Esperienza reale La formazione della nuova capo

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YanezDeGomera

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Il giorno dopo avevo in testa solo lei, tutto il giorno. Il nostro ultimo incontro era finito così, in quel modo surreale e magico, che la mattina dopo dovetti rifletterci un po’ prima di riconoscere che non era stato un sogno, era successo davvero. Ma la cosa che mi aveva lasciato ossessionato era il fatto che si fosse concluso così, con quel pompino leggendario, dopo il quale Vale si era alzata e rivestita, e dopo un passaggio in bagno era tornata solo per darmi un bacio sulla guancia, salutarmi, prendere le sue cose e andarsene dicendo “io vado”. Come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Questo mi aveva lasciato con ancora un fortissimo desiderio di lei. Lo aveva fatto apposta? Voleva andare poco alla volta? O si era pentita e se n’era scappata via in preda alla vergogna? Perché se n’era andata con un semplice bacio sulla guancia anziché sulla bocca? Forse per non farmi sentire il sapore dello sperma ancora residuo sulle sue labbra? O forse si era già pentita di tutto e aveva optato per un saluto senza impegno? Avrei dovuto scriverle prima del nostro appuntamento della settimana successiva?

Ero pieno di domande, almeno quanto ero pieno di desiderio. Quell’epilogo cosí mi lasciava interdetto ma eccitatissimo, e con un unico chiodo fisso: ora volevo scoparla. Quell’assaggio era stato troppo gustoso per non desiderare ora il piatto completo.

Non ebbi il coraggio di scriverle. Magari si era pentita e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era far finta che non fosse successo nulla. La settimana successiva arrivò ed io ero quasi stordito dal ronzio del desiderio e delle domande che mi ronzavano fortissimo in testa da giorni.

La sera del giorno previsto andai alla sede, quasi aspettandomi che lei non sarebbe arrivata, che avrebbe trovato una scusa.

Alle 21:15 era in ritardo di un quarto d’ora, e, questo mio pensiero ebbe una prima conferma. Un suo messaggio. A vedere la notifica con il suo nome ebbi un tuffo al cuore. Lo aprii: “Ho forato”

Ecco, pensai. È finita. Con una scusa, anche piuttosto stupida, ha optato per non venire più. È stato tutto un errore.

“Ah, va bene pazienza, sarà per la prossima volta” le risposi, di circostanza.

“Veramente ormai sono quasi arrivata. Puoi venire a darmi una mano? Sono appena fuori paese, al parcheggio della ditta di materiali edili”

Presi la mia macchina e la raggiunsi.
(Continua…)
 

Softhand

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Il giorno dopo avevo in testa solo lei, tutto il giorno. Il nostro ultimo incontro era finito così, in quel modo surreale e magico, che la mattina dopo dovetti rifletterci un po’ prima di riconoscere che non era stato un sogno, era successo davvero. Ma la cosa che mi aveva lasciato ossessionato era il fatto che si fosse concluso così, con quel pompino leggendario, dopo il quale Vale si era alzata e rivestita, e dopo un passaggio in bagno era tornata solo per darmi un bacio sulla guancia, salutarmi, prendere le sue cose e andarsene dicendo “io vado”. Come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Questo mi aveva lasciato con ancora un fortissimo desiderio di lei. Lo aveva fatto apposta? Voleva andare poco alla volta? O si era pentita e se n’era scappata via in preda alla vergogna? Perché se n’era andata con un semplice bacio sulla guancia anziché sulla bocca? Forse per non farmi sentire il sapore dello sperma ancora residuo sulle sue labbra? O forse si era già pentita di tutto e aveva optato per un saluto senza impegno? Avrei dovuto scriverle prima del nostro appuntamento della settimana successiva?

Ero pieno di domande, almeno quanto ero pieno di desiderio. Quell’epilogo cosí mi lasciava interdetto ma eccitatissimo, e con un unico chiodo fisso: ora volevo scoparla. Quell’assaggio era stato troppo gustoso per non desiderare ora il piatto completo.

Non ebbi il coraggio di scriverle. Magari si era pentita e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era far finta che non fosse successo nulla. La settimana successiva arrivò ed io ero quasi stordito dal ronzio del desiderio e delle domande che mi ronzavano fortissimo in testa da giorni.

La sera del giorno previsto andai alla sede, quasi aspettandomi che lei non sarebbe arrivata, che avrebbe trovato una scusa.

Alle 21:15 era in ritardo di un quarto d’ora, e, questo mio pensiero ebbe una prima conferma. Un suo messaggio. A vedere la notifica con il suo nome ebbi un tuffo al cuore. Lo aprii: “Ho forato”

Ecco, pensai. È finita. Con una scusa, anche piuttosto stupida, ha optato per non venire più. È stato tutto un errore.

“Ah, va bene pazienza, sarà per la prossima volta” le risposi, di circostanza.

“Veramente ormai sono quasi arrivata. Puoi venire a darmi una mano? Sono appena fuori paese, al parcheggio della ditta di materiali edili”

Presi la mia macchina e la raggiunsi.
(Continua…)
complimenti, scrivi veramente bene e la storia è assai interessante. Grazie!
 
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YanezDeGomera

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Il parcheggio era buio e deserto, tranne per la sua auto. Parcheggiai accanto. Lei mi aspettava nell’abitacolo. Accese la luce e mi fece cenno con la mano di raggiungerla dentro. Io uscii e cercai di dare un’occhiata alle ruote per capire quale fosse forata, ma era troppo buio per riuscire a distinguere qualunque cosa. Entrai.

«Ciao» mi fece lei sorridendo.

«Ciao Vale, tutto bene? Hai il ruotino di scorta, gli attrezzi?» la incalzai io, un po’ in apprensione per il contrattempo.

«Si si non preoccuparti» tagliò corto lei.

La guardai bene per la prima volta. Indossava un abitino leggero, con un motivo a piccoli fiori, sui toni del rosso scuro, con un ampio scollo a V, un poco stretto in vita a segnarle i fianchi in modo gradevole, che si concludeva all’altezza delle ginocchia. Con le mani, ogni tanto se lo sistemava per mantenere coperte le gambe ed evitare che, per la posizione da seduta in auto, il vestito le scivolasse indietro scoprendole le cosce. Aveva la sua solita aria da brava ragazza che cerca un po’di tenere a bada la sua evidente bellezza.

«Volevo intanto salutarti» continuò, staccandosi dal sedile e sporgendosi verso il volante, come per vedermi da un’angolatura migliore. Puntó il gomito sinistro su suo ginocchio, e sulla mano sinistra fece atterrare la sua testa, appoggiandosi con il mento al palmo. Sorrise.

«Ehm, ciao» feci io senza capire. Non sapevo se fosse il caso di parlare di quanto successo la settimana precedente, o se fossimo lì solo per qualche attimo, per sistemare la ruota e tornare alla sede.

Fu di nuovo lei, nella sua solita intraprendenza, a condurre il dialogo. «Senti, per te è stato un problema l’altra settimana?»

Ridacchiai imbarazzato e abbozzai una non risposta: «Beh averne problemi cosí»

Rise, e nel vederla ridere mi resi conto che ero completamente innamorato di lei.

«Ahaha, hai ragione in effetti» disse prima di rifarsi seria e guardarmi negli occhi. «Sono totalmente d’accordo con te disse» e mi bació.

Sentire di nuovo le sue labbra, calde e carnose, tra le mie, fu una sensazione beata, di un enorme, tormentato desiderio che finalmente trovava il suo posto, quello che aveva desiderato.

Mi baciava con la testa inclinata alla sua sinistra, e passó la mano destra ad accarezzarmi la guancia, passandola poi alla nuca per stringermi a lei. Anche lei, in fondo, sembrava desiderarmi con il mio stesso, trepidante, sentimento.

Si staccó dopo poco per dirmi, sorridendo: «Mi piace come hai sempre una battuta per tutto. Mi fai stare bene». Riprese a baciarmi con più passione. Le sue labbra mi prendevano delicatamente il labbro inferiore, a tirarlo e sentirne la consistenza. Poi sentii la sua lingua percorrere il solco tra le mie labbra. Dischiusi subito la bocca accogliendola a mia volta con la mia lingua. Le mie mani intanto le percorrevano i fianchi, accarezzandola dolcemente.

«Sai cosa vorrei ora?» disse tra un bacio e l’altro, sussurandomi a pochi millimetri. «Vorrei altri problemi» concluse, baciandomi di nuovo. Poi, con una mossa atletica, si infilò nel varco tra i sedili, e passò a sedersi sui sedili posteriori. Da lì mi guardò divertita mentre io ancora stavo sul sedile anteriore, guardandola. Credo di aver avuto un’espressione tra l’incredulo e lo stordito, come fossi stato investito da un tram comparso improvvisamente in un bosco di alta montagna e dileguatosi. Vale portò un dito alla bocca, mordendolo delicatamente in modo ostentato ed ironico. «Bè? Pensi di raggiungermi qua dietro?» mi chiese divertita. Poi portò le braccia dietro la schiena, e tirò un laccio del suo vestitino, che improvvisamente smise di segnarla stingendole i fianchi, e diventò più morbido intorno a lei, pronto per poter essere sfilato.

«Tu mi farai impazzire» le risposi, prima di aprire la porta per raggiungerla sui sedili posteriori.

Quando rientrai in macchina sui sedili posteriori avevo l’impressione di tremare, non credo per il fresco della sera, che ancora non era così pungente, quasi certamente invece tremavo perché stavo letteralmente esplodendo di desiderio. Era così disinibita, diretta e sfacciata da lasciarmi senza fiato, solo per l’elettricità e la carica erotica che il suo comportamento generava.

Lei stava con la schiena buttata contro la porta al lato opposto del mio, mentre verso di me teneva le gambe, sul sedile. La prima cosa che incontrai entrando dunque erano i suoi piedi. Le slacciai le scarpe e le tolsi i calzini mentre lei mi guardava maliziosa. Con le mani le accarezzai le gambe, risalendo lentamente, baciandole le ginocchia e poi le cosce mano a mano che risalivo alzando il vestitino. Lei alzò leggermente il sedere per consentirmi di sfilarle il vestito da sotto il culo, e poi in ubbidiente silenzio alzò le braccia per farselo sfilare del tutto. Rimase davanti a me in reggiseno e mutandine, un completino blu scuro coordinato. Era bellissima e la desideravo come mai prima. Ci baciammo e lei mi fece sfilare la maglietta. Poi mi baciò le spalle e il petto, prima che riprendessi io a baciarla sul collo, scendendo poi alle clavicole, mentre le facevo cadere sulle braccia le spalline del reggiseno. Lei prontamente se lo slacció dietro. I suoi seni, nudi e bianchi davanti a me erano una meraviglia erotica. Una quarta ancora soda si stagliava potente a pochi centimetri dai miei occhi. Io morsi delicatamente la parte tra il décolleté e il seno, prima di scendere a leccare le sue splendide areole rosa chiaro, grandi e definite. La mia lingua giocò un poco con i capezzoli che si erano già inturgiditi, e lei inizió a sospirare più forte, gemendo piano. All’idea che stessi per scopare con questa meraviglia ventunenne, e che lei avesse organizzato tutto questo per scopare con me, di 11 anni più grande di lei, sentivo il mio cazzo pulsare di desiderio incontenibile nei miei pantaloni.
 

sposatoTO

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bella storia e la racconti davvero bene… dicci qualcosa di lei, che so se ci stai ancora insieme, o per quanto ci sei stato… se hai una foto, anche censurata ovviamente… fisicamente deve essere molto sexy… dai raccontaci
 
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YanezDeGomera

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bella storia e la racconti davvero bene… dicci qualcosa di lei, che so se ci stai ancora insieme, o per quanto ci sei stato… se hai una foto, anche censurata ovviamente… fisicamente deve essere molto sexy… dai raccontaci
Grazie, fisicamente sì è molto sexy e bellissima, purtroppo non posso mettere foto perché ho già dato alcune informazioni e diventerebbe riconoscibile anche se censurata, e non voglio problemi, anche perché sono quasi sicuro ci sia il suo attuale fidanzato qui nel forum…ad oggi sono passati alcuni anni e siamo ancora in buoni rapporti, ma non voglio dire troppo su com’è andata a finire perché sarebbe uno spoiler rispetto alla storia 😁
 
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YanezDeGomera

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All’idea che stessi per scopare con questa meraviglia ventunenne, e che lei avesse organizzato tutto questo per scopare con me, di 11 anni più grande di lei, sentivo il mio cazzo pulsare di desiderio incontenibile nei miei pantaloni. Mi spostai lentamente dai suoi capezzoli, che stavo succhiando delicatamente mentre godevo del sentire i suoi gemiti, e scesi pian piano baciandole il fianco, fino all’osso dell’anca. Le mie mani, tremanti di desiderio, risalirono lungo l’esterno delle sue cosce raggiungendomi sulle anche, lungo le sue mutandine.

Pensai per un attimo a tutti questi anni in cui avevo conosciuto Valentina, dalle sue prime storie di cui noi capi avessimo avuto conoscenza, quando lei aveva intorno a 15-16 anni. Quanti ragazzi dovevano averla raggiunta in tenda o si erano dati appuntamento con lei nel bosco per limonare, toccarsi, scopare. Quanti di questi incontri noi capi avevamo sventato nelle nostre guardie notturne al campo, e quanti invece ci fossero sfuggiti, sottraendosi alla repressione etica della rigorosa quanto ipocrita morale cattolica scout. Pensai con eccitazione quanto Valentina fosse sempre sembrata del tutto al di sopra di ogni sospetto, sempre composta, inappuntabile, d’esempio. E pensai a quanto questa sua virtù che era apparsa a noi capi fosse stata, probabilmente, una ottima recita che Valentina aveva sempre impeccabilmente offerto.

Passai le dita lungo la parte superiore delle sue mutandine, e Valentina inarcó la schiena, alzando il bacino per farsele sfilare. Con le mutandine percorsi le sue gambe fino a liberarle dai piedi e le appoggiai al sedile. Lei si rimise comoda e, in un gesto potente ed eloquente, divaricò le gambe, offrendosi a me mostrandomi la sua vulva. Sopra, compatto e folto ma ben rifinito, campeggiava un triangolino di pelo nero, mentre gli inguini erano bianchi e lisci, accuratamente depilati. La sua vulva, di un rosa acceso, luccicava tra le piccole labbra a causa del bagliore di un filo di bava che correva unendo da parte a parte le labbra, il frutto dell’eccitazione del momento. Io prima baciai e poi morsi piano il suo interno coscia, avvicinandomi lentamente all’inguine, ascoltando il respiro di Valentina farsi sempre più pesante. Finalmente la mia bocca finì sulla sua vulva, inizialmente con un lungo ed appassionato bacio, mente con la lingua assaporavo il suo gusto, leggermente salato. Poi mi concentrai piano piano alla zona intorno alla clitoride, disegnando con la lingua cerchi sempre più stretti. Valentina reagì portando prima una mano e poi l’altra sulla mia testa, trattenendomi saldamente, come avesse una dannata paura che potessi smettere. Sentii la sua clitoride farsi più turgida, ed iniziai a baciarla stingendola delicatamente tra le labbra. Poi, mi assicurai di convogliare un buon quantitativo di saliva sulla punta della lingua, e iniziai a stimolarle la clitoride con colpetti sempre più rapidi, mentre Valentina regolava la pressione tenendomi la testa. Dopo poco, la percepii inarcare il bacino verso l’alto, strofinandosi più forte sulla mia bocca, e i suoi gemiti si aprirono in un rumoroso orgasmo: «Aaahhh, aaaahhhh, ohhhhhhhhhh» la sentii gridare, mentre io proseguivo senza fermarmi, fino a che lei, a orgasmo ultimato, non chiuse le gambe per impedirmi di avvicinare la lingua ancora ed evitare che la stimolazione superasse la soglia del dolore. Le lasciai qualche secondo per lasciarle smaltire l’orgasmo, mentre la presa delle sue mani sulla mia testa diventava ora una carezza di gratitudine.

Io ne approfittai per aprirmi i pantaloni, e sfilarli insieme alle mie mutande. Avevo un’erezione che da svariati minuti gridava di volere la sua parte. Mi tirai su e posi la mia cappella sulla sua clitoride, per giocare a stimolarla di nuovo prima di penetrarla, nonostante l’orgasmo recente. Valentina me lo prese in mano e se lo posizionò più in alto, sopra il triangolino di pelo, iniziando a segarlo con la mano. Io immaginai che fosse a causa dell’ancora elevatissima sensibilità dopo l’orgasmo, ma lei continuò la sega, rendendo chiaro che avrebbe voluto farmi venire lí, sopra il suo ventre, all’altezza dell’ombelico. Lasció la presa solo quando arrivai a prendermelo io in mano, lasciandomelo per farmi continuare. Io peró lo afferrai e lo puntai nuovamente più giù, posandolo sul buco della vagina.

«No aspetta» fece lei. Mi bloccai. «Ah hai ragione» feci io. «Solo che io adesso non ho con me…tu hai preservativi?» continuai.

«No» rispose. Io mi stavo già innervosendo per l’occasione bruciata. Ma non immaginavo il seguito della conversazione.

«Ma non è per quello, è che, sai…» «Cosa?» feci io.

«Io non l’ho, ehm, mai, insomma sono vergine, sai che fino al matrimonio dovremmo…non si dovrebbe, no?»

Io non credevo alle mie orecchie. Tutta questa intraprendenza e questo desiderio, una ragazza che sapevo era il sogno di molti suoi coetanei, e fino ad allora ero convinto che almeno per alcuni fosse stata ben più concreta di una sogno, e…semplicemente non ci credevo. Ma d’altronde, questa era stata la morale cattolica che le avevamo sempre insegnato, noi capi e senza dubbio anche i suoi genitori. Una morale che io stesso ritenevo esagerata, ottocentesca, ma che non potevo ufficialmente disconoscere per via del mio ruolo.

«Ma con tutti i tuoi noti spasimanti quindi…» non sapevo nemmeno come finire la frase.

«Eh abbiamo sempre fatto altro, come con te finora diciamo»

Io boccheggiai un attimo, mi bruciava troppo l’occasione perduta, ma non potevo espormi oltre. Visto che ci teneva peraltro non volevo nemmeno insistere per scopare e sverginarla, peraltro in delle circostanze così strane e occasionali. Tentai di fare buon viso a cattivo gioco e salvare le apparenze, ma non mi doveva riuscire troppo bene, perché fu Valentina stessa a cercare di parare il colpo.

«Se vuoi, beh in alternativa possiamo…» e si interruppe. Io le feci un cenno come per dire “che vuoi dire?”, un po’ svogliato, perché ripiegare su pompino o sega non mi entusiasmava poi molto. Lei finì la frase: «Possiamo fare dietro».

Io ci rimasi più secco di prima. Doveva aver letto la mia delusione e tentato questa mossa un po’ disperata. «Cosa? Sicura?» le chiesi pronto a lasciar perdere e continuai: «Guarda, non c’è bisogno se lo fai per…».

Lei sorrise riacquistando la sua sfacciataggine. «Sicura sí» disse iniziando a girarsi. «A me piace, sono abituata, vai pure» disse mentre si accovacciava sul sedile ponendomi davanti il culo.

Io ero in totale contropiede e imbarazzo, ma anche, ora, eccitato oltre misura per la piega oltre il limite che aveva preso la serata. Mi chinai su di lei e le baciai le spalle e la schiena tra le scapole, percorrendole la spina dorsale, fino ad arrivare al culo. Divaricai le sue natiche e leccai l’ano cercando di arrivare più in profondità possibile con la punta della lingua. Sentii lei rilassarlo mentre contemporaneamente si lasciava andare ad un “mmmmhhh" di piacere.

Prima di rialzarmi ebbi cura di depositare con la lingua una consistente dose di sputo sopra il buco. Ci appoggiai la cappella e la vidi fremere per un attimo, stringendo l’ano per poi rilassarlo di nuovo. Parte della saliva così scivoló via. Lsciai cadere dell’altra saliva dall’alto, e poi iniziai la spinta. Valentina emetteva un gemito a metà tra piacere e apprensione. «aspetta un attimo» fece. Io aspettai e la sentii fare due grandi respiri con la bocca, controllati. «Vai» disse. Io spinsi e la cappella entró iniziando ad allargarla. Lei reagì gemendo e respirando forte di nuovo. Io continuai a spingere, fino a che lentamente non vidi sparire tutto il mio cazzo nel suo culo. Il suo gemito era diventato un lungo “oooohhh” di piacere. Sputai di nuovo sul suo ano pieno, ed iniziai a stantuffarla. In auto intanto iniziava a diffondersi il classico odore di culo, fatto di sudore e un leggerissimo accenno di odore di feci. Valentina mugolava di piacere, la testa puntata sul sedile, mentre io continuavo a scoparle il culo mentre mi chinavo su di lei e le mordevo dietro il collo, tenendola con una mano sul fianco per stringerla e assestare meglio i colpi, con l’altra mano afferrandole i seni. Con tutta l’eccitazione del momento, non mi ci volle molto per concludere. Le presi i fianchi con le mani e la tirai a me il più possibile per penetrarla quanto più potevo, e poi finalmente le sborrai nel culo, tirandola a me come se sborrarla piú in fondo possibile fosse una questione di vita o di morte. Poi ci abbandonammo tutti e due, rossi e sudati, accasciandoci sul sedile.
 

And5mag

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Drago 🐉 che sei , sia per come descrivi il tutto , davvero con tutti questi dettagli, spero che ci sia il continuò complimenti che ricordo che avrai per tutta la vita
 

leofuoco

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All’idea che stessi per scopare con questa meraviglia ventunenne, e che lei avesse organizzato tutto questo per scopare con me, di 11 anni più grande di lei, sentivo il mio cazzo pulsare di desiderio incontenibile nei miei pantaloni. Mi spostai lentamente dai suoi capezzoli, che stavo succhiando delicatamente mentre godevo del sentire i suoi gemiti, e scesi pian piano baciandole il fianco, fino all’osso dell’anca. Le mie mani, tremanti di desiderio, risalirono lungo l’esterno delle sue cosce raggiungendomi sulle anche, lungo le sue mutandine.

Pensai per un attimo a tutti questi anni in cui avevo conosciuto Valentina, dalle sue prime storie di cui noi capi avessimo avuto conoscenza, quando lei aveva intorno a 15-16 anni. Quanti ragazzi dovevano averla raggiunta in tenda o si erano dati appuntamento con lei nel bosco per limonare, toccarsi, scopare. Quanti di questi incontri noi capi avevamo sventato nelle nostre guardie notturne al campo, e quanti invece ci fossero sfuggiti, sottraendosi alla repressione etica della rigorosa quanto ipocrita morale cattolica scout. Pensai con eccitazione quanto Valentina fosse sempre sembrata del tutto al di sopra di ogni sospetto, sempre composta, inappuntabile, d’esempio. E pensai a quanto questa sua virtù che era apparsa a noi capi fosse stata, probabilmente, una ottima recita che Valentina aveva sempre impeccabilmente offerto.

Passai le dita lungo la parte superiore delle sue mutandine, e Valentina inarcó la schiena, alzando il bacino per farsele sfilare. Con le mutandine percorsi le sue gambe fino a liberarle dai piedi e le appoggiai al sedile. Lei si rimise comoda e, in un gesto potente ed eloquente, divaricò le gambe, offrendosi a me mostrandomi la sua vulva. Sopra, compatto e folto ma ben rifinito, campeggiava un triangolino di pelo nero, mentre gli inguini erano bianchi e lisci, accuratamente depilati. La sua vulva, di un rosa acceso, luccicava tra le piccole labbra a causa del bagliore di un filo di bava che correva unendo da parte a parte le labbra, il frutto dell’eccitazione del momento. Io prima baciai e poi morsi piano il suo interno coscia, avvicinandomi lentamente all’inguine, ascoltando il respiro di Valentina farsi sempre più pesante. Finalmente la mia bocca finì sulla sua vulva, inizialmente con un lungo ed appassionato bacio, mente con la lingua assaporavo il suo gusto, leggermente salato. Poi mi concentrai piano piano alla zona intorno alla clitoride, disegnando con la lingua cerchi sempre più stretti. Valentina reagì portando prima una mano e poi l’altra sulla mia testa, trattenendomi saldamente, come avesse una dannata paura che potessi smettere. Sentii la sua clitoride farsi più turgida, ed iniziai a baciarla stingendola delicatamente tra le labbra. Poi, mi assicurai di convogliare un buon quantitativo di saliva sulla punta della lingua, e iniziai a stimolarle la clitoride con colpetti sempre più rapidi, mentre Valentina regolava la pressione tenendomi la testa. Dopo poco, la percepii inarcare il bacino verso l’alto, strofinandosi più forte sulla mia bocca, e i suoi gemiti si aprirono in un rumoroso orgasmo: «Aaahhh, aaaahhhh, ohhhhhhhhhh» la sentii gridare, mentre io proseguivo senza fermarmi, fino a che lei, a orgasmo ultimato, non chiuse le gambe per impedirmi di avvicinare la lingua ancora ed evitare che la stimolazione superasse la soglia del dolore. Le lasciai qualche secondo per lasciarle smaltire l’orgasmo, mentre la presa delle sue mani sulla mia testa diventava ora una carezza di gratitudine.

Io ne approfittai per aprirmi i pantaloni, e sfilarli insieme alle mie mutande. Avevo un’erezione che da svariati minuti gridava di volere la sua parte. Mi tirai su e posi la mia cappella sulla sua clitoride, per giocare a stimolarla di nuovo prima di penetrarla, nonostante l’orgasmo recente. Valentina me lo prese in mano e se lo posizionò più in alto, sopra il triangolino di pelo, iniziando a segarlo con la mano. Io immaginai che fosse a causa dell’ancora elevatissima sensibilità dopo l’orgasmo, ma lei continuò la sega, rendendo chiaro che avrebbe voluto farmi venire lí, sopra il suo ventre, all’altezza dell’ombelico. Lasció la presa solo quando arrivai a prendermelo io in mano, lasciandomelo per farmi continuare. Io peró lo afferrai e lo puntai nuovamente più giù, posandolo sul buco della vagina.

«No aspetta» fece lei. Mi bloccai. «Ah hai ragione» feci io. «Solo che io adesso non ho con me…tu hai preservativi?» continuai.

«No» rispose. Io mi stavo già innervosendo per l’occasione bruciata. Ma non immaginavo il seguito della conversazione.

«Ma non è per quello, è che, sai…» «Cosa?» feci io.

«Io non l’ho, ehm, mai, insomma sono vergine, sai che fino al matrimonio dovremmo…non si dovrebbe, no?»

Io non credevo alle mie orecchie. Tutta questa intraprendenza e questo desiderio, una ragazza che sapevo era il sogno di molti suoi coetanei, e fino ad allora ero convinto che almeno per alcuni fosse stata ben più concreta di una sogno, e…semplicemente non ci credevo. Ma d’altronde, questa era stata la morale cattolica che le avevamo sempre insegnato, noi capi e senza dubbio anche i suoi genitori. Una morale che io stesso ritenevo esagerata, ottocentesca, ma che non potevo ufficialmente disconoscere per via del mio ruolo.

«Ma con tutti i tuoi noti spasimanti quindi…» non sapevo nemmeno come finire la frase.

«Eh abbiamo sempre fatto altro, come con te finora diciamo»

Io boccheggiai un attimo, mi bruciava troppo l’occasione perduta, ma non potevo espormi oltre. Visto che ci teneva peraltro non volevo nemmeno insistere per scopare e sverginarla, peraltro in delle circostanze così strane e occasionali. Tentai di fare buon viso a cattivo gioco e salvare le apparenze, ma non mi doveva riuscire troppo bene, perché fu Valentina stessa a cercare di parare il colpo.

«Se vuoi, beh in alternativa possiamo…» e si interruppe. Io le feci un cenno come per dire “che vuoi dire?”, un po’ svogliato, perché ripiegare su pompino o sega non mi entusiasmava poi molto. Lei finì la frase: «Possiamo fare dietro».

Io ci rimasi più secco di prima. Doveva aver letto la mia delusione e tentato questa mossa un po’ disperata. «Cosa? Sicura?» le chiesi pronto a lasciar perdere e continuai: «Guarda, non c’è bisogno se lo fai per…».

Lei sorrise riacquistando la sua sfacciataggine. «Sicura sí» disse iniziando a girarsi. «A me piace, sono abituata, vai pure» disse mentre si accovacciava sul sedile ponendomi davanti il culo.

Io ero in totale contropiede e imbarazzo, ma anche, ora, eccitato oltre misura per la piega oltre il limite che aveva preso la serata. Mi chinai su di lei e le baciai le spalle e la schiena tra le scapole, percorrendole la spina dorsale, fino ad arrivare al culo. Divaricai le sue natiche e leccai l’ano cercando di arrivare più in profondità possibile con la punta della lingua. Sentii lei rilassarlo mentre contemporaneamente si lasciava andare ad un “mmmmhhh" di piacere.

Prima di rialzarmi ebbi cura di depositare con la lingua una consistente dose di sputo sopra il buco. Ci appoggiai la cappella e la vidi fremere per un attimo, stringendo l’ano per poi rilassarlo di nuovo. Parte della saliva così scivoló via. Lsciai cadere dell’altra saliva dall’alto, e poi iniziai la spinta. Valentina emetteva un gemito a metà tra piacere e apprensione. «aspetta un attimo» fece. Io aspettai e la sentii fare due grandi respiri con la bocca, controllati. «Vai» disse. Io spinsi e la cappella entró iniziando ad allargarla. Lei reagì gemendo e respirando forte di nuovo. Io continuai a spingere, fino a che lentamente non vidi sparire tutto il mio cazzo nel suo culo. Il suo gemito era diventato un lungo “oooohhh” di piacere. Sputai di nuovo sul suo ano pieno, ed iniziai a stantuffarla. In auto intanto iniziava a diffondersi il classico odore di culo, fatto di sudore e un leggerissimo accenno di odore di feci. Valentina mugolava di piacere, la testa puntata sul sedile, mentre io continuavo a scoparle il culo mentre mi chinavo su di lei e le mordevo dietro il collo, tenendola con una mano sul fianco per stringerla e assestare meglio i colpi, con l’altra mano afferrandole i seni. Con tutta l’eccitazione del momento, non mi ci volle molto per concludere. Le presi i fianchi con le mani e la tirai a me il più possibile per penetrarla quanto più potevo, e poi finalmente le sborrai nel culo, tirandola a me come se sborrarla piú in fondo possibile fosse una questione di vita o di morte. Poi ci abbandonammo tutti e due, rossi e sudati, accasciandoci sul sedile.
Capito Valentina... Vergine ma col culo ben allenato! Chissà quanti ne aveva già presi...
 
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YanezDeGomera

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Drago 🐉 che sei , sia per come descrivi il tutto , davvero con tutti questi dettagli, spero che ci sia il continuò complimenti che ricordo che avrai per tutta la vita
Grazie ☺️ troppo buono, sí penso siano i dettagli che rendono belli i racconti. Il racconto continuerà, ancora ce n’è… 😊
 

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