GIORNO 7: SETE-LYON
Mi svegliai prima di Ricky e Marco, e decisi di scendere a fare colazione. Con mia sorpresa Patty era già seduta, da sola. La salutai: “Ciao Patty, ti sei alzata presto?” e lei rispose sorridendo: “Anche tu, vedo. Ciao Andrea”. Mi sedetti al tavolo e decisi di affrontare la situazione. “Sai, ieri Lucia mi ha spiegato tutto, la vostra conversazione, le tue e le sue sensazioni. Io vorrei che non ci fossero problemi tra me e te”.
Lei mi guardò sorridendo e mi disse: “Sai che noi donne abbiamo un sesto senso. Io sono stata bene con te, però sentivo che mancava qualcosa da parte di entrambi, e a 23 anni non mi pare giusto imbarcarmi in una storia così senza esserne pienamente convinta. E’ una questione di onestà, per me stessa e anche per te. Diciamo che è stato breve ma mi è piaciuto”. Io annuii, come a confermare che per me era stato uguale. Ero in silenzio ed ascoltavo con ammirazione e rispetto queste parole da parte di una ragazza dalla quale ero certamente attratto, ma – e lì aveva perfettamente centrato il punto – non abbastanza da pensare ad una storia duratura.
Patty proseguì: “Ne ho parlato con Lucia, in verità ne avevamo parlato anche prima di partire, lei si era confidata con me e avevamo pattuito che avremmo lasciato la palla a te. Poi l’altroieri a Barcelona ho deciso di mettere in chiaro le cose con lei, le ho raccontato di Girona, del bagno in mare e il resto. Poi le ho confidato le mie sensazioni e sono stata io a chiedere, da una parte, una specie di regalo di addio, e dall’altra ad organizzare il passaggio di consegne, per così dire”. Non potei far altro che dire “Wow!”. La marcia in più che hanno le donne è impressionante.
Infine Patty mi disse, ridendo: “Spero ti sia piaciuto il mio regalo d’addio. A me è piaciuto parecchio… sai che hai proprio un bel cazzo?” mi disse abbassando il tono di voce. Io scoppiai a ridere e ricambiai il complimento: “Mi hai fatto il miglior pompino della mia vita, almeno fino al prossimo!”. Lei rispose subito: “Wow, grazie! Il migliore addirittura! Eh, però il prossimo non te lo farò io”, con un bel sorrisino sul volto. Inutile specificare che nella mia mente avevo ben scolpito il nome ed il cognome di chi mi avrebbe regalato il prossimo pompino...
Poi Patty mi chiese: “Ma Chiara non era brava a fare pompini?”. E qui va aggiunta una cosa. A Patty non era mai andata giù Chiara. Ha sempre pensato che per me fosse troppo “ragazzina” e troppo succube della “iena”. Patty è una persona molto libera, per lei è inconcepibile farsi teleguidare da una madre incazzata con la vita. Io sapevo che le due non fossero esattamente amiche per la pelle, e ci andai giù pesante, forse anche per un senso di rivalsa contro chi mi aveva fatto passare un anno di merda: “Me ne ha fatti pochi e sembravano sempre fatti controvoglia, come se si sentisse in obbligo. Se solo foste amiche, ti direi di farle una lezione teorica, da te avrebbe solo da imparare. Si vede che ti piace!”.
Patty, evidentemente non soddisfatta nella sua curiosità, continuò: “Ma scusa, siete stati insieme due anni e mezzo. Ci sarà stato qualcosa che funzionava a letto, o no?”. E lì, rivalsa o non rivalsa, dovetti ammettere i punti forti della mia cacchio di ex: “Guarda, i pompini non erano la sua, ma quando scopavamo ed entrava in zona orgasmo era una furia. In più una volta non le bastava mai. Se c’era tempo esigeva la doppietta, e sottolineo esigeva. E non ti dico quando abbiamo iniziato con l’anale…” al che Patty fece una faccia piuttosto sorpresa e mi disse: “Hai capito la santarellina?”. Io ammisi: “Santarellina mica tanto… però pochi pompini e fatti male”. Patty, soddisfatta nella sua furia anti-Chiara, mi sussurrò: “E’ un delitto con un uccello come il tuo a disposizione… beh, problemi suoi”. Io concordai con lei che ormai Chiara e i suoi non-pompini erano un problema altrui, sempre che non fosse più
single.
A colazione conclusa ci alzammo dal tavolo e ci abbracciammo forte. Io la ringraziai e le dissi: “Patty, sei una persona rara. Spero per te che l’amore che meriti arrivi presto”. E lei mi guardò facendo l’occhiolino dicendomi “Tu fai il bravo, che per te quel momento è appena arrivato”. Come se si fossero messe d’accordo - e a questo punto potevo aspettarmelo da queste due! - comparve immediatamente Lucia che mi salutò con un bacio a stampo e ci chiese: “Tutto a posto, voi due?”. Patty annuì: “Assolutamente sì, tutto chiarito!”. Io le dissi nuovamente “Grazie Patty, sei super”.
Aspettai che anche Lucia finisse la colazione, nel frattempo erano scesi anche Ricky, Marco, Sara e Marty. Poi, caricate le auto, prendemmo la strada verso Lyon. Ci fermammo ad Avignon, per mangiare uno spuntino e dare un’occhiata alla città. Se avevano deciso di viverci dei Papi, chi eravamo noi per saltarla a pié pari? Dopo aver mangiato un boccone facemmo una passeggiata digestiva nel centro storico, passando a fianco del Palazzo dei Papi. Avrebbe meritato una visita, ma Lyon era ad oltre 200km e c’era il traffico del fine-settimana ad appesantire l’
autoroute.
Raggiungemmo Lyon nel tardo pomeriggio. Fortunatamente trovammo un altro Ibis a buon prezzo, nella zona di Perrache, vicino alla confluenza tra il Rodano e la Saona. Anche qui, come a Séte, prendemmo una tripla e due doppie.
Uscimmo per una prima esplorazione della città, dirigendoci verso la zona dell’Hotel de Ville, dove la parte sette-ottocentesca della città faceva da sfondo al pendio collinare della Croix-Rousse. Il lato verso la Saona brulicava di localini molto animati, inoltre era sabato sera e sicuramente c’era più movimento del solito. Ci fiondammo in uno di questi per mettere qualcosa sotto i denti e bere un paio di birre.
Lucia ordinò un piatto di
escargot, che mangiò di gusto tra gli sguardi sospettosi di noi sei. A me non facevano esattamente gola, mi ritrovai semplicemente a sperare che potessero avere un qualche potere afrodisiaco, nascosto tra quei gusci. Ricky la osservava divorare quelle lumache, e le disse: “Guarda che se la tua paura è che scappino non ti far problemi. Le riprendiamo anche da ubriachi!”. Arrivarono gli altri piatti mentre ridevamo al pensiero delle lumache che tentavano la fuga per la salvezza, con Ricky che con movenze da bradipo le catturava.
Dopo mangiato tornammo verso l’hotel costeggiando la Saona. Lucia ed io ci attardammo qualche metro, il fiume con i lampioni che si riflettevano sull’acqua sembrava suggerire un bacio. Non perdemmo l’occasione e ci fermammo per il nostro terzo bacio serio. Fu super romantico, non avrei più voluto muovermi da lì. Le nostre lingue si cercavano senza sosta, e ci volle Ricky per richiamarci all’ordine e rimetterci in cammino.
Sentivo che il livello di attrazione era diverso da quello che provavo per Patty. La vicinanza con Lucia mi dava delle altre vibrazioni. Potete chiamarle “farfalle nello stomaco”, se preferite, e penso che fu quello il momento in cui decisi di rimettermi in gioco per costruire qualcosa con questa ragazza, che, semplicemente, mi faceva stare bene. Era giunta l’ora di dimenticare definitivamente Chiara ed iniziare una nuova pagina con Lucia.
Raggiungemmo l’Ibis con un pochino di tensione. Ci rendemmo conto che quella zona di Lyon, alla sera, non era particolarmente invitante. Forse c’era più movimento del solito, era sabato sera, ma giravano delle facce poco rassicuranti. Ma nel
gruppo c’è la forza e rientrammo senza intoppi. Tra l’altro, cosa ci avrebbero potuto rubare? Dubito che sommando i nostri averi in quel momento avremmo superato i 300 franchi, 46 euro al cambio attuale.
Come nelle giornate di trasferimento precedenti, la stanchezza ebbe la meglio sulla voglia di stare ancora svegli. Riuscii comunque ad infiltrarmi in camera di Lucia e Patty, per una “buonanotte” degna di tal nome. Patty ci disse: “Ragazzi, vado dieci minuti in doccia, fate i bravi ma non troppo”. La ringraziai nuovamente e non appena la porta del bagno si chiuse mi calamitai su Lucia.
Ci baciammo con passione, l’incrocio di lingue fu infinito. Lei era già in pigiama, una canotta leggera e un pantaloncino corto. Era solita dormire senza reggiseno e il cotone sembrava perforato dai suoi capezzoli eccitati. Misi la mano sotto la canotta, lei mi lasciò fare continuando a slinguarmi. Risalii la schiena tonica fino quasi al collo, e la parte davanti della canotta si alzò scoprendo la parte sotto delle tette. Le avevo già viste in spiaggia, ma mi dovetti fermare un secondo per ammirarle nuovamente. Due opere d’arte, non esiste definizione migliore. Anche le sue mani si infiltrarono sotto la mia t-shirt. Ci baciammo nuovamente con trasporto, le nostre lingue sembravano non averne mai abbastanza.
Dopo poco tempo l’acqua della doccia smise di scorrere, segno che Patty sarebbe uscita dal bagno da un momento all’altro. Rimisi a posto la canotta di Lucia, lei fece lo stesso con la mia t-shirt e mi diede una strizzata all’uccello da sopra i pantaloncini proprio nel momento in cui Patty aprì la porta del bagno.
Lei, con uno sguardo laterale, vide la mano di Lucia sulle mie parti basse e disse: “Non voglio fare la scassaballe, ma ho un sonno assurdo. Non mi odiate, vero?”. Poi, indicando verso il mio uccello, visibilmente gonfio, ridendo disse: “Lucia, magari lo assaggi domani, non so se ti piacerà come le
escargot… a me era piaciuto proprio!”. Ridemmo insieme e Lucia disse: “Cosa ti devo dire? Promette bene!”. Salutai le ragazze e tornai nella nostra tripla.
In camera trovai una sorpresa: c’era solo Marco. Gli chiesi: “Dov’è Ricky?”. Lui rispose che era in camera di Marty e Sara da un quarto d’ora. Non passarono cinque minuti e sentimmo bussare alla porta. Era Ricky, lo feci entrare e si presentò con un sorrisone a 85 denti. Marco non perse tempo: “Hai pucciato il biscotto? Almeno hai limonato?”. La citazione da
Servi della Gleba fu più puntuale di un cronografo svizzero, ci volle del tempo per smettere di ridere!
Una volta in grado di parlare senza ridere compulsivamente, Ricky ci raccontò i suoi venti minuti gioiosi. Esordì dicendo: “No ragazzi, non scherziamo, lei non è come tutte le altre”. Altri minuti di lacrime per le risate, il
mood alla Elio e le Storie Tese stava mettendo a dura prova i nostri addominali. Ci disse che dopo essere entrato in camera, Sara salutò dicendo che aveva voglia di una doccia. Prima di entrare in bagno fece l’occhiolino a Marty, sperando di non essere vista da Ricky. Non fu così… e lui capì che avrebbe avuto via libera.
Ci raccontò che dopo un paio di baci con abbondanza di lingua, Marty si tolse improvvisamente la maglia restando nuda dalla cintola in su. Lo guardò con un ghigno assatanato stampato sul volto e gli disse indicandosi le tette: “Divertiti!”. Ricky non se lo fece ripetere ed iniziò a giocare con le bocce di Marty. Ci disse: “Speravo mi facesse assaggiare il culo, ma mi sono accontentato… e ho fatto bene! Ragazzi, non saranno quelle di Lucia, ma sono tanto belle!”.
Sorpresi Marco ad ascoltare il racconto di Ricky con un’espressione triste in faccia, immaginai che si sentisse come l’unico che rischiava di tornare a casa con un nulla di fatto. Sara era un osso duro, e per lui era difficile accettare che sia Ricky che io avevamo combinato qualcosa, contrariamente a lui (se non vogliamo considerare il limone della prima sera con Patty).
Ricky se ne accorse e promise a Marco che avrebbe cercato di capire qualcosa su Sara passando attraverso Marty. Ormai erano quasi le una e il sonno ebbe la meglio sui nostri discorsi. Mi ci volle un po’ ad addormentarmi. Non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine delle tette di Lucia che cercavano di bucare il cotone della canotta. Alla fine presi sonno e feci un dritto fino al mattino seguente.