Esperienza reale Mia suocera mi tormenta

OP
L

lunapop

Guest
Grazie di vero cuore, ne sono particolarmente onorato, purtroppo sono stati giorni più o meno drammatici dove veramente molti di noi siamo stati chiamati per dare , nei limiti delle nostre conoscenze, un degno contributo.
Non nascondo che è mancato anche a me interagire con voi, aprirmi e sfogare questa parte di me che porto dentro.

Un caro saluto a te e a coloro i quali avranno il piangere di leggere.
 
OP
L

lunapop

Guest
Si sentivano in lontananza gli schiamazzi di quelle genti di mare, i loro corpi avvolti da impermeabili di plastica e le loro mani prendevano le cime bagnate che sopravanzavano dal fondo del mare. Si sentivano rumori pesanti, le maglie delle catene si sovrapponevano fra di loro e a poco a poco il motore strillante le tirava fuori dal pelo dell'acqua, il ponte levatoio si stava per staccare dalla terra ferma mentre un gruppo di vigilantes invitavano le persone ad allontanarsi.

Venni da te quel mattino, all'insaputa di tutti, forse anche all'insaputa mia, il tuo messaggio, come sempre telegrafico, quasi vuoto nel cuore della notte mi preoccupò, capii che forse in quel momento non avevi tanta voglia di mescolare la tua libido con la mia e forse non ti andava più di essere afferrata per i fianchi, alzare gli elastici delle tue mutandine sino ad esplicitare il solco del tuo sesso lungo il tessuto. Ne pensai tante nel tragitto mentre l'alba riecheggiava lungo quella superstrada e la linea continua mi faceva compagnia spaccando in due perfette metà il manto stradale. Al semaforo mi fermai anche se era appena accesa la luce gialla, mi interessò il viso di una vigilessa, le sorrisi, incoraggiai il suo lavoro, in un ora così difficile in mezzo ad una strada così pericolosa, quando scattò il verde alzai la mano dal manubrio e la salutai.

Mi sorprese quel tuo invito il dubbio mi angosciava malgrado quei bellissimi paesaggi che la strada mi serviva, lasciai parlare loro, il tenue colore del cielo, di tanto in tanto i merli volavano perpendicolarmente la strada, l'angoscia si frammentò, poi arrivai.

Mi aspettavi seduta su quella panchina, erano listelli di legname a comporla e le articolazioni di metallo, erano fredde e la verace salsedine le aveva già lievemente consumate.
Le punte dei tuoi stivali bianchi erano parallele ed attaccate, forse per il freddo ed entrambe posavano per terra, erano dipinti di bianco e terminavano sino al culmine dei tuoi polpacci. Da lì prendeva poi continuità la maglia di nylon che copriva le rimanenze dei tuoi arti, scavalcava lungo il ginocchio e da lì poi il tessuto lentamente copriva le cosce.
Era istintiva la voglia in me di farci cadere la mano, sai, quando ti vidi da lontano, scambiai quelle forme per una autostrada e lasciare che la mia lingua la percorresse tutta.
Le spalle avvolte da un giubettino di jeans disegnavano in quella precoce mattinata una lieve gobba mentre il tuo capo si rannicchiava e a cupola fruiva informazioni da sopra al display del tuo telefono.
Quando arrivai ti sorpresi di spalle, con la coda dell'occhio vedevo che scarrellavi pdf che parlavano di "culture orientali e stregonerie"
"a prima mattina non è forse un pò troppo?" mi presentai facendoti questa domanda.
Con voce sorpresa mi sorridesti, sollevasti la borsa che ti faceva compagnia e mi facesti sedere al suo posto, mi baciasti la bocca. Dinanzi quel bacio sentii un calore imponente sovrastare i miei sensi, la libido si accentuava di secondo in secondo e poi l'odore selvaggio della tua eccitazione era un segno indelebile che il tuo sesso era già versante gli umori.

Si separarono le tue labbra, erano a stento trattenute da quel liquido viscoso e lucido che, ipotizzo, avevi versato qualche ora prima su di loro, mi faceva venire in mente il giorno in cui ti stavi preparando eravamo insieme, anonimi, in svizzera, ti preparavi in bagno io ero accanto a te nudo e ti guardavo, dal case prendesti questo stick e lo svitasti poi con delicatezza lo estraesti e alla fine l'estremità panciuta uscì fuori tutta impregnata di quella sostanza.
Lentamente la facesti scivolare, mentre le tue labbra erano rilassate e combaciavano entrambe, io ti osservavo e più ti sentivi osservata più rallentavi la corsa di quel bastoncino sulla tua bocca, il sesso mio divenne un fuoco, un caminetto caldo intriso di stupore e lubrificazioni.
"Oh..." fu questo il mio gemito per farti capire che malgrado una notte di fuoco, il mio sesso voleva ancora impanicare il tuo corpo. Te ne accorgesti e lo prendesti per mano, lo accarezzasti mentre con l'altra mano guidavi il bastoncino, mi piegai e presi le decoltèè argentate che ti avevo chiesto di portare, goffamente le avvicinai ai tuoi piedi nudi sul pavimento di marmo, le indossasti, i tuoi polpacci divennero duri e il tuo bacino si alzò di qualche centimetro.
"ma come mai sei ancora eccitato?" mi chiedesti come un passante chiede l'orario.
Non ti risposi ma con la mano accompagnai la tua e ti dissi di continuare.
Prendesti la mia estremità e la inseristi sul tuo fianco costringendo all'elastico del tuo tanga a reggerlo.
Eri dinanzi allo specchio i tuoi seni avvolti in quel reggiseno intimissimi che ti comprai, insieme alla brasiliana trasparente con gli elastici sottili, te lo comprai qualche giorno prima fu la prima cosa che feci quando arrivai a milano.

Il fallo cercava piacere scivolando un pò lungo quel filo un pò sulla tua pelle, i tuoi umori riecheggiavano in quel bagno di albergo mentre la tua mano farciva la bocca con quel lucida labbra.
Il mio piacere aumentava a dismisura, era il tuo bacino a muoversi avanti e dietro e di tanto in tanto ti incitavo dando uno schiaffo più o meno forte sul tuo gluteo destro, ogni volta che lo ricevevi godevi e per istinto muovevi sempre più velocemente l'anca masturbando così il mio eros.

L'eccitazione fu così forte che ad un certo punto ci rinunciasti, cercasti di comporre quel cilindro e di posare quello stick ma non ci riuscisti, fu così forte che ad un certo punto ti liberasti di quel salsicciotto attaccato al fianco e lo attaccasti alla tua bocca.
Le tue labbra viscide di quella sostanza scivolavano intorno al mio glande "oh si..." ti dissi, sapevi che adoravo all'infinito i tuoi baci alla base del prepuzio, lì dove abita il frenulo, ti dissi di baciare delicatamente mentre le tue mani si aggrappavano alle mie cosce e le tue ginocchia ormai erano dure perchè ti eri piegata.

Era una scena meravigliosa, sentivo la tua boccia baciare lentamente il pene sentivo i suoni che le tue labbra pronunciavano, sentivo i dolci suoni che i fili di saliva pronunciavano quando si muoveva la tua lingua.
Avanzasti, volevi sentirlo dentro e lo facesti entrare nella bocca, era ormai sensibilizzato il tuo antro, la tua ugola si comprimeva ed eri capace di accogliermi sin sotto la faringe.
Ogni volta che succedeva questo copiosa la rugiada grodava dalla tua bocca ed io sempre lì ad aspettarla per accoglierla e lubrificare i tuoi seni. Erano gli stessi che avevano allattato i tuoi figli ed erano gli stessi che probabilmente succhiava tuo marito.
Come complementare la tua bocca procedeva in un senso e nel momento dopo lo annullava, per le ascelle ti alzai, volevo vedere questa scena in terza persona credimi, sarebbe stato per me un modo di rivivere quelle emozioni, il tuo corpo era bello era sano era sodo le tue cosce avevano quella ruggine caratteristica della tua età e a me tutto questo faceva letteralmente impazzire.
Volevo scoprirti dentro, sapevo che nell'insenatura che il tessuto nascondeva avrei trovato la ragione di quel giorno, ti facesti sollevare si, prima per le ascelle, sino a quando la tua bocca inzuppata del mio sesso coincise con la mia, le mani intercettarono le proiezioni delle sporgenze della tua cresta iliaca e abbassarono quella mutandina.
L'eccitazione corroborava il tuo corpo e mi volevi sentire anche tu in quella angolazione, non contento ti presi per i glutei mentre ti dissi di aggrapparmi al mio collo, ti feci sedere sull'orlo del lavabo mentre qualche cosa andò a finire per terra, staccasti una mano dal mio collo e la usasti per afferrare il mio eros e farlo entrare dentro. Le mie braccia adese alle tue cosce e le mie mani afferravano i tuoi glutei...
"OH.... " spinsi il mio sesso ed entrai per la prima volta dentro di te, riuscì a dire solo questo poi i miei sospiri si fecero intensi e ti baciai.
Entravo dentro di te con una lentezza afrodisiaca, sentivo tramite la massima estremità del mio sesso, sentivo la bocca vaginale, sentivo gonfie le labbra sentivo un mare di eccitazione provenire dal tuo clitoride.
Era lenta la mia sopraavanzata, era lenta come lenta la mia bocca scivolava sulla tua come profondo e lento era il tuo respiro....
"Si........ bravo...... cosi"

Lentamente il virgulto sesso mio usciva e poi rientrava sino ad assecondare il ritmo che tu mi davi afferrandomi per il bacino. Quei movimenti servivano sempre di più ad assecondare il tuo imminente orgasmo, eri tu che mi guidavi giuro, non ti potevo più giudicare perchè finalmente forse quella volta ti sentisti libera per davvero.

Dettasti il ritmo dei movimenti e poi assecondai i tuoi gemiti, ad un certo punto mi trattenesti dentro di te e respiravi a fatica, sentivo le tue cosce pronunciare infinitesimali movimenti avanti e dietro che masturbavano il mio sesso,
continuasti sino al punto di aumentare sempre di piu.

Mi facesti ritrovare alle porte del mio coito, lo capisti perchè sentivi il mio glande ingrossarsi ad intermittenza. Lo sentivi pompare, sapevi che era come una bomba che da un momento all'altro sarebbe scoppiata. Lento e inesorabile il tuo bacino custodiva questa scena
"OH insieme.... veniamo insieme" dicesti tutto questo
fu così che il mio flusso si miscelò col tuo e rimasi ancora dentro di te per un altro po.
Ci baciammo, ci ribaciammo ancora alla fine ti abbracciai.

Mi venne in mente questa scena mentre interessata mettesti le gambe di lato e le accavallasti, da vera signora con la mano destra afferrasti l'estremità del vestitino e la abbassasti per coprire forse la coscia che fuoriusciva.
La nave velocemente si allontanò lasciando il suo ricordo nella sagoma della sua scia che rimase dinanzi a noi per qualche altro minuto, entrambi ci incantammo ad osservare quella scena.
L'interesse poi passò ad altro la tua mano penetrò nella borsa di cuoio, estrapolasti il pacchetto di MS tutto stropicciato, lo apristi e prendesti due sigarette, presi poi il mio accendino dalla tasca e accesi quella sigaretta puzzolente prima a te poi a me..

Era importante quello che dovevi dirmi, ma non riguardava noi ma riguardava te, era una cosa che non ti faceva dormire e che non ti aveva fatto dormire nemmeno quella notte. Ti prendesti una lunga pausa per estraniare dalla tua mente la coscienza e il giudizio e io subito capii che forse quello che mi stavi per raccontare non aveva niente a che vedere con la moralità. Feci un tiro, poi un altro "come è bello il mare ti dissi"....
 
OP
L

lunapop

Guest
Quel giorno sull'arenile nella mia mente i flussi di pensiero sopravanzavano, trovavano affinità nei tuoi occhi, chiari, accesi dalle prime luci del giorno, pizzichi di salsedine si posavano sulle nostre mani e spostavano coraggiosamente il fumo che dalle sigarette accese fuggiva via.
Ci godemmo il silenzio di quella unione, non c'era tanto da dire perchè eravamo ancora una volta vicini, forse in quel momento dimenticammo entrambi il nostro reciproco essere animali e capaci di assecondare i senza ritegno tutte le nostre voglie, ti osservavo mentre con le cosce accavallate guardarvi il mare, con una mano tenevi a bada il tessuto della gonna che avvolgeva le tue cosce.
Poi ci sorprese il passaggio di una pilotina, fronteggiava il cammino di una grande nave che usciva dal porto, in un intermezzo di gabbiani un uomo robusto, vestito di bianco si sporse dal passamano che custodiva i bordi.
nel frattempo la pilota si avvicinò al muretto di quel gigante di acciaio e quell'uomo si aggrappò ad una biscagina, le sue enormi sagome forzute prendevano forma poichè il contrasto dei suoi vestiti Con i colori della nave era accentuato.
"quando una grande nave deve uscire dal porto, il comandante ha bisogno della guida e della supervisione del comandante di porto" con dolcezza mi spiegasti mentre ero incantato a guardare quella scena.
Percorsero ancora un centinaio di metri nel bacino, poi quel grande traghetto, in una girata ad U si liberò della scogliera e abbraccio l'aperto mare. Subentrò ancora quella simpatica e piccola imbarcazione, con scritto "piloti" continuò la scorta per altre miglia, poi dalla stessa biscagina scese lo stesso uomo. Vincente, saltò sulla nave.

Mentre ero preda di quell'incanto mi baciasti la bocca e lasciasti su di lei l'impronta dei colori, inconfondibli, del tuo rossetto. Ti guardai e accennai un sorriso. Prese il sopravvento la dolcezza e sentivo l'inspessirsi di un pathos crescente di emozioni, ricambiai quel bacio con il mio, poi respira sti nei miei polmoni ed insieme lo stesso respiro.

Sentivo le tue emozioni vacillare e preferimmo rimanere seduti incolumi su quella panchina, lontani erano ormai coloro i quali farcivano le nostre apparenti esistenze, come lontani erano i nostri ricordi quando da furtivi amanti consumavamo i nostri sensi l'uno sull'altro sino al punto di esplodere.
Pensammo questo all'unisono, poi ti alzasti ed insieme camminammo lungo la linea che ci collegava al faro, era quello rosso e la sua luce lampeggiava, salisti sugli scogli, ti diedi una mano, in quel tragitto forse capii che c'era qualche cosa che stava per bollire fra di noi ma non capivo cosa di preciso.

Nella mia piccola mente pensai e forse percepii che forse erano i nostri ultimi giorni di amanti, e guardavo il mare e gli chiedevo, chi mai può avere la forza di prosciugarti se non dio? nella mia testa sorrisi e pensai "ma quale dio?" Erano ingarbugliata i miei pensieri, non percepivo nemmeno più i loro flussi, negli ultimi tempi avevo semplicemente degli acufeni che non mi davano tregua non mi davano pace, Foca, la notte prima, come un profeta mi disse che avevo bisogno di qualche giorno di ferie.

Saliti su quella pietra ti sedesti, sfilai dalla mia giacca un filtro, poi una cartina, un ciuffo di tabacco, mi strappasti di mano quel manufatto e accaressasti una delle due estremità con la lingua, scivolo lentamente mentre con gli occhi mi guardavi, poi me la restiuisti e me l'accendesti. Ah quel fumo quanto mi piaceva.

Non mi parlasti, non lo facesti, non mi guardasti nemmeno negli occhi, accavallasti le tue meravigliose cosce e mi guardasti fisso, passarono dei minuti, erano lenti, lo Scandivano i gesti dei pescatori erranti nel mare che issavano delle reti, finalmente la verità cerco di saturarsi mentre il sole si annunciava dietro le tende.

Una busta di carta intestata con il nome del policlinico in cui lavoro, non capii né realizzai, mi porgesti questa busta chiusa, e ti guardai, poi mi allarmai e ti chiesi il nesso il perchè il come il quando.

Mi sorridenti eri calma, eri calma e sorridente non lo dimenticherò mai
"apri la busta non temere.." furono queste le nostre ultime parole di amanti.

Era un foglio piegato a tre, alzai il lembo superiore trovai le tue generalità, la parte centrale ed infine l'ultimo con il timbro e la firma digitale del biologo, "lo conosco questo è bravo" dissi quando lessi la sua firma.

Jean Paul Sartre la chiamò l'età della ragione, spreco un libro intero e far convincere al lettore che lungo l'esistenza i flussi di coscienza andavano equilibrati con l'azione e con la morale, forse per entrambi sino a quel giorno non era l'età della ragione e forse quello che chiamammo ragione era semplicemente l'escamotage giusto per uscire fuori da quella strampalata e mascherata vita, un pò come il capitano del porto che si arrampica su una biscagina e sale sino ad arrivare alla plancia dei comandi della nave, insieme l'avevamo percorsa per raggiungere la nostra dimensione, ma mai la ragione.
Tutte le volte che ti tolsi le mutandine lo feci con arroganza, tutte le volte che mi hai baciato mi chiedesti di farlo con virile essenza.

Un gabbiano si posò proprio dinanzi a noi, ci sorprese e ci disse chi eravamo, chi potenzialmente possiamo essere.
Andrea un mio compagno di corso il giorno del mio compleanno mi disse "noi potenzialmente siamo tutto"

Le beta-HCG era un valore che tanta interpretazione non aveva da darne, era un pò come quei valori che quelli sono e quelli restano, era inchiodato a 150 unità per ml di sangue prelevato erano lacrime che mi scorrevano dagli occhi, non so per quale motivo, ma dinanzi a quella notizia motivi non esistevano proprio piu.

Custodivi nella parte più profonda di te una parte di me, microscopica mente grande infinitamente piccola, sorrideva il tuo viso, era un sorriso sincero che non avevo mai visto negli occhi di nessuna altra donna. Conosco poco la ginecologia ne tanto meno l'ostetricia, ho sempre odiato i figli le famiglie le nascite.

Non esiste continuazione di questo racconto, perchè proprio qui che siamo arrivati, ho scelto di condividere con voi tutto questo perchè eravate e siete forse voi gli unici degni e capaci di poter leggere ed affrontare tutto questo.

Ti abbracciai forte, un filo di vento spostava le lacrime dai miei occhi mentre sulla mia linea tua figlia di dava il buongiono, accennasti un no con la testa poi mi baciasti di nuovo.
Squillò il tuo telefono, quella canzone di Lucio dalla, quella bella, ti aspettano a scuola per gli esami, andaste via, lungo quel molo tu e nostro figlio con te, rimasi lì seduto su quella panchina, accanto a me un pescatore navigato mi spiegò, mi accesi un altra sigaretta.

Volevo ringraziare coloro i quali con pazienza e dedizione mi hanno letto , mi hanno sostenuto si sono incuriositi,
Volevo ringraziare coloro i quali hanno dato vita a questo spazio poichè è stato fondamentale ed importante per me.

Volevo ricordarvi che l'esistenza è bella è importante ed è profonda e non va sprecata ma anzi va amata.

Io e te abbiamo procreato, le parole, i gesti non esistono più perchè dinanzi a noi permane la vita.

Grazie infinitamente a tutti, chissà che con qualcuno ci siamo già visti o ci conosciamo o ci conosceremo.

Un abbraccio di vero cuore a tutti, vogliatevi bene.

Vostro, con affetto Lunapop
 

mahmah

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Sarà che mi sono perso dei pezzi ma non ho capito se ha procreato con la suocera, con la fidanzata o con l’infermiera. Potreste svelarmi l’arcano?
Racconto molto bello in ogni caso
Grazie
 

dd81

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Eh già, perdonatemi questa mancanza, purtroppo anch’io ho perso qualche passaggio, ma alla fine chi ha messo incinta?
 
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lunapop

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Il mio seme ha avuto modo di lasciare me e la mia esistenza per fondersi con il seme della madre della mia fidanzata.
Questa fusione ha dato vita ad una nuova vita, in questi giorni sono innumerevoli le nottate insonne dove entrambi stiamo cercando di fare la scelta migliore, dopo settimana dopo settimana la vita che la madre della mia ragazza ha in grembo si accresce sempre di piu.

Non dovete chiedere affatto scusa, anzi, sono io a chiederlo.
Vi ringrazio profondamente, di vero cuore per la vostra attenzione, per avermi letto e quindi per essere stati partecipi di questi flussi di coscienza. Vi mando un abbraccio di cuore.

Lunapop
 

mitcho

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Il mio seme ha avuto modo di lasciare me e la mia esistenza per fondersi con il seme della madre della mia fidanzata.
Questa fusione ha dato vita ad una nuova vita, in questi giorni sono innumerevoli le nottate insonne dove entrambi stiamo cercando di fare la scelta migliore, dopo settimana dopo settimana la vita che la madre della mia ragazza ha in grembo si accresce sempre di piu.

Non dovete chiedere affatto scusa, anzi, sono io a chiederlo.
Vi ringrazio profondamente, di vero cuore per la vostra attenzione, per avermi letto e quindi per essere stati partecipi di questi flussi di coscienza. Vi mando un abbraccio di cuore.

Lunapop
non vorrei essere nei vostri panni ma se posso darti un sincero consiglio trovate la strada più sincera per evitare ulteriori sofferenze alla ignara fidanzata. sarete tutti una grande famiglia a breve.
 
OP
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lunapop

Guest
caro @mitcho ti ringrazio di vero cuore per il consiglio.
Ragazzi è un momento delicato, molto delicato, quanto è brutto decidere per gli altri a maggior ragione se gli altri sono una famiglia intera e una vita, ma vi confesso che a mio avviso stroncare di punto in bianco una vita che sta per nascere non è bello, anzi, da medico, non vi nascondo che ho sempre interpretato la famosa "pillola anticoncezionale" come uno scopo curativo e terapeutico piuttosto che come mezzo abortivo.
Ho bisogno di parlare con lei ma non vi nascondo che senza il vostro supporto e senza l'aver "ascoltato" questo mio sfogo mi ha fatto sentire meglio, molto meglio, non credo che basti la parola "grazie" per concretizzare ciò che siete stati e ciò che siete per me.

Vi mando un saluto con stima e con affetto
Lunapop
 

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