Esperienza reale Con impegno e Costanza si ottieni qualsiasi cosa

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Tra doccia e sega stetti quasi un’ora in bagno. Non appena uscii, Marta era appena tornata entusiasta per aver preso 30, come da previsione. Mi trascinò in camera, ancora carica per l’esame.

Io mi ero appena scaricato ma per non farla insospettire, non obiettai. D’altronde, ero comunque contento che finalmente lei avesse tutta questa voglia. Grazie alla sega che mi ero appena fatto, durai più di mezzora, soddisfacendola alla grande e facendola venire più volte.

Ci mettemmo a tavola a pranzare tutti e tre insieme, e la cosa era a tratti molto imbarazzante. Non per Costanza evidentemente, che agiva come se non fosse successo niente, facendomi ogni tanto piedino sotto il tavolo come se fosse la cosa più normale del mondo. Io temevo che Marta ci potesse scoprire e cercavo di lanciare a Costanza sguardi minacciosi che lei bellamente ignorava.

Dopo pranzo Marta, stanca per la sveglia all’alba, provata dallo stress dell’esame e stremata per la bella scopata appena fatta, si rifugiò in camera da letto per concedersi una sana pennichella.

Io rimasi sul tavolo della cucina a studiare, mentre Costanza si piazzò sul divano a guardare Netflix. Passarono solo pochi minuti che la mia attenzione fu richiamata dalle voci dei personaggi di “Friends”, la mia serie TV preferita. Perciò, mi recai in salone esclamando: “Nooo, adoro Friends!”. Poi mi sedetti accanto a lei ben consapevole che la situazione sarebbe stata più che rischiosa.

“Tutte le scuse son buone, eh?” disse lei voltandosi verso di me.
“No, veramente, è la mia serie TV preferita!” risposi io realmente con delle intenzioni innocue.
“Perché non me lo chiedi esplicitamente?”
Io caddi dalle nubi, ma capii bene dove voleva andare a parare. Il suo atteggiamento continuava ad innervosirmi.
“Guarda che non sei il centro del mondo, eh! Io volevo solo guardare la TV in pace!”
Lei mi fissò quasi sfidandomi, poi prese il telecomando e spense la televisione.
“Io invece pensavo che volessi un pompino…”

A quelle parole rimasi di stucco. Costanza stava premendo sull’acceleratore, sempre con quel suo modo fastidioso di provarci, e Dio solo sapeva quanto lo volessi. Ma Marta era comunque nell’altra stanza, perciò era estremamente rischioso. D’altra parte, il salone era posizionato dietro ad una parete rispetto al corridoio quindi, qualora Marta fosse uscita dalla camera, avremmo comunque avuto il tempo per ricomporci.

Costanza si mise sopra di me e mi leccò il collo, facendomi arrapare ancora di più. Inutile dire che il mio cazzo era già di granito. Poi si mise in ginocchio ai piedi del divano e mi calò i pantaloni e le mutande. Guardò il mio fiero arnese con aria abbastanza soddisfatta esclamando: “Mmmh, non male dai!”

Mi diede due leggere smanettate, poi poggiò le labbra sul mio glande, bagnandolo con la sua saliva. Scese con la bocca fino quasi a metà asta, poi se lo sfilò di bocca e si fermò. Mi ritirò su tutto e si sedette sopra di me, ordinandomi: “Ora toccami.”

Non ci capivo più niente. Ero appannato da quel minuscolo accenno di pompino e volevo solo scoparla violentemente con tutte le mie forze. Nonostante la sua personalità dittatoriale, mi sentivo stranamente attratto dai suoi ordini, come se una forza invisibile mi spingesse ad obbedire.

Cominciai a metterle una mano dentro i pantaloni raggiungendo subito la sua figa già umida. Allora si stava eccitando, la porca. Sopra non aveva più la felpa ma era rimasta con un top grigio chiaro della Calvin Klein, dal quale le toccai le tette che mi parvero di una discreta dimensione e ne tirai fuori una per massaggiarla al naturale.

La masturbai come un forsennato, elettrizzato da lei, dalla situazione, e dalla punta del mio cazzo pulsante che sentivo ancora bagnato dalla sua saliva. Anche lei finalmente mostrò i primi segni di eccitazione, invitandomi a continuare.
“Vai, sì, bravo, dai!”
La feci venire e lei si fece sfuggire un piccolo urletto. Io rimasi impietrito e mi alzai in punta di piedi affacciandomi in corridoio. Fortunatamente Marta dormiva ancora.

“Ora però è il mio turno!” pensai.
Tornai sul divano ma Costanza si stava ricomponendo. Mi sedetti e mi rilassai mettendo le mani dietro la nuca in attesa che lei ricominciasse il pompino. Ma nulla di tutto ciò accadde. Lei agguantò il telecomando ed accese nuovamente la TV. Io la squadrai nervosamente dalla testa ai piedi, e lei non batté ciglio. Le voci dei personaggi di “Friends” tornarono a riempire il silenzio della casa.

[CONTINUA...]
 

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Tra doccia e sega stetti quasi un’ora in bagno. Non appena uscii, Marta era appena tornata entusiasta per aver preso 30, come da previsione. Mi trascinò in camera, ancora carica per l’esame.

Io mi ero appena scaricato ma per non farla insospettire, non obiettai. D’altronde, ero comunque contento che finalmente lei avesse tutta questa voglia. Grazie alla sega che mi ero appena fatto, durai più di mezzora, soddisfacendola alla grande e facendola venire più volte.

Ci mettemmo a tavola a pranzare tutti e tre insieme, e la cosa era a tratti molto imbarazzante. Non per Costanza evidentemente, che agiva come se non fosse successo niente, facendomi ogni tanto piedino sotto il tavolo come se fosse la cosa più normale del mondo. Io temevo che Marta ci potesse scoprire e cercavo di lanciare a Costanza sguardi minacciosi che lei bellamente ignorava.

Dopo pranzo Marta, stanca per la sveglia all’alba, provata dallo stress dell’esame e stremata per la bella scopata appena fatta, si rifugiò in camera da letto per concedersi una sana pennichella.

Io rimasi sul tavolo della cucina a studiare, mentre Costanza si piazzò sul divano a guardare Netflix. Passarono solo pochi minuti che la mia attenzione fu richiamata dalle voci dei personaggi di “Friends”, la mia serie TV preferita. Perciò, mi recai in salone esclamando: “Nooo, adoro Friends!”. Poi mi sedetti accanto a lei ben consapevole che la situazione sarebbe stata più che rischiosa.

“Tutte le scuse son buone, eh?” disse lei voltandosi verso di me.
“No, veramente, è la mia serie TV preferita!” risposi io realmente con delle intenzioni innocue.
“Perché non me lo chiedi esplicitamente?”
Io caddi dalle nubi, ma capii bene dove voleva andare a parare. Il suo atteggiamento continuava ad innervosirmi.
“Guarda che non sei il centro del mondo, eh! Io volevo solo guardare la TV in pace!”
Lei mi fissò quasi sfidandomi, poi prese il telecomando e spense la televisione.
“Io invece pensavo che volessi un pompino…”

A quelle parole rimasi di stucco. Costanza stava premendo sull’acceleratore, sempre con quel suo modo fastidioso di provarci, e Dio solo sapeva quanto lo volessi. Ma Marta era comunque nell’altra stanza, perciò era estremamente rischioso. D’altra parte, il salone era posizionato dietro ad una parete rispetto al corridoio quindi, qualora Marta fosse uscita dalla camera, avremmo comunque avuto il tempo per ricomporci.

Costanza si mise sopra di me e mi leccò il collo, facendomi arrapare ancora di più. Inutile dire che il mio cazzo era già di granito. Poi si mise in ginocchio ai piedi del divano e mi calò i pantaloni e le mutande. Guardò il mio fiero arnese con aria abbastanza soddisfatta esclamando: “Mmmh, non male dai!”

Mi diede due leggere smanettate, poi poggiò le labbra sul mio glande, bagnandolo con la sua saliva. Scese con la bocca fino quasi a metà asta, poi se lo sfilò di bocca e si fermò. Mi ritirò su tutto e si sedette sopra di me, ordinandomi: “Ora toccami.”

Non ci capivo più niente. Ero appannato da quel minuscolo accenno di pompino e volevo solo scoparla violentemente con tutte le mie forze. Nonostante la sua personalità dittatoriale, mi sentivo stranamente attratto dai suoi ordini, come se una forza invisibile mi spingesse ad obbedire.

Cominciai a metterle una mano dentro i pantaloni raggiungendo subito la sua figa già umida. Allora si stava eccitando, la porca. Sopra non aveva più la felpa ma era rimasta con un top grigio chiaro della Calvin Klein, dal quale le toccai le tette che mi parvero di una discreta dimensione e ne tirai fuori una per massaggiarla al naturale.

La masturbai come un forsennato, elettrizzato da lei, dalla situazione, e dalla punta del mio cazzo pulsante che sentivo ancora bagnato dalla sua saliva. Anche lei finalmente mostrò i primi segni di eccitazione, invitandomi a continuare.
“Vai, sì, bravo, dai!”
La feci venire e lei si fece sfuggire un piccolo urletto. Io rimasi impietrito e mi alzai in punta di piedi affacciandomi in corridoio. Fortunatamente Marta dormiva ancora.

“Ora però è il mio turno!” pensai.
Tornai sul divano ma Costanza si stava ricomponendo. Mi sedetti e mi rilassai mettendo le mani dietro la nuca in attesa che lei ricominciasse il pompino. Ma nulla di tutto ciò accadde. Lei agguantò il telecomando ed accese nuovamente la TV. Io la squadrai nervosamente dalla testa ai piedi, e lei non batté ciglio. Le voci dei personaggi di “Friends” tornarono a riempire il silenzio della casa.

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Sembra quasi che vuole che la implori ahahah
 
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6. Quando è troppo è troppo

Stavo ribollendo come il magma rovente all’interno di un vulcano. Cercai, per quanto possibile, di rimanere calmo.
“Allora, non volevi farmi un pompino?”
“Tu volevi, mica io…”
Non ci vidi più. Presi il telecomando, spensi la TV e lo scagliai sulla poltrona accanto al divano.
“Hai rotto il cazzo!” le urlai furioso, esausto per il suo fare snervante.
Lei mi guardò ancora una volta quasi con indifferenza, poi esclamò:
“Madonna, quanto ti scaldi per un pompino…”
Poi mi sorrise serafica e si chinò a 90 gradi su di me, tirandomelo fuori dalle mutande ed iniziando a toccarmelo come se mi stesse facendo un favore.

Provai a godermi il pompino. D’altronde, finalmente quella grande gnocca di Costanza aveva in bocca il mio cazzo e non c’era cosa più eccitante. Rimasi ipnotizzato dal suo viso radioso e porco allo stesso tempo, con quelle lentiggini che svettavano sul suo volto, bello anche da perfettamente struccato. I braccialetti che aveva sul polso tintinnavano al ritmo della sua sega e il tutto era reso ancora più arrapante dal suo gesto di legarsi i capelli con un elastico.

Finalmente stavo godendo, ma Costanza aveva una tattica tutta sua per farmi eccitare ed innervosire contemporaneamente, come al solito, e ci riusciva alla grande. Dava tre smanettate, poi si infilava solo la punta in bocca, poi altre tre e nuovamente assaggiava solo il glande. Ogni tanto mi faceva sobbalzare ficcandoselo tutto in gola fino in fondo, poi ricominciava daccapo.

Fu proprio la stranezza del suo metodo, palesemente fatto apposta, ad eccitarmi ancora di più. Tempo cinque minuti e fui vicino all’orgasmo, nonostante avessi già eiaculato due volte nel giro di poche ore. Il mio respiro si fece più affannoso e la mia mano spingeva sulla sua nuca. Lei si accorse che ero vicino all’apice del piacere, e si ritrasse immediatamente. Sentivo che mi stava per dare l’ennesima delusione e la guardai come un cagnolino desideroso di attenzioni.

“Basta, finisci da solo, che poi magari Marta ci scopre.”
La osservai esterrefatto. Non potevo crederci. Replicai stizzito.
“Come se ti importasse qualcosa di Marta…”
Lei, come suo solito, non disse niente e fece per alzarsi. Io la fermai prendendola per un braccio. Ero scombussolato e carico di piacere e mi sentivo totalmente alla sua mercè. Quasi la implorai.
“Dai, fatti venire in bocca…”
Lei non fece una piega e mi scrutò con aria severa.
“No, finisci da solo. Al massimo puoi venirmi sulla pancia.”

Si mise a pancia in su sul divano ed io mi adagiai sopra di lei a cavalcioni, cominciando a masturbarmi furiosamente. Fu la sega più rabbiosa della mia vita. Avrei voluto schizzarle in faccia con violenza su quel viso angelico e diabolico.

Lei mi guardava con attenzione, e sembrava quasi che godesse del trattamento che mi stava riservando. Io con una mano mi segavo e con l’altra le toccavo una tetta da sotto il top. Almeno questo me lo concesse.
“Attento a non sporcarmi il top, è nuovo.” mi intimò lei.
Quel suo fare da maestrina continuava ad eccitarmi e finalmente esplosi. Mai schizzai così tanto alla terza volta in una giornata, ma il mix di emozioni che Costanza aveva suscitato in me era devastante. Finalmente comunque avevo sborrato grazie a lei. Me l’ero immaginata diversamente, ma mi accontentai.

La sua pancia era un laghetto di sperma e, nonostante avessi puntato verso il suo ventre, una goccia raggiunse anche il fondo del top. Lei lo notò ma non disse niente, limitandosi ancora una volta a guardarmi aspramente.
“Ora puliscimi però.” mi ordinò.
Mi tirai fuori dalla tasca un pacchetto di fazzoletti e le asciugai tutto il mio succo dal ventre. Ci vollero ben tre fazzoletti. Mi buttai per qualche secondo distrutto sul divano, prima di rimettermi a studiare. Costanza si alzò per andarsi a fare una doccia.

Prima che sparisse alla mia vista, le dissi sfacciatamente: “Io prima o poi ti scoperò…”
“Se lo dici tu…” ribatté lei con aria di superiorità.
Poi però mi ammiccò facendomi un mezzo occhiolino. Rimasi sul divano a contemplare il vuoto, incapace di comprendere se lei volesse davvero venire a letto con me o se semplicemente si stesse divertendo a portarmi sempre al limite.

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6. Quando è troppo è troppo

Stavo ribollendo come il magma rovente all’interno di un vulcano. Cercai, per quanto possibile, di rimanere calmo.
“Allora, non volevi farmi un pompino?”
“Tu volevi, mica io…”
Non ci vidi più. Presi il telecomando, spensi la TV e lo scagliai sulla poltrona accanto al divano.
“Hai rotto il cazzo!” le urlai furioso, esausto per il suo fare snervante.
Lei mi guardò ancora una volta quasi con indifferenza, poi esclamò:
“Madonna, quanto ti scaldi per un pompino…”
Poi mi sorrise serafica e si chinò a 90 gradi su di me, tirandomelo fuori dalle mutande ed iniziando a toccarmelo come se mi stesse facendo un favore.

Provai a godermi il pompino. D’altronde, finalmente quella grande gnocca di Costanza aveva in bocca il mio cazzo e non c’era cosa più eccitante. Rimasi ipnotizzato dal suo viso radioso e porco allo stesso tempo, con quelle lentiggini che svettavano sul suo volto, bello anche da perfettamente struccato. I braccialetti che aveva sul polso tintinnavano al ritmo della sua sega e il tutto era reso ancora più arrapante dal suo gesto di legarsi i capelli con un elastico.

Finalmente stavo godendo, ma Costanza aveva una tattica tutta sua per farmi eccitare ed innervosire contemporaneamente, come al solito, e ci riusciva alla grande. Dava tre smanettate, poi si infilava solo la punta in bocca, poi altre tre e nuovamente assaggiava solo il glande. Ogni tanto mi faceva sobbalzare ficcandoselo tutto in gola fino in fondo, poi ricominciava daccapo.

Fu proprio la stranezza del suo metodo, palesemente fatto apposta, ad eccitarmi ancora di più. Tempo cinque minuti e fui vicino all’orgasmo, nonostante avessi già eiaculato due volte nel giro di poche ore. Il mio respiro si fece più affannoso e la mia mano spingeva sulla sua nuca. Lei si accorse che ero vicino all’apice del piacere, e si ritrasse immediatamente. Sentivo che mi stava per dare l’ennesima delusione e la guardai come un cagnolino desideroso di attenzioni.

“Basta, finisci da solo, che poi magari Marta ci scopre.”
La osservai esterrefatto. Non potevo crederci. Replicai stizzito.
“Come se ti importasse qualcosa di Marta…”
Lei, come suo solito, non disse niente e fece per alzarsi. Io la fermai prendendola per un braccio. Ero scombussolato e carico di piacere e mi sentivo totalmente alla sua mercè. Quasi la implorai.
“Dai, fatti venire in bocca…”
Lei non fece una piega e mi scrutò con aria severa.
“No, finisci da solo. Al massimo puoi venirmi sulla pancia.”

Si mise a pancia in su sul divano ed io mi adagiai sopra di lei a cavalcioni, cominciando a masturbarmi furiosamente. Fu la sega più rabbiosa della mia vita. Avrei voluto schizzarle in faccia con violenza su quel viso angelico e diabolico.

Lei mi guardava con attenzione, e sembrava quasi che godesse del trattamento che mi stava riservando. Io con una mano mi segavo e con l’altra le toccavo una tetta da sotto il top. Almeno questo me lo concesse.
“Attento a non sporcarmi il top, è nuovo.” mi intimò lei.
Quel suo fare da maestrina continuava ad eccitarmi e finalmente esplosi. Mai schizzai così tanto alla terza volta in una giornata, ma il mix di emozioni che Costanza aveva suscitato in me era devastante. Finalmente comunque avevo sborrato grazie a lei. Me l’ero immaginata diversamente, ma mi accontentai.

La sua pancia era un laghetto di sperma e, nonostante avessi puntato verso il suo ventre, una goccia raggiunse anche il fondo del top. Lei lo notò ma non disse niente, limitandosi ancora una volta a guardarmi aspramente.
“Ora puliscimi però.” mi ordinò.
Mi tirai fuori dalla tasca un pacchetto di fazzoletti e le asciugai tutto il mio succo dal ventre. Ci vollero ben tre fazzoletti. Mi buttai per qualche secondo distrutto sul divano, prima di rimettermi a studiare. Costanza si alzò per andarsi a fare una doccia.

Prima che sparisse alla mia vista, le dissi sfacciatamente: “Io prima o poi ti scoperò…”
“Se lo dici tu…” ribatté lei con aria di superiorità.
Poi però mi ammiccò facendomi un mezzo occhiolino. Rimasi sul divano a contemplare il vuoto, incapace di comprendere se lei volesse davvero venire a letto con me o se semplicemente si stesse divertendo a portarmi sempre al limite.

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Questa sega cosi umiliante dio mmmmm che dea costanza
 
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7. Punto di non ritorno

Ormai ero deciso a fare di tutto pur di andare a letto con Costanza. Prima il bacio, poi le toccatine, poi quel pompino atipico con tanto di sega rabbiosa. Ogni tassello contribuiva a rendere la cosa sempre più intrigante. Sapevo bene che la relazione con Marta ne avrebbe risentito. E mi dispiaceva moltissimo. Era davvero una ragazza per bene e non si meritava niente di tutto ciò. Ma ero totalmente accecato dalla figura irraggiungibile e autoritaria di Costanza da farmi ormai pochi scrupoli.

Dovevo trovare un modo per riuscire a stare da solo a casa con Costanza. Stare tutti e tre insieme era diventato impossibile e temevo di venire scoperto da Marta, per cui declinavo tutti i suoi inviti a casa quando sapevo che c’era anche Costanza. Tra l’altro, neanche avevo il suo numero, quindi era anche impossibile organizzare un incontro, sempre che poi lei si prestasse a queste cose “standard”.

Così, passò qualche settimana e, senza vederla, calò parzialmente anche l’interesse per lei. Lontano dagli occhi, lontano dal pene.

Il giorno di San Valentino volli fare una sorpresa a Marta. Il 14 febbraio era anche due giorni il nostro quarto mesiversario, così avevo intenzione di fare una cosa carina piombandogli a casa e portandola a cena fuori, anche per sentirmi più a posto con la coscienza. Sapevo che sarebbe stata a casa a studiare a causa di un esame imminente, perciò, nel tardo pomeriggio, mi recai da lei con un mazzo di fiori.

Proprio mentre ero a pochi passi dal suo portone, la vidi uscire tutta trafelata. Lei intercettò il mio sguardo e mi notò, seminascosto dall’immensa composizione di rose che avevo davanti. Sgranò gli occhi.
“Amore!” esclamò avvicinandosi a me, “ma che ci fai qui?”
“Volevo farti una sorpresa, stare un po’ insieme e poi portarti a cena fuori…”
“Amore scusami ma mi ha appena chiamato Giorgia. È devastata, il ragazzo l’ha appena mollata e voleva un po’ di supporto morale. E poi pensavo che non avessimo in programma niente...”
“Lo so, infatti per quello era una sorpresa! Non ti preoccupare comunque, vai, ci sentiamo dopo se non fai tardi.”
Lei mi strinse amorevolmente e mi diede un bacio.
“Ti chiamo quando ho finito!”

Ebbi un vuoto mentale per qualche secondo. Ero ancora sotto il suo portone ed un brusio di voci disordinate si fece largo nel mio cervello. Sapevo bene cos’era. Tutti i miei propositi da bravo ragazzo fedele andarono in frantumi con la velocità di un lampo. Suonai il citofono. Costanza rispose.

“Chi è?”
“Fabrizio.”
“Marta è appena uscita.”
“Lo so.”
“E allora, che vuoi?”
“Aprimi.”
“Sì, ma che vuoi?!”
“Tu apri.”

Costanza mi aprì. Salii le scale con il cuore in gola e senza la minima idea di cosa fare. Avevo soltanto il cervello annebbiato da quello che volevo. Entrai in casa ancora col fiatone. La trovai sul tavolo della cucina, intenta a studiare. Era leggermente truccata, con un tocco di rimmel che le sottolineava le lunghe ciglia, e gli occhiali che la rendevano ancora più porca. Se li sfilò per squadrarmi con curiosità, notando il mio affanno.

“Ti prepari per la maratona?” mi disse scherzando.
Io non proferii parola. Ancora totalmente in stato confusionale, il mio corpo andava col pilota automatico. Mi posi davanti a lei e le presi il viso tra le mani iniziando a baciarla. Lei mi spinse via violentemente.
“Che cazzo fai?”
Rimasi congelato per un paio di secondi, mentre la consapevolezza del mio grave errore si faceva strada nella mia mente.
“Tanto lo so che vuoi scopare anche tu!” esclamai, ancora rintronato.
“Questo lo dici tu…” rispose schernendomi.
“Basta, ho capito il tuo gioco. Vuoi fare la superiore? Va bene, ci sei riuscita. Volevi vedermi ai tuoi piedi, implorante per una scopata? Hai vinto. Contenta?”
Lei si tolse gli occhiali e li poggiò con calma sul tavolo. Mi guardò colma di soddisfazione. Era quello che voleva.
“Vuoi giocare, ti piace giocare, eh?” sussurrò lei subdolamente.
“No, lo odio!” esclamai io ormai esausto. “Ma se è l’unico modo per scoparti, ci sto.”

Compiaciuta dalla mia ormai totale sottomissione, chiuse di scatto i libri e si alzò.
“Vado in doccia, vieni.” mi ordinò.
Poi cominciò a camminare verso il bagno, iniziando a spogliarsi e disseminando i suoi vestiti ovunque sul pavimento del corridoio come briciole di pane. Era totalmente nuda e scomparve alla mia vista dentro la porta della toilette.

Io la ammirai, rimanendo seduto al tavolo per qualche secondo. Poi, allupato come un quindicenne, le andai dietro camminando tra i suoi vestiti, inebriato dal suo fascino e ormai totalmente soggiogato da lei. Seguii le sue natiche che ondeggiavano come un cane che segue il richiamo del cibo ed entrai in bagno con lei. Mi chiusi la porta dietro le spalle e lei era di fronte a me, completamente come mamma l’ha fatta. Era un sogno. E forse era la volta buona.

Ormai credevo di essere arrivato all’obiettivo. Dopo un paio di secondi di ammirazione, cominciai a spogliarmi anch’io, immaginandomi già una calda e sensuale doccia con Costanza. Ma lei mi fermò immediatamente non appena misi le mani sulla mia maglietta per togliermela.
“Che fai?” mi chiese con durezza.
“Beh, pensav…”
Lei mi interruppe bruscamente.
“Le regole le faccio io, ricordi? Ora leccamela.” mi ordinò.

Non che mi dispiacesse. Costanza alzò la sua gamba destra e la poggiò sopra al lavandino. Rimase con le gambe a squadra ed io mi abbeverai alla sua fonte assaporando tutto ciò che trovai in mezzo alle sue gambe. Il suo odore ed i suoi sapori erano intensificati da quel turbinio di strane sensazioni che albergavano in me. La leccai vogliosamente per qualche minuto, mentre lei gemeva dal piacere e le mie mutande urlavano pietà, stanche per dover sopportare tutta quella pressione elastica data dalla mia erezione.

Lei lo notò e sembrò compiaciuta. Mi diede qualche palpata da sopra i pantaloni guardandomi dall’alto in basso e dicendomi: “Hai proprio questa gran voglia di scoparmi, eh?”
“Da morire!” esclamai io.

Dopo che fu arrivata all’orgasmo, mi fece sedere sul water e mi fece togliere i pantaloni e gli slip. Quindi, dandomi le spalle, si avvicinò a me e fece per sedersi sopra di me, infilandosi dentro il mio attrezzo più rigido che mai. Finalmente ero dentro di lei. Non potevo crederci. Con tutta l’umidità che aveva il suo pertugio, il mio cazzo fu avvolto da un improvviso e piacevole calore. Fece tre o quattro lenti squat sopra di me, poi si levò da quella posizione e si alzò in piedi.

Lo smarrimento fu evidente nei miei occhi. Lei si diresse verso la doccia, posizionata esattamente di fronte al water, ed aprì l’acqua. Mi guardò, notando sul mio volto un’espressione da cucciolo indifeso.
“Che c’è?” ebbe pure il coraggio di chiedermi.
Ormai sconsolato, restai in silenzio.
“Ah, scusa…” disse lei sarcasticamente.
Quindi, si riavvicinò a me e lo prese in bocca per qualche secondo. Continuava a farmi impazzire.

Si infilò in doccia, lasciando la porta aperta e dicendomi con malizia: “Fammi vedere quanto mi vuoi. Guardami e toccati.”
“Posso entrare in doccia?” le chiesi timidamente.
“Sì, però tieniti la maglietta.”
“Ma così si bagnerà…” tentati di ribattere con poca veemenza.
“E a me che importa?” disse lei fredda.

Non so quale perverso piacere le provocasse il trattarmi così, ma ormai era da un pezzo che avevo smesso di farmi domande ad avevo deciso di assecondarla in tutto e per tutto per riuscire a scoparmela.
Con quella visione davanti, il mio godere si dissipava per ogni parte del mio corpo e la mia asta era venosa e granitica. Cominciai a gemere ad alto volume, e le mie espressioni di piacere rimbombavano nell’aria del piccolo bagno.

Mentre la mia mano faceva su e giù freneticamente, sentivo la fastidiosa sensazione di bagnato data dalla maglietta che mi si appiccicava sul petto e sull’addome.
“Non so quale strana magia tu mi stia facendo, ma non ho mai goduto così tanto.” le dissi ormai in preda al piacere più totale.
Evidentemente eccitata da quelle parole, finalmente Costanza mostrò esplicitamente la sua voglia ed abbandonò per un attimo il suo ruolo da tiranna. Si inginocchiò di fronte a me, poi con voce goduriosa mi sussurrò: “Dammela tutta in faccia.”

Quelle parole furono la scintilla che fece esplodere il mio piacere come un detonatore. Mi lasciai andare a sensazioni indescrivibili, mentre caldi getti biancastri si fiondavano nell’aria raggiungendo il suo volto.
Il suo viso etereo era stato appena violato da decilitri di seme fumante, che lei si sciacquò via con l’aiuto del getto della doccia, dopo averlo in parte assaporato passandosi la lingua sulle labbra.

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Dovevo trovare un modo per riuscire a stare da solo a casa con Costanza. Stare tutti e tre insieme era diventato impossibile e temevo di venire scoperto da Marta, per cui declinavo tutti i suoi inviti a casa quando sapevo che c’era anche Costanza. Tra l’altro, neanche avevo il suo numero, quindi era anche impossibile organizzare un incontro, sempre che poi lei si prestasse a queste cose “standard”.

Così, passò qualche settimana e, senza vederla, calò parzialmente anche l’interesse per lei. Lontano dagli occhi, lontano dal pene.

Il giorno di San Valentino volli fare una sorpresa a Marta. Il 14 febbraio era anche due giorni il nostro quarto mesiversario, così avevo intenzione di fare una cosa carina piombandogli a casa e portandola a cena fuori, anche per sentirmi più a posto con la coscienza. Sapevo che sarebbe stata a casa a studiare a causa di un esame imminente, perciò, nel tardo pomeriggio, mi recai da lei con un mazzo di fiori.

Proprio mentre ero a pochi passi dal suo portone, la vidi uscire tutta trafelata. Lei intercettò il mio sguardo e mi notò, seminascosto dall’immensa composizione di rose che avevo davanti. Sgranò gli occhi.
“Amore!” esclamò avvicinandosi a me, “ma che ci fai qui?”
“Volevo farti una sorpresa, stare un po’ insieme e poi portarti a cena fuori…”
“Amore scusami ma mi ha appena chiamato Giorgia. È devastata, il ragazzo l’ha appena mollata e voleva un po’ di supporto morale. E poi pensavo che non avessimo in programma niente...”
“Lo so, infatti per quello era una sorpresa! Non ti preoccupare comunque, vai, ci sentiamo dopo se non fai tardi.”
Lei mi strinse amorevolmente e mi diede un bacio.
“Ti chiamo quando ho finito!”

Ebbi un vuoto mentale per qualche secondo. Ero ancora sotto il suo portone ed un brusio di voci disordinate si fece largo nel mio cervello. Sapevo bene cos’era. Tutti i miei propositi da bravo ragazzo fedele andarono in frantumi con la velocità di un lampo. Suonai il citofono. Costanza rispose.

“Chi è?”
“Fabrizio.”
“Marta è appena uscita.”
“Lo so.”
“E allora, che vuoi?”
“Aprimi.”
“Sì, ma che vuoi?!”
“Tu apri.”

Costanza mi aprì. Salii le scale con il cuore in gola e senza la minima idea di cosa fare. Avevo soltanto il cervello annebbiato da quello che volevo. Entrai in casa ancora col fiatone. La trovai sul tavolo della cucina, intenta a studiare. Era leggermente truccata, con un tocco di rimmel che le sottolineava le lunghe ciglia, e gli occhiali che la rendevano ancora più porca. Se li sfilò per squadrarmi con curiosità, notando il mio affanno.

“Ti prepari per la maratona?” mi disse scherzando.
Io non proferii parola. Ancora totalmente in stato confusionale, il mio corpo andava col pilota automatico. Mi posi davanti a lei e le presi il viso tra le mani iniziando a baciarla. Lei mi spinse via violentemente.
“Che cazzo fai?”
Rimasi congelato per un paio di secondi, mentre la consapevolezza del mio grave errore si faceva strada nella mia mente.
“Tanto lo so che vuoi scopare anche tu!” esclamai, ancora rintronato.
“Questo lo dici tu…” rispose schernendomi.
“Basta, ho capito il tuo gioco. Vuoi fare la superiore? Va bene, ci sei riuscita. Volevi vedermi ai tuoi piedi, implorante per una scopata? Hai vinto. Contenta?”
Lei si tolse gli occhiali e li poggiò con calma sul tavolo. Mi guardò colma di soddisfazione. Era quello che voleva.
“Vuoi giocare, ti piace giocare, eh?” sussurrò lei subdolamente.
“No, lo odio!” esclamai io ormai esausto. “Ma se è l’unico modo per scoparti, ci sto.”

Compiaciuta dalla mia ormai totale sottomissione, chiuse di scatto i libri e si alzò.
“Vado in doccia, vieni.” mi ordinò.
Poi cominciò a camminare verso il bagno, iniziando a spogliarsi e disseminando i suoi vestiti ovunque sul pavimento del corridoio come briciole di pane. Era totalmente nuda e scomparve alla mia vista dentro la porta della toilette.

Io la ammirai, rimanendo seduto al tavolo per qualche secondo. Poi, allupato come un quindicenne, le andai dietro camminando tra i suoi vestiti, inebriato dal suo fascino e ormai totalmente soggiogato da lei. Seguii le sue natiche che ondeggiavano come un cane che segue il richiamo del cibo ed entrai in bagno con lei. Mi chiusi la porta dietro le spalle e lei era di fronte a me, completamente come mamma l’ha fatta. Era un sogno. E forse era la volta buona.

Ormai credevo di essere arrivato all’obiettivo. Dopo un paio di secondi di ammirazione, cominciai a spogliarmi anch’io, immaginandomi già una calda e sensuale doccia con Costanza. Ma lei mi fermò immediatamente non appena misi le mani sulla mia maglietta per togliermela.
“Che fai?” mi chiese con durezza.
“Beh, pensav…”
Lei mi interruppe bruscamente.
“Le regole le faccio io, ricordi? Ora leccamela.” mi ordinò.

Non che mi dispiacesse. Costanza alzò la sua gamba destra e la poggiò sopra al lavandino. Rimase con le gambe a squadra ed io mi abbeverai alla sua fonte assaporando tutto ciò che trovai in mezzo alle sue gambe. Il suo odore ed i suoi sapori erano intensificati da quel turbinio di strane sensazioni che albergavano in me. La leccai vogliosamente per qualche minuto, mentre lei gemeva dal piacere e le mie mutande urlavano pietà, stanche per dover sopportare tutta quella pressione elastica data dalla mia erezione.

Lei lo notò e sembrò compiaciuta. Mi diede qualche palpata da sopra i pantaloni guardandomi dall’alto in basso e dicendomi: “Hai proprio questa gran voglia di scoparmi, eh?”
“Da morire!” esclamai io.

Dopo che fu arrivata all’orgasmo, mi fece sedere sul water e mi fece togliere i pantaloni e gli slip. Quindi, dandomi le spalle, si avvicinò a me e fece per sedersi sopra di me, infilandosi dentro il mio attrezzo più rigido che mai. Finalmente ero dentro di lei. Non potevo crederci. Con tutta l’umidità che aveva il suo pertugio, il mio cazzo fu avvolto da un improvviso e piacevole calore. Fece tre o quattro lenti squat sopra di me, poi si levò da quella posizione e si alzò in piedi.

Lo smarrimento fu evidente nei miei occhi. Lei si diresse verso la doccia, posizionata esattamente di fronte al water, ed aprì l’acqua. Mi guardò, notando sul mio volto un’espressione da cucciolo indifeso.
“Che c’è?” ebbe pure il coraggio di chiedermi.
Ormai sconsolato, restai in silenzio.
“Ah, scusa…” disse lei sarcasticamente.
Quindi, si riavvicinò a me e lo prese in bocca per qualche secondo. Continuava a farmi impazzire.

Si infilò in doccia, lasciando la porta aperta e dicendomi con malizia: “Fammi vedere quanto mi vuoi. Guardami e toccati.”
“Posso entrare in doccia?” le chiesi timidamente.
“Sì, però tieniti la maglietta.”
“Ma così si bagnerà…” tentati di ribattere con poca veemenza.
“E a me che importa?” disse lei fredda.

Non so quale perverso piacere le provocasse il trattarmi così, ma ormai era da un pezzo che avevo smesso di farmi domande ad avevo deciso di assecondarla in tutto e per tutto per riuscire a scoparmela.
Con quella visione davanti, il mio godere si dissipava per ogni parte del mio corpo e la mia asta era venosa e granitica. Cominciai a gemere ad alto volume, e le mie espressioni di piacere rimbombavano nell’aria del piccolo bagno.

Mentre la mia mano faceva su e giù freneticamente, sentivo la fastidiosa sensazione di bagnato data dalla maglietta che mi si appiccicava sul petto e sull’addome.
“Non so quale strana magia tu mi stia facendo, ma non ho mai goduto così tanto.” le dissi ormai in preda al piacere più totale.
Evidentemente eccitata da quelle parole, finalmente Costanza mostrò esplicitamente la sua voglia ed abbandonò per un attimo il suo ruolo da tiranna. Si inginocchiò di fronte a me, poi con voce goduriosa mi sussurrò: “Dammela tutta in faccia.”

Quelle parole furono la scintilla che fece esplodere il mio piacere come un detonatore. Mi lasciai andare a sensazioni indescrivibili, mentre caldi getti biancastri si fiondavano nell’aria raggiungendo il suo volto.
Il suo viso etereo era stato appena violato da decilitri di seme fumante, che lei si sciacquò via con l’aiuto del getto della doccia, dopo averlo in parte assaporato passandosi la lingua sulle labbra.

[CONTINUA...]
Racconto stupendo davvero lei è fantastica che padroncina subblime
 
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Tubamascherata

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8. Occhio per occhio, ginocchio per ginocchio

Rimasi in doccia per qualche altro minuto, mentre l’acqua mi scorreva addosso insieme ai pensieri. Ancora con la maglietta addosso, fradicio ed intontito, ammirai le forme sinuose di Costanza uscire dal box ed infilarsi l’accappatoio.

Lei cominciò ad asciugarsi con il phon, mentre cercavo di capire come giustificare con Marta la mia maglietta zuppa, oppure se fosse il caso di andarmene a casa e di tornare solo più tardi. Non feci né l’una né l’altra cosa, mi levai istintivamente la maglia mettendola a stendere a cavallo della doccia, senza minimamente pensare a cosa eventualmente dire a Marta nel caso l'avesse notata. Poi mi infilai il suo accappatoio rosa ed un enorme peso mi di depositò sullo stomaco sotto forma di senso di colpa.

Ma durò pochi secondi: di nuovo, fui attratto prepotentemente dal corpo nudo di Costanza. Rinfrancato dal suo modo di farmi concludere, meno dittatoriale del solito, presi coraggio e la cinsi da dietro unendo le mie mani sul suo ventre.

Lei non si scompose e continuò ad asciugarsi. I suoi capelli veleggiavano sotto il vento rovente dell’elettrodomestico, solleticandomi il collo. Ne approfittai per abbassare il raggio d’azione delle mie mani finendo sul suo pube ed accarezzando con le dita il suo monte di Venere appena ispido. Lei rimase inerme anche quando iniziai a massaggiare delicatamente le parti più lisce della sua zona intima.

Il primo dito andò in avanscoperta oltrepassando l’apertura, lei reagì soltanto con un respiro più profondo degli altri. Mi tornò in mente, come un’illuminazione divina, un particolare a cui prima non avevo fatto molto caso. Costanza sembrava particolarmente sensibile a tocchi e carezze sulla zona del ginocchio. L’avevo notato qualche minuto prima ed anche in occasione della mia prima esplorazione su di lei.

Una zona erogena apparentemente neutra ed inusuale che sembrava però suscitare in lei qualcosa di molto eccitante in aggiunta ai classici punti di piacere. Così, la mia mano destra lasciò il suo tiepido cunicolo per andarsi a concentrare nella suddetta zona. A quel punto, lei ebbe un vero e proprio sussulto.

“Che fai?” mi disse stizzita girandosi verso di me, forse conscia di essere stata colpita nel suo punto debole.
Bingo. Forse avevo trovato qualcosa che la faceva andare fuori di testa, ed avrei potuto ristabilire un rapporto paritario.
Non le dissi niente e proseguii nella mia azione di scardinamento, unendo all’azione combinata delle mie mani dei leggeri morsi sul collo.
Costanza iniziò ad inarcare la sua schiena all’indietro, facendola aderire al mio petto.
“Smettila…Ah!” esclamò mentre ogni segnale del suo corpo mi dimostrava l’esatto contrario.

Preso dalla veemenza, la rigirai e la spinsi schiena al muro per cominciare a baciarla. Lei quasi fece cadere il phon e si lasciò andare per la prima volta alle mie attenzioni. La sua mano si allungò verso il mio inguine dove qualcosa aveva ripreso immediatamente vita. Proseguii a baciarla, tastarla, e massaggiarla. Il profumo di pulito ed il suo corpo liscio stavano facendo il resto. Tra un bacio e l’altro, finalmente mi propose: “Andiamo in camera!”

Io aprii la porta praticamente con i piedi, non staccandomi neanche per mezzo secondo da tutte la parti di lei che stavo assaggiando, assaporando, esplorando, accarezzando. Continuai spingendola leggermente in linea retta per raggiungere la sua camera, posta esattamente di fronte al bagno. Lei mi stoppò.

“Facciamolo in camera di Marta!” mi propose.
“Ma perché?” risposi io allibito.
“Mi eccita…” rispose lei.
Inutile dire che, già il fatto che lei mi comunicasse il suo essere eccitata, suscitò in me una reazione a catena facendomi eccitare ancora di più. Ero pieno di sensi di colpa, ma ormai avevo anche varcato la soglia della dignità da parecchio, per cui non opposi troppa resistenza. Mi limitai a non dire niente.
“Se non vuoi però, no…” sussurrò lei con malizia.
Non era più dittatoriale. Aveva cambiato strategia, forse anche a causa del suo essere più eccitata e quindi più fragile, ma mi provocava comunque subdolamente con queste domande retoriche, alle quali sapeva che non avrei potuto rispondere di no.

Aprii la porta della stanza di Marta ancora una volta con i piedi, facendo indietreggiare Costanza fino a spingerla di schiena sul letto. Qui, le tolsi l’accappatoio e lo scaraventai per terra ed in un attimo fui sopra di lei. Mi svuotai frettolosamente le tasche sul comodino, estraendo cellulare e portafoglio, alla ricerca di un preservativo che non sembrava esserci. Lei lo intuì e afferrò la preoccupazione nei miei occhi.

“Cazzo!” esclamai quasi sottovoce.
Lei si fermò.
“Non ce l’hai?” mi domandò.
Scossi la testa.
“A me non importa.” disse lei. “Ma se non vuoi però…”
Ancora la sua maledetta tattica. Aveva cambiato strategia ma finiva sempre per mettermi in difficoltà. Se avesse detto così ad ogni ragazzo con cui andava, non ci sarebbe stato da stare granché sicuri. Ma in quella situazione, non potevo farmi scrupoli. Acconsentii. Le allargai leggermente le gambe, piegandogliele all’indietro ed avvicinai il mio bacino al suo. Entrai.

L’istante successivo al mio ingresso dentro di lei, ogni ipotetico pensiero su malattie, gravidanze e compagnia cantante sparì come per magia. Ero carico, e finalmente stavo facendo sesso con Costanza: trasferii tutto il mio impeto nei movimenti, muovendo forsennatamente il mio bacino come un danzatore del ventre. Il suo ginocchio destro, alla portata della mia mano, fu nuovamente bersaglio delle mie attenzioni, con conseguente godimento da parte sua.

Era la scena che mi stavo sognando da mesi: io sopra di lei, il contatto dei nostri genitali caldi ed umidi gli uni sugli altri, il suo seno che ondeggiava delicatamente seguendo l’andamento del mio incedere. Costanza che finalmente, complice il mio minuzioso lavoro sul suo ginocchio, si stava lasciando andare ad una sana eccitazione non inquinata dalle sue strategie tiranniche. Tutto sembrava perfetto, fino a quando il mio cellulare cominciò a vibrare rumorosamente sul comodino. Era Marta.

[CONTINUA...]
 

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Rimasi in doccia per qualche altro minuto, mentre l’acqua mi scorreva addosso insieme ai pensieri. Ancora con la maglietta addosso, fradicio ed intontito, ammirai le forme sinuose di Costanza uscire dal box ed infilarsi l’accappatoio.

Lei cominciò ad asciugarsi con il phon, mentre cercavo di capire come giustificare con Marta la mia maglietta zuppa, oppure se fosse il caso di andarmene a casa e di tornare solo più tardi. Non feci né l’una né l’altra cosa, mi levai istintivamente la maglia mettendola a stendere a cavallo della doccia, senza minimamente pensare a cosa eventualmente dire a Marta nel caso l'avesse notata. Poi mi infilai il suo accappatoio rosa ed un enorme peso mi di depositò sullo stomaco sotto forma di senso di colpa.

Ma durò pochi secondi: di nuovo, fui attratto prepotentemente dal corpo nudo di Costanza. Rinfrancato dal suo modo di farmi concludere, meno dittatoriale del solito, presi coraggio e la cinsi da dietro unendo le mie mani sul suo ventre.

Lei non si scompose e continuò ad asciugarsi. I suoi capelli veleggiavano sotto il vento rovente dell’elettrodomestico, solleticandomi il collo. Ne approfittai per abbassare il raggio d’azione delle mie mani finendo sul suo pube ed accarezzando con le dita il suo monte di Venere appena ispido. Lei rimase inerme anche quando iniziai a massaggiare delicatamente le parti più lisce della sua zona intima.

Il primo dito andò in avanscoperta oltrepassando l’apertura, lei reagì soltanto con un respiro più profondo degli altri. Mi tornò in mente, come un’illuminazione divina, un particolare a cui prima non avevo fatto molto caso. Costanza sembrava particolarmente sensibile a tocchi e carezze sulla zona del ginocchio. L’avevo notato qualche minuto prima ed anche in occasione della mia prima esplorazione su di lei.

Una zona erogena apparentemente neutra ed inusuale che sembrava però suscitare in lei qualcosa di molto eccitante in aggiunta ai classici punti di piacere. Così, la mia mano destra lasciò il suo tiepido cunicolo per andarsi a concentrare nella suddetta zona. A quel punto, lei ebbe un vero e proprio sussulto.

“Che fai?” mi disse stizzita girandosi verso di me, forse conscia di essere stata colpita nel suo punto debole.
Bingo. Forse avevo trovato qualcosa che la faceva andare fuori di testa, ed avrei potuto ristabilire un rapporto paritario.
Non le dissi niente e proseguii nella mia azione di scardinamento, unendo all’azione combinata delle mie mani dei leggeri morsi sul collo.
Costanza iniziò ad inarcare la sua schiena all’indietro, facendola aderire al mio petto.
“Smettila…Ah!” esclamò mentre ogni segnale del suo corpo mi dimostrava l’esatto contrario.

Preso dalla veemenza, la rigirai e la spinsi schiena al muro per cominciare a baciarla. Lei quasi fece cadere il phon e si lasciò andare per la prima volta alle mie attenzioni. La sua mano si allungò verso il mio inguine dove qualcosa aveva ripreso immediatamente vita. Proseguii a baciarla, tastarla, e massaggiarla. Il profumo di pulito ed il suo corpo liscio stavano facendo il resto. Tra un bacio e l’altro, finalmente mi propose: “Andiamo in camera!”

Io aprii la porta praticamente con i piedi, non staccandomi neanche per mezzo secondo da tutte la parti di lei che stavo assaggiando, assaporando, esplorando, accarezzando. Continuai spingendola leggermente in linea retta per raggiungere la sua camera, posta esattamente di fronte al bagno. Lei mi stoppò.

“Facciamolo in camera di Marta!” mi propose.
“Ma perché?” risposi io allibito.
“Mi eccita…” rispose lei.
Inutile dire che, già il fatto che lei mi comunicasse il suo essere eccitata, suscitò in me una reazione a catena facendomi eccitare ancora di più. Ero pieno di sensi di colpa, ma ormai avevo anche varcato la soglia della dignità da parecchio, per cui non opposi troppa resistenza. Mi limitai a non dire niente.
“Se non vuoi però, no…” sussurrò lei con malizia.
Non era più dittatoriale. Aveva cambiato strategia, forse anche a causa del suo essere più eccitata e quindi più fragile, ma mi provocava comunque subdolamente con queste domande retoriche, alle quali sapeva che non avrei potuto rispondere di no.

Aprii la porta della stanza di Marta ancora una volta con i piedi, facendo indietreggiare Costanza fino a spingerla di schiena sul letto. Qui, le tolsi l’accappatoio e lo scaraventai per terra ed in un attimo fui sopra di lei. Mi svuotai frettolosamente le tasche sul comodino, estraendo cellulare e portafoglio, alla ricerca di un preservativo che non sembrava esserci. Lei lo intuì e afferrò la preoccupazione nei miei occhi.

“Cazzo!” esclamai quasi sottovoce.
Lei si fermò.
“Non ce l’hai?” mi domandò.
Scossi la testa.
“A me non importa.” disse lei. “Ma se non vuoi però…”
Ancora la sua maledetta tattica. Aveva cambiato strategia ma finiva sempre per mettermi in difficoltà. Se avesse detto così ad ogni ragazzo con cui andava, non ci sarebbe stato da stare granché sicuri. Ma in quella situazione, non potevo farmi scrupoli. Acconsentii. Le allargai leggermente le gambe, piegandogliele all’indietro ed avvicinai il mio bacino al suo. Entrai.

L’istante successivo al mio ingresso dentro di lei, ogni ipotetico pensiero su malattie, gravidanze e compagnia cantante sparì come per magia. Ero carico, e finalmente stavo facendo sesso con Costanza: trasferii tutto il mio impeto nei movimenti, muovendo forsennatamente il mio bacino come un danzatore del ventre. Il suo ginocchio destro, alla portata della mia mano, fu nuovamente bersaglio delle mie attenzioni, con conseguente godimento da parte sua.

Era la scena che mi stavo sognando da mesi: io sopra di lei, il contatto dei nostri genitali caldi ed umidi gli uni sugli altri, il suo seno che ondeggiava delicatamente seguendo l’andamento del mio incedere. Costanza che finalmente, complice il mio minuzioso lavoro sul suo ginocchio, si stava lasciando andare ad una sana eccitazione non inquinata dalle sue strategie tiranniche. Tutto sembrava perfetto, fino a quando il mio cellulare cominciò a vibrare rumorosamente sul comodino. Era Marta.

[CONTINUA...]
eh no che cavolo non si sega il finale ahahahah
 

Ahia82

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Lei cominciò ad asciugarsi con il phon, mentre cercavo di capire come giustificare con Marta la mia maglietta zuppa, oppure se fosse il caso di andarmene a casa e di tornare solo più tardi. Non feci né l’una né l’altra cosa, mi levai istintivamente la maglia mettendola a stendere a cavallo della doccia, senza minimamente pensare a cosa eventualmente dire a Marta nel caso l'avesse notata. Poi mi infilai il suo accappatoio rosa ed un enorme peso mi di depositò sullo stomaco sotto forma di senso di colpa.

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Lei non si scompose e continuò ad asciugarsi. I suoi capelli veleggiavano sotto il vento rovente dell’elettrodomestico, solleticandomi il collo. Ne approfittai per abbassare il raggio d’azione delle mie mani finendo sul suo pube ed accarezzando con le dita il suo monte di Venere appena ispido. Lei rimase inerme anche quando iniziai a massaggiare delicatamente le parti più lisce della sua zona intima.

Il primo dito andò in avanscoperta oltrepassando l’apertura, lei reagì soltanto con un respiro più profondo degli altri. Mi tornò in mente, come un’illuminazione divina, un particolare a cui prima non avevo fatto molto caso. Costanza sembrava particolarmente sensibile a tocchi e carezze sulla zona del ginocchio. L’avevo notato qualche minuto prima ed anche in occasione della mia prima esplorazione su di lei.

Una zona erogena apparentemente neutra ed inusuale che sembrava però suscitare in lei qualcosa di molto eccitante in aggiunta ai classici punti di piacere. Così, la mia mano destra lasciò il suo tiepido cunicolo per andarsi a concentrare nella suddetta zona. A quel punto, lei ebbe un vero e proprio sussulto.

“Che fai?” mi disse stizzita girandosi verso di me, forse conscia di essere stata colpita nel suo punto debole.
Bingo. Forse avevo trovato qualcosa che la faceva andare fuori di testa, ed avrei potuto ristabilire un rapporto paritario.
Non le dissi niente e proseguii nella mia azione di scardinamento, unendo all’azione combinata delle mie mani dei leggeri morsi sul collo.
Costanza iniziò ad inarcare la sua schiena all’indietro, facendola aderire al mio petto.
“Smettila…Ah!” esclamò mentre ogni segnale del suo corpo mi dimostrava l’esatto contrario.

Preso dalla veemenza, la rigirai e la spinsi schiena al muro per cominciare a baciarla. Lei quasi fece cadere il phon e si lasciò andare per la prima volta alle mie attenzioni. La sua mano si allungò verso il mio inguine dove qualcosa aveva ripreso immediatamente vita. Proseguii a baciarla, tastarla, e massaggiarla. Il profumo di pulito ed il suo corpo liscio stavano facendo il resto. Tra un bacio e l’altro, finalmente mi propose: “Andiamo in camera!”

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“Facciamolo in camera di Marta!” mi propose.
“Ma perché?” risposi io allibito.
“Mi eccita…” rispose lei.
Inutile dire che, già il fatto che lei mi comunicasse il suo essere eccitata, suscitò in me una reazione a catena facendomi eccitare ancora di più. Ero pieno di sensi di colpa, ma ormai avevo anche varcato la soglia della dignità da parecchio, per cui non opposi troppa resistenza. Mi limitai a non dire niente.
“Se non vuoi però, no…” sussurrò lei con malizia.
Non era più dittatoriale. Aveva cambiato strategia, forse anche a causa del suo essere più eccitata e quindi più fragile, ma mi provocava comunque subdolamente con queste domande retoriche, alle quali sapeva che non avrei potuto rispondere di no.

Aprii la porta della stanza di Marta ancora una volta con i piedi, facendo indietreggiare Costanza fino a spingerla di schiena sul letto. Qui, le tolsi l’accappatoio e lo scaraventai per terra ed in un attimo fui sopra di lei. Mi svuotai frettolosamente le tasche sul comodino, estraendo cellulare e portafoglio, alla ricerca di un preservativo che non sembrava esserci. Lei lo intuì e afferrò la preoccupazione nei miei occhi.

“Cazzo!” esclamai quasi sottovoce.
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“A me non importa.” disse lei. “Ma se non vuoi però…”
Ancora la sua maledetta tattica. Aveva cambiato strategia ma finiva sempre per mettermi in difficoltà. Se avesse detto così ad ogni ragazzo con cui andava, non ci sarebbe stato da stare granché sicuri. Ma in quella situazione, non potevo farmi scrupoli. Acconsentii. Le allargai leggermente le gambe, piegandogliele all’indietro ed avvicinai il mio bacino al suo. Entrai.

L’istante successivo al mio ingresso dentro di lei, ogni ipotetico pensiero su malattie, gravidanze e compagnia cantante sparì come per magia. Ero carico, e finalmente stavo facendo sesso con Costanza: trasferii tutto il mio impeto nei movimenti, muovendo forsennatamente il mio bacino come un danzatore del ventre. Il suo ginocchio destro, alla portata della mia mano, fu nuovamente bersaglio delle mie attenzioni, con conseguente godimento da parte sua.

Era la scena che mi stavo sognando da mesi: io sopra di lei, il contatto dei nostri genitali caldi ed umidi gli uni sugli altri, il suo seno che ondeggiava delicatamente seguendo l’andamento del mio incedere. Costanza che finalmente, complice il mio minuzioso lavoro sul suo ginocchio, si stava lasciando andare ad una sana eccitazione non inquinata dalle sue strategie tiranniche. Tutto sembrava perfetto, fino a quando il mio cellulare cominciò a vibrare rumorosamente sul comodino. Era Marta.

[CONTINUA...]
bellissimo racconto.
posso chiederti di metter una foto (ovviamente generica) di un personaggio dello spettacolo che assomigli a Costanza ed una a Marta?
come fisicità e come fisionomia...
quindi che siano simili sia in volto che di corpo?

sono curioso
 

Renatonedapalemmo

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Tra tutte i racconti che ho letto qua questo farebbe fatica ad essere credibile pure se avessi scritto racconto di fantasia🤣🤣 però si apprezza l'impegno usato per scriverlo
 
OP
Tubamascherata

Tubamascherata

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bellissimo racconto.
posso chiederti di metter una foto (ovviamente generica) di un personaggio dello spettacolo che assomigli a Costanza ed una a Marta?
come fisicità e come fisionomia...
quindi che siano simili sia in volto che di corpo?

sono curioso
Con le dovute proporzioni, ma ci sono delle somiglianze con Charlie Murphy (Marta) e Tilly Keeper (Costanza), anche se a quest’ultima mancano le lentiggini.
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Tra tutte i racconti che ho letto qua questo farebbe fatica ad essere credibile pure se avessi scritto racconto di fantasia🤣🤣 però si apprezza l'impegno usato per scriverlo
Lo prendo per un complimento, ad ogni modo è curioso sapere che si reputi inverosimile un normale flirt tra universitari piuttosto che decine di mogli che si fanno trapanare da orde di uomini e madri che vanno con figli & incesti simili 😂🤷🏻‍♂️
 

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Napoletano1994

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Con le dovute proporzioni, ma ci sono delle somiglianze con Charlie Murphy (Marta) e Tilly Keeper (Costanza), anche se a quest’ultima mancano le lentiggini.
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Lo prendo per un complimento, ad ogni modo è curioso sapere che si reputi inverosimile un normale flirt tra universitari piuttosto che decine di mogli che si fanno trapanare da orde di uomini e madri che vanno con figli & incesti simili 😂🤷🏻‍♂️
Comunque due fighe imperiali c'è davvero
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Rispetto alle critiche non ti curare
 
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Tubamascherata

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Comunque due fighe imperiali c'è davvero
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Rispetto alle critiche non ti curare
Ovviamente ho premesso con le dovute precauzioni 😁 C'è da dire che Costanza è parecchio simile, soprattutto nello sguardo da stronza.

Marta, invece è più "normale" rispetto all'attrice che è molto più carina. Ma occhi e fossette sono più o meno quelli.
 

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