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Ho iniziato a raccogliere ed a scrivere alcuni ricordi dell'ultima estate da fidanzato, prima di sposarmi con la mia prima moglie, quasi quaranta anni fa.
Il primo capitolo della storia l'ho già postato a questo indirizzo, ma per dare un'organicità al racconto lo riporto anche in questo thread. Spero che gli admin non se ne abbiano.
Seguiranno altri capitoli di quella storia, l'ultima estate nella quale ci siamo veramente divertiti, la mia prima moglie ed io.
Con lei c'era una buona intesa sessuale, anche se era molto trattenuta.
Dovetti faticare molto per tirarle fuori la porcaggine che sta più o meno nascosta in tutte le donne, basta scavare con pazienza.
Non ricordo quale scrittore o filosofo lo abbia detto, ma mi ha colpito molto questo pensiero: "La donna è un essere multiforme. In essa si nascondono facce e aspetti diversi, personalità contrastanti, spesso in contraddizione tra loro. Puoi conoscere la perfetta organizzatrice della tua vita che compete con la madre dei tuoi figli mentre fa la sordida sgualdrina che ti mangia il cuore ed il portafogli."
Parole di uno verità incontrovertibile.
Tornando al racconto, sto scrivendo i capitoli ed organizzando i ricordi. I nomi sono tutti di fantasia, ma spero che nessuno dei personaggi sia su Phica a leggermi, perchè potrebbe riconoscersi e riconoscermi, anche se è passato talmente tanto tempo che dubito che possa fare altro che dire "Che ficata, quell'estate!".
Altro dettaglio.
Le varie storie sono un po' romanzate, ma riflettono molto di ciò che effettivamente è successo a Naxos e dintorni.
La Grecia di allora era ancora una nazione povera, in cui si sopravviveva con fatica ma con grande onore e rispetto del prossimo.
Il turista, soprattutto italiano, era coccolato e trattato con grande simpatia quasi ovunque.
L'umanità di quella gente, la dignità con cui lavoravano e si accontentavano di essere pagati meno della metà di quanto pagavamo noi per gli stessi servizi in Italia mi colpì molto.
Quella Grecia non esiste più, spazzata via dall'Europa che ne ha cassato la libertà e messo in schiavitù i cittadini.
Ora quella Grecia è un troiaio in mano a strozzini tedeschi, cinesi e russi. che sono diventati i veri padroni. I greci sono solo schiavi sfruttati.
Mi si è stretto il cuore quando tornando a Naxos anni fa, dopo la spoliazione della troika, ho trovato tante cose cambiate: servizi al turista di livello, accoglienza top, mare, vitto, tempo bellissimi, ma nessun locale che sorrideva. E questo mi ha spezzato il cuore.
Speriamo che non tocchi anche a noi.
Perdonate questa digressione.
Last, but not least.
La Francesca di questa serie di racconti non è quella del romanzo "Paolo e Francesca - Dieci anni dopo".
E' la moglie che sposai quasi quarant'anni fa e da cui divorziai circa quindici anni fa. madre dei miei due figli.
Il caso ha voluto che avessero lo stesso nome, lei ed il mio perduto amore.
E ho deciso di dedicare ad entrambe lo stesso nome di finzione.
Spero che apprezzerete come avete apprezzato Paolo e Francesca - dieci anni dopo.
==========================================================================================
Atene, agosto del 1986. Una delle estati più calde di sempre.
La mia futura prima moglie (che chiamerò Francesca) ed io eravamo in gruppo con altre due coppie di amici con le quali avremmo diviso un appartamento a Naxos.
L’unico modo per potervi arrivare senza spendere un patrimonio era l’aereo fino ad Atene e successivamente il traghetto fino a Paros, e poi Naxos. Il traghetto partiva dal Pireo alle 8 della mattina, il nostro aereo atterrava ad Atene la sera del giorno prima alle 20. Avevamo quindi prenotato tre stanze in un alberghetto nella Plaka, un quartiere ai tempi non molto sviluppato turisticamente. Per risparmiare, avevamo scelto stanze senza aria condizionata. Purtroppo, in quei giorni si sarebbe verificata ad Atene una delle settimane più torride della storia, con il picco proprio la notte in cui eravamo arrivati.
Avevamo spiluccato qualcosa alla taverna all’angolo perché quando arrivammo in città erano quasi le dieci di sera ed era praticamente tutto chiuso. Inoltre, il nostro albergo era in un vicolo accessibile solo a piedi ed il dover trascinare la mia sacca ed il baule della mia fidanzata (vizio mai perso!) per un tratto in salita, a 42°C, non era il massimo.
Arrivammo quindi in albergo e prendemmo possesso della camera, chiedendo la sveglia per la mattina successiva alle 6:00.
Riuscimmo per miracolo a comprare una bottiglia d’acqua minerale perché non era saggio bere l’acqua del rubinetto, allora.
Ci spogliamo, facciamo una doccia per cercare di togliere calore e sudore e ci buttiamo sul letto.
Tempo 10 minuti, mi rialzo con la schiena letteralmente bagnata. Stillo acqua dal torace, dalla pancia, dalle gambe. Francesca è nelle stesse condizioni.
“Apriamo gli scuri della finestra, qui si muore” le dico.
“No perché se no mi vedono” risponde. In effetti, al palazzo di fronte c’era giusto un altro alberghetto le cui finestre distavano al massimo due metri dalle nostre, ed erano tutte aperte. Ogni tanto si accendeva una luce, qualcuno si alzava, andava in bagno a farsi la doccia e poi rientrava in camera. Era impossibile dormire.
Alle tre di notte, Francesca si affaccia alla finestra che aveva gli scuri socchiusi e da una sbirciatina fuori.
Indossava solo un magliettone lungo senza intimo, come era usa fare quando stavamo insieme. La raggiungo, nudo come un verme, e mi appoggio a lei per vedere, sperando in un filo d’aria.
“Levati che mi fai caldo!” mi dice scostandomi.
“E tu togliti la maglietta se ha caldo.”
“Ma mi vedono!”
“E che ti frega? Sono tutti così, che credi?”
In effetti, giusto alla finestra accanto a quella di fronte c’era una coppia di ragazzi, anch’essi in finestra, entrambi nudi, almeno nella parte di sopra.
“Ecco, lo vedi?” le dico.
Vado a fare un'altra doccia calda, sperando nel sollievo momentaneo e ritorno da lei che era ancora in finestra.
“Vatti a fare un’altra doccia con l’acqua calda, stavolta” le suggerisco.
Stranamente accetta il suggerimento, si toglie la maglietta e va in bagno. Io nel frattempo apro le persiane e mi sporgo sul davanzale per vedere la situazione quando, proprio alla finestra di fronte, si accende la luce del bagno da cui esce una figura femminile nuda. La luce si spegne e la ragazza si affaccia anche lei in finestra. La raggiunge il suo ragazzo che le dice qualcosa all’orecchio. Lei sorride e fa un cenno di assenso, dopodiché si capisce che iniziano a scopare, con lui che la prende da dietro.
Non chiudo gli scuri, ma sento Francesca che chiude l’acqua e dopo qualche secondo arriva in finestra e mi chiede “Che stai a fare? Perché hai aperto? Chiudi che mi vedono!”. “Shhh, zitta!” e le indico la finestra di fronte.
La faccio passare davanti e mi appoggio alla sua schiena. Ho subito un’erezione al contatto con il suo culo ancora bagnato. Si accorge quindi che ci sono due persone in finestra e solo dopo, che stanno facendo sesso davanti a lei.
Nel frattempo glielo appizzo e sono pronto ad entrare dentro di lei.
“Ma che sei matto? Ma che ti dice il cervello?” mi apostrofa.
“Ma non vedi che lo stanno facendo tutti?” e le indico anche le due finestre dirimpetto. Una è occupata da un’altra coppia che sta scopando a pecora, sull’altra c’è una lei che sta facendo un pompino al suo lui.
Accanto a noi, un’altra coppia si sta dando da fare “Dai, dai, dai!”. Sembra che ci si sia dati un appuntamento per una bella scopata collettiva.
Bisticciamo un po’, ma mentre discutiamo le accarezzo le grandi labbra ed il grilletto. Lei alla fine cede e si fa infilare.
Le piace e la sbatto forte, talmente forte che ha un grido di piacere. La coppia dirimpettaia è anch’essa al termine: mentre anche lei viene sbattuta, alza una mano e saluta! Francesca, in preda ad un bagnatissimo orgasmo, le urla “Si ciao cara grazie… VENGO!!!”.
E nel giro di qualche secondo, una, due, cinque, dieci luci che si accendono in altrettante camere, ad illuminare altrettante coppie nude in finestra.
Un’apoteosi di urla e fischi mentre da sotto parte “Ullellè, ullallà, fajela vedè, faielà toccà!” intonato da quel coglione del mio amico che aveva sentito tutto il nostro dialogo…
Fu una vacanza particolarmente movimentata, quella.
Forzai molto la mano a Francesca in quella occasione a fare cose che non aveva mai fatto prima. Poi ci saremmo sposati l'anno successivo.
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Il primo capitolo della storia l'ho già postato a questo indirizzo, ma per dare un'organicità al racconto lo riporto anche in questo thread. Spero che gli admin non se ne abbiano.
Seguiranno altri capitoli di quella storia, l'ultima estate nella quale ci siamo veramente divertiti, la mia prima moglie ed io.
Con lei c'era una buona intesa sessuale, anche se era molto trattenuta.
Dovetti faticare molto per tirarle fuori la porcaggine che sta più o meno nascosta in tutte le donne, basta scavare con pazienza.
Non ricordo quale scrittore o filosofo lo abbia detto, ma mi ha colpito molto questo pensiero: "La donna è un essere multiforme. In essa si nascondono facce e aspetti diversi, personalità contrastanti, spesso in contraddizione tra loro. Puoi conoscere la perfetta organizzatrice della tua vita che compete con la madre dei tuoi figli mentre fa la sordida sgualdrina che ti mangia il cuore ed il portafogli."
Parole di uno verità incontrovertibile.
Tornando al racconto, sto scrivendo i capitoli ed organizzando i ricordi. I nomi sono tutti di fantasia, ma spero che nessuno dei personaggi sia su Phica a leggermi, perchè potrebbe riconoscersi e riconoscermi, anche se è passato talmente tanto tempo che dubito che possa fare altro che dire "Che ficata, quell'estate!".
Altro dettaglio.
Le varie storie sono un po' romanzate, ma riflettono molto di ciò che effettivamente è successo a Naxos e dintorni.
La Grecia di allora era ancora una nazione povera, in cui si sopravviveva con fatica ma con grande onore e rispetto del prossimo.
Il turista, soprattutto italiano, era coccolato e trattato con grande simpatia quasi ovunque.
L'umanità di quella gente, la dignità con cui lavoravano e si accontentavano di essere pagati meno della metà di quanto pagavamo noi per gli stessi servizi in Italia mi colpì molto.
Quella Grecia non esiste più, spazzata via dall'Europa che ne ha cassato la libertà e messo in schiavitù i cittadini.
Ora quella Grecia è un troiaio in mano a strozzini tedeschi, cinesi e russi. che sono diventati i veri padroni. I greci sono solo schiavi sfruttati.
Mi si è stretto il cuore quando tornando a Naxos anni fa, dopo la spoliazione della troika, ho trovato tante cose cambiate: servizi al turista di livello, accoglienza top, mare, vitto, tempo bellissimi, ma nessun locale che sorrideva. E questo mi ha spezzato il cuore.
Speriamo che non tocchi anche a noi.
Perdonate questa digressione.
Last, but not least.
La Francesca di questa serie di racconti non è quella del romanzo "Paolo e Francesca - Dieci anni dopo".
E' la moglie che sposai quasi quarant'anni fa e da cui divorziai circa quindici anni fa. madre dei miei due figli.
Il caso ha voluto che avessero lo stesso nome, lei ed il mio perduto amore.
E ho deciso di dedicare ad entrambe lo stesso nome di finzione.
Spero che apprezzerete come avete apprezzato Paolo e Francesca - dieci anni dopo.
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Ad Atene si muore di caldo
(già postato qui)Atene, agosto del 1986. Una delle estati più calde di sempre.
La mia futura prima moglie (che chiamerò Francesca) ed io eravamo in gruppo con altre due coppie di amici con le quali avremmo diviso un appartamento a Naxos.
L’unico modo per potervi arrivare senza spendere un patrimonio era l’aereo fino ad Atene e successivamente il traghetto fino a Paros, e poi Naxos. Il traghetto partiva dal Pireo alle 8 della mattina, il nostro aereo atterrava ad Atene la sera del giorno prima alle 20. Avevamo quindi prenotato tre stanze in un alberghetto nella Plaka, un quartiere ai tempi non molto sviluppato turisticamente. Per risparmiare, avevamo scelto stanze senza aria condizionata. Purtroppo, in quei giorni si sarebbe verificata ad Atene una delle settimane più torride della storia, con il picco proprio la notte in cui eravamo arrivati.
Avevamo spiluccato qualcosa alla taverna all’angolo perché quando arrivammo in città erano quasi le dieci di sera ed era praticamente tutto chiuso. Inoltre, il nostro albergo era in un vicolo accessibile solo a piedi ed il dover trascinare la mia sacca ed il baule della mia fidanzata (vizio mai perso!) per un tratto in salita, a 42°C, non era il massimo.
Arrivammo quindi in albergo e prendemmo possesso della camera, chiedendo la sveglia per la mattina successiva alle 6:00.
Riuscimmo per miracolo a comprare una bottiglia d’acqua minerale perché non era saggio bere l’acqua del rubinetto, allora.
Ci spogliamo, facciamo una doccia per cercare di togliere calore e sudore e ci buttiamo sul letto.
Tempo 10 minuti, mi rialzo con la schiena letteralmente bagnata. Stillo acqua dal torace, dalla pancia, dalle gambe. Francesca è nelle stesse condizioni.
“Apriamo gli scuri della finestra, qui si muore” le dico.
“No perché se no mi vedono” risponde. In effetti, al palazzo di fronte c’era giusto un altro alberghetto le cui finestre distavano al massimo due metri dalle nostre, ed erano tutte aperte. Ogni tanto si accendeva una luce, qualcuno si alzava, andava in bagno a farsi la doccia e poi rientrava in camera. Era impossibile dormire.
Alle tre di notte, Francesca si affaccia alla finestra che aveva gli scuri socchiusi e da una sbirciatina fuori.
Indossava solo un magliettone lungo senza intimo, come era usa fare quando stavamo insieme. La raggiungo, nudo come un verme, e mi appoggio a lei per vedere, sperando in un filo d’aria.
“Levati che mi fai caldo!” mi dice scostandomi.
“E tu togliti la maglietta se ha caldo.”
“Ma mi vedono!”
“E che ti frega? Sono tutti così, che credi?”
In effetti, giusto alla finestra accanto a quella di fronte c’era una coppia di ragazzi, anch’essi in finestra, entrambi nudi, almeno nella parte di sopra.
“Ecco, lo vedi?” le dico.
Vado a fare un'altra doccia calda, sperando nel sollievo momentaneo e ritorno da lei che era ancora in finestra.
“Vatti a fare un’altra doccia con l’acqua calda, stavolta” le suggerisco.
Stranamente accetta il suggerimento, si toglie la maglietta e va in bagno. Io nel frattempo apro le persiane e mi sporgo sul davanzale per vedere la situazione quando, proprio alla finestra di fronte, si accende la luce del bagno da cui esce una figura femminile nuda. La luce si spegne e la ragazza si affaccia anche lei in finestra. La raggiunge il suo ragazzo che le dice qualcosa all’orecchio. Lei sorride e fa un cenno di assenso, dopodiché si capisce che iniziano a scopare, con lui che la prende da dietro.
Non chiudo gli scuri, ma sento Francesca che chiude l’acqua e dopo qualche secondo arriva in finestra e mi chiede “Che stai a fare? Perché hai aperto? Chiudi che mi vedono!”. “Shhh, zitta!” e le indico la finestra di fronte.
La faccio passare davanti e mi appoggio alla sua schiena. Ho subito un’erezione al contatto con il suo culo ancora bagnato. Si accorge quindi che ci sono due persone in finestra e solo dopo, che stanno facendo sesso davanti a lei.
Nel frattempo glielo appizzo e sono pronto ad entrare dentro di lei.
“Ma che sei matto? Ma che ti dice il cervello?” mi apostrofa.
“Ma non vedi che lo stanno facendo tutti?” e le indico anche le due finestre dirimpetto. Una è occupata da un’altra coppia che sta scopando a pecora, sull’altra c’è una lei che sta facendo un pompino al suo lui.
Accanto a noi, un’altra coppia si sta dando da fare “Dai, dai, dai!”. Sembra che ci si sia dati un appuntamento per una bella scopata collettiva.
Bisticciamo un po’, ma mentre discutiamo le accarezzo le grandi labbra ed il grilletto. Lei alla fine cede e si fa infilare.
Le piace e la sbatto forte, talmente forte che ha un grido di piacere. La coppia dirimpettaia è anch’essa al termine: mentre anche lei viene sbattuta, alza una mano e saluta! Francesca, in preda ad un bagnatissimo orgasmo, le urla “Si ciao cara grazie… VENGO!!!”.
E nel giro di qualche secondo, una, due, cinque, dieci luci che si accendono in altrettante camere, ad illuminare altrettante coppie nude in finestra.
Un’apoteosi di urla e fischi mentre da sotto parte “Ullellè, ullallà, fajela vedè, faielà toccà!” intonato da quel coglione del mio amico che aveva sentito tutto il nostro dialogo…
Fu una vacanza particolarmente movimentata, quella.
Forzai molto la mano a Francesca in quella occasione a fare cose che non aveva mai fatto prima. Poi ci saremmo sposati l'anno successivo.
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