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Capitolo 1: Bar Mario
Racconti Erotici
Un giorno al mare con Vanessa
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<blockquote data-quote="mikitrenz" data-source="post: 2922240" data-attributes="member: 65672"><p><em><span style="font-size: 12px"><span style="color: #0000CD">scusate il ritardo ma sono stato impegnato e lontano dal pc.... spero che mi perdoniate... :ave:</span></span></em></p><p><em><span style="font-size: 12px"><span style="color: #0000CD"></span></span></em></p><p></p><p>...</p><p></p><p>Ci recammo sulla spiaggia vicina a casa mia, anche se era un po’</p><p>distante dal centro del paese. Era un mercoledì di settembre ed erano</p><p>quasi le sette del pomeriggio: sulla spiaggia c’erano solo due</p><p>pescatori e una famiglia di stranieri, probabilmente tedeschi.</p><p></p><p>Sia avvicinava l’ora del tramonto e le increspature dell’acqua</p><p>mostravano meravigliosi giochi di colore alternando il rosso acceso del</p><p>sole con il blu intenso del cielo. Io non riuscii a resistere e stesi subito</p><p>il telo sulla sabbia, poi mi spogliai e corsi nell’acqua.</p><p></p><p>Era bellissimo: rispetto alla temperatura esterna l’acqua era</p><p>piacevolmente calda. Dopo un tuffo e qualche bracciata mi misi “a</p><p>pancia in su”, allargai le braccia e a gambe distese mi lasciai cullare</p><p>dalle onde e trasportare dalla corrente per non so quanti minuti.</p><p></p><p>Poi mi ricordai della mia amica! La sottile corrente di maestrale mi</p><p>aveva spostato un centinaio di metri più a sud. Nuotai un po’ per</p><p>risalire la fievole corrente, poi uscii dall’acqua e andai da Vanessa che</p><p>si era sdraiata a leggere un libro.</p><p></p><p>- “è bellissimo!” – le dissi – “non sai cosa ti perdi”</p><p></p><p>Lei alzo il capo, mi guadò è mi chiese se non facesse troppo freddo.</p><p></p><p>Io la rassicurai che l’acqua era tiepida, piacevolissima e la invitai ad</p><p>entrare.</p><p></p><p>Nel frattempo anche i bambini stranieri erano entrati in acqua e si</p><p>stavano divertendo come matti.</p><p></p><p>Forse vedendo anche loro riuscì a convincesi, ripose il libro, si alzò e mi</p><p>seguì fino sul bagnasciuga.</p><p></p><p>- “è fredda!” esclamò appena un onda le bagnò i piedi.</p><p></p><p>- “dentro si sta da dio, credimi!”</p><p></p><p>- “si, il problema è entrare…”</p><p></p><p>non so cosa mi prese, forse vedendo i bambini tedeschi mi era venuta</p><p>anche a me la voglia di giocare, il fatto è che senza pensarci tanto mi</p><p>avvicinai a Vanessa e la presi in braccio. Lei si lasciò prendere senza</p><p>opporre resistenza, accogliendo quel mio gesto anche lei come un</p><p>gioco e mi mise le braccia attorno al collo. Al contatto del mio corpo</p><p>bagnato le venne la pelle d’oca e sui triangoli del bikini color sabbia le</p><p>vidi affiorare le forme dei capezzoli. Non potetti fare a meno di</p><p>guardarli: ce li avevo sotto il naso! Entrai in acqua con lei in braccio e</p><p>quando le onde le bagnavano la pelle ancora asciutta lei sussultava e</p><p>si stringeva a me, appoggiando un seno contro il mio petto. Questo</p><p>contatto mi stava eccitando e dovevo arrivare presto nell’acqua un po’</p><p>più alta per nascondere il bozzo che stava gonfiando tra le mie</p><p>gambe. Quando fui immerso fino alla vita la lasciai scivolare</p><p>dolcemente fino a farle toccare i piedi sul fondo e involontariamente le</p><p>strusciai la mia protuberanza sulla coscia. Io cercavo di nascondere il</p><p>mio imbarazzo, lei fece finta di niente e io mi convinsi che non se ne</p><p>fosse accorta.</p><p></p><p>Si immerse per bagnarsi anche la testa e poi, tornata su, iniziò a</p><p>schizzarmi, come i bambini.</p><p></p><p>Io risposi al gioco, e con soddisfazione le dissi:</p><p></p><p>- “hai visto che non ci si sta poi tanto male!”</p><p></p><p>- “te la farò pagare per quello che hai fatto!”</p><p></p><p>e mentre diceva questo continuava a schizzarmi sempre più da vicino.</p><p>Oltre a schizzarmi quasi mi picchiava! Mi dovetti voltare e “battere in</p><p>ritirata” verso il largo, e lei sempre dietro, a inseguirmi. Quasi più non</p><p>toccavo e lei, alta quei cinque centimetri più di me, ebbe la meglio e</p><p>riuscì ad avvicinarsi tanto che il suo corpo sfiorava il mio. Io cercavo</p><p>con gli occhi strinti di guardarla attraverso gli schizzi e di allontanarla</p><p>spingendola per i fianchi, ma toccavo poco sul fondo quando la</p><p>spingevo ero io che indietreggiavo!</p><p></p><p>Lei mi girava intorno e di tanto in tanto i suoi seni mi sfioravano e le</p><p>sue cosce venivano in contatto con il mio sesso, gonfio e duro dentro il</p><p>mio costume. Tra uno schizzo e l’altro vedevo il suo bikini bagnato</p><p>aderire alle forme dei suoi seni e durante quelli scuotimenti</p><p>sembravano dovessero uscire da un momento all’altro. I capezzoli le</p><p>trasparivano dalla sottile stoffa chiara, erano evidentissimi e la mia</p><p>eccitazione cresceva.</p><p></p><p>Non potevo più starmene lì impalato a subire.</p><p>Pensai: - vuole giocare? E giochiamo!</p><p></p><p>Me ne infischiai del mio “problema” e iniziai a rispondere con impeto ai</p><p>suoi schizzi. Mi avvicinai anch’io e spesso i nostri corpi venivano a contatto.</p><p>Lei era sempre più divertita e la sentivo cercare lei stessa il</p><p>contatto fisico con il mio corpo. Ero ormai certo che sapesse della mia</p><p>eccitazione perché non perdeva occasione per sfiorarmi il bozzo che</p><p>tenevo tra le gambe. Nel farlo mi sbatteva con noncuranza i suoi</p><p>promontori addosso, facendomeli ballonzolare sotto il naso e questo</p><p>non placava certo la mia eccitazione!</p><p></p><p>Improvvisamente si fermò di fronte a me, vicinissima, e mi prese i polsi</p><p>con le mani tenendomeli stretti per evitare che io la schizzassi.</p><p>Respirava affannosamente e non staccava gli occhi dai miei, era serie</p><p>e sembrava stesse per chiedermi una tregua, mentre lentamente mi</p><p>tirava con se dove l’acqua era più bassa. Mi illusi che fosse finita,</p><p>invece sulle sue labbra si scolpì un sorriso diabolico come a dire “ti ho</p><p>fregato!” e in un istante, con lo scatto un gatto che assale il topo, mi</p><p>lasciò i polsi, afferrò l’elastico del mio costume e buttandosi</p><p>sott’acqua, me lo tirò giù fin sotto le ginocchia.</p><p></p><p>Io cercai di reagire, ma più mi muovevo e più lei riusciva a tirarmi giù</p><p>il costume. Non potevo scalciare perché il costume mi bloccava</p><p>le caviglie e non volevo farle male tirandole una ginocchiata. Quando</p><p>sentii che ormai non c’era più nulla da fare smisi di ribellarmi e</p><p>mentre con un braccio cercavo di tenermi a galla e di riprendere</p><p>l’equilibrio con l’altra mano cercai di coprirmi il pene e di nascondere</p><p>per quanto possibile la vigorosa erezione.</p><p></p><p>Lei riemerse tutta soddisfatta sventolando in mano il mio costume. Io</p><p>cercai di recuperarlo ma non era facile, lei me lo teneva alto e io ero</p><p>impedito perché lavoravo con una mano sola.</p><p></p><p>Rinunciai e indietreggiai, immergendomi nell’acqua fino al collo. Di</p><p>colpo mi venne in mente che non eravamo soli e mi sentii ancor di più</p><p>in imbarazzo. Mi guardai intorno, ma la famiglia di tedeschi, con i</p><p>bambini, non c’erano più. Il disco solare sfiorava la sottile linea</p><p>dell’orizzonte e non avevo idea di quanto tempo fosse passato. Sulla</p><p>spiaggia era rimasto un solo pescatore, lontano da noi, in direzione</p><p>del paese. Pensai che, con il sole contro, anche se avesse guardato</p><p>comunque avrebbe visto poco: solo le scure sagome di due ragazzi</p><p>che giocano nell’acqua.</p><p></p><p>Vanessa mi vide serio e preoccupato e, quasi dispiaciuta, si avvicinò</p><p>per ridarmi il costume. Mi finsi imbronciato mentre lei si avvicinava con</p><p>il mio costume in mano e ogni tanto abbassava gli occhi a spiarmi tra</p><p>le gambe, ma io non mi mossi. Stavo covando la mia vendetta!</p><p>Quando fu vicinissima si fermò e preoccupata mi disse:</p><p></p><p>- “oh, scherzavo! ma che te la sei presa? Tieni…”</p><p>e mi pose il costume.</p><p></p><p>Io a quel punto non ce la feci più a fingermi serio: digrignai i denti e</p><p>come un lupo che assale la sua preda mi buttai addosso a lei,</p><p>sbilanciandola all’indietro. Finimmo entrambi sott’acqua e mentre lei</p><p>annaspava per ritirarsi su io, incurante del mio sesso libero che le si</p><p>strusciava addosso, le passai le braccia dietro la schiena e le tirai i</p><p>lacci del costume. Invece che venirci un nodo (come sicuramente</p><p>accade se lo vuoi togliere apposta) il fiocco si sciolse lasciando il bikini,</p><p>legato solo al collo, a svolazzare nell’acqua e i seni liberi. Sotto l’acqua</p><p>i suoi capezzoli rosa sulla pelle bianca risaltavano ancora di più e</p><p>Vanessa cercava un po’ di coprirseli e un po’ di riprendere l’equilibrio.</p><p></p><p>Io la lasciai fare, godendomi lo spettacolo di quelle belle tette che</p><p>riemergevano e scomparivano nell’acqua. Rimasi in piedi davanti a lei</p><p>che ancora inciampava e ricadeva all’indietro. Mi venne di abbassare lo</p><p>sguardo a guardarmi il pene: come i seni di Vanessa, anche lui con</p><p>l’effetto ottico dell’acqua aveva acquistato tutta un’altra dimensione:</p><p>sembrava contorcersi per effetto delle increspature dell’acqua e la</p><p>pelle piuttosto bianca lo metteva ancora di più in risalto. Quasi ne ero</p><p>imbarazzato, ma ormai i freni inibitori avevano mollato.</p><p></p><p>Vanessa era riuscita a rimettersi in piedi,si era voltata di spalle e a</p><p>capo basso cercava di rifare il nodo con le mani dietro la schiena.</p><p>Io mi avvicinai, pacificamente.</p><p></p><p>- “vuoi una mano?” – le proposi</p><p></p><p>- “se non combini altro danno…”</p><p></p><p>- “te si e io no, eh? E poi sono gli uomini, gli stronzi?”</p><p></p><p>- “dai, aiutami piuttosto!” e con le mani all’indietro fece per passarmi i</p><p>laccetti.</p><p></p><p>Con l’intenzione di aiutarla mi avvicinai per prenderli, ma non avevo</p><p>previsto una cosa: la sporgenza che avevo tra le gambe!</p><p></p><p>Il pene libero nell’acqua e sempre turgido arrivò a contatto con le sue</p><p>natiche dondolando a destra e a sinistra. Quando sentii il contatto mi</p><p>fermai imbarazzato, non sapevo se indietreggiare o meno, ma</p><p>Vanessa, indifferente mi chiese:</p><p></p><p>- “ma che fai? Dai, legami ‘sto coso!”</p><p></p><p>Io non capivo: come poteva non essersi accorta di niente? Con</p><p>l’arnese che dondolava e le sbatteva addosso iniziai ad annodarle il</p><p>fiocco. Mentre lo stavo stringendo Vanessa si piegò leggermente in</p><p>avanti e iniziò a premere il suo sedere contro il mio basso ventre.</p><p>Dondolò un po’ i fianchi finché il mio pene non trovò spazio tra le sue</p><p>natiche. Poi iniziò a muoversi sinuosamente strusciandosi contro il mio</p><p>corpo.</p><p></p><p>- “…continua…” - mi disse con voce bassa e sensuale</p><p></p><p>- “mah… beh… io ho finito, il fiocco l’ho fatto”</p><p></p><p>portando le braccia all’indietro mi posò le mani sui fianchi, quasi ad</p><p>assicurarsi che non mi allontanassi, e continuò a muovere il suo</p><p>culetto contro il mio pacco</p><p></p><p>- “sicuro che hai finito? Io dico che c’è ancora qualcosa che puoi fare…”</p><p></p><p>...</p><p></p><p><em><span style="font-size: 12px"><span style="color: #0000CD">manca ancora la terza e ultima parte....</span></span></em></p></blockquote><p></p>
[QUOTE="mikitrenz, post: 2922240, member: 65672"] [I][SIZE=3][COLOR="#0000CD"]scusate il ritardo ma sono stato impegnato e lontano dal pc.... spero che mi perdoniate... :ave: [/COLOR][/SIZE][/I] ... Ci recammo sulla spiaggia vicina a casa mia, anche se era un po’ distante dal centro del paese. Era un mercoledì di settembre ed erano quasi le sette del pomeriggio: sulla spiaggia c’erano solo due pescatori e una famiglia di stranieri, probabilmente tedeschi. Sia avvicinava l’ora del tramonto e le increspature dell’acqua mostravano meravigliosi giochi di colore alternando il rosso acceso del sole con il blu intenso del cielo. Io non riuscii a resistere e stesi subito il telo sulla sabbia, poi mi spogliai e corsi nell’acqua. Era bellissimo: rispetto alla temperatura esterna l’acqua era piacevolmente calda. Dopo un tuffo e qualche bracciata mi misi “a pancia in su”, allargai le braccia e a gambe distese mi lasciai cullare dalle onde e trasportare dalla corrente per non so quanti minuti. Poi mi ricordai della mia amica! La sottile corrente di maestrale mi aveva spostato un centinaio di metri più a sud. Nuotai un po’ per risalire la fievole corrente, poi uscii dall’acqua e andai da Vanessa che si era sdraiata a leggere un libro. - “è bellissimo!” – le dissi – “non sai cosa ti perdi” Lei alzo il capo, mi guadò è mi chiese se non facesse troppo freddo. Io la rassicurai che l’acqua era tiepida, piacevolissima e la invitai ad entrare. Nel frattempo anche i bambini stranieri erano entrati in acqua e si stavano divertendo come matti. Forse vedendo anche loro riuscì a convincesi, ripose il libro, si alzò e mi seguì fino sul bagnasciuga. - “è fredda!” esclamò appena un onda le bagnò i piedi. - “dentro si sta da dio, credimi!” - “si, il problema è entrare…” non so cosa mi prese, forse vedendo i bambini tedeschi mi era venuta anche a me la voglia di giocare, il fatto è che senza pensarci tanto mi avvicinai a Vanessa e la presi in braccio. Lei si lasciò prendere senza opporre resistenza, accogliendo quel mio gesto anche lei come un gioco e mi mise le braccia attorno al collo. Al contatto del mio corpo bagnato le venne la pelle d’oca e sui triangoli del bikini color sabbia le vidi affiorare le forme dei capezzoli. Non potetti fare a meno di guardarli: ce li avevo sotto il naso! Entrai in acqua con lei in braccio e quando le onde le bagnavano la pelle ancora asciutta lei sussultava e si stringeva a me, appoggiando un seno contro il mio petto. Questo contatto mi stava eccitando e dovevo arrivare presto nell’acqua un po’ più alta per nascondere il bozzo che stava gonfiando tra le mie gambe. Quando fui immerso fino alla vita la lasciai scivolare dolcemente fino a farle toccare i piedi sul fondo e involontariamente le strusciai la mia protuberanza sulla coscia. Io cercavo di nascondere il mio imbarazzo, lei fece finta di niente e io mi convinsi che non se ne fosse accorta. Si immerse per bagnarsi anche la testa e poi, tornata su, iniziò a schizzarmi, come i bambini. Io risposi al gioco, e con soddisfazione le dissi: - “hai visto che non ci si sta poi tanto male!” - “te la farò pagare per quello che hai fatto!” e mentre diceva questo continuava a schizzarmi sempre più da vicino. Oltre a schizzarmi quasi mi picchiava! Mi dovetti voltare e “battere in ritirata” verso il largo, e lei sempre dietro, a inseguirmi. Quasi più non toccavo e lei, alta quei cinque centimetri più di me, ebbe la meglio e riuscì ad avvicinarsi tanto che il suo corpo sfiorava il mio. Io cercavo con gli occhi strinti di guardarla attraverso gli schizzi e di allontanarla spingendola per i fianchi, ma toccavo poco sul fondo quando la spingevo ero io che indietreggiavo! Lei mi girava intorno e di tanto in tanto i suoi seni mi sfioravano e le sue cosce venivano in contatto con il mio sesso, gonfio e duro dentro il mio costume. Tra uno schizzo e l’altro vedevo il suo bikini bagnato aderire alle forme dei suoi seni e durante quelli scuotimenti sembravano dovessero uscire da un momento all’altro. I capezzoli le trasparivano dalla sottile stoffa chiara, erano evidentissimi e la mia eccitazione cresceva. Non potevo più starmene lì impalato a subire. Pensai: - vuole giocare? E giochiamo! Me ne infischiai del mio “problema” e iniziai a rispondere con impeto ai suoi schizzi. Mi avvicinai anch’io e spesso i nostri corpi venivano a contatto. Lei era sempre più divertita e la sentivo cercare lei stessa il contatto fisico con il mio corpo. Ero ormai certo che sapesse della mia eccitazione perché non perdeva occasione per sfiorarmi il bozzo che tenevo tra le gambe. Nel farlo mi sbatteva con noncuranza i suoi promontori addosso, facendomeli ballonzolare sotto il naso e questo non placava certo la mia eccitazione! Improvvisamente si fermò di fronte a me, vicinissima, e mi prese i polsi con le mani tenendomeli stretti per evitare che io la schizzassi. Respirava affannosamente e non staccava gli occhi dai miei, era serie e sembrava stesse per chiedermi una tregua, mentre lentamente mi tirava con se dove l’acqua era più bassa. Mi illusi che fosse finita, invece sulle sue labbra si scolpì un sorriso diabolico come a dire “ti ho fregato!” e in un istante, con lo scatto un gatto che assale il topo, mi lasciò i polsi, afferrò l’elastico del mio costume e buttandosi sott’acqua, me lo tirò giù fin sotto le ginocchia. Io cercai di reagire, ma più mi muovevo e più lei riusciva a tirarmi giù il costume. Non potevo scalciare perché il costume mi bloccava le caviglie e non volevo farle male tirandole una ginocchiata. Quando sentii che ormai non c’era più nulla da fare smisi di ribellarmi e mentre con un braccio cercavo di tenermi a galla e di riprendere l’equilibrio con l’altra mano cercai di coprirmi il pene e di nascondere per quanto possibile la vigorosa erezione. Lei riemerse tutta soddisfatta sventolando in mano il mio costume. Io cercai di recuperarlo ma non era facile, lei me lo teneva alto e io ero impedito perché lavoravo con una mano sola. Rinunciai e indietreggiai, immergendomi nell’acqua fino al collo. Di colpo mi venne in mente che non eravamo soli e mi sentii ancor di più in imbarazzo. Mi guardai intorno, ma la famiglia di tedeschi, con i bambini, non c’erano più. Il disco solare sfiorava la sottile linea dell’orizzonte e non avevo idea di quanto tempo fosse passato. Sulla spiaggia era rimasto un solo pescatore, lontano da noi, in direzione del paese. Pensai che, con il sole contro, anche se avesse guardato comunque avrebbe visto poco: solo le scure sagome di due ragazzi che giocano nell’acqua. Vanessa mi vide serio e preoccupato e, quasi dispiaciuta, si avvicinò per ridarmi il costume. Mi finsi imbronciato mentre lei si avvicinava con il mio costume in mano e ogni tanto abbassava gli occhi a spiarmi tra le gambe, ma io non mi mossi. Stavo covando la mia vendetta! Quando fu vicinissima si fermò e preoccupata mi disse: - “oh, scherzavo! ma che te la sei presa? Tieni…” e mi pose il costume. Io a quel punto non ce la feci più a fingermi serio: digrignai i denti e come un lupo che assale la sua preda mi buttai addosso a lei, sbilanciandola all’indietro. Finimmo entrambi sott’acqua e mentre lei annaspava per ritirarsi su io, incurante del mio sesso libero che le si strusciava addosso, le passai le braccia dietro la schiena e le tirai i lacci del costume. Invece che venirci un nodo (come sicuramente accade se lo vuoi togliere apposta) il fiocco si sciolse lasciando il bikini, legato solo al collo, a svolazzare nell’acqua e i seni liberi. Sotto l’acqua i suoi capezzoli rosa sulla pelle bianca risaltavano ancora di più e Vanessa cercava un po’ di coprirseli e un po’ di riprendere l’equilibrio. Io la lasciai fare, godendomi lo spettacolo di quelle belle tette che riemergevano e scomparivano nell’acqua. Rimasi in piedi davanti a lei che ancora inciampava e ricadeva all’indietro. Mi venne di abbassare lo sguardo a guardarmi il pene: come i seni di Vanessa, anche lui con l’effetto ottico dell’acqua aveva acquistato tutta un’altra dimensione: sembrava contorcersi per effetto delle increspature dell’acqua e la pelle piuttosto bianca lo metteva ancora di più in risalto. Quasi ne ero imbarazzato, ma ormai i freni inibitori avevano mollato. Vanessa era riuscita a rimettersi in piedi,si era voltata di spalle e a capo basso cercava di rifare il nodo con le mani dietro la schiena. Io mi avvicinai, pacificamente. - “vuoi una mano?” – le proposi - “se non combini altro danno…” - “te si e io no, eh? E poi sono gli uomini, gli stronzi?” - “dai, aiutami piuttosto!” e con le mani all’indietro fece per passarmi i laccetti. Con l’intenzione di aiutarla mi avvicinai per prenderli, ma non avevo previsto una cosa: la sporgenza che avevo tra le gambe! Il pene libero nell’acqua e sempre turgido arrivò a contatto con le sue natiche dondolando a destra e a sinistra. Quando sentii il contatto mi fermai imbarazzato, non sapevo se indietreggiare o meno, ma Vanessa, indifferente mi chiese: - “ma che fai? Dai, legami ‘sto coso!” Io non capivo: come poteva non essersi accorta di niente? Con l’arnese che dondolava e le sbatteva addosso iniziai ad annodarle il fiocco. Mentre lo stavo stringendo Vanessa si piegò leggermente in avanti e iniziò a premere il suo sedere contro il mio basso ventre. Dondolò un po’ i fianchi finché il mio pene non trovò spazio tra le sue natiche. Poi iniziò a muoversi sinuosamente strusciandosi contro il mio corpo. - “…continua…” - mi disse con voce bassa e sensuale - “mah… beh… io ho finito, il fiocco l’ho fatto” portando le braccia all’indietro mi posò le mani sui fianchi, quasi ad assicurarsi che non mi allontanassi, e continuò a muovere il suo culetto contro il mio pacco - “sicuro che hai finito? Io dico che c’è ancora qualcosa che puoi fare…” ... [I][SIZE=3][COLOR="#0000CD"]manca ancora la terza e ultima parte....[/COLOR][/SIZE][/I] [/QUOTE]
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