Hanno già detto tutto gli altri prima di me, io vorrei solo aggiungere che, di racconto erotico ancora non c'è stato nulla, e comunque è un racconto stratosfericamente bello ti scorre nella lettura ed arrivi alla fine del capitolo senza accorgersene. Spero solo che qualcuno non ti faccia scazzare a scrivere, come è successo ad altri, assillandoti appunto con l'erotismo che manca. Lasciali cuocere nel loro brodo, in pratica trattali da Francesco nel capitolo precedente.8.4
Vacillai.
Lo schiaffo di Lucrezia continuava a risuonare nella mia testa.
Era passato un giorno ma non riuscivo ancora a riprendermi dalle sue parole, dal suo gesto: era stato più doloroso il finale, di quell'episodio, che la mia sfuriata con Francesco. Anzi, quella era stata la parte più semplice, liberatoria oserei dire. Erano anni che desideravo farlo.
Non avrei mai creduto, tuttavia, di dover fare i conti con una donna, oltre che con lui. E non una donna qualsiasi: sua moglie, quella che un tempo credevo uno dei tanti aguzzini.
Passai l'intero giorno a bighellonare in giro per casa, tentando di tenermi occupato come meglio potevo. Riparai alla meglio la finestra applicando una tavola di multistrato per coprire il buco, poi me ne andai al lago a contemplare il silenzio e a godermi una pace che, in un certo senso, mi ero meritato.
Passai ore ad ascoltare il placido rumore delle acque, finché non venni sorpreso dalle tenebre e da una fame da lupi.
Ero già ai fornelli quando suonò il campanello.
Mi fermai di scatto con la padella in mano ed il mestolo nell'altra, imprecando nemmeno troppo sommessamente.
-Chi cazzo è adesso.- bofonchiai avvicinandomi all'uscio. Negli ultimi tempi ero sempre sull'attenti quando sentivo il ronzio del telefono o qualcuno bussare alla mia porta. Me ne stavano accadendo di tutti i colori, non c'era tregua, motivo per cui ero sempre, costantemente, sul chi va là, una sensazione di ansia perenne che sfociava fin troppo spesso in rabbia repressa.
Senza indugio aprii la porta, pronto al peggio...ma più che dall'oscurità venni invaso da una luce quasi celestiale.
Era lei, la femmina che aveva dato inizio a tutto. La donna dagli occhi di smeraldo.
Se ne stava ritta sul pianerottolo, le braccia conserte e un'espressione da cane bastonato in faccia. Il suo volto si era completamente ripreso e come al solito non presentava nemmeno un filo di trucco, cosa che io decisamente adoravo. Le sue rughe, seppur sporadiche, le decoravano gli occhi meglio di qualsiasi rimmel e mi rammentavano lo scorrere del tempo, gli anni che inesorabili passavano. Aveva addosso una felpa grigia della sua taglia (non una del marito come nei precedenti incontri) che nascondeva le sue forme, ed un paio di Jeans blu, sgualciti sul ginocchio destro.
-Senti...- fece lei, ma io la interruppi subito.
-Non c'è bisogno di niente.- dissi lapidario. -che vuoi?- la incalzai.
-Parlare.-
Rimasi a fissarla, di nuovo quel gioco di sguardi che tanto mi affascinava. Sospirai, alla fine cedetti e spalancai la porta, lasciandola entrare.
-Che profumo, che cucini?- cercò di sdrammatizzare.
-parla.- tagliai corto io. -Se sei qui per scusarti ti evito il disturbo. Non c'è bisogno.-
Scosse la testa.
-No, no. Volevo sapere...l'altra sera mi hai scritto chiedendomi di Veronica, di Rebecca, se avessi raccontato qualcosa a qualcuno. Mi avevi detto che mi avresti spiegato, ma non l'hai fatto.- Nel parlare si sedette sul divano ed immancabilmente vide la finestra spaccata con il rattoppo fatto da me quella stessa mattina. -Che diavolo è successo lì?- mi domandò stupita prima che io potessi risponderle.
-E' stata Rebecca.- mi avvicinai ai fornelli e spensi tutto, sospettavo una lunga chiacchierata. Tentai di essere breve e le raccontai tutto, di quello che aveva fatto la sua amica, del fatto che volesse raccntare tutto a Francesco. Dissi che l'avevo incontrata al pub, che l'avevo un pò "snobbata" per così dire, e ipotizzai che nelle sere successive mi avesse seguito, scoprendo così che mi recavo ogni volta a casa di Lucrezia.
La storia era assurda, francamente più la raccontavo e più mi metteva i brividi.
La mia interlocutrice, invece, sembrava credere ad ogni singola parola, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Ci sono cose che non sai su di lei.- mi disse. -A questo punto credo sia giusto raccontarti tutto.-
Venni a conoscenza che Rebecca, anni prima, era sul punto di sposarsi con un uomo, che la abbandonò sull'altare. Si scoprì successivamente che il presunto sposo aveva una vita parallela, un'altra moglie e figli a carico e che Rebecca doveva essere soltanto il suo passatempo. Semplicemente, si era spinto un pò troppo oltre. Per Rebecca fu un duro colpo, la sua psiche ebbe un tracollo tanto da farla entrare in cura. Aveva un mezzo esaurimento con scatti di violenza gratuita anche verso i suoi familiari, motivo per cui per un lungo periodo entrò ed uscì da svariate cliniche per cercare di risolvere il suo problema. In più, nel quartiere, iniziarono a chiamarla "la matta del paese", cosa che non la aiutò di certo.
Impiegò molto tempo per ritornare ad una situazione pseudonormale, una sorta di equilbrio psicofisico che a quanto pare, io con il mio rifiuto, ero riuscito ad incrinare.
-Bene.- sospirai. -Ci mancava pure questa adesso.-
-Che intendi fare ora?- domandò lei.
-Che dovrei fare? Chiamare il vetraio e farmi fare un vetro nuovo, innanzitutto.- bofonchiai incazzato.
Lucrezia a stento riuscì a trattenere una risata.
-C'è altro?- la incalzai.
-Sì. Volevo dirti che sei uno stupido.- quando lo disse in quel modo, per un momento mi sciolsi. Era un complimento, forse il più bello che io ricevetti in tutta la mia vita.
-Uno stupido che fa cazzate.- aggiunse. -Cazzate che apprezzo.- sorrise arrossendo vistosamente.
-Pensavi che avrei lasciato tutto nelle tue mani? Sapevo che non avresti fatto un cazzo Lù. Mi è bastato guardarti negli occhi per capire quanto tu vivessi nel terrore. E sai perché lo so?- mi fermai a fissarla, il mio sguardo le bucava l'anima.
-Perché è quello che hai vissuto anche tu.- aggiunse lei convinta.
-Qualcuno doveva fermarlo.- confermai.
-Sì, ma ora non è finita. Reagirà. E non voglio immaginare come.-
-Mi hanno appena sfondato il vetro di casa, sono pronto a tutto.- lo dissi tra il serio ed il faceto. In effetti, la cosa mi faceva riflettere: in che cazzo di guaio mi stavo cacciando? Francesco sembrava davvero qualcuno di potente, o che per lo meno poteva conoscere qualcuno di importante. E Rebecca, per quanto non ami utilizzare questo termine, era una pazza. Una pazza da legare.
Di nuovo avevo duemila rovelli in testa: nel giro di un secondo la mia mente iniziava a vorticare furiosa, come un dannato frullatore.
Fu Lucrezia ad interrompere quel guazzabuglio infernale che mi stava dilaniando.
Si alzò dal divano, venne verso di me senza dire una parola. Mi guardava, mi fissava come se fossi l'unica persona al mondo, in quel momento, l'ultimo sopravvissuto dopo una violenta esplosione. Allungò le braccia verso di me e senza fiatare mi abbracciò, poggiando la sua testa sul mio petto.
Le mie mani si mossero di conseguenza, stringendole la nuca a mò di protezione: in quel periodo di tempesta, quell'istante fu uno dei pochi raggi di sole che ancora conservo nel mio cuore.
-Grazie.- sussurrò alla fine rimanendo in quella posizione. -Poi mi dirai anche che cosa hai fatto al braccio.-
-...-
Grazie.