Esperienza reale Racconto di fantasia Il diciottesimo compleanno

Alessio Lucci

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Era il suo diciottesimo compleanno, lei era Valeria, la figlia del mio migliore amico e socio in affari ormai da anni. Quella sera mi presentai alla sua festa insieme a mia moglie.

Valeria era fresca, sexy, intrigante ma prima di allora non l'avevo mai vista come una possibile preda sessuale. In fondo poteva essere mia figlia.

Quella sera però qualcosa si era risvegliato. Sarà stato il rossetto rosso fuoco sulle labbra. O la vertiginosa mini, o forse il tacco 12 oppure la generosa scollatura e i capezzoli che bucavano la sottilissima stoffa del vestitino che indossava.

Fatto sta che mentre la guardavo ballare seduto accanto a mia moglie iniziai a fantasticare su come sarebbe stato scoparmela a pecorina mentre la tenevo per i capelli. Pensavo a quanti cazzi aveva succhiato la sua giovane boccuccia e se aveva già provato il sapore dello sperma.

Suo padre, il mio migliore amico, era lì a pochi metri da me mentre io immaginavo di scoparmi la figlia nei peggiori dei modi possibili. La sera, tornato a casa, sfogai l'eccitazione con una veloce sega in bagno. Ma non mi bastò.

Tornato a letto scopai mia moglie con una foga che non avevo da tempo e mentre lo facevo, ovviamente, nella mia testa c'era solo lei. Valeria.

Sperai che mi passasse. E pensai che mi fosse passata finché un pomeriggio, alla chiusura dello studio, sentì suonare il citofono.

"Sono Vale"

Sbiancai, ma per fortuna nessuno poteva vederlo. Ero rimasto solo.

"Guarda che tuo padre è già andato via..."

"Lo so, devo prendere una cosa. Mi apri?"
 

armarettale

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Era il suo diciottesimo compleanno, lei era Valeria, la figlia del mio migliore amico e socio in affari ormai da anni. Quella sera mi presentai alla sua festa insieme a mia moglie.

Valeria era fresca, sexy, intrigante ma prima di allora non l'avevo mai vista come una possibile preda sessuale. In fondo poteva essere mia figlia.

Quella sera però qualcosa si era risvegliato. Sarà stato il rossetto rosso fuoco sulle labbra. O la vertiginosa mini, o forse il tacco 12 oppure la generosa scollatura e i capezzoli che bucavano la sottilissima stoffa del vestitino che indossava.

Fatto sta che mentre la guardavo ballare seduto accanto a mia moglie iniziai a fantasticare su come sarebbe stato scoparmela a pecorina mentre la tenevo per i capelli. Pensavo a quanti cazzi aveva succhiato la sua giovane boccuccia e se aveva già provato il sapore dello sperma.

Suo padre, il mio migliore amico, era lì a pochi metri da me mentre io immaginavo di scoparmi la figlia nei peggiori dei modi possibili. La sera, tornato a casa, sfogai l'eccitazione con una veloce sega in bagno. Ma non mi bastò.

Tornato a letto scopai mia moglie con una foga che non avevo da tempo e mentre lo facevo, ovviamente, nella mia testa c'era solo lei. Valeria.

Sperai che mi passasse. E pensai che mi fosse passata finché un pomeriggio, alla chiusura dello studio, sentì suonare il citofono.

"Sono Vale"

Sbiancai, ma per fortuna nessuno poteva vederlo. Ero rimasto solo.

"Guarda che tuo padre è già andato via..."

"Lo so, devo prendere una cosa. Mi apri?"
Deve prendere la mazza ahahah!
 

xxxsorca-hunter

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Era il suo diciottesimo compleanno, lei era Valeria, la figlia del mio migliore amico e socio in affari ormai da anni. Quella sera mi presentai alla sua festa insieme a mia moglie.

Valeria era fresca, sexy, intrigante ma prima di allora non l'avevo mai vista come una possibile preda sessuale. In fondo poteva essere mia figlia.

Quella sera però qualcosa si era risvegliato. Sarà stato il rossetto rosso fuoco sulle labbra. O la vertiginosa mini, o forse il tacco 12 oppure la generosa scollatura e i capezzoli che bucavano la sottilissima stoffa del vestitino che indossava.

Fatto sta che mentre la guardavo ballare seduto accanto a mia moglie iniziai a fantasticare su come sarebbe stato scoparmela a pecorina mentre la tenevo per i capelli. Pensavo a quanti cazzi aveva succhiato la sua giovane boccuccia e se aveva già provato il sapore dello sperma.

Suo padre, il mio migliore amico, era lì a pochi metri da me mentre io immaginavo di scoparmi la figlia nei peggiori dei modi possibili. La sera, tornato a casa, sfogai l'eccitazione con una veloce sega in bagno. Ma non mi bastò.

Tornato a letto scopai mia moglie con una foga che non avevo da tempo e mentre lo facevo, ovviamente, nella mia testa c'era solo lei. Valeria.

Sperai che mi passasse. E pensai che mi fosse passata finché un pomeriggio, alla chiusura dello studio, sentì suonare il citofono.

"Sono Vale"

Sbiancai, ma per fortuna nessuno poteva vederlo. Ero rimasto solo.

"Guarda che tuo padre è già andato via..."

"Lo so, devo prendere una cosa. Mi apri?"
e poi? questo sembra un pre-intro
 
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Alessio Lucci

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Quando aprì la porta me la trovai davanti. Bellissima anche se meno truccata di quella sera. Capelli ricci, lunghi, sciolti sulla schiena.

"Ciao Ale, ti disturbo?", mi chiese entrando.

Il suo passaggio lasciò una scia di profumo inebriante. Lo sguardo mi cadde sul culetto alto e sodo da diciottenne, perfettamente fasciato dalla tutina aderentissima che indossava. Ai piedi due stivali da cavallerizza.

"No no...non mi disturbi, stavo sbrigando un po' di lavoro arretrato".

Valeria si voltò un attimo verso di me e sfoderò un sorriso che mi stese: "Tranquillo, non ti rompo per molto, prendo quello che devo prendere e vado via".

Se solo avesse saputo che in quel momento la immaginavo a pecora sulla scrivania del padre mentre la penetravo da dietro facendola urlare di piacere....

"Ok...io torno di là allora, fai con comodo" riuscì a rispondere prima di scappare nel mio ufficio.

Passarono più di venti minuti e mentre Valeria cercava nella stanza del padre, la mia mente volava. Il cazzo iniziava a farmi male dentro i pantaloni.

Avrei dovuto andare a sfogarmi in bagno, lo so, ma l'eccitazione era troppa così decisi di tirarlo fuori e iniziare a masturbarmi lentamente seduto alla scrivania.

Socchiusi leggermente gli occhi mentre continuavo la sega e quando li riaprì era troppo tardi. Valeria era sulla porta del mio ufficio.

I nostri sguardi si incrociarono. Cercai di ricompormi il più rapidamente possibile ma ormai aveva visto tutto.

"Scusami....non so cosa mi è preso" biascicai provando a giustificarmi.

Valeria mi guardava seria. Per un attimo temetti che scappasse via per raccontare tutto al padre.

"Sega time?", disse improvvisamente scoppiando in una fragorosa risata. Rimasi in silenzio, mortificato ed eccitato allo stesso tempo da quella reazione divertita ed inattesa. A quel punto Valeria si avvicinò.

"Tranquillo che non lo dico a papà...resterà il nostro segreto. Ora finisci pure con calma, io vado" mi sussurrò all'orecchio stampandomi un bacio sulla guancia.
 
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Alessio Lucci

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Non incontrai più Valeria per settimane. Il pensiero che avesse visto il mio cazzo duro però mi balenava spesso nella testa e ogni volta dovevo prenderlo in mano fino a raggiungere l’orgasmo proprio come avevo fatto quel giorno in ufficio.

Vittorio, suo padre e mio socio, invitò me e la mia compagna a casa da loro per la cena di Natale. L’idea di sedere allo stesso tavolo con Valeria mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo. Ma non avevo scuse per rifiutare il gentile invito di Vittorio.

I giorni prima non facevo che pensare a cosa sarebbe successo. La sera precedente non chiusi occhio. Neppure la solita sega e una lunga scopata con Chiara, la mia compagna, riuscirono a rilassarmi.

Ad aprirci la porta fu proprio Valeria. Restai senza fiato. Indossava un mini-abito rosso, generosamente scollato, calze velate nere e un paio di scarpe rosse tacco 12. Quando si voltò per farci strada lo sguardo mi cadde inevitabilmente su quel culetto sodo che sognavo ormai da mesi.

Prima di sederci a tavola per cena, ci accomodammo sui divani del salone per un breve aperitivo. Forse per caso, o forse no, Valeria si posizionò esattamente di fronte a me. E quando i nostri sguardi si incrociarono accavallò le gambe allargandole leggermente in modo che potessi sbirciare il perizoma che indossava sotto il vestito.

Dopo una ventina di minuti ci alzammo, Chiara chiese di poter andare in bagno per lavarsi le mani. Valeria ne approfittò per avvicinarsi: “E tu? Non vai in bagno?” mi sussurrò all’orecchio con la sua vocina sexy.

Quella ragazzina mi stava provocando. Resistere tutta la sera sarebbe stato difficile ma dovevo riuscirci. Cercai di guardarla il meno possibile, ma ogni volta che incrociavo il suo sguardo per caso, lei trovava sempre il modo di stimolarmi. D’altronde le bastava davvero poco: un battito di ciglia, gli occhioni da gattina o leccarsi le labbra voluttuosa con la scusa di assaporare meglio ciò che stava gustando.

Eravamo arrivati al dolce quando sentì qualcosa toccarmi la gamba. Sbirciai sotto la tovaglia e intravidi il piede velato di Valeria che mi massaggiava il polpaccio. La guardai.

“Io vado un attimo in bagno”, annunciò a voce alta strizzandomi l’occhio.
 

Timido1994

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Non incontrai più Valeria per settimane. Il pensiero che avesse visto il mio cazzo duro però mi balenava spesso nella testa e ogni volta dovevo prenderlo in mano fino a raggiungere l’orgasmo proprio come avevo fatto quel giorno in ufficio.

Vittorio, suo padre e mio socio, invitò me e la mia compagna a casa da loro per la cena di Natale. L’idea di sedere allo stesso tavolo con Valeria mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo. Ma non avevo scuse per rifiutare il gentile invito di Vittorio.

I giorni prima non facevo che pensare a cosa sarebbe successo. La sera precedente non chiusi occhio. Neppure la solita sega e una lunga scopata con Chiara, la mia compagna, riuscirono a rilassarmi.

Ad aprirci la porta fu proprio Valeria. Restai senza fiato. Indossava un mini-abito rosso, generosamente scollato, calze velate nere e un paio di scarpe rosse tacco 12. Quando si voltò per farci strada lo sguardo mi cadde inevitabilmente su quel culetto sodo che sognavo ormai da mesi.

Prima di sederci a tavola per cena, ci accomodammo sui divani del salone per un breve aperitivo. Forse per caso, o forse no, Valeria si posizionò esattamente di fronte a me. E quando i nostri sguardi si incrociarono accavallò le gambe allargandole leggermente in modo che potessi sbirciare il perizoma che indossava sotto il vestito.

Dopo una ventina di minuti ci alzammo, Chiara chiese di poter andare in bagno per lavarsi le mani. Valeria ne approfittò per avvicinarsi: “E tu? Non vai in bagno?” mi sussurrò all’orecchio con la sua vocina sexy.

Quella ragazzina mi stava provocando. Resistere tutta la sera sarebbe stato difficile ma dovevo riuscirci. Cercai di guardarla il meno possibile, ma ogni volta che incrociavo il suo sguardo per caso, lei trovava sempre il modo di stimolarmi. D’altronde le bastava davvero poco: un battito di ciglia, gli occhioni da gattina o leccarsi le labbra voluttuosa con la scusa di assaporare meglio ciò che stava gustando.

Eravamo arrivati al dolce quando sentì qualcosa toccarmi la gamba. Sbirciai sotto la tovaglia e intravidi il piede velato di Valeria che mi massaggiava il polpaccio. La guardai.

“Io vado un attimo in bagno”, annunciò a voce alta strizzandomi l’occhio.
Minchia che troia Valeria
 
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Alessio Lucci

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Dovevo trovare assolutamente una scusa per seguire Valeria. Mi ricordai che avevo posato il cappotto nella stanza accanto al bagno.

"Scusate, ho lasciato le sigarette nella tasca del cappotto, le prendo e me ne fumo una sul balcone dello studio così evito di raffreddare l'ambiente" dissi alzandomi rapidamente dalla sedia.

"Vuoi che ti faccia compagnia?" mi chiese gentilmente Vittorio.

"No no, grazie, faccio subito. Fuori c'è freddo" risposi prontamente.

Ero riuscito a liberarmi con un'ottima idea. Le sigarette mi permettevano di alzarmi da tavola e anche di prendere tempo. Valeria mi aspettava appoggiata alla porta del bagno.

"Ce ne hai messo di tempo...seguimi dai" mi sussurrò guardandomi dritta negli occhi.

Mi prese per mano guidandomi nella stanza in fondo al corridoio. Appena dentro capì subito che era la sua stanza.

L'invito mi sembrava chiaro, provai ad avvicinarmi per baciarla.

"Fermo o mi metto a urlare", mi disse Valeria respingendomi con due mani sul petto.

La guardai incazzato: "Allora perché siamo qui?"

Valeria si sedette sul letto e allargò le gambe: "Perché so che stai morendo dalla voglia di farti un'altra sega".

In realtà avrei voluto molto di più. Ma l'occasione era comunque ghiotta e non volevo farmela sfuggire. Avevo poco tempo.

Mi abbassai la zip e uscì velocemente il cazzo già duro guardandola fisso.

"Mmmm....allora mi ricordavo bene...." disse languida infilandosi una mano tra le cosce.

"Cosa ti ricordavi?" provai a chiederle mentre iniziavo a segarmi lentamente.

Valeria si alzò dal letto e venne dietro di me, sentì il profumo dei suoi capelli: "Che hai proprio un bel cazzo....secondo me quella frigida di Chiara non se lo gode abbastanza", mi sussurrò all'orecchio.

La figlia del mio socio era proprio una troietta. E mi eccitava da pazzi. Dopo pochi colpi ero già vicino al culmine del piacere.

"Valeria devo venire....non ce la faccio più..." la implorai.

Era tornata di fronte a me e mi guardò con un'espressione di superiorità: "Già devi venire? Beh, peggio per te....non ti azzardare a sporcarmi la stanza".

"Allora aiutami tu...." provai a chiederle.

Valeria sorrise: "Scordatelo porco....se vuoi sborrare fallo nei tuoi boxer"

"Ma..." cercai di obiettare.

Valeria fece per andare via: "Allora niente, torniamo di là".

Basta, era troppo. La afferrai per un braccio: "Okok, però siediti davanti a me".

Valeria sorrise di nuovo: "E certo...stavolta lo spettacolo non me lo perdo".

Dopo un paio di rapidi colpi riempì i miei boxer di sperma sotto lo sguardo compiaciuto di Valeria che vide la chiazza allargarsi sempre di più sulla stoffa.

"Eh sì...mi sa che con Chiara non scopi abbastanza" osservò ridendo.

Tirai su la zip e stavo per uscire dalla stanza.

"Aspetta...." Valeria mi fermò. "Dammi il cellulare", mi ordinò.

Non sapevo cosa volesse farci, ma obbedì. Ero totalmente in balia di quella ragazzina.

Valeria prese il mio cellulare in mano e digitò qualcosa. Quindi me lo restituì.

"Mi faccio sentire io, porco" mi sussurrò all'orecchio stampandomi un bacio sulla guancia prima di uscire dalla stanza.

Controllai rapidamente in rubrica. Era come pensavo. Valeria aveva salvato il suo numero. Il gioco non era ancora finito.
 
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