Edonis
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Ciao a tutti ragazzi, scusate l'attesa, non ho avuto molto tempo in questi giorni, spero di non aver omesso nulla nel racconto, ho scritto di fretta, avendo poco tempo, scusatemi anche per la lunghezza del racconto, ho cercato di riassumere il tutto per evitare di dilungarmi troppo.
Sabato mattina, con la scusa della classica telefonata tra cognate, mia zia ha telefonato a mia madre con l'obbiettivo di parlare con me. Dopo una lunga conversazione tra le due, mia madre mi si è avvicinata dicendomi “C'è tuo zio che deve parlarti”, quelle parole mi gelarono il sangue, afferrai la cornetta con i peggiori dei pensieri che mi balenavano per la testa, avvicinai la cornetta all'orecchio e dissi: <Pronto..?>, <Gioia, sono io> rispose mia zia. La cosa mi tranquillizzò, probabilmente mia zia aveva detto a mia madre una piccola bugia per non attirare curiosità o attenzione.
La telefonata fu breve, mia zia mi informò che nel tardo pomeriggio mio zio sarebbe andato a casa di amici per guardare la partita, avevamo più o meno 2-3 ore di sicura libertà.
Per tutta la mattinata pensai e ripensai cosa poteva succedere una volta arrivato a casa di mia zia, non volevo viaggiare troppo di fantasia, per non rimanerci male qualora non fosse successo nulla, ma era un pensiero fisso, non riuscivo a non fantasticare. Verso le 19:30 mi avviai verso casa sua, arrivando dopo una ventina di minuti, posteggiai l'auto e rimasi per un attimo seduto, mille pensieri... mille fantasie, che forse avevo solo io, respirai profondamente e scesi, diretto verso il suo portone.
Citofonai e mi feci aprire, percossi il corridoio che portava a casa sua con la terribile sensazione che mio zio fosse ancora in casa, suonai alla porta, che si aprì poco dopo, davanti alla porta c'era lei che mi accolse con un gran sorriso, indossava una maglia bianca smanicata con delle piccole bretelle, un pinocchietto grigio che le arrivava poco sopra il ginocchio e delle infradito.
Entrammo in casa e ci dirigemmo in cucina, in casa non c'era anima viva, le domandai <Zia, sei sicura che lo zio non arrivi prima?>, lei rispose con voce pacata <Sicura, tornerà dopo la partita>, poco dopo esordì dicendo <Finalmente possiamo parlare in tutta libertà, puoi dirmi tutto>, nel frattempo mi ero seduto al tavolo, mentre lei era intenta a preparare il caffè, il mio sguardo si posò inevitabilmente sul suo lato b meraviglioso, mentre la guardavo dissi <Eh si, finalmente non sembriamo due latitanti, ci sono molte cose di cui voglio parlarti...>, <Dimmi pure gioia, ti ascolto> mi rispose, mentre posava la caffettiera sul fuoco, per poi dirigersi verso di me e sedersi al mio fianco. In quel momento mi passò per la testa l'episodio che vi raccontai qualche racconto fa, quello in cui la spiai mentre si asciugava dopo la doccia, un po imbarazzato, mi presi di coraggio e le dissi <Zia, ricordi quando fummo ospiti qui a casa vostra e ti incontrai nel corridoio mentre andavo dalla bambina?>, <Si, perché?> rispose lei incuriosita, <Beh... dopo aver controllato la bambina, mi sono accorto che eri in bagno, vedevo la luce accesa, mi sono avvicinato e...> mi bloccai per un attimo, lei disse subito <E...?>, <E ho sbirciato dal buco della serratura mentre ti asciugavi...>.
Provavo un certo imbarazzo mentre pronunciavo quelle parole, ma allo stesso tempo mi sentivo alleggerito da quella confessione, lei per un attimo scostò lo sguardo, forse imbarazzata, poi mi guardò e disse <Ah si? >, risposi frettolosamente dicendo <Non voglio che pensi che sono un maniaco...>, <Ma no, cosa dici... non mi sarei mai aspettata però una cosa del genere, so cosa provi per me, ma non sapevo che la cosa era così forte...>. Un silenzio imbarazzante ricoprì la cucina per qualche attimo, silenzio che fu interrotto dal fischiettio della caffettiera, quel flebile suono mi fece tornare in me, <Zia, non ho visto nulla però, tu eri già quasi vestita, eri di spalle e ti stavi mettendo la maglietta...> sembrava una di quelle stupide scuse che si usano quando si viene colti con le mani nella marmellata. Mentre le dicevo così, si alzò diretta verso la caffettiera, che ormai era quasi colma, mentre mi dava le spalle, rispose <Cosa avresti voluto vedere?> disse con tono scherzoso, la risposta mi alleggerì il cuore, non volevo rovinare il nostro rapporto in quel modo, mentre versava il caffè nelle tazzine e si avvicinava a me, continuò dicendo <Gioia, queste tue confessioni non possono che gratificarmi, il fatto di essere ancora apprezzata per il mio fisico e per quella che sono mi rende felice. Solo non mi aspettavo che ti facessi tutto questo effetto>.
Sorseggiammo il caffè in silenzio, forse avevo toccato un tasto che non dovevo toccare, forse ero andato oltre, lei aveva capito il mio stato d'animo e cercò di coinvolgermi dicendomi <Come ti ho già detto tante volte, non devi vergognarti di quello che provi o fai, non ti vergognare se provi queste sensazioni per me, non ti vergognare se queste sensazioni ti eccitano, non ti vergognare quando mi dici che mi hai spiato... non ti giudicherei mai>, quelle parole mi diedero vigore, tanto da farmi dire <Zia, ti ho già detto che spesso ho delle reazioni provocatemi dal solo pensarti... spesso questa reazione è tale da farmi... toccare...>.
<Quando mi pensi ti masturbi?> mi disse senza tanta sorpresa, parlare di tutte quelle cose mi stava eccitando, mentre le rispondevo, lei si alzò per posare le tazzine nel lavabo, le risposi <Si, spesso...>, quando si voltò per tornare a sedersi, vidi che era leggermente arrossita, poi notai che dalla maglia traspiravano i segni dei capezzoli turgidi, la cosa mi fece eccitare ancor di più, tanto che dai pantaloni della tutta era ormai evidente il gonfiore, prima di sedersi si accorse della cosa, io le dissi <Anche in questo momento mi sta succedendo...>, lei fece finta di non capire dicendo <Ti sta succedendo cosa?>, io le risposi <Sto avendo un erezione>. Credo che lei rispose apposta dicendo “Ti sta succedendo cosa?” Per farmi dire chiaramente che avevo un erezione, era una sensazione strana, eravamo ad un punto cruciale, io avevo timore a fare il primo passo perché non sapevo se potevo rovinare tutto e non volevo farle fare qualcosa che non voleva o che magari non poteva fare, aspettavo un suo segnale di stop o di via.
Il cuore mi stava uscendo dal petto e qualcos'altro invece mi stava per uscire dai pantaloni tanta era l'eccitazione del momento. Lei non disse nulla, la guardai e le dissi <Zia, se la cosa ti disturba e ti crea imbarazzo, vado via>, lei rispose un po' frastornata dicendo <No gioia mia, tranquillo, non mi disturba..>. Si alzò e si avvicinò alla finestra, mi alzai restando però vicino il tavolo, l'erezione era ancor più evidente in quel modo, il fatto che non la disturbasse, mi diede coraggio, si voltò verso di me e inevitabilmente le cadde lo sguardo proprio lì, cerco di camuffarlo, ma avevo capito che era combattuta, non sapeva cosa fare.
Mi avvicinai e abbracciandola le diedi un bacio sulla labbra, lei non si tirò indietro nemmeno quando l'abbraccio le fece sentire la mia erezione, mi guardò e disse flebilmente <Faresti una cosa per la zia?> io le risposi di sì e lei disse <Voglio che mi fai vedere che reazioni provoco in te...>.
Quelle parole mi eccitarono tantissimo, le risposi <Ok zia>, lei rimase vicino la finestra mentre io iniziavo a slacciarmi i pantaloni della tuta, abbassandoli e lasciando solo le mutande, che facevano notare ancor di più il gonfiore, il suo sguardo era eloquente, il mio ancor di più, afferrai l'elastico delle mutande e le tirai giù.
Ebbe un sospiro alla presenza del mio membro duro e pulsante di piacere, avevamo entrambi lo stesso pensiero, ma lei sembrava legata, quasi un “guardare ma non toccare”, mentre mi guardava disse con voce tremolante “Sei cresciuto molto da quando ti cambiavo i pannolini...>, dopo aver detto così, si avvicinò, era a pochi passi da me, dopodiché mi disse “Toccati come quando mi pensi>, lo disse con la voce spezzata dall'eccitazione, iniziai a masturbarmi davanti a lei, mi fissava negli occhi mentre l'eccitazione ci pervadeva, all'improvviso le dissi <Zia, avvicinati...>, si avvicinò piano piano, le afferrai la mano destra e delicatamente l'avvicinai al mio membro, inizialmente si fermò, quasi tirandosi indietro, poi si avvicinò e iniziò a toccarlo.
La sua mano si spostava su tutta l'asta del mio membro, delicatamente, come un sensuale massaggio, dalla sua maglietta i capezzoli che poco prima era appena visibili, adesso erano duri come chiodi. Subito dopo la sua splendida manina fece presa sul mio membro, stringendolo, facendo apparire e sparire la cappella facendo avanti e indietro, il tutto era reso perfetto dal suo sguardo fisso sul mio.
Allungai la mano e la infilai sotto la maglia, toccando quel seno sodo e generoso, mentre con l'altra iniziavo a farmi strada tra le mutandine. Ebbe un altro sospiro, che venne seguito da una frase detta così flebilmente e carica di eccitamento, che non riuscii a capire, all'improvviso si fermò e disse “Sangu miu, non posso...>.
<Gioia mia, non possiamo andare oltre, vorrei, ma non posso, lo devo a tuo zio e tua cugina...> disse con voce ancora tremolante, io la capivo e la capisco perfettamente, capisco ancor di più tutti i suoi tentennamenti, si è spinta fino al vedermi nudo, fino a toccarmi, ma non vuole, anzi, non può superare la soglia.
Mestamente mi rivestii, l'eccitazione era ancora tanta, tant'è che anche dopo alcuni minuti, l'erezione non mi abbandonava, lei si ricompose, anche se la situazione aveva “sconvolto” anche lei. La guardai e le dissi <Zia, hai visto ciò che provo e ciò che mi succede pensandoti o guardandoti, ho capito che non puoi spingerti oltre, ti capisco, non voglio importi nulla>, lei provava il mio stesso stato d'animo, capendo che la situazione era abbastanza ingarbugliata, decisi che forse era meglio andare via e lasciarla tranquilla, non volevo infierire, potevo tranquillamente dirle che poteva guardarmi senza toccarmi mentre mi masturbavo, ma sapevo che sarebbe stata una cosa negativa, mi alzai e mi incamminai verso la porta, lei mi seguii e mi disse <Vorrei tanto poterlo fare, so che comprendi ciò che mi spinge a fermarmi prima di superare una soglia che non ci porterebbe più indietro>, lo disse con tono dispiaciuto, io aggiunsi soltanto <Zia, non ti preoccupare, il mio affetto per te non cambia, ti voglio bene>, fece un sorriso e si avvicino, mi abbracciò forte e mi baciò sulle labbra, stavolta fu più di un bacio a stampo, per un attimo la sua mano sfiorò il mio membro ancora in subbuglio, non so se volontariamente o meno, dopodiché uscii di casa, mi voltai per l'ultima volta e la salutai, il suo sguardo era uguale al mio, lo sguardo di chi vuole ma non può.
* Per chi non lo sapesse, “sangu miu” è un termine della lingua siciliana che significa “sangue mio”
PS: Sicuramente ci sarà qualcuno che risponderà dicendo “Che sfigato, io non avrei perso tempo, le avrei ficcato le dita nella fica, l'avrei sbattuta sul tavolo e me l'avrei fatta”, beh, io ho massimo rispetto per mia zia, le voglio un gran bene e di certo non farò mai qualcosa che lei non può o non vuole fare.
Sabato mattina, con la scusa della classica telefonata tra cognate, mia zia ha telefonato a mia madre con l'obbiettivo di parlare con me. Dopo una lunga conversazione tra le due, mia madre mi si è avvicinata dicendomi “C'è tuo zio che deve parlarti”, quelle parole mi gelarono il sangue, afferrai la cornetta con i peggiori dei pensieri che mi balenavano per la testa, avvicinai la cornetta all'orecchio e dissi: <Pronto..?>, <Gioia, sono io> rispose mia zia. La cosa mi tranquillizzò, probabilmente mia zia aveva detto a mia madre una piccola bugia per non attirare curiosità o attenzione.
La telefonata fu breve, mia zia mi informò che nel tardo pomeriggio mio zio sarebbe andato a casa di amici per guardare la partita, avevamo più o meno 2-3 ore di sicura libertà.
Per tutta la mattinata pensai e ripensai cosa poteva succedere una volta arrivato a casa di mia zia, non volevo viaggiare troppo di fantasia, per non rimanerci male qualora non fosse successo nulla, ma era un pensiero fisso, non riuscivo a non fantasticare. Verso le 19:30 mi avviai verso casa sua, arrivando dopo una ventina di minuti, posteggiai l'auto e rimasi per un attimo seduto, mille pensieri... mille fantasie, che forse avevo solo io, respirai profondamente e scesi, diretto verso il suo portone.
Citofonai e mi feci aprire, percossi il corridoio che portava a casa sua con la terribile sensazione che mio zio fosse ancora in casa, suonai alla porta, che si aprì poco dopo, davanti alla porta c'era lei che mi accolse con un gran sorriso, indossava una maglia bianca smanicata con delle piccole bretelle, un pinocchietto grigio che le arrivava poco sopra il ginocchio e delle infradito.
Entrammo in casa e ci dirigemmo in cucina, in casa non c'era anima viva, le domandai <Zia, sei sicura che lo zio non arrivi prima?>, lei rispose con voce pacata <Sicura, tornerà dopo la partita>, poco dopo esordì dicendo <Finalmente possiamo parlare in tutta libertà, puoi dirmi tutto>, nel frattempo mi ero seduto al tavolo, mentre lei era intenta a preparare il caffè, il mio sguardo si posò inevitabilmente sul suo lato b meraviglioso, mentre la guardavo dissi <Eh si, finalmente non sembriamo due latitanti, ci sono molte cose di cui voglio parlarti...>, <Dimmi pure gioia, ti ascolto> mi rispose, mentre posava la caffettiera sul fuoco, per poi dirigersi verso di me e sedersi al mio fianco. In quel momento mi passò per la testa l'episodio che vi raccontai qualche racconto fa, quello in cui la spiai mentre si asciugava dopo la doccia, un po imbarazzato, mi presi di coraggio e le dissi <Zia, ricordi quando fummo ospiti qui a casa vostra e ti incontrai nel corridoio mentre andavo dalla bambina?>, <Si, perché?> rispose lei incuriosita, <Beh... dopo aver controllato la bambina, mi sono accorto che eri in bagno, vedevo la luce accesa, mi sono avvicinato e...> mi bloccai per un attimo, lei disse subito <E...?>, <E ho sbirciato dal buco della serratura mentre ti asciugavi...>.
Provavo un certo imbarazzo mentre pronunciavo quelle parole, ma allo stesso tempo mi sentivo alleggerito da quella confessione, lei per un attimo scostò lo sguardo, forse imbarazzata, poi mi guardò e disse <Ah si? >, risposi frettolosamente dicendo <Non voglio che pensi che sono un maniaco...>, <Ma no, cosa dici... non mi sarei mai aspettata però una cosa del genere, so cosa provi per me, ma non sapevo che la cosa era così forte...>. Un silenzio imbarazzante ricoprì la cucina per qualche attimo, silenzio che fu interrotto dal fischiettio della caffettiera, quel flebile suono mi fece tornare in me, <Zia, non ho visto nulla però, tu eri già quasi vestita, eri di spalle e ti stavi mettendo la maglietta...> sembrava una di quelle stupide scuse che si usano quando si viene colti con le mani nella marmellata. Mentre le dicevo così, si alzò diretta verso la caffettiera, che ormai era quasi colma, mentre mi dava le spalle, rispose <Cosa avresti voluto vedere?> disse con tono scherzoso, la risposta mi alleggerì il cuore, non volevo rovinare il nostro rapporto in quel modo, mentre versava il caffè nelle tazzine e si avvicinava a me, continuò dicendo <Gioia, queste tue confessioni non possono che gratificarmi, il fatto di essere ancora apprezzata per il mio fisico e per quella che sono mi rende felice. Solo non mi aspettavo che ti facessi tutto questo effetto>.
Sorseggiammo il caffè in silenzio, forse avevo toccato un tasto che non dovevo toccare, forse ero andato oltre, lei aveva capito il mio stato d'animo e cercò di coinvolgermi dicendomi <Come ti ho già detto tante volte, non devi vergognarti di quello che provi o fai, non ti vergognare se provi queste sensazioni per me, non ti vergognare se queste sensazioni ti eccitano, non ti vergognare quando mi dici che mi hai spiato... non ti giudicherei mai>, quelle parole mi diedero vigore, tanto da farmi dire <Zia, ti ho già detto che spesso ho delle reazioni provocatemi dal solo pensarti... spesso questa reazione è tale da farmi... toccare...>.
<Quando mi pensi ti masturbi?> mi disse senza tanta sorpresa, parlare di tutte quelle cose mi stava eccitando, mentre le rispondevo, lei si alzò per posare le tazzine nel lavabo, le risposi <Si, spesso...>, quando si voltò per tornare a sedersi, vidi che era leggermente arrossita, poi notai che dalla maglia traspiravano i segni dei capezzoli turgidi, la cosa mi fece eccitare ancor di più, tanto che dai pantaloni della tutta era ormai evidente il gonfiore, prima di sedersi si accorse della cosa, io le dissi <Anche in questo momento mi sta succedendo...>, lei fece finta di non capire dicendo <Ti sta succedendo cosa?>, io le risposi <Sto avendo un erezione>. Credo che lei rispose apposta dicendo “Ti sta succedendo cosa?” Per farmi dire chiaramente che avevo un erezione, era una sensazione strana, eravamo ad un punto cruciale, io avevo timore a fare il primo passo perché non sapevo se potevo rovinare tutto e non volevo farle fare qualcosa che non voleva o che magari non poteva fare, aspettavo un suo segnale di stop o di via.
Il cuore mi stava uscendo dal petto e qualcos'altro invece mi stava per uscire dai pantaloni tanta era l'eccitazione del momento. Lei non disse nulla, la guardai e le dissi <Zia, se la cosa ti disturba e ti crea imbarazzo, vado via>, lei rispose un po' frastornata dicendo <No gioia mia, tranquillo, non mi disturba..>. Si alzò e si avvicinò alla finestra, mi alzai restando però vicino il tavolo, l'erezione era ancor più evidente in quel modo, il fatto che non la disturbasse, mi diede coraggio, si voltò verso di me e inevitabilmente le cadde lo sguardo proprio lì, cerco di camuffarlo, ma avevo capito che era combattuta, non sapeva cosa fare.
Mi avvicinai e abbracciandola le diedi un bacio sulla labbra, lei non si tirò indietro nemmeno quando l'abbraccio le fece sentire la mia erezione, mi guardò e disse flebilmente <Faresti una cosa per la zia?> io le risposi di sì e lei disse <Voglio che mi fai vedere che reazioni provoco in te...>.
Quelle parole mi eccitarono tantissimo, le risposi <Ok zia>, lei rimase vicino la finestra mentre io iniziavo a slacciarmi i pantaloni della tuta, abbassandoli e lasciando solo le mutande, che facevano notare ancor di più il gonfiore, il suo sguardo era eloquente, il mio ancor di più, afferrai l'elastico delle mutande e le tirai giù.
Ebbe un sospiro alla presenza del mio membro duro e pulsante di piacere, avevamo entrambi lo stesso pensiero, ma lei sembrava legata, quasi un “guardare ma non toccare”, mentre mi guardava disse con voce tremolante “Sei cresciuto molto da quando ti cambiavo i pannolini...>, dopo aver detto così, si avvicinò, era a pochi passi da me, dopodiché mi disse “Toccati come quando mi pensi>, lo disse con la voce spezzata dall'eccitazione, iniziai a masturbarmi davanti a lei, mi fissava negli occhi mentre l'eccitazione ci pervadeva, all'improvviso le dissi <Zia, avvicinati...>, si avvicinò piano piano, le afferrai la mano destra e delicatamente l'avvicinai al mio membro, inizialmente si fermò, quasi tirandosi indietro, poi si avvicinò e iniziò a toccarlo.
La sua mano si spostava su tutta l'asta del mio membro, delicatamente, come un sensuale massaggio, dalla sua maglietta i capezzoli che poco prima era appena visibili, adesso erano duri come chiodi. Subito dopo la sua splendida manina fece presa sul mio membro, stringendolo, facendo apparire e sparire la cappella facendo avanti e indietro, il tutto era reso perfetto dal suo sguardo fisso sul mio.
Allungai la mano e la infilai sotto la maglia, toccando quel seno sodo e generoso, mentre con l'altra iniziavo a farmi strada tra le mutandine. Ebbe un altro sospiro, che venne seguito da una frase detta così flebilmente e carica di eccitamento, che non riuscii a capire, all'improvviso si fermò e disse “Sangu miu, non posso...>.
<Gioia mia, non possiamo andare oltre, vorrei, ma non posso, lo devo a tuo zio e tua cugina...> disse con voce ancora tremolante, io la capivo e la capisco perfettamente, capisco ancor di più tutti i suoi tentennamenti, si è spinta fino al vedermi nudo, fino a toccarmi, ma non vuole, anzi, non può superare la soglia.
Mestamente mi rivestii, l'eccitazione era ancora tanta, tant'è che anche dopo alcuni minuti, l'erezione non mi abbandonava, lei si ricompose, anche se la situazione aveva “sconvolto” anche lei. La guardai e le dissi <Zia, hai visto ciò che provo e ciò che mi succede pensandoti o guardandoti, ho capito che non puoi spingerti oltre, ti capisco, non voglio importi nulla>, lei provava il mio stesso stato d'animo, capendo che la situazione era abbastanza ingarbugliata, decisi che forse era meglio andare via e lasciarla tranquilla, non volevo infierire, potevo tranquillamente dirle che poteva guardarmi senza toccarmi mentre mi masturbavo, ma sapevo che sarebbe stata una cosa negativa, mi alzai e mi incamminai verso la porta, lei mi seguii e mi disse <Vorrei tanto poterlo fare, so che comprendi ciò che mi spinge a fermarmi prima di superare una soglia che non ci porterebbe più indietro>, lo disse con tono dispiaciuto, io aggiunsi soltanto <Zia, non ti preoccupare, il mio affetto per te non cambia, ti voglio bene>, fece un sorriso e si avvicino, mi abbracciò forte e mi baciò sulle labbra, stavolta fu più di un bacio a stampo, per un attimo la sua mano sfiorò il mio membro ancora in subbuglio, non so se volontariamente o meno, dopodiché uscii di casa, mi voltai per l'ultima volta e la salutai, il suo sguardo era uguale al mio, lo sguardo di chi vuole ma non può.
* Per chi non lo sapesse, “sangu miu” è un termine della lingua siciliana che significa “sangue mio”
PS: Sicuramente ci sarà qualcuno che risponderà dicendo “Che sfigato, io non avrei perso tempo, le avrei ficcato le dita nella fica, l'avrei sbattuta sul tavolo e me l'avrei fatta”, beh, io ho massimo rispetto per mia zia, le voglio un gran bene e di certo non farò mai qualcosa che lei non può o non vuole fare.