Si sentivano in lontananza gli schiamazzi di quelle genti di mare, i loro corpi avvolti da impermeabili di plastica e le loro mani prendevano le cime bagnate che sopravanzavano dal fondo del mare. Si sentivano rumori pesanti, le maglie delle catene si sovrapponevano fra di loro e a poco a poco il motore strillante le tirava fuori dal pelo dell'acqua, il ponte levatoio si stava per staccare dalla terra ferma mentre un
gruppo di vigilantes invitavano le persone ad allontanarsi.
Venni da te quel mattino, all'insaputa di tutti, forse anche all'insaputa mia, il tuo messaggio, come sempre telegrafico, quasi vuoto nel cuore della notte mi preoccupò, capii che forse in quel momento non avevi tanta voglia di mescolare la tua libido con la mia e forse non ti andava più di essere afferrata per i fianchi, alzare gli elastici delle tue mutandine sino ad esplicitare il solco del tuo sesso lungo il tessuto. Ne pensai tante nel tragitto mentre l'alba riecheggiava lungo quella superstrada e la linea continua mi faceva compagnia spaccando in due perfette metà il manto stradale. Al semaforo mi fermai anche se era appena accesa la luce gialla, mi interessò il viso di una vigilessa, le sorrisi, incoraggiai il suo lavoro, in un ora così difficile in mezzo ad una strada così pericolosa, quando scattò il verde alzai la mano dal manubrio e la salutai.
Mi sorprese quel tuo invito il dubbio mi angosciava malgrado quei bellissimi paesaggi che la strada mi serviva, lasciai parlare loro, il tenue colore del cielo, di tanto in tanto i merli volavano perpendicolarmente la strada, l'angoscia si frammentò, poi arrivai.
Mi aspettavi seduta su quella panchina, erano listelli di legname a comporla e le articolazioni di metallo, erano fredde e la verace salsedine le aveva già lievemente consumate.
Le punte dei tuoi stivali bianchi erano parallele ed attaccate, forse per il freddo ed entrambe posavano per terra, erano dipinti di bianco e terminavano sino al culmine dei tuoi polpacci. Da lì prendeva poi continuità la maglia di nylon che copriva le rimanenze dei tuoi arti, scavalcava lungo il ginocchio e da lì poi il tessuto lentamente copriva le cosce.
Era istintiva la voglia in me di farci cadere la mano, sai, quando ti vidi da lontano, scambiai quelle forme per una autostrada e lasciare che la mia lingua la percorresse tutta.
Le spalle avvolte da un giubettino di jeans disegnavano in quella precoce mattinata una lieve gobba mentre il tuo capo si rannicchiava e a cupola fruiva informazioni da sopra al display del tuo telefono.
Quando arrivai ti sorpresi di spalle, con la coda dell'occhio vedevo che scarrellavi pdf che parlavano di "culture orientali e stregonerie"
"a prima mattina non è forse un pò troppo?" mi presentai facendoti questa domanda.
Con voce sorpresa mi sorridesti, sollevasti la borsa che ti faceva compagnia e mi facesti sedere al suo posto, mi baciasti la bocca. Dinanzi quel bacio sentii un calore imponente sovrastare i miei sensi, la libido si accentuava di secondo in secondo e poi l'odore selvaggio della tua eccitazione era un segno indelebile che il tuo sesso era già versante gli umori.
Si separarono le tue labbra, erano a stento trattenute da quel liquido viscoso e lucido che, ipotizzo, avevi versato qualche ora prima su di loro, mi faceva venire in mente il giorno in cui ti stavi preparando eravamo insieme, anonimi, in svizzera, ti preparavi in bagno io ero accanto a te nudo e ti guardavo, dal case prendesti questo stick e lo svitasti poi con delicatezza lo estraesti e alla fine l'estremità panciuta uscì fuori tutta impregnata di quella sostanza.
Lentamente la facesti scivolare, mentre le tue labbra erano rilassate e combaciavano entrambe, io ti osservavo e più ti sentivi osservata più rallentavi la corsa di quel bastoncino sulla tua bocca, il sesso mio divenne un fuoco, un caminetto caldo intriso di stupore e lubrificazioni.
"Oh..." fu questo il mio gemito per farti capire che malgrado una notte di fuoco, il mio sesso voleva ancora impanicare il tuo corpo. Te ne accorgesti e lo prendesti per mano, lo accarezzasti mentre con l'altra mano guidavi il bastoncino, mi piegai e presi le decoltèè argentate che ti avevo chiesto di portare, goffamente le avvicinai ai tuoi piedi nudi sul pavimento di marmo, le indossasti, i tuoi polpacci divennero duri e il tuo bacino si alzò di qualche centimetro.
"ma come mai sei ancora eccitato?" mi chiedesti come un passante chiede l'orario.
Non ti risposi ma con la mano accompagnai la tua e ti dissi di continuare.
Prendesti la mia estremità e la inseristi sul tuo fianco costringendo all'elastico del tuo tanga a reggerlo.
Eri dinanzi allo specchio i tuoi seni avvolti in quel reggiseno intimissimi che ti comprai, insieme alla brasiliana trasparente con gli elastici sottili, te lo comprai qualche giorno prima fu la prima cosa che feci quando arrivai a milano.
Il fallo cercava piacere scivolando un pò lungo quel filo un pò sulla tua pelle, i tuoi umori riecheggiavano in quel bagno di albergo mentre la tua mano farciva la bocca con quel lucida labbra.
Il mio piacere aumentava a dismisura, era il tuo bacino a muoversi avanti e dietro e di tanto in tanto ti incitavo dando uno schiaffo più o meno forte sul tuo gluteo destro, ogni volta che lo ricevevi godevi e per istinto muovevi sempre più velocemente l'anca masturbando così il mio eros.
L'eccitazione fu così forte che ad un certo punto ci rinunciasti, cercasti di comporre quel cilindro e di posare quello stick ma non ci riuscisti, fu così forte che ad un certo punto ti liberasti di quel salsicciotto attaccato al fianco e lo attaccasti alla tua bocca.
Le tue labbra viscide di quella sostanza scivolavano intorno al mio glande "oh si..." ti dissi, sapevi che adoravo all'infinito i tuoi baci alla base del prepuzio, lì dove abita il frenulo, ti dissi di baciare delicatamente mentre le tue mani si aggrappavano alle mie cosce e le tue ginocchia ormai erano dure perchè ti eri piegata.
Era una scena meravigliosa, sentivo la tua boccia baciare lentamente il pene sentivo i suoni che le tue labbra pronunciavano, sentivo i dolci suoni che i fili di saliva pronunciavano quando si muoveva la tua lingua.
Avanzasti, volevi sentirlo dentro e lo facesti entrare nella bocca, era ormai sensibilizzato il tuo antro, la tua ugola si comprimeva ed eri capace di accogliermi sin sotto la faringe.
Ogni volta che succedeva questo copiosa la rugiada grodava dalla tua bocca ed io sempre lì ad aspettarla per accoglierla e lubrificare i tuoi seni. Erano gli stessi che avevano allattato i tuoi figli ed erano gli stessi che probabilmente succhiava tuo marito.
Come complementare la tua bocca procedeva in un senso e nel momento dopo lo annullava, per le ascelle ti alzai, volevo vedere questa scena in terza persona credimi, sarebbe stato per me un modo di rivivere quelle emozioni, il tuo corpo era bello era sano era sodo le tue cosce avevano quella ruggine caratteristica della tua età e a me tutto questo faceva letteralmente impazzire.
Volevo scoprirti dentro, sapevo che nell'insenatura che il tessuto nascondeva avrei trovato la ragione di quel giorno, ti facesti sollevare si, prima per le ascelle, sino a quando la tua bocca inzuppata del mio sesso coincise con la mia, le mani intercettarono le proiezioni delle sporgenze della tua cresta iliaca e abbassarono quella mutandina.
L'eccitazione corroborava il tuo corpo e mi volevi sentire anche tu in quella angolazione, non contento ti presi per i glutei mentre ti dissi di aggrapparmi al mio collo, ti feci sedere sull'orlo del lavabo mentre qualche cosa andò a finire per terra, staccasti una mano dal mio collo e la usasti per afferrare il mio eros e farlo entrare dentro. Le mie braccia adese alle tue cosce e le mie mani afferravano i tuoi glutei...
"OH.... " spinsi il mio sesso ed entrai per la prima volta dentro di te, riuscì a dire solo questo poi i miei sospiri si fecero intensi e ti baciai.
Entravo dentro di te con una lentezza afrodisiaca, sentivo tramite la massima estremità del mio sesso, sentivo la bocca vaginale, sentivo gonfie le labbra sentivo un mare di eccitazione provenire dal tuo clitoride.
Era lenta la mia sopraavanzata, era lenta come lenta la mia bocca scivolava sulla tua come profondo e lento era il tuo respiro....
"Si........ bravo...... cosi"
Lentamente il virgulto sesso mio usciva e poi rientrava sino ad assecondare il ritmo che tu mi davi afferrandomi per il bacino. Quei movimenti servivano sempre di più ad assecondare il tuo imminente orgasmo, eri tu che mi guidavi giuro, non ti potevo più giudicare perchè finalmente forse quella volta ti sentisti libera per davvero.
Dettasti il ritmo dei movimenti e poi assecondai i tuoi gemiti, ad un certo punto mi trattenesti dentro di te e respiravi a fatica, sentivo le tue cosce pronunciare infinitesimali movimenti avanti e dietro che masturbavano il mio sesso,
continuasti sino al punto di aumentare sempre di piu.
Mi facesti ritrovare alle porte del mio coito, lo capisti perchè sentivi il mio glande ingrossarsi ad intermittenza. Lo sentivi pompare, sapevi che era come una bomba che da un momento all'altro sarebbe scoppiata. Lento e inesorabile il tuo bacino custodiva questa scena
"OH insieme.... veniamo insieme" dicesti tutto questo
fu così che il mio flusso si miscelò col tuo e rimasi ancora dentro di te per un altro po.
Ci baciammo, ci ribaciammo ancora alla fine ti abbracciai.
Mi venne in mente questa scena mentre interessata mettesti le gambe di lato e le accavallasti, da vera signora con la mano destra afferrasti l'estremità del vestitino e la abbassasti per coprire forse la coscia che fuoriusciva.
La nave velocemente si allontanò lasciando il suo ricordo nella sagoma della sua scia che rimase dinanzi a noi per qualche altro minuto, entrambi ci incantammo ad osservare quella scena.
L'interesse poi passò ad altro la tua mano penetrò nella borsa di cuoio, estrapolasti il pacchetto di MS tutto stropicciato, lo apristi e prendesti due sigarette, presi poi il mio accendino dalla tasca e accesi quella sigaretta puzzolente prima a te poi a me..
Era importante quello che dovevi dirmi, ma non riguardava noi ma riguardava te, era una cosa che non ti faceva dormire e che non ti aveva fatto dormire nemmeno quella notte. Ti prendesti una lunga pausa per estraniare dalla tua mente la coscienza e il giudizio e io subito capii che forse quello che mi stavi per raccontare non aveva niente a che vedere con la moralità. Feci un tiro, poi un altro "come è bello il mare ti dissi"....