Esperienza reale Lo Tsunami

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CAPITOLO 3 - L'INIZIO DELL'ESTATE



Quel messaggio, diretto e schietto, carico di una sicurezza che solo una donna come Emma può avere, mi rese felice e contento come non mi succedeva da tempo.



Non riuscivo ancora a crederci, mi veniva difficile immaginare che una ragazza come lei, il mio sogno erotico ricorrente, che ritenevo già essere una gran botta di culo avesse deciso di palesarsi tutti i giorni a lezione, potesse scrivermi qualcosa del genere, e in più, con mia somma goduria, vedeva in me qualcosa di sessualmente attraente, al punto di bagnarsi in un contesto che di sessuale non aveva nulla.
Recuperate le funzionalità cognitive fondamentali, tipo muovere le mani e formulare frasi di senso compiuto, mi lancio in un attacco missilistico, e decido che in quel momento avrei dovuto giocarmi ogni singola carta possibile per portare il risultato a casa:

P- Osservazione acuta, mia cara Regina, ho avuto il cazzo in tiro per tutta la mattinata, ripensando a quelle tettone così vicine alla mia faccia, e a quelle gambe aperte che sembravano aspettare qualcuno. Non so se Benedetta ti ha proprio detto tutto, ma io sono un amante del cunnilingus, anzi per essere precisi, non sono un amante, sono un cazzo di tossico per leccare fighe, è più una malattia. Quando scopo, io devo succhiare il clito, altrimenti se ho bisogno soltanto di sborrare, mi faccio una sega in bagno.

Fiero e certo di aver colpito il deposito munizioni nemico, con la scusa che l'autobus fosse deserto, ne approfitto per cominciare a tastarmi il cazzo dai pantaloni, data l'impossibilità di segarsi e conseguentemente venire denunciati per atti osceni in luogo pubblico, ma malauguratamente per me, sottovalutavo il mio nemico, e lei, reincarnazione di Sun-Tsu con gli occhi blu e le labbra più carnose che avessi mai visto, travestitasi da bombardiere B-52, sgancia Little Boy:

E- No, Benedetta non mi ha detto che ti piace leccare figa, quello l'ho capito da sola. Tu mio caro, a volte ti perdi nei tuoi pensieri quando siamo in aula o in aula studio, e più volte ti ho beccato mentre avevo le gambe aperte a guardare la forma delle mie labbra strette tra i jeans. Posso anche dirti che ti ho visto passare la lingua sulle labbra mentre aprivo e chiudo le cosce, e un semplice depravato non si annulla fino a questo punto vedendo un paio di cosce. A te non deve piacere leccare figa, a te serve per sopravvivere. E per dovere di cronaca, mi sono toccata troppe volte in questi mesi mentre immaginavo che mi succhiassi via l'anima dalla figa e mi guardassi con quegli occhi, e si, ho dovuto fare parecchie lavatrici per rimediare agli orgasmi che mi hai regalato. Sei un bastardo, mi hai fatto godere senza toccarmi, adesso se permetti, dato che ci siamo reciprocamente detti che l'interesse è reciproco, voglio proprio vedere cosa sai fare con quella lingua, oltre che girare sigarette e joint come se lavorassi per la Philip Morris.

Boom. Morte e devastazione, i soccorsi non arrivano, i feriti aumentano, i rinforzi sono bloccati dalla contraerea e io subisco in silenzio, senza riuscire a rispondere. Mi aveva appena detto, nel giro di 10 minuti, che si toccava pensandomi, che voleva che le succhiassi l'anima dalla figa, e che i miei occhi la facevano godere. Chi sono io per dirle no? Chi sono io per non darle quello che cerca, ma soprattutto, chi sono io per non sfruttare un'occasione più unica che rara di provare una rossa vera?


P- Credo sia il momento opportuno per scoprire le nostre carte, cara Regina. Sono 4 mesi che vengo a lezione sperando di incontrarti, immaginando che mettessi questo o quel paio di jeans, quella felpa o quel vestito, e spero sempre di beccarti nel momento in cui ti pieghi per vedere quel triangolo di cielo svettare prepotente dalla forma dei leggins. Dio non hai idea di quante seghe mi sono fatto pensandoti, di quante volte ho pensato a quanto fossi brava a succhiare cazzi, a come mi avresti tolto ogni energia dopo una scopata, e immaginandomi con te, sarei ben più felice di ridurmi ad un passo dal coma se a farlo fossi tu. Tu non puoi saperlo, ma ho scopato con Camilla più volte di quanto il buon gusto permetta immaginandoti al suo posto, fino a chiamarla col tuo nome (episodio realmente successo, e per sinteticità, vi dico soltanto che il cartone che mi tirò mentre era sotto di me lo uso come metro di paragone con i miei amici quando vediamo gente menarsi). Insomma Emma, mi sembra il caso di risolvere questa situazione, non posso continuare a segarmi pensandoti ne tu puoi spendere il tuo stipendio in ammorbidente e bollette della luce.



Una persona normale, con una normale concezione della donna, che non sia quella di contenitore svuotapalle, ne di essere angelico di dantesca memoria, si sarebbe aspetto un messaggio di risposta che quantomeno, mantenesse i canoni del buongusto, o non di meno, tralasciasse un minimo di mistero in una situazione ancora agli inizi, e che per assurdo potrebbe finire anche in un mega scherzo, dove lei, per pura sorellanza femminile, avesse fatto screenshot di questa conversazione e li potesse inviare alla mia ex ragazza. Il sol pensiero di dover sostenere l'ennesima discussione con Camilla mi fece ripiombare nel mondo reale, con l'ammosciamento più potente avuto sino a quel momento nella mia vita, in compagnia del terrore di averla fatta fuori dal vaso, con il rischio che la situazione degenerasse. Preso dal panico e incredulo, comincio a rollare una sigaretta, e aspetto. Sarà che in quel preciso momento della mia vita, la mia buona stella abbia deciso di splendere ben più del sole, e mentre il timore di venire sommerso dall'ennesima catena di insulti e minacce mi attanagliava le meningi, Emma mi manda il messaggio che chiunque nella mia situazione strana, incerta e insicura non si aspetta:


E- Pippo ti voglio scopare da quattro mesi, da quanto ti ho visto la prima volta a lezione. Le ragazze mi dissero subito che eri un tipo strano, che Camilla ti marcasse stretto, e che ti piaceva divertirti, andare alle feste, ballare, fare mattina, insomma il classico prototipo di cazzeggiante che popola la nostra facoltà. Ma non chiedermi perchè, ti ho visto la prima volta e mi sono sentita bruciare dentro. La prima ad accorgersene è stata Carolina, che vedendomi in quello stato, e sapendo che con Franco va una merda, perchè va una merda da più di anno, mi ha subito detto di provarci con te, perchè lei lo sapeva che ci sarei riuscita, che non mi avresti detto no. Ah a proposito, ti saluta.

Dopo un secondo, mi invia un selfie di lei e Carolina che mi salutano, da casa di Carolina, in pigiama. Panico. Carolina sapeva, e il mio cervello, in un flashback, comincia a collegare i pezzi del puzzle, e tutto finalmente ha senso: Carolina che mi chiede appunti, Carolina che mi domanda come andasse con Camilla, Carolina che parla con Camilla, Carolina che frequenta le serate dove vengo io. Episodi che non pensavo collegati tra loro, finalmente assumono un significato diverso. Emma aveva chiesto a Carolina di studiarmi, e io per mesi, tolta Ginevra, avevo sempre pensato che la piccola Carolina, biondina, occhi nocciola, minuta con una prima scarsa e un culetto niente male, ne volesse dal sottoscritto. Ora, senza dare l'idea di essere questo grande casanova che non sono, l'idea che un'altra donna mi corteggiasse prima di Emma, mi sollazzava, le avevo anche dedicato un paio di seghe, ma nulla che nessuno di noi non faccia con amiche, parenti, colleghe o sconosciute, nel buio dei nostri box doccia. Carolina mi aveva studiato fino allo sfinimento, ero stato vittima di dossieraggio a uso e consumo di Emma, che aveva lanciato tra le fauci di quel cane da guardia di Camilla la sua migliore amica, motivo per cui la mia ex aveva pensato che il sottoscritto volesse scoparsela, nonchè tradirla con lei. Sconcertato dai limiti ai quali si può spingere la mente femminile, mi invia un altro messaggio, dove mi dice che avrebbe passato la serata a casa sua, e che domani mattina Franco sarebbe andato a prenderla per passare il weekend a casa sua.


Piccolo quanto doveroso excursus su Franco: figlio di papà, milionario (non scherzo), imprenditore, laureato, lavoratore dedito alla sua azienda, sportivo, straight edge (anche se dubito lui sappia cosa significasse), fidanzato da 7 anni con Emma, amante delle auto. Il classico stronzo, aveva studiato in una delle tante università private del Nord Italia, prima della laurea tornava tutti i fine settimana a casa, e si divideva tra lavoro e Emma. Dal conseguimento del titolo, si è trasferito di nuovo dai suoi e conduceva la classica vita di coppia da capitano di industria: 5 giorni a settimana nuovo Marchionne, weekend in compagnia della futura moglie, grandi scopate e occasioni pubbliche in cui la sfoggia come fosse un trofeo di caccia. Qualsiasi ragazza non appartenente a quel mondo si sarebbe rotta il cazzo in pochi mesi, lei ci mise solo 4 anni.


Torniamo a noi.
Rispondo al messaggio dicendole che sarei arrivato a casa tra un'ora e che tempo di sbrigare gli impegni col padre famiglia, sarei stato tutto suo. Lei per mantenere viva l'attenzione, mi manda il primo di una serie di nudes che sarebbe durata due anni: primo piano delle tette con il pigiama alzato, e con didascalia " queste le deve succhiare pure appena ci vediamo ".
Si era definitivamente lasciata andare, e l'idea di torturare quei capezzoli rosa tenue quasi identico al colore della sua pelle, mi fecero rizzare il cazzo in maniera incredibile.
Passato il pomeriggio, vado a cena, di Emma nessuna notizia. Comincio a preoccuparmi, e come spesso succederà in questa storia, non ho il tempo di completare il pensiero che lei mi scrive di nuovo:

E- Ehi tu, ho appena finito di fare la doccia (nudes allegato con lei tutta bagnata, braccio sotto le tette e lingua di fuori).
P- Avevo voglia di un dolce dopo cena, e questa è una foresta nera doppia panna. Grazie di cuore Regina, sono uno spettacolo.
E- Si grazie grazie gentilissimo, ma che tempo vuoi per farmi vedere il cazzo? Ho visto parecchie tue erezioni, ma sai com'è, Caro è uscita, io sono sola a casa, vorrei sditalinarmi e se mi facessi il favore di farmi vedere su cosa mi sono masturbata per mesi mi faresti cosa gradita.
Non aspettavo altro, me lo esco fuori, la cappella piena di precum, mi scatto un dilfie (selfie dove si vede sia cazzo che volto) e glielo invio.
Risponde con una sequela di smile con gli occhi a cuoricino.
E- Lo sapevo che avevi un gran cazzo, me lo diceva l'istinto, hai una cappella fantastica e anche delle belle palle, mi divertirei parecchio, se solo tu non fossi fidanzato con quella maledetta.
Mentre comincio a rispondere con un altro messaggio a cui allego altro primo piano del mio attrezzo scappellato e lucido neanche lo avessi sfregato col WD40, lei manda un messaggio che per un nano secondo mi gela il sangue.
E- Scusami, non volevo offenderla, so che non sta bene di salute e non è carino rivolgersi così. Se solo tu fossi single, non mi sarei fatta problemi, ma con lei in mezzo, dobbiamo limitarci a questo, e te lo giuro, vorrei attaccarmi a quel cazzo come ad un calippo. Se solo tu fossi single.


E' il momento, bisogna essere rapidi e reattivi.

P- Regina è la tua giornata fortunata, ho lasciato Carolina oggi pomeriggio.
E- Stai scherzando vero? Caro mi ha detto che siete andati via insieme oggi.
P- Non scherzo, l'ho lasciata io. Mi sono rotto il cazzo, basta, le ho pure detto di andarsene di casa, e spero che lo faccia.


Avete presente Guerre Stellari? Quando Obi Wan dice che sente i midichlorian che modificano la Forza? In quel preciso istante, ebbi l'impressione che l'universo si fosse allineato verso un unico obiettivo: scoparmi Emma entro le prossime 72 ore.

E- Sarò onesta, non mi dispiace affatto. A parte che mi fai sesso, una come lei non ti merita, non sa sfruttarti.
(Qui la piccola Emma, e glielo concessi dato il bene superiore in ballo, ovvero la sua figona, si lanciò in una considerazione priva di alcun fondamento: io e Camilla, prima delle benzodiazepine, scopavamo come i pazzi, mi aveva concesso libertà totale sul culo, ogni scopata si concludeva con grandi inculate, e a sua richiesta, sborrate in culo o in bocca, con piacevoli intermezzi di spagnole in mezzo alla sua sesta che quando ci conoscemmo mi fece impazzire. Gli psicofarmaci uccidono il sesso, e io mio malgrado lo provai direttamente sulla mia pelle).
P- Ti ringrazio, ma si, adesso sono single.
E- Pippo non farmi impazzire, quando ci vediamo? Torno in città lunedì mattina, esco da lavoro e vengo a casa tua, ok?
P- Perfetto, ti aspetto per le due, mangiamo insieme?
E- Porto il vino?
P- Bianco, frizzante, non dolce, che ti cucino le mie linguine alle vongole.
E- Aspetta, e Camilla?
P- Camilla non torna, resta al suo paese, sicuro come il sole che sorge.
E- Sicuro?
P- E tu con Franco come fai?
E- Franco parte lunedì per tutta la settimana all'estero, torna domenica prossima.
Nella mia testa, cominciano a palesarsi esempi di come l'avrei ribaltata su ogni superficie orizzontale della casa.
P- Perfetto, ci vediamo lunedì a pranzo.
E- Pippo è giusto che tu lo sappia, domani e domenica non ci sentiremo, Franco è un periodo che è strano e mi controlla spesso il telefono, io poi ho fatto la cazzata di parlargli di te anche troppo in questi mesi.
Questo particolare era stato captato dalle mie antenne da mezzo sbirro, e sempre viaggiando nei meandri della memoria, qualche sguardo in cagnesco me lo aveva tirato quando veniva a prenderla a lezione, ma avevo derubricato il tutto al classico modo di fare prettamente meridionale che alcuni minus habens di sesso maschile hanno nei confronti delle proprie donne.
P- Vai tranquilla, posso resistere, al massimo passo le prossime due giornate a segarmi come un 14enne con postal market.
E- Sei un pirla, ma non vedo l'ora, finalmente mi toglierò un dubbio che mi macina dentro da mesi. Chissà come mi ridurrai, sono curiosa :)
A questo messaggio, allega ennesimo nudes liberatorio di quel culo pazzesco, e io da piccolo lord inglese, ricambio con un video in cui sborro, perchè ovviamente nel frattempo, mi segavo con un forsennato.
E- Pippo, ma è tutta sborra quella?
P- Si Regina, tutta sborra, lo so, se è un problema, non ti vengo in bocca.
E- E chi ti ha detto che è un problema? Il mio faccino non è liscio solo per merito delle creme ;)
Continuiamo a messaggiare, ci diamo la buona notte e vado a letto felice, incredulo, e stremato dal segone pazzesco.


Passato il weekend, il lunedì mattina, sveglia presto, mi sistemo, prendo l'autobus, torno in città, vado a fare la spesa, compro il necessario per il post pranzo (goldoni, amaro averna, due grammi di cbd) e mi appresto a ritornare a casa. Nel weekend, Camilla mi aveva scritto, tentando un timido riavvicinamento, a cui avevo risposto prontamente "Grazie dell'interessamento, ma non voglio avere nulla a che fare con te, lunedì ritorno, recupera la tua roba e vedi di non lasciare nulla, non mi farò 150 km per riportarti roba, al massimo la lascio ad Angelica" a cui lei aveva risposto dicendomi che era a casa nostra, a fare il trasloco, e che se lei era quella matta clinicamente dichiarata, io ero un pazzo, una merda e blablabla, una sequela infinita di puttanate. Sinceratomi della sua mancanza, rassetto casa, apparecchio e cucino. Alle due meno un quarto, senza aver ricevuto un messaggio per tutta la mattina da parte di Emma, mi suonano al citofono, e pensando fosse il corriere, mi fiondo. Vado a rispondere:

P- Si chi è?
E- Aprimi, sto per farmela davanti al portone, pirla!
P- Emma? Ma come cazzo hai fatto a sapere dove abito?
E- Aprimiiiiiiiii

Deliziato dalle capacità da spia del Mossad di questa donna (a dire il vero era stata Carolina a dirle dove abitavo) le apro, e senza pensarci due volte mi bacia in bocca, quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Imbambolato sul portone, la vedo correre per casa alla ricerca del bagno. Finalmente lo trova, fa ciò che deve, esce e mi raggiunge in cucina. Continua a baciarmi, mi mette una mano sul cazzo, io ricambio infilando la mano nei suoi jeans, ma lei mi interrompe:


E- Ho fame, prima pranzo, poi cazzo
Ridiamo come dei pazzi, servo le linguine, apro il vino e pranziamo. Finito, beviamo alla goccia, ci spostiamo in soggiorno e mi fiondo sul divano, pronto a rollare e a stappare l'averna. Lei si accomoda, si slaccia i jeans, si accende una sigaretta appoggiandola a quelle labbra rosse lucide, e il mio cazzo sempre sul pezzo, lotta con la zip. Lei se ne accorge, si avvicina, mi slaccia cintura e pantaloni, me lo esce, e comincia a segarmi mentre rollavo. Da brava donna multitasking, mi serve l'amaro, e io da gentleman, le faccio accendere il joint. Parliamo un pò e mi parte la vena, poso alcool e il resto, mi inginocchio davanti a lei, e con un lampo le dico:

P- Ok ci siamo divertiti ma ora fatti leccare.
E- Serviti pure Tesoro, sono già fradicia

Non avrei voluto sentire altro.
Le abbasso i jeans, vedo lo stesso tanga, quasi glielo strappo, e mi trovo davanti l'apoteosi della figa. Rosa chiarissimo, un clito microscopico, labbra simmetriche e interno leggermente arrossato dallo sfregamento, e gioiellino, un buco del culo rosa e piccolissimo. Come fosse gelato artigianale, comincio a leccare le labbra e il clito, mi cimento in un lavoro di lingua frutto di anni di esperienza e merito condiviso con una vecchia ex (gran puttanone che mi fece pluricornuto, ma quella è un'altra storia) che mi istruì come Pai Mei con Beatrix Kiddo in Kill Bill nell'arte del cunnilingus. Passano 10 minuti abbondanti, lei geme e urla, mi stringe con le cosce e mi spinge la testa contro la sua figa con violenza, io nel frattempo le infilo due dita, uno in figa e uno in culo, lei non batte ciglio, ma ad un certo punto mi prende per i capelli, mi bacia mentre sono ricoperto del suo umore (per la cronaca, gusto zucchero filato con retrogusto di figa bello persistente, una roba che mi ha reso pazzo) e mi dice:


E- Non te l'ho detto, mai io squirto. Non uno schizzetto, non un pò, squirto come un idrante. Ti sporcherai, perchè nessuno mai è riuscito a contenere il getto, te lo dico, occhio che potrebbe andarti di traverso.
Il vostro eroe non demorde.
P- Fai quello che cazzo vuoi, affogami, vienimi addosso, bagna la qualsiasi cosa, ma non ti azzardare a fermarmi mai più.



Con gli occhi iniettati di sangue, continuo la mia offensiva, sposto l'altro dito dentro la figa, e mi getto alla ricerca del punto magico. Dopo altri due minuti, trovo il jackpot, e mi accorgo di aver fatto bingo dal modo in cui mi stringe i capelli e urla, e senza pietà, lingua e dita lottano contro di lei per farla venire e farmi inondare. Io non avevo mai avuto modo di fare sesso con una donna che squirtasse, e l'idea che mi potesse arrivare un getto di squirt in volta mi arrapava da morire. Successe tutto in pochi secondi, all'inizio lei si zittì, poi un sapore amarognolo ma gradevole si fece largo nella mia bocca, e in un centesimo di secondo, un getto tipo bottiglia di seltz mi inondò la gola. Stoicamente non mi spostai, feci finta che fosse l'ennesima festa a cui mi spruzzavano la birra direttamente dal fusto, e mentre lei vibrava come un controller della playstation, bevvi fino all'ultima goccia.
Stremata, ancora tremante, mi tira a sè, mi bacia, mi fa alzare, e col cazzo pregno di precum e di parte del suo squirt se lo infila in bocca senza colpo ferire.
Ma signori miei, la sfiga vede bene, anzi benissimo, e il mio cellulare vibra proprio in quel momento, guardo distrattamente lo schermo e leggo chi mi chiama. Il terrore e l'incazzatura insorgono senza fine, prendo il telefono, lei mi guarda sconvolta, e rispondo:


P- Avvocato buonasera, mi perdoni ma al momento son....
A- Pippo buonasera, sono fuori dal portone, mi apra, sono venuta a chiederle chiarimenti sul perchè la signora Camilla è andata via.

Era la padrona di casa.
Il mio pomeriggio di sesso selvaggio si era concluso così, col cazzo ritto, senza sborrare, e con quella dea che mentre parlavo al telefono si sditalinava.

FINE TERZO CAPITOLO
Beh??? Ci lasci cosi'??????? Quasi peggio di come eri messo tu! :eek:
 
OP
PippoDellaCipolla

PippoDellaCipolla

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CAPITOLO 4 – SUMMER ON A SOLITARY BITCH

Tra tutte le persone che avrebbero potuto chiamare o peggio venirmi a cercare, il padrone di casa è quella variabile impazzita che in 12 secondi era riuscita ha mandare a puttane un pomeriggio perfetto. E non esagero. Le premesse appena concluse lasciavano intendere un primo appuntamento da paura che si è trasformato in un appuntamento col terrore in un battito di ciglia. Ricompongo me, aiuto lei a sistemarsi, la lancio verso il bagno, e con la faccia fatta di figa, apro la porta. L’espressione di odio negli occhi dell’avvocato per avergli appena tolto un affitto in un momento in cui in casa eravamo soltanto in 2, era chiara e limpida come il sole del mattino, e i miei neuroni già ritornati in funzione, provavano già a formulare cazzate credibili nel vano tentativo di salvare il salvabile (leggasi evitare che l’affitto gravasse sulle mie finanze, non certo in grado di sostenerne due quando uno lo pagavo per virtù dello spirito santo).


Accomodatosi sul divano, proprio quel divano, inizia a muovere il naso come un bloodhound alla ricerca dell’origine di quell’odore pesante che permeava la stanza. Abbandonato il momento Tenente Colombo, si volta e contemporaneamente esordisce:
A- Non ho intenzione di chiederle perché o come sia successo, ma mi dispiace, eravate una bella coppia.
P- La ringrazio, ma le storie finisco, anche le migliori, e io volevo appunto chiamarla per dir…..
A- Arriviamo al dunque: mi deve liberare la stanza.
P- Certamente, tempo due giorni sposto rete e materasso e trasferisco tutto in questa, adatterò il mobilio.
A- Perfetto Pippo, ero certo comprendesse la situazione, e davo per scontato fosse sempre la persona ragionevole che da anni conosco.
P- Indubbiamente.
A- A posto così, la saluto e mi scuso per il poco preavviso ( se per poco preavviso si intende piombarmi in casa mentre sto scopando, senza avvertire e spaccando il citofono, per scusarsi dovrebbe succhiarmelo lui, ma non ho queste preferenze).

Mi saluta, mi stringe la mano ancora pregna di umore, si congeda e va via.

In tutto ciò, avevo dimenticato chi si fosse rintanato in bagno, evitando persino di respirare, pur di non destare alcun sospetto. Mi avvicino al bagno, sento il rumore della doccia, la porta socchiusa, il profumo del mio bagnoschiuma aveva inondato tutto il corridoio. Apro la porta, e la vedo dentro la vasca, completamente nuda, mentre si lavava in mezzo alle cosce, ricoperta di un velo di schiuma e con l’espressione rilassata di chi si stava godendo un momento di meritato relax. Lei mi guarda, mi sorride e mi dice soltanto “Ti unisci a me?”. Io rimango due secondi paralizzato a razionalizzare la scena, e il mio cervello prima ancora di proferire parola, aziona i muscoli per farmi spogliare in un lampo, e senza indugio, entro in doccia.


Comincia a sciacquarmi con l’acqua tiepida, mi insapona dalla testa ai piedi, e arrivata davanti al mio cazzo, lo sciacqua rapidamente dal sapone e con l’espressione bimbesca di chi sa che sta per fare una marachella, mi agguanta con la lingua la cappella, e comincia a succhiare e leccare tutto. Automatico, preciso, metodico, ma sensuale, erotico, e soprattutto voluto, mi spompina come se mai nessuno in vita mia mi avesse succhiato il cazzo. Le sue mani mi arrivano dovunque, mi fa succhiare le sue dita come fossi una troia qualsiasi, e con l’altra mano, comincia a toccarmi le palle e alterna il risucchio tra i due gemelli, rispettando un battere in levare che i The Wailers avrebbero tranquillamente potuto prendere ripetizioni da lei per imbastire i giri di basso e batteria. Io ho problemi, ho davanti il sogno erotico di mesi e mesi, dentro la mia doccia, a casa mia, nuda, che mi spompina con una sicurezza che solo la compagna di una vita, abituata a succhiarlo da anni può avere.

Sento che dentro di me, qualcosa comincia a farsi strada, e conoscendomi, so per certo che sto per sborrare. Uso la stessa cortesia avuta da lei, e mentre mi avvicino per baciarla, lei mi spinge indietro, mi guarda e con mezza bocca occupata mi dice “Lo sento che stai per sborrare, non preoccuparti, se dovessi affogare, fammi la respirazione bocca a bocca”. Stupito dal fatto che ricordasse il mio avvertimento, e divertito dalla sua capacità di coglionare anche in quel momento, la lascio fare, e come ciliegina sulla torta, con un movimento tecnico tattico, mentre mi ravana le palle con la lingua, si infila un dito in bocca, e senza che me ne accorgersi, e vorrei vedere voi al mio posto, mi inizia a stuzzicare il buco del culo. Di base, non ho mai disdegnato un dito in culo, ma la cosa lì per lì mi sorprese, ovviamente in positivo, e vittima di quella lingua schiavista, la lasciai fare. Non credo passò troppo tempo, ma la sua espressione e lo scatto nevrotico del suo collo parlarono per lei: sborrai con una potenza tale da piegarmi in due, spingendola ancora più in fondo di quanto lei non si fosse spinta, distinguendo chiaramente che il cazzo le fosse arrivato alle tonsille. Lei, guerriera spartana, non indietreggiò, aspettò che finissi, e mentre mi accasciavo al suolo esanime, la vidi deglutire, ma si interruppe, e facendomi l’occhiolino aprì la bocca per farmi vedere che aveva ingoiato tutto. Non una goccia sul viso, sul collo, sulle tette, nulla, aveva bevuto ogni singolo millilitro di sborra.



Sempre più convinto di essere in coma, e che fosse tutto un sogno, mi avvicino per baciarla e lei mi ricambia. Involontariamente, ricreiamo la scena di The Dreamers, ci buttiamo tutti e due sul pavimento della doccia, agguanto dal cassetto del bagno il pacco di Rothmans Blu d’emergenza e ne accendo due. Ci mettiamo a fumare ancora bagnati, esausti e sfiniti. Finita la paglia, usciamo dal bagno, andiamo in cucina, e malgrado fosse già tardi, metto su la moka e ci sediamo a tavola.
Lei non perde tempo, e con lo stesso sorriso con cui era entrata in casa mia, esordisce:

E- Era come lo avevo immaginato. Hai il cazzo perfetto per essere succhiato, almeno per me. È gustoso, ha proprio un buon sapore la tua pelle e poi, fattelo dire, hai sborrato veramente tanto. Peccato per non aver potuto assaggiare come avrei voluto, mi hai schizzato direttamente in gola, e per evitare di morire asfissiata, ho ingoiato quasi automaticamente, ma quel poco che è rimasto sulla lingua aveva veramente un buon sapere. Penso proprio che ti succhierò sempre il cazzo, si, soprattutto col ciclo.

Le mie sinapsi non riesco a razionalizzare la situazione, è tutto paradossale e strano. A costo di sembrare stupido o mentalmente limitato, stentavo a credere a quello che mi succedeva. Mentre io cercavo di formulare frasi di senso compiuto (invano), il telefono stavolta squilla a lei, e qui, il fine stratega, si dimostra essere intelligenza sopraffina: risponde al telefono, si rischiara la voce e principia:

E- Ciao amore, com’è andato il viaggio?
F- Ciao patata, tutto ok, atterrato adesso, tu che fai?
E- Mi sono appena svegliata, mi sistemo e volo a casa di Carolina per studiare, tu aspetti l’NCC?
F- Si si, sono in attesa e stavo controllando l’app famiglia, ma penso sia buggata, mi da come posizione vicino al lavoro da te, non casa tua.


Il gelo pervade la stanza, sarei voluto sparire con una prestidirigiritirizzazione alla Mago Silvano il mago di Milano, far la fine dei dodo, qualsiasi cosa pur di essere l’essere vivente più lontano da quella che stava per diventare la figura di merda più grande mai registrata dalla storiografia contemporanea.


E- Impossibile amore, sono a casa, guarda, ti mando un selfie.

Io sconvolto, non credevo alle mie orecchie: gli aveva appena detto che gli avrebbe inviato un selfie, mentre era a casa mia. Ora, a meno che il nobile non avesse mai visto casa della sua fidanzata, l’idea che mandasse una foto della mia cucina a sua altezza reale non mi piaceva più del dovuto. Ma io dubitavo fortemente di cosa una donna impegnata nel raggiungere il suo obiettivo potesse fare, e mentre era in vivavoce, apre il social verde e aprendo la galleria, mi fa vedere una sequela di selfie creati ad hoc. Ne invia uno in pigiama, con la faccia assonata mentre era sdraiata a letto, e glielo invia.
Lui si tranquillizza, la saluta e le dice che l’avrebbe chiamata in tarda serata.

Shockato dalla scena appena vissuta, rimango bloccato, e lei comincia a ridere.
A quel punto, la curiosità e una punta di terrore, mi fanno parlare, più per necessità di comprensione del mondo circostante che per altro:

P- Perdonami, ma cosa ho appena visto? Cosa sei, Matahari? Sbarchi il lunario lavorando per gli israeliani? Ti diletti nella controffensiva d’intelligence militare?
E- Eh Caro mio, non la minima idea di quanto tempo ho passato a pianificare questo momento. Con Carolina avevamo addirittura pensato di convincere Camilla ad andare a fare shopping insieme, per poi abbandonarle, e venire a casa tua a farti un’imboscata, e fidati, non mi avresti lasciato dietro il portone 😊
P- Posso avere paura?
E- Devi, ti ho voluto e ora sono qui, e tranne catastrofi naturali, sei mio.


FINE QUARTO CAPITOLO
 

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