Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

marcoforte

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Milano
un altro capitolo eccellente!
il livello di eros ed eccitazione cresce con lo scorrere delle parole, cosi' come spasmodica diventa la voglia del prossimo capitolo.
bravo!
 

niels

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La frescura dell'ombra naturale offerta dalle enormi fronde dei pini e la possibilità di camminare comodamente lungo un sentiero rettilineo su un fondo sterrato mi permettevano quasi di correre: certo, non era proprio questo il motivo della mia decisione di inoltrarmi nella pineta: realizzai che, al contrario, si trattasse di una mossa strategica degna dei voyeur più raffinati e metodici, quasi mi vergognai di riconoscerlo a me stesso: passeggiando sul bagnasciuga avrei permesso a Diana o ai pescatori di accorgersi del mio arrivo, prima o poi: invece, in quell'istante, il mio obiettivo principale era guardare senza essere avvistato, volevo fermamente che nessuno si accorgesse della mia presenza, quindi raccomandai a me stesso di prestare la massima attenzione ad ogni movimento: il minimo errore avrebbe rovinato ogni mio proposito. L'adrenalina era ingestibile: speravo ardentemente di controllarla e soprattutto di poter fare in tempo a gustarmi almeno qualche minuto di libidine: il mio desiderio riuscì ad aumentare ulteriormente la velocità dei miei passi. Dopo un buon quarto d'ora di cammino, incrociai sulla destra un viottolo ben definito che riportava verso la costa: decisi di percorrerlo per affacciarmi sulle dune: volevo capire quanta spiaggia mi ero lasciato alle spalle e soprattutto verificare se Diana fosse di ritorno o se potessi scorgerla almeno da lontano accanto ai pescatori. Appena cominciai a riconoscere i colori del mare rallentai il passo, abbassandomi per raggiungere le dune: riuscii a distinguere un unico, piccolo gruppo di persone in lontananza, sicuramente loro: mi voltai anche verso lo stabilimento che intravedevo ormai ad una distanza enorme: calcolai di aver percorso circa metà strada, molto di più di quanto prevedessi: tornai velocemente indietro per ricongiungermi al sentiero principale, nel frattempo estrassi il cellulare dalla borsa: erano passate le undici da qualche minuto, non comparve alcun nuovo messaggio né alcuna chiamata senza risposta, disattivai la suoneria rimpiazzandola con la sola vibrazione. Il mio impeto non permetteva di rendere onore a quel miracolo della natura che attraversavo ed a cui dovevo essere grato per l'agevolezza e la rapidità con le quali stavo riuscendo ad avvicinarmi alla mia meta senza stancarmi: forzai ancora il passo, mancavano almeno 20 minuti di cammino e dovevo affrettarmi: sulla spiaggia, intanto, poteva succedere di tutto: la paura di un viaggio a vuoto cominciò a pervadermi, pensai a quale fregatura sarebbe stata rannicchiarmi con cautela sulle dune alle spalle dei pescatori ed accorgermi che Diana aveva già ripreso la via del ritorno. Una scarpa adatta mi avrebbe consentito di correre, probabilmente a quell'ora sarei già arrivato a destinazione: le infradito, seppur lodevoli per la loro eroica resistenza allo sforzo a cui erano sottoposte, non rappresentavano certo la soluzione migliore per la tipologia di terreno che stavo calpestando, ricco di aghi di pino e sassolini che a più riprese mi fecero saltare in aria dal dolore. Inoltre in alcuni tratti la terra non aveva ancora assorbito completamente la pioggia dei giorni precedenti, costringendomi a cimentarmi spesso in un vero e proprio percorso a ostacoli per evitare pozzanghere e fondi fangosi. Dallo stagno, nascosto dietro la pineta sul versante sinistro, provennero strani versi animali simili a starnazzi, ma per la prima volta la mia solita e spiccata curiosità faunistica venne soffocata da cause di forza maggiore. Ad una decina di metri puntai un nuovo sentiero laterale verso il mare, guardai di nuovo l'ora: le undici e un quarto, forse era troppo presto per affacciarmi di nuovo sulla costa, ma volli provare lo stesso perché di sicuro sarei riuscito ad identificare meglio il gruppo di persone ed a controllare la presenza ed i movimenti di Diana. Le dune stavolta sembravano ancora più alte e mi fu sufficiente un leggero piegamento per nascondermi: tutto sembrò tranquillo, nessun transito sul bagnasciuga, nemmeno a distanza: finalmente potei distinguere con nitidezza Andrea, in piedi davanti alla sua canna da pesca e due o tre persone sedute o sdraiate, con lo sguardo rivolto verso altre lenze incustodite, con le loro testoline probabilmente appoggiate ad un enorme tronco portato dal mare. Sospettai che una di loro fosse Diana ma la posizione che avevano assunto non mi consentì di scommetterci. Valutai se fosse meglio avvicinarmi ulteriormente rimanendo appollaiato dietro le dune o se cercare un sentiero laterale più vicino, dal percorso principale. Optai per la seconda soluzione, molto più rapida e sicura per le mie ambizioni.

Tornai rapidamente sul viottolo prima di riprendere lo sterrato e bruciare alla massima velocità possibile altro cammino: pensai allo "strano" percorso di ritorno che i pescatori avevano scelto qualche giorno prima, prediligendo il bagnasciuga sotto il sole rovente dell'ora di pranzo, rispetto ad una comoda, ombreggiata e fresca pineta: la voglia di rivedere le tettone di Diana evidentemente aveva vinto su ogni fatica o rischio di insolazione... e lei in quel preciso istante li stava premiando con un bis tutta sola, ancora più spudorato, sexy, arricchito anche da un perizoma arrapante... un bis che non potevo ancora ammirare. Non vedevo l'ora di spiarla e mi domandavo da dove fossero esplose impetuosamente, d'incanto, decine di fantasie quasi del tutto sconosciute in me, fino ad una settimana prima: mai avrei pensato di condividere con piacere e complicità il suo seno nudo con altri uomini, né di eccitarmi nel seguire i movimenti di mani maschili su di lei, diverse dalle mie, né di indurre giovani ragazzi a complimentarsi o sfornare commenti sul suo corpo... eppure stava accadendo e mi piaceva, mi piaceva tanto, forse troppo. Sorrisi al pensiero che prima dell'inizio della vacanza, tirando le somme avrei cantato vittoria anche solo nel vederla cinque minuti in perizoma e reggiseno sulla spiaggia deserta, senza altre presenze ed occhi indiscreti... ed ora mi stavo precipitando addirittura per spiarla in topless ed a chiappe scoperte davanti a tre/quattro maschietti allupati, che aveva sicuramente raggiunto di sua iniziativa percorrendo, solitaria e seminuda, chilometri di bagnasciuga... questo pensiero da solo valeva un orgasmo, mi sentii compenetrato da una carica di eccitazione e di energia, sostituita subito dopo da un cumulo di rabbia all'idea di non poter ancora sfamare la mia brama di appostarmi al sicuro per guardare Diana.

Assorto nei pensieri, quasi superai un'altra stradina sterrata sul lato destro, meno visibile e poco calpestata, mi precipitai a percorrerla senza far calcoli, correndo: dopo alcune decine di metri cominciai a sentire delle voci lontane e qualche risata: mi accovacciai nuovamente mirando la linea dell'orizzonte: meta raggiunta, o quasi... dovevo solo nascondermi meglio e perfezionare il punto di osservazione: guardai intorno a me ed individuai prima un piccolo spazio sabbioso sotto un gruppo di alberi nani intrecciati tra loro, piegati dal vento e poco più avanti un giaciglio contornato da rami e tronchi, costruito probabilmente da un nudista. La prima soluzione mi avrebbe forse offerto una migliore visuale, la seconda una maggiore invisibilità...ritenni che la soluzione migliore fosse quella di strisciare: sollevarmi, anche di poco, per muovermi con i piedi sarebbe stato troppo rischioso: raggiunsi la postazione nudista e mi sistemai il meglio possibile: nessuno mi aveva notato, ma per guardare Diana avrei dovuto alzare la testa, esponendola al rischio di essere avvistato: niente da fare, troppo pericoloso. Lentamente uscii e sempre strisciando tornai indietro verso gli alberi: evitai di calpestare con il corpo rami potenzialmente secchi e rumorosi: riuscii ad accedere in silenzio all'interno della piccola capanna formata in maniera naturale dalla curvatura dei rami. Anche questa soluzione non era sicura al 100%, un occhio allenato avrebbe potuto notarmi, cercai di accucciarmi più che potevo e di mimetizzare il viso in ombra tra alcuni rami pendenti.

Andrea continuava a stare in piedi, voltandosi spesso all'indietro per parlare con gli altri: Il tronco dietro di lui, disposto in perfetta posizione orizzontale, ospitava come pensavo tre teste appoggiate: la prima da sinistra era quella di Diana, poi quella di Valerio, la terza mi sembrò di Davide, il figlio di Andrea, ma non ne fui certo. Peccato non poter distinguere i loro corpi, nascosti dall'altezza del tronco. Mi guardai ancora intorno per fiutare, smanioso, una vedetta migliore ma non trovai alternative. Decisi di rilassarmi: ero arrivato fin lì, dietro di loro, nessuno mi aveva visto, spostarmi di nuovo rischiava di vanificare tutto, dovevo solo avere pazienza, certamente non sarebbero rimasti per ore nella stessa posizione... e infatti dopo qualche minuto vidi Valerio sedersi e fissare Diana dall'alto mentre si parlavano, anche l'altro ragazzo si mosse spostando il suo sguardo a sinistra per mirare verso le sue tettone. Il ragazzo si alzò, era proprio Davide, riuscii a distinguerlo con certezza e si avviò davanti la sua canna per ritirare la lenza, sostituire l'esca per poi rilanciare. Non tornò a sdraiarsi e si girò verso Valerio, sicuramente da quella posizione godeva di una vista assolutamente suggestiva. Notavo l'immobilità di Diana che gesticolava sovente indicando in direzione dello stabilimento ma non accennava nessun altro movimento con il corpo. Iniziai a snervarmi di brutto, ero arrivato da quasi 10 minuti ed in pratica non avevo ancora visto nulla, se non qualche sguardo interessato dei due giovanotti verso di lei. "Alzati, forza, fatti guardare", bisbigliai impaziente, ma sembrava proprio non volerne sapere, forse si era stancata sul serio, o magari le piaceva essere apprezzata in quella posizione, come era accaduto con i ragazzi di Napoli il giorno prima: chissà se anche stavolta aveva chiuso gli occhi lasciando i loro sguardi indisturbati e liberi di spaziare sul suo corpo. Il ronzio insistente di un calabrone mi distrasse, cercai di avvistarlo fino a quando lo sentii allontanare, tornai a concentrarmi di nuovo sul mio obiettivo: finalmente vidi Diana staccare la testa dal tronco e girarsi di schiena, regalandomi un primo flash delle sue tette ballonzolanti che si adagiavano scendendo dietro quella maledetta barriera di un tronco. In quel momento tutti poterono guardare il suo culo, tranne me; vidi anche Andrea girarsi con maggiore frequenza, fissando con più accuratezza il nuovo panorama; ero follemente curioso di sapere se fosse la prima volta in cui Diana si era voltata mostrando il suo perizoma o se avesse già esibito il suo lato B in quella posizione, prima del mio arrivo. Apparentemente sembrava una scena "inedita" per loro, a giudicare da quanto polarizzò l'attenzione generale: con lo sguardo rivolto a destra verso Valerio, Diana concesse libero arbitrio agli altri due, posti a sinistra, in piedi, alle sue spalle, che di colpo rinunciarono a badare alle loro lenze per dedicarsi alla totale ammirazione del suo sedere. Non credevo che anche il suo culo riscuotesse tanto successo, sulle tette non nutrivo alcun dubbio, ma il suo sedere, effettivamente, non era di quelli marmorei o a mandolino, presentava qualche piccola imperfezione ma nella sua pienezza e polposità di qualche etto al di sopra del peso forma, mi eccitava comunque ai massimi livelli; credevo però (evidentemente sbagliando) che piacesse soltanto a me. La sicurezza di non essere beccati incoraggiò Andrea e Davide a guardare il culo di Diana con crescente sfacciataggine per parecchi minuti, mentre lei era dèdita a ridacchiare con Valerio, che non disdegnava qualche alzata di testa per buttare un occhio sul suo sedere esposto al sole. Notai Davide parlottare con Valerio, che si alzò per raggiungerlo, subito dopo Andrea indicò loro di allontanarsi dalla postazione di pesca, inizialmente non ne compresi il motivo: i due ragazzi guardarono verso Diana che diceva loro qualcosa, si girò di scatto nuovamente con le tette in mostra e si alzò in piedi in modo repentino. Per la prima volta in assoluto ebbi il privilegio di fissare il suo culo in spiaggia, a dir poco arrapante: strabuzzai gli occhi: il perizoma era molto più piccolo di quanto pensassi, il triangolino posteriore era davvero ridotto all'osso, permettendo alle sue chiappe di esporsi notevolmente in tutta la loro generosa ma equilibrata rotondità. Capii perfettamente il perché di tante attenzioni da parte dei tre pescatori, davanti ad uno spettacolo così seducente. Vederla passeggiare con quel sedere in movimento fu ancora più inebriante, a maggior ragione quando notai Valerio e Davide camminare qualche passo dietro di lei per godersi una tale esibizione. Lei si girò, rimproverandoli ironicamente a voce alta per la loro calma: "ma come mai siete così lenti??: non vi va di camminare... ah, dimenticavo: adesso ho capito perché: bravi, bravi, siete appena usciti dalla culla e già imparate il mestiere, complimenti". Valerio di tutta risposta ricambiò i complimenti per il suo sedere con la sua solita schiettezza, puntualizzando che nonostante la verde età erano già maturi e pronti a tutto: però, che intraprendenza!! Mi accorsi che la mia assenza aveva trasformato il ragazzo, totalmente disinvolto ed a suo agio nei confronti di Diana: stavolta riusciva persino a sorriderle con qualche occhiata ironica o provocatoria. Diana ringraziò soddisfatta: "Ti piace davvero? Dai, voglio un parere sincero da due giovani: è la prima volta che lo mostro, non avevo mai messo questo costume, lo comprai per sbaglio tanto tempo fa, ho deciso di inaugurarlo solo per l'ultimo giorno di vacanza" Valerio le suggerì di continuare ad indossarlo sempre perché le stava benissimo addosso; anche Davide, solitamente più pacato, affermò di essere d'accordo. Ma dove stavano andando? Iniziai a credere che la stessero riaccompagnando allo stabilimento... di già, porca miseria, tanta fatica per niente; fortunatamente si fermarono dopo circa 50 metri e si buttarono in acqua. Interpretai allora il gesto di Andrea, che per il bagno probabilmente li aveva invitati ad allontanarsi dalla postazione di pesca, al fine di non spaventare le potenziali catture e di non smuovere troppo l'acqua in prossimità delle lenze. Dura la vita del pescatore... di solito: molto godibile in quel caso invece, grazie alla generosità della "mascotte". Dopo le prime bracciate, Diana si sollevò in piedi iniziando a saltellare davanti ai loro occhi: le sue tettone erano senza freni: non riuscii a comprendere le parole che pronunciò in quel momento, ma dalla malizia del suo sguardo e dei suoi sorrisi immaginai che stesse domandando se fossero pronti anche a quel balletto inatteso. Poi improvvisò un morto a galla a gambe aperte e le tettone appena fuori dall'acqua, offrendo un'altra posizione inedita ad altissimo tasso erotico, accompagnata da espressioni e smorfie inequivocabili... mai l'avevo vista utilizzare il suo corpo in maniera così esplicita e provocatoria, avvertii in lei il sogno o il desiderio di essere posseduta in acqua dai due ragazzi, di provare sensazioni forti e nuove, finora taciute o represse... Davide prese Valerio sulle spalle e lo gettò in acqua mentre Diana cominciò a mostrare le sue tettone in versione atomica, drizzando la schiena all'indietro per esporle nella loro totale prorompenza. Tra un'occhiata e una battuta, i due ragazzi replicarono i loro tuffi per altre cinque o sei volte, prima che Davide, (sollecitando Valerio ad arrivare), afferrasse spassosamente Diana con decisione, immobilizzandola alle spalle dal girovita e stringendola a sé con forza. Lei cercò di liberarsi scalciando a più non posso e muovendosi in modo scoordinato, tanto da spostare il suo corpo senza però riuscire a divincolarsi: le sue tettone, ballando, terminavano ogni volta la loro discesa sulle mani di Davide, che non allentava la morsa. Il suo culo, invece, si strofinava senza tregua sull'arnese del giovanotto, che ovviamente non ebbe alcuna fretta di interrompere il gioco, finché non li raggiunse di corsa anche Valerio, il quale si posizionò davanti a Diana, di spalle, schiacciandola a sandwich tra di loro: si inginocchiò sfiorando le sue tette con la schiena e la costrinse in qualche modo a cavalcare il suo collo per un tuffo: la resistenza della mia dolce metà non fu così intensa e memorabile, si arrese quasi subito al loro volere. Valerio traballando si sollevò in piedi e mostrò con orgoglio la sua cattura: il culo di Diana toccò con pienezza le spalle di Valerio, la cui cervice veniva accarezzata e riempita dalla sua fica spalancata: vidi le mani del ragazzo appoggiate con vigore sulle cosce del mio amore birichino, per non sbilanciarla: in quel momento rischiai di venire, la mia estasi aveva raggiunto livelli incontrollabili, spenti soltanto dal tuffo un po' troppo fragoroso e scomposto di Diana che tuttavia riemerse senza conseguenze, schiaffeggiando ovunque i due buontemponi, prima di precipitarsi fuori dall'acqua con le tettone in libero movimento. Il bagno più incandescente a cui avessi mai assistito era giunto al termine. Proseguendo a spintonarsi ed a lanciarsi scherzosi improperi, i tre si riavviarono verso Andrea: pensai di non aver posto attenzione alle reazioni dell'uomo durante quei minuti ad alta intensità.

Diana lo raggiunse per prima, recriminando divertita per l'insospettabile vivacità dei due rampolli, che si sdraiarono subito sui loro asciugamani. Lei rimase in piedi accanto ad Andrea, regalando ancora una volta una panoramica da urlo del suo lato B ai due giovanotti, dal basso verso l'alto, oltre ad una visione esplosiva e ravvicinata delle tette al capobranco. La vidi puntare il dito verso una delle canne da pesca incustodite, Andrea le sorrise quasi canzonandola. Poi Valerio si rialzò per avvicinarsi a lei, i loro fianchi vennero per un momento a contatto: il ragazzo sembrò spiegare a Diana qualche nozione di pesca, mimando il gesto del lancio della canna, che afferrò subito dopo per riportare in fretta la lenza a riva. Porse la canna ad una impacciatissima Diana, poi si piazzò dietro di lei, prese le sue mani e la guidò verso un nuovo lancio, lentamente, con le movenze da istruttore navigato a dispetto della sua giovane età. Alla fine della "lezione" rimasero molto vicini per parecchi secondi , quasi calamitati, sfiorandosi ripetutamente con i fianchi e le gambe. Diana si girò e raccolse il suo cellulare appoggiato sul tronco, vide l'ora e sobbalzò: sicuramente si era fatto tardi, anch'io avevo perduto la cognizione del tempo in quel frangente. Era arrivata l'ora dei saluti, moderati con Andrea, molto sensuali con Davide e assolutamente provocatori con Valerio, al quale si strinse con impeto dopo un bacio sulla guancia, schiacciando le tettone sul suo petto, poi si staccò leggermente, ma senza interrompere il contatto tra i suoi capezzoli ed il corpo del giovane, che appoggiò invece con ardore le mani sui suoi fianchi verso il basso, con i polpastrelli delle dita protèsi verso il suo sedere. Seguì un rapido saluto collettivo, si girò decisa e iniziò a tornare indietro, mentre sei occhi puntarono a lungo il suo culo che si allontanava velocemente ed in perfetto movimento.

Ancora arrapatissimo uscii lentamente dal mio nascondiglio, riprendendo a strisciare per alcuni metri: raggiunta una posizione sicura mi rialzai e mi precipitai verso il sentiero principale: dovevo rientrare in fretta ed aspettarla come se nulla fosse: altre scene imperdibili mi aspettavano, non potevo mancare...
Bellissimo racconto, parlaci però anche delle scopate memorabili che ti sarai fatto con Diana dopo averla vista così porcellina...
 

DoubleDuck

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Ho una curiosità libero di non rispondere, ma Diana si mettera mai in nudo integrale nei racconti che farai ? Ps dimmelo in privata per evitare spoiler per le altre persone
 
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Grandel

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La frescura dell'ombra naturale offerta dalle enormi fronde dei pini e la possibilità di camminare comodamente lungo un sentiero rettilineo su un fondo sterrato mi permettevano quasi di correre: certo, non era proprio questo il motivo della mia decisione di inoltrarmi nella pineta: realizzai che, al contrario, si trattasse di una mossa strategica degna dei voyeur più raffinati e metodici, quasi mi vergognai di riconoscerlo a me stesso: passeggiando sul bagnasciuga avrei permesso a Diana o ai pescatori di accorgersi del mio arrivo, prima o poi: invece, in quell'istante, il mio obiettivo principale era guardare senza essere avvistato, volevo fermamente che nessuno si accorgesse della mia presenza, quindi raccomandai a me stesso di prestare la massima attenzione ad ogni movimento: il minimo errore avrebbe rovinato ogni mio proposito. L'adrenalina era ingestibile: speravo ardentemente di controllarla e soprattutto di poter fare in tempo a gustarmi almeno qualche minuto di libidine: il mio desiderio riuscì ad aumentare ulteriormente la velocità dei miei passi. Dopo un buon quarto d'ora di cammino, incrociai sulla destra un viottolo ben definito che riportava verso la costa: decisi di percorrerlo per affacciarmi sulle dune: volevo capire quanta spiaggia mi ero lasciato alle spalle e soprattutto verificare se Diana fosse di ritorno o se potessi scorgerla almeno da lontano accanto ai pescatori. Appena cominciai a riconoscere i colori del mare rallentai il passo, abbassandomi per raggiungere le dune: riuscii a distinguere un unico, piccolo gruppo di persone in lontananza, sicuramente loro: mi voltai anche verso lo stabilimento che intravedevo ormai ad una distanza enorme: calcolai di aver percorso circa metà strada, molto di più di quanto prevedessi: tornai velocemente indietro per ricongiungermi al sentiero principale, nel frattempo estrassi il cellulare dalla borsa: erano passate le undici da qualche minuto, non comparve alcun nuovo messaggio né alcuna chiamata senza risposta, disattivai la suoneria rimpiazzandola con la sola vibrazione. Il mio impeto non permetteva di rendere onore a quel miracolo della natura che attraversavo ed a cui dovevo essere grato per l'agevolezza e la rapidità con le quali stavo riuscendo ad avvicinarmi alla mia meta senza stancarmi: forzai ancora il passo, mancavano almeno 20 minuti di cammino e dovevo affrettarmi: sulla spiaggia, intanto, poteva succedere di tutto: la paura di un viaggio a vuoto cominciò a pervadermi, pensai a quale fregatura sarebbe stata rannicchiarmi con cautela sulle dune alle spalle dei pescatori ed accorgermi che Diana aveva già ripreso la via del ritorno. Una scarpa adatta mi avrebbe consentito di correre, probabilmente a quell'ora sarei già arrivato a destinazione: le infradito, seppur lodevoli per la loro eroica resistenza allo sforzo a cui erano sottoposte, non rappresentavano certo la soluzione migliore per la tipologia di terreno che stavo calpestando, ricco di aghi di pino e sassolini che a più riprese mi fecero saltare in aria dal dolore. Inoltre in alcuni tratti la terra non aveva ancora assorbito completamente la pioggia dei giorni precedenti, costringendomi a cimentarmi spesso in un vero e proprio percorso a ostacoli per evitare pozzanghere e fondi fangosi. Dallo stagno, nascosto dietro la pineta sul versante sinistro, provennero strani versi animali simili a starnazzi, ma per la prima volta la mia solita e spiccata curiosità faunistica venne soffocata da cause di forza maggiore. Ad una decina di metri puntai un nuovo sentiero laterale verso il mare, guardai di nuovo l'ora: le undici e un quarto, forse era troppo presto per affacciarmi di nuovo sulla costa, ma volli provare lo stesso perché di sicuro sarei riuscito ad identificare meglio il gruppo di persone ed a controllare la presenza ed i movimenti di Diana. Le dune stavolta sembravano ancora più alte e mi fu sufficiente un leggero piegamento per nascondermi: tutto sembrò tranquillo, nessun transito sul bagnasciuga, nemmeno a distanza: finalmente potei distinguere con nitidezza Andrea, in piedi davanti alla sua canna da pesca e due o tre persone sedute o sdraiate, con lo sguardo rivolto verso altre lenze incustodite, con le loro testoline probabilmente appoggiate ad un enorme tronco portato dal mare. Sospettai che una di loro fosse Diana ma la posizione che avevano assunto non mi consentì di scommetterci. Valutai se fosse meglio avvicinarmi ulteriormente rimanendo appollaiato dietro le dune o se cercare un sentiero laterale più vicino, dal percorso principale. Optai per la seconda soluzione, molto più rapida e sicura per le mie ambizioni.

Tornai rapidamente sul viottolo prima di riprendere lo sterrato e bruciare alla massima velocità possibile altro cammino: pensai allo "strano" percorso di ritorno che i pescatori avevano scelto qualche giorno prima, prediligendo il bagnasciuga sotto il sole rovente dell'ora di pranzo, rispetto ad una comoda, ombreggiata e fresca pineta: la voglia di rivedere le tettone di Diana evidentemente aveva vinto su ogni fatica o rischio di insolazione... e lei in quel preciso istante li stava premiando con un bis tutta sola, ancora più spudorato, sexy, arricchito anche da un perizoma arrapante... un bis che non potevo ancora ammirare. Non vedevo l'ora di spiarla e mi domandavo da dove fossero esplose impetuosamente, d'incanto, decine di fantasie quasi del tutto sconosciute in me, fino ad una settimana prima: mai avrei pensato di condividere con piacere e complicità il suo seno nudo con altri uomini, né di eccitarmi nel seguire i movimenti di mani maschili su di lei, diverse dalle mie, né di indurre giovani ragazzi a complimentarsi o sfornare commenti sul suo corpo... eppure stava accadendo e mi piaceva, mi piaceva tanto, forse troppo. Sorrisi al pensiero che prima dell'inizio della vacanza, tirando le somme avrei cantato vittoria anche solo nel vederla cinque minuti in perizoma e reggiseno sulla spiaggia deserta, senza altre presenze ed occhi indiscreti... ed ora mi stavo precipitando addirittura per spiarla in topless ed a chiappe scoperte davanti a tre/quattro maschietti allupati, che aveva sicuramente raggiunto di sua iniziativa percorrendo, solitaria e seminuda, chilometri di bagnasciuga... questo pensiero da solo valeva un orgasmo, mi sentii compenetrato da una carica di eccitazione e di energia, sostituita subito dopo da un cumulo di rabbia all'idea di non poter ancora sfamare la mia brama di appostarmi al sicuro per guardare Diana.

Assorto nei pensieri, quasi superai un'altra stradina sterrata sul lato destro, meno visibile e poco calpestata, mi precipitai a percorrerla senza far calcoli, correndo: dopo alcune decine di metri cominciai a sentire delle voci lontane e qualche risata: mi accovacciai nuovamente mirando la linea dell'orizzonte: meta raggiunta, o quasi... dovevo solo nascondermi meglio e perfezionare il punto di osservazione: guardai intorno a me ed individuai prima un piccolo spazio sabbioso sotto un gruppo di alberi nani intrecciati tra loro, piegati dal vento e poco più avanti un giaciglio contornato da rami e tronchi, costruito probabilmente da un nudista. La prima soluzione mi avrebbe forse offerto una migliore visuale, la seconda una maggiore invisibilità...ritenni che la soluzione migliore fosse quella di strisciare: sollevarmi, anche di poco, per muovermi con i piedi sarebbe stato troppo rischioso: raggiunsi la postazione nudista e mi sistemai il meglio possibile: nessuno mi aveva notato, ma per guardare Diana avrei dovuto alzare la testa, esponendola al rischio di essere avvistato: niente da fare, troppo pericoloso. Lentamente uscii e sempre strisciando tornai indietro verso gli alberi: evitai di calpestare con il corpo rami potenzialmente secchi e rumorosi: riuscii ad accedere in silenzio all'interno della piccola capanna formata in maniera naturale dalla curvatura dei rami. Anche questa soluzione non era sicura al 100%, un occhio allenato avrebbe potuto notarmi, cercai di accucciarmi più che potevo e di mimetizzare il viso in ombra tra alcuni rami pendenti.

Andrea continuava a stare in piedi, voltandosi spesso all'indietro per parlare con gli altri: Il tronco dietro di lui, disposto in perfetta posizione orizzontale, ospitava come pensavo tre teste appoggiate: la prima da sinistra era quella di Diana, poi quella di Valerio, la terza mi sembrò di Davide, il figlio di Andrea, ma non ne fui certo. Peccato non poter distinguere i loro corpi, nascosti dall'altezza del tronco. Mi guardai ancora intorno per fiutare, smanioso, una vedetta migliore ma non trovai alternative. Decisi di rilassarmi: ero arrivato fin lì, dietro di loro, nessuno mi aveva visto, spostarmi di nuovo rischiava di vanificare tutto, dovevo solo avere pazienza, certamente non sarebbero rimasti per ore nella stessa posizione... e infatti dopo qualche minuto vidi Valerio sedersi e fissare Diana dall'alto mentre si parlavano, anche l'altro ragazzo si mosse spostando il suo sguardo a sinistra per mirare verso le sue tettone. Il ragazzo si alzò, era proprio Davide, riuscii a distinguerlo con certezza e si avviò davanti la sua canna per ritirare la lenza, sostituire l'esca per poi rilanciare. Non tornò a sdraiarsi e si girò verso Valerio, sicuramente da quella posizione godeva di una vista assolutamente suggestiva. Notavo l'immobilità di Diana che gesticolava sovente indicando in direzione dello stabilimento ma non accennava nessun altro movimento con il corpo. Iniziai a snervarmi di brutto, ero arrivato da quasi 10 minuti ed in pratica non avevo ancora visto nulla, se non qualche sguardo interessato dei due giovanotti verso di lei. "Alzati, forza, fatti guardare", bisbigliai impaziente, ma sembrava proprio non volerne sapere, forse si era stancata sul serio, o magari le piaceva essere apprezzata in quella posizione, come era accaduto con i ragazzi di Napoli il giorno prima: chissà se anche stavolta aveva chiuso gli occhi lasciando i loro sguardi indisturbati e liberi di spaziare sul suo corpo. Il ronzio insistente di un calabrone mi distrasse, cercai di avvistarlo fino a quando lo sentii allontanare, tornai a concentrarmi di nuovo sul mio obiettivo: finalmente vidi Diana staccare la testa dal tronco e girarsi di schiena, regalandomi un primo flash delle sue tette ballonzolanti che si adagiavano scendendo dietro quella maledetta barriera di un tronco. In quel momento tutti poterono guardare il suo culo, tranne me; vidi anche Andrea girarsi con maggiore frequenza, fissando con più accuratezza il nuovo panorama; ero follemente curioso di sapere se fosse la prima volta in cui Diana si era voltata mostrando il suo perizoma o se avesse già esibito il suo lato B in quella posizione, prima del mio arrivo. Apparentemente sembrava una scena "inedita" per loro, a giudicare da quanto polarizzò l'attenzione generale: con lo sguardo rivolto a destra verso Valerio, Diana concesse libero arbitrio agli altri due, posti a sinistra, in piedi, alle sue spalle, che di colpo rinunciarono a badare alle loro lenze per dedicarsi alla totale ammirazione del suo sedere. Non credevo che anche il suo culo riscuotesse tanto successo, sulle tette non nutrivo alcun dubbio, ma il suo sedere, effettivamente, non era di quelli marmorei o a mandolino, presentava qualche piccola imperfezione ma nella sua pienezza e polposità di qualche etto al di sopra del peso forma, mi eccitava comunque ai massimi livelli; credevo però (evidentemente sbagliando) che piacesse soltanto a me. La sicurezza di non essere beccati incoraggiò Andrea e Davide a guardare il culo di Diana con crescente sfacciataggine per parecchi minuti, mentre lei era dèdita a ridacchiare con Valerio, che non disdegnava qualche alzata di testa per buttare un occhio sul suo sedere esposto al sole. Notai Davide parlottare con Valerio, che si alzò per raggiungerlo, subito dopo Andrea indicò loro di allontanarsi dalla postazione di pesca, inizialmente non ne compresi il motivo: i due ragazzi guardarono verso Diana che diceva loro qualcosa, si girò di scatto nuovamente con le tette in mostra e si alzò in piedi in modo repentino. Per la prima volta in assoluto ebbi il privilegio di fissare il suo culo in spiaggia, a dir poco arrapante: strabuzzai gli occhi: il perizoma era molto più piccolo di quanto pensassi, il triangolino posteriore era davvero ridotto all'osso, permettendo alle sue chiappe di esporsi notevolmente in tutta la loro generosa ma equilibrata rotondità. Capii perfettamente il perché di tante attenzioni da parte dei tre pescatori, davanti ad uno spettacolo così seducente. Vederla passeggiare con quel sedere in movimento fu ancora più inebriante, a maggior ragione quando notai Valerio e Davide camminare qualche passo dietro di lei per godersi una tale esibizione. Lei si girò, rimproverandoli ironicamente a voce alta per la loro calma: "ma come mai siete così lenti??: non vi va di camminare... ah, dimenticavo: adesso ho capito perché: bravi, bravi, siete appena usciti dalla culla e già imparate il mestiere, complimenti". Valerio di tutta risposta ricambiò i complimenti per il suo sedere con la sua solita schiettezza, puntualizzando che nonostante la verde età erano già maturi e pronti a tutto: però, che intraprendenza!! Mi accorsi che la mia assenza aveva trasformato il ragazzo, totalmente disinvolto ed a suo agio nei confronti di Diana: stavolta riusciva persino a sorriderle con qualche occhiata ironica o provocatoria. Diana ringraziò soddisfatta: "Ti piace davvero? Dai, voglio un parere sincero da due giovani: è la prima volta che lo mostro, non avevo mai messo questo costume, lo comprai per sbaglio tanto tempo fa, ho deciso di inaugurarlo solo per l'ultimo giorno di vacanza" Valerio le suggerì di continuare ad indossarlo sempre perché le stava benissimo addosso; anche Davide, solitamente più pacato, affermò di essere d'accordo. Ma dove stavano andando? Iniziai a credere che la stessero riaccompagnando allo stabilimento... di già, porca miseria, tanta fatica per niente; fortunatamente si fermarono dopo circa 50 metri e si buttarono in acqua. Interpretai allora il gesto di Andrea, che per il bagno probabilmente li aveva invitati ad allontanarsi dalla postazione di pesca, al fine di non spaventare le potenziali catture e di non smuovere troppo l'acqua in prossimità delle lenze. Dura la vita del pescatore... di solito: molto godibile in quel caso invece, grazie alla generosità della "mascotte". Dopo le prime bracciate, Diana si sollevò in piedi iniziando a saltellare davanti ai loro occhi: le sue tettone erano senza freni: non riuscii a comprendere le parole che pronunciò in quel momento, ma dalla malizia del suo sguardo e dei suoi sorrisi immaginai che stesse domandando se fossero pronti anche a quel balletto inatteso. Poi improvvisò un morto a galla a gambe aperte e le tettone appena fuori dall'acqua, offrendo un'altra posizione inedita ad altissimo tasso erotico, accompagnata da espressioni e smorfie inequivocabili... mai l'avevo vista utilizzare il suo corpo in maniera così esplicita e provocatoria, avvertii in lei il sogno o il desiderio di essere posseduta in acqua dai due ragazzi, di provare sensazioni forti e nuove, finora taciute o represse... Davide prese Valerio sulle spalle e lo gettò in acqua mentre Diana cominciò a mostrare le sue tettone in versione atomica, drizzando la schiena all'indietro per esporle nella loro totale prorompenza. Tra un'occhiata e una battuta, i due ragazzi replicarono i loro tuffi per altre cinque o sei volte, prima che Davide, (sollecitando Valerio ad arrivare), afferrasse spassosamente Diana con decisione, immobilizzandola alle spalle dal girovita e stringendola a sé con forza. Lei cercò di liberarsi scalciando a più non posso e muovendosi in modo scoordinato, tanto da spostare il suo corpo senza però riuscire a divincolarsi: le sue tettone, ballando, terminavano ogni volta la loro discesa sulle mani di Davide, che non allentava la morsa. Il suo culo, invece, si strofinava senza tregua sull'arnese del giovanotto, che ovviamente non ebbe alcuna fretta di interrompere il gioco, finché non li raggiunse di corsa anche Valerio, il quale si posizionò davanti a Diana, di spalle, schiacciandola a sandwich tra di loro: si inginocchiò sfiorando le sue tette con la schiena e la costrinse in qualche modo a cavalcare il suo collo per un tuffo: la resistenza della mia dolce metà non fu così intensa e memorabile, si arrese quasi subito al loro volere. Valerio traballando si sollevò in piedi e mostrò con orgoglio la sua cattura: il culo di Diana toccò con pienezza le spalle di Valerio, la cui cervice veniva accarezzata e riempita dalla sua fica spalancata: vidi le mani del ragazzo appoggiate con vigore sulle cosce del mio amore birichino, per non sbilanciarla: in quel momento rischiai di venire, la mia estasi aveva raggiunto livelli incontrollabili, spenti soltanto dal tuffo un po' troppo fragoroso e scomposto di Diana che tuttavia riemerse senza conseguenze, schiaffeggiando ovunque i due buontemponi, prima di precipitarsi fuori dall'acqua con le tettone in libero movimento. Il bagno più incandescente a cui avessi mai assistito era giunto al termine. Proseguendo a spintonarsi ed a lanciarsi scherzosi improperi, i tre si riavviarono verso Andrea: pensai di non aver posto attenzione alle reazioni dell'uomo durante quei minuti ad alta intensità.

Diana lo raggiunse per prima, recriminando divertita per l'insospettabile vivacità dei due rampolli, che si sdraiarono subito sui loro asciugamani. Lei rimase in piedi accanto ad Andrea, regalando ancora una volta una panoramica da urlo del suo lato B ai due giovanotti, dal basso verso l'alto, oltre ad una visione esplosiva e ravvicinata delle tette al capobranco. La vidi puntare il dito verso una delle canne da pesca incustodite, Andrea le sorrise quasi canzonandola. Poi Valerio si rialzò per avvicinarsi a lei, i loro fianchi vennero per un momento a contatto: il ragazzo sembrò spiegare a Diana qualche nozione di pesca, mimando il gesto del lancio della canna, che afferrò subito dopo per riportare in fretta la lenza a riva. Porse la canna ad una impacciatissima Diana, poi si piazzò dietro di lei, prese le sue mani e la guidò verso un nuovo lancio, lentamente, con le movenze da istruttore navigato a dispetto della sua giovane età. Alla fine della "lezione" rimasero molto vicini per parecchi secondi , quasi calamitati, sfiorandosi ripetutamente con i fianchi e le gambe. Diana si girò e raccolse il suo cellulare appoggiato sul tronco, vide l'ora e sobbalzò: sicuramente si era fatto tardi, anch'io avevo perduto la cognizione del tempo in quel frangente. Era arrivata l'ora dei saluti, moderati con Andrea, molto sensuali con Davide e assolutamente provocatori con Valerio, al quale si strinse con impeto dopo un bacio sulla guancia, schiacciando le tettone sul suo petto, poi si staccò leggermente, ma senza interrompere il contatto tra i suoi capezzoli ed il corpo del giovane, che appoggiò invece con ardore le mani sui suoi fianchi verso il basso, con i polpastrelli delle dita protèsi verso il suo sedere. Seguì un rapido saluto collettivo, si girò decisa e iniziò a tornare indietro, mentre sei occhi puntarono a lungo il suo culo che si allontanava velocemente ed in perfetto movimento.

Ancora arrapatissimo uscii lentamente dal mio nascondiglio, riprendendo a strisciare per alcuni metri: raggiunta una posizione sicura mi rialzai e mi precipitai verso il sentiero principale: dovevo rientrare in fretta ed aspettarla come se nulla fosse: altre scene imperdibili mi aspettavano, non potevo mancare...
Diana, sorprendente Diana. Ad ogni racconto cresce la voglia di conoscere il successivo. Molto bene.
Diana sta imparando a valorizzarsi, a diventare cigno dall'anatroccolo che pensava di essere. E Tu? La tua vena voyeur cresceva quanto la sua di esibirsi?
Grazie per un altro splendido racconto
 

dan_zan

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Diana sta avendo una evoluzione trasgressiva continua e mi piace pensare che siamo "alla fine dell'inizio" del suo cammino trasgressivo. Non vedo l'ora di leggere un'altra parte di racconto. Sempre più eccitante.
 
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Michele_80

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E' incredibile pensare come una serie di avvenimenti in parte casuali e in parte voluti abbiano creato in lei questa metamorfosi, fondamentalmente portandola ad avere maggiore fiducia nel suo aspetto fisico che, fino a quel momento, era probabilmente per lei un vero e proprio tallone d'achille, ed è un po' la dimostrazione che spesso certe donne sbagliano a essere ipercritiche verso loro stesse.
 
OP
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selpot

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Ci avevo preso gusto, accidenti a me, non doveva succedere. Le mie fantasie mi stavano troppo sfuggendo di mano: dovevo frenarmi, porre dei limiti, ordinare "ora basta, va bene così, non esageriamo!" Il gioco rischiava di diventare irrimediabilmente pericoloso e travolgente, di spezzare precisi equilibri, di oltraggiare la nostra innocenza e le nostre normali consuetudini.

Dov'era finito quel bravo ragazzo pieno di valori e di princìpi, quel serissimo primo della classe tutto d'un pezzo, quel gran lavoratore e figlio perfetto, che non fuma, non beve, non sperpera, educato, calmo e disponibile con tutti? Avevo scatenato un inferno, confidando a Diana la mia unica "macchia", quella stortura che deviava la mia vita dalla routine e dalla banalità: la passione per il topless e per il perizoma al mare... Inaspettatamente sentivo crescere in me e prendere forma perversioni finora nascoste che lei, un pochino al giorno, stava già smascherando e realizzando in sorprendente anticipo e con un intuito straordinario. Qualcosa ci accomunava, qualcosa di molto più importante di quello che potesse sembrare, qualcosa da non sottovalutare affatto: entrambi, in quella vacanza, stavamo conoscendo, esplorando e mettendo alla prova il lato più recondito, più insospettabile e contraddittorio del nostro io.

Il ritorno a casa, alla rispettiva quotidianità, agli annosi problemi ed ai consueti impegni, ci avrebbe rimesso in carreggiata? Saremmo davvero tornati quelli di sempre, cancellando in fretta le trasgressioni di un Giugno stimolante ma forse illusorio, come non fossero mai avvenute? L'Estate non era ancora finita, anzi era appena all'inizio: cosa sarebbe successo in quelle 20/25 giornate di spiaggia che potevamo ancora sfruttare dalle nostre parti, nei week-end o nelle festività? Come si sarebbe comportata su lidi calpestati centinaia di volte, davanti a persone già salutate per anni con un "look" più austero, che avevano notato le sue passeggiate o i suoi bagni con bikini castigati? Chissà se avrebbe osato un topless o un perizoma alla presenza di amici, conoscenti o fedelissimi delle sue affezionate spiagge, per completare la sua trasformazione... ma no, mi sembrava davvero troppo: magari mi avrebbe suggerito di cercare nuove zone balneari, mai frequentate, deserte e selvagge o al contrario movimentate e piene di giovani, per continuare a mostrarsi con assoluta disinvoltura davanti a nuovi occhi sconosciuti "Ma ti pare!?", esclamai sottovoce: l'aria di casa, le abitudini di sempre e il timore di incontrare chissà chi l'avrebbero riavvolta subito ed inevitabilmente nei suoi amati mutandoni e nei triangoli dei suoi reggiseni.

Mi ero prefisso tempi rapidissimi per il percorso di ritorno, accompagnato da una mente distesa, soddisfatta e serena, contrariamente alla foga dei miei passi... ma un vortice di pensieri non smetteva di assalirmi: che senso aveva accontentarsi, mollare, riempirsi di dubbi e di scrupoli proprio adesso? Mancavano solo poche ore alla fine della vacanza e prima che si spegnessero i riflettori su quella settimana magica, martellavano ancora insistenti nella mia testa altre immagini di lei che avrei voluto vedere, scene alle quali desideravo assistere... e stavolta non dovevo fare un bel niente affinché si realizzassero: nessun minaccioso ultimatum, nessuna recita, nessun rischioso appostamento, nessun cenno d'intesa, nessuna complice induzione, perché ciò che sognavo si sarebbe verificato naturalmente, entro pochi minuti, per forza di cose. Bastava soltanto tornare al mio posto prima di lei, rinfrescarmi, sdraiarmi ed aspettarla pazientemente, annoiato e inchiodato al mio lettino, solo come un cane da ore, mirando gli ultimi, affollatissimi, 300 metri di spiaggia con estrema concentrazione, diligenza ed attenzione ai particolari, agli sguardi ed ai movimenti del maggior numero possibile di persone di sesso maschile.

Già, proprio così: alle prime moderate trasgressioni di Diana avevano partecipato finora solo pochi eletti: piccoli gruppi di pescatori, di amici, bagnini, frutto di una selezione obbligata in una circostanza, conoscenze già avviate in campeggio in altri casi. Mancava la prova della verità: l'azzardo di un topless e di un perizoma in mezzo a centinaia di persone di sesso, età, etnie, orientamenti diversi: la consapevolezza di poter assistere a questo "test comportamentale" mi eccitava in maniera sconfinata ed incontenibile: quale Diana avrei visto sfilare tra un'ora? La stessa che faceva compagnia ai pescatori fino a poco prima, oppure quella timorosa ed imbarazzata di sempre, o una via di mezzo?

La frenesia di riappropriarmi del mio lettino iniziò a dominarmi, la voglia e la curiosità di analizzare il contesto umano che mi avrebbe circondato era irrefrenabile, tanto da spingermi dal togliere le infradito e provare a correre verso la meta, nonostante la fatica ed uno sterrato inadatto. Ci riuscii fino ad arrivare in pochi minuti al primo viottolo laterale che avevo scelto per la perlustrazione iniziale dell'andata: imitai la stessa operazione, scorgendo Diana ancora lontanissima, nonostante un passo apparentemente di marcia. Mi accorsi di trovarmi già piuttosto vicino ai primi assembramenti, composti quasi esclusivamente da coppie, molte delle quali accompagnate dai loro amici a quattro zampe; guardai in lontananza verso il tratto di spiaggia prossimo allo stabilimento: una miriade di ombrelloni colorati, una massa brulicante e variegata, un pubblico potenzialmente perfetto... venni percorso da un brivido raggelante: "e se Diana, proprio da quel punto esatto, si fosse buttata in acqua e mi avesse raggiunto a nuoto per coprirsi naturalmente, evitando gli sguardi, i commenti ed i giudizi di tutta quella gente!?!? " Era un'ipotesi più che concreta e realistica, che non avevo minimamente considerato prima: aveva sempre amato le lunghe nuotate, soprattutto dopo aver patito tanto caldo e tanto sole... in questo caso avrebbe potuto unire l'utile al dilettevole alla perfezione. Mi sentii fortemente tentato di fermarmi lì per studiare le sue reazioni man mano che la calca si avvicinava, spalancandosi davanti ai suoi occhi. Un barlume di razionalità ricomparve di colpo in me: "Come potrebbe nuotare per centinaia di metri con il cellulare al seguito? Cretino..." Diana sarebbe stata costretta a continuare il cammino a piedi, senza percorsi agevolati, sperando che non ricordasse l'alternativa della pineta rispetto a quel gremito ed intimorente bagnasciuga. Tanto valeva rientrare velocemente allo stabilimento ed incrociare le dita.

Giunsi a destinazione con largo anticipo, Diana non si intravedeva all'orizzonte e grazie all'ampio margine di tempo che avevo guadagnato soddisfai la mia voglia di concedermi una tranquilla passeggiata ispettiva tra la folla, tanto per fare un bilancio delle presenze: molti anziani e famiglie con prole stavano lasciando le loro postazioni, probabilmente per il pranzo ed il riposino pomeridiano, quindi l'età media e la percentuale di potenziali moralisti sarebbero divenute, di lì a poco, decisamente basse. Prevalevano giovani coppie, comitive di amici, qualche pallido volto straniero ed alcuni solitari di entrambi i sessi, bei culetti ed anche un paio di topless poco appariscenti ma di discreta fattura. Giocai a scommettere su quali cavalli puntare e tra il pubblico spiccavano decine e decine di sguardi spavaldi, marpioni o conquistatori, che non avrebbero sicuramente ignorato determinate passerelle: insomma, una platea numerosa ed interessante... ma era meglio riprendere possesso del mio territorio: raggiunsi il mio ombrellone, il bagnino non era al suo posto in quel momento: mi aspettavo una maggiore affluenza anche intorno a me, invece riponendo la borsa mi accorsi dell'eccessiva tranquillità che imperava... volli supporre che in mia assenza molte persone in più avessero occupato quei lettini deserti e magari coloro che vedevo erano i pochi resistenti al caldo ed alla fame, pigramente distesi a dormire sui loro lettini: una coppia di mezza età in fondo alla mia fila, un'altra più giovane in posizione più avanzata e un gruppo di sole donnone in pole position già abbronzatissime, abbellite a puntino e dalle chiome impeccabili, che ostentavano le loro esperienze di shopping... forse erano le autorevoli bacchettone tanto temute dal bagnino Matteo, chissà...

Sostai pochi secondi sul bagnasciuga per scrollarmi di dosso qualche goccia di troppo, cogliendo l'occasione per buttare un occhio in profondità: una sagoma ancora indistinguibile cominciava ad apparire, da molto lontano...
 

ConteAndre

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ho amato molto la parte introduttiva, molto introspettiva, perché mi ci sono rivisto totalmente. il resto del racconto continua a far aumentare la suspense che nemmeno ai tempi di sherlock 😂

sempre serie A selpot ;)
 

YoloK

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Finalmente un racconto degno di nota; di essere letto tutto di un fiato. Finalmente un racconto che non si limita solo a descrivere l'atto carnale o il prologo, degno da film porno, ma una storia genuina, reale, arricchita da descrizioni dei posti, impressioni e soprattutto dai sentimenti provati.
Qui traspare la complicità della coppia; si legge benissimo il cambiamento di lei, la tua suspance ponendoti l'interrogativo su come andrà a finire... Senza accorgersene anche il lettore si trova immerso in questi sentimenti. Chiedendosi: dove porterà questa storia? Che succederà?...Perchè non ero in quelle spiagge??
Comunque complimenti davvero, attendo con ansia il seguito
 

djthraex

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Ci avevo preso gusto, accidenti a me, non doveva succedere. Le mie fantasie mi stavano troppo sfuggendo di mano: dovevo frenarmi, porre dei limiti, ordinare "ora basta, va bene così, non esageriamo!" Il gioco rischiava di diventare irrimediabilmente pericoloso e travolgente, di spezzare precisi equilibri, di oltraggiare la nostra innocenza e le nostre normali consuetudini.

Dov'era finito quel bravo ragazzo pieno di valori e di princìpi, quel serissimo primo della classe tutto d'un pezzo, quel gran lavoratore e figlio perfetto, che non fuma, non beve, non sperpera, educato, calmo e disponibile con tutti? Avevo scatenato un inferno, confidando a Diana la mia unica "macchia", quella stortura che deviava la mia vita dalla routine e dalla banalità: la passione per il topless e per il perizoma al mare... Inaspettatamente sentivo crescere in me e prendere forma perversioni finora nascoste che lei, un pochino al giorno, stava già smascherando e realizzando in sorprendente anticipo e con un intuito straordinario. Qualcosa ci accomunava, qualcosa di molto più importante di quello che potesse sembrare, qualcosa da non sottovalutare affatto: entrambi, in quella vacanza, stavamo conoscendo, esplorando e mettendo alla prova il lato più recondito, più insospettabile e contraddittorio del nostro io.

Il ritorno a casa, alla rispettiva quotidianità, agli annosi problemi ed ai consueti impegni, ci avrebbe rimesso in carreggiata? Saremmo davvero tornati quelli di sempre, cancellando in fretta le trasgressioni di un Giugno stimolante ma forse illusorio, come non fossero mai avvenute? L'Estate non era ancora finita, anzi era appena all'inizio: cosa sarebbe successo in quelle 20/25 giornate di spiaggia che potevamo ancora sfruttare dalle nostre parti, nei week-end o nelle festività? Come si sarebbe comportata su lidi calpestati centinaia di volte, davanti a persone già salutate per anni con un "look" più austero, che avevano notato le sue passeggiate o i suoi bagni con bikini castigati? Chissà se avrebbe osato un topless o un perizoma alla presenza di amici, conoscenti o fedelissimi delle sue affezionate spiagge, per completare la sua trasformazione... ma no, mi sembrava davvero troppo: magari mi avrebbe suggerito di cercare nuove zone balneari, mai frequentate, deserte e selvagge o al contrario movimentate e piene di giovani, per continuare a mostrarsi con assoluta disinvoltura davanti a nuovi occhi sconosciuti "Ma ti pare!?", esclamai sottovoce: l'aria di casa, le abitudini di sempre e il timore di incontrare chissà chi l'avrebbero riavvolta subito ed inevitabilmente nei suoi amati mutandoni e nei triangoli dei suoi reggiseni.

Mi ero prefisso tempi rapidissimi per il percorso di ritorno, accompagnato da una mente distesa, soddisfatta e serena, contrariamente alla foga dei miei passi... ma un vortice di pensieri non smetteva di assalirmi: che senso aveva accontentarsi, mollare, riempirsi di dubbi e di scrupoli proprio adesso? Mancavano solo poche ore alla fine della vacanza e prima che si spegnessero i riflettori su quella settimana magica, martellavano ancora insistenti nella mia testa altre immagini di lei che avrei voluto vedere, scene alle quali desideravo assistere... e stavolta non dovevo fare un bel niente affinché si realizzassero: nessun minaccioso ultimatum, nessuna recita, nessun rischioso appostamento, nessun cenno d'intesa, nessuna complice induzione, perché ciò che sognavo si sarebbe verificato naturalmente, entro pochi minuti, per forza di cose. Bastava soltanto tornare al mio posto prima di lei, rinfrescarmi, sdraiarmi ed aspettarla pazientemente, annoiato e inchiodato al mio lettino, solo come un cane da ore, mirando gli ultimi, affollatissimi, 300 metri di spiaggia con estrema concentrazione, diligenza ed attenzione ai particolari, agli sguardi ed ai movimenti del maggior numero possibile di persone di sesso maschile.

Già, proprio così: alle prime moderate trasgressioni di Diana avevano partecipato finora solo pochi eletti: piccoli gruppi di pescatori, di amici, bagnini, frutto di una selezione obbligata in una circostanza, conoscenze già avviate in campeggio in altri casi. Mancava la prova della verità: l'azzardo di un topless e di un perizoma in mezzo a centinaia di persone di sesso, età, etnie, orientamenti diversi: la consapevolezza di poter assistere a questo "test comportamentale" mi eccitava in maniera sconfinata ed incontenibile: quale Diana avrei visto sfilare tra un'ora? La stessa che faceva compagnia ai pescatori fino a poco prima, oppure quella timorosa ed imbarazzata di sempre, o una via di mezzo?

La frenesia di riappropriarmi del mio lettino iniziò a dominarmi, la voglia e la curiosità di analizzare il contesto umano che mi avrebbe circondato era irrefrenabile, tanto da spingermi dal togliere le infradito e provare a correre verso la meta, nonostante la fatica ed uno sterrato inadatto. Ci riuscii fino ad arrivare in pochi minuti al primo viottolo laterale che avevo scelto per la perlustrazione iniziale dell'andata: imitai la stessa operazione, scorgendo Diana ancora lontanissima, nonostante un passo apparentemente di marcia. Mi accorsi di trovarmi già piuttosto vicino ai primi assembramenti, composti quasi esclusivamente da coppie, molte delle quali accompagnate dai loro amici a quattro zampe; guardai in lontananza verso il tratto di spiaggia prossimo allo stabilimento: una miriade di ombrelloni colorati, una massa brulicante e variegata, un pubblico potenzialmente perfetto... venni percorso da un brivido raggelante: "e se Diana, proprio da quel punto esatto, si fosse buttata in acqua e mi avesse raggiunto a nuoto per coprirsi naturalmente, evitando gli sguardi, i commenti ed i giudizi di tutta quella gente!?!? " Era un'ipotesi più che concreta e realistica, che non avevo minimamente considerato prima: aveva sempre amato le lunghe nuotate, soprattutto dopo aver patito tanto caldo e tanto sole... in questo caso avrebbe potuto unire l'utile al dilettevole alla perfezione. Mi sentii fortemente tentato di fermarmi lì per studiare le sue reazioni man mano che la calca si avvicinava, spalancandosi davanti ai suoi occhi. Un barlume di razionalità ricomparve di colpo in me: "Come potrebbe nuotare per centinaia di metri con il cellulare al seguito? Cretino..." Diana sarebbe stata costretta a continuare il cammino a piedi, senza percorsi agevolati, sperando che non ricordasse l'alternativa della pineta rispetto a quel gremito ed intimorente bagnasciuga. Tanto valeva rientrare velocemente allo stabilimento ed incrociare le dita.

Giunsi a destinazione con largo anticipo, Diana non si intravedeva all'orizzonte e grazie all'ampio margine di tempo che avevo guadagnato soddisfai la mia voglia di concedermi una tranquilla passeggiata ispettiva tra la folla, tanto per fare un bilancio delle presenze: molti anziani e famiglie con prole stavano lasciando le loro postazioni, probabilmente per il pranzo ed il riposino pomeridiano, quindi l'età media e la percentuale di potenziali moralisti sarebbero divenute, di lì a poco, decisamente basse. Prevalevano giovani coppie, comitive di amici, qualche pallido volto straniero ed alcuni solitari di entrambi i sessi, bei culetti ed anche un paio di topless poco appariscenti ma di discreta fattura. Giocai a scommettere su quali cavalli puntare e tra il pubblico spiccavano decine e decine di sguardi spavaldi, marpioni o conquistatori, che non avrebbero sicuramente ignorato determinate passerelle: insomma, una platea numerosa ed interessante... ma era meglio riprendere possesso del mio territorio: raggiunsi il mio ombrellone, il bagnino non era al suo posto in quel momento: mi aspettavo una maggiore affluenza anche intorno a me, invece riponendo la borsa mi accorsi dell'eccessiva tranquillità che imperava... volli supporre che in mia assenza molte persone in più avessero occupato quei lettini deserti e magari coloro che vedevo erano i pochi resistenti al caldo ed alla fame, pigramente distesi a dormire sui loro lettini: una coppia di mezza età in fondo alla mia fila, un'altra più giovane in posizione più avanzata e un gruppo di sole donnone in pole position già abbronzatissime, abbellite a puntino e dalle chiome impeccabili, che ostentavano le loro esperienze di shopping... forse erano le autorevoli bacchettone tanto temute dal bagnino Matteo, chissà...

Sostai pochi secondi sul bagnasciuga per scrollarmi di dosso qualche goccia di troppo, cogliendo l'occasione per buttare un occhio in profondità: una sagoma ancora indistinguibile cominciava ad apparire, da molto lontano...
ci siamo ......
 

Poncharell

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Tanto tuonò che piovve.
Ce lo chiedevamo un pò tutti, no?
Diana si sente un brutto anatroccolo, è normale che sia il suo compagno a corteggiarla, a farla sentire bella. E è normale che il suo compagno si compiaccia se anche gli altri la considerino bella.
Ma poi Diana provoca, si tocca, sceglie, vuole accentrare l'attenzione e prende il comando del gioco.
E Selpot? Quanto c'è di Diana nell'accontentare il compagno e quanto di suo? Quanto Diana è corsa in avanti? Non gli aveva chiesto così tanto Selpot.
E quindi, alla fine, dopo qualche tuono è venuto giù l'acquazzone: il turbinio di pensieri di Selpot.

Realizzai che, al contrario, si trattasse di una mossa strategica degna dei voyeur più raffinati e metodici, quasi mi vergognai di riconoscerlo a me stesso

Non vedevo l'ora di spiarla e mi domandavo da dove fossero esplose impetuosamente, d'incanto, decine di fantasie quasi del tutto sconosciute in me, fino ad una settimana prima: mai avrei pensato di condividere con piacere e complicità il suo seno nudo con altri uomini, né di eccitarmi nel seguire i movimenti di mani maschili su di lei, diverse dalle mie, né di indurre giovani ragazzi a complimentarsi o sfornare commenti sul suo corpo... eppure stava accadendo e mi piaceva, mi piaceva tanto, forse troppo.

"Alzati, forza, fatti guardare", bisbigliai impaziente

Ancora arrapatissimo uscii lentamente dal mio nascondiglio


Proprio alla conclusione di questo racconto, l'autore dà le carte e sembra predisporre una nuova partita. Dove lui si prende la sua parte di scena. Quanto sarà giocatore, e quanto allenatore fuori del campo?
Lo confiderà a Diana? o lei lo ha anticipato consapevolmente?

Inaspettatamente sentivo crescere in me e prendere forma perversioni finora nascoste che lei, un pochino al giorno, stava già smascherando e realizzando in sorprendente anticipo e con un intuito straordinario. Qualcosa ci accomunava, qualcosa di molto più importante di quello che potesse sembrare, qualcosa da non sottovalutare affatto: entrambi, in quella vacanza, stavamo conoscendo, esplorando e mettendo alla prova il lato più recondito, più insospettabile e contraddittorio del nostro io.

ma un vortice di pensieri non smetteva di assalirmi: che senso aveva accontentarsi, mollare, riempirsi di dubbi e di scrupoli proprio adesso?


Diana nel frattempo ha ancora i riflettori della ribalta. Siete giovani, mi guardate, non lo avevo ancora scoperto (il sedere).
La ferrovia ha finalmente il suo secondo binario.
La partenza l'abbiamo vista. La meta, è ancora sconosciuta.
 

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