lettere.
Il primo anno lei non era mai a casa: o a lavoro, o in giro a scoprire la città o a una serie di eventi oppure con vecchie e nuove amiche e amici. In estate ci facemmo una vacanza di un mese, poi rimase incinta e tornò a Torino un paio di mesi prima di me per passare la gravidanza insieme alla madre.
Ci ristabilimmo fissi a Torino quando terminai il progetto e ora eravamo in tre. Daniela fin da subito riprese la sua vita frenetica di sempre anche perché i suoi genitori - entrambi appena pensionati e molto giovanili - si occupavano volentieri del loro primo nipotino.
Io non sono mai stato particolarmente geloso di lei, un po’ perché non è nella mia indole un po’ perché sono sicuro di me, anche se non ho dato mai nulla di scontato nel nostro rapporto.
Lei sui social mette moltissime foto a mo’ di riassunto dei vari eventi organizzati, ha tantissimi contatti e quelle rare volte che mette foto dove è solo lei - magari vestita bene quando usciamo oppure al mare - sono sempre tantissimi i commenti. Lei tiene i profili aperti e legge tutti i messaggi perché spesso i social sono il modo più rapido in cui viene contattata per lavoro.
Dopo la gravidanza si è messa sotto con la palestra diventando ancor più tonica di prima, solo il seno come vi ho detto si è un po’ afflosciato restando comunque sempre morbido e con due bei capezzoloni rosei.
Sessualmente di certo non scopiamo più quasi ogni giorno come prima, però ci facciamo delle belle scopate. Quando ha voglia mi salta letteralmente addosso, iniziandomi a pomiciare con passione per prendere il cazzo in mano segandolo quasi a staccarlo.
Sotto la pandemia lei continuava a fare continue call e anche eventi online mentre io lavoravo fisso da casa: una volta era in call e sotto era solo in mutande, così sono scivolato sotto il tavolo e ho iniziato a leccarle il suo bel fichino sempre tutto depilato fino a quando mi ha scalciato con un calcio, pretendendo poi che finissi il lavoro una volta conclusa la chiamata.
A questo punto penso che abbiate abbastanza chiaro come sia la nostra vita: io sono molto felice, innamorato di mia moglie, con un ottimo lavoro che mi lascia anche del tempo libero per stare insieme a mio figlio e, al fine settimana, con gli amici o con Daniela noi due da soli.
Circa un anno fa come tantissime volte ero a casa con Daniela a preparare insieme la cena: il bambino giocava per conto suo e quello era il momento in cui entrambi, tornati da poco a casa, ci raccontavamo della nostra giornata.
Le dissi così che quel giorno in azienda era venuta una nota modella-influencer perché ci farà da testimonial, dicendole che quel venerdì sarei andato a cena con lei, altri colleghi e il suo entourage. Lei iniziò a fare battutine e io stavo un po’ al gioco, sottolineandole che dal vivo era ancora più gnocca che in foto.
Le dissi così che, semmai fossi finito a letto con lei, sarebbe una sorta di tradimento giustificato vista la bellezza della lei “un po’ come se tu andassi con il tuo attore preferito, sarebbe una sorta di jolly che ti giocheresti”.
“Se tu vorresti giocarti questo jolly, con chi lo faresti” mi chiese, e allora io “penso con Elodie, sì probabilmente con lei”. Ridemmo insieme e mi fece “si vede che hai buoni gusti” e io la baciai “si vede dalla donna che ho sposato”.
Poi le dissi “tu invece con chi lo giocheresti il jolly?” e lei “probabilmente con Papis”. E chi è ora Papis le dissi e lei mi spiegò che è un ragazzone senegalese che vive a Roma, addetto alla sicurezza del centro commerciale dove lavorava.
“Perché proprio lui” le chiesi e Daniela mi disse che, oltre a essere un ragazzo molto bello, alto e muscolosissimo ma con un viso dolce e dei modi molto gentili, si mormorava tra le colleghe che avesse una mazza enorme e che avesse castigato diverse lavoratrici del centro commerciale.
Una di queste - sposata e con figli - in confidenza una volta le disse che era stato con lui, descrivendo quella esperienza come la più incredibile della sua vita “non è solo lungo e largo, è duro come una pietra mi sentivo spaccare in due”.
Rimasi shoccato: io mi scoperei Elodie mentre lei Papis, che aveva tra i contatti social e che a ogni festività le scriveva facendole gli auguri. Aggiunse che quando eravamo a Roma velatamente ci provò con lei, ma Daniela non le dette spago anche se apprezzò i suoi modi comunque galanti.
Insomma è uno che sa stare al posto suo, provandoci ma senza essere invadente o sgradevole. La discussione poi finì lì ma io continuavo a pensare con insistenza a quella cosa, iniziando a pensare a loro due assieme provando anche una certa eccitazione.
Qualche mese dopo io e mia moglie saremmo dovuti andare a Roma a un matrimonio di due amici; poco prima della partenza però presi il Covid mentre mia moglie, dopo diversi tamponi, risultava essere sempre negativa.
Ormai avevamo una stanza prenotata per due giorni - il matrimonio era di sabato a pranzo, noi saremmo stati dal venerdì alla domenica - così le dissi di andare ugualmente solo lei anche perché con la futura sposa sono molto amiche. Non era molto convinta poi decise di andare da sola in treno.
Dormivamo separati e io stavo chiuso nella camera degli ospiti. Mi venne così un pensiero e le scrissi “se quando sei a Roma vuoi scrivere a Papis e incontrarlo per giocarti il tuo jolly io non ti farei scenate, anzi è da tempo che penso a questa cosa”.
Lei non mi rispose e la sera quando il bimbo dormiva mi disse di venire in sala sempre a distanza. “Ma ti rendi conto di quello che mi hai scritto” mi disse tra il serie e il divertito. Io allora rilanciai la cosa, chiedendole se anche a lei non intrigasse come cosa.
“Certo che mi intriga, ma anche se me lo dici tu ho paura che poi si possa rompere qualcosa nel nostro rapporto e questo non posso permetterlo”. Le dissi che poteva scrivere a Papis, incontrarlo e poi non avremmo più affrontato l’argomento, con io che poi avrei potuto fare altrettanto per un’occasione particolare.
Lei si fece ancora più rigida, poi ammise “io con te sono stata sincera, da anni ho questo forte pensiero e delle volte mi sono toccata pensando a lui, però ho paura del dopo”. Discutemmo e alla fine la convinsi.
Il giorno dopo lei scrisse a Papis e, dopo le prime frasi di circostanza, andò subito al dunque “sabato sono a un matrimonio a Roma da sola, dopo cena dovrei liberarmi e se vuoi mi farebbe piacere passare a casa tua”. Il ragazzo disse che aveva un appuntamento ma che avrebbe disdetto subito e poi si scambiarono i numeri.
Quando Daniela stava per uscire per andare in stazione mi disse guardandomi negli occhi “ti amo più della mia stessa vita, se non fosse così non ti avrei mai confessato questo desiderio ma ci sarei andata a tua insaputa quando eravamo a Roma”.
Come andò via subito mi venne il cazzo duro poi, mentre era in treno, le scrissi “mi piacerebbe che tu mi mandassi un paio di foto mentre sei con lui, poi a casa non parleremo più di questa cosa”. “Porco” mi rispose lei “però mi devi promettere che le cancelli subito dopo”, “parola di lupetto”.
La notte tra venerdì e sabato la passai quasi insonne, poi sabato mi videochiamai con Daniela che mi disse che si era accordata con Papis: dal ricevimento avrebbe preso un taxi e, invece che in hotel, sarebbe andata da lei. Era bellissima, con i capelli fatti, il trucco leggero e un giallo lungo e aderente che risaltava il suo corpo e i suoi occhi.
Fissavo l’orologio e il tempo non passava mai, chiuso in casa con il bambino dai nonni mi sparai tre seghe una dietro l’altra, poi verso le 22 mi scrisse che era in taxi e poi dopo una ventina di minuti che era arrivata.
Controllavo continuamente su whatsapp se si fosse collegata ma nulla, poi dopo una quarantina di minuti mi mandò una foto e, quando la vidi, rimasi di sasso: lei era in tacchi e intimo bianco di fianco a lui, Daniela con una mano faceva il selfie usando un bastone e con l’altra l’aveva avvicinata al viso come a imitare l’urlo di Munch: del resto è sempre stata teatrale. Papis era nudo e con una mano le cingeva il fianco, mostrando un fisico scultoreo e soprattutto una mazza indicibile già durissima, sembrava un missile che per poco non entrava nell’inquadratura.
Scaricai la foto su una chiavetta e poi la cancellai e, poco dopo, ne arrivò un’altra: un primo piano del cazzo di Papis mentre Daniela con un metro da sarta lo misurava: 28cm parendo dalla base, ma anche di diametro era notevole. Scaricai anche quella e mi segai guardando mia moglie, con le unghie ben fatte, che con una mano reggeva quell’asta e con l’altra aiutava il ragazzo a misurare il cazzo.
Poi il silenzio, si ricollegò dopo oltre un’ora e poi dopo due ore senza però scrivermi o mandare foto. Io stavo impazzendo, la immaginavo scopata in ogni modo da quell’energumeno cazzuto e, per dormire, dovetti prendere delle gocce.
Quando mi svegliai c’erano un messaggio di mia moglie scritto alle 8 del mattino “sto tornando in hotel ora, prendo le cose e vado in stazione ci vediamo nel pomeriggio”. Ero ancora positivo, mi sparai altre seghe e quando tornò restammo abbastanza distanziati.
Incrociarci lo sguardo quando tornò a casa fu per un attimo imbarazzante, lei abbozzò un sorriso e abbassò la testa e io come se nulla fosse le chiesi del matrimonio e del viaggio. Poi quando mi negativizzai la sera cercai un approccio sessuale e lei ridendo “no Edo no, almeno per una settimana no…”.
Allori ruppi il patto e le chiesi di quella sera e lei “veramente vuoi sapere?” e io dissi di sì. Mi mise una mano sotto il pigiama e iniziò a segarmi il cazzo che divenne subito duro, poi mi disse con tono sensuale che quando è arrivata da lui era abbastanza ubriaca e che si sono fatti un altro paio di bevute ricordando i vecchi tempi.
Poi lui le ha detto che era felicissimo che mia moglie fosse lì con lui, iniziando ad accarezzarla le gambe “io mi sono alzata e ho tolto il vestito, con quello che l’ho pagato… poi sono salita sopra di lui come se fossi una strupper, ci siamo baciati e mentre lui mi palpava il culo sentivo il suo pacco premere contro di me come se volesse esplodere.
Gliel’ha preso subito in bocca, leccandolo per tutta la lunghezza e poi prendendo in bocca la cappella e poco più “era come succhiare un bastone, durissimo”. Poi si fecero le foto, lo riprese a sbocchinare poi lui la leccò a lungo preparandola alla penetrazione.
“Come se mi avesse sverginata di nuovo, ero a gambe aperte sul tavolo e lui in piedi che lentamente lo faceva scivolare dentro”. La scopava lentamente facendola gemere, poi come iniziò ad accelerare lei si contorceva e sgrillettandosi venne per la prima volta “come si è sfilato ho visto il suo cazzo mezzo bianco per la sbrodolata che avevo fatto…”.
La scopò a pecora poi iniziando ad andare sempre più forte, poi con lei sopra arrivando a piantarselo tutto in fica venendo di nuovo. Visto che prende la pillola gli chiese di sborrarle dentro e lui lo fece prendendola alla missionaria.
Il cazzo però era ancora duro e, dopo una birra, si rimisero a scopare in maniera ancor più selvaggia. La seconda volta lui le venne in faccia e poi andarono insieme in doccia e scoparono pure lì, poi in bagno e poi, asciugati, il finale in camera da letto.
Ormai erano le due passate e lui le disse che se voleva poteva dormire lì che lui sarebbe andato sul divano. Daniela mise la sveglia e quando al mattino andò in soggiorno lui dormiva con il cazzo mezzo duro in bella vista. Allora lo svegliò con un pompino, lui la voleva scopare di nuovo ma lei disse “no Papis, mi hai spaccata ho la fica in fiamme ma ti voglio ringraziare per la bella nottata facendoti sborrare ancora una volta”.
Io intanto avevo sborrato due volte nella sua mano e, quando riprendemmo a scopare spesso le dicevo di Papis e del suo cazzone, con lei che subito si eccitava ancora di più. Quell’avventura non aveva modificato il nostro rapporto, tutto tornò come prima e Papis veniva citato solo a volte mentre scopavamo.
Da tempo però avevo maturato un pensiero ben preciso. CONTINUA…
Prima parte
Piacere Edoardo, per tutti Edo, nella speranza di non annoiarvi ho pensato che prima di entrare nel dettaglio di questa storia che mi ossessiona da tempo sia meglio che vi parli un po’ di me e di mia moglie Daniela, il tutto per cercare di farvi capire al meglio quale dinamica si sia innescata tra noi due.
Io vivo a Torino e ho superato i trenta e sono un ragazzo a detta di tutti molto bello, con un bel fisico dovuto alla mia attività di pugile in gioventù e poi al cercare di mantenermi in forma. Sono moro con occhi scuri ed espressivi, dei lineamenti da bad boy e un corpo asciutto e muscoloso, non eccessivamente bombato.Ho un cazzo di circa 17cm perfettamente funzionante e con le donne ho sempre avuto molto successo.
Non sono però una persona tutta muscoli e pugni - in verità fuori dal ring in vita mia non ne ho mai tirato uno -, ma sono laureato in economia e lavoro in una grande azienda: la passione per il pugilato è dovuta al fatto che mio zio ha una scuola e il frequentarla è stato naturale, in generale comunque amo tutti gli sport.
Sono abbastanza ricco di famiglia: mio padre è un rinomato dentista come lo è stato mio nonno, lavoro di famiglia ora portato avanti dai miei due fratelli maggiori mentre io ho preferito prendere un’altra strada.
Ho sempre curato molto l’abbigliamento e, durante l’università fatta a Milano, frequentavo un gruppo di figli di papà come me e di gran fiche me ne sono scopate molte, così come a Londra dove ho fatto il master.
Quando a una festa a Torino ho conosciuto Daniela subito ho capito che era la donna giusta per me: non me l’ha data subito la prima sera, ma ho dovuto aspettare la seconda uscita. Io mi sono subito innamorato di lei e la cosa è stata assolutamente reciproca.
Daniela ha qualche anno meno di me, castana chiara ma i capelli da sempre li porta biondo acceso, con una capigliatura un po’ stile anni ‘80: ricci non troppo lunghi come se avesse fatto la permanente, con una acconciatura spesso voluminosa e che va verso l’alto.
Gli occhi sono meravigliosi: un azzurro cristallino che si sposa perfettamente con il suo naso alla francese, le labbra sottili e dei lineamenti molto delicati. Una sorta di bambolina insomma, alta oltre 1,75 e con un fisico atletico e tonico modellato da tanti anni di atletica: gambe lunghe, sedere alto e rotondo e un seno splendido terza misura che ora è un po’ sfiorito.
Anche lei con le sue storie passate, molte meno rispetto alle mie, sessualmente c’è stata subito molta sintonia: anche se non è una che veste sexy o provocante, anche se sempre molto curata, il cazzo le piace molto e se lo prende sempre davanti e dietro, con i suoi pompini che sono sempre passionali.
Ricordo ancora la prima volta che le venni in faccia: tutta sporca di sborra mi guardava con quegli occhi magnifici mentre con la lingua mi ripuliva il cazzo, come fai a non innamorarti subito di una così?
Una volta a un matrimonio origliai per caso un discorso tra due invitate. “Le sta molto bene quel vestito a Daniela”, “sì vero però quei capelli… cioè mia madre li portava così… ma io sto a guardare più Edo, sempre più fico” “vero ahahah” ed entrambe a ridere.
Lei lavora in una libreria della zia - zitella che per lei è come una seconda madre - e più che dei libri si occupa di organizzare eventi, presentazione dei libri, tavole rotonde etc… in pratica più che una libreria è un punto di riferimento culturale per la città, molto conosciuto e apprezzato.
Ama anche il teatro e recita in una compagnia amatoriale, è una persona solare ed estroversa, ha tantissimi amici e, curando anche i social della libreria, il suo telefonino se non silenziasse sarebbe un trillo continuo.
Dopo un paio di anni che stavamo insieme le feci “ma perché non ci sposiamo?”. Facemmo una cosa lampo in Comune, con pochi invitati altrimenti avremmo dovuto chiamare tra tutti e due mezza Torino.
Anche prima comunque convivevamo, ma tornati dal viaggio di nozze ci ritrovammo davanti a un bivio: a lavoro mi era stato dato un progetto importantissimo, però per due anni sarei dovuto stare a Roma. Ne parlammo molto e alla fine accettai.
Lei per inserirsi al meglio in quella nuova realtà ha lavorato part time in una libreria, della stessa catena di quella della zia, situata all’interno di un piccolo centro commerciale. In più avevamo diversi conoscenti che vivevano a Roma, con lei nel frattempo che completò la specialistica a Lettere.
Il primo anno lei non era mai a casa: o a lavoro, o in giro a scoprire la città o a una serie di eventi oppure con vecchie e nuove amiche e amici. In estate ci facemmo una vacanza di un mese, poi rimase incinta e tornò a Torino un paio di mesi prima di me per passare la gravidanza insieme alla madre.
Ci ristabilimmo fissi a Torino quando terminai il progetto e ora eravamo in tre. Daniela fin da subito riprese la sua vita frenetica di sempre anche perché i suoi genitori - entrambi appena pensionati e molto giovanili - si occupavano volentieri del loro primo nipotino.
Io non sono mai stato particolarmente geloso di lei, un po’ perché non è nella mia indole un po’ perché sono sicuro di me, anche se non ho dato mai nulla di scontato nel nostro rapporto.
Lei sui social mette moltissime foto a mo’ di riassunto dei vari eventi organizzati, ha tantissimi contatti e quelle rare volte che mette foto dove è solo lei - magari vestita bene quando usciamo oppure al mare - sono sempre tantissimi i commenti. Lei tiene i profili aperti e legge tutti i messaggi perché spesso i social sono il modo più rapido in cui viene contattata per lavoro.
Dopo la gravidanza si è messa sotto con la palestra diventando ancor più tonica di prima, solo il seno come vi ho detto si è un po’ afflosciato restando comunque sempre morbido e con due bei capezzoloni rosei.
Sessualmente di certo non scopiamo più quasi ogni giorno come prima, però ci facciamo delle belle scopate. Quando ha voglia mi salta letteralmente addosso, iniziandomi a pomiciare con passione per prendere il cazzo in mano segandolo quasi a staccarlo.
Sotto la pandemia lei continuava a fare continue call e anche eventi online mentre io lavoravo fisso da casa: una volta era in call e sotto era solo in mutande, così sono scivolato sotto il tavolo e ho iniziato a leccarle il suo bel fichino sempre tutto depilato fino a quando mi ha scalciato con un calcio, pretendendo poi che finissi il lavoro una volta conclusa la chiamata.
A questo punto penso che abbiate abbastanza chiaro come sia la nostra vita: io sono molto felice, innamorato di mia moglie, con un ottimo lavoro che mi lascia anche del tempo libero per stare insieme a mio figlio e, al fine settimana, con gli amici o con Daniela noi due da soli.
Circa un anno fa come tantissime volte ero a casa con Daniela a preparare insieme la cena: il bambino giocava per conto suo e quello era il momento in cui entrambi, tornati da poco a casa, ci raccontavamo della nostra giornata.
Le dissi così che quel giorno in azienda era venuta una nota modella-influencer perché ci farà da testimonial, dicendole che quel venerdì sarei andato a cena con lei, altri colleghi e il suo entourage. Lei iniziò a fare battutine e io stavo un po’ al gioco, sottolineandole che dal vivo era ancora più gnocca che in foto.
Le dissi così che, semmai fossi finito a letto con lei, sarebbe una sorta di tradimento giustificato vista la bellezza della lei “un po’ come se tu andassi con il tuo attore preferito, sarebbe una sorta di jolly che ti giocheresti”.
“Se tu vorresti giocarti questo jolly, con chi lo faresti” mi chiese, e allora io “penso con Elodie, sì probabilmente con lei”. Ridemmo insieme e mi fece “si vede che hai buoni gusti” e io la baciai “si vede dalla donna che ho sposato”.
Poi le dissi “tu invece con chi lo giocheresti il jolly?” e lei “probabilmente con Papis”. E chi è ora Papis le dissi e lei mi spiegò che è un ragazzone senegalese che vive a Roma, addetto alla sicurezza del centro commerciale dove lavorava.
“Perché proprio lui” le chiesi e Daniela mi disse che, oltre a essere un ragazzo molto bello, alto e muscolosissimo ma con un viso dolce e dei modi molto gentili, si mormorava tra le colleghe che avesse una mazza enorme e che avesse castigato diverse lavoratrici del centro commerciale.
Una di queste - sposata e con figli - in confidenza una volta le disse che era stato con lui, descrivendo quella esperienza come la più incredibile della sua vita “non è solo lungo e largo, è duro come una pietra mi sentivo spaccare in due”.
Rimasi shoccato: io mi scoperei Elodie mentre lei Papis, che aveva tra i contatti social e che a ogni festività le scriveva facendole gli auguri. Aggiunse che quando eravamo a Roma velatamente ci provò con lei, ma Daniela non le dette spago anche se apprezzò i suoi modi comunque galanti.
Insomma è uno che sa stare al posto suo, provandoci ma senza essere invadente o sgradevole. La discussione poi finì lì ma io continuavo a pensare con insistenza a quella cosa, iniziando a pensare a loro due assieme provando anche una certa eccitazione.
Qualche mese dopo io e mia moglie saremmo dovuti andare a Roma a un matrimonio di due amici; poco prima della partenza però presi il Covid mentre mia moglie, dopo diversi tamponi, risultava essere sempre negativa.
Ormai avevamo una stanza prenotata per due giorni - il matrimonio era di sabato a pranzo, noi saremmo stati dal venerdì alla domenica - così le dissi di andare ugualmente solo lei anche perché con la futura sposa sono molto amiche. Non era molto convinta poi decise di andare da sola in treno.
Dormivamo separati e io stavo chiuso nella camera degli ospiti. Mi venne così un pensiero e le scrissi “se quando sei a Roma vuoi scrivere a Papis e incontrarlo per giocarti il tuo jolly io non ti farei scenate, anzi è da tempo che penso a questa cosa”.
Lei non mi rispose e la sera quando il bimbo dormiva mi disse di venire in sala sempre a distanza. “Ma ti rendi conto di quello che mi hai scritto” mi disse tra il serie e il divertito. Io allora rilanciai la cosa, chiedendole se anche a lei non intrigasse come cosa.
“Certo che mi intriga, ma anche se me lo dici tu ho paura che poi si possa rompere qualcosa nel nostro rapporto e questo non posso permetterlo”. Le dissi che poteva scrivere a Papis, incontrarlo e poi non avremmo più affrontato l’argomento, con io che poi avrei potuto fare altrettanto per un’occasione particolare.
Lei si fece ancora più rigida, poi ammise “io con te sono stata sincera, da anni ho questo forte pensiero e delle volte mi sono toccata pensando a lui, però ho paura del dopo”. Discutemmo e alla fine la convinsi.
Il giorno dopo lei scrisse a Papis e, dopo le prime frasi di circostanza, andò subito al dunque “sabato sono a un matrimonio a Roma da sola, dopo cena dovrei liberarmi e se vuoi mi farebbe piacere passare a casa tua”. Il ragazzo disse che aveva un appuntamento ma che avrebbe disdetto subito e poi si scambiarono i numeri.
Quando Daniela stava per uscire per andare in stazione mi disse guardandomi negli occhi “ti amo più della mia stessa vita, se non fosse così non ti avrei mai confessato questo desiderio ma ci sarei andata a tua insaputa quando eravamo a Roma”.
Come andò via subito mi venne il cazzo duro poi, mentre era in treno, le scrissi “mi piacerebbe che tu mi mandassi un paio di foto mentre sei con lui, poi a casa non parleremo più di questa cosa”. “Porco” mi rispose lei “però mi devi promettere che le cancelli subito dopo”, “parola di lupetto”.
La notte tra venerdì e sabato la passai quasi insonne, poi sabato mi videochiamai con Daniela che mi disse che si era accordata con Papis: dal ricevimento avrebbe preso un taxi e, invece che in hotel, sarebbe andata da lei. Era bellissima, con i capelli fatti, il trucco leggero e un giallo lungo e aderente che risaltava il suo corpo e i suoi occhi.
Fissavo l’orologio e il tempo non passava mai, chiuso in casa con il bambino dai nonni mi sparai tre seghe una dietro l’altra, poi verso le 22 mi scrisse che era in taxi e poi dopo una ventina di minuti che era arrivata.
Controllavo continuamente su whatsapp se si fosse collegata ma nulla, poi dopo una quarantina di minuti mi mandò una foto e, quando la vidi, rimasi di sasso: lei era in tacchi e intimo bianco di fianco a lui, Daniela con una mano faceva il selfie usando un bastone e con l’altra l’aveva avvicinata al viso come a imitare l’urlo di Munch: del resto è sempre stata teatrale. Papis era nudo e con una mano le cingeva il fianco, mostrando un fisico scultoreo e soprattutto una mazza indicibile già durissima, sembrava un missile che per poco non entrava nell’inquadratura.
Scaricai la foto su una chiavetta e poi la cancellai e, poco dopo, ne arrivò un’altra: un primo piano del cazzo di Papis mentre Daniela con un metro da sarta lo misurava: 28cm parendo dalla base, ma anche di diametro era notevole. Scaricai anche quella e mi segai guardando mia moglie, con le unghie ben fatte, che con una mano reggeva quell’asta e con l’altra aiutava il ragazzo a misurare il cazzo.
Poi il silenzio, si ricollegò dopo oltre un’ora e poi dopo due ore senza però scrivermi o mandare foto. Io stavo impazzendo, la immaginavo scopata in ogni modo da quell’energumeno cazzuto e, per dormire, dovetti prendere delle gocce.
Quando mi svegliai c’erano un messaggio di mia moglie scritto alle 8 del mattino “sto tornando in hotel ora, prendo le cose e vado in stazione ci vediamo nel pomeriggio”. Ero ancora positivo, mi sparai altre seghe e quando tornò restammo abbastanza distanziati.
Incrociarci lo sguardo quando tornò a casa fu per un attimo imbarazzante, lei abbozzò un sorriso e abbassò la testa e io come se nulla fosse le chiesi del matrimonio e del viaggio. Poi quando mi negativizzai la sera cercai un approccio sessuale e lei ridendo “no Edo no, almeno per una settimana no…”.
Allori ruppi il patto e le chiesi di quella sera e lei “veramente vuoi sapere?” e io dissi di sì. Mi mise una mano sotto il pigiama e iniziò a segarmi il cazzo che divenne subito duro, poi mi disse con tono sensuale che quando è arrivata da lui era abbastanza ubriaca e che si sono fatti un altro paio di bevute ricordando i vecchi tempi.
Poi lui le ha detto che era felicissimo che mia moglie fosse lì con lui, iniziando ad accarezzarla le gambe “io mi sono alzata e ho tolto il vestito, con quello che l’ho pagato… poi sono salita sopra di lui come se fossi una strupper, ci siamo baciati e mentre lui mi palpava il culo sentivo il suo pacco premere contro di me come se volesse esplodere.
Gliel’ha preso subito in bocca, leccandolo per tutta la lunghezza e poi prendendo in bocca la cappella e poco più “era come succhiare un bastone, durissimo”. Poi si fecero le foto, lo riprese a sbocchinare poi lui la leccò a lungo preparandola alla penetrazione.
“Come se mi avesse sverginata di nuovo, ero a gambe aperte sul tavolo e lui in piedi che lentamente lo faceva scivolare dentro”. La scopava lentamente facendola gemere, poi come iniziò ad accelerare lei si contorceva e sgrillettandosi venne per la prima volta “come si è sfilato ho visto il suo cazzo mezzo bianco per la sbrodolata che avevo fatto…”.
La scopò a pecora poi iniziando ad andare sempre più forte, poi con lei sopra arrivando a piantarselo tutto in fica venendo di nuovo. Visto che prende la pillola gli chiese di sborrarle dentro e lui lo fece prendendola alla missionaria.
Il cazzo però era ancora duro e, dopo una birra, si rimisero a scopare in maniera ancor più selvaggia. La seconda volta lui le venne in faccia e poi andarono insieme in doccia e scoparono pure lì, poi in bagno e poi, asciugati, il finale in camera da letto.
Ormai erano le due passate e lui le disse che se voleva poteva dormire lì che lui sarebbe andato sul divano. Daniela mise la sveglia e quando al mattino andò in soggiorno lui dormiva con il cazzo mezzo duro in bella vista. Allora lo svegliò con un pompino, lui la voleva scopare di nuovo ma lei disse “no Papis, mi hai spaccata ho la fica in fiamme ma ti voglio ringraziare per la bella nottata facendoti sborrare ancora una volta”.
Io intanto avevo sborrato due volte nella sua mano e, quando riprendemmo a scopare spesso le dicevo di Papis e del suo cazzone, con lei che subito si eccitava ancora di più. Quell’avventura non aveva modificato il nostro rapporto, tutto tornò come prima e Papis veniva citato solo a volte mentre scopavamo.
Da tempo però avevo maturato un pensiero ben preciso. CONTINUA…