T3tsuo

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Questo è un racconto assolutamente reale, solo il nome di lei (LEA) è di pura finzione. L'ho scelto solo perché è corto e di tre lettere.

Da tre anni faccio ripetizioni a una ragazza che studia in un istituto professionale.
È una brava ragazza, ma proprio non ce la fa. Ha serie carenze sia storia, in italiano e - non essendo io un professionista - sospetto anche un deficit dell'attenzione.
Passa la metà del tempo in cui non stiamo effettivamente facendo qualcosa al cellulare, manda messaggi, audio e ogni tanto, mentre sto leggendo una consegna o un tema, parte persino la fastidiosissima carrellata di canzoni di merda di TikTok.
La ragazza, però, non è minimamente la protoganostia di questo racconto.
Sua madre, da qui in poi Lea, è una donna piuttosto giovane - sospetto tra i 43 e i 45, una bella donna, piuttosto in carne. Ha un interesse spasmodico per i voti della figlia e decisamente soffre del complesso di non aver studiato e di essere una casalinga. Il primo anno di ripetizioni non mi è mai capitato di rimanere da solo con lei e - onestamente - non avevo nessuna intenzione di farlo, non l'ho mai cercato.
Durante il secondo anno, però - complice l'età più matura della figlia - la ragazzina sgommava spesso fuori casa dopo le ripetizioni lasciandomi con la madre e prendere un caffè e la pecunia. Fu in una di queste occasioni che iniziò questa storia.
Era un pomeriggio di maggio, la scuola agli sgoccioli. Fuori tuonava, ma c'era un'afa da Giacarta. Lea voleva offrirmi un caffè, ma complice il caldo, le chiesi una bevanda fredda e subito mi accontentò posando sul tavolo del salotto due grossi bicchieri di tè freddo al limone. Cominciammo a parlare della figlia. Indossava una tshirt azzurrina e dei pantaloni da yoga camouflage sempre sulle tonalità blu/azzurro/bianco. Ai piedi infrandito.
Prima di continuare, ve la descrivo fisicamente: alta un metro e sessanta a farle un favore, dei seni che saranno una quinta, grosse chiappe che - quando indossa gli yogapants - lasciano intravedere i buchini della cellulite, viso giocoso e dolce, capello riccio biondo (tinto) e mani e piedi sempre curati.
Furono proprio i piedi a catturare la mia attenzione. Erano sicuramente la cosa più eccitante che il suo outfit lasciava scoperto, belli per forma e cura e aveva uno smato blu decorato con dei fiorellini bianchi.
Me ne accorsi perché lei si era seduta vicino a me con la scusa di parlarmi a bassa voce di alcune cose private della figlia e più si avvicinava più notavo dettagli prima sconosciuti: le efelidi sulla scollatura e sul suo viso già parzialmente abbronzato, le rughe sulle falangi, le dita affusolate, il profumo dolce da ragazzina. Senza nemmeno accorgemene, la stavo baciando.
Allungai una mano per tastarle il seno, ma lei mi fermò dicendo testuali parole:
"Sono una donna sposata."
Dopo altri dieci minuti di limone duro da liceali, provai nuovamente a metterle una mano sul seno, mentre col ginocchio spingevo sulla figa custodita nei pantaloni. Ma nulla, la risposta fu la medesima. Ad un certo punto, si fermò, guardò l'orologio. Io provai a ribaciarla, ma lei mi fece no col dito e indicò nuovamente l'orologio.
Essendo io un mezzo poeta, le dissi: "Ma non posso andare in giro con questo."
E mi sgrullai il pene che spingeva per uscire dai jeans neri come una fan di Mengoni davanti alle transenne del backstage dell'Eurovision.
Mi condusse quindi in bagno, non si lasciò toccare, tirò fuori il mio bene e mi masturbò - per la verità per pochissimi secondi, data l'eccitazione - fino a farmi venire copiosamente nel lavandino. E come se niente fosse, mi cacciò di casa.

Se vi piace, presto continuerò.
 
OP
T3tsuo

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Andiamo avanti allora e grazie per i like.

Dopo quel pomeriggio, la situazione si fece scottante, ma rimase sempre abbastanza castigata. Mi spiego meglio: non mi permetteva di toccarla, ma mi provocava e si faceva baciare ogni volta che scattava l’opportunità.
All’epoca, avevo qualche ragazza della mia età che mi facevo, andavo in discoteca, a ballare, uscivo con gli amici. Vi devo dire la verità: Lea non era il mio primo pensiero, quindi insomma, mi accontentavo della sega e ogni tanto la maledivo per essere così stronza.

Arriviamo quindi a settembre. Scuola appena iniziata, normalmente non c’era molto da fare: a settembre a malapena aprivano i libri e - inoltre - era l’anno della maturità per la mia assistita, quindi giù di spiegoni su come affrontare il “difficilissimo esame” che poi avrebbe condotto ognuno di loro sulla via dell’istruzione universitaria o del lavoro sottopagato.
Lea mi scrisse un messaggio in cui m’invitava a casa per ripetizioni alle 10 e 30 del mattino. Capii subito che le ripetizioni non c’entravano.

Arrivai a casa sua pulito, pettinato e con un paio di condom nel portafogli.
Appena varcai la porta, le intenzioni di Lea furono subito chiare: dalla t-shirt bianca s’intravedeva della lingerie rossa e nera.
Dieci minuti d’inutili chiacchiere - sapevamo entrambi il motivo per cui ero lì - e subito giù di limone sul divano, questa volta con smanacciata libera che accolsi in maniera liberatoria.
Il rendez-vous, però, non finì come mi ero immaginato: Lea si spogliò nuda, completamente. Mi fermò quindi dal fare altrettanto, ma almeno potetti godere dei suoi seni pantagruelici: una quinta piena, soda, leggermente solcata da sottili smagliature e con una capezzolo sul rosa chiaro, piccolo e appena accennato e della sua patonza depilata, molto più piccola di quello che mi aspettavo e con le labbra completamente chiuse, da ragazzina. Questo mi fece molto piacere.

Quella mattina, ebbene, si fece solo leccare la figa per circa mezz'ora, non ho tenuto il conto, fino a - letteralmente - quasi pisciarmi in faccia. Non me ne vogliano gli amanti dello squirto - ma si conosce dai tempi di “amici miei” la natura di codesto liquido. Detto questo, una rinfrescata e fuori di casa senza nemmeno l’accortezza di svuotarmi il bagaglio.


//rispondo a una domanda: Sì, il marito era al lavoro. Io l’ho conosciuto più di una volta, nei weekend era sempre presente. Ma come nell’istruzione della figlia, in questa storia, quest’uomo rimarrà sempre ai margini del narrato. Lei stessa di lui mi ha raccontato poco.

A presto
T.
 

dexter1

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Andiamo avanti allora e grazie per i like.

Dopo quel pomeriggio, la situazione si fece scottante, ma rimase sempre abbastanza castigata. Mi spiego meglio: non mi permetteva di toccarla, ma mi provocava e si faceva baciare ogni volta che scattava l’opportunità.
All’epoca, avevo qualche ragazza della mia età che mi facevo, andavo in discoteca, a ballare, uscivo con gli amici. Vi devo dire la verità: Lea non era il mio primo pensiero, quindi insomma, mi accontentavo della sega e ogni tanto la maledivo per essere così stronza.

Arriviamo quindi a settembre. Scuola appena iniziata, normalmente non c’era molto da fare: a settembre a malapena aprivano i libri e - inoltre - era l’anno della maturità per la mia assistita, quindi giù di spiegoni su come affrontare il “difficilissimo esame” che poi avrebbe condotto ognuno di loro sulla via dell’istruzione universitaria o del lavoro sottopagato.
Lea mi scrisse un messaggio in cui m’invitava a casa per ripetizioni alle 10 e 30 del mattino. Capii subito che le ripetizioni non c’entravano.

Arrivai a casa sua pulito, pettinato e con un paio di condom nel portafogli.
Appena varcai la porta, le intenzioni di Lea furono subito chiare: dalla t-shirt bianca s’intravedeva della lingerie rossa e nera.
Dieci minuti d’inutili chiacchiere - sapevamo entrambi il motivo per cui ero lì - e subito giù di limone sul divano, questa volta con smanacciata libera che accolsi in maniera liberatoria.
Il rendez-vous, però, non finì come mi ero immaginato: Lea si spogliò nuda, completamente. Mi fermò quindi dal fare altrettanto, ma almeno potetti godere dei suoi seni pantagruelici: una quinta piena, soda, leggermente solcata da sottili smagliature e con una capezzolo sul rosa chiaro, piccolo e appena accennato e della sua patonza depilata, molto più piccola di quello che mi aspettavo e con le labbra completamente chiuse, da ragazzina. Questo mi fece molto piacere.

Quella mattina, ebbene, si fece solo leccare la figa per circa mezz'ora, non ho tenuto il conto, fino a - letteralmente - quasi pisciarmi in faccia. Non me ne vogliano gli amanti dello squirto - ma si conosce dai tempi di “amici miei” la natura di codesto liquido. Detto questo, una rinfrescata e fuori di casa senza nemmeno l’accortezza di svuotarmi il bagaglio.


//rispondo a una domanda: Sì, il marito era al lavoro. Io l’ho conosciuto più di una volta, nei weekend era sempre presente. Ma come nell’istruzione della figlia, in questa storia, quest’uomo rimarrà sempre ai margini del narrato. Lei stessa di lui mi ha raccontato poco.

A presto
T.
Ti ha fatto andare lì con la scusa delle ripetizioni e si è fatta leccare la figa senza farti sborrare… almeno ti ha pagato?
 
OP
T3tsuo

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Avessi avuto la testa e l'esperienza di oggi, con tutta probabilità l'avrei mandata a cagare e sarebbe finita lì. Comunque, sì, è andata così. A palle piene e non pagato.
 

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