Di buon ora arrivai sotto casa e aspettai, come fanno i fidanzati.
Sentii bussare al vetro, entrò velocemente. Ci scambiammo Un bacio sulla guancia, gli zii erano alla finestra, un rapido saluto, poi partimmo.
Io ero vestito sportivo, giacca e tuta come mi aveva detto. La fanciulla si faceva intraprendente, e questo mi piaceva. Lei era vestita con una mini gonna molto simile a quella della foto, un rossetto accennato, un filo di trucco e niente più. Non mi sono mai piaciute le donne truccate pese. Né tantomeno i profumi pungenti. Era bella. Mentre ci avviamo gli misi subito una mano sulla coscia, lei fece altrettanto.
A: che buon profumo, fammi sentire meglio.
Lei si avvicinò e io inspirai profondamente, era davvero inebriante. Approfittai e la baciai sul collo con la lingua a contatto, non riuscivo a smettere, sentii la mano di Michela avvicinarsi al pacco e ci mise la mano sopra con un leggero massaggio. Si percepiva che aveva un grande voglia. Con la coda dell’occhio guardai la strada, giusto in tempo per schivare una macchina in senso opposto. Sterzai violentemente e lei fece un sussulto di paura, strizzandomi le palle. Cacciai un urlo di dolore improvviso, e mi rimisi in carreggiata.
M: scusa scusa!
A: un pochino più forte e avrei cantato, come Farinelli.
M: e chi è Farinelli?
A: un cantante castrato!
A: la gara è andata bene
M: si per fortuna mi sono concentrata, ma subito dopo che tu eri andato via, avevo l’odore del cazzo sulle mani ed è stato difficile. Avevo voglia di toccarmi, ma sono venute delle atlete a spogliarsi e ho desistito. Ma mi vuoi davvero portare al cinema? Ho paura che ci riconoscono, non mi sento tranquilla. A me poi mi viene voglia di baciarti, è un casino.
A: non ho mai avuto intenzione di portarti al cinema, hai ragione è troppo rischioso. So un posticino molto isolato e tranquillo.
M: ma è sicuro?
A: si , è una corte, dove ci sono due macchine, sembra abitato, ma non c’è nessuno.
Arrivammo sul posto, nascosi la macchina dietro ad una stalla.
Eravamo vogliosi, mi tolsi subito la tuta di sopra lei fece altrettanto con la giacca e si buttò letteralmente su di me. Si mise con parte delle spalle appoggiata al mio finestrino lato guida, e era rivolta verso di me di lato, Io la avvinghiai con tutte e due le braccia, poi lei allungò le gambe sul sedile passeggero. Ci baciammo intensamente, limonammo veramente duro per minuti. Ogni tanto si fermava per incrociare i miei occhi, sospirava, si vedeva che era cotta.
M: non sai quanto ti ho desiderato in questi due anni. Per me è un sogno essere qui ora. La baciai di nuovo ma molto dolcemente e intanto mi feci largo tra le sue gambe. Lei le divaricò un poco, ma la posizione non era ideale.
M: aspetta tolgo la gonna
Un paio di movimenti e la gonna scivolo via, a quel punto avevo via libera verso le sue mutandine, divaricò nuovamente le gambe, stava aspettando impazientemente le mie mani.
Che arrivarono sul posto, massaggiando la passerina già ampiamente bagnata.
Il limonaggio riprese più duro, io approfittai di spostare le mutandine per esplorare quel ben di Dio, lei senza staccare la bocca dalla mia se le sfilò. Massaggiai le labbra con un movimento circolare, lei si staccava continuamente dalla mia bocca per riprendere fiato. Ansimava forte. Era un lago sotto. Per un attimo tolsi la mano per sbottonare la camicia, volevo vedere le sue tette meravigliose .
M: faccio io, te ritorna subito giù non ti fermare.
La ragazza aveva una voglia immane. Quelle frasi mi fecero un effetto prorompente sulla cappella.
Rimase in reggiseno, era un panorama unico.
A: sposta tutto ho voglia di prendertele in bocca.
Favorì l’operazione slacciandosi il reggiseno, spostandosi ancora di più a lato mentre con la mano sinistra si agguantava al poggiatesta del mio sedile.
Vorrei aver avuto quattro mani e due lingue, per fare tutto quello che desideravo.
Intanto con il dito medio entrai della patatina e iniziai una lenta ma costante esplorazione mentre nel contempo leccavo avidamente i suoi capezzoli.
M: oddio siiii, mamma mia, mamma miaaa.
A: non c’è mamma, ora ci sono io e tra poco lo sentirai di più che ci sono solo io.
Spostò la testa oltre la mia spalla, ormai gemeva di brutto, calai l’asso finale stimolando un poco il clitoride con il pollice.
Era un bagno, la macchina era completamente appannata. Il mio cazzo si fece ancora più sentire. Lei non si trattenne più.
M: basta basta, lo voglio, lo voglioo
Si spostò sul lato passeggero, io mi abbassai i pantaloni ma non feci in tempo a togliere gli slip, che lei mi anticipò di netto.
Si fiondò sulla cappella e la leccò avidamente, serrando la mano sinistra sull’asta e la destra sulle palle massaggiandole.
Per un attimo pensai che il ragazzetto l’aveva istruita bene e i due mesi passati a leccare la cappella e la fava avevano portato dei buoni risultati, anche a distanza di anni. Ma non aveva fatto un buon lavoro con i pompini, perché lei nella foga di averlo in bocca, affondò i suoi denti sulla cappella gonfia.
Spostai con energia la sua testa e cacciai un urlo da lupo mannaro, uscii dalla macchina con un dolore atroce, cercai di guardai la cappella con la luce della luna ma poi rientrai in macchina per vedere meglio, accesi la luce, mi sembrava di avere un taglio, da quanto mi faceva male, ma era solo un impressione. Lei si spaventò.
M:scusa scusa, perdonami
A: dammi un momento mi devo riprendere.
Il dolore era intenso.
Tranquilla, tranquilla gli ripetevo, ma lo ripetevo anche a me stesso.
Era un po’ scossa, la presi di nuovo e la baciai per calmarla. Cercai di calmarla e nello stesso tempo istruirla.
A: stai serena, la fretta fa fare brutti scherzi. Io sono qui, sono tuo, non scappo, non vado da nessuna parte. Ti ho desiderata a lungo anche io. Intanto massaggiami le palle lentamente, poi quando hai voglia segami pian piano. Senza fretta.
Lei eseguì con calma. Nel mentre si parlava.
M: davvero mi volevi?
A: si tanto piccola, non sai quante volte mi sono masturbato In bagno sapendo che eri nella stanza accanto. Fissavo la tua bocca e quando ci ci prendeva per mano, la avrei voluta appoggiare sul cazzo.
Lei si fece più audace. Iniziò a segarmi più veloce, intanto il dolore svaniva mentre l’eccitazione saliva.
A: lo mangi il Calippo?
M: si certo.
A: ecco , devi immaginarti il Calippo, appena scartato dal congelatore. E’ Troppo freddo per affondarci i denti, devi coprire i denti con le labbra e poi utilizzare la lingua.
Non se lo fece ripetere due volte.
Ritorno giù scappellandolo, leccò la cappella e poi andò giù piano piano, e dopo un po’ di prove, si fece piacevole.
A: guardami ogni tanto mentre succhi. Il contatto visivo di cosa stai facendo è arrapante alla decima potenza.
M: così va bene?
A: Sei splendida. Già che ci sei non ti disturba se ogni tanto ti dico delle parolacce, mi eccitano tantissimo.
M: si, e io ti posso dire tutto quello che penso?
A: te puoi dirmi cosa ti pare, ma vorrei che le tue parole fossero sincere, sfogati butta fuori tutto quello che pensi, che provi. Non ti devi vergognare delle parole che dici. Non avere inibizioni di alcun tipo.
Lei si fermò un istante, accese di nuovo la luce dello specchietto. Con la mano sull’asta, guardava con immenso piacere il mio uccello. Lo squadrava da tutte le parti.
M: una volta dalla zia, hai lasciato distrattamente la porta aperta mentre pisciavi, non ho resistito e ho spiato dentro, poi ti sei girato verso lo specchio ancora con l’uccello fuori, ti sei dato una sistemata facendo uscire la cappella. Sono corsa via perché ho sentito una scossa elettrica nelle gambe. La notte ho sognato questo momento e ora sono qui. Mi sento la ragazza più fortunata al mondo. E poi ha ripreso a pompare di brutto con la mano sui coglioni.
Quella scena unita, al pompaggio mi fece portare il cazzo ad un tiraggio assurdo. Gli spinsi la testa più giù. Lei ebbe un sussulto ma non indietreggio di un centimetro.
A: non ho mai goduto così tanto.
M: io ti amo Antonio
Per un attimo pensai a cosa avesse detto, TI AMO.
Io ero perso e mi venne fuori anche a me. Non so se era dettato dal momento dell’eccitazione oppure se lo pensavo davvero.
A: Michela ti amo anche io.
Lei per un attimo si fermò e sgranó gli occhi.
M: io ti voglio dentro di me.
A: sei sicura al 100%?
M: si amore, quando volevo dirti che tu devi essere il primo in tutto ero seria. Eccitata ma seria. Voglio il tuo cazzo ora. Non resisto più.
Ci spostammo sui sedili posteriori, portando avanti quelli davanti il più possibile.
Non ci credevo, stavo per esaudire il sogno della mia vita.