Mancava poco alla fine della mia vacanza, tra pochi giorni sarei dovuto rientrare a lavoro ma non passava minuto senza che io cercassi il modo di restare solo con A. L'occasione capitò un giovedì sera, quando uno dei pochi amici con cui ero rimasto in contatto, mi invitò all'inaugurazione del PUB che aveva rilevato da poco.
Ovviamente, all'inizio dissi a tutti che sarei andato da solo, che non era il caso di uscire di sera io e A da soli, che era sposata ed io fidanzato, cosa potevano pensare e altre cazzate varie. A. capii il mio gioco e fece finta di restarci male ma confermava il mio ragionamento.
Fu ancora una volta la moglie di mio padre a dirci di smetterla di dire cazzate e praticamente obbligarmi a uscire con A.
La sera scesi prima in auto con la scusa di chiamare la tipa a cui, ovviamente, oltre a nascondere cosa era successo in bagno, non dissi nemmeno che quella sera sarei andato in un PUB a bere con la mia cognata.
A scese una mezzoretta dopo, vestita con un tubino nero a mezza coscia, spalle scollate e un reggiseno push
up che faceva sembrare le tette almeno di una misura più grande. Aveva anche dei collant, e questo particolare mi fece pensare che non avesse voglia di farsi nemmeno toccare da me.
Arrivammo al Pub da M, a cui spiegai subito il nostro grado di parentela, giusto forse per sentirmi un po' meno in colpa. M, che conosceva il mio scarsissimo dono con le donne, mi disse "G, ascolta un amico: bevi un drink giusto per bere, poi prendila e portala sul monte a vedere il panorama. Se resti qui, qualcuno te la scopa".
Quelle parole di M mi fecero riflettere e capire che quella era davvero la mia unica occasione per poterci provare.
Bevemmo un Cuba Libre, abbastanza forte, dopo di che chiesi ad A se avesse preferito prendere un po' di fresco e andare a vedere dall'alto la città di notte. Non so se capì subito le mie intenzioni, ma la vidi sollevata quando le prospettai l'idea di andar via da quel posto pieno di ragazzi che, essendo un'estranea, la spogliavano con gli occhi.
Risalimmo in auto e fu solo allora, mentre si sistemava il tubino, che notai con mia grandissima gioia, che le calze che A indossava non erano "casti" collant, ma molto molto più invitanti calze autoreggenti. Il cazzo si gonfiò in un lampo, e fu difficile guidare 15 minuti per raggiungere il punto panoramico.
In auto non facemmo mai cenno a quanto successo sul lungomare e in bagno, io non sapevo davvero come iniziare il discorso e anche A, solitamente loquace, sembrava più interessata alla strada che stavamo percorrendo che a noi.
Il posto era davvero magnifico. La sera era tiepida, non una nuvola. Dove eravamo non erano presenti luci artificiali, quindi il cielo puntellato di stelle era sopra di noi splendido. Sotto, la città brillava di bianco e arancio, tutta la piana era illuminata da una miriade di punti luminosi tremolanti.
Come tremolante fu la mia voce quando, scesi dall'auto e uno di fianco all'altra a guardare il panorama, fui io a prendere l'iniziativa dicendole "vorrei fare l'amore con te".
Mi guardò come se avessi detto una cosa stupida. E forse lo era. Si avvicinò a me, mi baciò profondamente e a lungo e dopo mi disse "Bugiardo. Tu vuoi scoparmi". Come darle torto.
Salimmo sui sedili posteriori. Lei seduta sopra di me, ci baciammo a lungo. Con fatica trovai la cerniera del tubino e lo feci scendere, portando alla luce quelle dolci tettine strizzate nel reggiseno push
up. A mi fermò, dicendo di non andare oltre "Non voglio che tu le veda, sono orribili".
Anche se sono attratto dalle tette grandi, in quel momento non me ne sbatteva un cazzo di come fossero davvero le sue tette. Volevo vederle, succhiarle i capezzoli e farle provare un po' di piacere, forse per restituirle quanto aveva fatto a me. Provai ad insistere, ma mi fermava quando cercavo di abbassare le spalline e tirar fuori le tette.
Le sue mani invece aprirono agilmente la cintura e sbottonarono i pantaloni, tirando rapidamente fuori il mio cazzo che era praticamente duro da una buona mezzora. "Mi sembrava più piccolo ieri" mi disse A, e questa frase lo fece pulsare ancora. "E perché vuole restituirti tutto il piacere dell'altra notte" mi venne da risponderle, anche se il mio pensiero era fisso su quelle tette che non riuscivo a vedere.
Iniziò a segarmi il cazzo, mentre continuavamo a baciarci in bocca, sul collo, dietro le orecchie. Senza farmi accorgere, riuscii a sganciare il reggiseno e provai a toglierlo ma A, visibilmente incazzata, si bloccò dicendo "Se è No, vuol dire NO".
Siccome ho un carattere di merda, conscio del fatto che mi stavo giocando la scopata della mia vita (se era stata così brava coi pompini, immaginavo lo fosse anche a scopare), si impadronì di me quell'atteggiamento da bambino viziato e da minchione che ogni tanto a tutti capita e me ne uscì con sta frase: "O me le fai vedere o rientriamo".
Ecco, la mia serata finisce qui, pensai. Ora mi schiaffeggia e rientriamo ed io, come al solito, perdo l'occasione di scopare.
Invece A mi guardò fissa negli occhi e capendo che non stavo scherzando si mise a raccontare che dopo la gravidanza, la bambina ha voluto restarle attaccata al seno per molto tempo, praticamente distruggendole il seno. (Ha una bambina? Non me lo avevano detto. O se lo avevano fatto, nemmeno me ne ero ricordato..) Le chiesi dov'era la piccola, per cercare di stemperare un po' la situazione e mi disse che facevano a turno col padre, in cui in quel momento stavano cercando ci capire se fosse il caso di continuare. parlò per un po', ma io stavo pensando alle tette e a non perdere l'eccitazione. Mi importava poco della sua vita privata, ma se quel parlare mi conduceva a scoparla, poteva pure parlare tutta notte.
Poco dopo, si tolse il reggiseno e mi mostrò quelle tettine piccole che un tempo dovevano essere sode e puntate verso il cielo ma che ora se ne stavano li mezze flosce. Ora, come vi ho già detto, io impazzisco per le tette grandi. Ma sinceramente non mi sarei fatto sfuggire quella scopata manco a pagare, quindi con tutto il falso che poteva esserci in me, la riempii di complimenti, dicendole che non mi interessava come fossero, a me piacevano.
Erano comunque sensibilissime, perché appena avvicinai la lingua, i capezzoli divennero subito durissimi e A inarcò la schiena, palesando il piacere che quei piccoli seni le regalavano. Finii di tirarle su il tubino, mostrando un bel paio di autoreggenti nere con una piccola fascia di simil pizzo e un paio di mutandine bianche candide minuscole che anche al buio in macchina mostrvano la macchia di umido che si stava allargando.