Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

solomonta

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Inginocchiarsi senza fiato, alzare lo sguardo al cielo e ringraziare, con le lacrime agli occhi e il batticuore. Impossibile rimanere indifferenti di fronte alla vittoria schiacciante di Dio sulla mano dell'uomo e sulla sua pochezza, i suoi egoismi, le sue scempiaggini. La fierezza e la superbia della natura che annienta la tecnologia, il cemento, la mondanità. Una distesa infinita di candore priva di anima viva, spezzata a tratti da ginepri dalle forme più insolite, piegati da secoli di vento, ma ostinatamente presenti ed indomiti come caparbie sentinelle di un tesoro assoluto, da difendere ad ogni costo. I profumi della macchia mediterranea che alle nostre spalle si effondevano trascinandosi generosamente fino alla battigia ci invitavano a rigeneranti ed estasiate inspirazioni.

Questa è Berchida, la migliore amica che si possa sognare: autentica, meravigliosa, esclusiva, affascinante, selvaggia, generosa e disponibile, lontana da qualunque contaminazione. Sentivo chiamarmi da lei, mi coinvolgeva completamente, lasciandosi vivere, guardare, toccare e pretendendo in cambio soltanto rispetto e tutela.

Cominciammo con le medesime attività e nella stessa cronologia del giorno precedente, non potendo fare a meno di passeggiare a lungo per goderci appieno quel prodigio ineguagliabile e solo nostro. Anche stavolta ci fermammo circa a metà spiaggia, dopo aver percorso instancabilmente almeno tre chilometri, sospinti e temprati dallo stupore e da una indomabile esigenza di esplorare.

Potei scorgere soltanto per una frazione di secondo il micro bikini maculato che Diana osava indossare per la prima volta. Liberarsene immediatamente fu istintivo e naturale, così come gettarsi sulla sabbia senza nemmeno stendere un asciugamano e fare l'amore con tutta la concupiscenza e l'impulsività possibili. Per la prima volta sentii di non possedere solo Diana, ma di sfogare in contemporanea la mia estasi e la mia totale venerazione per Berchida.

Un'altra intensa giornata di nudo integrale trascorse divinamente tra bagni, sesso, relax, passeggiate in assoluta libertà, durante le quali ci imbattemmo soltanto in un gruppo di turisti tedeschi, verso la fine della spiaggia, rigorosamente nudi anche loro nella maniera più innocua e spontanea, priva di intenti trasgressivi o provocatori. Il potere e lo scenario primitivo di Berchida riuscivano ad accogliere anche il nudista più improvvisato nel suo ambiente ideale ed a ridurre probabilmente un tessile alla stregua di un pesce fuor d'acqua.

Attendemmo per la prima volta il tramonto, in compagnia di una brezza sempre più fresca e battente, che intensificava il nostro contatto con la natura, centuplicando la magia dell'atmosfera all'imbrunire.

Terminato lo spettacolo, fu ora di andarcene, a malincuore. L'approssimarsi dell'ora di cena ci convinse a sostare sul lungomare di Cala Gonone a mangiare una pizza, senza tornare a casa. Non resistemmo alla tentazione di entrare anche nell'eccellente gelateria del paese, prima di passeggiare fino al porticciolo. Alcuni chioschi affiggevano esternamente itinerari ed illustrazioni di interessanti gite giornaliere presso le incantevoli spiagge a Sud, raggiungibili solo via mare oppure attraverso dei sentieri a piedi a dir poco impegnativi, adatti ad escursionisti allenati o ad amanti del trekking.

Immersi e concentrati nello studio delle mappe e dei programmi, udimmo alle nostre spalle una giovane voce maschile salutarci garbatamente. La faccia pulita ed abbronzatissima di un ragazzo in bermuda in jeans e t-shirt bianca ci diede il benvenuto, offrendosi di aiutarci per maggiori informazioni. Dopo aver risposto alle nostre curiosità, la sua arte di persuasione prese il sopravvento: "Vi consiglio di approfittarne in questi giorni: la gente è poca, per il momento e avreste la possibilità di visitare queste spiagge meravigliose ancora deserte o quasi: vi posso assicurare che vederle in tranquillità è un valore aggiunto importantissimo. Noi in particolare carichiamo al massimo 8 persone a bordo, per domani ha prenotato una comitiva di 6 stranieri e ho ancora 2 posti liberi, sarebbe l'ideale, ve lo garantisco" I prezzi non erano dei più popolari, ma la proposta appariva davvero allettante a livello turistico e la nostra crescente curiosità ci spinse ad accettare.

"L'equipaggio è di soli giovani inesperti o a guidarci sarà un marinaio navigato?" La spiritosa domanda di Diana suscitò inizialmente nel ragazzo un improvviso disorientamento, seguito da un accenno di ilarità nel fissare il suo sguardo ironico e divertito: "Siamo una squadra giovane, ma siamo nati in mare e le nostre famiglie ci hanno addestrato a dovere da oltre un decennio, quindi puoi stare tranquilla"

"Ok ok, speriamo che non vi distraiate con le straniere come fanno tutti i marinai di questo mondo... Mi potrò fidare???"
Qualche crepa ricostruttiva....??
 
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selpot

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Qualche crepa ricostruttiva....??
Abbiamo approfittato di un'opportunità ghiotta, accettando il consiglio del marinaio di prenotare la gita in barca per il giorno successivo, prima che le spiagge si riempissero di troppa gente: l'ho anche evidenziato nell'ultimo racconto ... mentre avevamo ancora ben 13 giorni di tempo per farci guidare da Luca. Non mi sembra una crepa ricostruttiva... un po' di logica, ragazzi, coraggio!
 

DoubleDuck

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Abbiamo approfittato di un'opportunità ghiotta, accettando il consiglio del marinaio di prenotare la gita in barca per il giorno successivo, prima che le spiagge si riempissero di troppa gente: l'ho anche evidenziato nell'ultimo racconto ... mentre avevamo ancora ben 13 giorni di tempo per farci guidare da Luca. Non mi sembra una crepa ricostruttiva... un po' di logica, ragazzi, coraggio!
D'accordo era per capire se con luca era saltato o no semplice. Ps la spiaggia libera è rara e tu ne hai colto la fortuna beato te👍👍
 

Charlie-82

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Inginocchiarsi senza fiato, alzare lo sguardo al cielo e ringraziare, con le lacrime agli occhi e il batticuore. Impossibile rimanere indifferenti di fronte alla vittoria schiacciante di Dio sulla mano dell'uomo e sulla sua pochezza, i suoi egoismi, le sue scempiaggini. La fierezza e la superbia della natura che annienta la tecnologia, il cemento, la mondanità. Una distesa infinita di candore priva di anima viva, spezzata a tratti da ginepri dalle forme più insolite, piegati da secoli di vento, ma ostinatamente presenti ed indomiti come caparbie sentinelle di un tesoro assoluto, da difendere ad ogni costo. I profumi della macchia mediterranea che alle nostre spalle si effondevano trascinandosi generosamente fino alla battigia ci invitavano a rigeneranti ed estasiate inspirazioni.

Questa è Berchida, la migliore amica che si possa sognare: autentica, meravigliosa, esclusiva, affascinante, selvaggia, generosa e disponibile, lontana da qualunque contaminazione. Sentivo chiamarmi da lei, mi coinvolgeva completamente, lasciandosi vivere, guardare, toccare e pretendendo in cambio soltanto rispetto e tutela.

Cominciammo con le medesime attività e nella stessa cronologia del giorno precedente, non potendo fare a meno di passeggiare a lungo per goderci appieno quel prodigio ineguagliabile e solo nostro. Anche stavolta ci fermammo circa a metà spiaggia, dopo aver percorso instancabilmente almeno tre chilometri, sospinti e temprati dallo stupore e da una indomabile esigenza di esplorare.

Potei scorgere soltanto per una frazione di secondo il micro bikini maculato che Diana osava indossare per la prima volta. Liberarsene immediatamente fu istintivo e naturale, così come gettarsi sulla sabbia senza nemmeno stendere un asciugamano e fare l'amore con tutta la concupiscenza e l'impulsività possibili. Per la prima volta sentii di non possedere solo Diana, ma di sfogare in contemporanea la mia estasi e la mia totale venerazione per Berchida.

Un'altra intensa giornata di nudo integrale trascorse divinamente tra bagni, sesso, relax, passeggiate in assoluta libertà, durante le quali ci imbattemmo soltanto in un gruppo di turisti tedeschi, verso la fine della spiaggia, rigorosamente nudi anche loro nella maniera più innocua e spontanea, priva di intenti trasgressivi o provocatori. Il potere e lo scenario primitivo di Berchida riuscivano ad accogliere anche il nudista più improvvisato nel suo ambiente ideale ed a ridurre probabilmente un tessile alla stregua di un pesce fuor d'acqua.

Attendemmo per la prima volta il tramonto, in compagnia di una brezza sempre più fresca e battente, che intensificava il nostro contatto con la natura, centuplicando la magia dell'atmosfera all'imbrunire.

Terminato lo spettacolo, fu ora di andarcene, a malincuore. L'approssimarsi dell'ora di cena ci convinse a sostare sul lungomare di Cala Gonone a mangiare una pizza, senza tornare a casa. Non resistemmo alla tentazione di entrare anche nell'eccellente gelateria del paese, prima di passeggiare fino al porticciolo. Alcuni chioschi affiggevano esternamente itinerari ed illustrazioni di interessanti gite giornaliere presso le incantevoli spiagge a Sud, raggiungibili solo via mare oppure attraverso dei sentieri a piedi a dir poco impegnativi, adatti ad escursionisti allenati o ad amanti del trekking.

Immersi e concentrati nello studio delle mappe e dei programmi, udimmo alle nostre spalle una giovane voce maschile salutarci garbatamente. La faccia pulita ed abbronzatissima di un ragazzo in bermuda in jeans e t-shirt bianca ci diede il benvenuto, offrendosi di aiutarci per maggiori informazioni. Dopo aver risposto alle nostre curiosità, la sua arte di persuasione prese il sopravvento: "Vi consiglio di approfittarne in questi giorni: la gente è poca, per il momento e avreste la possibilità di visitare queste spiagge meravigliose ancora deserte o quasi: vi posso assicurare che vederle in tranquillità è un valore aggiunto importantissimo. Noi in particolare carichiamo al massimo 8 persone a bordo, per domani ha prenotato una comitiva di 6 stranieri e ho ancora 2 posti liberi, sarebbe l'ideale, ve lo garantisco" I prezzi non erano dei più popolari, ma la proposta appariva davvero allettante a livello turistico e la nostra crescente curiosità ci spinse ad accettare.

"L'equipaggio è di soli giovani inesperti o a guidarci sarà un marinaio navigato?" La spiritosa domanda di Diana suscitò inizialmente nel ragazzo un improvviso disorientamento, seguito da un accenno di ilarità nel fissare il suo sguardo ironico e divertito: "Siamo una squadra giovane, ma siamo nati in mare e le nostre famiglie ci hanno addestrato a dovere da oltre un decennio, quindi puoi stare tranquilla"

"Ok ok, speriamo che non vi distraiate con le straniere come fanno tutti i marinai di questo mondo... Mi potrò fidare???"

Se tornate in sardegna... posso farvi io da marinaio/accompagnatore o quello che volete... a me basta conoscere Diana e te 😉
 
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selpot

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"Accidenti a me: non ho pensato a mettere in valigia neppure un anonimo e normalissimo bikini, di quelli coprenti: ho portato solo perizomi: e adesso come faccio?" Durante il ritorno a casa, Diana cominciò a manifestare un inquieto timore all'idea di dover inevitabilmente scoprire il suo culo in barca o su piccole calette non certo deserte, sulle quali, invece di staccarsi o isolarsi da perfetti asociali, sarebbe stato opportuno e carino (adeguandoci ai suggerimenti del marinaio) restare in gruppo per rendere l'esperienza più simpatica e divertente. "Dovrò rimanere con i pantaloncini addosso tutto il giorno, non c'è altro rimedio: dove lo vado a trovare ormai un costume adatto alla situazione?

Fiutando il primo campanello d'allarme della vacanza, tentai di scacciare immediatamente la minacciosa ricaduta di pudore, rammentandole i suoi recenti trascorsi: "Cosa ti succede? Lo scorso anno hai passeggiato sulla battigia in topless e perizoma davanti a centinaia di persone... ed ora ti vergogni a mostrare il tuo sedere a quattro gatti? Gli stranieri non sono mai stati interessati o attratti dalla nudità altrui, specialmente se sono tedeschi, inglesi, francesi o spagnoli. Per non parlare dei marinai: chissà quante centinaia di tette e culi avranno visto in anni e anni di lavoro o di vita in Sardegna... saranno abituati ormai, nemmeno ci faranno caso!"

Sapendo e sperando di mentire, riuscii a rassicurare Diana solo parzialmente, a giudicare dalla sua risposta: "Lo so, lo so, ma stavolta il contesto è diverso: si tratta di una gita organizzata, su una piccola barca: ci sono dei codici di comportamento e di buona educazione che vanno rispettati, anche se non sono scritti da nessuna parte. Condivideremo gli stessi spazi con persone che hanno pagato come noi e non è corretto che possano sentirsi a disagio o infastiditi dalla mia sfacciataggine".

Arrivati a casa, Diana si impadronì del bagno per una doccia rigenerante: "Intanto vai ad avvisare Luca, speriamo non abbia rinunciato ai suoi impegni per dedicarsi a noi". Il bel giovanotto mi tranquillizzò con pacatezza: "Ma figurati, nessun problema: se volete, rimandiamo a dopodomani: vale la pena visitare quelle spiagge in barca e fate bene a togliervi subito il pensiero: sono di dimensioni medio/piccole: per raggiungerle a piedi sono stati creati dei sentieri di 10/15 chilometri tra la macchia o in mezzo alle montagne e quindi sono gettonatissime tra gli appassionati di trekking; ma soprattutto sono sfruttate dai barcaioli per le gite giornaliere: più ci avviciniamo all'alta stagione, più il traffico per sbarcare aumenta: sicuramente le troverete già abbastanza affollate, ma almeno riuscirete a stendere gli asciugamani: sarebbe già un traguardo."

Domandai al ragazzo se le spiagge che facevano parte dell'itinerario del giorno seguente fossero le stesse sulle quali aveva intenzione di guidarci: "No no, assolutamente. Le mie spiagge sono per lo più ciottolose o tra gli scogli, le conoscono in pochi e non sono troppo faticose da raggiungere".

Rientrando in casa, mi soffermai ad ammirare il nudo integrale e la meticolosità di Diana nel ricontrollare speranzosamente il cassetto dei costumi, alla vana e disperata ricerca di un bikini consono ad una gita in barca. "Mi ricordavo bene: non ho portato nulla di castigato, uffa, sono proprio un'imbecille". I due prescelti erano i più morigerati, o meglio i meno succinti: blu a tinta unita il primo, mentre il secondo era variopinto su base color rosa, lo stesso del primo giorno in Sardegna: comunque arrapanti alla massima potenza, specialmente se indossati su una barca o su qualche piccola caletta affollata.

Alle otto precise del mattino successivo garantivamo puntualmente la nostra presenza sul punto di imbarco del porticciolo, al contrario del gruppo di stranieri che ancora non vedevamo arrivare. La piccola imbarcazione era già in pole position, pronta a partire. Nell'attesa, i tre ragazzi dell'equipaggio ammazzarono il tempo dedicandosi a qualche semplice faccenda: uno aprì il chiosco, prelevando un paio di stand contenenti le illustrazioni degli itinerari e delle spiagge, per sistemarli lungo il percorso pedonale; un altro marinaio spazzò alcuni mozziconi di sigaretta nell'area confinante con il minuscolo gabbiotto, il terzo salì a bordo per lucidare i corrimano. Alle otto e un quarto i due giovani rimasti a terra iniziarono ad interrogarsi se fosse il caso di contattare telefonicamente i ritardatari: entrarono all'interno del chiosco per consultare il registro delle prenotazioni. Subito dopo partì la chiamata alla quale non sembrò seguire alcuna risposta: il cellulare dei turisti risultava spento, non raggiungibile. Notai i due ragazzi parlottare con titubanza ed un accenno di imbarazzo. Poi si avvicinarono a noi, che eravamo intenti a seguire i movimenti di alcuni pesciolini in acqua.

"Ragazzi, abbiamo un problemino: la comitiva che ha prenotato ieri sta tardando e non risponde al telefono: vi chiedo di pazientare ancora per qualche minuto, credo che arriveranno a breve, hanno pagato l'acconto, verranno di sicuro. Forse c'è stato un malinteso sull'orario dell'appuntamento"

Proseguimmo nella nostra meravigliata esplorazione dall'alto di quel fondale sorprendentemente limpido e trasparente, caso davvero strano per un porto: per la prima volta riuscivamo a scorgere con niditezza, nei pressi di un attracco, piccoli branchi di pesci sguazzare tra le barche ormeggiate e le gomene immerse.

Andati a vuoto ulteriori tentativi di contattare l'inaffidabile combriccola, il nervosismo e la preoccupazione dei marinai apparivano palesi. Poco prima delle nove, tutti e tre ci accerchiarono mortificati: "Abbiamo sperato inutilmente, hanno un'ora di ritardo, ormai non penso che si facciano vivi". Rassicurai i ragazzi: "Non c'è problema, non è colpa vostra: rimandiamo ad un altro giorno".

Il meno giovane, circa 30 anni, sospinto da uno scatto di orgoglio e di professionalità, respinse la mia proposta: "No no, assolutamente: voi avete prenotato, pagato, state aspettando con civiltà e pazienza da un'ora ed io vi porto lo stesso: sono i rischi del mestiere, non è la prima volta che ci succede"

Replicai con decisione: "Ma no, figurati, stai scherzando!? Imbarcare solo noi sarebbe una perdita, chi ve lo fa fare... è ancora presto, possiamo andare benissimo a visitare qualche spiaggia che avevamo in mente di vedere e con voi spostiamo tutto prossimamente"

"No no, insisto", ribatté il marinaio: "Oggi il vostro programma prevede una gita in barca... e gita in barca sarà, punto e basta"

Diana intervenne ad avvicinare le due posizioni, alla ricerca di un compromesso: "Ascolta: muovere una barca, per quanto piccola, solo per due persone, mi sembra veramente uno spreco: a noi basta un passaggio in gommone, perché ci interessa solo raggiungere Cala Luna, Cala Mariolu o Cala Goloritzé"

Il marinaio più giovane sembrò appoggiare la proposta di Diana, convincendo anche gli altri: "Beh, effettivamente si potrebbe fare così. Il gommone non ha certo le stesse comodità della barca, ma se a voi non interessa questo aspetto... mi sembra una buona idea, mi aiuti parecchio", esclamò il più maturo. "Vedrete tutte e tre le spiagge... ed anche una quarta, se avremo tempo" Poi si rivolse agli altri due: "Cosa facciamo!? Vado io con loro, oppure uno di voi si offre volontario!? Io preferirei rimanere in barca, nel caso arrivassero gli altri"

Con atteggiamento quasi ossequioso, entrambi i ragazzi solertemente accettarono. "Vai tu, Stefano, dai. Fai una sosta anche a Cala Biriola entro l'ora di pranzo e alle Piscine di Venere. Oggi farete un itinerario ampio ed esclusivo..." Diana non sembrò affatto dispiaciuta nel constatare che Stefano, salito di corsa in barca per prelevare il pranzo ed i suoi effetti personali, pur non brillando per bellezza, non fosse nemmeno il più bruttino e grassottello dei tre, il quale invece, liberato dall'incombenza, raggiunse il gommone preparandolo a partire.

Diana occupò immediatamente il piccolo solarium anteriore, costringendomi con ampi gesti ad indietreggiare sul divanetto alle spalle del posto guida. "Vattene", esordì con tono sostenuto, strizzandomi l'occhiolino, con il suo sorriso accattivante. "Sono stata in piedi per un'ora ed adesso voglio riposarmi nel comfort". La sua voce sexy e promettente mi convinse a collocarmi ben volentieri nel punto esatto che mi aveva indicato. Prima ancora che il nostro Cicerone salisse a bordo, la vidi armeggiare con una mano sotto la maglietta, senza sfilarla. Tolse invece i suoi pantaloncini, rimanendo seduta sul minuscolo e morbido materasso triangolare in pelle bianca. Una prima, generosa apertura delle sue gambe calamitò la mia attenzione sul suo perizoma blu, che a malapena conteneva le labbra della fica spalancata..

Stefano arrivò di gran carriera: "Siete pronti?? Ah bene, vedo che già hai preso possesso della zona relax e mi sembra di aver sentito che la tua occupazione non è stata propriamente democratica"... Simpatico il ragazzo, sembrava saperci fare... Ridemmo di gusto. Il gommone iniziò a spostarsi in mare aperto, mentre Diana confermava la sua intenzione di abbronzarsi senza dover condividere il suo spazio, ma ammise di voler prima capire se l'aria fosse troppo fresca per privarsi della t-shirt... La sensualità del suo timbro di voce mi invogliò ad introdurre le nostre aspirazioni: "Stefano, spero solo che tu non sia uno di quelli che si distrae facilmente: ti avverto che è molto probabile, tra qualche minuto, vedere quella signorina là davanti con le tette al vento: se ha detto che vuole abbronzarsi, si metterà in topless, ormai la conosco bene. Perciò se perderai la concentrazione alla guida, lo capirò perfettamente, ma avvisami subito, prima che sia troppo tardi!". Diana sbottò divertita, fingendo imbarazzo: "La vuoi smettere di raccontare i fatti miei? Questo ragazzo sta lavorando!! E poi: cosa ne sai tu di quello che potrò fare? Innanzitutto ho freddo, tanto freddo, quindi non mi tolgo un bel niente, anzi avrei dovuto portarmi dietro un giubbotto per coprirmi bene. E poi: praticare il topless in spiaggia non significa che debba togliere il reggiseno anche qui, sicuramente non potrei neanche farlo". Stefano intervenne con disinvoltura ed una punta di complicità nei miei confronti: "Potresti eccome!!! Quello spazio che hai "colonizzato" lo devi immaginare come una piccola spiaggia, su cui puoi fare tranquillamente ciò che di solito fai al mare sul tuo asciugamano, non c'è alcun divieto né alcun regolamento: tra l'altro oggi siete soli, quindi a maggior ragione avresti massima libertà: certo, se fossimo partiti in barca insieme alla comitiva di tedeschi, ti avrei trovato un posticino più adatto per non scandalizzarli, ammesso che i tedeschi si scandalizzino, non mi pare..." Rise ancora, perfettamente a suo agio, dando l'impressione di spalleggiarmi: probabilmente tra maschietti, spesso, ci si intende...
 
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Charlie-82

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Eccoci qui... io sono a La Maddalena e se tornate in Sardegna posso portarvi pure io in giro in gommone!!! 😉

Sempre grandissimo selpot... vengo sul forum solo per leggere i tuoi racconti
 

Pantyhot

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Ciao
Mi ha colpito nel tuo racconto una cosa in particolare: tu hai descritto Diana nei periodi non estivi tendenzialmente triste, vecchia interiormente. Sembra che nei mesi freddi lei cada in una specie di catarsi, accontentandosi di vivere in modo noioso e banale. Ma è veramente così? Come è la vostra vita di coppia quando siete lontani dalle spiagge?
Mi colpisce poi notare che pur essendovi accorti ormai di essere una coppia abbastanza trasgressiva ed esibizionista non cercate di vivere questa vostra passione anche nei mesi invernali. Frequentando ad esempio, non dico i club privé ma almeno qualche night o bar particolari , e nemmeno feste esclusive, dato che non hai citato ancora nulla di tutto questo.
Capisco che siete stimolati particolarmente dall'ambiente marino, dal sole, dall'aria calda e dall'acqua rinfrescante. Però è curioso notare che nei mesi non caldi vi lasciate alle spalle le tendenze trasgressive e conducete una apparente normale vita di coppia , soprattutto lei.
Poi noto che fino a questo momento almeno, dato che il racconto non è finito, non avete ancora superato il passo fondamentale: lei non ha scopato e neppure spompinato un altro uomo. Finora solo sguardi, palpeggi di seno e sedere, un ditalino con leccata di figa più lei che ha toccato qualche membro. A me piace pensare, dato che sono un po' all'antica, che questo passo non lo superiate mai, che intimamente lei rimanga solo tua e anche tu sia contento di questo.
A questo proposito aggiungo che non concordo con quanti hanno definito Diana una femmina meravigliosa solo perché un po' troieggiante. Una donna può essere meravigliosa anche rimanendo completamente fedele al suo compagno, pur se generosa e intraprendente a letto.
 
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selpot

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Che l'aria fosse ancora fresca era veramente innegabile, soprattutto seduti su un gommone a velocità sostenuta, in mare aperto. Il turgore degli esplosivi capezzoloni di Diana rappresentava una prova inconfutabile di una temperatura tutt'altro che rovente. Non ricordavo di averli mai visti così ingrossati e sporgenti: riuscirono a contrassegnare per l'intero tragitto non solo il reggiseno del bikini, ma anche la maglietta bianca rimasta fedelmente attillata al suo corpo. A dirla tutta, si poteva notare chiaramente che la tetta sinistra, come al solito, era sfuggita alla copertura del triangolino, anche a causa delle volontarie manomissioni di Diana prima che Stefano prendesse il comando. Oltre all'evidente prominenza del capezzolo, anche un ipovedente avrebbe distinto con nitidezza la perfetta rotondità dell'areola, complici le inevitabili trasparenze della candida e leggera t-shirt che fasciava superlativamente il suo petto.

Gli indispensabili o strategici occhiali da sole di Stefano non permettevano di capire la precisa direzione dei suoi sguardi, ma di sicuro le prime ed esaustive informazioni di natura geologica del giovane sulle imponenti pareti di roccia alle quali ci stavamo avvicinando sembravano riservate all'attenta ed interessata ascoltatrice seduta a pochi centimetri da lui, spesso a gambe aperte e con le tettone puntate in avanti quasi a ringraziarlo. La sublime magnificenza di un tale spettacolo della natura riuscì comunque a distogliere la mia attenzione dai primi accenni provocatori di Diana. Era davvero impossibile ignorare l'intensità del blu dell'acqua e delle sue straordinarie trasparenze, nonostante l'abissale profondità. Anche lei si lasciò conquistare dall'assoluta meraviglia dalla quale eravamo circondati. Stefano notò il nostro stupore e scelse di decelerare gradualmente, per consentirci di ammirare con calma ed accuratezza i minimi dettagli. Quando la velocità di crociera venne ancora rallentata quasi a passo d'uomo, Diana si sollevò sulle ginocchia, dandoci le spalle per affacciarsi lateralmente a contemplare da vicino lo splendore di quell'acqua incredibile. La parte inferiore delle sue natiche iniziò a fare capolino, sempre più sfacciatamente, man mano che gli allungamenti delle sue braccia a toccare il mare aumentavano e con essi le curvature della schiena.

"Forse è ancora presto, ma se volete... potete fare un primo bagno". Diana, a malincuore, declinò l'invito di Stefano, affermando di sentire l'acqua ancora troppo fredda al solo sfiorarla con le mani. Alcuni gelidi schizzi scoraggiarono la sua sensuale protensione verso il mare , privandoci dell'arrapante primo piano del suo sedere sempre più scoperto, man mano che l'orlo della maglietta saliva a causa dei suoi piegamenti ogni volta più netti ed estremi.

In precario equilibrio si alzò e raggiunse barcollando il mio divanetto, senza pensare a ricomporsi, con il suo perizoma in bella mostra. Diede le spalle a Stefano e rimanendo in piedi si posizionò frontalmente a me, ostruendomi orizzonti e panorami ed incastrò le sue gambe stringendole con veemenza alle mie. Allupato e senza freni, sollevai la sua maglietta quanto bastava a mostrare completamente il suo lato B, lo afferrai tastandolo con impeto ed insistenza. Mi sorrise, compiaciuta e vogliosa. Mollai la presa dal suo sedere, lasciandolo ben visibile e iniziai a stringere le tettone, soffermandomi su un'audace e prolungata sollecitazione dei capezzoli, per renderli sempre più dirompenti. Infilai la mano sotto la sua maglietta, palpando con vigore la sua tetta già sconfinata. La liberai del tutto dal triagolino del reggiseno, mentre il marchio dell'irruento capezzolo ricominciava visibilmente ad imprimersi sul cotone bianco della t-shirt.

Stefano sembrava non essersi accorto dei nostri bollori e proseguiva con discrezione ed in silenzio la sua lentissima traversata. La sagoma delle labbra della fica di Diana risaltava sul sottile perizoma blu: non riuscii a resistere alla tentazione di affondare la mia mano su quello splendido particolare: spostai internamente il bordo sinistro dello slip, denudando la sua patatina, posizionata quasi sulla traiettoria del mio viso; con la lingua la sfiorai più volte, cercando di penetrarla. Dapprima Diana provò istintivamente a dimenarsi, poi si arrese ai miei baci ed alle mie leccatine per alcuni secondi, voltandosi a verificare il livello di attenzione di Stefano che nel frattempo aveva aumentato lievemente i giri del motore, continuando ad apparire del tutto inconsapevole delle nostre effusioni.

Il ragazzo d'improvviso ruppe il silenzio, provocando un sobbalzo in Diana che, sedendosi con difficoltà, riposizionò goffamente il perizoma e la maglietta in maniera più consona, ma non del tutto pudica. "Ci stiamo avvicinando alla nostra prima tappa: Cala Luna, eccola laggiù, intanto vi racconto qualche aneddoto su questa spiaggia..." Terminate le sue spiegazioni, Stefano ci informò che di solito la durata della sosta era di due ore, ma che avremmo potuto anche abbreviarla viste le numerose tappe previste nel nostro programma personalizzato.

"Quando vi sarete stancati, basta che vi avviciniate al molo oppure mi fate un segno dalla spiaggia e vi raggiungo"

"E tu resti qui da solo per tutto questo tempo!?!? Vieni con noi, allora: il tempo passa più in fretta in compagnia!"

"Vi ringrazio, siete gentilissimi, ma noi per abitudine rimaniamo a bordo durante le soste, anche per vigilare sulla barca o sui bagagli dei clienti"

"Capisco, ma oggi siamo solo noi due, non avresti bagagli da custodire... e poi non viaggiamo in barca, ma in gommone: cosa vuoi che accada se lo lasci incustodito per un po'? Dalla spiaggia potresti comunque controllare ogni eventuale movimento sospetto..."

"Beh, effettivamente... se non vi disturbo, quasi quasi mi faccio un paio d'ore di relax, non capita mai sul lavoro..."

Il giovane si avvicinò al molo e ci fece scendere, lasciandoci in custodia il suo zainetto, poi riprese il largo fino ad ancorare con padronanza il gommone e ci raggiunse a nuoto, dopo aver lasciato la sua t-shirt a bordo.

Nel frattempo Diana ne approfittò per lanciarmi un malandrino sguardo d'intesa: poi mirò in lontananza con estrema attenzione, puntando in pochi secondi la zona in cui avrebbe desiderato collocarsi.

Lo scenario che gradualmente si apriva ai nostri occhi mozzava il fiato: i candidi sassi adagiati sulla battigia non trovavano stabilità a causa del leggero moto ondoso, formando un'evidente inclinazione del bagnasciuga, fino a digradare non certo dolcemente verso un mare paradisiaco. Lasciato alle spalle il piccolo attracco, la prima parte della spiaggia si presentava piuttosto comoda e capiente, con alle spalle un pittoresco stagno ad arricchire una policromia già disarmante. Gli asciugamani e gli ombrelloni dei meno avvezzi all'avventura occupavano pressoché per intero l'accogliente distesa, interrotta in alcuni punti da rocce probabilmente franate in passato e che formavano delle piccole calette più intime e raccolte. Dopo qualche decina di metri una parete rocciosa in perfetta posizione verticale restringeva la spiaggia, singolarmente abbellita da alcune grotte naturali scavate nell'imponente montagna. La residua lingua fruibile di sabbia e ciottoli davanti alle cavità, molto meno affollata,, era stata individuata con decisione da Diana per trascorrere in serenità la nostra prima sosta. Stefano sembrò pensarla allo stesso modo, dopo aver toccato terra: " Andiamo laggiù, ragazzi: tutti si mettono qui e si perdono il tratto più bello, pur di non percorrere 50 metri a piedi, mah...". La passeggiata non fu delle più scorrevoli: lo sprofondamento della battigia rese malagevole e faticoso il raggiungimento della zona più tranquilla. Diana sembrò adombrarsi nell'accorgersi di alcuni asciugamani occupati da una nutrita comitiva di mezza età e da alcune coppie sulla settantina, la cui vicinanza solitamente rendeva meno disinvolte le sue azioni. Cercò di allontanarsi il più possibile dalle presenze che non aveva potuto distinguere da lontano, ma la sua espressione appariva piuttosto insofferente e spiazzata. Mentre Stefano ci erudiva sulla conformazione e sull'origine delle grotte, giungemmo quasi alla fine della spiaggia senza tuttavia riuscire a trovare una collocazione congeniale, che fosse lontana da sguardi indiscreti. Era necessario pazientare, eravamo appena alla prima tappa, Diana sembrò ascoltarmi, appoggiò i nostri pochi bagagli, recuperando solarità e sorrisi e domandò al nostro Cicerone di guidarci all'interno degli antri. La visita fu breve ma assolutamente suggestiva: la frescura naturale che dominava le grotte aveva del miracoloso e l'orizzonte del mare azzurro e della spiaggia accecante, ammirato oltre la traiettoria degli archi delle buie caverne, lasciava a bocca spalancata.

Tornati al sole, la differenza di temperatura apparve notevole, il caldo iniziò a farsi sentire: Diana posizionò i nostri asciugamani, collocando il suo vicino a Stefano, che si sedette sui sassi, alla sua sinistra. "Ragazzi, cercate di coprirmi se potete perché sinceramente non mi piace affatto l'idea che i vecchietti mi notino". Prima ancora di terminare la frase, si sedette e sfilò la maglietta, sfoggiando il suo bikini blu con un'ostentazione assai soffocata. Stefano la incoraggiò: "Non esagerare, dai... In fondo, da decenni in spiaggia le donne stanno in bikini, non penso che i nonnini ormai si sconvolgano più di tanto..."

"Se vedessi il retro del mio costume, cambieresti opinione..." esclamò Diana sorridendo quasi imbarazzata. Stefano si adoperò in una rapida inquadratura con la coda dell'occhio verso il lato B di Diana appoggiato sul telo, accorgendosi della presenza di un generoso perizoma al posto del solito mutandone castigato. "Cosa vuoi che sia!? Non farti troppi problemi, sei in vacanza anche tu, che male c'è?", affermò minimizzando.

La situazione iniziava a stuzzicarmi: mi alzai per un primo bagno, fingendomi accaldato. Contrariamente alle spiagge visitate nei giorni precedenti, l'acqua era abbastanza profonda quasi fin da subito. Mi girai verso di loro, che osservavano i miei movimenti, seduti e immobili. “E' bellissima e non è poi così fredda, pensavo molto peggio". Presi coraggio con qualche energica bracciata che mi permise di inoltrarmi di qualche metro. Vidi Diana guardarsi nuovamente intorno, al fine di accertarsi della disattenzione dei presenti: si alzò rapidamente e mi raggiunse, esponendo in primo piano il suo culo davanti agli occhi attenti ma misurati della nostra guida. "Non è fredda!?!?!? Infatti è gelida, maledetto... l'hai detto apposta per farmi entrare" In un baleno si bagnò fino al collo, rinunciando a nuotare e uscì di corsa, sedendosi nuovamente, senza asciugarsi sulla battigia, come di consueto. Odiava sentire il costume zuppo addosso, lo sapevo bene, aspettavo pazientemente un cambio di posizione... che arrivò con puntualità dopo qualche secondo: Diana si girò sdraiandosi a pancia sotto, poi slacciò il reggiseno, si sollevò sui gomiti estraendolo e lo strizzò allungando le braccia fuori dall'asciugamano, prima di stenderlo sul bordo del telo. Gli occhi di Stefano iniziarono a manifestare segnali di insicurezza ed i suoi sguardi, prima fissi all'orizzonte, presero a dedicarsi sempre più frequentemente al perizoma blu, con rapide e fuggevoli occhiate. Il fondo ciottoloso non consentiva una comoda distensione: Diana si sollevò nuovamente sui gomiti, nel tentativo di appianare con le mani la superficie di sassi sotto il suo asciugamano: la posizione troppo ravvicinata di Stefano non permetteva al ragazzo la visuale che probabilmente sognava: con bizzarre contorsioni della testa il giovane cercava invano di adocchiare qualche interessante prospettiva laterale delle tettone lasciate distrattamente penzolanti nel corso delle operazioni di livellamento. Era una bellissima sensazione rimanere a debita distanza per godermi la scena: Diana sembrava aver captato l'interesse del marinaio, calamitato sul suo corpo: i suoi sollevamenti divennero sempre più netti ed anche in acqua potevo scorgere con precisione i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfioravano l'asciugamano, mentre il suo sedere si abbronzava, esposto pienamente al sole.

Stefano arretrò e si scostò esternamente di qualche centimetro: ora finalmente poteva godere di una visuale più completa senza essere costretto a torcersi. Diana mirò ancora lo sguardo attento verso le postazioni dei vecchietti che, del tutto disinteressati, proseguivano nelle loro conversazioni o in brevi riposini. Poi si rivolse a Stefano, domandando maggiori particolari sulle successive tappe in programma. Il ragazzo, guardandola a fatica negli occhi, iniziò un'accurata descrizione delle Piscine Naturali e di Cala Biriola, che aveva intenzione di mostrarci prima del pranzo: "Dopo le due va in ombra velocemente e perde molto del suo fascino, bisogna assolutamente vederla prima, ma ditemi voi cosa preferite fare". Conquistata dalla intensa ed ammaliante presentazione, Diana si adagiò su un fianco, coprendo con prontezza le tette con un braccio prima che potessero esporsi integralmente. "Ma è una spiaggia sabbiosa o è scomoda come questa? Mi sto spaccando la schiena, accidenti" La notai massaggiare i suoi seni con leggere palpazioni della mano durante la conversazione con il giovanotto, poi li liberò mostrandoli per una frazione di secondo prima di distendersi nuovamente. "E' decisamente più comoda, c'è più sabbia ed i sassolini sono molto più piccoli e confortevoli" esclamò Stefano con sicurezza

"E allora direi di andarci subito, cosa ne pensi? Sono ancora le undici, non perdiamo tempo" Il ragazzo annuì compiaciuto. Diana afferrò il suo reggiseno e si sollevò per posizionarlo tra le tette e l'asciugamano, poi lo allacciò e potè girarsi agevolmente.

"Peccato... Cala Luna è stupenda, ma c'è troppa gente ed è un tantino inospitale per chi ama la tranquillità..."

"Sicuramente è la più conosciuta e quindi è la più affollata: vedrai che le prossime saranno molto meno gremite..."
 
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selpot

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L'insufficiente asciugatura del costume convinse Diana ad accantonare la sua maglietta, che venne riposta ordinatamente nel nostro zaino. Cinse l'asciugamano alla vita, nascondendo il conturbante perizoma bagnato, mentre il reggiseno ancora umido provocava un accresciuto inturgidimento dei capezzoli, che sembravano intenzionati ad irrompere sfondando da un momento all'altro i sottili triangolini.

Stefano si tuffò atleticamente, raggiungendo il gommone con ammirevole destrezza. Mentre ci avviavamo verso l'attracco, i giunonici pettorali di Diana non passarono inosservati, nonostante la copertura a regola d'arte offerta stavolta dal reggiseno: in compenso le generose protuberanze dei capezzoli infreddoliti catturarono più di uno sguardo ammaliato.

Guadagnare nuovamente l'esclusivo solarium fu il primo obiettivo di Diana, che snodò con decisione l'asciugamano dai fianchi per stenderlo sopra il morbido materasso triangolare. I piegamenti della schiena esaltavano le rotondità e la pienezza del suo spudorato sedere che invitava ad indecenze irrefrenabili. Prima di tornare a distendersi, slacciò il reggiseno gettandolo con foga sul telo, coprì contestualmente le tettone con un avambraccio e si adagiò a pancia sotto, in attesa di rimetterci in viaggio.

"Ok, possiamo ripartire: ora viene il bello!" La categorica affermazione di Stefano, tutta da interpretare, prometteva decisamente bene al pari della sua centuplicata e manifesta attenzione alle forme di Diana: l'interesse del ragazzo per il suo culo abbronzato e per i sollevamenti sui gomiti non mi dispiaceva affatto; speravo ardentemente che il bello venisse davvero ed il prima possibile su quel gommone. Tuttavia l'atteggiamento sornione di Diana denotava la sua propensione a stuzzicarci con misura e furbizia, forse per portare a compimento la sua licenziosa opera di seduzione senza rinunciare ad una suspence intrigante. Il suo sedere, ormai sfacciatamente in mostra, era stato a più riprese scrutato con meticolosità anche dal giovane, che lo aveva imparato pressoché a memoria; per contro, il capriccioso vedo/non vedo che sprigionava dal suo seno e con il quale ci stava provocando da ormai due ore cominciava a farci impazzire, scatenando un desiderio incontenibile di vederla finalmente girarsi per esibire svergognatamente quelle tettone al sole. Fissava ad intervalli regolari i miei occhi e quelli di Stefano, quasi a studiarci e prendersi gioco delle nostre debolezze, con un'espressione del viso astuta e tentatrice. Doveva essere eccitante anche per lei arroventare il nostro turbamento, durante la vana e spasmodica attesa di un suo voltarsi.

Il procace e dispettoso adescamento di Diana proseguì a suon di chiappe al vento e di alzate sui gomiti sempre più spregiudicate. Stefano ed io avevamo ormai perfettamente focalizzato i suoi capezzoli, lasciandoci ipnoticamente cullare dalla movimentata gravità dei seni che sfioravano il fortunato asciugamano come volessero solleticarlo.

Con qualche imbarazzato affanno Stefano ci avvisò dell'imminente approdo a Cala Biriola, che potevamo già scorgere in lontananza. Diana si scosse e scattò in posizione seduta, coprendo rigorosamente le tette con il solito avambraccio: "E' spettacolare, sembra ancora più bella e candida di Cala Luna" Ruotando con il sedere ci volse le spalle e mirò la spiaggia, prima di abbassare beffardamente il suo braccio per appoggiare le mani sul materasso. Dalle nostre limitate traiettorie, eravamo in grado di ammirare solo la sua schiena nuda, ma l'idea del suo topless su un gommone, a pochi centimetri dal giovane marinaio che ci accompagnava, mi arrapava prepotentemente. I pochissimi privilegiati che sostavano sull'ancor lontana battigia avevano forse potuto godere di un panorama sconvolgente, se dotati di occhi di lince e di attenzione ai particolari.

Con il progressivo avvicinamento alla spiaggia, Diana si convinse ad indossare di nuovo il reggiseno, non ancora asciutto completamente. Anche stavolta ci aveva illusi, divertendosi soltanto ad alimentare ed infuocare i nostri vogliosi desideri insoddisfatti...
 

The Mentalist

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Dall’ “insicurezza” iniziale dei primi passi in cui, forse anche maliziosamente indagatrice, metteva in dubbio le sue “doti”, adesso ha preso vita una Diana che fa orgogliosamente fede al suo nome: una cacciatrice raffinata e paziente che ammalia le sue prede prima di sferrare la zampata definitiva. L’evoluzione da donna a Femmina che ci sta tenendo tutti incollati alle notifiche. Grazie @selpot .
 
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Charlie-82

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Ho finito i complimenti per i tuoi racconti @selpot... è sempre bello poter leggere i tuoi racconti e l’attesa tra una lettura e l’altra fa aumentare il desiderio di Diana a dismisura. Complimenti davvero
 

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