A parte il fatto che le parole cambiano la percezione della realtà, a volte in modo molto più concreto di quanto possano fare i meri comportamenti fisici come i picchetti fuori dai tribunali, ti chiedo cortesemente per quale motivo fare la femminista (o qualunque altra etichetta portatrice di una istanza politica di cambiamento) debba essere di default qualcosa di "difficile"? Dove sta scritto che oggi nel 2024 la propria azione ha valore solo se legata a sofferenza e sacrificio di sé? A mio modesto parere credo che questa connessione mentale tra sacrificio-valore sia solo un residuo di una mentalità agricola-cristiana, da servi incolti che si ribellano contro il padrone istruito alzando i forconi. Ma ci sono altre mentalità, più moderne, più positive e soprattutto creative capaci di operare un cambiamento. Potrei portare degli esempi se necessario.
Parli di "vera femminista" e fai un esempio di comportamento legittimo. Allora vorrei sapere: come hai costruito nella tua testa la categoria di "vera femminista"? Quali esperienze, libri, film hai visto per arrivare a farti questa idea? Se mi riporti gli esempi del passato '68, beh era un'altra epoca (e qualcuno potrebbe risponderti "ok boomer"). Cambiano i tempi, cambiano i mezzi espressivi, e cambiano anche le mete e la forma stessa della contestazione.
Che male c'è? Che cosa ti turba in una donna che propone ragionamenti politici e, in separata sede, si dedica alle fotografie di nudo?
Che male c'è "cacciatore di fanciulle"?
Pace e bene