Racconto di fantasia diviso in vari capitoli. Spero che vi intrighi.
* * *
PROLOGO
Cinque anni fa ho conosciuto Sabrina e dopo poco, sono diventato uno dei suoi vari amanti.
Il nostro è un rapporto saltuario per nostra volontà in quanto io sposato, ma principalmente perché la Sabrina non vuole essere vincolata a nessuno. Accettando pienamente la sua volontà da “tromba amico saltuario” ho avuto il piacere, presentandomi come Matteo, un ex collega di lavoro, di essere introdotto anche nella sua cerchia di amici e conoscenti.
Sabrina e Paola, amiche di vecchia data, circa tre anni fa erano in attesa di essere ricevute dal loro medico di base per alcune ricette. Stavano pigramente sfogliando una rivista, leggendo i vari titoli che riportavano le notizie glossip dei vari personaggi di dominio pubblico quando Paola si soffermò sulla rubrica “vita di coppia”, incuriosita dal test: “Sapete ravvivare l’intesa intima con il partner: sempre, spesso o solamente qualche volta?”. Lo fece notare all’amica e furtivamente strappò il foglio che l’interessava mettendolo in borsa per poterlo leggere con calma a casa. Poi furono ricevute dal loro dottore.
Rientrate a casa di Paola, mostrandogli il foglio rubacchiato poco prima disse a Sabrina:
“Dai facciamo questo test e vediamo se siamo brave a coinvolgere bene sessualmente i nostri mariti."
Sabrina accettò e fecero entrambi il test con il risultato di “a volte” per entrambe. Non soddisfatte dal responso, ritenendosi delle brave seduttrici, Paola stava per gettare via il foglio quando fu attratta da una lettera inviata alla rubrica che recitava: “A volte, quando vivo l’intimità con mio marito e non riesco a raggiungere il piacere, inizio a pensare di fare l’amore con un negro superdotato. Questo pensiero mi rende di nuovo passionale e raggiungo subito il piacere. Vorrei dirlo a mio marito perché mi sento in colpa per questi miei pensieri ma no so se faccio bene. Che cosa mi consiglia?”
La risposta del sessuologo era che le fantasie intime sono una risorsa importante per una intesa di coppia e dopo una breve esposizione terminava di ben riflettere prima di rischiare il benessere della coppia con una intrigante fantasia.
Sembrava tutto una normalissima mattinata tra amiche, ma Sabrina pensandoci su disse all'amica:
“Certo un bel fusto nero per noi abbastanza mature ci farebbe proprio ringiovanire un poco. Conoscendo i nostri mariti chissà le loro reazioni. Forse Enzo non la prenderebbe bene e si sentirebbe umiliato e al tuo Franco, per quanto mi hai detto, forse gli farebbe piacere. A te non ti stuzzica l’idea?”
Paola immaginando la scena sorrise al pensiero ma subito ribadì che lei non lo avrebbe fatto perché madre e moglie innamorata del marito. Sabrina invece sostenne che una bella trasgressione dopo tanti anni di Franco poteva anche farla. A lei, l’idea di scoparsi un bel negro gli garbava e gli propose che se trovavano un buon soggetto magari potevano farselo entrambe singolarmente o insieme come quando facevano l’amore con i loro fidanzati nella stessa auto da vent’anni. Il discorso cadde lì quel giorno, ma per capire come quello stupido test fece maturare la voglia di mettere in pratica la proposta di Sabrina credo bisogna andare con ordine descrivendo singolarmente le storie pregresse delle due amiche, sulla base della mia conoscenza e da quanto riferitomi confidenzialmente da Sabrina nei vari incontri che abbiamo avuto.
* * *
PAOLA
La Signora Paola è una bella donna di 48 anni molto ben portati, sposata da 20 anni con Franco, un piccolo imprenditore edile e una figlia Sara, di 14 anni. Lavora in banca e dalle scuole medie è stata amica di Sabrina, condividendo con lei le prime esperienze e le complicità di donne.
In fatto di sesso, ha avuto numerose avventure adolescenziali, cominciate con i primi toccamenti spinti per poi passare ai primi pompini e giungere al primo rapporto a 18 anni durante una vacanza al mare. Ha cambiato molti ragazzi saggiandolo in tutti i suoi buchetti e ha provato anche alcune esperienze con due uomini in contemporanea.
Da sposata ha messo la testa a posto e tranne qualche velato corteggiamento non aveva avuto situazioni scabrose, tranne una che descrivo adesso partendo dal principio.
Franco, la prima volta che la vide fu immediatamente rapito da Paola. Se ne innamorò subito, riuscì a conoscerla e dopo alcuni anni di fidanzamento la sposò. Paola con sincerità aveva raccontato delle sue precedenti relazioni che il marito accettò però molto a malincuore avendo desiderato una moglie vergine o almeno
non aperta in tutti i suoi orifizi e non troia dedita anche al menage a trois.
Dopo circa dieci anni di matrimonio, purtroppo, loro tranquilla vita di media borghesia venne incrinata da una imprevista situazione finanziaria. Avevano un pesante mutuo per la casa, le rate della macchina e molti debiti contratti dalla attività di Franco che da un anno circa era in crisi economica e nonostante fossero in due a lavorare, il loro conto corrente era costantemente in rosso.
L’unica cosa positiva era che si volevamo bene. Eravamo felici di amarsi e di fare l’amore. Anzi nei momenti d’intimità si divertivamo a raccontarsi cosine piccanti e a immaginare giochi di scambio, coinvolgendo nelle loro fantasie sia sconosciuti che persone di conoscenza.
Per Paola era solo un gioco erotico ma per Franco era diventata una ossessione perché, inconsciamente non avendo accettato le passate avventure di sua moglie, ardentemente desiderava farlo nella realtà.
In quel periodo, Paola una sera avvisò che sarebbe rientrata tardi. Franco allora preparò la cena per lui e la figlia Sara, mettendo da parte la razione di sua moglie. Quando lei rientrò, dopo un veloce saluto, Franco notò subito che era strana, nervosa e triste.
Gli chiese: “Va tutto bene?”
Paola rispose di si ma distogliendo lo sguardo disse:
“Vado a farmi una doccia” .
Franco la sentì entrare in bagno, poi lo scroscio dell’acqua.
Poco dopo bussò alla porta: “Posso entrare?”
“Certo” rispose Paola.
“Scusa volevo lavarmi i denti”.
“Fai pure” disse Paola mentre usciva dalla doccia, per avvolgersi in un accappatoio.
Franco allora si avvicinò per abbracciarla e gli richiese se davvero andasse tutto bene.
Lei non rispose, ma si avvicinò a lui e velocemente mettendo mano alla cintura gli sbottonò i pantaloni.
Franco reagì di scatto come per fermarla, “C’e Sara!” disse, ma Paola, inginocchiatesi gli aveva già imboccato il pene e lo stava risucchiando come volesse mangiarlo. Cominciò un lussurioso pompino e voleva il sapore del suo sperma. Lui rimase immobile, come impietrito, non parla e solo dopo qualche minuto gli sfuggì un gemito strozzato mentre, con il pene non del tutto rigido, venne riempiendogli la bocca e la gola.
Lei ingoiò e gli leccò dolcemente il pene, si alzò in piedi, chiuse l’accappatoio e uscì dal bagno quasi di corsa, poi in camera da letto si sedette sul letto con un’area affranta e disperata. “Cosa c’è?” chiese Franco.
“Oggi è successa una cosa terribile nell’agenzia dove sono stata!...Non so come la prenderai e non so come devo comportarmi, io ti amo, ti rispetto, il nostro è un bellissimo rapporto e non so se quello che adesso ti dirò rovinerà la nostra unione, me ne vergogno ma l’ho fatto anche per tutti noi”.
Preoccupato a quelle parole e conoscendo il suo carattere e la sua sensibilità Franco cercò di rasserenarla invitandola a dirgli cosa era accaduto..
Allora, con gli occhi pieni di lacrime e disperata, con voce rauca, Paola cominciò a raccontare:
“La direzione stamattina mi ha inviato, per sostituire il capo cassiere, all’agenzia, dove fino a qualche anno fa ho lavorato e dove abbiamo i nostri conti. Tu sai che il direttore è quell’antipatico con la faccia da porco che mi aveva fatto delle proposte e aveva tentato di baciarmi in archivio beccandosi uno schiaffone. Bene, lui era ancora lì e per questo dopo un formale saluto ho cercato di evitarlo.
Tutto stava andando bene e alla chiusura avevo quadrato subito.
Ero pronta ad andare via con gli altri impiegati, quando il responsabile del commerciale che fa anche da vicedirettore mi ha invitato a salire su nell’ufficio del suo capo perché mi volevano parlare.
Poco dopo anche la guardia giurata andò via e rimanemmo in agenzia solo noi tre.
Il direttore, senza neanche farmi accomodare, cominciò chiedendomi cosa si diceva in sede dopo gli ultimi avvicendamenti ai vertici della banca, poi mi chiese quando potevo versare almeno qualcosa per saldare i debiti e a pagare qualche rata del mutuo se non volevo che ci segnassero come cattivi pagatori e alla fine ci pignorassero la casa.
Mi sentivo imbarazzata a dovermi giustificare proprio davanti a lui sapendo benissimo che sul conto non avevamo disponibilità immediata.
A quel punto subentrò il vice che mostrandomi un tuo assegno in scadenza mi disse che l’avrebbe protestato se non saldato entro due giorni.
Gli ho chiesto se potevano attendere ancora, il tempo necessario per trovare la liquidità necessaria ma lui è stato irremovibile.
Si erano innervositi e stavano diventando ostili e aggressivi nei miei confronti. Poi dopo un attimo di silenzio il direttore con un sorriso malizioso e malvagio mi disse: “Veramente una soluzione temporanea la potremmo trovare”.
“Ad esempio ci potresti pagare le tue ultime rate del mutuo in natura” aggiunse il vice”.
“Sai che ci piaci tanto, quando lavoravi con noi, ti sei sempre negata e fatta desiderare” continuò il direttore.
“Ora possiamo accordarci, noi ti paghiamo l’assegno e una rata del mutuo e tu ci fai godere!” disse il vice con voce lasciva.
“Sai quante volte in quest’ufficio ci siamo segati per te pensando al tuo corpo e a quanto sarebbe stato bello scoparti in tutti i modi? Se fai la brava e ci soddisfi beneficiamo tutti, altrimenti mi dispiace ma tu e la tua famiglia sarete rovinati” disse il direttore.
Poi mi hanno cominciato a fare proposte oscene e mi hanno cominciato a toccare.
Ho cercato di farli smettere, ho minacciato di gridare ma loro ridendo hanno continuato dicendomi che quella era l’unica alternativa e che era meglio collaborare se volevo risollevare un poco la nostra rovinosa situazione economica.
Disorientata e disperata li ho scongiurati di farmi andare via, ma loro mi hanno fatto sedere con violenza su una sedia e mi hanno mostrato il mio compenso: una busta con cinquemila euro.
Non avevo altre possibilità! Avrebbero certamente abusato di me. Poi ho passato in rassegna le varie volte che avevamo fantasticato insieme situazioni del genere e arrendendomi alla vista di quelle banconote, ho detto: "Ok!...Ditemi cosa devo fare!".
Allora mi hanno fatto inginocchiare e paratesi davanti, hanno tirato fuori i loro arnesi, me li hanno messi davanti alla bocca per farseli succhiare, dandomi della troia. Io con gli occhi chiusi glieli ho presi in mano e ho cominciato a pomparli, con la speranza che tutto finisse quanto prima.
“Puttana ti piace ciucciare i nostri cazzi eh? Sei anche tu una zoccola come quella del commerciale e le altre che ci sono passate per mano. Ti sei fatta desiderare ma anche tu sei come le altre! Una puttana!” Mi disse il direttore, ormai infoiato e rosso come un peperone!
A queste parole sentii una scarica elettrica attraversare il mio corpo, mi stavo inconsciamente eccitando, ho aumentato il ritmo e senza ritegno ho cominciato a segare le due verghe che avevo di fronte leccandoli e ciucciandoli alternativamente.
Amore, capisci che in questa situazione perversa stavo godendo? Ora mi sento zozza, ma non potevo tenerti nascosta una cosa così. Amore mio, giudicami male se vuoi, lasciami non ti merito più, anche se costretta, sono stata vittima della libidine, non avrei mai fatto una cosa del genere. Non sono degna di te, anche se continuerò ad amarti”.
A sentire quello che Paola gli stava dicendo, Franco era completamente inebetito, un misto di rabbia e di avvilimento lo stava prendendo, lo stomaco si rivoltava dentro, la testa mi batteva forte e le mani erano diventate di ghiaccio. Non riusciva a parlare e con un cenno della mano gli chiese di continuare..
Paola, allora ,si avvolse con la coperta del letto e riprese:
“A quel punto il direttore mi ha detto: “Ma vuoi vedere che questa troia si è anche bagnata?".
Il capo del commerciale, allora ha allungato una mano sotto la gonna, e subito si accorse che stavo grondando umori come un rubinetto rotto ed esclamò: "Questa puttana gode come una scrofa! Fottiamocela!".
Avevo ormai perso qualsiasi controllo, non avevo più freni inibitoti, mi sono girata e mi sono offerta a quattro zampe.
Senza tanti preamboli, il vice mi ha sollevato la gonna, e dopo avermi spostato la mutandina mi ha infilato rudemente il cazzo nella passera.
Scossa da un brivido di piacere ho cominciato a gemere sentendomi penetrata quasi con rabbia dal suo coso mentre il direttore mi metteva il cazzo in bocca.
Dopo pochi minuti anche il direttore ha voluto la sua parte, mi ha sollevato di peso e mi ha messo sopra il cazzo a smorza candela mentre il vice, con il cazzo ancora sbrodolante dei miei umori, senza pensarci su due volte mi ha messo la sua verga tra le chiappe. Ho protestato, ma lui mi ha tenuta ferma e con calma mi ha fatto entrare la sua cappella nell'ano. Ero bloccata dal direttore e non potevo reagire mentre il vice mi sprofondava dentro. Ho trattenuto il fiato dal dolore poi ho cominciato a gemere e a godere. Ero presa tra i due che mi stavano abusando ed io godevo di piacere. Poi quasi supplicandoli ho gridato: "Scopatemi bastardi vi pago tutti i debiti che volete, porci!". A questo punto il vice mi è venuto nel sedere urlando "troia maiala ti riempio il culo!";
Il direttore invece voleva di più, mi ha messo di nuovo in ginocchio e mi ha chiesto di farsi leccare i coglioni poi subito dopo mi è venuto sul viso e in bocca.
Soddisfatto nel vedermi così grondante, paonazzo in viso mi ha detto: "Bene hai pagato un assegno e una rata, adesso ce ne sono altre 4, il mese prossimo se tu o quel cornuto di tuo marito non pagate, ti aspetta un nuovo pagamento in natura!"
Io ero esausta, mi avevano scopata vestita, avevo bocca, viso e capelli pieni della sborra del direttore mentre dal culo mi colava quella del vice, uno schizzo mi aveva bagnato tutta la camicetta e le mutandine erano zuppe di altra sborra e dei miei umori. Mi sentivo usata e presa la busta con le banconote, come una puttana di strada, sono corsa a casa.
Dovevo togliermi l’odore di quei due da dosso e sentirmi pulita per questo appena rientrata sono andata a farmi una doccia e subito dopo ti ho desiderato come non mai, volevo il tuo sperma quasi per sentirmi marcata da te. Ora che sai tutto, la busta sta sul mio comodino, decidi cosa vuoi fare, se lo ritieni giusto puoi anche cacciarmi da casa!”.
Paola, dopo quest’ultima frase scoppiò a singhiozzare e si coprì il volto dalla vergogna.
Franco era sconvolto, avevamo fantasticato con lei situazioni come questa, addirittura scene di violenza, ma di fronte alla realtà si sentiva molto a disagio e sapere che sua moglie aveva goduto con quei porci lo irritava terribilmente ma mi eccitava nello stesso tempo. Quei due avevano di certo organizzato tutto e l’avevano ricattata. Il bisogno inoltre l’aveva fatta cedere e l’aveva fatta cedere per lui e Sara.
Franco allora prese tra le braccia sua moglie e accarezzandola le disse che per lui contava solo il suo amore e che non l’avrebbe mai lasciata. Cercava di consolarla dicendogli che quanto accaduto, non doveva rovinare la loro unione e anche se traumatico, dovevamo considerare tutto come la realizzazione di una nostra fantasia.
La abbracciò e la baciò, la sentii rilassarsi poi stringendola a se i loro corpi si unirono in uno splendido delicato amplesso.
Quanto successo, per quanto strano a capirsi, dopo quella sera cominciò ad eccitare entrambi. Tanto che Paola con il consenso di Franco, saldò nello stesso modo altre 5 rate del mutuo risollevando la disastrosa situazione finanziaria e da allora, facendo sesso, introducevano spesso quei due maiali nelle loro fantasie.
(continua)
* * *
PROLOGO
Cinque anni fa ho conosciuto Sabrina e dopo poco, sono diventato uno dei suoi vari amanti.
Il nostro è un rapporto saltuario per nostra volontà in quanto io sposato, ma principalmente perché la Sabrina non vuole essere vincolata a nessuno. Accettando pienamente la sua volontà da “tromba amico saltuario” ho avuto il piacere, presentandomi come Matteo, un ex collega di lavoro, di essere introdotto anche nella sua cerchia di amici e conoscenti.
Sabrina e Paola, amiche di vecchia data, circa tre anni fa erano in attesa di essere ricevute dal loro medico di base per alcune ricette. Stavano pigramente sfogliando una rivista, leggendo i vari titoli che riportavano le notizie glossip dei vari personaggi di dominio pubblico quando Paola si soffermò sulla rubrica “vita di coppia”, incuriosita dal test: “Sapete ravvivare l’intesa intima con il partner: sempre, spesso o solamente qualche volta?”. Lo fece notare all’amica e furtivamente strappò il foglio che l’interessava mettendolo in borsa per poterlo leggere con calma a casa. Poi furono ricevute dal loro dottore.
Rientrate a casa di Paola, mostrandogli il foglio rubacchiato poco prima disse a Sabrina:
“Dai facciamo questo test e vediamo se siamo brave a coinvolgere bene sessualmente i nostri mariti."
Sabrina accettò e fecero entrambi il test con il risultato di “a volte” per entrambe. Non soddisfatte dal responso, ritenendosi delle brave seduttrici, Paola stava per gettare via il foglio quando fu attratta da una lettera inviata alla rubrica che recitava: “A volte, quando vivo l’intimità con mio marito e non riesco a raggiungere il piacere, inizio a pensare di fare l’amore con un negro superdotato. Questo pensiero mi rende di nuovo passionale e raggiungo subito il piacere. Vorrei dirlo a mio marito perché mi sento in colpa per questi miei pensieri ma no so se faccio bene. Che cosa mi consiglia?”
La risposta del sessuologo era che le fantasie intime sono una risorsa importante per una intesa di coppia e dopo una breve esposizione terminava di ben riflettere prima di rischiare il benessere della coppia con una intrigante fantasia.
Sembrava tutto una normalissima mattinata tra amiche, ma Sabrina pensandoci su disse all'amica:
“Certo un bel fusto nero per noi abbastanza mature ci farebbe proprio ringiovanire un poco. Conoscendo i nostri mariti chissà le loro reazioni. Forse Enzo non la prenderebbe bene e si sentirebbe umiliato e al tuo Franco, per quanto mi hai detto, forse gli farebbe piacere. A te non ti stuzzica l’idea?”
Paola immaginando la scena sorrise al pensiero ma subito ribadì che lei non lo avrebbe fatto perché madre e moglie innamorata del marito. Sabrina invece sostenne che una bella trasgressione dopo tanti anni di Franco poteva anche farla. A lei, l’idea di scoparsi un bel negro gli garbava e gli propose che se trovavano un buon soggetto magari potevano farselo entrambe singolarmente o insieme come quando facevano l’amore con i loro fidanzati nella stessa auto da vent’anni. Il discorso cadde lì quel giorno, ma per capire come quello stupido test fece maturare la voglia di mettere in pratica la proposta di Sabrina credo bisogna andare con ordine descrivendo singolarmente le storie pregresse delle due amiche, sulla base della mia conoscenza e da quanto riferitomi confidenzialmente da Sabrina nei vari incontri che abbiamo avuto.
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PAOLA
La Signora Paola è una bella donna di 48 anni molto ben portati, sposata da 20 anni con Franco, un piccolo imprenditore edile e una figlia Sara, di 14 anni. Lavora in banca e dalle scuole medie è stata amica di Sabrina, condividendo con lei le prime esperienze e le complicità di donne.
In fatto di sesso, ha avuto numerose avventure adolescenziali, cominciate con i primi toccamenti spinti per poi passare ai primi pompini e giungere al primo rapporto a 18 anni durante una vacanza al mare. Ha cambiato molti ragazzi saggiandolo in tutti i suoi buchetti e ha provato anche alcune esperienze con due uomini in contemporanea.
Da sposata ha messo la testa a posto e tranne qualche velato corteggiamento non aveva avuto situazioni scabrose, tranne una che descrivo adesso partendo dal principio.
Franco, la prima volta che la vide fu immediatamente rapito da Paola. Se ne innamorò subito, riuscì a conoscerla e dopo alcuni anni di fidanzamento la sposò. Paola con sincerità aveva raccontato delle sue precedenti relazioni che il marito accettò però molto a malincuore avendo desiderato una moglie vergine o almeno
non aperta in tutti i suoi orifizi e non troia dedita anche al menage a trois.
Dopo circa dieci anni di matrimonio, purtroppo, loro tranquilla vita di media borghesia venne incrinata da una imprevista situazione finanziaria. Avevano un pesante mutuo per la casa, le rate della macchina e molti debiti contratti dalla attività di Franco che da un anno circa era in crisi economica e nonostante fossero in due a lavorare, il loro conto corrente era costantemente in rosso.
L’unica cosa positiva era che si volevamo bene. Eravamo felici di amarsi e di fare l’amore. Anzi nei momenti d’intimità si divertivamo a raccontarsi cosine piccanti e a immaginare giochi di scambio, coinvolgendo nelle loro fantasie sia sconosciuti che persone di conoscenza.
Per Paola era solo un gioco erotico ma per Franco era diventata una ossessione perché, inconsciamente non avendo accettato le passate avventure di sua moglie, ardentemente desiderava farlo nella realtà.
In quel periodo, Paola una sera avvisò che sarebbe rientrata tardi. Franco allora preparò la cena per lui e la figlia Sara, mettendo da parte la razione di sua moglie. Quando lei rientrò, dopo un veloce saluto, Franco notò subito che era strana, nervosa e triste.
Gli chiese: “Va tutto bene?”
Paola rispose di si ma distogliendo lo sguardo disse:
“Vado a farmi una doccia” .
Franco la sentì entrare in bagno, poi lo scroscio dell’acqua.
Poco dopo bussò alla porta: “Posso entrare?”
“Certo” rispose Paola.
“Scusa volevo lavarmi i denti”.
“Fai pure” disse Paola mentre usciva dalla doccia, per avvolgersi in un accappatoio.
Franco allora si avvicinò per abbracciarla e gli richiese se davvero andasse tutto bene.
Lei non rispose, ma si avvicinò a lui e velocemente mettendo mano alla cintura gli sbottonò i pantaloni.
Franco reagì di scatto come per fermarla, “C’e Sara!” disse, ma Paola, inginocchiatesi gli aveva già imboccato il pene e lo stava risucchiando come volesse mangiarlo. Cominciò un lussurioso pompino e voleva il sapore del suo sperma. Lui rimase immobile, come impietrito, non parla e solo dopo qualche minuto gli sfuggì un gemito strozzato mentre, con il pene non del tutto rigido, venne riempiendogli la bocca e la gola.
Lei ingoiò e gli leccò dolcemente il pene, si alzò in piedi, chiuse l’accappatoio e uscì dal bagno quasi di corsa, poi in camera da letto si sedette sul letto con un’area affranta e disperata. “Cosa c’è?” chiese Franco.
“Oggi è successa una cosa terribile nell’agenzia dove sono stata!...Non so come la prenderai e non so come devo comportarmi, io ti amo, ti rispetto, il nostro è un bellissimo rapporto e non so se quello che adesso ti dirò rovinerà la nostra unione, me ne vergogno ma l’ho fatto anche per tutti noi”.
Preoccupato a quelle parole e conoscendo il suo carattere e la sua sensibilità Franco cercò di rasserenarla invitandola a dirgli cosa era accaduto..
Allora, con gli occhi pieni di lacrime e disperata, con voce rauca, Paola cominciò a raccontare:
“La direzione stamattina mi ha inviato, per sostituire il capo cassiere, all’agenzia, dove fino a qualche anno fa ho lavorato e dove abbiamo i nostri conti. Tu sai che il direttore è quell’antipatico con la faccia da porco che mi aveva fatto delle proposte e aveva tentato di baciarmi in archivio beccandosi uno schiaffone. Bene, lui era ancora lì e per questo dopo un formale saluto ho cercato di evitarlo.
Tutto stava andando bene e alla chiusura avevo quadrato subito.
Ero pronta ad andare via con gli altri impiegati, quando il responsabile del commerciale che fa anche da vicedirettore mi ha invitato a salire su nell’ufficio del suo capo perché mi volevano parlare.
Poco dopo anche la guardia giurata andò via e rimanemmo in agenzia solo noi tre.
Il direttore, senza neanche farmi accomodare, cominciò chiedendomi cosa si diceva in sede dopo gli ultimi avvicendamenti ai vertici della banca, poi mi chiese quando potevo versare almeno qualcosa per saldare i debiti e a pagare qualche rata del mutuo se non volevo che ci segnassero come cattivi pagatori e alla fine ci pignorassero la casa.
Mi sentivo imbarazzata a dovermi giustificare proprio davanti a lui sapendo benissimo che sul conto non avevamo disponibilità immediata.
A quel punto subentrò il vice che mostrandomi un tuo assegno in scadenza mi disse che l’avrebbe protestato se non saldato entro due giorni.
Gli ho chiesto se potevano attendere ancora, il tempo necessario per trovare la liquidità necessaria ma lui è stato irremovibile.
Si erano innervositi e stavano diventando ostili e aggressivi nei miei confronti. Poi dopo un attimo di silenzio il direttore con un sorriso malizioso e malvagio mi disse: “Veramente una soluzione temporanea la potremmo trovare”.
“Ad esempio ci potresti pagare le tue ultime rate del mutuo in natura” aggiunse il vice”.
“Sai che ci piaci tanto, quando lavoravi con noi, ti sei sempre negata e fatta desiderare” continuò il direttore.
“Ora possiamo accordarci, noi ti paghiamo l’assegno e una rata del mutuo e tu ci fai godere!” disse il vice con voce lasciva.
“Sai quante volte in quest’ufficio ci siamo segati per te pensando al tuo corpo e a quanto sarebbe stato bello scoparti in tutti i modi? Se fai la brava e ci soddisfi beneficiamo tutti, altrimenti mi dispiace ma tu e la tua famiglia sarete rovinati” disse il direttore.
Poi mi hanno cominciato a fare proposte oscene e mi hanno cominciato a toccare.
Ho cercato di farli smettere, ho minacciato di gridare ma loro ridendo hanno continuato dicendomi che quella era l’unica alternativa e che era meglio collaborare se volevo risollevare un poco la nostra rovinosa situazione economica.
Disorientata e disperata li ho scongiurati di farmi andare via, ma loro mi hanno fatto sedere con violenza su una sedia e mi hanno mostrato il mio compenso: una busta con cinquemila euro.
Non avevo altre possibilità! Avrebbero certamente abusato di me. Poi ho passato in rassegna le varie volte che avevamo fantasticato insieme situazioni del genere e arrendendomi alla vista di quelle banconote, ho detto: "Ok!...Ditemi cosa devo fare!".
Allora mi hanno fatto inginocchiare e paratesi davanti, hanno tirato fuori i loro arnesi, me li hanno messi davanti alla bocca per farseli succhiare, dandomi della troia. Io con gli occhi chiusi glieli ho presi in mano e ho cominciato a pomparli, con la speranza che tutto finisse quanto prima.
“Puttana ti piace ciucciare i nostri cazzi eh? Sei anche tu una zoccola come quella del commerciale e le altre che ci sono passate per mano. Ti sei fatta desiderare ma anche tu sei come le altre! Una puttana!” Mi disse il direttore, ormai infoiato e rosso come un peperone!
A queste parole sentii una scarica elettrica attraversare il mio corpo, mi stavo inconsciamente eccitando, ho aumentato il ritmo e senza ritegno ho cominciato a segare le due verghe che avevo di fronte leccandoli e ciucciandoli alternativamente.
Amore, capisci che in questa situazione perversa stavo godendo? Ora mi sento zozza, ma non potevo tenerti nascosta una cosa così. Amore mio, giudicami male se vuoi, lasciami non ti merito più, anche se costretta, sono stata vittima della libidine, non avrei mai fatto una cosa del genere. Non sono degna di te, anche se continuerò ad amarti”.
A sentire quello che Paola gli stava dicendo, Franco era completamente inebetito, un misto di rabbia e di avvilimento lo stava prendendo, lo stomaco si rivoltava dentro, la testa mi batteva forte e le mani erano diventate di ghiaccio. Non riusciva a parlare e con un cenno della mano gli chiese di continuare..
Paola, allora ,si avvolse con la coperta del letto e riprese:
“A quel punto il direttore mi ha detto: “Ma vuoi vedere che questa troia si è anche bagnata?".
Il capo del commerciale, allora ha allungato una mano sotto la gonna, e subito si accorse che stavo grondando umori come un rubinetto rotto ed esclamò: "Questa puttana gode come una scrofa! Fottiamocela!".
Avevo ormai perso qualsiasi controllo, non avevo più freni inibitoti, mi sono girata e mi sono offerta a quattro zampe.
Senza tanti preamboli, il vice mi ha sollevato la gonna, e dopo avermi spostato la mutandina mi ha infilato rudemente il cazzo nella passera.
Scossa da un brivido di piacere ho cominciato a gemere sentendomi penetrata quasi con rabbia dal suo coso mentre il direttore mi metteva il cazzo in bocca.
Dopo pochi minuti anche il direttore ha voluto la sua parte, mi ha sollevato di peso e mi ha messo sopra il cazzo a smorza candela mentre il vice, con il cazzo ancora sbrodolante dei miei umori, senza pensarci su due volte mi ha messo la sua verga tra le chiappe. Ho protestato, ma lui mi ha tenuta ferma e con calma mi ha fatto entrare la sua cappella nell'ano. Ero bloccata dal direttore e non potevo reagire mentre il vice mi sprofondava dentro. Ho trattenuto il fiato dal dolore poi ho cominciato a gemere e a godere. Ero presa tra i due che mi stavano abusando ed io godevo di piacere. Poi quasi supplicandoli ho gridato: "Scopatemi bastardi vi pago tutti i debiti che volete, porci!". A questo punto il vice mi è venuto nel sedere urlando "troia maiala ti riempio il culo!";
Il direttore invece voleva di più, mi ha messo di nuovo in ginocchio e mi ha chiesto di farsi leccare i coglioni poi subito dopo mi è venuto sul viso e in bocca.
Soddisfatto nel vedermi così grondante, paonazzo in viso mi ha detto: "Bene hai pagato un assegno e una rata, adesso ce ne sono altre 4, il mese prossimo se tu o quel cornuto di tuo marito non pagate, ti aspetta un nuovo pagamento in natura!"
Io ero esausta, mi avevano scopata vestita, avevo bocca, viso e capelli pieni della sborra del direttore mentre dal culo mi colava quella del vice, uno schizzo mi aveva bagnato tutta la camicetta e le mutandine erano zuppe di altra sborra e dei miei umori. Mi sentivo usata e presa la busta con le banconote, come una puttana di strada, sono corsa a casa.
Dovevo togliermi l’odore di quei due da dosso e sentirmi pulita per questo appena rientrata sono andata a farmi una doccia e subito dopo ti ho desiderato come non mai, volevo il tuo sperma quasi per sentirmi marcata da te. Ora che sai tutto, la busta sta sul mio comodino, decidi cosa vuoi fare, se lo ritieni giusto puoi anche cacciarmi da casa!”.
Paola, dopo quest’ultima frase scoppiò a singhiozzare e si coprì il volto dalla vergogna.
Franco era sconvolto, avevamo fantasticato con lei situazioni come questa, addirittura scene di violenza, ma di fronte alla realtà si sentiva molto a disagio e sapere che sua moglie aveva goduto con quei porci lo irritava terribilmente ma mi eccitava nello stesso tempo. Quei due avevano di certo organizzato tutto e l’avevano ricattata. Il bisogno inoltre l’aveva fatta cedere e l’aveva fatta cedere per lui e Sara.
Franco allora prese tra le braccia sua moglie e accarezzandola le disse che per lui contava solo il suo amore e che non l’avrebbe mai lasciata. Cercava di consolarla dicendogli che quanto accaduto, non doveva rovinare la loro unione e anche se traumatico, dovevamo considerare tutto come la realizzazione di una nostra fantasia.
La abbracciò e la baciò, la sentii rilassarsi poi stringendola a se i loro corpi si unirono in uno splendido delicato amplesso.
Quanto successo, per quanto strano a capirsi, dopo quella sera cominciò ad eccitare entrambi. Tanto che Paola con il consenso di Franco, saldò nello stesso modo altre 5 rate del mutuo risollevando la disastrosa situazione finanziaria e da allora, facendo sesso, introducevano spesso quei due maiali nelle loro fantasie.
(continua)