"Accidenti a me: non ho pensato a mettere in valigia neppure un anonimo e normalissimo bikini, di quelli coprenti: ho portato solo perizomi: e adesso come faccio?" Durante il ritorno a casa, Diana cominciò a manifestare un inquieto timore all'idea di dover inevitabilmente scoprire il suo culo in barca o su piccole calette non certo deserte, sulle quali, invece di staccarsi o isolarsi da perfetti asociali, sarebbe stato opportuno e carino (adeguandoci ai suggerimenti del marinaio) restare in
gruppo per rendere l'esperienza più simpatica e divertente. "Dovrò rimanere con i pantaloncini addosso tutto il giorno, non c'è altro rimedio: dove lo vado a trovare ormai un costume adatto alla situazione?
Fiutando il primo campanello d'allarme della vacanza, tentai di scacciare immediatamente la minacciosa ricaduta di pudore, rammentandole i suoi recenti trascorsi: "Cosa ti succede? Lo scorso anno hai passeggiato sulla battigia in topless e perizoma davanti a centinaia di persone... ed ora ti vergogni a mostrare il tuo sedere a quattro gatti? Gli stranieri non sono mai stati interessati o attratti dalla nudità altrui, specialmente se sono tedeschi, inglesi, francesi o spagnoli. Per non parlare dei marinai: chissà quante centinaia di tette e culi avranno visto in anni e anni di lavoro o di vita in Sardegna... saranno abituati ormai, nemmeno ci faranno caso!"
Sapendo e sperando di mentire, riuscii a rassicurare Diana solo parzialmente, a giudicare dalla sua risposta: "Lo so, lo so, ma stavolta il contesto è diverso: si tratta di una gita organizzata, su una piccola barca: ci sono dei codici di comportamento e di buona educazione che vanno rispettati, anche se non sono scritti da nessuna parte. Condivideremo gli stessi spazi con persone che hanno pagato come noi e non è corretto che possano sentirsi a disagio o infastiditi dalla mia sfacciataggine".
Arrivati a casa, Diana si impadronì del bagno per una doccia rigenerante: "Intanto vai ad avvisare Luca, speriamo non abbia rinunciato ai suoi impegni per dedicarsi a noi". Il bel giovanotto mi tranquillizzò con pacatezza: "Ma figurati, nessun problema: se volete, rimandiamo a dopodomani: vale la pena visitare quelle spiagge in barca e fate bene a togliervi subito il pensiero: sono di dimensioni medio/piccole: per raggiungerle a piedi sono stati creati dei sentieri di 10/15 chilometri tra la macchia o in mezzo alle montagne e quindi sono gettonatissime tra gli appassionati di trekking; ma soprattutto sono sfruttate dai barcaioli per le gite giornaliere: più ci avviciniamo all'alta stagione, più il traffico per sbarcare aumenta: sicuramente le troverete già abbastanza affollate, ma almeno riuscirete a stendere gli asciugamani: sarebbe già un traguardo."
Domandai al ragazzo se le spiagge che facevano parte dell'itinerario del giorno seguente fossero le stesse sulle quali aveva intenzione di guidarci: "No no, assolutamente. Le mie spiagge sono per lo più ciottolose o tra gli scogli, le conoscono in pochi e non sono troppo faticose da raggiungere".
Rientrando in casa, mi soffermai ad ammirare il nudo integrale e la meticolosità di Diana nel ricontrollare speranzosamente il cassetto dei costumi, alla vana e disperata ricerca di un bikini consono ad una gita in barca. "Mi ricordavo bene: non ho portato nulla di castigato, uffa, sono proprio un'imbecille". I due prescelti erano i più morigerati, o meglio i meno succinti: blu a tinta unita il primo, mentre il secondo era variopinto su base color rosa, lo stesso del primo giorno in Sardegna: comunque arrapanti alla massima potenza, specialmente se indossati su una barca o su qualche piccola caletta affollata.
Alle otto precise del mattino successivo garantivamo puntualmente la nostra presenza sul punto di imbarco del porticciolo, al contrario del
gruppo di stranieri che ancora non vedevamo arrivare. La piccola imbarcazione era già in pole position, pronta a partire. Nell'attesa, i tre ragazzi dell'equipaggio ammazzarono il tempo dedicandosi a qualche semplice faccenda: uno aprì il chiosco, prelevando un paio di stand contenenti le illustrazioni degli itinerari e delle spiagge, per sistemarli lungo il percorso pedonale; un altro marinaio spazzò alcuni mozziconi di sigaretta nell'area confinante con il minuscolo gabbiotto, il terzo salì a bordo per lucidare i corrimano. Alle otto e un quarto i due giovani rimasti a terra iniziarono ad interrogarsi se fosse il caso di contattare telefonicamente i ritardatari: entrarono all'interno del chiosco per consultare il registro delle prenotazioni. Subito dopo partì la chiamata alla quale non sembrò seguire alcuna risposta: il cellulare dei turisti risultava spento, non raggiungibile. Notai i due ragazzi parlottare con titubanza ed un accenno di imbarazzo. Poi si avvicinarono a noi, che eravamo intenti a seguire i movimenti di alcuni pesciolini in acqua.
"Ragazzi, abbiamo un problemino: la comitiva che ha prenotato ieri sta tardando e non risponde al telefono: vi chiedo di pazientare ancora per qualche minuto, credo che arriveranno a breve, hanno pagato l'acconto, verranno di sicuro. Forse c'è stato un malinteso sull'orario dell'appuntamento"
Proseguimmo nella nostra meravigliata esplorazione dall'alto di quel fondale sorprendentemente limpido e trasparente, caso davvero strano per un porto: per la prima volta riuscivamo a scorgere con niditezza, nei pressi di un attracco, piccoli branchi di pesci sguazzare tra le barche ormeggiate e le gomene immerse.
Andati a vuoto ulteriori tentativi di contattare l'inaffidabile combriccola, il nervosismo e la preoccupazione dei marinai apparivano palesi. Poco prima delle nove, tutti e tre ci accerchiarono mortificati: "Abbiamo sperato inutilmente, hanno un'ora di ritardo, ormai non penso che si facciano vivi". Rassicurai i ragazzi: "Non c'è problema, non è colpa vostra: rimandiamo ad un altro giorno".
Il meno giovane, circa 30 anni, sospinto da uno scatto di orgoglio e di professionalità, respinse la mia proposta: "No no, assolutamente: voi avete prenotato, pagato, state aspettando con civiltà e pazienza da un'ora ed io vi porto lo stesso: sono i rischi del mestiere, non è la prima volta che ci succede"
Replicai con decisione: "Ma no, figurati, stai scherzando!? Imbarcare solo noi sarebbe una perdita, chi ve lo fa fare... è ancora presto, possiamo andare benissimo a visitare qualche spiaggia che avevamo in mente di vedere e con voi spostiamo tutto prossimamente"
"No no, insisto", ribatté il marinaio: "Oggi il vostro programma prevede una gita in barca... e gita in barca sarà, punto e basta"
Diana intervenne ad avvicinare le due posizioni, alla ricerca di un compromesso: "Ascolta: muovere una barca, per quanto piccola, solo per due persone, mi sembra veramente uno spreco: a noi basta un passaggio in gommone, perché ci interessa solo raggiungere Cala Luna, Cala Mariolu o Cala Goloritzé"
Il marinaio più giovane sembrò appoggiare la proposta di Diana, convincendo anche gli altri: "Beh, effettivamente si potrebbe fare così. Il gommone non ha certo le stesse comodità della barca, ma se a voi non interessa questo aspetto... mi sembra una buona idea, mi aiuti parecchio", esclamò il più maturo. "Vedrete tutte e tre le spiagge... ed anche una quarta, se avremo tempo" Poi si rivolse agli altri due: "Cosa facciamo!? Vado io con loro, oppure uno di voi si offre volontario!? Io preferirei rimanere in barca, nel caso arrivassero gli altri"
Con atteggiamento quasi ossequioso, entrambi i ragazzi solertemente accettarono. "Vai tu, Stefano, dai. Fai una sosta anche a Cala Biriola entro l'ora di pranzo e alle Piscine di Venere. Oggi farete un itinerario ampio ed esclusivo..." Diana non sembrò affatto dispiaciuta nel constatare che Stefano, salito di corsa in barca per prelevare il pranzo ed i suoi effetti personali, pur non brillando per bellezza, non fosse nemmeno il più bruttino e grassottello dei tre, il quale invece, liberato dall'incombenza, raggiunse il gommone preparandolo a partire.
Diana occupò immediatamente il piccolo solarium anteriore, costringendomi con ampi gesti ad indietreggiare sul divanetto alle spalle del posto guida. "Vattene", esordì con tono sostenuto, strizzandomi l'occhiolino, con il suo sorriso accattivante. "Sono stata in piedi per un'ora ed adesso voglio riposarmi nel comfort". La sua voce sexy e promettente mi convinse a collocarmi ben volentieri nel punto esatto che mi aveva indicato. Prima ancora che il nostro Cicerone salisse a bordo, la vidi armeggiare con una mano sotto la maglietta, senza sfilarla. Tolse invece i suoi pantaloncini, rimanendo seduta sul minuscolo e morbido materasso triangolare in pelle bianca. Una prima, generosa apertura delle sue gambe calamitò la mia attenzione sul suo perizoma blu, che a malapena conteneva le labbra della fica spalancata..
Stefano arrivò di gran carriera: "Siete pronti?? Ah bene, vedo che già hai preso possesso della zona relax e mi sembra di aver sentito che la tua occupazione non è stata propriamente democratica"... Simpatico il ragazzo, sembrava saperci fare... Ridemmo di gusto. Il gommone iniziò a spostarsi in mare aperto, mentre Diana confermava la sua intenzione di abbronzarsi senza dover condividere il suo spazio, ma ammise di voler prima capire se l'aria fosse troppo fresca per privarsi della t-shirt... La sensualità del suo timbro di voce mi invogliò ad introdurre le nostre aspirazioni: "Stefano, spero solo che tu non sia uno di quelli che si distrae facilmente: ti avverto che è molto probabile, tra qualche minuto, vedere quella signorina là davanti con le tette al vento: se ha detto che vuole abbronzarsi, si metterà in topless, ormai la conosco bene. Perciò se perderai la concentrazione alla guida, lo capirò perfettamente, ma avvisami subito, prima che sia troppo tardi!". Diana sbottò divertita, fingendo imbarazzo: "La vuoi smettere di raccontare i fatti miei? Questo ragazzo sta lavorando!! E poi: cosa ne sai tu di quello che potrò fare? Innanzitutto ho freddo, tanto freddo, quindi non mi tolgo un bel niente, anzi avrei dovuto portarmi dietro un giubbotto per coprirmi bene. E poi: praticare il topless in spiaggia non significa che debba togliere il reggiseno anche qui, sicuramente non potrei neanche farlo". Stefano intervenne con disinvoltura ed una punta di complicità nei miei confronti: "Potresti eccome!!! Quello spazio che hai "colonizzato" lo devi immaginare come una piccola spiaggia, su cui puoi fare tranquillamente ciò che di solito fai al mare sul tuo asciugamano, non c'è alcun divieto né alcun regolamento: tra l'altro oggi siete soli, quindi a maggior ragione avresti massima libertà: certo, se fossimo partiti in barca insieme alla comitiva di tedeschi, ti avrei trovato un posticino più adatto per non scandalizzarli, ammesso che i tedeschi si scandalizzino, non mi pare..." Rise ancora, perfettamente a suo agio, dando l'impressione di spalleggiarmi: probabilmente tra maschietti, spesso, ci si intende...