Storie di zombie
Storie di zombie
Ed eccoci di nuovo qua, penso Gio quella sera, ennesima festa con gli amici, solite chiacchierare solita gente , cambiava solo il contesto quando carnevale, quando capodanno questa volta halloween.
Era ormai da settimane che nel
gruppo whatapp si parlava di organizzare questa serata tra amici e come spesso succede le aspettative della preparazione superano di gran lunga la realizzazione del tutto. Le idee erano state tante, la musica, i giochi, i travestimenti la cena e invece Gio si trovava li in un angolo del tavolo con la classica bevuta in mano vestito come Yago di Frankestein junior sbadigliando e cosciente che quella serata sarebbe finita molto presto.
La noia stava prendendo il sopravvento, nessuno dei ragazzi li con lui avrebbe risollevato la serata, i suoi pensieri erano già oltre. Pensava a Eleonora, a Marika e a tutte le ragazze del forum di phica che giornalmente visitava domandandosi tra se e se come quelle paradisiache fanciulle stessero trascorrendo la serata, un sorriso si stampò sul suo volto.
Dopo poco però il ritorno alla realtà, tornò in quel salotto insieme ai suo amici che però avevano un qualcosa di diverso. "Ma cosa mi succede", disse a voce bassa, "vuoi vedere che ho bevuto troppo". Chiuse un attimo gli occhi poi gli riaprì.
Il salotto non era più lo stesso, il camino, il tavolo, le luci i mobili tutto era diverso. La nebbia sembrava aver invaso la stanza, non riusciva più a distinguere il numero di persone presenti, le voci le parole tutto senza un senso logico. Era il momento di cercare di capire cosa stesse succedendo. cercò di alzarsi ma non ci riuscì. Sentì una stretta alle caviglie e alle mani, ma non c'era nessuno li con lui. Qualcuno lo stava tenendo fermo.
Cercava di capire chi ci fosse dietro di lui ma non riusciva a vedere nessuno. Cominciò allora a chiamare i suoi amici, ma più provava a chiamarli e più loro sembravano distanti eppure erano lì a qualche metro da lui in cerchio.
Finalmente gli occhi di Gio si stavano abituando alla nuova luminosità della stanza e alla soffice nebbiolina che oramai aveva avvolto tutto.
Finalmente vedeva, quelle che dovevano essere chiacchiere piacevoli erano Invece versi animaleschi, i travestimenti avevano lasciato spazio a stracci, l'odore era diventato nauseante e li nel ben mezzo del salotto un corpo.
Chi era? Perché era lì disteso? Si sarà forse sentito male qualcuno? Perché gli altri sono tutti li intorno carponi? Cosa fanno? Che succede?.
Molte erano le domande che affollavano la mente di Gio e tutte erano senza una risposta. Continuava a chiamare urlando a più non posso ma niente nessuno lo sentiva.
Finalmente qualcuno sembrò essersi accorto di lui, quasi sollevato Gio si calmò. All'apparenza sembrava il suo compagno di bevute di sempre ma i suoi movimenti erano particolarmente lenti. Una lentezza quasi snervante, prima si mise sulle ginocchia, poi tirò su la schiena ricurva, spostò in avanti una gamba e aiutandosi con un braccio si alzò in piedi.
"Ce ne hai messo di tempo per accorgerti di me" - disse Gio ridendo- "vieni qui ad aiutarmi non capisco che mi succede".
Sembrava ancora una volta che non lo riuscisse a sentire, Gio stava per perdere la pazienza e cominciare ad urlare quando improvvisamente si girò.
Ciò che vide non era quello che era impresso nella sua mente, non era il volto di quell'ubriacone compagno di avventure serali ma bensì un volto deforme, un volto caratterizzato da una carnagione bianca, segnato da tagli e ferite e grondante di sangue, gli occhi poi, gli occhi erano rossi, un rosso porpora intenso un iride gialla e una pupilla nera che lo fissava nell'anima. Gio si sentì trafitto da quello sguardo. Quell'essere perché non si poteva definire diversamente cominciò a muoversi verso Gio, piano, lentamente. Gio cercava di liberarsi ma non riusciva a muoversi, era come attaccato alla sedia come se qualcosa lo stesse pressando. Si sentiva soffocare.
Adesso Gio si sentiva inerme, non poteva fare nulla. Quell'essere era vicino a lui lo vedeva bene, poteva sentirne l'odore rivoltante.
Faccia a faccia. La putrefazione, i denti consumati e gialli, nessun accenno di respirazione, nessun espressione sul volto, se non quella della morte, quello che aveva davanti era sicuramente uno zombie.
Gio cominciò a urlare, avrebbe voluto correre via, scappare lontano da quel salotto di orrore e morte e invece non poteva. Lo zombie stava per gustarsi un nuovo corpo, un corpo con un anima viva che ancora rifiutava di arrendersi. Voleva lottare. Gio voleva vivere.
Non poteva credere di essere arrivato alla fine. Lo zombi spalancò la bocca, la lingua putrefatta era gia a contatto col volto di Gio. Gio ne sentiva il viscidume ne sentiva la rudezza ne sentiva il sapore. Lo zombie si stava per avventare su Gio. Cosa gli sarebbe accaduto.. sarebbe diventato uno di loro, sarebbe morto.. oramai era spacciato.
Non aveva più il coraggio di guardare chiuse gli occhi urlò con tutto se stesso e poi gli riaprì.
Un raggio di sole attraversava la finestra, la luce era forte. L 'appannamento era forte ma i suoi occhi si abituarono presto alla luminosità. La scrivania, l'armadio, il comodino.. tutto era lì come sempre. Lo sguardo si posò sulla sveglia segnava le 10.00.
Tirò via la coperta, era ancora sudato. Prese il cellulare, c'era un messaggio: "allora ragazzi ci vediamo stasera per la festa di Halloween!!!!"
Buone feste di halloween a tutti! !!!!