Racconto di fantasia UNA MOGLIE PERBENE: QUANDO LA VERGOGNA DIVENTA GODIMENTO (4)

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Dave35

Guest
Quarta parte

La soglia dell'abisso in cui la coppia stava per essere risucchiata sembrava aprirsi davanti loro senza altre vie di fuga. Leonardo avrebbe saputo reagire e Valenina sarebbe stata capace di opporsi alle richieste sempre piĂą perverse di Bernard?
*****​
Bernard uscì in fretta dall'automobile, con Leonardo che lo seguiva da vicino. Io, nel frattempo, afferrai il mio vestito e lo strinsi attorno a me, cercando di coprirmi nel modo più discreto possibile.
“A che serve coprirsi ora!? Da questa sera non sei più la seria e amorosa mogliettina ma solo una puttana che deve imparare ad esibire il proprio corpo”, e con quella frase Bernard mi strappò bruscamente il vestito dalle mani, un gesto improvviso che non incontrò alcuna mia resistenza, riflettendo la mia completa sottomissione.
Salita in macchina avevo abbracciato subito mio marito accettando con passione le sue effusioni ricambiandole. Ecco la cosa che non mi spiegavo: quello che era successo e che Bernard mi aveva fatto fare aveva finito davvero con l’eccitarmi fino al punto che mi lasciavo andare davanti agli occhi di mio marito sempre più accondiscendente della mia condizione.
Non riuscivo piĂą a connettere e non mi resi neppure conto che Bernard aveva fermato la macchina.
“Vieni a guidare” disse imperiosamente a mio marito, lo guardai a bocca aperta scendere e prendere il posto di Bernard.
Leonardo si mise così al volante avvolto in un silenzio denso di tristezza, i suoi movimenti erano lenti, quasi riluttanti, come se ogni spostamento fosse un peso sull'anima. Ora mi trovavo seduta accanto a un estraneo, un'ombra senza nome che mi faceva compagnia nella mia inconsolabile malinconia, mentre mio marito, ridotto a mero autista, tracciava un sentiero di freddo distacco con ogni strada che ci allontanava sempre più l'uno dall'altro.
Mio marito regolò lo specchietto retrovisore per vedere meglio dietro, mentre io, con un sospiro, esclamai "no, per favore, Bernard". Si poteva vedere solo una mano di Bernard che accarezzava la mia, lasciando l'immaginazione a indovinare dove potesse avere posizionato l'altra mano.
In silenzio e con vergogna chinai il capo, mentre lui si stava prendendo ogni libertĂ  sul suo corpo.
“Ti piace essere trattata come una puttana come l’hai fatto per strada con tuo marito e ieri sera al ristorante. Sapevi di essere guardata ma non hai mai smesso di mostrarci le cosce. Un mio amico italiano come te ha detto che eri la classica signora per bene ma sotto sotto una gran troia ma che sarebbe stato difficile spingerti oltre a quel poco di esibizionismo. Così io ho scommesso prima della fine delle vacanze ti avrei offerta a lui come una volgare puttana”.
Non avevo la forza di reagire, in fondo era il gioco che avevamo immaginato la sera prima nella nostra camera d’albergo. Bernard passo dopo passo stava diventando sempre più impertinente giocando sulla nostra passività. Come dargli torto. Io gli stavo dimostrando la mia totale sottomissione. Che mi stava succedendo? Come potevo spiegare, per prima a me stessa le sensazioni che stavo provando?
Mi ero lasciata convincere a vestirmi da troia, a uscire per strada e passeggiare come una battona. Sì, è vero, lo facevo per mio marito, perché in quel modo gli avrei dato il piacere che lui aveva desiderato chissà da quando, gli avrei offerto un “grazie” molto particolare per una vacanza noi due soli che avevamo sempre desiderato.
All’inizio era anche piacevole, era bello comportarmi in quel modo per mio marito, ma solo per lui. Ma poi? Poi è subentrato Bernard! Non sapevo come definirlo, un uomo che mette soggezione, che ha una facilità incredibile nel parlare e nel convincere le persone.
Infatti noi lo abbiamo seguito quasi subito. Ecco, fare certe cose per mio marito poteva essere accettabile, ma ora le stavo facendo per un estraneo, uno sconosciuto, uno appena incontrato.
Eppure …Eppure avevo accettato immediatamente il suo modo di fare, tra il gentile e l’imperioso, avevo accettato che mi desse subito del tu, mentre io dovevo rispettosamente dargli del lei o, addirittura, del voi, come ad ammettere e accettare di cedere alle sue richieste come se fossi un suo giocattolo.
Quando me lo trovai seduto al mio fianco cercai ingenuamente di coprirmi con il mio misero vestitino, ma lui me lo strappò dalle mie mani senza troppa delicatezza dicendo che dopo quello che era successo era inutile che mi coprissi. “No, la prego…”
Sembrava impossibile stesse succedendo a me, ero nuda, in un auto, con accanto a me uno sconosciuto.
Quasi disperata lasciai che mi guardasse, ma non si accontentò di questo. Cominciò ad accarezzarmi i seni, le cosce, infine spinse una mano verso il mio inguine. Cercai di fermarlo pregandolo di fermarsi, ma lui non si fermò e raggiunse la Valentina intimità.
Le luci della notte rendevano tutto così irreale.
Bernard mi continuava ad accarezzare senza perdere di vista la strada e dava in continuazione delle indicazioni a Leonardo. Il traffico si ridusse, seguivo dei viottoli circondati da alberi fino a che gli chiese di fermarsi vicino ad una piccola rientranza che dava verso un angolo boschivo. Cercai di capire e realizzai che ci aveva fatto andare in un angolo appartato del Bois de Boulogne. Bernard fece spegnere il motore ed accese la luce interna. Io ero indecentemente a gambe aperte in balia delle carezze di Bernard. Lui porse la macchina fotografica a Leonardo e gli chiese di scattare una foto. Notai l’eccitazione di mio marito nel fare la foto alla propria moglie libidinosamente in calze e reggicalze, eccitata sotto le carezze di uno sconosciuto. Lui mi fissava con gli occhi lucidi dal piacere, mentre Bernard riprese ad accarezzarmi le tette e chinandosi prese tra le labbra un mio capezzolo
Mi sentivo strana, diversa, come se non fossi più io, come se non contassi più. Quell’uomo mi accarezzava, dovunque, sui seni, sul figa, inavvertitamente avevo anche allargato le gambe, cosa che gli permetteva maggiori e più intime carezze.
Non riuscivo più a reagire, ma forse non lo volevo, l’eccitazione cresceva e quei tocchi sapienti mi facevano smettere di pensare, di ragionare
Eravamo fermi un auto e di fronte a mio marito mi offrivo vergognosamente accarezzata da uno sconosciuto. Ero come fuori dal tempo e non mi ribellai neppure quando Leonardo, spinto da Bernard iniziò a fotografarmi. Dove fossi non lo capivo, ma non mi importava, mi sembrava di essere in un limbo dove il piacere e la vergogna sembravano diventati un tutt’uno.
Improvvisamente sentii uno scatto e sobbalzai: Bernard aveva chiuso le sicure delle portiere e disse a mio marito “adesso tua moglie offrirà uno spettacolo impagabile”.
Non capii subito cosa volesse dire, ma poi, guardando fuori della macchina vidi due uomini che si erano avvicinati e che guardavano all’interno, dall’altra parte si avvicinarono altri tre.
Terrorizzata chiusi le gambe e pregai mio marito di ripartire e Bernard di permetterci di andar via.
Cercai di dibattermi ma, ormai succube, cedetti nuovamente alle carezze di Bernard.
Lui mi accarezzò di nuovo le tette e la mia fighetta gia’ umida, sostenendo che fosse un peccato lasciare che altri non potessero godere di tanta bellezza. A quel punto Bernard si sfilò la cerniera dei pantaloni e lasciò che il suo membro eretto ne scivolasse fuori. Leonardo era visivamente fuori di se lo minacciò di chiamare la polizia ma lui neanche mi rispose, intento a palpare il mio corpo che ormai aveva ceduto e mi offriva passivamente.
Leonardo restò di sasso con la macchina fotografica in mano, Bernard lo guardò quasi minaccioso “Dai fotografa questa puttana e gli altri che la stanno guardando” e come un cretino mio marito, senza possibilità di scelta, scattò altre foto. Era quello il suo programma esibire la sua moglie a dei guardoni?
Mi girava la testa e non riuscivo a reagire, avevo lasciato nel vuoto le minacce di Leonardo intenzionato a chiamare la polizia, mentre le mani di Bernard continuavano le lascive carezze sul mio corpo. Poi sentii la sua mano prendere la mia e guidarla sul suo sesso duro senza che io avessi la forza e la volontĂ  di ribellarmi.
Mi fece stringere le dita attorno al suo membro caldo e durissimo e mi iniziò a quei movimenti che dopo poco proseguii io spontaneamente.
Ero come inebetita, stringevo il membro di un uomo appena conosciuto e lo stavo masturbando volontariamente mentre fuori dalla macchina cinque uomini sconosciuti stavano guardando la scena.
Ero davvero pazza? Cosa mai mi stava succedendo?
Continuavo a muovere la mano su quel sesso sconosciuto e intanto guardavo fuori quegli uomini che si stavano masturbando a causa dello spettacolo che stavo loro offrendo.
All’improvviso Bernard schizzò il suo sperma sulla mia mano, la quale si ritrasse come per riflesso. Così lui, senza pensarci, si asciugò il cazzo sporco di sborra sul mio abito. Io rimasi lì, attonita, fissando la sua sborra sulla mia pelle."
Con un movimento improvviso e deciso, mi guidò fino al finestrino e con un gesto rapido lo aprì, facendolo scorrere verso il basso.
Fu come un segnale, vidi delle mani entrare e cercare il mio corpo. Cercai di scostarmi, ma Bernard mi tenne ferma accarezzandomi la vagina e mostrando a mio marito quanto io fossi bagnata.
Che vergogna, come poteva mai essere possibile che mi eccitassi mentre mi stavano usando quasi a loro piacimento?
Quelle mani mi accarezzavano, il collo, i capelli, il seno, le spalle dicendomi parole oscene delle quali non riuscii ad intendere bene il significato.
“Hai un gran successo a quanto pare – disse sarcasticamente Bernard – non vuoi concederti ancora?”
Non riuscivo a dire nulla, quelle mani sul mio corpo e quel tono soggiogante di Bernard non mi davano tregua. A stento sentii mio marito che gli dava del pazzo forse chiedermi direttamente di fermarmi.
Bernard mi spinse ancora di piĂą verso quelle mani e io lo lasciai fare, lasciai che quelle mani mi toccassero dovunque, lasciai che mi offendessero e che esplorassero il mio corpo fin dove potevano arrivare.
Mi sentivo strana, inerme, ma anche eccitata, tanto da gemere nel sentire quelle carezze, leggere e a volte anche violente.
“Perché non la fai scendere?” Chiese improvvisamente uno di loro a Bernard.
Leonardo; La scena era degna di uno squallido film porno. Bernard con un gesto rapido rivolgendosi al suo interlocutore gli gettò l’abito di Valentina dal finestrino “Accontentatevi di questo per il momento!” Quelli che circondavano l’auto lo raccolsero e annusandolo si rivolsero a Valentina “Scendi puttana, dai non ti mangiamo.” Uno di loro prese l’abito e come un feticcio lo utilizzò per masturbarsi riversando su quella stoffa i fiotti della sua eccitazione.
Gli altri con i pantaloni abbassati continuavano a masturbarsi cacciando le mani libere oltre all’apertura del finestrino impossessandosi di ogni centimetro di pelle che Valentina rendeva disponibile
Quello piĂą intraprendente , dopo essersi abbassato i pantaloni ed avere iniziato a masturbarsi pure lui, aveva infilato il braccio libero interamente nel nostro abitacolo senza incontrare alcuna resistenza da parte di mia moglie che ora teneva gli occhi chiuso lasciandosi scappare qualche piccolo gemito.
Poi quella mano le scivolò sulla sua figa. Valentina sobbalzò ma ormai senza alcuna resistenza si abbandonava a quelle mani, fino a quando, forse esausta o compiacente, si lasciò cadere sul sedile, si abbracciò le tette quasi per coprirsi pudicamente.
Mi chiese sconvolta “Ti prego, basta, ritorniamo in hotel, non voglio più continuare!”
Le mani dei guardoni si sporgevano ancora dal finestrino cercando di accarezzarla. Ora avrei dovuto intervenire, e porre fine a quell’orgia di perversione che si era scatenata.
“Basta” gridai.
“Ma dai, il bello inizia proprio ora” ribattè Bernard e mi sembrò di svenire quando lui le chiese di accarezzare il cazzo dell’uomo più vicino alla portiera. Prese una mano di mia moglie che con uno sguardo perso se la lasciò guidare senza alcuna resistenza fuori dal finestrino. Lei mi guardò e guardò Bernard come se cercasse un aiuto, una voce che interrompesse quella vergogna. Cercai di dire qualcosa ma la sua mano si era gia’ appropriata di quella verga tesa davanti a lei.
“Vedi, non è difficile – la incoraggiò Bernard mentre lei con dei goffi movimenti dovuti dalla posizione, iniziava a dare piacere allo sconosciuto – e tu non startene li impalato fotografala saranno il ricordo delle vostre vacanze parigine, magari da mostrare a qualche vostro conoscente che chissà da quanto immagina tua moglie con un cazzo in mano che non sia il tuo”
Quell’ordine mi sconvolse e, senza saper reagire lo eseguii. Inquadrai Valentina nuda accarezzata da quelle mani dare lei stessa piacere a quello sconosciuto, mentre finiva per ricevere nelle sue mani la sborra che lo sconosciuto stava scaricando.
“Falla scendere “ fu la richiesta ripetuta dagli altri “ così accarezza anche noi”
“Mi sembra una buona idea – riprese Bernard facendo passare il dorso della mano sulle tette di Valentina e rivolgendosi a lei - riusciresti ad accarezzarli meglio se scendessi in mezzo a loro”.
Si girò scese dall’auto, mi chiese di scendere e di non smettere di fotografarla “ ora ti mostro il vero motivo per cui siamo qui”. Si affiancò al gruppetto dicendo qualcosa che non capii e poi ancora a me “adesso tua moglie sarà la loro puttana” e appoggiò la mano sulla portiera dal lato di Valentina.
Ora era veramente troppo
Valentina; mi sembrava di vivere in un film a luci rosse ed io ero l’attrice principale. Ero appoggiata alla portiera della macchina col braccio fuori e tenevo tra le dita il sesso di uno dei guardoni muovendo la mano per farlo godere.
Era tutto così assurdo, eppure ero io, la seria e irreprensibile prof. Valentina che stava masturbando uno sconosciuto mentre Leonardo mi scattava delle foto.
Non osavo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se quelle foto fossero arrivate alla vista di qualcuno che conoscevo o, peggio ancora, di uno dei miei studenti.
Avrei voluto dissolvermi nell'aria, lontano da delusione e vergogna.
Bernard accese l’impianto audio della macchina mettendo una musica lenta e melensa e scese dalla macchina. Si mise a parlare con i guardoni attorno a lui, poi rivolse qualche parola a Leonardo, che io non riuscii ad ascoltare perché ero troppo frastornata e confusa.
Il guardone che stavo masturbando improvvisamente sborrò abbondantemente sulla mia mano. Questa volta, non so perché, non la ritrassi, anzi, dopo che ebbe finito di schizzare, la aprii e la guardai, piena di quel liquido biancastro e caldo che scendeva in parte lungo il mio braccio e in parte a terra.
All’improvviso Bernard aprì la portiera e mi intimò di scendere. Lo guardai stralunata, non sapevo se rispondergli o ubbidirgli senza reagire. Ormai non ero più me stessa.
Come un automa scesi dalla macchina e mi lasciai trascinare in mezzo al gruppetto di guardoni.
Era una scena paradossale, inimmaginabile, assurda, incredibile: la seria professoressa quasi nuda davanti a degli sconosciuti che si masturbavano. Eppure … eppure sentii che il mio corpo rispondeva eccitandosi.
Provavo una vergogna infinita, ma non feci nulla per coprire le mie nudità. Lasciai che Bernard mi prendesse per il polso e spinse la mia mano imbrattata dello sperma di quell’uomo su un mio seno, obbligandomi a spargere lo sperma sulla mia pelle. Poi, con fredda determinazione, Bernard mi buttò tra le braccia del guardone che abbracciandomi mi strinse a sé facendomi sentire il suo cazzo ancora teso e gocciolante sul mio ventre.
Non riuscii nemmeno in quel momento a protestare, anzi abbracciai a mia volta lo sconosciuto muovendomi con lui sotto il ritmo della musica in quell’atmosfera così paradossale mentre gli altri mi si avvicinarono.
La situazione stava per degenerare e io non potevo e non riuscivo a far nulla per risolverla. Il primo guardone, finita la musica, si staccò da me e si allontanò. Altri due mi si avvicinarono e mi abbracciarono col cazzo eretto prepotentemente diretto verso il mio corpo.
Accarezzandomi mi presero le mani e le portarono sulle loro verghe. Capii subito cosa avrei dovuto fare e iniziai ubbidiente a masturbarli, sentendo tra le dita crescere il loro desiderio.
Un altro guardone mi abbracciò da dietro facendomi sentire sulla schiena la sua erezione. Non riuscivo più ad avere cognizione di cosa mi stesse succedendo, ero frastornata, disgustata e al tempo stesso, mio malgrado, persino eccitata. Continuavo a masturbare i due mentre il terzo, con sapienti movimenti del corpo mise il sesso tra le mie natiche. Ebbi paura e cercai di divincolarmi, ma i miei movimenti non fecero altro che facilitare il suo scopo.
Sentii le mani frugarmi la vagina e ritrarre le dita bagnate per la mia eccitazione. Sentii i due che stavo masturbando eccitarsi ancora di più e arcuare il bacino verso di me mentre forti schizzi uscirono dai loro sessi imbrattando il mio corpo. Anche quello che mi si era messo dietro di me iniziò a schizzare la sua sborra tra le natiche e sulla schiena. Come inebetita, ma anche inebriata, lasciai volontariamente che mi imbrattassero mugolando di piacere.
Così presi tra le mani gli ultimi due cazzi e li masturbai fino a sentire i loro gemiti di godimento e a schizzarmi dappertutto il loro seme sul mio ventre e persino sui seni. Stavo impazzendo e mugolai anche io mentre sentivo la mia figa rispondere a quella situazione in maniera tanto imprevista e indesiderata.
Poi uno di loro si pose davanti a me e tirò fuori la sua verga, svettare di desiderio tra le sue gambe. Era un cazzo “imperiale” enorme, di dimensioni notevole ad occhio 25 centimetri, con una base di grosso diametro, curvandosi con verso l'alto fino a terminare in un apice tanto pronunciato da sembrare un fungo. La cappella, era uno spettacolo, lucida, turgida, strabordante dall’asta, grossa e con una gocciolina di liquido seminale che gia’ fuoriusciva dall’uretra.
"Bernard, ti scongiuro, non costringermi a questo !” lo implorai
“Zitta... succhia il suo cazzo, voglio che te lo fai scivolare tutto in fondo fino in gola, troia! ” disse perentoriamente Bernard.
Io obbedì, ormai vinta e succubbe, grosse lacrime mi scioglievano il trucco intorno agli occhi, succhiavo e piangevo mentre il mio seno ballonzolava al ritmo del movimento con cui quello sconosciuto mi scopava la bocca.
“Ti piace la cara mogliettina del cornuto?” chiese sarcastico Bernard.
“Una vera troia!” rispose lui strizzandogli l’occhio.
Era la prima volta che riuscivo ad ingoiare interamente un cazzo di quelle dimensioni, ma la situazione e le dimensioni del suo uccello mi avevano eccitata così tanto che sembravo impazzita dal piacere di pompare il grosso cazzo nonostante violenti conati di vomito mi assalissero di tanto in tanto.
Leonardo osservava la scena con imperturbabilitĂ , sembrando quasi soddisfatto nel constatare la mia subordinazione in quella circostanza.
Lo sconosciuto mi teneva per i capelli mentre la mia bocca veniva violata dal suo cazzo enormemente duro, Leonardo stava godendo, nel vedere sua moglie trattata come una puttana, lo faceva impazzire.
Io iniziai a muovermi, la mia schiena si arcuava e poi si distendeva, assecondando il movimento di quello sconosciuto, la mia lingua si muoveva intorno alla sua cappella, ne saggiavo il sapore, poi la bocca tornava ad ingoiare il suo cazzo.
“Godi puttana?”
Io non risposi, un solo mugolio sordo, i miei occhi fissavano quelli di quell’uomo, la mia smorfia di godimento era la risposta alla sua domanda.
Lui mi spinse la testa ancora piĂą a fondo, sentii la sua cappella arrivarmi in gola
Un altro membro del gruppo mi allargava le natiche del culo, infliggendomi forti schiaffi che mi facevano vibrare tutte le chiappe.
Ad ogni schiaffo io mugolavo, con il suo cazzo saldamente piantato nella mia bocca da troia.
Mi tirò i capelli e mi sputò sul viso, sembrava che il suo godimento aumentasse. Essere trattata come una troia mi scioglieva liberando la mia parte più carnale, nascosta da anni ed anni di false paure ed ipocrisie.
“Ora ti voglio scopare ” si sfilò dalla mia bocca, il suo cazzo colava della mia saliva, le mie labbra erano rosso fuoco, i miei occhi grandi ed imploranti tradivano il godimento che stavo provando.
Io preoccupata gridai “No, Bernard, ti prego,no!
“Zitta troia!..Ora si fa come dico io e tutte le volte che dico io!”
Leonardo osservava la scena senza emozioni, sembrando quasi soddisfatto nel vedermi dominato da quella circostanza. Cercavo nel suo volto un segnale di soccorso, ma con un semplice movimento del capo, lui esprimeva la sua approvazione.
Lo sconosciuto mi porse il cazzo, avvicinandolo alle mia vulva, io lo accolsi con un gemito di gradimento. Lui poggiò le sue mani sulle mie natiche ancora dolenti per gli schiaffi ricevuti, le allargò scoprendo il mio fiore candido, la mia figa era oscenamente larga e bagnata, pronta a ricevere quel grosso cazzo.
Appena si piazzò tra le mie cosce lo presi e lo indirizzai tra le grandi labbra aperte di desiderio, appena la sua grossa cappella gonfia ne fu a contatto, ebbi un brivido di piacere che si trasformò in urla di goduria appena ebbe affondato la sua grossa cappella dentro di me.
Mi possedette con vigore e forza procurandomi un’infinità di orgasmi, i nostri movimenti erano sincronizzati alla perfezione.
Il mio culo si muoveva sinuoso, la mia fica avvolgeva il suo cazzo come una guaina calda, la sentivo contrarsi ad ogni mio movimento, i gemiti e mugolii dello sconosciuto mi facevano uscire di testa.
Lo sconosciuto nel pieno dell’eccitazione gridò: “Ti piace essere scopata come una volgare puttana!? ...di essere una schiava!?”
“Mhhhh Siii, una puttana, voglio essere una schiava, scopami sempre così, come una troia...Dio mio, quanto sto godendo... scopami ancora... daiii daiii..”
Non riuscivo piu’a trattenere la mia passione e la voglia di cazzo che mi stacva penetrando!
Poi bruscamente si sfilò da me, con mia grande delusione, dicendo: ora fammi godere la vista di quel magnifico culo che hai, mi rigirò, mi fece mettere a quattro zampe, si piazzò alle mie spalle e prese a massaggiarmi la fica, poi cominciò a bagnarmi il buchetto con i miei stessi umori, a dilatarlo e a penetrarlo con le dita, prima una, poi due, poi tre e lo masturbava.
Improvvisamente cominciò a far entrare ed uscire le dita dal mio orifizio ormai dilatato sempre con maggiore foga procurandomi dolore, urlai ma lui sembrava non sentirmi, cominciò a palparmi con forza il culo a riempirmi di parolacce. Cominciò ad inveire contro di me dandomi della vacca in calore, della puttana, non stavo capendo più niente.
Poco dopo smise e cominciò a schiaffeggiarmi con forza la fica, istintivamente strinsi le cosce ma quel porco dopo avermi assestato due forti sculaccioni mi ordinò di allargare le cosce, obbedii senza obiettare. Mi schiaffeggiò ancora la fica prima di cominciare una masturbazione infernale a piena mano che mi fece squirtare come una vacca in calore. Raggiunto il suo scopo si fermò, ma solo perché si stava preparando a completare il suo disegno perverso. Sentii il calore della sua cappella che premeva contro il mio sedere, lo supplicai di non farlo, era troppo grosso ma lui incurante delle mie proteste, mi assestò un altro sculaccione e mi ordinò di stare zitta e mi penetrò con decisione.
Mi sentii svenire per il dolore lancinante che però durò solo il tempo della penetrazione e di abituarmi alle sue dimensioni asinine. Mi montò per un tempo che sembrò interminabile facendomi provare sensazioni indescrivibili prima di arrivare al suo orgasmo. I suoi colpi divennero sempre più forti e veloci, poi d’un tratto lo sentii uscire dal mio ano, lasciando un vuoto enorme e penetrarmi la figa. Strabuzzai gli occhi quando sentii il suo grosso cazzo riprendere a scoparmi con vigore la figa e poi eruttare tutto il suo sperma nel mio utero, nello stesso istante in cui anche io stavo avendo l’ennesimo orgasmo. Mi abbandonai sfinita e soddisfatta sotto il peso del suo corpo.
Eravamo ansimanti dallo sforzo e sentivo ora le sue mani che mi scostavano i capelli e il suo respiro sul mio collo, le sue labbra che cominciavano a baciarmi e a bisbigliarmi tutto il piacere che aveva provato. Ero ancora piena di lui e mi piaceva sentire il suo grosso membro ancora dentro di me che ora, lentamente, perdeva vigore scivolando fuori dalla mia figa ancora fradicia ed arrossata.
Avevo goduto appagata come una vera troia.
Volgendo lo sguardo verso Leonardo, non potei fare a meno di notare il bagliore di pura euforia nei suoi occhi: era un miscuglio di stupore e vivace eccitazione che gli illuminava il volto mentre assisteva, rapito, allo spettacolo che si era svolto dinanzi a lui, lasciandolo sospeso in uno stato di gioiosa sorpresa.

Fine quarta parte. Continua
 

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