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In piena trance creativa dopo il racconto su Anastasia, ho iniziato a scriverne un altro relativo ad un altro episodio della mia vita sessuale/sentimentale, accaduto qualche anno dopo. Probabilmente è la storia più eccitante che abbia vissuto nella mia vita amorosa, così l'ho trasposta in racconto.
1. Lo spiraglio
Avevo appena iniziato la mia specializzazione in ingegneria meccanica, e da qualche settimana stavo frequentando Marta, una ragazza fuorisede del primo anno, di origine siciliana. Era una ragazza tranquilla, che mi aveva colpito per la sua semplicità e per i suoi modi da brava ragazza. Aveva un viso carino, che traspariva dolcezza; pur non essendo quella che solitamente viene definita una “gnocca”, era comunque sopra la media delle ragazze che studiavano ingegneria.
Alta sul metro e 65, aveva i capelli castani scuri poco più lunghi di un caschetto, che portava “scompigliati” oppure legati con un piccolo codino centrale portato indietro e la chioma laterale che scendeva a destra e a sinistra sulle spalle. I suoi occhi dolci, marroni tendenti al nero, precedevano un naso un po’ a patata, mentre la sua bocca disegnava ad ogni suo sorriso delle adorabili fossette sui lati delle labbra, particolare che mi ha sempre fatto impazzire.
Fisicamente, sembrava essere abbastanza equilibrata anche se l’outfit delle studentesse di ingegneria (solitamente jeans con felpone larghe), non permetteva tutte queste indagini approfondite. Dico sembrava perché, fino a quel momento, non l’avevo ancora vista nuda né in intimo.
La sua mentalità del sud la rendeva molto trattenuta, tanto che pensavo che fosse ancora vergine. In realtà, dopo la prima uscita, mi confessò di avere avuto un solo ragazzo ai tempi del liceo (al quale si era concessa dopo circa 8 mesi), quindi sapevo di doverci andare con calma. Però, non eravamo più al liceo, motivo per cui non avevo intenzione di aspettare così tanto anche io prima di battere chiodo.
Eravamo usciti quattro volte ed ero riuscito a strappare, oltre alle pomiciate comunque belle profonde, qualche fugace palpata di tetta e una mezza toccatina al pacco accennata da sopra le mutande in macchina. Io, specie l’ultima volta, manifestai con gesti e parole velate miste a battute, la volontà di andare fino in fondo e lei sembrò finalmente convincersi, spinta anche dalle sue più che comprensibili voglie da ventenne.
Marta abitava con una ragazza di nome Costanza, di un anno più grande di lei, che studiava scienze infermieristiche. L’avevo vista di sfuggita solo un paio di volte salendo a casa loro velocemente per riaccompagnarla e da subito mi era sembrata di una bellezza non indifferente.
Quel giorno salii a casa loro. Costanza era fuori da un po’ e non sarebbe dovuta rientrare molto presto, così ci accomodammo in camera di Marta. La loro casa era composta da un piccolo ingresso con saloncino e cucina separata da un archetto. Proseguendo, un piccolo corridoio con tre porte: in fondo, la camera di Marta, a sinistra quella di Costanza ed a destra il bagno.
Sul letto, cominciammo a baciarci con passione ed io fremevo per arrivare al sodo: una sega, un pompino, una scopata, non mi importava, avevo solo un impellente bisogno di liberare il mio seme.
Lei finalmente mi prese il pisello in mano, guardandomi quasi con riverenza e cercando incoraggiamento. Improvvisamente, però, si sentì il rumore della porta: Costanza era tornata. Marta raggelò.
“Costanza! È tornata!” esclamò sottovoce.
“E allora?” dissi senza scompormi.
Notai che la porta non era del tutto chiusa, ma lasciava un piccolo spiraglio che dava su un pezzo di corridoio e sulla porta della camera di Costanza. Marta lo indicò con lo sguardo. Io la confortai nuovamente.
“Ma figurati se si vede qualcosa! E poi lo sapeva che eravamo insieme, sicuramente si farà i cazzi suoi!” conclusi io con decisione.
In effetti, Costanza non proferì parola, e sentimmo il rumore della porta del bagno e la doccia che cominciò a fluire. Marta si tranquillizzò e ricomincio a massaggiarmi timorosamente il cazzo. Cercai di incoraggiarla velatamente a prendermelo in bocca, ponendole con tenerezza una mano dietro la nuca.
Dopo qualche titubanza, poggiò le sue labbra sul mio glande già sovradimensionato ricoprendolo con un sottile strato di saliva. Poi, sempre con discrezione, iniziò a scorrere per tutta la lunghezza. Finalmente stavo andando oltre il bacio con Marta ed ero contendo ed eccitato. Ma una parte della mia mente vagava più o meno inconsciamente su Costanza. Pensavo alle sue forme nude colpite dall’acqua scrosciante della doccia ad una sola parete di distanza da me.
Marta si impegnava e mi chiedeva conferma sul suo operato.
“Vado bene così?” mugugnò tra una succhiata e l’altra.
“Sei bravissima…prova ad andare un po’ più veloce...” le risposi io in verità non con tutta la sincerità del mondo.
Lei biascicò un “ok” a bocca piena ed aumentò la velocità. Cominciai a godere affannosamente e lei lo notò intimandomi: “Però avvisami quando stai per venire, ok?”
Probabilmente non le erano mai venuti in bocca e non era a suo agio con questa pratica. Complice la maggiore intensità, mi avvicinai all’orgasmo precipitevolmente. Proprio mentre il mio seme stava risalendo tutta l’uretra, la porta del bagno si aprì e Costanza si diresse verso la sua stanza.
Fu un attimo: la vidi da quella piccola fessura che la porta aveva lasciato aperta; aveva un asciugamano in testa ed un intimo azzurro. Feci in tempo giusto a vedere il suo culo scultoreo transitare in quello spiraglio per pochi passi e fu il colpo di grazia.
Iniziai ad eiaculare, accecato da quella visione, e solo dopo il primo fiotto tornai in me ed avvertii Marta, tardivamente.
“Marta, vengo!”
Lei tolse la bocca dal mio cazzo che pulsò per altre quattro o cinque volte in autonomia, zampillando come una fontana. Rimase scossa per un istante, poi abbozzò un sorriso e svicolando si recò in bagno, probabilmente per sputare.
Io restai inerme sul letto, ricoperto dal mio sperma che, dopo un volo di una ventina di centimetri, mi era rimpiombato sull’addome. Marta tornò dal bagno con un po’ di carta igienica, giustificandosi in parte per l’accaduto.
“Scusa, è che non sono abituata a farlo…” disse quasi arrossendo, “e poi tu non mi hai avvertito!”
“Perdonami, ero troppo preso…sei stata bravissima!” le risposi nuovamente con poca sincerità.
Intendiamoci, non fu il peggior pompino della mia vita, ma era indubbia la sua inesperienza in questa pratica. Comunque, rincuorata delle mie parole, mi aiutò a ripulirmi e mi diede un bacio accoccolandosi a me. Io la accarezzai dolcemente. Era una brava ragazza e mi piaceva. Ma una parte dei miei pensieri andò ancora a Costanza ed al suo fisico incredibile che mi era appena apparso davanti come una visione mistica.
[CONTINUA...]
Scusate per l'errore nel titolo. Ovviamente è si "ottiene". Se qualcuno dello staff può modificarlo, sarebbe perfetto, grazie. @PhicaMaster
1. Lo spiraglio
Avevo appena iniziato la mia specializzazione in ingegneria meccanica, e da qualche settimana stavo frequentando Marta, una ragazza fuorisede del primo anno, di origine siciliana. Era una ragazza tranquilla, che mi aveva colpito per la sua semplicità e per i suoi modi da brava ragazza. Aveva un viso carino, che traspariva dolcezza; pur non essendo quella che solitamente viene definita una “gnocca”, era comunque sopra la media delle ragazze che studiavano ingegneria.
Alta sul metro e 65, aveva i capelli castani scuri poco più lunghi di un caschetto, che portava “scompigliati” oppure legati con un piccolo codino centrale portato indietro e la chioma laterale che scendeva a destra e a sinistra sulle spalle. I suoi occhi dolci, marroni tendenti al nero, precedevano un naso un po’ a patata, mentre la sua bocca disegnava ad ogni suo sorriso delle adorabili fossette sui lati delle labbra, particolare che mi ha sempre fatto impazzire.
Fisicamente, sembrava essere abbastanza equilibrata anche se l’outfit delle studentesse di ingegneria (solitamente jeans con felpone larghe), non permetteva tutte queste indagini approfondite. Dico sembrava perché, fino a quel momento, non l’avevo ancora vista nuda né in intimo.
La sua mentalità del sud la rendeva molto trattenuta, tanto che pensavo che fosse ancora vergine. In realtà, dopo la prima uscita, mi confessò di avere avuto un solo ragazzo ai tempi del liceo (al quale si era concessa dopo circa 8 mesi), quindi sapevo di doverci andare con calma. Però, non eravamo più al liceo, motivo per cui non avevo intenzione di aspettare così tanto anche io prima di battere chiodo.
Eravamo usciti quattro volte ed ero riuscito a strappare, oltre alle pomiciate comunque belle profonde, qualche fugace palpata di tetta e una mezza toccatina al pacco accennata da sopra le mutande in macchina. Io, specie l’ultima volta, manifestai con gesti e parole velate miste a battute, la volontà di andare fino in fondo e lei sembrò finalmente convincersi, spinta anche dalle sue più che comprensibili voglie da ventenne.
Marta abitava con una ragazza di nome Costanza, di un anno più grande di lei, che studiava scienze infermieristiche. L’avevo vista di sfuggita solo un paio di volte salendo a casa loro velocemente per riaccompagnarla e da subito mi era sembrata di una bellezza non indifferente.
Quel giorno salii a casa loro. Costanza era fuori da un po’ e non sarebbe dovuta rientrare molto presto, così ci accomodammo in camera di Marta. La loro casa era composta da un piccolo ingresso con saloncino e cucina separata da un archetto. Proseguendo, un piccolo corridoio con tre porte: in fondo, la camera di Marta, a sinistra quella di Costanza ed a destra il bagno.
Sul letto, cominciammo a baciarci con passione ed io fremevo per arrivare al sodo: una sega, un pompino, una scopata, non mi importava, avevo solo un impellente bisogno di liberare il mio seme.
Lei finalmente mi prese il pisello in mano, guardandomi quasi con riverenza e cercando incoraggiamento. Improvvisamente, però, si sentì il rumore della porta: Costanza era tornata. Marta raggelò.
“Costanza! È tornata!” esclamò sottovoce.
“E allora?” dissi senza scompormi.
Notai che la porta non era del tutto chiusa, ma lasciava un piccolo spiraglio che dava su un pezzo di corridoio e sulla porta della camera di Costanza. Marta lo indicò con lo sguardo. Io la confortai nuovamente.
“Ma figurati se si vede qualcosa! E poi lo sapeva che eravamo insieme, sicuramente si farà i cazzi suoi!” conclusi io con decisione.
In effetti, Costanza non proferì parola, e sentimmo il rumore della porta del bagno e la doccia che cominciò a fluire. Marta si tranquillizzò e ricomincio a massaggiarmi timorosamente il cazzo. Cercai di incoraggiarla velatamente a prendermelo in bocca, ponendole con tenerezza una mano dietro la nuca.
Dopo qualche titubanza, poggiò le sue labbra sul mio glande già sovradimensionato ricoprendolo con un sottile strato di saliva. Poi, sempre con discrezione, iniziò a scorrere per tutta la lunghezza. Finalmente stavo andando oltre il bacio con Marta ed ero contendo ed eccitato. Ma una parte della mia mente vagava più o meno inconsciamente su Costanza. Pensavo alle sue forme nude colpite dall’acqua scrosciante della doccia ad una sola parete di distanza da me.
Marta si impegnava e mi chiedeva conferma sul suo operato.
“Vado bene così?” mugugnò tra una succhiata e l’altra.
“Sei bravissima…prova ad andare un po’ più veloce...” le risposi io in verità non con tutta la sincerità del mondo.
Lei biascicò un “ok” a bocca piena ed aumentò la velocità. Cominciai a godere affannosamente e lei lo notò intimandomi: “Però avvisami quando stai per venire, ok?”
Probabilmente non le erano mai venuti in bocca e non era a suo agio con questa pratica. Complice la maggiore intensità, mi avvicinai all’orgasmo precipitevolmente. Proprio mentre il mio seme stava risalendo tutta l’uretra, la porta del bagno si aprì e Costanza si diresse verso la sua stanza.
Fu un attimo: la vidi da quella piccola fessura che la porta aveva lasciato aperta; aveva un asciugamano in testa ed un intimo azzurro. Feci in tempo giusto a vedere il suo culo scultoreo transitare in quello spiraglio per pochi passi e fu il colpo di grazia.
Iniziai ad eiaculare, accecato da quella visione, e solo dopo il primo fiotto tornai in me ed avvertii Marta, tardivamente.
“Marta, vengo!”
Lei tolse la bocca dal mio cazzo che pulsò per altre quattro o cinque volte in autonomia, zampillando come una fontana. Rimase scossa per un istante, poi abbozzò un sorriso e svicolando si recò in bagno, probabilmente per sputare.
Io restai inerme sul letto, ricoperto dal mio sperma che, dopo un volo di una ventina di centimetri, mi era rimpiombato sull’addome. Marta tornò dal bagno con un po’ di carta igienica, giustificandosi in parte per l’accaduto.
“Scusa, è che non sono abituata a farlo…” disse quasi arrossendo, “e poi tu non mi hai avvertito!”
“Perdonami, ero troppo preso…sei stata bravissima!” le risposi nuovamente con poca sincerità.
Intendiamoci, non fu il peggior pompino della mia vita, ma era indubbia la sua inesperienza in questa pratica. Comunque, rincuorata delle mie parole, mi aiutò a ripulirmi e mi diede un bacio accoccolandosi a me. Io la accarezzai dolcemente. Era una brava ragazza e mi piaceva. Ma una parte dei miei pensieri andò ancora a Costanza ed al suo fisico incredibile che mi era appena apparso davanti come una visione mistica.
[CONTINUA...]
Scusate per l'errore nel titolo. Ovviamente è si "ottiene". Se qualcuno dello staff può modificarlo, sarebbe perfetto, grazie. @PhicaMaster
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