Diana replicò che stavo pretendendo troppo, non ci pensava nemmeno: mai si era privata del reggiseno al mare: inoltre, nonostante i due pescatori si fossero avvicinati di qualche metro, erano ancora abbastanza lontani per accorgersi subito del suo eventuale topless. Effettivamente aveva ragione, dovevano vederla da vicino semmai: mi ammutolii sempre più demoralizzato e nervoso: per distrarmi iniziai ad immaginare a cosa potermi eventualmente inventare senza che sembrasse un incontro premeditato: in pochi secondi bruciai tutte le soluzioni possibili: esclusi la passeggiata perché avremmo potuto farla anche dalla parte opposta in cui non c'era nessuno, esclusi anche un bagno perché l'avrebbero vista da lontano e solo per pochi istanti ed esclusi anche di spostarmi più vicino a loro con l'ombrellone perché non aveva senso: la spiaggia era tutta uguale: stesso caldo, stesso sole, stesse dune, stesso vento ovunque"... ma poi una mezza idea pian piano prese forma e, senza nutrire alcuna speranza di far centro, la lanciai di getto a Diana con un'aria di sfida, tanto per avere un motivo in più per tornarmene a casa dopo il suo prossimo no: "facciamo così: torno io da loro con la scusa di farmi ripetere i nomi di alcune spiagge che mi hanno consigliato prima, (alcuni li avevo dimenticati davvero), senza portami dietro il telefono; quando sarò arrivato, aspetta un pochino e poi fa squillare il mio cellulare con il tuo e me lo porti, senza reggiseno, dicendo che è il mio capo. Fermati vicino a loro mentre fingo di parlare al telefono e vedi se ti guardano e come ti guardano, ci stai? Prendere o lasciare, nessun altro potrà accorgersi di ciò che starai facendo: ci siamo solo noi e loro". Aveva lo sguardo di chi viene messo con le spalle al muro, forse mi aveva visto davvero insoddisfatto e spazientito...ero realmente intenzionato a lasciarla ed a tornarmene a casa, in quel momento, penso si notasse chiaramente: Diana ci pensò su qualche secondo e poi mi chiese quanti anni avevano più o meno i due pescatori più vicini a noi, mentre cercava di scorgerli il meglio possibile: "Il più grande sui 45, il ragazzo non credo sia maggiorenne, avrà 16 anni più o meno". Volle sapere anche il numero e l'età dei pescatori più distanti "sono altre cinque persone, tre uomini sempre intorno alla cinquantina e due ragazzi di poco maggiorenni, apparentemente".
Non staccò lo sguardo da loro "Va bene dai, facciamo questa pagliacciata, ci provo, almeno capirai una volta per tutte che sono ridicola davvero, lo vedrai con i tuoi stessi occhi quanto rideranno di me i tuoi amici pescatori...e poi non ti prometto niente, non so se mostrerò qualcosa, non ho mai fatto questi spettacolini, sicuramente mi coprirò con le braccia, le mani, non ci riuscirò mai a esibirmi come se niente fosse , quindi non so cosa verrà fuori, ma ci provo, apprezza il gesto". Incredulo, risposi che nessuno avrebbe riso di lei se non si fosse coperta e che tutti l'avrebbero solo ammirata o ignorata, nella peggiore delle ipotesi. "Devi farlo soprattutto per te stessa, non solo per me". Brontolò qualcosa a voce bassa ma non captai le sue parole: ero un pò confuso e distratto da un momento di incertezza, non mi ero preparato ad una sua accettazione, non me l'aspettavo: nel mio cervello iniziava a scazzottare un insieme di emozioni contrastanti: un'eccitazione mai sentita prima, una precoce disillusione che non sarebbe mai venuta fin laggiù e con le tette al vento, la speranza di un miracolo, la rabbia per come continuava a calpestare la sua autostima, la gratitudine perché forse mi stava dimostrando di volerci almeno provare.
Si sdraiò con la schiena al sole e mentre snodava i lacci del reggiseno per evitare i segni dell'abbronzatura, mi chiese di portarle entrambi i cellulari. Glieli porsi, mi guardò con acida saccenza, scandendo lentamente ogni sillaba: "Hai pensato al fatto che potrebbe arrivarti una chiamata vera o un messaggio mentre parli al telefono per finta? Lo sai che il telefono ti squillerebbe? Ti faresti sgamare come uno scemo" Le risposi che è bello rischiare, quando ne vale la pena. Abbozzò un mezzo sorriso irritato, che soffocò di corsa: mi procurai il foglio e la penna che utilizzavo per i punteggi delle partite a carte e la salutai.
Ero un pò a corto di fiato, stavolta, nel camminare: colpa dell'adrenalina più che del caldo: sognavo che tutto andasse secondo i programmi, ma allo stesso tempo ero quasi rassegnato che non sarebbe mai venuta fin laggiù, mi ero preparato all'ennesima delusione e già mi vedevo in treno con la mia valigia la sera stessa. Raggiunsi i primi due pescatori in poco tempo, la distanza tra i due gruppi adesso era molto netta. "Allora, avete svoltato la giornata?" "Macché, oggi un si piglia nemmeno granchi"... Mi dissero che stavano per andare via,
porca miseria: era quasi ora di pranzo; l'uomo più maturo aveva il turno di pomeriggio, mi rivelò di lavorare in una palestra come istruttore. Effettivamente aveva un bel fisico, anche il ragazzo cresceva bene, immaginai che frequentasse gratis la stessa palestra del padre, chissà. Alzai lo sguardo in lontananza e vidi che qualcuno dell'altro
gruppo iniziava a radunare le varie attrezzature: stavano già smontando, accidenti. Loro due invece continuavano ancora a pescare, ma non avevano molti attrezzi dietro, avrebbero fatto presto ad andarsene e avevo detto a Diana di aspettare un pò prima di venire, ma tanto non sarebbe mai venuta, quindi il problema non si poneva nemmeno: domandai di nuovo i nomi delle spiagge che mi avevano consigliato pocanzi: mi piegai sulle gambe e li scrissi per bene sul foglio che avevo appoggiato su una loro cassetta di attrezzi da pesca, poi li guardai mentre si interrogavano tra di loro su un altro luogo che non mi avevano detto, ma di cui non ricordavano il nome. Notai il ragazzo mirare verso il mio ombrellone e cambiare volto all'improvviso, sembrava in ipnosi. Subito dopo iniziai a sentire la suoneria del mio cellulare sempre più definita. L'uomo si guardò intorno, continuando a stare rivolto verso il mare: "sento un suono, ma che è? boh..." Mi voltai anch'io e vidi una scena impossibile da dimenticare: Diana stava arrivando verso di noi, in topless, con il passo accelerato e una mano protesa in avanti che stringeva il mio cellulare: le sue tettone ballavano incontrollate, era straripante, meravigliosa: "ti sta chiamando il tuo capo, sbrigati a rispondere, sta suonando da un pò, questo ti licenzia prima o poi". Mi passò il telefono quasi con violenza: non avevo quasi il fiato per parlare, dall'adrenalina. Iniziai la mia finta telefonata di lavoro, arretrando di qualche metro verso le dune; stentavo a imbastire una conversazione credibile; Diana non se ne andava, era rimasta davanti a loro con le tette in mostra, i suoi capezzoli erano duri e sporgenti: la sentivo parlare: ogni tanto l'uomo la guardava con estremo interesse e lei cercava di coprirsi con un braccio: quando lui si voltava verso il mare per controllare la sua lenza, lei si scopriva di nuovo ed i suoi capezzoli lentamente tornavano a spuntare: il ragazzo invece non parlava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso per più di 5 secondi: se avesse abboccato una balena o un tonno credo non ne avrebbe avvertito alcuna percezione, in quel momento! Notavo che Diana si faceva guardare tranquillamente da lui, senza coprirsi, nonostante il suo palese arrapamento. Volevo follemente ascoltare bene quello che si dicevano, ma non riuscivo a sentire quasi nulla, specie quando dovevo abbozzare anch'io qualche frase per finta, così interruppi la chiamata e finsi di scrivere dei messaggi, percorrendo qualche passo in avanti. Ora riuscivo a sentire: lei si stava scusando per essersi presentata in quel modo: "Non ho avuto il tempo di rivestirmi, ho provato a chiamarlo a voce un sacco di volte ma non mi sentiva, pensavo di potergli lasciare il telefono a metà strada: scusatemi, ma il suo capo è tremendo, se non rispondi alle telefonate si infuria, gli dico sempre di portare con se il cellulare perché puntualmente questo tizio lo chiama quando lui si allontana o non può rispondere, sembra lo faccia apposta: mi sento davvero ridicola così. Vorrei tanto essere tipo Belen, invece faccio schifo, lo so, potete ridere se volete: non mi offendo". Il ragazzo timidamente le disse "Ma quale schifo, stai benissimo" ed il padre, senza guardarla, esclamò con il suo pittoresco toscanaccio: "Vuoi vedere cosa significa la parola "schifo"? Fatti una passeggiata laggiù, ci sono i nudisti, bravissime persone, per carità: 80,70,60 anni, qualcuno anche più giovane: uomini, donne pieni di grinze, di rotoli di pancia, di tette flosce, io li conosco da 20 anni e sono sempre stati così, non è che prima erano meglio: vai, va a vedere, vedrai che dopo comincerai ad apprezzarti: ti dico una cosa, ti do del tu perché sei giovane: lo dicevo prima al tuo ragazzo: faccio l'istruttore di palestra da quasi 18 anni, sai quanti piani di lavoro ho dovuto fare a fanciulle pelle ed ossa per scelta loro, o a ragazze di 150 chili? Non te lo immagini quante, se non fosse stato per lavoro mi sarei rifiutato di farlo. Quelle fanno schifo, non tu, eppure non si piangono addosso, avrebbero tanti motivi per piangere. E poi, le Belen che dici tu sono ben poche e se la tirano talmente tanto!! Non guardano nessuno, non parlano con nessuno, piene di sé, tempo due/tre settimane e tutti le odiano perché non è che siamo così grulli come pensano...e a 50 anni si ritroveranno sole a chiedersi come mai non hanno incontrato l'uomo della loro vita. Poverette! Io con il lavoro che faccio, di corpi ne vedo tanti, quindi te lo dico senza malizia: ognuno deve mostrare e valorizzare il meglio che ha, dentro e fuori: tu lo stai facendo e sei bellina, molto bellina, magari fossero tutte come te: il mio lavoro sarebbe molto più piacevole... e anche pescare su questa spiaggia sarebbe molto più piacevole: si voltò un attimo verso di lei che stavolta non si coprì, le sorrise e si girò nuovamente verso il galleggiante. Diana, scherzando, gli chiese un piano di lavoro personalizzato per rassodare glutei, cosce e per crescere in altezza e lui ridendo rispose che poi sarebbe diventata perfetta, ma che la perfezione non aiuta: disse che " le donne più belle e sexy sono quelle un pochino imperfette, perché quelle perfette sono tutte uguali, alla lunga stancano, sono troppo scontate, non hanno fascino, te lo dice Andrea, vai benissimo così...e se te lo dice Andrea, puoi crederci. Una con la tua sensualità non l'avevo mai vista su questa spiaggia in tanti anni". Lei ridendo lo pregò di non esagerare, altrimenti si sarebbe illusa.
Volevo riavvicinarmi per iniziare a congedarci, ma mi piaceva troppo vedere Diana parlare con loro, con il suo seno nudo quasi in faccia a quel giovanotto in estasi totale e con il padre che la riempiva di complimenti e la incoraggiava con una grande maestria, senza farla vergognare. Notavo che lei si stava sciogliendo sempre di più, da molti minuti aveva smesso alzare il braccio per coprirsi e nonostante si accorgesse che il ragazzo le stava vicinissimo e la fissava frequentemente da un quarto d'ora con tenace intensità, lo lasciava guardare senza problemi... le areole in quel momento erano dilatate, perfettamente lisce e rotonde, un capolavoro. Mi eccitava il fatto che una iniziale esibizione forzata e con qualche impaccio si era trasformata in una simpatica e stimolante chiacchierata, senza inibizioni da parte di nessuno, incentrata sul tema di un topless esplosivo e a dir poco apprezzato, un topless che sembrava improbabile fino a pochi minuti prima sotto l'ombrellone e nemmeno lontanamente immaginabile alla presenza di due uomini compiaciuti ad un metro di distanza con i quali peraltro Diana riusciva persino a parlare, a ridere, a scherzare.
Stava trascorrendo troppo tempo, però e non volevo che il pretesto iniziale di avvicinamento perdesse di credibilità. Tornai da loro e salutai di nuovo: il ragazzo, nel sentirmi, cercò di riprendersi e, per la prima volta, staccò finalmente lo sguardo dalle tette per più di 20 secondi, prima di ricaderci di nuovo; l'uomo invece si girò subito verso di me: in prima battuta mi chiese com'era andata con il capo e poi scherzando mi rimproverò di non saper infondere a una ragazza così interessante la necessaria autostima: "trattala bene altrimenti te la rubo". Avrei voluto rispondergli che cercavo da quasi un anno di svegliare ed alimentare l'autostima di Diana, ma il contesto era troppo intrigante e preferii evitare, per non ripiombare nei soliti tragici discorsi stile brutto anatroccolo. Allora mi girai verso il ragazzo per coinvolgerlo un pò e gli dissi sorridendo "hai sentito tuo padre cosa dice alla mia ragazza? Non intervieni?? Io sarei più felice se me la rubassi tu, almeno sei giovane": lui si riconnesse con il resto del mondo, recuperò l'uso della parola rispolverando la stessa spontaneità che aveva usato quando mi chiese se fossimo nudisti e si fece scappare uno schietto "magari, te la ruberei subito!!", guardai un secondo Diana che aveva iniziato a ridere compiaciuta ed a suo agio: il giovanotto non mi diede il tempo di ribattere e chiarì che l'uomo non era suo padre, ma solo un amico di famiglia che gli aveva trasmesso la passione per la pesca. Indicò il
gruppo più lontano e disse che suo padre era là in mezzo, l'uomo confermò dicendo che anche il "su figliolo" era rimasto con l'altro
gruppo. Qualcuno li chiamò da lontano e li sollecitò a ritirare le lenze per andare via e anche noi ci guardammo e con un cenno di intesa decidemmo che era il momento di tornare al nostro ombrellone. Diana avanzò ancora di qualche passo e strinse la mano al ragazzo, salutandolo senza coprirsi minimamente e quasi sfiorandolo con i seni; poi si avvicino ad Andrea stringendo la mano anche a lui, li ringraziò "di tutto" e l'uomo rispose "grazie a te, speriamo di rivederci". Ci chiese fino a quando saremmo rimasti in vacanza, rispondemmo che il sabato successivo saremmo dovuti rientrare alla base e lui, abbozzando una smorfia di dispiacere, rispose che loro sarebbero tornati non prima dello stesso Sabato, per poi venire nuovamente la Domenica ed il Lunedì mattina. "Un vero peccato", pensai. Recuperai carta e penna, salutammo di nuovo e iniziammo la nostra ritirata.
Ragazzi: ci sarebbe anche un discreto epilogo da raccontarvi, ma solo se vi interessa... ho letto pochi commenti entusiastici finora, mi sono dilungato già troppo e non vorrei annoiarvi ancora!! Ditemi voi.