Esperienza reale LE SPORCHE STORIE: LE BRAVE RAGAZZE NON ESISTONO

patrulla

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Questi racconti facenti parte delle “Sporche storie” sono basati su avvenimenti reali che mi sono stati raccontati da utenti del forum, da amici o che ho vissuto personalmente. Per garantire al massimo la privacy dei protagonisti si tratta di storie che poi sono state romanzate, con i nomi dei protagonisti e i luoghi che sono di fantasia. Essendo in alcuni casi delle vicende che hanno avuto risvolti giudiziari e mediatici, voglio ribadire che ogni commento è ben gradito ma evitate in ogni caso di fare nomi oppure di fare dei riferimenti - come purtroppo avvenuto in passato - perché altrimenti poi sarei costretto a chiedere di rimuovere il racconto. Buona lettura, Patrulla.

Prima parte

Il mio nome è Nessuno, ma per comodità in questo racconto gli altri mi chiameranno come Marco. Il mio nome è Nessuno perché io sono nessuno, mio padre non l’ho mai conosciuto - dicono che sia un narcotrafficante sudamericano, dicono… - e mia madre ha passato buona parte della mia fanciullezza in carcere e, quando è uscita, se ne è andata poco dopo con il suo nuovo amore e con lei da anni ho troncato ogni rapporto, per me semplicemente non esiste.

Quando leggerete questa storia facilmente potrete capire da dove arrivi il mio sostanziale odio verso le donne, una misoginia che non serve di certo un luminare della psicoanalisi per diagnosticarla. Io sono perfettamente conscio dei miei problemi e dei miei limiti, ma come odio le donne sono anche molto attratto da loro anche se in un modo molto particolare come capirete piĂą avanti.

Sono un ragazzo di colore, non proprio nero diciamo piĂą mulatto: di recente due persone mi hanno detto che assomiglio molto a Folorunsho, un calciatore del Verona passato anche per Napoli, la squadra della mia cittĂ  per cui faccio il tifo. Alto circa 1,80 ho un fisico possente dato dalla costituzione e dalla tanta atletica fatta da ragazzo: lancio del giavellotto, peso e soprattutto martello, anche con ottimi risultati tanto che da ragazzino ero una sorta di promessa a livello nazionale.

Poi però più di una cosa è andata storta. Io praticamente sono cresciuto con mia nonna e uno zio che vivevano grazie alla stecca passato dal capo clan visto che mia madre era in carcere. Nonostante io sia un tipo abbastanza tranquillo - oltre che taciturno e riservato -, iniziare una sorta di carriera criminale è stato quasi automatico anche perché, dopo che mia madre è uscita dal carcere, i soldi erano molto pochi.

Per ovvi motivi la farò molto breve per quanto riguarda questo aspetto: ferito di striscio da un proiettile, sono finito poi in un carcere minorile dove sono stato aggredito per due volte in quanto membro del clan sbagliato. Sul mio fisico statuario - modestie a parte sono un bronzo di Riace -, si possono vedere bene la cicatrice del proiettile sul fianco e i segni di coltellate sul gluteo e sul petto, fortunatamente tutte di striscio.

Io ho fatto parte di un clan perdente, dove in pochi sono rimasti in vita. Dal carcere minorile sono passato a quello normale uscendo all’età di 19 anni. L’unica cosa positiva è che nel frattempo ho portato a termine la scuola - facevo un liceo, la testa di certo non mi manca - tenendomi anche in forma nelle strutture adibiti a palestre in carcere.

In carcere solo una persona ogni tanto mi veniva a trovare ed è l’unica a cui io voglio bene, ma gliene voglio tanto: Vincenzo, un mio cugino più grande di età ma di certo non di statura, piccolino e grassottello con due folti capelli ricci. Da ragazzi lo chiamavano Pibetto, perché vi giuro non ho mai visto uno con la sua tecnica con il pallone, solo che poi ci mette un minuto a fare 100 metri…

Vincenzo è come me, un altro figlio di nessuno cresciuto nello stesso ambito familiare. Anni fa però si è sposato con una ragazza del quartiere andando a vivere al Nord, in una tranquilla città di provincia - ma non piccola - dove ha un negozio di riparazione e assistenza di computer, cellulari e altre diavolerie del genere.

Se voi lo vedete, con quell’aspetto mite e bonaccione, padre di due figi che vanno alle elementari, non potrete mai immaginare quello che ha fatto da ragazzo. Anche lui come me non lo faceva per piacere ma per necessità e, come ha avuto l’occasione, se ne è andato.

Però non si è dimenticato di me e in carcere mi diceva che, come uscivo, potevo andare da lui spronandomi a prendere il diploma. Per me è sempre stato una sorta di fratello maggiore, io non ho altro che lui e lui ha solo me.

Quando mi hanno scarcerato così c’era lui ad aspettarmi fuori dal cancello e siamo andati subito dove vive senza fermarci anche solo un momento. Così a 20 anni mi sono ritrovato in questa città dove conoscevo solo mio cugino che ha questa attività.

Lui è sempre stato uno smanettone con la tecnologia, anche perché spesso dava la mano a un signore del rione che aveva una bottega riparatutto, ma per buona parte è stato autodidatta. Il negozio stava in una via abbastanza centrale anche se fuori dal centro storico: entrata dove accoglieva i clienti e un piccolo spazio dove esponeva pc, cellulari e cose del genere.

Sopra c’era solo il suo laboratorio dove effettuava le riparazioni collegato al piano terra, poi c’è una sorta di piccolo appartamentino collegato e adiacente con ingresso indipendente sul retro e che lui non utilizzava.

“Tu puoi stare qui” mi disse mostrando l’appartamento che era composto da una cucina abitabile, bagno e una camera da letto. A me andava più che bene anche perché non pagavo affitto o bollette, poi pian piano il fine settimana abbiamo fatto una serie di lavori rendendolo carino e confortevole.

Io gli davo una mano in negozio accogliendo i clienti visto così che lui poteva concentrarsi con più tranquillità sulle riparazioni. Il negozio va bene, l’incasso è buono anche se di certo Vincenzo non si è arricchito in questi anni. Mi ha fatto il contratto e mi beccavo mille euro al mese, non tanti ma lavoravo part-time sostanzialmente visto che mi ero iscritto anche all’università per prendere una laurea in scienze motorie.

Luisa - la moglie di Vincenzo - è un’insegnante in una scuola media e, a sua detta, dopo la laurea poteva darmi una mano per cercare di diventare professore di educazione fisica. Nel frattempo in una locale società sportiva ho ripreso ad allenarmi con il martello iniziando poi anche a lavorare come insegnante con i più piccoli.
Nel frattempo essendo stato rilasciato con un po’ di anticipo ero seguito dai servizi sociali, ma io intendevo solo rifarmi una nuova vita lontano da tutto quello schifo e dalla merda del mio passato. Solo una cosa era rimasto intatto: il mio sostanziale disprezzo verso le donne.

Uno dei primi giorni nella nuova città sentì un ragazzo che, credendosi non ascoltato, mi definì uno “scimmione”. Ero abituato agli sguardi delle persone, ma quelli degli uomini erano ben diversi da quelli delle donne.

Piaccio molto alle ragazze per il mio fisico innanzitutto - a detta loro ho un sedere perfetto -, per il mio viso dai lineamenti gentili, dal mio portamento visto che amo vestirmi con cura e da quell’alone di mistero che mi circonda, così gentile ma al tempo stesso misterioso nella mia poca loquacità.

Prima del carcere comunque non ho avuto molte esperienze sessuali degne di nota: autentiche navi scuola o ragazze del rione che negli scantinati spompinavano i guaglioni in fila, mentre a scuola ero molto più cercato tra le ragazze della Napoli bene che però a quell’età non andavano oltre la sega o il pompino.

C’è da dire che ho una nerchia molto grande, lunga credo sui 22-23 cm e molto larga, con una grande cappella sempre rivolta all’insù. Nel rione come si sparse la voce furono molte le ragazze, anche più grandi, che vollero provare la mazza color ebano, ma come vi dicevo erano tutte cose fugaci anche se piacevoli.

Se loro in me vedevano solo un cazzone, così come spesso anche i ragazzi e gli uomini, allora io per loro sarei sempre stato solo un toro da monta, però molto cattivo tanto che le partner le ho sempre trattate molto male.

Ci tengo a precisare però che non sono stati MAI e ripeto MAI violento, è una cosa che disgusto. In fondo sono anche onesto: non le illudo, ma dal punto di vista verbale e comportamentale sono molto cattivo.

Per il primo mese tutto tranquillo: cercavo di ambientarmi, di studiare e di imparare anche nel lavoro al negozio. Nel tempo libero oltre allo sport facevo lunghe passeggiate anche per conoscere la cittĂ , poi tante chiacchierate con Vincenzo che mi convinse anche a giocare in una squadra amatoriale di calcetto: io me la cavo grazie al fisico, lui entra in campo ogni tanto, gioca da fermo e la palla la mette dove vuole.

Quando capita insieme andiamo a vedere il Napoli insieme al suo figlio piĂą grande - adoro entrambi i nipotini - quando gioca in trasferta al Nord, oppure andiamo in un Napoli Club poco distante.

La mia vita però è cambiata un martedì all’ora di pranzo. Il negozio era chiuso e io ero rientrato dall’università, poi il pomeriggio sarei stato di turno. Mi sentii chiamare da sotto e quando scesi trovai Luisa, la moglie di Vincenzo, intenta a sistemare alcuni documenti.

Lei all’epoca aveva 35 anni e nel descriverla mi viene in mente solo un termine: una gran manza. Alta circa 1.75, castana con capelli mossi oltre le spalle, il viso è segnato da un mento un po’ pronunciato e dai primi segni dell’invecchiamento.

Di carnagione un po’ scura con occhi marroni e intensi, ha due belle tettone rifatte - una quarta piena credo - dopo che l’allattamento aveva sfiorito il suo bel seno abbondante. Da record però è il suo culone, grosso e morbido. Faceva molta palestra e attività fisica non tanto per migliorarsi, ma per non peggiorare: ogni volta che sgarrava subito quel chiletto di troppo le si notava.

Insomma una bella cavallona napoletana, con tante curve anche se scordatevi la tipa con la pancia piatta o le gambette. Io prima non la conoscevo bene, avevo solo dei ricordi, ma anche lui fu molto felice quando arrivai da loro.

Allora torniamo nel negozio, lei mi chiese le solite cose sull’università e poi se ho mangiato. Le dico che tutto andava bene e che avevo mangiato, allora lei mi chiede se poteva vedere una cosa in cucina. Andiamo e inizia a dire rivistando che mi avrebbe dato dell’olio buono, poi alcune verdure che le aveva dato una collega il tutto non lesinando qualche plastica posizione a pecora.

Io la ringrazio poi mi si avvicina, mi sorride e mettendomi una mano sul cazzo mi fa “sono molto felice che tu sia venuto a vivere qui, sono così sola…” e mentre cerca di baciarmi io mi scanzo, balbetto qualcosa poi prendendo le chiavi al volo le dico che ho dimenticato una cosa all’università e corro via chiedendole di chiudere lei.

Ero sconvolto, mi sarei scopato chiunque dopo tutta quell’astinenza ma lei proprio no, non che non mi piacesse anzi - ammetto di averle regalato prima un paio di belle seghe guardando le sue foto sui social - ma voglio troppo bene a mio cugino per fargli una cosa del genere.

Vagai un po’ sconvolto, poi all’orario dell’apertura tornai in negozio trovando Vincenzo dentro. Mi feci coraggio e gli raccontai subito dell’accaduto. Lui facendosi serio mi fece “Marco, meglio tu che un altro” e io “ma Viciè, è tua moglie non potrei mai…” e lui chiuse la porta del negozio.

Con aria quasi impassibile mi iniziò a raccontare: lui a Luisa di certo non la ama, ma lei lo tratta bene e gli ha dato due figli splendidi. Fin da ragazza sessualmente è stata inquieta, anche troppo, con il padre - persona benestante ma mooolto chiacchierata - che cercava qualcuno che se la pigliasse anche perché il suo comportamento iniziava a imbarazzarlo.

Vincenzo così colse la palla al balzo: io mi prendo la zoccola di tua figlia ma ti mi apri un negozio al Nord. Così la ragazza fu invitata a frequentare mio cugino, se ne andarono al Nord e poi si sposarono e fecero figli.

“Di corna me ne ha messe tantissime ma a me non frega nulla - mi fece -, con la nascita dei piccoli si è calmata molto ma adesso ha ricominciato. Si scopa un collega, un ragazzo della palestra e altri anche occasionalmente. Non è ninfomane, non è affetta da disordine, ma soltanto tanto ma tanto zoccola”.

Mi disse allora che lui sapeva che lei ci avrebbe provato con me, ne avevano parlato, con la mia reazione che lo portò ad abbracciarmi. “Marco, te lo dico veramente come piacere, se mi vuoi bene scopatela quanto vuoi ma cerca di farla abbandonare gli altri amanti, sei un ragazzone e dopo gli anni in carcere vorrai pure sfogarti…”.

Io ero abbastanza sconvolto da tutto questo “Viciè, ricordati che lo faccio solo perché me lo hai chiesto tu, tu per me sei un fratello, sei la persona più importante della mia vita e io ti sarò sempre grato per quello che hai fatto per me”.

Ci abbracciamo poi lui tornò a lavoro. La sera disse alla moglie che tutto era stato risolto, così il giorno dopo sempre alla stessa ora la trovai davanti la porta del mio appartamento tutta vestita in tiro “che fai, mi scacci via anche oggi??”.

Immaginate che voglia che avevo di scoparla, le saltai addosso per poi gettarla letteralmente di peso sul letto. Lei mi baciava con una foga incredibile e anche io ero preso a toccarla ovunque visto tutta quella bella roba da tastare.

Quando me lo tirò fuori fece “wooowww” ridendo “allora è vero quello che si dice sui cazzi neri” e iniziò un super pompino facendomi sborrare dopo neanche un minuto, ma capitemi era veramente tempo che non stavo con una donna.

Scopammo per un’ora, poi il giorno dopo, poi il giorno dopo ancora… In base al suo ciclo scopavamo almeno tre volte a settimana, con io meravigliato da quella tigre che senza battere ciglio si prendeva tutto il mio cazzone nel suo culone burroso senza battere ciglio, anzi urlandomi di andare più forte e di sfondarla.

Io solo con Luisa faccio condurre il gioco a lei, ogni volta e lei che mi scopa e io stranamente resto abbastanza silente. Dopo la prima volta andai da Vincenzo e gli feci “Viciè prima…” e lui mi interruppe subito “Marco so tutto, non parliamo mai di questo è una cosa che riguarda voi due”.

Poco dopo però fu mio cugino a iniziare a chiedermi dei rapporti con la moglie, mentre io all’università, ad atletica e in giro facevo nuove amicizie, conoscendo ragazzi e soprattutto ragazze con le quali di certo non mi comportavo come con Luisa. CONTINUA…
 
OP
patrulla

patrulla

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Seconda parte


Prima di cercare di procedere il più possibile in ordine temporale, devo farvi un piccolo sostanziale spoiler di come andò a evolvere il rapporto tra me, mio cugino e soprattutto sua moglie Luisa. Vincenzo voleva solo vivere una vita tranquilla: sua moglie è una donna molto simpatica ed estroversa, molto affettuosa con lui e con i figli, cucina benissimo ed è di ottima compagnia, in più se la scopava per bene anche lui. Però è profondamente zoccola.

Alla fine riuscì nel suo scopo, ovvero quello di allontanarla dagli altri amanti facendola concentrare solo su di me. Lui voleva solo non essere sputtanato e che i figli potessero soffrire della reputazione della madre.

Io credo che Luisa a modo volesse molto bene a mio cugino, vi giuro corna a parte lo tratta come un re. Al tempo stesso credo che si sia innamorata di me, però a modo suo: invece che essere gelosa, focalizzò invece tutta la enorme carica sessuale nel vedermi con altre donne.

Realizzò così che la eccitava da morire vedermi scopare - oppure ascoltare i miei racconti - con sue amiche o sconosciute. Qui entra in scena anche la politica. La città dove vivevamo è molto ricca, con una forte divisione sociale tra abbienti e non abbienti. Anche molto spostata a destra, razzista con i neri e con i meridionali (io quindi li facevo incazzare doppiamente…).

Lei invece profondamente di sinistra e che scattava se minimamente facevi una battuta sui napoletani, iniziò a usarmi per soddisfare la sua perversione di vedere le brave signore e ragazze del produttivo Nord scopate da uno “scimmione” come mi chiamavano.

A me la cosa di certo non dispiaceva e pure Vincenzo iniziò a piacere la cosa, anzi posso dire che questa cosa li andò a cementificare sessualmente come non mai. Io e Luisa arrivammo anche a mettere annunci scambisti come coppia, con tanto di foto e video il tutto per soddisfare le fantasie della donna.

Di questo però ve ne parlerò meglio più avanti. Ora voglio raccontarmi la prima scopata che mi fece tolta la moglie di mio cugino. Luisa per me è stata una sorta di maestra: con lei ho imparato veramente come scopare e far godere una donna, e lei è stata la prima che ho inculato arrivando anche a essere molto duraturo.

Per un periodo dovetti fare delle ore di servizi sociali. La persona che mi seguiva mi mandò a fare il tuttofare in un sito culturale del Comune, una sorta di piccolo museo che era frequentato soprattutto da scolaresche.

Qui feci la conoscenza di Sonia, una ragazza di 40 anni con due figli ma abbastanza giovanile e soprattutto molto alla mano. Non molto alta di statura, con capelli castani fino alle spalle e con dei bellissimo occhi chiari, ma tutto il viso è molto bello con i lineamenti delicati e una bella bocca carnosa.

Una “zecca” nel vestire e nel pensiero politico, con la divisa del museo che evidenziava però un bel sederone e delle tette non banali. Entrammo abbastanza in confidenza visto che spesso nel museo non c’era praticamente nessuno.

Io gli raccontai del carcere e di come stavo cercando di rifarmi una vita, lei del fatto di come da un paio di settimane il suo storico compagno, con cui ha fatto due figli, fosse tornato a vivere dai suoi. Mi parlò di una pausa, niente di definitivo elencandomi una serie di incomprensioni tra i due.

L’ultimo giorno di servizio sociale chiudemmo il museo verso le 18 e la invitai a fare un aperitivo. Lei accettò visto che i figli già da un paio di ore stavano dai nonni. Ci facemmo un paio di spritz e al momento di salutarci le feci “se vuoi dopo cena passa da me, che ti faccio assaggiare il vero caffè napoletano, tanto il mio numero ce l’hai”.

Lei mi guardò e abbozzando un sorriso mi salutò andandosene. Tornato a casa verso le 9 mi scrisse “sempre valido l’invito per il caffè?”, io le risposi certo e le mandai l’indirizzo spiegandole dove passare per arrivare al portone.

Si presentò vestita normale: jeans larghi, maglia e scarpe da ginnastica, però con il trucco curato. Scherzammo prendendo in giro una signora che lavorava al museo poi le feci avvicinandomi a lei “sicura che sei venuta solo per il caffè?”, lei rise e iniziammo a baciarci.

Spogliandola pensai che fisicamente era meglio di quanto pensassi: il culo grande ma bello sodo, il corpo abbastanza tonico e le tette una terza segnata dall’allattamento. All’inizio fui molto delicato, iniziai a leccarle la fica pelosa ma curata. Poi quando mi alzai per prendere un preservativo sentii le sue mani che da dietro mi toccavano, mi spogliò e sorrise quando tirò fuori il mio cazzo già bello duro.

Mi fece stendere sul letto, iniziò a baciarmi e leccarmi il petto e poi prese il preservativo infilandolo non prima di aver dato una bella slinguazzata all’asta. Si impalò sopra di me e con le mani continuava ad accarezzarmi il petto.

Si muoveva lenta con tutto il cazzo piantato dentro, io le palpavo le chiappone e le tette, immergendomi in quegli occhi magnifichi. Gemeva e si mordeva le labbra, poi iniziò a muoversi in maniera sempre più frenetica e raggiunse un orgasmo molto potente.

Mi ficcò la lingua in bocca ed era tutta paonazza, la guardai e le feci “ora mi diverto un po’ io”, la afferrai per i fianchi e da sotto iniziai a martellarla furiosamente. Dallo specchio vedevo le sue chiappe che rimbalazavano , quasi la sollevavo per quanto forte glielo sbattevo dentro.

Lei gridava con gli occhi sgranati, poi la misi a pecora e iniziai a scoparla forte anche qui “ti spacco la fica zoccola, ti rimando dal fidanzatino bella aperta” e così dicendo iniziai a toglierlo e rimetterlo poi di colpo dalla sua fica ormai tutta slabbrata

La sculacciavo e le chiedevo se il compagno la scopasse così, lei non diceva nulla e gemeva in maniera rumorosa, poi mi levai e mi sfilai il preservativo per venire e lei “no nooo che sto per venire, ti prego rimettilo”.

Glielo rimisi dentro a pelle e lei iniziò a sgrillettarsi mentre la scopavo non forte per non venire. “Ti piace eh zoccolone” le dissi ridendo quando venne rumorosamente per la seconda volta, poi io arrivato al limite le sborrai sulle chiappe.

Le detti un bicchiere d’acqua e con il cazzo ancora duro le dissi che volevo scopare ancora, lei “noooo ma sei matto, già è tardi devo riprendere i bambini dai miei”. Poco dopo mi scrisse augurandomi la buona notte, io le dissi che avevo il cazzo ancora dura e che per colpa sua ora dovevo segarmi, mi rispose con un faccina sorridente.

Durante il fine settimana lei mi scriveva tutta gentile, io invece ero molto più freddo e rude. Poi mi chiese se lunedì sera ero libero “vuoi ancora la mazza nera?” le feci allora, lei mi dette dello scemo. Le dissi allora che potevamo vederci al bar dell’altra volta, fare un paio di bevute e poi cenare a casa.

Lei mi disse di no, che a cena doveva portare i bambini dal compagno e poteva passare solo dopo. Le dissi ok “però voglio che ti depili tuttala fica, che me lo succhi per bene e che ti vesti da troia come sei, sennò non ti faccio entrare”. “Doppiamente scemo…” mi rispose.

Quella sera quando arrivò aveva tacchi, calze nere e un bel vestito corto che sotto lo spolverino evidenziava il suo culo. Le feci i complimenti dicendole di guardare il pacco per vedere l’effetto che mi aveva fatto.

Stappai due birre poi le feci “non sei voluta venire al bar perché ti vergogni di farti vedere con un nero?”, lei tutta scossa e piccata fece “Marco ma scherzi, ma che dici!!”, risi dicendo che la stavo prendendo in giro, la presi e la girai a novanta sul tavolino, le alzai il vestito e abbassato il collant le scanzai il perizoma iniziando a leccare la fica già bagnata e tutta liscia.

“Brava ti sei depilata tutta”, poi come presi il preservativo mi fece “no, lo voglio sentire senza”, e così ridendo glielo ficcai dentro dopo averlo insalivato “la signora è servita” e iniziai a fotterla così, piegata a novanta con le mani sul tavolo della cucina.

“Aspetta aspetta mi fece dopo un po’”, si sfilò e si spogliò tutta e lo stesso feci io. Come spingendomi mi buttò sulla sedia poi mi salì sopra piantandosi il cazzo nella fica. Non riuscivo a dire nulla perché avevo la sua lingua costantemente in bocca, poi venne graffiandomi la schiena.

Senza staccarci la presi e mi alzai in piedi con lei avvinghiata, poi la presi per le chiappe e iniziai a fotterla mentre la tenevo sospesa sopra di me. Poi la scaraventai sul letto e iniziai a pomparla alla missionaria “che ti ha detto il tuo fidanzato quando ti ha visto vestita così? Gli hai detto che andavi a fatti sbattere per bene??”.

Lei godeva, sorrideva e non rispondeva mai, poi mi fece “devo pagare l’ultimo pegno” e stendendomi iniziò a farmi un bel pompino. Iniziai allora a tenerle la testa ferma e a scoparle la bocca: la teneva spalancata e provava a prendere più cazzo che poteva.

Credevo che non gradisse ma, come mi staccai, subito se lo rificcò in bocca riprendendo a pompare. “Dopo la fica ti sfondo pure la bocca, vedrai come dopo la pausa ti troverà una Sonia nuova, più aperta”. Lei mi dette come una pacca sul sedere e iniziò a segarmi veloce fino a farmi venire sulle tette.

Anche questa volta andò via subito dopo. Ci riscrivemmo e lei mi chiese se ero libero giovedì “si sono libero, però questa volta devi darmi il tuo bel culo”. “Non se ne parla, sei matto!! Non l’ho mai dato a nessuno e di certo non inizio con un coso come il tuo”.

Il depilarsi, il vestirsi da troia o il culo non erano cose per me indispensabili, però mi piaceva che lei esaudisse ogni mia richiesta solo per il piacere di umiliarla o di spingerla oltre i propri limiti.

Le dissi che o così o niente, lei non rispose e da allora non l’ho più sentita per un anno, quando iscrisse il figlio ad atletica dove insegnavo. Si era rimesso con il compagno, un bel ragazzo anche lui molto frikkettone. Da lì riprendemmo a sentirci ma prima vi devo raccontare molte altre cose… CONTINUA
 

sormarco

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Prima di cercare di procedere il più possibile in ordine temporale, devo farvi un piccolo sostanziale spoiler di come andò a evolvere il rapporto tra me, mio cugino e soprattutto sua moglie Luisa. Vincenzo voleva solo vivere una vita tranquilla: sua moglie è una donna molto simpatica ed estroversa, molto affettuosa con lui e con i figli, cucina benissimo ed è di ottima compagnia, in più se la scopava per bene anche lui. Però è profondamente zoccola.

Alla fine riuscì nel suo scopo, ovvero quello di allontanarla dagli altri amanti facendola concentrare solo su di me. Lui voleva solo non essere sputtanato e che i figli potessero soffrire della reputazione della madre.

Io credo che Luisa a modo volesse molto bene a mio cugino, vi giuro corna a parte lo tratta come un re. Al tempo stesso credo che si sia innamorata di me, però a modo suo: invece che essere gelosa, focalizzò invece tutta la enorme carica sessuale nel vedermi con altre donne.

Realizzò così che la eccitava da morire vedermi scopare - oppure ascoltare i miei racconti - con sue amiche o sconosciute. Qui entra in scena anche la politica. La città dove vivevamo è molto ricca, con una forte divisione sociale tra abbienti e non abbienti. Anche molto spostata a destra, razzista con i neri e con i meridionali (io quindi li facevo incazzare doppiamente…).

Lei invece profondamente di sinistra e che scattava se minimamente facevi una battuta sui napoletani, iniziò a usarmi per soddisfare la sua perversione di vedere le brave signore e ragazze del produttivo Nord scopate da uno “scimmione” come mi chiamavano.

A me la cosa di certo non dispiaceva e pure Vincenzo iniziò a piacere la cosa, anzi posso dire che questa cosa li andò a cementificare sessualmente come non mai. Io e Luisa arrivammo anche a mettere annunci scambisti come coppia, con tanto di foto e video il tutto per soddisfare le fantasie della donna.

Di questo però ve ne parlerò meglio più avanti. Ora voglio raccontarmi la prima scopata che mi fece tolta la moglie di mio cugino. Luisa per me è stata una sorta di maestra: con lei ho imparato veramente come scopare e far godere una donna, e lei è stata la prima che ho inculato arrivando anche a essere molto duraturo.

Per un periodo dovetti fare delle ore di servizi sociali. La persona che mi seguiva mi mandò a fare il tuttofare in un sito culturale del Comune, una sorta di piccolo museo che era frequentato soprattutto da scolaresche.

Qui feci la conoscenza di Sonia, una ragazza di 40 anni con due figli ma abbastanza giovanile e soprattutto molto alla mano. Non molto alta di statura, con capelli castani fino alle spalle e con dei bellissimo occhi chiari, ma tutto il viso è molto bello con i lineamenti delicati e una bella bocca carnosa.

Una “zecca” nel vestire e nel pensiero politico, con la divisa del museo che evidenziava però un bel sederone e delle tette non banali. Entrammo abbastanza in confidenza visto che spesso nel museo non c’era praticamente nessuno.

Io gli raccontai del carcere e di come stavo cercando di rifarmi una vita, lei del fatto di come da un paio di settimane il suo storico compagno, con cui ha fatto due figli, fosse tornato a vivere dai suoi. Mi parlò di una pausa, niente di definitivo elencandomi una serie di incomprensioni tra i due.

L’ultimo giorno di servizio sociale chiudemmo il museo verso le 18 e la invitai a fare un aperitivo. Lei accettò visto che i figli già da un paio di ore stavano dai nonni. Ci facemmo un paio di spritz e al momento di salutarci le feci “se vuoi dopo cena passa da me, che ti faccio assaggiare il vero caffè napoletano, tanto il mio numero ce l’hai”.

Lei mi guardò e abbozzando un sorriso mi salutò andandosene. Tornato a casa verso le 9 mi scrisse “sempre valido l’invito per il caffè?”, io le risposi certo e le mandai l’indirizzo spiegandole dove passare per arrivare al portone.

Si presentò vestita normale: jeans larghi, maglia e scarpe da ginnastica, però con il trucco curato. Scherzammo prendendo in giro una signora che lavorava al museo poi le feci avvicinandomi a lei “sicura che sei venuta solo per il caffè?”, lei rise e iniziammo a baciarci.

Spogliandola pensai che fisicamente era meglio di quanto pensassi: il culo grande ma bello sodo, il corpo abbastanza tonico e le tette una terza segnata dall’allattamento. All’inizio fui molto delicato, iniziai a leccarle la fica pelosa ma curata. Poi quando mi alzai per prendere un preservativo sentii le sue mani che da dietro mi toccavano, mi spogliò e sorrise quando tirò fuori il mio cazzo già bello duro.

Mi fece stendere sul letto, iniziò a baciarmi e leccarmi il petto e poi prese il preservativo infilandolo non prima di aver dato una bella slinguazzata all’asta. Si impalò sopra di me e con le mani continuava ad accarezzarmi il petto.

Si muoveva lenta con tutto il cazzo piantato dentro, io le palpavo le chiappone e le tette, immergendomi in quegli occhi magnifichi. Gemeva e si mordeva le labbra, poi iniziò a muoversi in maniera sempre più frenetica e raggiunse un orgasmo molto potente.

Mi ficcò la lingua in bocca ed era tutta paonazza, la guardai e le feci “ora mi diverto un po’ io”, la afferrai per i fianchi e da sotto iniziai a martellarla furiosamente. Dallo specchio vedevo le sue chiappe che rimbalazavano , quasi la sollevavo per quanto forte glielo sbattevo dentro.

Lei gridava con gli occhi sgranati, poi la misi a pecora e iniziai a scoparla forte anche qui “ti spacco la fica zoccola, ti rimando dal fidanzatino bella aperta” e così dicendo iniziai a toglierlo e rimetterlo poi di colpo dalla sua fica ormai tutta slabbrata

La sculacciavo e le chiedevo se il compagno la scopasse così, lei non diceva nulla e gemeva in maniera rumorosa, poi mi levai e mi sfilai il preservativo per venire e lei “no nooo che sto per venire, ti prego rimettilo”.

Glielo rimisi dentro a pelle e lei iniziò a sgrillettarsi mentre la scopavo non forte per non venire. “Ti piace eh zoccolone” le dissi ridendo quando venne rumorosamente per la seconda volta, poi io arrivato al limite le sborrai sulle chiappe.

Le detti un bicchiere d’acqua e con il cazzo ancora duro le dissi che volevo scopare ancora, lei “noooo ma sei matto, già è tardi devo riprendere i bambini dai miei”. Poco dopo mi scrisse augurandomi la buona notte, io le dissi che avevo il cazzo ancora dura e che per colpa sua ora dovevo segarmi, mi rispose con un faccina sorridente.

Durante il fine settimana lei mi scriveva tutta gentile, io invece ero molto più freddo e rude. Poi mi chiese se lunedì sera ero libero “vuoi ancora la mazza nera?” le feci allora, lei mi dette dello scemo. Le dissi allora che potevamo vederci al bar dell’altra volta, fare un paio di bevute e poi cenare a casa.

Lei mi disse di no, che a cena doveva portare i bambini dal compagno e poteva passare solo dopo. Le dissi ok “però voglio che ti depili tuttala fica, che me lo succhi per bene e che ti vesti da troia come sei, sennò non ti faccio entrare”. “Doppiamente scemo…” mi rispose.

Quella sera quando arrivò aveva tacchi, calze nere e un bel vestito corto che sotto lo spolverino evidenziava il suo culo. Le feci i complimenti dicendole di guardare il pacco per vedere l’effetto che mi aveva fatto.

Stappai due birre poi le feci “non sei voluta venire al bar perché ti vergogni di farti vedere con un nero?”, lei tutta scossa e piccata fece “Marco ma scherzi, ma che dici!!”, risi dicendo che la stavo prendendo in giro, la presi e la girai a novanta sul tavolino, le alzai il vestito e abbassato il collant le scanzai il perizoma iniziando a leccare la fica già bagnata e tutta liscia.

“Brava ti sei depilata tutta”, poi come presi il preservativo mi fece “no, lo voglio sentire senza”, e così ridendo glielo ficcai dentro dopo averlo insalivato “la signora è servita” e iniziai a fotterla così, piegata a novanta con le mani sul tavolo della cucina.

“Aspetta aspetta mi fece dopo un po’”, si sfilò e si spogliò tutta e lo stesso feci io. Come spingendomi mi buttò sulla sedia poi mi salì sopra piantandosi il cazzo nella fica. Non riuscivo a dire nulla perché avevo la sua lingua costantemente in bocca, poi venne graffiandomi la schiena.

Senza staccarci la presi e mi alzai in piedi con lei avvinghiata, poi la presi per le chiappe e iniziai a fotterla mentre la tenevo sospesa sopra di me. Poi la scaraventai sul letto e iniziai a pomparla alla missionaria “che ti ha detto il tuo fidanzato quando ti ha visto vestita così? Gli hai detto che andavi a fatti sbattere per bene??”.

Lei godeva, sorrideva e non rispondeva mai, poi mi fece “devo pagare l’ultimo pegno” e stendendomi iniziò a farmi un bel pompino. Iniziai allora a tenerle la testa ferma e a scoparle la bocca: la teneva spalancata e provava a prendere più cazzo che poteva.

Credevo che non gradisse ma, come mi staccai, subito se lo rificcò in bocca riprendendo a pompare. “Dopo la fica ti sfondo pure la bocca, vedrai come dopo la pausa ti troverà una Sonia nuova, più aperta”. Lei mi dette come una pacca sul sedere e iniziò a segarmi veloce fino a farmi venire sulle tette.

Anche questa volta andò via subito dopo. Ci riscrivemmo e lei mi chiese se ero libero giovedì “si sono libero, però questa volta devi darmi il tuo bel culo”. “Non se ne parla, sei matto!! Non l’ho mai dato a nessuno e di certo non inizio con un coso come il tuo”.

Il depilarsi, il vestirsi da troia o il culo non erano cose per me indispensabili, però mi piaceva che lei esaudisse ogni mia richiesta solo per il piacere di umiliarla o di spingerla oltre i propri limiti.

Le dissi che o così o niente, lei non rispose e da allora non l’ho più sentita per un anno, quando iscrisse il figlio ad atletica dove insegnavo. Si era rimesso con il compagno, un bel ragazzo anche lui molto frikkettone. Da lì riprendemmo a sentirci ma prima vi devo raccontare molte altre cose… CONTINUA
Per colpa del culo l'hai persa , mannaggia
 

kalka

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Seconda parte


Prima di cercare di procedere il più possibile in ordine temporale, devo farvi un piccolo sostanziale spoiler di come andò a evolvere il rapporto tra me, mio cugino e soprattutto sua moglie Luisa. Vincenzo voleva solo vivere una vita tranquilla: sua moglie è una donna molto simpatica ed estroversa, molto affettuosa con lui e con i figli, cucina benissimo ed è di ottima compagnia, in più se la scopava per bene anche lui. Però è profondamente zoccola.

Alla fine riuscì nel suo scopo, ovvero quello di allontanarla dagli altri amanti facendola concentrare solo su di me. Lui voleva solo non essere sputtanato e che i figli potessero soffrire della reputazione della madre.

Io credo che Luisa a modo volesse molto bene a mio cugino, vi giuro corna a parte lo tratta come un re. Al tempo stesso credo che si sia innamorata di me, però a modo suo: invece che essere gelosa, focalizzò invece tutta la enorme carica sessuale nel vedermi con altre donne.

Realizzò così che la eccitava da morire vedermi scopare - oppure ascoltare i miei racconti - con sue amiche o sconosciute. Qui entra in scena anche la politica. La città dove vivevamo è molto ricca, con una forte divisione sociale tra abbienti e non abbienti. Anche molto spostata a destra, razzista con i neri e con i meridionali (io quindi li facevo incazzare doppiamente…).

Lei invece profondamente di sinistra e che scattava se minimamente facevi una battuta sui napoletani, iniziò a usarmi per soddisfare la sua perversione di vedere le brave signore e ragazze del produttivo Nord scopate da uno “scimmione” come mi chiamavano.

A me la cosa di certo non dispiaceva e pure Vincenzo iniziò a piacere la cosa, anzi posso dire che questa cosa li andò a cementificare sessualmente come non mai. Io e Luisa arrivammo anche a mettere annunci scambisti come coppia, con tanto di foto e video il tutto per soddisfare le fantasie della donna.

Di questo però ve ne parlerò meglio più avanti. Ora voglio raccontarmi la prima scopata che mi fece tolta la moglie di mio cugino. Luisa per me è stata una sorta di maestra: con lei ho imparato veramente come scopare e far godere una donna, e lei è stata la prima che ho inculato arrivando anche a essere molto duraturo.

Per un periodo dovetti fare delle ore di servizi sociali. La persona che mi seguiva mi mandò a fare il tuttofare in un sito culturale del Comune, una sorta di piccolo museo che era frequentato soprattutto da scolaresche.

Qui feci la conoscenza di Sonia, una ragazza di 40 anni con due figli ma abbastanza giovanile e soprattutto molto alla mano. Non molto alta di statura, con capelli castani fino alle spalle e con dei bellissimo occhi chiari, ma tutto il viso è molto bello con i lineamenti delicati e una bella bocca carnosa.

Una “zecca” nel vestire e nel pensiero politico, con la divisa del museo che evidenziava però un bel sederone e delle tette non banali. Entrammo abbastanza in confidenza visto che spesso nel museo non c’era praticamente nessuno.

Io gli raccontai del carcere e di come stavo cercando di rifarmi una vita, lei del fatto di come da un paio di settimane il suo storico compagno, con cui ha fatto due figli, fosse tornato a vivere dai suoi. Mi parlò di una pausa, niente di definitivo elencandomi una serie di incomprensioni tra i due.

L’ultimo giorno di servizio sociale chiudemmo il museo verso le 18 e la invitai a fare un aperitivo. Lei accettò visto che i figli già da un paio di ore stavano dai nonni. Ci facemmo un paio di spritz e al momento di salutarci le feci “se vuoi dopo cena passa da me, che ti faccio assaggiare il vero caffè napoletano, tanto il mio numero ce l’hai”.

Lei mi guardò e abbozzando un sorriso mi salutò andandosene. Tornato a casa verso le 9 mi scrisse “sempre valido l’invito per il caffè?”, io le risposi certo e le mandai l’indirizzo spiegandole dove passare per arrivare al portone.

Si presentò vestita normale: jeans larghi, maglia e scarpe da ginnastica, però con il trucco curato. Scherzammo prendendo in giro una signora che lavorava al museo poi le feci avvicinandomi a lei “sicura che sei venuta solo per il caffè?”, lei rise e iniziammo a baciarci.

Spogliandola pensai che fisicamente era meglio di quanto pensassi: il culo grande ma bello sodo, il corpo abbastanza tonico e le tette una terza segnata dall’allattamento. All’inizio fui molto delicato, iniziai a leccarle la fica pelosa ma curata. Poi quando mi alzai per prendere un preservativo sentii le sue mani che da dietro mi toccavano, mi spogliò e sorrise quando tirò fuori il mio cazzo già bello duro.

Mi fece stendere sul letto, iniziò a baciarmi e leccarmi il petto e poi prese il preservativo infilandolo non prima di aver dato una bella slinguazzata all’asta. Si impalò sopra di me e con le mani continuava ad accarezzarmi il petto.

Si muoveva lenta con tutto il cazzo piantato dentro, io le palpavo le chiappone e le tette, immergendomi in quegli occhi magnifichi. Gemeva e si mordeva le labbra, poi iniziò a muoversi in maniera sempre più frenetica e raggiunse un orgasmo molto potente.

Mi ficcò la lingua in bocca ed era tutta paonazza, la guardai e le feci “ora mi diverto un po’ io”, la afferrai per i fianchi e da sotto iniziai a martellarla furiosamente. Dallo specchio vedevo le sue chiappe che rimbalazavano , quasi la sollevavo per quanto forte glielo sbattevo dentro.

Lei gridava con gli occhi sgranati, poi la misi a pecora e iniziai a scoparla forte anche qui “ti spacco la fica zoccola, ti rimando dal fidanzatino bella aperta” e così dicendo iniziai a toglierlo e rimetterlo poi di colpo dalla sua fica ormai tutta slabbrata

La sculacciavo e le chiedevo se il compagno la scopasse così, lei non diceva nulla e gemeva in maniera rumorosa, poi mi levai e mi sfilai il preservativo per venire e lei “no nooo che sto per venire, ti prego rimettilo”.

Glielo rimisi dentro a pelle e lei iniziò a sgrillettarsi mentre la scopavo non forte per non venire. “Ti piace eh zoccolone” le dissi ridendo quando venne rumorosamente per la seconda volta, poi io arrivato al limite le sborrai sulle chiappe.

Le detti un bicchiere d’acqua e con il cazzo ancora duro le dissi che volevo scopare ancora, lei “noooo ma sei matto, già è tardi devo riprendere i bambini dai miei”. Poco dopo mi scrisse augurandomi la buona notte, io le dissi che avevo il cazzo ancora dura e che per colpa sua ora dovevo segarmi, mi rispose con un faccina sorridente.

Durante il fine settimana lei mi scriveva tutta gentile, io invece ero molto più freddo e rude. Poi mi chiese se lunedì sera ero libero “vuoi ancora la mazza nera?” le feci allora, lei mi dette dello scemo. Le dissi allora che potevamo vederci al bar dell’altra volta, fare un paio di bevute e poi cenare a casa.

Lei mi disse di no, che a cena doveva portare i bambini dal compagno e poteva passare solo dopo. Le dissi ok “però voglio che ti depili tuttala fica, che me lo succhi per bene e che ti vesti da troia come sei, sennò non ti faccio entrare”. “Doppiamente scemo…” mi rispose.

Quella sera quando arrivò aveva tacchi, calze nere e un bel vestito corto che sotto lo spolverino evidenziava il suo culo. Le feci i complimenti dicendole di guardare il pacco per vedere l’effetto che mi aveva fatto.

Stappai due birre poi le feci “non sei voluta venire al bar perché ti vergogni di farti vedere con un nero?”, lei tutta scossa e piccata fece “Marco ma scherzi, ma che dici!!”, risi dicendo che la stavo prendendo in giro, la presi e la girai a novanta sul tavolino, le alzai il vestito e abbassato il collant le scanzai il perizoma iniziando a leccare la fica già bagnata e tutta liscia.

“Brava ti sei depilata tutta”, poi come presi il preservativo mi fece “no, lo voglio sentire senza”, e così ridendo glielo ficcai dentro dopo averlo insalivato “la signora è servita” e iniziai a fotterla così, piegata a novanta con le mani sul tavolo della cucina.

“Aspetta aspetta mi fece dopo un po’”, si sfilò e si spogliò tutta e lo stesso feci io. Come spingendomi mi buttò sulla sedia poi mi salì sopra piantandosi il cazzo nella fica. Non riuscivo a dire nulla perché avevo la sua lingua costantemente in bocca, poi venne graffiandomi la schiena.

Senza staccarci la presi e mi alzai in piedi con lei avvinghiata, poi la presi per le chiappe e iniziai a fotterla mentre la tenevo sospesa sopra di me. Poi la scaraventai sul letto e iniziai a pomparla alla missionaria “che ti ha detto il tuo fidanzato quando ti ha visto vestita così? Gli hai detto che andavi a fatti sbattere per bene??”.

Lei godeva, sorrideva e non rispondeva mai, poi mi fece “devo pagare l’ultimo pegno” e stendendomi iniziò a farmi un bel pompino. Iniziai allora a tenerle la testa ferma e a scoparle la bocca: la teneva spalancata e provava a prendere più cazzo che poteva.

Credevo che non gradisse ma, come mi staccai, subito se lo rificcò in bocca riprendendo a pompare. “Dopo la fica ti sfondo pure la bocca, vedrai come dopo la pausa ti troverà una Sonia nuova, più aperta”. Lei mi dette come una pacca sul sedere e iniziò a segarmi veloce fino a farmi venire sulle tette.

Anche questa volta andò via subito dopo. Ci riscrivemmo e lei mi chiese se ero libero giovedì “si sono libero, però questa volta devi darmi il tuo bel culo”. “Non se ne parla, sei matto!! Non l’ho mai dato a nessuno e di certo non inizio con un coso come il tuo”.

Il depilarsi, il vestirsi da troia o il culo non erano cose per me indispensabili, però mi piaceva che lei esaudisse ogni mia richiesta solo per il piacere di umiliarla o di spingerla oltre i propri limiti.

Le dissi che o così o niente, lei non rispose e da allora non l’ho più sentita per un anno, quando iscrisse il figlio ad atletica dove insegnavo. Si era rimesso con il compagno, un bel ragazzo anche lui molto frikkettone. Da lì riprendemmo a sentirci ma prima vi devo raccontare molte altre cose… CONTINUA
mitiko
 
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Terza parte


Quando ero nel carcere minorile c’era un operatore che ci faceva vedere molti film prima che l’ennesima rissa fermasse questa iniziativa. Uno me lo ricordo molto, un film francese chiamato L’Odio che suscitò anche un acceso dibattito finita la proiezione.

Una scena mi è rimasta impressa, quella dove i tre protagonisti escono dalla periferia e vanno a una festa in centro dove ci sono ragazzi e ragazze della borghesia parigina, commentando che lì ci sono le “ragazze vere”.

Per molti di voi può sembrare strano questo concetto, ma non per me. Le ragazze conosciute nel rione per me non erano ragazze vere, ma borgatare come in fondo percepivo anche Luisa. Sonia invece è stata la prima ragazza vera con cui sono stato completamente, una bella donna proveniente da una classe sociale diversa dalla mia.

Questa era la tipologia di ragazza che mi fa impazzire, anche se delle volte sono meno carine delle mie “simili” scopare con loro per me ha un valore doppio. Una premessa necessaria questa per spiegarvi cosa mi accadde poi.

Una cosa che ho imparato subito uscito dal carcere è che in certi ambienti i rapporti sociali - e anche quelli affettivi e sessuali - si giocano più sul telefono che dal vivo, con una serie di dinamiche che con il tempo ho appreso e fatte mie.

Come vi avevo detto ben presto non fu piĂą un tabĂą parlare del sesso tra me e Luisa anche in presenza di mio cugino, anzi delle volte scopammo a casa loro o da me mentre Vincenzo era presente in negozio.

Il fatto che io ripresi l’attività sportiva non fu casuale: la società di atletica faceva parte di un complesso religioso molto importante e molto potente. Un complesso enorme nella parte più ricca della città. Oltre a una chiesa imponente un muraglione delimitava il perimetro del centro sportivo (campi da calcetto, calciotto e atletica), della palestra per il basket e la pallavolo, un grande parco giochi, enorme chiostro usato sia per la preghiere di gruppo sia per le cene, una scuola fino alle medie, poi tutta una serie di locali, di dormitori e di abitazioni.

Una sorta di cittadella con i propri re e le proprie regole e, quando varcai la soglia per la prima volta, non avevo idea che mi sarei ritrovato all’interno di una storia che probabilmente neanche il marchese De Sade avrebbe potuto immaginare.

In teoria la prima avvisaglia era chiara. Ricordo ancora quella sera di metà settimana. Ero a casa di Vincenzo a guardare una partita con i figli, poi quasi al termine del match rincasò Luisa che con aria sorridente ci fece un sorriso e il verso del pollice alto.

Sapevamo infatti dove era stata: a concedersi a Ciro, l’autentico capo di tutta la struttura, il tutto per “trattare” un triplo affare: il suo passaggio a insegnare lì, la manutenzione informatica appaltata a mio cugino e anche un lavoro per me.

La missione era andata bene in tutti i sensi “mi ha scopato bene, molto bene, è un bel porco dietro quell’aria da santarellino ma già si sapeva, credo che dovremmo riapprofondire” disse lei ridendo e spiegandoci che lui adesso si aspettava una sua certa disponibilità una volta mantenute le promesse fatte.

Ciro è un uomo che ancora non ha compiuto 50 anni, da tantissimo tempo vedovo e molto religioso oltre che assai potente. Viene da una famiglia ricchissima e al momento è senza eredi, cosa che ha attirato l’interesse di molte donne oltre che dei suoi parenti.

Piccolino e magro ha comunque un fisico tonico, ricciolino moro e con dei lineamenti gentili lo contraddistinguono gli occhiali rotondi e piccoli che indossa sempre. Non è stato difficile per Luisa avere in incontro privato con lui di notte: nonostante la sua reputazione di uomo pio, capii subito a cosa alludesse la donna e fu ben felice di scoparsela di sera nel suo ufficio con il suo cazzo lungo e duro: a detta di lei sicuro aveva preso il viagra e l’ha sbattuta per bene per una mezzoretta prima di venirle sulle tette.

Un bel mandrillo a sua detta, che le ha dato della porca e l’ha fatta godere due volte. Così io ebbi la possibilità di tornare ad allenarmi, di lavorare con i ragazzi e di fare anche dei turni da custode. Per loro incarnavo la loro mission: una pecorella smarrita che dopo il carcere ora ha ritrovato la retta via.

Così avevo le giornate veramente piene. Se non avevo lezione al mattino stavo in negozio, di pomeriggio facevo il turno quando non ero alla cittadella dove tre volte a settimana restavo anche fino a mezzanotte, oltre che fare a volte dei turni il fine settimana.

In pratica quel mondo diventò per un lungo periodo la mia vita, ma soprattutto in estate avevo molto tempo per me e cosa molto importante potevo contare adesso su delle entrate doppie. Inoltre per me fu l’occasione di conoscere molte persone nuove.

La prima volta che feci la notte venne a portarmi un caffè Frà Mauro, un fratacchione alto e corpulento tra i 55 e i 60 anni, con tanto di barba, pelata e pancia da ordinanza e un aspetto bonario che quasi strideva con la sua fisicità.

Non era venuto a caso ma era evidente che fosse stato mandato da Ciro. Iniziammo a parlare, lui mi disse che era siciliano e mi fece diverse domande. Si vedeva che era una persona intelligente e abituata ad ascoltare, tanto che mi aprii con lui anche se lo avevo appena conosciuto.

Poi mi fece “sei un bravo ragazzo e soprattutto sei ancora molto giovane per prendere in mano la tua vita, sei fortunato poi che la moglie di tuo cugino è una zoccola che tiene a cuore anche il tuo di futuro”.

Quella uscita mi spiazzò, lui vide il mio imbarazzo e cercò di tranquillizzarmi “secondo te noi ti prendiamo qui dentro senza sapere nulla di te, di voi… ti sei fatto il carcere, ti sei preso le coltellate e non sei stato un infame, ecco perché sei qui… continua a saperti fare gli affari tuoi e vedrai che questo posto ti piacerà molto”.

Con il tempo lui divenne per me una figura simile a quella di mio cugino; come me lui era qui perché fuggiva dal suo passato e perché cercava di non finire accoppato, più che per vocazione era diventato frate per convenienza e di certo non aveva abbandonato i suoi vecchi vizi “qui mangio, bevo e ficco!!”.

Mi prese subito sotto la sua ala protettiva, ma come un po’ tutti da Ciro agli altri frati e preti che vivevano nella cittadella. Iniziò a raccontarmi tutte le cose senza peli sulla lingua, anzi ben presto mi iniziò a coinvolgere con mio sommo piacere.

Il primo episodio che mi fece capire quanta ipocrisia regnasse in quella città me lo raccontò Frà Mauro il giorno di un matrimonio di due parrocchiani. C’erano tante persone che frequentavano le varie attività della parrocchia, spesso divisi in fasce d’età. Gli sposi appartenevano a uno dei gruppi di quelli non più giovanissimi.

Lei Elisa ai tempi 35 anni, alta circa 1.50, fianchi larghi, una terza circa di seno, bel culotto, viso acqua e sapone, tipo bibliotecaria occhialuta (che è anche il suo lavoro); lui Andrea ai tempi 35anni, 1,75 sui 80 kg, occhialuto, un po’ pingue ma gioviale e simpatico.

Nel loro gruppo di amici c’è anche Francesco ai tempi 36 anni, fisicamente 1,80, barba e ben strutturato. Come spesso accadeva passano delle volte alcuni giorni in una casa in campagna dove il gruppo si riuniva.

Francesco raccontò in una chat un fatto a Fabio, un altro ragazzo del gruppo, che però ebbe una sorta rimorso di coscienza così un giorno si è voluto togliere un peso facendo una confessione al frate. “Ma non hai l’obbligo del segreto?” gli feci, lui scoppiò a ridere e mi dette una pacca, poi mi raccontò cosa gli aveva confessato il ragazzo.

Fabio però si vergognava a parlare di queste cose così fece leggere la chat direttamente al frate condividendoli quanto scritto all’amico. Ecco cosa mi fece leggere.

“Ho adocchiato il cellulare di Elisa lasciato in carica li vicino...iphone non nuovo, con codice a 6 cifre come password...provo la data di nascita e entro...e leggo strani discorsi in spagnolo ( lei prendeva lezioni di spagnolo e usava un app tandem x chicchierare ) ...con parole tipo conho e pechos... e vedo elisa in un selfie nuda!! rimango sorpresissimo... tutto inizia da quello e me la lascia molto stuzzicante... l episodio finisce li. Dopo qualche mese, un sabato che sono alla casa nuova di Andrea, a giocare con lui a ud un gioco in scatola lei arriva, e mentre io sistemo sia il gioco che il mio tablet necessario x il gioco, loro scendono a salutare i genitori di lui. io noto nella sua borsa il cell, e allora ci riprovo e stavolta collego il mio tablet con whatsapp web al suo iphone, dopo aver controllato che quando entro non lasci segni visibili.
Passo i mesi successivi a spiarla e noto il mondo: Elisa, dopo quasi 9 anni i fidanzamento, e nonostante la sua fama di ragazza quasi pia ha una seconda vita…
Leggo x bene: ci sono due nomi spagnoli, uno che dice platealmente " me gustaria comerte los pechos" e indietro una foto purtroppo non scaricabile di lei in un selfie seni in vista...l altro che dice, dopo una traduzione con google translator, che era impaziente di vederla dal vivo... e guarda caso dopo 3 weekend sarebbe andata a Barcellona x un " esame di lingua "..

Spiandola ancora nei giorni successivi, addirittura compare un italiano, che lei salva con nome e cognome, e con il quale ha conversazioni hot , specialmente durante il giorno e i giorni in cui non è a dormire col fidanzato nella loro casa.

Ovviamente tutto inframmezzato da foto selfie, e video...in cui non avrei mai pensato di vederla. Penso come far fruttare ciò che so e ho...alla fine passo all azione. Un giorno che lei è al centralino dell’associazione passo a trovare lei e il fidanzato ( che ovviamente è fuori in ambulanza) e le chiedo se scende a prendere un caffè, dopo aver affidato il centralino a una altra.
Mentre beviamo il caffè, le dico che frequentando certi forum su internet , mi sono imbattuto in alcune foto di lei senza vestiti e di alcune cose su di lei...lei rimane subito sconvolta, e dice dove, nel momento le dico che sono pagine che poi chiudono ma davano adito ad una sua certa infedeltà. Le dico anche che probabilmente Andrea dovrebbe esserne messo al corrente dato che e mio amico da 30 anni. Lei prima si arrabbia poi le dico se il giorno dopo poteva passare a casa mia x parlarne.

Il giorno dopo subito dopo il lavoro arriva, la faccio entrare nel mio appartamento e le dico di accomodarsi...è vestita normale, un maglione e jeans...io in tuta da casa. Le dico che e stato sconveniente vederla in quegli atteggiamenti e le chiedo se Andrea sa qualcosa...lei è rossa come un peperone, e le dico ke sarebbe sconveniente x lei, per lui, x suo padre se si sapesse qualcosa... lei annuisce quasi speranzosa ke sia finita cosi facilmente, quando in realtà mi metto la mano su pacco...lei e sbigottita e fa per alzarsi e andarsene, io dico semplicemente , scelta tua, io non obbligo nessuno. Rimane ferma sulla soglia e rientra, ancora più rossa, mentre io lo tiro fuori. Rimane x 5 minuti buoni con le mani sulla faccia...poi piano me lo prende in mano, senza guardarmi in faccia, e me lo mena in maniera non troppo esperta...sarà la situazione , sarà vederla con la sua manina che sega ma vengo in pochi minuti. Io le dico che e stata brava ma non sono convinto di volere solo quello. La lascio andare via x quella sera.
Attendo qualche settimana e cerco la domenica mattina giusta...genitori di Andrea alla casa in campagna, lui di turno...ed Elisa a casa...non dormo meta notte dalla paura e dal fremito...alle 7.30 sono in macchina che tengo in vista la sua macchina quando esce dal cortile...dopo averla vista uscire vado al bar a far colazione , lascio la macchina un pò distante, e vado a piedi a casa loro...suono, Elisa chiede chi è e quando dico chi sono , e che dobbiamo parlare non sento risposta...salvo dopo svariati secondi la porta aprirsi. Salgo velocemente i gradini e entro in casa...la trovo ancora in pigiama della notte e mi fulmina con lo sguardo, anche se pare impaurita , mi dice cosa voglio, e le dico che non sono convinto dello stare in silenzio con Andrea...che non ci dormo... lei rimane comunque impietrita e mi siedo sul lettone...le dico di venire li...a questo giro mi spingo oltre , le libero il busto da pigiama e vedo le sue belle tettone le tocco. Lei avvampa...lo tiro fuori ancora, e lei stavolta non perde tempo , sempre senza guardarmi lo prende in mano, ma stavolta non e pronta per la mia mano ke le entra nelle mutande davanti. Si blocca mi guarda e non protesta. A questo punto la faccio alzare, ancora con su ciabatte e calzine le tolgo i pantaloni e la lascio in mutandine seni al vento davanti a me, ma nota che alzo il cellulare come x fotografarla o riprenderla mi chiede perché lo faccio... non rispondo e le abbasso anche le mutandine e la metto schiena in giù e cosce larghe sul letto... mi metto il preservativo...quando sente il mio pene dentro si copre il viso rossissimo mentre la penetro...le alzo per bene le gambe e continuo...le chiedo anche se Andrea e bravo come me, oppure le chiedo se Iker , quello che aveva incontrato in Spagna, era bravo uguale..mi dice di smetterla di dirle quelle cose, e le dico che non sono io quello che e stato mooolto infedele...quando sto per venirle dentro nel preservativo , nella foga le chiedo quanti ne ha scopati oltre Andrea... le vengo dentro... quando esco e mi siedo di fianco al letto le dico complimenti, ti sei guadagnata una vita serena, non ti infastidirò più... e in 3 anni davvero non l’ho più infastidita”.

Anche se Fabio e Francesco sono molto amici lui non si aspettava tale confessione; inizialmente la cosa l’ha eccitato ma poi ha avuto il bisogno di dire quella cosa a qualcuno e Frà Mauro sostanzialmente gli ha detto che ha fatto bene a venire da lui, ma poi che forse in questo caso era meglio non dire nulla ad Andrea che sicuramente tutti i protagonisti avranno imparato da soli molto da questa storia.

Così vedevo da lontano quel matrimonio, quegli invitati così sorridenti… tutto mi sembrava marcio e corrotto - non che io sia uno stinco di santo - e pensai che in fondo Frà Mauro e gli altri della cittadella facevano bene a cercare di spassarsela il più possibile.
 

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