- Messaggi
- 27
- Punteggio reazione
- 213
- Punti
- 34
- Age
- 32
Buongiorno a tutti, fresco fresco di presentazione sul forum, voglio cominciare oggi un racconto reale che mi vede come protagonista, e che ci accompagnerá per diverso tempo, ve lo posso garantire .
Vi introduco i due personaggi principali: uno sono io, all'epoca avevo 26 anni, studiavo all'universitá, ero al primo anno di laurea specialistica in ambito giuridico in una facoltà del profondissimo Sud (per vari motivi posso solo dirvi alla falde di un vulcano), abitavo da anni in città essendo io un paesano, e da 3 anni già convivevo con la mia ex fidanzata, che in questa storia ha il solo merito di avermi convinto a continuare gli studi dopo la triennale. Fisicamente sono un ragazzone molto alto, 1.97 m per 100 kg, amante del cibo, abbastanza sul genere alternativo, tatuaggi, piercing, capelli chiari e un paio di occhi verdi che, a detta di ex fidanzate, la protagonista di questo racconto e varie amiche, hanno sempre fatto la metà del lavoro, lasciando l'altra parte alla dotazione maschile (grazie Mamma) e una parlantina non indifferente. Di mio sono sempre stato estroverso, festaiolo, non proprio dedito allo studio, abbastanza piacente anche se per anni ho sofferto di obesità, passando da quasi 140 kg a 100kg con diete e anni di boxe.
La protagonista incontrastata di questa storia la chiameremo Emma, e per mia fortuna/sfortuna è una redhead, di quelle vere da viaggio onirico, anche lei del profondissimo sud, con capelli e peli vari arancioni, un big phat booty da regina del ghetto, una terza di seno, alta 1,73 m e due occhi azzurri come il mare. Giunonica nelle movenze, femmina nel vero senso della parola e grande esperta dell'arte della seduzione.
La nostra storia inizia un giorno di Marzo, mi trovavo in piena sessione universitaria, e prossimo a sostenere un esame di diritto amministrativo che mi aveva tolto il sonno. Il rapporto con la mia ex fidanzata, che chiameremo Camilla, andava male da circa 8 mesi, ma vuoi per motivi vari e personali, vuoi per un abuso di benzodiazepine, la tenerezza e quel pó di amore rimasto mi avevano impedito di lasciarla al suo destino. Mentre ripassavo per l'ennesima volta, mi ricordo di prenotare l'esame, pena il non poterlo sostenere, e come sempre, il portale studenti non funziona. Al che, memore di un episodio accaduto ad altri colleghi, decido di mandare messaggi sul gruppo universitario, e dopo una ventina di minuti mi risponde proprio lei, Emma, che molto carinamente mi dice di scrivere all'assistente dando i miei dati e di specificarle che non ero riuscito a prenotarmi da solo. Lei mi aveva colpito sin da subito in facoltà, e complice la nostra fame atavica di figa, colgo l'occasione e le scrivo:
P- Grazie Emma, sei sempre gentilissima, tu domani sei dei nostri oppure ti godi la giornata di sole?
E- No quale sole Pippo, domani mi faccio lasciare da Franco (il suo ragazzo) in facoltà alle 8 e aspetto fin quando non apre l'aula.
P- Va bene, allora ci becchiamo domani e con la scusa per ringraziarti ti offro il caffè e ci fumiamo la sigaretta del condannato.
Serie di messaggi stupidi e denigratori nei confronti del prof, risate varie e promessa di caffè accettata, torno a ripassare abbandonando la conversazione.
La sera esco con degli amici, stufo di rileggere articoli su articoli, ho la brillante idea di bere un metro cubo di amaro averna, e torno a casa verso le 3. La sveglia mi suona verso le 8 della mattina, ma io la stacco e mi risveglio verso le 9 e un quarto, preso dal panico, mi vesto, lavo i denti, esco di casa e vedendo l'orologio correre, i neuroni non vittima dell'alcolemia decidono di comporre un solo numero: Emma.
Ora, con lei non avevamo questo rapporto stretto ma in quell'istante, l'istinto mi portó a chiamarla, e come se avesse il telefono in mano, mi risponde subito:
E- Ma si puó sapere dove sei finito? Ti aspetto da un'ora, il prof è arrivato e sta cominciando a fare l'appello!
Io interdetto, capto soltanto "ti aspetto da un'ora" e automaticamente rispondo:
P- Mi aspetti?
Lei, indispettita replica:
E- Mi hai o no promesso caffè e sigaretta?
P- Certo che si, mantengo sempre le promesse!
E- Allora muoviti che sta per arrivare al tuo cognome, quando ti chiama gli diró che stai cercando parcheggio e che essendo fuori sede tra traffico e strade pessime, stai ritardando.
P- Grazie Tesoro, ti devo un favore!
E- Aiutati!
In circa dieci minuti, arrivo in facoltà, il professore mi fulmina con lo sguardo, ma avendomi visto frequentare a lezione, non si esagita più di tanto e mi dice che avrei sostenuto l'esame per ultimo. Io e Emma ci accomodiamo fuori e andiamo alle macchinette a prendere il classico caffè chimico. Dalla foga e dall'ansia non mi ero accorto che quel giorno era raggiante, una meraviglia, e che quei suoi fantastici seni disegnati da Giotto (particolarmente tondi) erano fasciati da un abito blu con calze nere spesse e stivali al ginocchio di pelle nera, con un pó di tacco. Mia coetanea, a lezione, malgrado fidanzato e uccel di bosco, mi dilettavo a guardare le mie colleghe, ma Lei, beh, lei era diventata il mio chiodo fisso. La seguivo con gli occhi, godevo nel vederla sedersi con quel culo sodo ma morbido, e più di una volta, l'avevo notata che ricambiava la sguardo quando non vedevo. Io ero il classico universitario svogliato ma intelligente, media di tutto rispetto, niente che facesse urlare al miracolo eh, ma ero conosciuto, e vuoi per l'altezza e per la faccia da culo, in facoltà conoscevo quasi tutti. Ci accomodiamo e mentre cominciamo a fumare mi rivolgo a lei:
P- Fattelo dire ragazza, oggi sei una meraviglia, vuoi fare impazzire quel maledetto vero? Lo sanno anche le pietre che ha un debole per le rosse.
E- Ammesso che sia vero, in realtà oggi sono a pranzo da mia suocera, e Franco ci tiene.
P- Vuoi farmi credere che non ti amino tutti?
E- Scemo, mi vogliono bene, ma a lui fa piacere e quindi mi tocca essere più carina
P- Tu non sei carina, sei uno schianto anche quando vieni in leggins, figurati così.
(Quando veniva a lezione in tuta, non ero il solo a fissarla, ma tutti noi maschietti sovraeccitati la guardavamo, faceva parte di quel gruppetto di nostre colleghe che si potevano definire le più belle del corso, lei poi insieme ad altre due erano quelle che noi in una lista di chiavabili avevamo messo tra le prime tre a pari merito.)
E- Smettila di farmi i complimenti, mi metti in imbarazzo e poi scusami tu non sei fidanzato, non pensi di esagerare?
P- Sì, sarò anche fidanzato ma i complimenti posso farteli, mica sto facendo apprezzamenti volgari, sto solo dicendo che sei veramente uno splendore oggi e non puoi fare nulla per impedimerlo.
All'ultima frase, sfoggio uno dei miei migliori sorrisi e la guardo fissa negli occhi.
Per un secondo mi soffermo a guardarla e vedo che era arrossita vistosamente e considerando che avesse la pelle bianca come la neve la cosa era parecchio evidente, le sue lentiggini si distinguevano appena dalle guance e aveva stretto talmente tanto le gambe che il vestito aveva tirato la scollatura il giusto per farmi vedere il suo reggiseno color verde smeraldo, e lì mi sentii un fremito all'altezza dell'inguine che lasciava poco alla mia immaginazione, infatti dopo un paio di secondi il mio amico si sveglia di colpo e comincia a svettare dai miei jeans, e lei, donna furba, se ne accorge e in un colpo di mano si risistema. Continuando a parlare, mi confessa che era venuta per sentire le domande che il professore era solito fare e che in realtà non era preparatissima. Aveva scelto proprio quel giorno perchè "nessuno dei nostri colleghi si sognerebbe di fare esame di sabato mattina, l'unico pazzo sei tu, e se va bene a te, allora l'esame è fattibile". Divertito dal mezzo complimento mezzo insulto, e col cazzo in tiro per la visione celestiale, mi alzo, e mi avvicino verso la porta dell'aula. Entrato, il professore mi chiama prima ancora che finisse l'esame di un altro collega, mi siedo, 4 domande, un 27 che sembra una medaglia d'oro al valore civile e esco di nuovo dalla stanza, quando mi accorgo che Emma era andata via senza dirmi nulla. Incazzato per non aver potuto festeggiare con lei la botta di culo di primavera, mi avvio mesto verso l'uscita quando mi arriva un messaggio: "non sei il cretino che pensavo fossi, anche se a lezione fai casino e provi in tutti i modi a farti amici i prof, sei furbo più di quanto pensassi. Complimenti per l'esame. Ci rivediamo lunedì, pirla!"
Felice neanche avessi preso 30 e lode, torno a casa e non faccio altro che ripensare a quelle due bocce fasciate di smeraldo che hanno addolcito un sabato mattina spento. Arrivato peró la felicitá finisce subito, dato che la mia ex mi dice che saremmo dovuti andare a pranzo dai suoceri. Con la voglia di fare di una medusa, mi rinfresco, usciamo di casa e ci avviamo. Il solito pranzo dai suoceri, con le solite domande, complimenti per l'esame, battute su quando chiedessi di sposare loro figlia e robe così, fino al momento pennica, dove mi metto a cazzeggiare sul social network blu, e comincio a notare di avere un pó troppe notifiche rispetto al solito: sono tutte di Emma, a foto profilo, post precedenti e commenti che ho fatto. La cosa mi fa suonare un campanello, e da bravo piacione, mi fiondo sul suo profilo e vado a piazzare like tattici a foto da maiala che per quanto risicate erano presenti. Questo giochino dello scambio di mi piace e commentini non passa inosservato alla mia ex, che da brava setter inglese, tuona un perentorio "smettila di mettere like a quella troia rossa, vedi che ti scanno". Capito l'andazzo e con zero voglia di litigare, mi addormento e lascio stare.
Passano le settimane, ricominciano le lezioni, e lei è sempre circondata dal suo gruppetto, ma con la faccia come il culo vado a salutarla, elargisco complimenti a tutte ("siete il motivo per cui vengo a lezione") e concedo caffè e sigarette manco fossi il banco di mutuo soccorso. In questo stesso frangente, intrattenevo una relazione more uxorio con un'altra collega, Ginevra, anche lei rossa ma tinta, con cui ci divertivamo a scambiarci nudes giornalmente, video spinti dove ci riprendevamo mentre ci masturbavamo, con mie ampie sborrate (pur non essendo Rocco, i miei 16cm hanno sempre soddisfatto tutte e nota di colore, quando vengo supero abbondantemente i 20 ml) e suoi orgasmi, note vocali mentre ci toccavamo e messaggi infuocati: lei classica ragazza acqua e sapone, tutta casa e chiesa agli occhi del mondo, ma gran porca di nascosto, mi aveva approcciato ad una serata universitaria, e dopo un limone con reciproca indagine delle rispettive zone inguinali, avevo deciso di sfruttare Telegram nel modo più giusto possibile. La storia con la mia ex andava male, e vedere giornalmente quella figa depilata leggermente slabbrata con un clitoride minuscolo e quel buco di culo rosa porcellino sempre leggermente aperto alleviavano il dolore della convivenza. Ci fu anche un pompino in aula studio, con Ginevra che sfruttando le vacanze pasquali, decise di farmi vedere cosa aveva imparato dal suo anno in erasmus a Barcellona, e con mio sommo piacere, posso dire era veramente una bocchinara non indifferente, che adorava farsela leccare stando in piedi come se fosse un uomo che si fa fare una pompa e che aveva un gusto gradevole, agrodolce, ma con un difetto per me insostenibile: una civetteria tale da renderla odiosa dopo 20 minuti. Fin quando mi faceva vedere quant'era brava a mettersi 3 dita nel culo e con quanto gusto si leccava gli umori della sua passera dal dildo che si era regalata per natale, eravamo la coppia perfetta di amanti online, ma dopo, era un supplizio che le mie palle non meritavano.
Tutto cambia un giorno in cui a metà aprile, a lezione siamo una ventina, Emma è senza bodyguard e i miei compari di merende avevano tutti deciso di saltare la prima lezione di una nuova materia: occasione perfetta per passare una mattina diversa e per lanciare l'amo, avendo ancora in mente quell'esame e la sua propensione alla mia compagnia.
P- Buongiorno Splendore, oggi niente ancelle?
E- Buongiorno Pirla, no oggi niente ancelle, la Regina è libera di pascolare per i suoi possedimenti.
Resasi conto del verbo usato, mi guarda ridendo e dice "Si, ci sono giornate che per quanto mi sento gonfia mi sento una vacca e oggi è una di quelle" grassa risata di entrambi. In effetti, la felpa grigia riusciva a stento a contenere quelle tette fantastiche, ben fisse nella mia mente, e il suo culone, che io amavo platonicamente, lottava a forza con i 501 stretti in vita e sulle caviglie che lo esaltavano come non mai. Io dal canto mio ero già in maniche corte, e avevo un discreto paio di spalle e bicipiti a corredo di una maglietta bianca. Lei quel giorno aveva cominciato a guardarmi da quando ero entrato in aula e sembrava gradire questo outfit, al punto che mentre si cazzeggiava esordisce con "perchè oggi invece di scarabocchiare mezza foresta amazzonica non ti siedi accanto a me?".
L'occasione fa l'uomo ladro.
P- Solo se ci mettiamo in ultima fila.
E- Cosa vuoi farmi? Vuoi approfittare di me?
Lì per lì, il secondo cervello stava per rispondere con un netto Si, ma il buonsenso mi face dire "No al massimo se mi addormento, mi svegli, che se lo faccio da solo mi faccio buttare fuori pure da questo".
Risate, risate, pacche sulle spalle da parte sua e ci accodiamo in fondo alla sala.
Seduti vicino, mi metto nella mia classica posa da svacco in aula, ovvero gambe aperte e braccia appoggiate sui sedili, complice la lontananza dalla cattedra, mi sistemo pronto per farmi frantumare gli zebedei da un 60enne soporifero come pochi. Ignaro di tutto, sento una presenza sulla coscia sinistra, e vedo che lei, intenta a prendere appunti da studentessa modello quale era, picchettava con la penna sulla mia coscia mentre il professore sciorinava aneddotti, definizioni e altre robe che la mia mente non assimilava nemmeno a forza.
P- Chicca vedi che mi stai scarabocchiando i jeans, ti mando il conto della tintoria, che la lavata l'ho fatta ieri, e non ho sbatti di mettermi a lavare un solo paio di jeans.
E- Scusami Pippo, sono sovrapensiero, questa sessione siamo pieni di materie e non credo riusciró a darle tutte, in più con ciclo e mal di schiena non sono al top.
Sentendomi una merda, la interrompo:
P- Tesoro scherzavo, non preoccuparti, i jeans si lavano, ma non me la stai raccontando giusta. Tu hai qualcosa in testa che ti mette ansia, e dato che non ho voglia di ascoltare questo derelitto, sono tutto orecchie, se ovviamente vuoi raccontarmi.
Quasi aspettasse quella frase, mi racconta che essere studentessa lavoratrice non è più sostenibile e che di lì a poco avrebbe smesso di venire a lezione, e che per completare il dramma, con Franco fosse un periodo che non andava bene. Disturbato dalla prima affermazione e gioioso per la seconda, le racconto che neanche per me fosse semplice la situazione a casa e che se non fosse più venuta a lezione, a quel punto non c'era motivo di venirci. Lei sorride, si avvicina al mio orecchio e mi sussura "sei proprio un paraculo" e mi bacia la guancia. Io mi giro verso di lei, mi avvicino al suo di orecchio e le dico "Saró un paraculo ma vengo a lezione soltanto perchè sei il primo paio di occhi che cerco", ricambio il bacio sulla guancia e mi allontano lievemente. Un'erezione potente come poche in vita mia fa capolino (adoro farmi leccare i lobi delle orecchie e mi arrapa tantissimo sentire il respiro della mia partner nelle orecchie quando scopo) e malauguratamente, complice il momento e l'eccitazione folle, qualche goccia di precum macchia i miei jeans, che essendo io a gambe aperte e i jeans molto leggeri, lei vede subito, prima ancora che io stesso me ne rendessi conto. Imbarazzato come un ladro io, imbarazzata e rossa come il fuoco dell'inferno lei, con una scusa vado in bagno e mi sciacquo la faccia, al mio ritorno in aula, vedo che se n'era andata, ma stavolta nessun messaggio, nessun bigliettino, nulla, solo ed esclusivamente una macchia sul sedile dove era seduta lei. Con una scusa, faccio cadere una penna e mi abbasso per odorare, ma con mia somma felicitá, non era liquido mestruale, ma umore, un'odore come di zucchero si sprigionava da quella macchia e come mai in vita mia, sprezzante di ogni norma igienico sanitaria, mi fiondo col naso per rubarne ogni singola particella. Io, interdetto ai limiti della concessione della 104, raccolgo le mie cose, esco dall'aula, mando un messaggio a Ginevra e le chiedo se fosse a casa, risponde di si, e col cazzo ancora in tiro, entro in bagno, mi scatto una foto, gliela mando e metto come didascalia "se veniamo ci apri?", lei risponde "sono sola a casa, abbiamo un'ora".
Esco dalla facoltá, decido che è il giorno giusto per concludere mesi di chat erotica e mi avvio verso casa di Ginevra, quando mi suona il telefono:
C- Amore dove sei?
Camilla era solita chiamarmi, e oggi aveva trovato il momento meno opportuno per farlo.
P- Amore sono in facoltà perchè?
C- Cazzaro, sono nel cortile e ho chiesto ai tuoi colleghi e mi hanno detto che sei scappato via, dove cazzo sei?
Panico.
P- Amore dovevo cagare e i bagni in facoltà mi fanno schifo, sono al Bar, se vuoi ti aspetto lì.
C- Sto arrivando.
Come se mi stesse inseguendo Zenigata con le manette rotanti, mi fiondo verso il bar, essendo quasi a metà strada per casa della concubina, mi chiudo in bagno ed esco dopo 5 minuti, trovando Camilla seduta con una sua amica. Saluto e mi accomodo.
P- Amore ma potevi dirmelo che eri con Angelica, pensavo fossi sola, mi hai messo ansia.
C- Hai qualcosa da nascondere?
P- No, stavo andando dall'amante e mi hai interrotto!
C- Idiota. Scusa Ange, ma lo conosci, è cretino per quanto è alto. Sbrigati a ordinare che dobbiamo andare a comprare il regalo per i miei nipoti.
Avevo toltamente rimosso l'impegno di metà mattinata e incredulo nell'aver detto chiaramente le mie intenzioni, fortunatamente passate per l'ennesima cazzata, bevo un caffè e ci alziamo per andare via. Avvicinatomi alla cassa, e con il setter lontano dal telefono, controllo i 6 messaggi arrivati, 5 di Ginevra tutti nudes e promesse di scopata epica e uno di Emma.
Apro solo il suo.
"Scusami Pippo, ma non mi sentivo bene e sono andata via, nel frattempo è venuto Franco a prendermi facendomi una sorpresa. Ci rivediamo domani, buona giornata" e un emoji del bacio a chiosare. Rispondo a Ginevra dicendole che ero dovuto scappare a casa, stacco la connessione dati e mi appresto a fare la parte del fidanzato amorevole.
Quel pomeriggio sarei dovuto tornare al paese per il fine settimana, ma il caso volle che quel pomeriggio di aprile la mia vita cambiasse da un momento all'altro, con buona pace di amante e fidanzata.
FINE PRIMO CAPITOLO.
Vi introduco i due personaggi principali: uno sono io, all'epoca avevo 26 anni, studiavo all'universitá, ero al primo anno di laurea specialistica in ambito giuridico in una facoltà del profondissimo Sud (per vari motivi posso solo dirvi alla falde di un vulcano), abitavo da anni in città essendo io un paesano, e da 3 anni già convivevo con la mia ex fidanzata, che in questa storia ha il solo merito di avermi convinto a continuare gli studi dopo la triennale. Fisicamente sono un ragazzone molto alto, 1.97 m per 100 kg, amante del cibo, abbastanza sul genere alternativo, tatuaggi, piercing, capelli chiari e un paio di occhi verdi che, a detta di ex fidanzate, la protagonista di questo racconto e varie amiche, hanno sempre fatto la metà del lavoro, lasciando l'altra parte alla dotazione maschile (grazie Mamma) e una parlantina non indifferente. Di mio sono sempre stato estroverso, festaiolo, non proprio dedito allo studio, abbastanza piacente anche se per anni ho sofferto di obesità, passando da quasi 140 kg a 100kg con diete e anni di boxe.
La protagonista incontrastata di questa storia la chiameremo Emma, e per mia fortuna/sfortuna è una redhead, di quelle vere da viaggio onirico, anche lei del profondissimo sud, con capelli e peli vari arancioni, un big phat booty da regina del ghetto, una terza di seno, alta 1,73 m e due occhi azzurri come il mare. Giunonica nelle movenze, femmina nel vero senso della parola e grande esperta dell'arte della seduzione.
La nostra storia inizia un giorno di Marzo, mi trovavo in piena sessione universitaria, e prossimo a sostenere un esame di diritto amministrativo che mi aveva tolto il sonno. Il rapporto con la mia ex fidanzata, che chiameremo Camilla, andava male da circa 8 mesi, ma vuoi per motivi vari e personali, vuoi per un abuso di benzodiazepine, la tenerezza e quel pó di amore rimasto mi avevano impedito di lasciarla al suo destino. Mentre ripassavo per l'ennesima volta, mi ricordo di prenotare l'esame, pena il non poterlo sostenere, e come sempre, il portale studenti non funziona. Al che, memore di un episodio accaduto ad altri colleghi, decido di mandare messaggi sul gruppo universitario, e dopo una ventina di minuti mi risponde proprio lei, Emma, che molto carinamente mi dice di scrivere all'assistente dando i miei dati e di specificarle che non ero riuscito a prenotarmi da solo. Lei mi aveva colpito sin da subito in facoltà, e complice la nostra fame atavica di figa, colgo l'occasione e le scrivo:
P- Grazie Emma, sei sempre gentilissima, tu domani sei dei nostri oppure ti godi la giornata di sole?
E- No quale sole Pippo, domani mi faccio lasciare da Franco (il suo ragazzo) in facoltà alle 8 e aspetto fin quando non apre l'aula.
P- Va bene, allora ci becchiamo domani e con la scusa per ringraziarti ti offro il caffè e ci fumiamo la sigaretta del condannato.
Serie di messaggi stupidi e denigratori nei confronti del prof, risate varie e promessa di caffè accettata, torno a ripassare abbandonando la conversazione.
La sera esco con degli amici, stufo di rileggere articoli su articoli, ho la brillante idea di bere un metro cubo di amaro averna, e torno a casa verso le 3. La sveglia mi suona verso le 8 della mattina, ma io la stacco e mi risveglio verso le 9 e un quarto, preso dal panico, mi vesto, lavo i denti, esco di casa e vedendo l'orologio correre, i neuroni non vittima dell'alcolemia decidono di comporre un solo numero: Emma.
Ora, con lei non avevamo questo rapporto stretto ma in quell'istante, l'istinto mi portó a chiamarla, e come se avesse il telefono in mano, mi risponde subito:
E- Ma si puó sapere dove sei finito? Ti aspetto da un'ora, il prof è arrivato e sta cominciando a fare l'appello!
Io interdetto, capto soltanto "ti aspetto da un'ora" e automaticamente rispondo:
P- Mi aspetti?
Lei, indispettita replica:
E- Mi hai o no promesso caffè e sigaretta?
P- Certo che si, mantengo sempre le promesse!
E- Allora muoviti che sta per arrivare al tuo cognome, quando ti chiama gli diró che stai cercando parcheggio e che essendo fuori sede tra traffico e strade pessime, stai ritardando.
P- Grazie Tesoro, ti devo un favore!
E- Aiutati!
In circa dieci minuti, arrivo in facoltà, il professore mi fulmina con lo sguardo, ma avendomi visto frequentare a lezione, non si esagita più di tanto e mi dice che avrei sostenuto l'esame per ultimo. Io e Emma ci accomodiamo fuori e andiamo alle macchinette a prendere il classico caffè chimico. Dalla foga e dall'ansia non mi ero accorto che quel giorno era raggiante, una meraviglia, e che quei suoi fantastici seni disegnati da Giotto (particolarmente tondi) erano fasciati da un abito blu con calze nere spesse e stivali al ginocchio di pelle nera, con un pó di tacco. Mia coetanea, a lezione, malgrado fidanzato e uccel di bosco, mi dilettavo a guardare le mie colleghe, ma Lei, beh, lei era diventata il mio chiodo fisso. La seguivo con gli occhi, godevo nel vederla sedersi con quel culo sodo ma morbido, e più di una volta, l'avevo notata che ricambiava la sguardo quando non vedevo. Io ero il classico universitario svogliato ma intelligente, media di tutto rispetto, niente che facesse urlare al miracolo eh, ma ero conosciuto, e vuoi per l'altezza e per la faccia da culo, in facoltà conoscevo quasi tutti. Ci accomodiamo e mentre cominciamo a fumare mi rivolgo a lei:
P- Fattelo dire ragazza, oggi sei una meraviglia, vuoi fare impazzire quel maledetto vero? Lo sanno anche le pietre che ha un debole per le rosse.
E- Ammesso che sia vero, in realtà oggi sono a pranzo da mia suocera, e Franco ci tiene.
P- Vuoi farmi credere che non ti amino tutti?
E- Scemo, mi vogliono bene, ma a lui fa piacere e quindi mi tocca essere più carina
P- Tu non sei carina, sei uno schianto anche quando vieni in leggins, figurati così.
(Quando veniva a lezione in tuta, non ero il solo a fissarla, ma tutti noi maschietti sovraeccitati la guardavamo, faceva parte di quel gruppetto di nostre colleghe che si potevano definire le più belle del corso, lei poi insieme ad altre due erano quelle che noi in una lista di chiavabili avevamo messo tra le prime tre a pari merito.)
E- Smettila di farmi i complimenti, mi metti in imbarazzo e poi scusami tu non sei fidanzato, non pensi di esagerare?
P- Sì, sarò anche fidanzato ma i complimenti posso farteli, mica sto facendo apprezzamenti volgari, sto solo dicendo che sei veramente uno splendore oggi e non puoi fare nulla per impedimerlo.
All'ultima frase, sfoggio uno dei miei migliori sorrisi e la guardo fissa negli occhi.
Per un secondo mi soffermo a guardarla e vedo che era arrossita vistosamente e considerando che avesse la pelle bianca come la neve la cosa era parecchio evidente, le sue lentiggini si distinguevano appena dalle guance e aveva stretto talmente tanto le gambe che il vestito aveva tirato la scollatura il giusto per farmi vedere il suo reggiseno color verde smeraldo, e lì mi sentii un fremito all'altezza dell'inguine che lasciava poco alla mia immaginazione, infatti dopo un paio di secondi il mio amico si sveglia di colpo e comincia a svettare dai miei jeans, e lei, donna furba, se ne accorge e in un colpo di mano si risistema. Continuando a parlare, mi confessa che era venuta per sentire le domande che il professore era solito fare e che in realtà non era preparatissima. Aveva scelto proprio quel giorno perchè "nessuno dei nostri colleghi si sognerebbe di fare esame di sabato mattina, l'unico pazzo sei tu, e se va bene a te, allora l'esame è fattibile". Divertito dal mezzo complimento mezzo insulto, e col cazzo in tiro per la visione celestiale, mi alzo, e mi avvicino verso la porta dell'aula. Entrato, il professore mi chiama prima ancora che finisse l'esame di un altro collega, mi siedo, 4 domande, un 27 che sembra una medaglia d'oro al valore civile e esco di nuovo dalla stanza, quando mi accorgo che Emma era andata via senza dirmi nulla. Incazzato per non aver potuto festeggiare con lei la botta di culo di primavera, mi avvio mesto verso l'uscita quando mi arriva un messaggio: "non sei il cretino che pensavo fossi, anche se a lezione fai casino e provi in tutti i modi a farti amici i prof, sei furbo più di quanto pensassi. Complimenti per l'esame. Ci rivediamo lunedì, pirla!"
Felice neanche avessi preso 30 e lode, torno a casa e non faccio altro che ripensare a quelle due bocce fasciate di smeraldo che hanno addolcito un sabato mattina spento. Arrivato peró la felicitá finisce subito, dato che la mia ex mi dice che saremmo dovuti andare a pranzo dai suoceri. Con la voglia di fare di una medusa, mi rinfresco, usciamo di casa e ci avviamo. Il solito pranzo dai suoceri, con le solite domande, complimenti per l'esame, battute su quando chiedessi di sposare loro figlia e robe così, fino al momento pennica, dove mi metto a cazzeggiare sul social network blu, e comincio a notare di avere un pó troppe notifiche rispetto al solito: sono tutte di Emma, a foto profilo, post precedenti e commenti che ho fatto. La cosa mi fa suonare un campanello, e da bravo piacione, mi fiondo sul suo profilo e vado a piazzare like tattici a foto da maiala che per quanto risicate erano presenti. Questo giochino dello scambio di mi piace e commentini non passa inosservato alla mia ex, che da brava setter inglese, tuona un perentorio "smettila di mettere like a quella troia rossa, vedi che ti scanno". Capito l'andazzo e con zero voglia di litigare, mi addormento e lascio stare.
Passano le settimane, ricominciano le lezioni, e lei è sempre circondata dal suo gruppetto, ma con la faccia come il culo vado a salutarla, elargisco complimenti a tutte ("siete il motivo per cui vengo a lezione") e concedo caffè e sigarette manco fossi il banco di mutuo soccorso. In questo stesso frangente, intrattenevo una relazione more uxorio con un'altra collega, Ginevra, anche lei rossa ma tinta, con cui ci divertivamo a scambiarci nudes giornalmente, video spinti dove ci riprendevamo mentre ci masturbavamo, con mie ampie sborrate (pur non essendo Rocco, i miei 16cm hanno sempre soddisfatto tutte e nota di colore, quando vengo supero abbondantemente i 20 ml) e suoi orgasmi, note vocali mentre ci toccavamo e messaggi infuocati: lei classica ragazza acqua e sapone, tutta casa e chiesa agli occhi del mondo, ma gran porca di nascosto, mi aveva approcciato ad una serata universitaria, e dopo un limone con reciproca indagine delle rispettive zone inguinali, avevo deciso di sfruttare Telegram nel modo più giusto possibile. La storia con la mia ex andava male, e vedere giornalmente quella figa depilata leggermente slabbrata con un clitoride minuscolo e quel buco di culo rosa porcellino sempre leggermente aperto alleviavano il dolore della convivenza. Ci fu anche un pompino in aula studio, con Ginevra che sfruttando le vacanze pasquali, decise di farmi vedere cosa aveva imparato dal suo anno in erasmus a Barcellona, e con mio sommo piacere, posso dire era veramente una bocchinara non indifferente, che adorava farsela leccare stando in piedi come se fosse un uomo che si fa fare una pompa e che aveva un gusto gradevole, agrodolce, ma con un difetto per me insostenibile: una civetteria tale da renderla odiosa dopo 20 minuti. Fin quando mi faceva vedere quant'era brava a mettersi 3 dita nel culo e con quanto gusto si leccava gli umori della sua passera dal dildo che si era regalata per natale, eravamo la coppia perfetta di amanti online, ma dopo, era un supplizio che le mie palle non meritavano.
Tutto cambia un giorno in cui a metà aprile, a lezione siamo una ventina, Emma è senza bodyguard e i miei compari di merende avevano tutti deciso di saltare la prima lezione di una nuova materia: occasione perfetta per passare una mattina diversa e per lanciare l'amo, avendo ancora in mente quell'esame e la sua propensione alla mia compagnia.
P- Buongiorno Splendore, oggi niente ancelle?
E- Buongiorno Pirla, no oggi niente ancelle, la Regina è libera di pascolare per i suoi possedimenti.
Resasi conto del verbo usato, mi guarda ridendo e dice "Si, ci sono giornate che per quanto mi sento gonfia mi sento una vacca e oggi è una di quelle" grassa risata di entrambi. In effetti, la felpa grigia riusciva a stento a contenere quelle tette fantastiche, ben fisse nella mia mente, e il suo culone, che io amavo platonicamente, lottava a forza con i 501 stretti in vita e sulle caviglie che lo esaltavano come non mai. Io dal canto mio ero già in maniche corte, e avevo un discreto paio di spalle e bicipiti a corredo di una maglietta bianca. Lei quel giorno aveva cominciato a guardarmi da quando ero entrato in aula e sembrava gradire questo outfit, al punto che mentre si cazzeggiava esordisce con "perchè oggi invece di scarabocchiare mezza foresta amazzonica non ti siedi accanto a me?".
L'occasione fa l'uomo ladro.
P- Solo se ci mettiamo in ultima fila.
E- Cosa vuoi farmi? Vuoi approfittare di me?
Lì per lì, il secondo cervello stava per rispondere con un netto Si, ma il buonsenso mi face dire "No al massimo se mi addormento, mi svegli, che se lo faccio da solo mi faccio buttare fuori pure da questo".
Risate, risate, pacche sulle spalle da parte sua e ci accodiamo in fondo alla sala.
Seduti vicino, mi metto nella mia classica posa da svacco in aula, ovvero gambe aperte e braccia appoggiate sui sedili, complice la lontananza dalla cattedra, mi sistemo pronto per farmi frantumare gli zebedei da un 60enne soporifero come pochi. Ignaro di tutto, sento una presenza sulla coscia sinistra, e vedo che lei, intenta a prendere appunti da studentessa modello quale era, picchettava con la penna sulla mia coscia mentre il professore sciorinava aneddotti, definizioni e altre robe che la mia mente non assimilava nemmeno a forza.
P- Chicca vedi che mi stai scarabocchiando i jeans, ti mando il conto della tintoria, che la lavata l'ho fatta ieri, e non ho sbatti di mettermi a lavare un solo paio di jeans.
E- Scusami Pippo, sono sovrapensiero, questa sessione siamo pieni di materie e non credo riusciró a darle tutte, in più con ciclo e mal di schiena non sono al top.
Sentendomi una merda, la interrompo:
P- Tesoro scherzavo, non preoccuparti, i jeans si lavano, ma non me la stai raccontando giusta. Tu hai qualcosa in testa che ti mette ansia, e dato che non ho voglia di ascoltare questo derelitto, sono tutto orecchie, se ovviamente vuoi raccontarmi.
Quasi aspettasse quella frase, mi racconta che essere studentessa lavoratrice non è più sostenibile e che di lì a poco avrebbe smesso di venire a lezione, e che per completare il dramma, con Franco fosse un periodo che non andava bene. Disturbato dalla prima affermazione e gioioso per la seconda, le racconto che neanche per me fosse semplice la situazione a casa e che se non fosse più venuta a lezione, a quel punto non c'era motivo di venirci. Lei sorride, si avvicina al mio orecchio e mi sussura "sei proprio un paraculo" e mi bacia la guancia. Io mi giro verso di lei, mi avvicino al suo di orecchio e le dico "Saró un paraculo ma vengo a lezione soltanto perchè sei il primo paio di occhi che cerco", ricambio il bacio sulla guancia e mi allontano lievemente. Un'erezione potente come poche in vita mia fa capolino (adoro farmi leccare i lobi delle orecchie e mi arrapa tantissimo sentire il respiro della mia partner nelle orecchie quando scopo) e malauguratamente, complice il momento e l'eccitazione folle, qualche goccia di precum macchia i miei jeans, che essendo io a gambe aperte e i jeans molto leggeri, lei vede subito, prima ancora che io stesso me ne rendessi conto. Imbarazzato come un ladro io, imbarazzata e rossa come il fuoco dell'inferno lei, con una scusa vado in bagno e mi sciacquo la faccia, al mio ritorno in aula, vedo che se n'era andata, ma stavolta nessun messaggio, nessun bigliettino, nulla, solo ed esclusivamente una macchia sul sedile dove era seduta lei. Con una scusa, faccio cadere una penna e mi abbasso per odorare, ma con mia somma felicitá, non era liquido mestruale, ma umore, un'odore come di zucchero si sprigionava da quella macchia e come mai in vita mia, sprezzante di ogni norma igienico sanitaria, mi fiondo col naso per rubarne ogni singola particella. Io, interdetto ai limiti della concessione della 104, raccolgo le mie cose, esco dall'aula, mando un messaggio a Ginevra e le chiedo se fosse a casa, risponde di si, e col cazzo ancora in tiro, entro in bagno, mi scatto una foto, gliela mando e metto come didascalia "se veniamo ci apri?", lei risponde "sono sola a casa, abbiamo un'ora".
Esco dalla facoltá, decido che è il giorno giusto per concludere mesi di chat erotica e mi avvio verso casa di Ginevra, quando mi suona il telefono:
C- Amore dove sei?
Camilla era solita chiamarmi, e oggi aveva trovato il momento meno opportuno per farlo.
P- Amore sono in facoltà perchè?
C- Cazzaro, sono nel cortile e ho chiesto ai tuoi colleghi e mi hanno detto che sei scappato via, dove cazzo sei?
Panico.
P- Amore dovevo cagare e i bagni in facoltà mi fanno schifo, sono al Bar, se vuoi ti aspetto lì.
C- Sto arrivando.
Come se mi stesse inseguendo Zenigata con le manette rotanti, mi fiondo verso il bar, essendo quasi a metà strada per casa della concubina, mi chiudo in bagno ed esco dopo 5 minuti, trovando Camilla seduta con una sua amica. Saluto e mi accomodo.
P- Amore ma potevi dirmelo che eri con Angelica, pensavo fossi sola, mi hai messo ansia.
C- Hai qualcosa da nascondere?
P- No, stavo andando dall'amante e mi hai interrotto!
C- Idiota. Scusa Ange, ma lo conosci, è cretino per quanto è alto. Sbrigati a ordinare che dobbiamo andare a comprare il regalo per i miei nipoti.
Avevo toltamente rimosso l'impegno di metà mattinata e incredulo nell'aver detto chiaramente le mie intenzioni, fortunatamente passate per l'ennesima cazzata, bevo un caffè e ci alziamo per andare via. Avvicinatomi alla cassa, e con il setter lontano dal telefono, controllo i 6 messaggi arrivati, 5 di Ginevra tutti nudes e promesse di scopata epica e uno di Emma.
Apro solo il suo.
"Scusami Pippo, ma non mi sentivo bene e sono andata via, nel frattempo è venuto Franco a prendermi facendomi una sorpresa. Ci rivediamo domani, buona giornata" e un emoji del bacio a chiosare. Rispondo a Ginevra dicendole che ero dovuto scappare a casa, stacco la connessione dati e mi appresto a fare la parte del fidanzato amorevole.
Quel pomeriggio sarei dovuto tornare al paese per il fine settimana, ma il caso volle che quel pomeriggio di aprile la mia vita cambiasse da un momento all'altro, con buona pace di amante e fidanzata.
FINE PRIMO CAPITOLO.